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Amleto

AMLETO

Tragedia lirica.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Arrigo BOITO.
Musica di Franco FACCIO.

Prima esecuzione: 30 maggio 1865, Genova.


Personaggi:

AMLETO principe di Danimarca

tenore

Claudio, RE di Danimarca

baritono

POLONIO lord ciamberlano

basso

ORAZIO amico di Amleto

basso

MARCELLO ufficiale

basso

LAERTE figlio di Polonio

tenore

OFELIA figlia di Polonio

soprano

Geltrude, REGINA di Danimarca, madre di Amleto

mezzosoprano

Lo SPETTRO

basso

Un SACERDOTE

basso

PRIMO BECCHINO

tenore

ATTRICE

soprano

ATTORE

tenore

LUCIANO

basso


Tre Cantori. Cortigiani, Paggi, Dame, Ufficiali, Soldati, Popolo.

La scena è in Elsinora.

Atto primo
Parte prima

Gran sala reale nel castello di Elsinora.
Il Re, la Regina, Amleto, Polonio, Laerte, Dame, Cortigiani, Ciamberlani, Ufficiali, Paggi.

Festa d'incoronazione. Il nuovo Re beve a mensa; ad ogni tazza ch'egli vuota scoppiano gli evviva per tutta la reggia. Ofelia entra più tardi e più tardi ancora entrano Orazio e Marcello.

TUTTI

Viva il re!

RE

Di giulivi clamori

sorga un tuon per le splendide sale,

e fra i suoni, le danze, i fulgori,

s'alzi un carme che narri di me.

Né si vuoti una tazza regale

se pria l'orbe il suo plauso non diè!

Alla vostra salute, o signori!

LAERTE E POLONIO

Viva il re!

CORTIGIANI E DAME

Viva il re!

UFFICIALI

Viva il re!

AMLETO

(in disparte)

(Ah si dissolva quest'abietta forma

di duolo e colpe! Si dissolva in nulla.

Deh! Se il reietto suicida non fosse

fulminato da dio!... per me la vita

è dannazione, e la terra un immondo

loto maligno. ~ E qui si danza, e un mese

non è compiuto che morì mio padre!...

Ahi vituperio! E le incestuose membra

con ansia invereconda abbandonava

la sposa del magnanimo defunto

nell'atre braccia di quel drudo! Orrore!

Ti frena o lingua, e non tradir lo sdegno

che mi s'addensa nel core profondo.)

OFELIA E LAERTE

Su beviam negli eletti bicchieri,

fra il gioir delle danze cocenti.

CORTIGIANI

Altra danza da prodi guerrieri

danzerem ove il voglia la fé.

UFFICIALI

Ove il fier Fortebraccio s'attenti

di levar la sua spada su te.

RE

Alla vostra salute, o messeri!

LAERTE E POLONIO

Viva il re!

CORTIGIANI

Viva il re!

UFFICIALI

Viva il re!

Segue una danza.

RE

Caro Amleto, e qual t'ange rancura

che t'arruga la fronte pensosa?

AMLETO

Nulla, o re, sol contrasta l'oscura

veste e il lutto fra tanto splendor.

REGINA

Caro Amleto, men triste e crucciosa

volgi al re la parola del cor.

CORTIGIANI E DAME

Su, danziam! Per le splendide mura

tutto esulta di luce e d'amor.

LAERTE

Leva, o prence, lo sguardo giocondo.

Non t'attristi de' morti il pensiero.

REGINA

Egli è fato comune che al mondo

ciò che ha vita è dannato a perir.

AMLETO

(amaramente)

Ben parlate, signora, davvero.

CORO

Dunque ognuno s'affretti a gioir.

Poich'è fato comune che al mondo

ciò che ha vita è dannato a perir.

(entra Ofelia e s'avvicina gentilmente ad Amleto)

OFELIA

Principe Amleto! Tutto mesto e nero

fra gli splendori del regal connubio

rassomigli alla larva del mistero.

AMLETO

(cupamente)

O al fantasma del dubbio!

OFELIA

(sempre ad Amleto)

Dubita pur che brillino

degl'astri le carole,

dubita pur che il sole

fulga, e che sulla rorida

zolla germogli il fior;

dubita delle lagrime,

dubita del sorriso,

e dubita degli angeli

che sono in paradiso,

ma credi nell'amor!

RE

(ad Amleto)

È pertinace invero un tal corruccio,

cugino mio; d'un traviato core

e' mi discopre le tenaci fibre

immansuete. Al cielo offendi, o insano,

cogli eterni sospir; la rassegnata

pazienza è virtù, smetti il cordoglio.

Nello immutabil fato ell'è follia

coll'umana cervice dar di cozzo.

Ed or ch'esulta Danimarca intera

non venga il duolo a contristarci: ai morti

tributiamo un pensier di ricordanza,

pur misto al gaudio di procaci pose

e di bicchieri spumeggianti; il riso

stia del labbro signore, e nel profondo

petto s'accolga la pietà del pianto.

Così, messeri; e un pio brindisi or sciolgo

per darvi il retto esempio.

CORTIGIANI

E noi ti udiamo.

RE

(con un nappo in mano)

Requie ai defunti. ~ E colmisi

d'almo liquor la tazza.

Oriam per essi. ~ E il calice

trabocchi sull'altar.

Tal che fra i suoni e i cantici

dell'ora ardente e pazza,

scenda rugiada e balsamo

sui morti il pio libar.

Libiam! La lagrima

sul ciglio spunti.

Oriam. ~ E tremulo

vacilli il piè.

Requie ai defunti!

CORTIGIANI

E gloria al re!

REGINA

Requie ai defunti. ~ E intreccinsi

poetiche carole.

Oriam per essi. ~ E un cantico

alziam di voluttà.

Lungi dai morti il lugubre

lamento e le viole.

La danza ai mesti spiriti

più dolce assai parrà.

Libiam! La lagrima

sul ciglio spunti.

Oriam! Ed agile

trasvoli il piè.

Requie ai defunti!

CORTIGIANI

E gloria al re!

AMLETO

(Dell'ebro la bestemmia

punisci, o dio possente,

fa' che non giunga all'anima

del padre mio dormente.

La requie eterna i perfidi

pregan pe 'l genitor.

Ma la lor prece è folgore

che ricadrà su lor.)

OFELIA

(La pace eterna e il placido

riposo dei beati

invoco io pur sull'anima

dei giusti trapassati.

Ma le mie labbra al calice

non posso avvicinar.)

LAERTE

(porgendole una tazza)

Su bevi, Ofelia, e allegrati...

OFELIA

Lasciatemi pregar.

CORTIGIANI E DAME

Libiam! La lagrima

sul ciglio spunti.

Oriam! Ed agile

trasvoli il piè.

RE

Requie ai defunti!

TUTTI

E gloria al re!

(entrano Marcello ed Orazio, e s'accostano ad Amleto misteriosamente, formando un gruppo a parte)

MARCELLO

Prence.

ORAZIO

Signor.

AMLETO

Mio buon Marcello... Orazio...

LAERTE

(al Re)

Bello il brindisi affé. ~ Per le purganti

anime tristi avrà valso mill'anni

di beata indulgenza.

POLONIO

Ed all'arsiccio

gorgozzule bramoso una felice

innaffiata.

AMLETO

(ad Orazio e Marcello)

È ver; seguir le nozze

ben presto ai funerali ~ Oh! Padre mio!...

Parmi vederlo.

MARCELLO

E dove?...

AMLETO

Coll'ardente

pupilla del pensiero.

ORAZIO

O mio buon prence.

Nella passata notte io sì che 'l vidi.

AMLETO

Chi?...

ORAZIO

Vostro padre?...

MARCELLO

(Il vidi anch'io!)

LAERTE

(co' la tazza alzata)

Versate!

Sovra il desco inebriato

piovan baci e gemme e fiori,

piovan nembi di fulgori,

armonie di voluttà!

CORO

E la reggia un incantato

paradiso ci parrà!...

ORAZIO

(ad Amleto misteriosamente)

Nell'ora dei morti ~ vegliava Marcello

solingo in vedetta ~ lunghesso il castello.

MARCELLO

Vegghiavo in vedetta ~ quand'ecco ver me

s'avanza tremendo ~ lo spettro del re.

Tre volte l'immota ~ pupilla da morto

brillar di corrusche ~ scintille v'ho scorto.

Tre volte le cupe ~ mascelle sbarrò,

e presso al mio corpo ~ tre volte passò.

POLONIO

(dal desco)

Son discesi in questa reggia

una turba di giullari.

LAERTE

(scherzosamente)

Con prestigi e giochi rari

e diaboliche virtù.

AMLETO

Né motto a lui feste?

MARCELLO

Richiesi 'l tremante,

pur muto ed immobil ~ mi stette davante.

ORAZIO

Sol credo una volta ~ volesse parlar.

MARCELLO

Ma sparve repente ~ d'un gallo al cantar.

OFELIA

(dal desco)

Sì davver?...

LAERTE

Nullo pareggia

a codesti cerretani.

POLONIO

Son di climi assai lontani.

LAERTE

Figli son di Belzebù.

AMLETO

E avea la sembianza?...

MARCELLO

Sdegnosa ed altera.

ORAZIO

E ritta sull'elmo ~ tenea la visiera.

CORTIGIANI

Su! La danza scateni

furibonda, ardente e pazza.

UFFICIALI

Dall'ebbrezza della tazza

all'ebbrezza dell'amor.

ORAZIO

(ad Amleto)

Signor, questa notte ~ di scolta sarò.

AMLETO

Ebben questa notte ~ pur io ci verrò.

CORTIGIANI

Ve' l'ansar de' bianchi seni!

Ve' degli occhi la baldanza!

UFFICIALI

Danza, danza, danza, danza!

Tutto è riso, luce e fior!

AMLETO

Ben io gli parlerò, se pur l'averno

tutto s'armasse contro me; sepolto

resti in voi l'accaduto. In questa notte

vo' vedere l'ombra di mio padre.

RE

(gridando dal desco)

Ai morti

la requie eterna, e ai vivi la follia!

LAERTE

Ben dice il re. Danziamo!

AMLETO

(Io d'un mal gioco

sospetto assai.)

MARCELLO

Che pensi Amleto?

AMLETO

Andiamo.

(parte con Orazio e Marcello)

TUTTI

Su! La danza scateni

furibonda, ardente e pazza,

e si getti al suol la tazza

e trasvoli ardente il piè.

CORTIGIANI

Ve' l'ansar de' bianchi seni!

UFFICIALI

Ve' degli occhi la baldanza!

TUTTI

Danza, danza, danza, danza!

CORTIGIANI

Al re gloria!

(la danza è interrotta dalla partenza del Re)

TUTTI

Gloria al Re.

(il Re abbandona la festa accompagnato dalla Regina e dai ciamberlani. Grida di evviva. La folla si disperde)

Parte seconda

Una piattaforma.
È oscura notte: a destra il castello d'Elsinora. Gli alberi e i culmini del castello biancheggiano di neve.
Amleto, Orazio, Marcello, avvolti in lunghi mantelli s'avanzano lentamente, poscia lo Spettro.

AMLETO

Soffia la brezza acuta.

ORAZIO

Il freddo punge.

AMLETO

Quante ore son?

MARCELLO

Cred'io che poco manchi

a mezzanotte.

ORAZIO

È già scoccata.

MARCELLO

Allora

non posi mente. ~ Il tempo s'avvicina

che suol lo spettro errar fra questi spaldi.

(s'odono musiche dal castello, i tre rimangono muti per qualche istante. Apparisce lo spettro)

Ecco egli vien...

AMLETO

Gran dio... misericordia!...

Vegliate su di me, santi del cielo!

E te, spettro vagante, angelo o furia,

spirto di pace o di martiri, invoco!

Sotto care sembianze a me ne vieni,

te uomo padre, a rispondi, e il velo

di mia mente dirada. A me rispondi!

Oh! Qual misterio la tua salma avviva,

che dall'avello ne risorgi, e getti

il lenzuol della morte, e vagolando

cadavere vivente e d'armi cinto

vieni nell'alta notte a spaventare

col morto aspetto i vivi? A me rispondi! ~

(lo Spettro accenna col braccio ad Orazio e Marcello)

ORAZIO

Ei d'andar ne fa cenno. Al solo Amleto

parlar vorrà.

AMLETO

V'allontanate.

MARCELLO

O prence,

né temi?...

AMLETO

Io nulla; ite, ve n' prego.

MARCELLO

(a Orazio)

Orazio,

poco discosti gli starem; col morto

mal fora abbandonarlo. Andiam qui presso.

(s'internano fra gli alberi)

Lungo silenzio.

SPETTRO

Tu déi saper ch'io son l'anima lesa

del morto padre tuo, su cui lo sdegno

dell'eterna giustizia incombe e pesa.

Me stesso fei per mio fallire indegno

ed or le colpe della vita lieta

purgo col foco del dolente regno.

Oh! Se non fosse il ciel che lo mi vieta,

io ti direi del mio patir, e ghiaccio

per lo terror ti si faria la creta.

Pur alte cose udir t'è forza; impaccio

non ti sia lo spavento. O figlio! O figlio!

Vendetta io vo' del maledetto braccio

che mi diè morte...

AMLETO

(con impeto immenso)

Orror!... Deh narra, e quale?...

Qual fu colui?... Ch'io lo conosco, e ratto

come un desio d'amor voli e l'uccida!

(s'odono ancora le musiche di danza)

SPETTRO

Or se la tua parola è in cuor nutrita,

ascolta o figlio: in Danimarca suona

d'un serpe reo che mi furò la vita,

e ognun di ciò come del ver ragiona,

ma il ver tu sappi; il serpe che m'ha spento

or porta in capo la regal corona.

AMLETO

Ahi! Veggente cor mio!

SPETTRO

Ma intorno io sento

come un olir di soffio mattutino;

breve adunque sarò. ~ Era il momento

dopo il meriggio, e sceso nel giardino

dormia sonno di pace, allor che il tristo

fratello mio s'appiatta a me vicino.

E con orrenda man, goccia, non visto,

nel mio orecchio un venen sì rio che d'angue

soperchia ogni puntura, o d'improvvisto

congela il cor nell'attoscato sangue.

E tal morimmi, d'atra scabbia impura

lasciando maculato il corpo esangue.

L'anima mia dei vizi la lordura

lava soffrendo, e nella cupa notte

così vestita errando si rancura.

Orribil cosa! E tu se pur corrotte

non hai le fonti d'ogni senso umano

faimi vendetta! ~ Or riedo alle mie grotte,

fra l'ignei guai, poiché là nel lontano

scerno del ciel la nube piccioletta

biancheggiar di splendor antelucano,

e languidir la stanca luccioletta.

Io m'accomando, ti sorregga Iddio;

ricordati di me, della vendetta.

Già più non dico, è giunta l'ora; addio.

(si sprofonda)

AMLETO

Angioli e santi! Inferno e ciel! Reggete

queste mie membra e questa mente, e il core

non diventi pusillo. Ah! Mio buon padre,

vendicato sarai, lo giuro.

(entrano affannosi Orazio e Marcello)

ORAZIO

Amleto...

MARCELLO

Signor?

ORAZIO

(Lo guardi iddio!)

AMLETO

Miei cari, un lieve

favor non mi negate; il gran prodigio

che in questa notte apparve alcun no 'l sappia.

ORAZIO

Nulla direm.

AMLETO

Giurate.

ORAZIO

Sulla fede.

MARCELLO

Sulla fede giuriamo.

ORAZIO

E sulla spada.

(sguainano le spade)

SPETTRO

(di sotterra)

Giurate!...

AMLETO

Sì, scenda su te la requie,

spirto affannato.

SPETTRO

(con voce sempre più cupa)

Per la fé giurate!

AMLETO, ORAZIO E MARCELLO

Giurammo, sì.

(incrociando le spade)

SPETTRO

Giurate!

AMLETO

O miei compagni,

preghiam per lui.

AMLETO, ORAZIO E MARCELLO

De profundis clamavi...

Atto secondo
Parte prima

Una sala nel castello.
Il Re, la Regina, Polonio, poscia Amleto.

POLONIO

Egli ha mania di gironzar soventi

lungh'ore in questa sala.

RE

Or ben, qual prova

ne date voi che fia suggel del vero?

POLONIO

Quand'ei qui giunga, a lui verrà mia figlia,

ed appiattati dietro quell'arazzo

avvertirem le lor parole. Il giuro:

Amleto è pazzo per amor di Ofelia.

Io non vi mento, o re, mi condannate

se falso è il mio parlar.

REGINA

Ecco ei s'appressa

pensoso in aria di dolor.

POLONIO

Partiamo.

(partono cautamente. S'avanza Amleto assorto in profondissima meditazione)

AMLETO

Essere o non essere! Codesta

la tesi ell'è. ~ Morir? ~ Dormire ~ e poi?...

Finir le angosce di quest'egra e lercia

di carne eredità con un letargo!...

Morir? ~ Dormire ~ e poi?... Dormir ~ Sognare!

Qui si dismaga l'intelletto: e quali

sogni fuggiti dalla grama vita

morbile verranno a popolar quella ferale

eternità di sonno?... E qui s'impiglia

l'umana gente e n'esce il nero dubbio.

Ah se bastasse il rapido

vibrar d'uno stiletto

per annientar quest'anima

che ci tumultua in petto,

chi mai vorria l'ingiurie

dell'oppressor soffrire,

i disinganni e l'ire,

e la tradita fé?

Ma dalla tomba s'alzano

fantasmi di terrore

ed un mistero orribile

ci fa pusillo il core,

ci lega alle miserie

di questa età mortale

pria che gettarci al male

che noto ancor non è.

(entra Ofelia con un cofanetto fra le mani)

Chi vien? La giovinetta Ofelia.

OFELIA

Prence.

AMLETO

(fingendo demenza)

Odi o gentil ~ quando la sera

stende la bruna ~ ala pe 'l ciel,

quand'ergi a Dio ~ la tua preghiera

prostrata a piè ~ del santo ostel.

Prega pei mesti ~ cui passion fiera

ha morto il cuore ~ morta la fé;

del santo ostel ~ prostrata al piè.

Prega per me.

OFELIA

Signor, da gran tempo ~ tenevo nel cor

di rendervi questa ~ memoria d'amor.

È d'oro e d'argento ~ è degna d'un re.

Ma pur pe' miei sguardi ~ l'incanto perdé!

AMLETO

Prega per me.

OFELIA

Prendetela o prence.

AMLETO

Che mormori mai?

Vezzosa fanciulla ~ dai fulgidi rai?

OFELIA

Se morto v'è il cuore ~ se morta la fé,

per me questo pegno ~ l'incanto perdé.

AMLETO

Prega per me,

ma pur s'egli è vero ~ che un giorno t'amai,

vezzosa fanciulla ~ dai fulgidi rai,

vo' darti un consiglio ~ ascoltalo o bella;

recidi del capo ~ le morbide anella;

fatti monachella.

OFELIA

(Lo salva, o Signore ~ pietoso, possente,

disperdi le nubi ~ dell'egra sua mente,

ascolta d'un'alma ~ la pura favella,

ascolta la prece ~ di mesta donzella.)

AMLETO

Sì, fatti monachella. ~ E se marito

pigliar t'è forza, allor ti sposa a un pazzo;

di ciò t'assenno, perché i saggi han mente

da discerner quai mostri usin le spose

far de' lor sposi ~ ti fa monachella.

Ed or te n' va' te n' va'... non più parola

su ciò che il senno mi turbava... Il giuro!

Connubi più non si faran! Coloro

che ammogliati son già viver potranno...

viver potranno tutti... fuor d'un solo...

OFELIA

(Lo salva, o Signore ~ pietoso, possente,

disperdi le nubi ~ dell'egra sua mente.)

AMLETO

Vo' darti un consiglio ~ mia povera bella:

recidi del capo ~ le morbide anella.

Fatti monachella ~ fatti monachella.

(Ofelia s'allontana pensierosa e dolente)

POLONIO

(rientrando)

Prence, v'annuncio de' cantor l'arrivo.

AMLETO

Ohibò!

POLONIO

Da' senno, a noi verran fra breve.

AMLETO

(con piglio da pazzo)

A caval d'un asinello

galoppava un menestrello.

POLONIO

Ponete orecchio al mio parlar.

AMLETO

Vecchiardo,

un gran tesor possiedi.

POLONIO

E quale o prence?

AMLETO

Una figliola ~ fresca e gentil

come viola ~ di primo april.

POLONIO

Vi parlai dei cantor.

AMLETO

Sta ben, gli accogli

cortesemente, e di' lor ch'io comando

per questa sera una grande tragedia.

Per esempio: «L'orribile assassinio

di re Gonzaga».

POLONIO

Prence sì.

(esce)

AMLETO

Sovente

udii narrar di pravi e manigoldi

cui la lor grama coscienza, nude

discopria le lor colpe in faccia al mondo.

Ed ei medesmi si tradian, commossi

in veder dalle scene i lor delitti. ~

Il dramma dei cantor è l'atra istoria

dell'uccision del padre mio: presente

il re sarà. ~ Vo' scrutinar quell'occhio

nelle remote impression del core...

S'ei raccapriccia... io mi sobbarco al colpo!

(esce precipitosamente)

Parte seconda

La sala degli spettacoli sontuosissimamente adorna, e da splendidi candelabri illuminata.
Nel fondo un breve rialto coperto di velluti ricchissimi e d'oro a foggia di palcoscenico; nessun altro ornamento vi sta sopra fuor d'uno sgabello. Qua e là nella sala saranno collocati degli scanni per gli spettatori. Ingresso pomposo della Corte.
Entrano il Re, la Regina, Polonio, Laerte, Ofelia, Amleto, Orazio e Marcello.

Squillo di trombe. Marcia.

AMLETO

(a Polonio)

E son presti i cantor?

POLONIO

Attendon solo

il piacer vostro, o prence.

REGINA

Amleto, siedi

da' costo alla tua madre.

AMLETO

(accennando là dove siede Ofelia)

Una più forte

calamità costà m'attira.

POLONIO

(piano al re)

Udiste?

AMLETO

(a Ofelia)

Sulle ginocchia di madonna il capo

m'è concesso posar?

OFELIA

Prence, vi frulla

l'allegria questa sera?

AMLETO

Eh! Mi celiate!

OFELIA

Daddovero, signor.

AMLETO

(adagiandosi a' piedi d'Ofelia)

Vostro giullare

per tal guisa sarò; su questa terra

si dée viver gioiosi, e la regina

ne dà l'esempio, benché morto ei sia

da poch'ore mio padre. Oh! Strano lutto!

Mi risovvien di qual matto epitaffio:

«Il funerale ~ del carnovale

fra nappi e fior ~ s'affoga e muor»...

OFELIA

Tacete... s'incomincia.

Alcuni Suonatori schierati davanti il rialzo con viole, lironi, chitarre, arpe incominciano un preludio.

AMLETO

Uf! Questo stile

sa odor di muffa un miglio; a lungo andare

ci annoierà.

OFELIA

Prence, corrivo siete

al giudicar.

AMLETO

Seguo l'usanza.

OFELIA

Or via

date orecchio alla musica.

AMLETO

Ciarlando

e celiando più l'arte s'apprezza.

I due Cantori che fanno la parte di re Gonzaga e di regina Giovanna risalgono sul rialto della rappresentazione. Un momento di silenzio.

ATTORE

(re)

Vieni, compagna, un tiepido

orezzo vespertin

fa carolar le mammole

nel placido giardin.

Vieni, delizia cara

di questa vita amara,

sorreggi ancora gli ultimi

passi del mio cammin.

ATTRICE

(regina)

Perché di malinconiche

fole t'annebbi il cor,

perché ti crei fantasimi

di cruccio e di terror?

Ridono i fiori e canta

l'augello in su la pianta.

Volan scherzando i zeffiri,

e tu sospiri ognor?

AMLETO

(mentre si canta, furtivamente e rapidissimamente a Orazio)

Fruga con occhio scrutator se al punto

giunti i cantori che tu sa' l'arcano

sulla fronte del re si disasconda...

Cautamente anch'io gli sguardi fissi

terrò ne' sguardi suoi.

ORAZIO

Prence, l'aiuto

vi dà l'amico.

AMLETO

Or ben, facciam le viste

d'esser oziosi; a te m'arraccomando.

(ritorna presso Ofelia, e scherzando col suo ventaglio fissa attentamente il re)

ATTORE

(re)

Già cala al fondo il tramite

della mia tarda età.

Questa mia creta povera

forse doman morrà.

E tu vivrai; nel core

ti batterà l'amore,

e inghirlandato il talamo

di nuovi fior sarà.

ATTRICE

(regina)

Non sarà mai ch'io maculi

l'intemerata fé,

ch'io ti donai nei teneri

dì, che m'univa a te.

Colei cui voglie oscene

traggono a nuovo imene

spense con man sacrilega

lo sposo che perdé.

ATTORE

(re)

Bada che presto obliansi

le lagrime e i sospir,

bada che presto sperdesi

de' morti il sovvenir.

Addio... già cala il sole.

Su quel guancial di viole

chiuder vorrei la languida

pupilla, e m'assopir...

(si adagia e s'addormenta. La regina del dramma esce dal palcoscenico)

AMLETO

Vi garba, o madre, il dramma?

REGINA

È di soperchio

loquace la regina.

RE

L'argomento

cosa non chiude che ferir ne possa?

AMLETO

Nessuna al mondo.

RE

Il titolo?

AMLETO

La «Trappola».

(con piglio da pazzo)

E il sorcio? O diamine!

il sorcio ov'è?

Non la si scappola,

il sorcio è il re.

Viva la «Trappola»!

È un fatto occorso in Vienna, una facezia

di veleni, di stupri e di rapine.

E che perciò? Gonzaga è quel che dorme,

Giovanna è la regina, e un ser Luciano,

ch'è fratello del re, verrà fra breve.

OFELIA

Prence valete quanto il coro.

AMLETO

(con un segno a Orazio e Marcello)

Attenti...

(entra Luciano lentamente e facendo una lunga scena mimica prima d'avvicinarsi al re Gonzaga)

(durante il soliloquio di Luciano, tutti gli spettatori del dramma parlano sommessamente a seconda delle passioni da cui sono agitati)

RE

Regina, nel core ~ mi lacera il morso

d'un negro pensiero ~ d'un bieco rimorso.

Regina, m'aita ~ mi sento tremar.

Quel vecchio che dorme ~ non posso guardar.

Quel vecchio... no 'l vedi? Orrenda figura!

È un morto che spezza ~ la sua sepoltura...

Regina! Ho paura.

REGINA

Paura, pusillo ~ di fatua fiamma?

Di vana chimera ~ che i sensi t'infiamma?

Paura d'un dramma?

RE

Non ridere, o donna ~ quel cheto giardino,

quel veglio corcato ~ quel torvo assassino

che a passi di iena ~ si vede venir

m'agghiaccian le vene ~ son presso a morir...

REGINA

Coraggio! Di faci ~ risplendon le mura,

discaccia la fola ~ che il cor ti tortura.

RE

Regina! Ho paura.

Un foco d'inferno ~ le fauci m'infiamma,

non posso gridare... m'investe una fiamma.

REGINA

Paura d'un dramma!

RE

Non ridere, o donna ~ pon mente... dal seno

quel trovo omicida ~ ritragge un veleno.

Or ecco... s'appressa ~ s'appressa... gran dio!

Quel torvo omicida ~ regina ~ son io...

AMLETO

Osserva, Orazio,

su quella fronte

non vedi un funebre

strano pallor?

Son quelle, Orazio,

le tetre impronte

dell'uccisor...

ORAZIO

Vedo, signor.

AMLETO

Osserva, Orazio,

livido e tetro

accenti mormora

d'ira e terror;

dunque un miracolo

era lo spettro

del genitor...

ORAZIO

Vedo signor.

AMLETO

(Domani esanime

cadrammi al piè.)

(con violenta allegria)

Là non si scappola,

il sorcio è il re...

Viva la «Trappola».

OFELIA

Prence, silenzio,

la vostra celia

la queta musica

conturba ognor.

AMLETO

Deh perdonatemi,

soave Ofelia,

sereno ed ilare

mi sento il cor.

VECCHI SPETTATORI E POLONIO

Oh ammirabile tragedia.

Piena d'estro e di splendor!

GIOVANI SPETTATORI

Questa musica ci tedia,

ci addormentano i cantor.

VECCHI SPETTATORI

Quale incanto! Bravi, bravi

viva l'arte de' nostri avi!

GIOVANI SPETTATORI

(deridendo)

Noi più baldi e men devoti

vogliam l'arte dei nipoti.

VECCHI SPETTATORI

(battendo le mani)

Viva l'arte de' nostri avi.

Bravi, bravi!

LUCIANO

(attore)

L'ultimo sonno, o re Gonzaga, è questo

che dormi in terra, dormirai fra poco

sonno più duro, e la virtù d'un filtro

viatico sarà per l'altro mondo.

O re Gonzaga, buona notte.

(versa il veleno nell'orecchio di Gonzaga)

RE

(spaventato)

Orrore!

OFELIA

S'alza il re...

RE

Faci, faci!...

AMLETO

(gridando e trattenendo il re)

Eh! Nulla, zio.

È morto attossicato, e dal fratello

attossicato... orribil cosa... e 'l spense

per rapirgli lo scettro e la consorte.

È pura storia, il giuro... dunque presto

che il dramma si prosegua...

RE

Basta, basta!...

Faci, aita!...

REGINA

Che fai, folle?...

POLONIO

Cessate!

E rimbombi la marcia trionfale.

Faci! Il re si ritira!

(i trombettieri ripigliano la marcia danese confusamente e scomposta)

AMLETO

(a Orazio)

Hai tu veduto?

Egli è là! L'assassino! O mia vendetta

armati!

ORAZIO

O mio signor, prudente siate.

AMLETO

La non si scappola,

il sorcio è il re.

Viva la «Trappola»!

RE

Fuggiam lo spettro... faci... aiuto...

POLONIO

Faci...

Il Re fugge. I Ciamberlani lo seguono. Confusione, spavento, disordine, stupore generale.

Atto terzo
Parte prima

Una alcova nel castello.
Porta con cortinaggi. Un inginocchiatoio; vari altri mobili; un ritratto del Re appeso alla parete.
Il Re, poscia Amleto.

RE

O nera colpa! Orribilmente inflitta

entro l'occhio dell'anima! Perenne

immutabil ricordo! ~ E non fia mai

ch'io mi rimondi, o che dal core io tolga

la nota del rimorso?... O spaventosa

coscienza mia, cui tanto leppo ammorba,

prega! La dolce orazione è un fresco

lenimento al dolor... prega... e voi rudi

ginocchia vi piegate, e tu cuor duro

apriti a caritade, e tu mia lingua

tremante e balda, mormora una santa

preghiera a dio per un poco di pace.

(s'inginocchia ~ passa Amleto con un pugnale in mano)

AMLETO

(Ecco il momento... ei sta pregando... All'opra!...

No! Ché nel cielo il lancerei d'un colpo...

folle, e vendetta non avrei. ~ Nel buio

inferno io vo' precipitarlo. Andiamo.)

(esce)

RE

O padre nostro ~ che sei nel cielo

sii benedetto ~ nel tuo splendor...

Pregan le labbra ~ ma son di gelo

anima e cor.

Venga il tuo regno ~ e sulla terra

si compia l'alta ~ tua volontà...

Ah! Che un demonio ~ pe 'l crin m'afferra.

Pietà, pietà!

Ne dona il pane ~ quotidiano

o padre santo ~ dolce sovran...

Di sangue lorda ~ ho ancor la mano

e prego un pan!

Perdona al tristo ~ le sue peccata

com'ei perdona ~ all'offensor...

Ciel! La mia morte ~ ho qui segnata.

Pietà, signor!

(s'alza inorridito)

Non ascoltarmi ~ e' fu il demonio

che di mie labbra ~ gioco si fe'.

Non ascoltarmi ~ quest'orazione

non è per me.

(fugge)

Entrano Polonio, la Regina, poscia Amleto.

POLONIO

Qui l'attendete e con forti rampogne

quel bizzarro cervel dite che ammansi;

dite che il suo celiar già passa il segno,

e che no 'l soffre il re.

REGINA

N'andate, ei viene.

(Polonio esce)

AMLETO

Madre?

REGINA

Signor, grave un'offesa all'alta

maestà scagliaste.

AMLETO

Grave offesa, o madre,

al padre mio scagliaste.

REGINA

Orsù, frenate

la pazza lingua.

AMLETO

E la lingua perversa

frenate voi.

REGINA

Tant'osi, Amleto! E dunque

chi mi sia tu obliasti?

AMLETO

Oh per lo cielo!

Ben v'ho a mente regina, che la sposa

voi siete del fratel del padre mio,

ben v'ho a mente che madre a me voi siete.

Togliesse 'l dio!

REGINA

Principe!

AMLETO

Or via, tranquilla

dimorate e tacete, infin che tutta

l'anima vostra in un immondo specchio

io v'addimostri... né fuggir tentate.

REGINA

Ciel! Che? Vuoi forse trucidarmi? Aiuto!...

Aiuto!...

POLONIO

(dietro l'arazzo)

Aiuto!... Alla Regina! Aiuto...

AMLETO

Cos'è codesto? Un topo... un topo... un topo...

scommetto ch'io l'infilzo.

(sguaina la spada e trapassa l'arazzo)

POLONIO

Oh dio!...

REGINA

Che festi?

AMLETO

No 'l so da senno! Oh... forse il re!

(corre e solleva l'arazzo)

REGINA

Polonio!...

AMLETO

Morto. Messere, mal vi consigliaste

di torvi briga di soperchio: tale

dell'arti vostre è il frutto. Eh! Non ciarlate?

Voi che di ciance eravate maestro

eccovi tutto grullo e incamuffito!

REGINA

Oh assassinio crudel!

AMLETO

Meno crudele

che d'uccidere un re, madre, per poscia

isposarne il fratello!

REGINA

Oh tu vaneggi.

AMLETO

No, per mia fé, madre pudica, il vero

io parlo, e quella sozza e laida

voi siete.

REGINA

Amleto!

AMLETO

A incestuoso imene

voi vi gettaste col fratel, che porta

lo scettro di mio padre. ~ Oh re fetente!

Turpe omicida incoronato, e drudo...

(quasi farnetico rivolto verso il ritratto del Re)

O Re ladrone!

Che rubi e insudici

troni e corone,

rasciuga il tetro

sangue che sgocciola

dal regio scettro,

o Re ladrone!

REGINA

Cessa, pietà!

AMLETO

(sghignazzando)

Ah! Ah! Ah! Ah!

O Re assassino!

T'indraca in sordide

orge nel vino,

poi co' la sposa

corri alla coltrice

lussuriosa,

o Re assassino!

REGINA

Figlio, pietà!

AMLETO

Ah! Ah! Ah! Ah!

Re pulcinella!

L'hai fatta orribile

la gherminella.

Ma in verità

che qualche diavolo

ti pagherà:

Re pulcinella!

(sghignazzando)

Ah! Ah! Ah!

(apparisce lo Spettro)

AMLETO

(interrompe le risa con un grido di spavento)

Ah!

SPETTRO

Figliuol, dal cieco furiar rimanti,

smetti le vote grida, e in mezzo al core

nutri il pensier che dée trarreti avanti.

Io vegno a te per drizzarti l'ardore

a retto segno, e innovarti il proposto

che ti chiama di me vendicatore.

Non disviar da quel sentier che posto

ti se' per meta, e allenta il desio

quando il reo sangue avrà pagato il costo.

Prega per me che mi perdoni iddio.

AMLETO

Celesti spirti! O lugubre

spettro del padre morto,

perdon se in vana furia

m'ebbi un istante assorto,

alla tua vista un igneo

pensiero mi divampa,

e di terribil vampa

sento affocarmi il cor.

REGINA

Figlio vaneggi; orribile

pazzia t'invade l'alma.

Deh torna ai queti, ai teneri

dì della dolce calma.

Irti i capelli, e pallido,

e gli occhi spalancati,

dimmi, che spettro guati

che t'empie di terror?

AMLETO

Colà, colà, quel morto

ch'è dall'avel risorto

non scerni, o madre?

(lo Spettro s'allontana)

REGINA

Io no.

AMLETO

No 'l vedi? In sepoltura

ei serba l'armatura

che vivo egli portò.

Or ei dispare...

REGINA

Oh vano!...

AMLETO

Laggiù lontan, lontano...

già tutto ei dileguò...

Spettro dolente e pio

ti placa... Or madre addio.

(esce)

REGINA

Ah che alfine all'empio scherno

mi ribello, o snaturato!

La pietà del cor materno,

falso pazzo, hai cancellato.

Fingi pur deliri e spasmi,

io non simulo il furor:

bada a te, d'ombre e fantasmi

o bugiardo evocator!...

Ah! Che dissi? Io rea, che il padre

spensi al figlio e tolsi il trono,

non son madre, ah non son madre!...

Vien, m'uccidi, io ti perdono.

Di regina e di consorte

profanato ho i nomi, il so:

corri Amleto, e dammi morte,

madre almeno io morirò.

(esce)

Parte seconda

Luogo romito nel parco d'Elsinora.
Nell'estremo fondo a sinistra s'erge un fianco del castello. Alte macchie di pini e d'abeti sparse qua e là. A mezzo della scena scorre un ruscello alle di cui sponde sinuose s'assiepano cespugli di fiori. Un salice piangente bagna i suoi rami nell'onda. L'ora è il tramonto, una luce calda indora il paesaggio.
Il Re seguìto dai Soldati percorre smarrito la scena, come per cercare un rifugio. Laerte e Ofelia: strepito di rivolta nel lontano.

GRIDA

(lontane)

Morte al re! Morte al re!

RE

(ai soldati)

Guardie! Le mura

del castel custodite, a ferro e foco

sterminate i rubelli.

(le guardie partono)

GRIDA

Morte! Morte!

ALTRE GRIDA

Laerte è nostro re.

GRIDA

(più vicine)

Viva Laerte!

RE

Fuggiam... la folla irrompe...

LAERTE

Ove s'appiatta

codesto re? ~ Compagni, e voi sostate,

e niun mi segua. ~ E tu mi rendi il padre!

RE

Pace, Laerte, pace...

LAERTE

Ov'è mio padre?...

RE

Morto. Ma non da me, morto.

LAERTE

E chi dunque,

e chi dunque l'uccise? Ah! Per satana!

Vendetta io vo' del padre mio!

UNA VOCE DI DENTRO

Sgombrate

il passo a lei.

LAERTE

Chi giunge?... Ofelia! Ofelia!

(Ofelia passa, ornata stranamente di fiori, e col grembiale pieno d'erba e di pianticelle, cantando)

OFELIA

La bara involta

d'un drappo nero

move alla volta

del cimitero.

Zitto! Chi passa,

chetate l'orme,

che in quella cassa

v'ha un che dorme.

Ma voi di riso

pingete il viso

e di pietà.

E dite a questa

orfana mesta:

chi è nella cassa

per un che passa

non s'alzerà.

È un sonno forte

quel della morte!

Ma quando sarem giunti al camposanto

e che ci avran levato il bruno manto,

e che l'avran calato nella fossa,

tutto cosparsa di viole e d'ossa,

m'assetterò tranquilla a lui vicino,

per piantar sulla fossa il mio giardino.

E là... su que' capelli bianchi e lustri

ci metterò un boschetto di ligustri;

sugli occhi tanto azzurri e tanto belli

seminerò due grani di napelli...

e sui denti d'avorio, un bianco fiore

di giglio... e qui dove gli batte il core...

vo' posare una rossa pianticina

di quel bel fior che chiaman vedovina;

e là... sul petto dov'ha la ferita

vo' che nasca una triste margherita,

mista a un po' di pervinca e di genziana,

che è un'erba per le piaghe tanto sana...

E quando avrò di fior cosparso l'orto

vo' inginocchiarmi e dire un requie al morto.

LAERTE

Sventura orrenda! Ofelia mia gentile,

dolce sorella... io vo' pagare a sangue

la tua demenza. Udisti, Re?

RE

Fu Amleto

che trafisse tuo padre.

LAERTE

Oh! Per lo cielo!

RE

Deh, buon Laerte, al tuo dolor profondo

io son commosso, e se vendetta brami,

vendetta avrai. La sicurtà del regno

il vuole anch'essa. Intanto tu racqueta

la ciurmaglia che mugge, e fa che salva

sia d'ogni insulto la maestà danese;

alla tua voce obbediran sommessi

i rivoltosi.

LAERTE

Amleto! Dov'è Amleto?

Ove s'asconde?

RE

Ebben, se il vuoi, mi segui.

(partono il Re e Laerte)

(i tumulti lontani svaniscono e si spande il silenzio del tramonto. Ofelia, errando mestamente verso il ruscello)

OFELIA

(sola)

Amleto! Amleto! Chi parlò d'Amleto?

Cala queto ~ vespero, la brezza

è una carezza ~ un bacio, una favella,

la brezza è quella ~ che cantò quel nome.

O come, o come ~ tutto io mi rammento!...

I miei pensieri tornan col vento ~ a frotte

quando imbruna la notte ~ allora io sento

quasi un concento ~ che si rinnovella!...

Ei mi dicea: Va'! Fatti monachella!...

Va' fatti monachella!... Va' le anella...

del tuo capo recidi... ed io non volli

(me lassa!) udir la parola profonda!

Ed or me n' vo co' sospir tronchi e folli...

per troppo amor della mia chioma bionda.

(si adagia sul salice)

(aurora lunare)

Ahimè! Chi piange? È il salice

che piange, e piange tanto

che l'acqua del suo pianto

formò questo ruscel.

Bello alberel dolente

la vergine piangente

ti chiamerà fratel.

E i rami tuoi (patetica

di due dolor catena)

alla mia franta lena

saran blando guancial,

mentre con pio lamento

verrà a cullarmi il vento

dal cielo oriental!...

(il ramo si spezza, Ofelia cade lievemente nel ruscello, cantando sempre, mentre il suo corpo, circondato di fiori, viene trascinato dal corso dell'acque)

Atto quarto
Parte unica

Un cimitero. È notte oscura.
Due Becchini scavano una fossa e cantano. Poi Amleto e Orazio.

PRIMO BECCHINO

Oggi a me, domani a te.

Oggi a te, domani al re.

Oggi al re, domani a me.

La è faceta per mia fé!

AMLETO

Cantano e van scavando!

ORAZIO

Al lor lavoro

assiduo costume i fe' di pietra.

PRIMO BECCHINO

(al secondo che esce)

Compare, ho sete, porteme un gotto

costì dall'oste.

(getta un cranio)

AMLETO

Or ve' a che grullo modo

è ridotto quel cranio! E' si potrebbe

giocar con esso al giuoco del paleo...

PRIMO BECCHINO

(canterellando)

Oggi a me, domani a te...

AMLETO

Di', dabben uomo, e se' tu da molt'anni

qui sepoltore?

BECCHINO

Da quel dì che nacque

Amleto, il prence che ha il cervello a' grilli

AMLETO

Tu se' un furbo compar.

BECCHINO

Ma non più furbo

di quel ch'or fa vent'anni avea per capo

questo putrido teschio.

(scava un altro cranio)

AMLETO

E chi era desso?

BECCHINO

Malan venga al briccone! Un dì versommi

entro la nuca un caraffon di Reno.

Questi era, o bel messere, Yorick giullare

del re.

AMLETO

Codesto?

BECCHINO

Per l'appunto.

AMLETO

(prende in mano il cranio di Yorick)

Ahimè!

Povero Yorick! Me 'l rammento io pure,

giovial collega e mattamente gaio,

pien di briose fantasie. Soventi

ei mi portava a spalle... Orazio, vedi,

su quest'ossa veniam due liete labbra

ch'io baciai tante volte. Ah! Leziose

istorielle e canzoni e motti e beffe,

allegrie della mensa! Ove n'andaste?

Muta, chiusa in eterno è questa bocca!...

(getta con ribrezzo il cranio)

E manda orrendo leppo. Oh qual bagliore!

BECCHINO

Un funerale.

AMLETO

Orazio, io non m'inganno.

Quello è il real corteo. N'andiamo in parte

ove non luca delle faci il raggio.

(s'allontanano)

S'avanza lentamente il funerale d'Ofelia. Laerte, il Re, la Regina, un Sacerdote, Popolo, Cortigiani, Soldati con ceri accesi. Un mormorio sordo come di folla che preghi.

LAERTE

(si avvicina al cataletto)

Preghiam per la morta che dorma tranquilla,

che in pace riposi la chiusa pupilla,

preghiam per la morta che ieri vivea.

SACERDOTE E POPOLO

Oremus pro ea.

BECCHINI

(sogghignando, sottovoce)

Cacciamola giù!

Mors tua, vita mea.

Gli è un gotto di più.

REGINA

(s'avvicina al cataletto dopo Laerte)

Serena, ridente, ripiena d'amore,

correva per l'erbe, coglieva ogni fiore;

preghiam per la morta che iddio ci togliea.

SACERDOTE E POPOLO

Oremus pro ea.

BECCHINI

(sogghignando, sottovoce)

Cacciamola giù!

Mors tua, vita mea.

Gli è un gotto di più.

RE

(s'avvicina al cataletto dopo la regina)

Ahi povera Ofelia, sì buona, sì bella!

In terra pareva celeste facella;

nel mondo de' santi or santa si bea.

SACERDOTE E POPOLO

Oremus pro ea.

BECCHINI

(sogghignando, sottovoce)

Cacciamola giù!

Mors tua, vita mea.

Gli è un gotto di più.

LAERTE

(davanti al cadavere d'Ofelia)

Che iddio scaraventi l'ardente saetta

sull'alma tre volte da me maledetta

del principe Amleto...

(movimento d'orrore)

AMLETO

(scagliandosi)

Sciagurato! In gola

ricaccia i tuoi deliri...

RE E REGINA

Amleto!

Che ti porti satana...

AMLETO

Ah! Manigoldo!

(incomincia un duello furibondo fra Amleto e Laerte)

RE

Separateli, guardie!

AMLETO

In quella buca

vo' gittarti sgozzato!

REGINA

Amleto!

LAERTE

Infame!

ORAZIO

(ad Amleto)

Pace, pace, signor.

AMLETO

No, per l'inferno!

CORO

(una parte)

Sacrilegio! Delitto!...

CORO

(altra parte)

Sacrilegio!

REGINA

Furenti son, li dividete!

AMLETO

(disarmando Laerte)

A terra!

REGINA

Qual demonio t'invade!

AMLETO

(con impeto)

Io quella morta

amai più che l'amor di mille e mille

fratelli insiem!

CORO

Profanazione! Orrore!

AMLETO

(a Laerte)

No, la mia spada il sangue tuo rifiuta...

Voglio il sangue del Re!

(s'avventa sul Re e lo trafigge)

RE

Soccorso!

(cadendo)

AMLETO

(con impeto)

È fatto!

Sei vendicato o padre!

REGINA

Tradimento!

CORO

Sacrilegio! Delitto!

DONNE

Ofelia! Ofelia!

TUTTI

Temi l'ira del ciel! Tu profanasti

quel puro avello!

AMLETO

Ah! In nome della sacra

vendetta mia, tu Ofelia, mi perdona!

Fine del libretto.

Generazione pagina: 23/12/2015
Pagina: ridotto, rid
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Locandina Atto primo Parte prima Parte seconda Atto secondo Parte prima Parte seconda Atto terzo Parte prima Parte seconda Atto quarto Parte unica