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Anna Bolena

ANNA BOLENA

Tragedia lirica in due atti.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Felice ROMANI.
Musica di Gaetano DONIZETTI.

Prima esecuzione: 26 dicembre 1830, Milano.


Personaggi:

ENRICO VIII, re d'Inghilterra

basso

ANNA Bolena, moglie di Enrico VIII

soprano

GIOVANNA Seymour, damigella di Anna

mezzosoprano

Lord ROCHEFORT fratello di Anna

basso

Lord Riccardo PERCY

tenore

SMETON paggio e musico della regina

contralto

Signor HERVEY uffiziale del re

tenore


Coro di Cortigiani, Uffiziali, Lordi, Cacciatori e Soldati.

L'azione è in Inghilterra. Il primo atto è a Windsor, il secondo e il terzo in Londra. L'epoca è del 1536.

Avvertimento

Enrico VIII, re d'Inghilterra, preso d'amore per Anna Bolena, ripudiò Caterina d'Aragona, sua prima moglie, e quella sposò; ma ben tosto di lei disgustato, e invaghito di Giovanna Seymour, cercò ragioni di sciogliere il secondo suo nodo. Anna fu accusata di aver tradita la fede coniugale, e complici suoi furono dichiarati il conte di Rochefort suo fratello, Smeton musico di corte, ed altri gentiluomini del re. Il solo Smeton confessossi colpevole, e su questa confessione Anna fu condannata al supplizio con tutti gli accusati. È incerto ancora s'ella fosse rea. L'animo dissimulatore e crudele di Enrico VIII fa piuttosto credere ch'ella era innocente. L'autore del melodramma si è appigliato a cotesta credenza come più acconcia ad un lavoro da rappresentarsi in teatro: per questo riflesso gli sia perdonato se in alcuna parte si discostò dall'istoria.

Qual siasi l'orditura dell'azione ei non dice: sarà essa facilmente rilevata dal lettore.

Felice Romani

Atto primo
Scena prima

Sala nel castello di Windsor negli appartamenti della regina.
Il luogo è illuminato.
Vanno e vengono da ogni parte numerose Persone: chi passeggiando discorre: chi si trattiene sedendo ecc.

CORO DI CAVALIERI

(sempre sottovoce)

Né venne il re?

IIº

Silenzio.

Ancor non venne?

Ed ella?

IIº

Ne geme il cor, ma simula.

Tramonta omai sua stella.

Tutti

D'Enrico il cor volubile

arde d'un altro amor.

Tutto lo dice.

IIº

Il torbido

aspetto del sovrano...

Il parlar tronco...

IIº

Il subito

irne da lei lontano...

Tutti

Un acquietarsi insolito

del suo geloso umor.

Oh, come ratto il folgore

sul capo suo discese!

Come giustizia vendica

l'espulsa aragonese!

Forse è serbata, ahi misera,

ad onta e duol maggior.

Scena seconda

Giovanna Seymour e detti.

GIOVANNA

Ella di me sollecita

più dell'usato, ha chiesto.

Ella... perché?... qual palpito!

Qual dubbio in me si è desto!

Innanzi alla mia vittima

perde ogni ardire il cor.

Sorda al rimorso rendimi,

o in me ti estingui, amor.

Scena terza

Anna comparisce dal fondo seguitata dalle sue Dame, da Paggi e da Scudieri. Tutti le dan luogo, e rispettosamente le fanno corona. Smeton è nel corteggio.

Silenzio.

ANNA

Sì taciturna e mesta

mai non vidi assemblea...

(a Seymour)

Tu stessa un tempo

lieta cotanto, richiamar non sai

sul tuo labro un sorriso!

GIOVANNA

E chi potria

seren mostrarsi quando afflitta ei vede

la sua regina?

ANNA

Afflitta, è ver son io...

né so perché... Smania inquieta, ignota

a me la pace da più giorni invola.

SMETON

(Misera!)

GIOVANNA

(Io tremo ad ogni sua parola.)

ANNA

Smeton dov'è?

SMETON

Regina!

ANNA

A me t'appressa. Non vuoi tu per poco

de' tuoi concenti rallegrar mia corte,

finché sia giunto il re?

GIOVANNA

(Mio cor, respira.)

ANNA

Loco, o ledi, prendete.

SMETON

(Oh! amor, mi inspira.)

Siedono tutte. I Cortigiani son collocati qua e là a vari gruppi. Un'arpa è recata a Smeton. Egli preludia un momento, indi canta la seguente romanza:

Deh! non voler costringere

a finta gioia il viso:

bella è la tua mestizia,

siccome il tuo sorriso.

Cinta di nubi ancora

bella è così l'aurora,

la luna malinconica

bella è nel suo pallor.

(Anna diviene più pensosa. Smeton prosegue con voce più animata)

Chi pensierosa e tacita

starti così ti mira,

ti crede ingenua vergine

che il primo amor sospira:

ed obliato il serto

onde è il tuo crin coperto,

teco sospira, e sembragli

esser quel primo amor.

ANNA

(sorge commossa)

Cessa... deh! cessa...

SMETON

Regina! oh ciel!

CORO

(Ella è turbata, oppressa.)

ANNA

(Come, innocente giovine,

come m'ha scosso il core!

Son calde ancor le ceneri

del mio primiero amore!

Ah! non avessi il petto

aperto ad altro affetto,

io non sarei sì misera,

nel vano mio splendor.)

(agli astanti)

Ma poche omai rimangono

ore di notte, io credo.

CORO

L'alba è vicina a sorgere...

ANNA

Signori, io vi congedo.

È vana speme attendere,

che omai più giunga il re.

Andiam, Seymour.

(s'appoggia a lei)

GIOVANNA

Che v'agita?

ANNA

Legger potessi in me!

Non v'ha sguardo a cui sia dato

penetrar nel mesto core;

mi condanna il crudo fato

non intesa a sospirar.

Ah! se mai di regio soglio

ti seduce lo splendore,

ti rammenta il mio cordoglio,

non lasciarti lusingar.

GIOVANNA

(Alzar gli occhi in lei non oso.

Non ardisco favellar.)

CORO

(Qualche istante di riposo

possa il sonno a lei recar.)

Anna parte accompagnata da Seymour e dalle Ancelle.

L'adunanza si scioglie a poco a poco. La scena si sgombra, e non rimane dei lumi che una gran lampada, la quale rischiara la sala.

Scena quarta

Giovanna ritorna dagli appartamenti della regina. Essa è agitata.

Oh! qual parlar fu il suo!

Come il cuor mi colpì! Tradita forse,

scoperta io mi sarei? Sul mio sembiante

avria letto il misfatto? Ah, no: mi strinse

teneramente al petto;

riposa ignara che il serpente ha stretto.

Potessi almen ritrarre

da questo abisso il piede; e far che il tempo

corso non fosse. Ah! la mia sorte è fissa,

fissa nel cielo come il dì supremo.

(è battuto ad una porta segreta)

Ecco... ecco il re...

(va ad aprire)

Scena quinta

Enrico e Giovanna.

ENRICO

Tremate voi?...

GIOVANNA

Sì, tremo.

ENRICO

Che fa colei?

GIOVANNA

Riposa...

ENRICO

Non io.

GIOVANNA

Riposo io forse? Ultimo sia

questo colloquio nostro... ultimo, o sire:

ve ne scongiuro...

ENRICO

E tal sarà. Vederci

alla faccia del sole ormai dobbiamo

la terra e il cielo han da saper ch'io v'amo.

GIOVANNA

Giammai, giammai... Sotterra

vorrei celar la mia vergogna.

ENRICO

È gloria

l'amor d'Enrico... Ed era tal per Anna

agli occhi pur dell'Inghilterra intera.

GIOVANNA

Dopo l'imene ei l'era...

dopo l'imene solo.

ENRICO

E in questa guisa

m'ama Seymour?

GIOVANNA

E il re così pur m'ama?

ENRICO

Ingrata, e che bramate?

GIOVANNA

Amore, e fama.

ENRICO

Fama! Sì: l'avrete, e tale

che nel mondo egual non fia;

tutta in voi la luce mia,

solo in voi si spanderà.

Non avrà Seymour rivale,

come il sol rival non ha.

GIOVANNA

La mia fama è a piè dell'ara:

onta altrove è a me serbata:

e quell'ara è a me vietata,

lo sa il cielo, il re lo sa.

Ah! s'è ver che al re son cara

l'onor mio pur caro avrà.

ENRICO

(risentito)

Sì... v'intendo.

GIOVANNA

Oh cielo! E tanto

è in voi sdegno?

ENRICO

È sdegno e duolo.

GIOVANNA

Sire!...

ENRICO

Amate il re soltanto?

GIOVANNA

Io?...

ENRICO

Vi preme il trono solo?

Insieme

ENRICO

Anna pur amor m'offria,

vagheggiando il soglio inglese,

ella pure il serto ambia

dell'altera aragonese...

L'ebbe alfin, ma l'ebbe appena,

che sul crin le vacillò;

per suo danno per sua pena,

d'altra donna il cor tentò.

GIOVANNA

Ah! non io, non io v'offria

questo core a torto offeso...

Il mio re me lo rapia,

dal mio re mi venga reso.

Più infelice di Bolena.

Più da piangere sarò.

Di un ripudio avrò la pena,

né un marito offeso avrò.

(s'allontana piangendo)

ENRICO

Tu mi lasci?

GIOVANNA

Il deggio.

ENRICO

Arresta.

GIOVANNA

Io no 'l posso.

ENRICO

Arresta: il voglio.

Già l'altar per te si appresta:

avrai sposo e scettro e soglio.

GIOVANNA

Cielo? ed Anna?

ENRICO

Io l'odio...

GIOVANNA

Ah! Sire...

ENRICO

Giunto è il giorno di punire.

GIOVANNA

Ah! qual colpa?

ENRICO

La più nera.

Diemmi un cor che suo non era...

m'ingannò pria d'esser moglie;

moglie ancora m'ingannò.

GIOVANNA

E i suoi nodi?

ENRICO

Il re li scioglie.

GIOVANNA

Con qual mezzo?

ENRICO

Io sol lo so.

Insieme

GIOVANNA

Ah! qual sia cercar non oso...

No 'l consente il core oppresso

ma sperar mi sia concesso

che non fia di crudeltà.

Non mi costi un regio sposo

più rimorsi, per pietà?

ENRICO

Rassicura il cor dubbioso,

nel tuo re la mente acquieta...

ch'ei ti vegga ormai più lieta

dell'amor che sua ti fa.

La tua pace, il tuo riposo

pieno io voglio, e tal sarà.

Enrico parte dalla porta segreta.

Giovanna s'inoltra negli appartamenti.

Scena sesta

Parco nel castello di Windsor. È giorno.
Percy e Rochefort da varie parti.

(incontrandosi)

ROCHEFORT

Chi veggo?... In Inghilterra!

(si abbracciano)

ROCHEFORT

Tu, mio Percy!

PERCY

Mi vi richiama, amico,

d'Enrico un cenno... E al suo passaggio offrirmi

quando alla caccia ei mova, è mio consiglio.

Dopo sì lungo esiglio

respirar l'aura antica e il ciel natio,

ad ogni core è dolce, amaro al mio.

ROCHEFORT

Caro Percy: mutato

il duol non t'ha così, che a ravvisarti

pronto io non fossi.

PERCY

Non è duolo il mio

che in fronte appaia: radunato è tutto

nel cor profondo. Io non ardisco, o amico,

della tua suora avventurar inchiesta...

ROCHEFORT

Ella è regina... Ogni sua gioia è questa.

PERCY

E il ver parlò la fama?...

Ella è infelice?... Il re mutato?...

ROCHEFORT

E dura

ancor contento mai?

PERCY

Ben dici... ei vive

privo di speme come vive il mio.

ROCHEFORT

Sommesso parla.

PERCY

E che temer degg'io?

PERCY

Da quel dì che, lei perduta,

disperato in bando andai,

da quel dì che il mar passai,

la mia morte cominciò.

Ogni luce a me fu muta.

Dai viventi mi divisi;

ogni terra ov'io m'assisi

la mia tomba mi sembrò.

ROCHEFORT

E venisti a far peggiore

il tuo stato a lei vicino?

PERCY

Senza mente, senza core,

cieco io seguo il mio destino.

Pur talvolta, in duolo sì fiero.

Mi sorride nel pensiero

la certezza che fortuna

i miei mali vendicò.

(odonsi suoni di caccia)

ROCHEFORT

Già la caccia si raduna...

Taci: alcun udir ti può.

Scena settima

Escono da varie parti drappelli di Cacciatori: tutto è movimento in fondo alla scena, accorrono Paggi, Scudieri, Genti armate di picche, ecc. ecc.

CORO

Olà! Veloci accorrano

i paggi, gli scudieri...

i veltri si dispongono

s'insellino i destrieri...

più che giammai sollecito

esce stamane il re.

PERCY

Ed Anna anch'ella!...

ROCHEFORT

Acquetati.

Forse con lui non è.

PERCY

Ah! così ne' dì ridenti

del primier felice amore,

palpitar sentiva il core

nel doverla riveder.

Di que' dolci e bei momenti,

ciel pietoso, un sol mi rendi:

poi la vita mi riprendi,

perch'io mora di piacer.

CORO

Si appressa il re: schieratevi...

Al re si renda onor.

Scena ottava

Tutti gli astanti si dispongono in due file. Rochefort trae seco in disparte Percy. Entra Enrico e passa in mezzo alle file. In questo mentre gli si presenta Anna in mezzo alle sue Damigelle. Percy a poco a poco si colloca in modo da esser veduto da Enrico.
Hervey e Guardie.

ENRICO

Desta sì tosto, e tolta

oggi al riposo.

ANNA

In me potea più forte

che il desio del riposo

quel di vedervi. Omai più dì son corsi

ch'io non godea del mio signor l'aspetto.

ENRICO

Molte mi stanno in petto

e gravi cure. Pur mia mente ognora

a voi fu volta: né un momento solo

da voi ritrassi il mio vegliante sguardo.

Voi qua, Percy?

ANNA

(Ciel! chi vegg'io... Riccardo!)

ENRICO

Appressatevi.

PERCY

(Io tremo.)

ENRICO

Pronto ben foste...

PERCY

Un solo istante, o sire,

che indugiato mi fossi a far palese

il grato animo mio, saria sembrato

errore ad altri, a me sembrò delitto.

La man che me proscritto

alla patria ridona e al tetto antico,

devoto io bacio...

ENRICO

Non la man d'Enrico.

Dell'innocenza vostra,

già da gran tempo sicurtà mi diede

chi nudrito con voi, con voi cresciuto,

conosce della vostra alma il candore.

Anna alfin...

PERCY

Anna!

ANNA

(Non tradirmi, o core!)

PERCY

Voi, regina!... E fia pur vero

che di me pensier vi prese!

ANNA

Innocente... il regno intero

vi credette e vi difese...

ENRICO

E innocente io vi credei,

perché tal sembraste a lei...

Tutto il regno, a me il credete,

v'era invan mallevador.

PERCY

Ah, regina?

(si prostra ai suoi piedi, e le bacia la mano)

ANNA

Oh dio! Sorgete.

ROCHEFORT

(Ei si perde!)

ENRICO

(con la massima indifferenza)

Hervey.

HERVEY

Signor.

Percy si appressa a Rochefort. Enrico si trattiene dal lato opposto con Hervey, Anna è nel mezzo, sforzandosi di celare il suo turbamento.

Insieme

ANNA

(Io sentii sulla mia mano

la sua lacrima corrente...

della fiamma più cocente

si diffonde nel mio cor.)

PERCY

(a Rochefort)

(Ah! pensava a me lontano:

me ramingo non soffria

ogni affanno il core oblia:

io rinasco, io spero ancor.)

ROCHEFORT

(a Percy)

Ah! che fai? Ti frena insano.

Ogni sguardo è in te rivolto;

hai palese, hai scritto in volto

lo scompiglio del tuo cor.

ENRICO

(a Hervey)

A te aspetta il far che vano

non riesca il grand'intento;

d'ogni passo, d'ogni accento

sii costante esplorator.

HERVEY

(ad Enrico)

Non indarno, il mio sovrano,

in me fida il suo disegno;

io sarò, mia fé ne impegno,

de' suoi cenni esecutor.

CORO

(Che mai fia? Sì mite e umano

oggi il re, sì lieto in viso?

Mentitore è il suo sorriso,

e foriero del furor.)

ENRICO

(a Percy co' la massima bontà)

Or che reso ai patrii lidi,

e assoluto appien voi siete,

in mia corte, fra i più fidi,

spero ben che rimarrete.

PERCY

Mesto, o sire, per natura,

destinato a vita oscura...

mal saprei...

ENRICO

(interrompendolo)

No, no, lo bramo.

Rochefort, l'affido a te.

Per la caccia ormai partiamo...

(con disinvoltura)

Anna, addio.

ANNA

(s'inchina)

(Son fuor di me.)

I corni danno il segnale della caccia.

Tutti si muovono e si formano in varie schiere.

TUTTI

Questo dì per noi spuntato

con sì lieti e fausti auspici,

dai successi più felici

coronato splenderà.

Insieme

PERCY E ANNA

(Ah! per me non sia turbato

quando in ciel tramonterà.)

ENRICO

(Altra preda amico fato

ne' miei lacci guiderà.)

Anna parte colle Damigelle. Enrico con tutto il séguito dei Cacciatori.

Rochefort trae seco Percy da un'altra parte.

Scena nona

Gabinetto nel castello che mette all'interno delle stanze di Anna.
Smeton solo.

È sgombro il loco... Ai loro uffici intente

stansi altrove le ancelle... E dove alcuna

me qui vedesse, ella pur sa che in quelle

più recondite stanze, anco talvolta

ai privati concenti Anna m'invita.

(si cava dal seno un ritratto)

Questa da me rapita

cara immagine sua, ripor degg'io

pria che si scopra l'ardimento mio,

un bacio ancora, un bacio,

adorate sembianze... Addio, beltade

che sul mio cor posavi,

e col mio core palpitar sembravi.

Ah! parea che per incanto

rispondessi al tuo soffrir:

ogni stilla del mio pianto

risvegliava un tuo sospir.

A tal vista il core audace

pien di speme e di desir,

ti scopria l'ardor vorace

che non oso altrui scoprir.

(va per entrar nell'appartamento)

Odo romor... si appressa

a queste stanze alcun... troppo indugiai.

(si cela dietro una cortina)

Scena decima

Anna e Rochefort.

ANNA

Cessa... tropp'oltre vai...

troppo insisti, o fratello...

ROCHEFORT

Un sol momento

ti piaccia udirlo: alcun periglio, il credi,

correr non puoi... bensì lo corri, e grave,

se fai col tuo rigore,

che il duol soverchi ogni ragion in lui.

ANNA

Lassa! e cagion del suo ritorno io fui!

Ebben... me 'l guida, e veglia

attento sì che a noi non giunga alcuno

che a me fedel non sia.

ROCHEFORT

Riposa in me.

(parte)

Scena undicesima

Anna e Smeton nascosto.

SMETON

(affacciandosi guardingo)

(Né uscir poss'io?... Che fia!)

ANNA

Debole io fui... Dovea

ferma negar... Non mai vederlo... Ahi! vano

di mia ragion consiglio:

non ne ascolta la voce il cor codardo.

Scena dodicesima

Percy e Anna.

ANNA

Eccolo!... io tremo!... io gelo!...

PERCY

Anna!...

ANNA

Riccardo!

Sien brevi i detti nostri,

cauti, sommessi. A rinfacciarmi forse

vieni la fé tradita? Ammenda, il vedi,

ampia ammenda ne feci: ambiziosa,

un serto io volli, e un serto ebb'io di spine.

PERCY

Io ti veggo infelice, e l'ira ha fine;

la fronte mia solcata

vedi dal duolo: io te 'l perdono: io sento

che, a te vicino, de' passati affanni

potrei scordarmi, come, giunto a riva,

il naufragio nocchiero i flutti oblia.

Ogni tempesta ria

in te s'acquieta, e vien da te mia luce.

ANNA

Misero e quale speme or ti seduce?

Non sai che moglie io sono,

che son regina?

PERCY

Ah! non lo dir, no 'l debbo,

no 'l vo' saper. Anna per me tu sei,

Anna soltanto; ed io non son l'istesso

Riccardo tuo quel che t'amò cotanto,

quel che ad amare t'insegnò primiero?...

E non t'aborre il re?

ANNA

M'aborre è vero.

PERCY

S'ei t'aborre, io t'amo ancora

qual t'amava in basso stato;

meco oblia di sposo ingrato

il disprezzo ed il rigor.

Un'amante che t'adora

non posporre a rio signor.

ANNA

Ah! non sai che i miei legami

come sacri orrendi sono,

che con me s'asside in trono

il sospetto ed il terror.

Ah! mai più, s'è ver che m'ami,

non parlar con me d'amor.

PERCY

Ah! crudele.

ANNA

Forsennato.

Fuggi, va... te n' fo preghiera.

PERCY

No, giammai...

ANNA

Ne oppone il fato

invincibile barriera.

PERCY

Io la sprezzo.

ANNA

In Inghilterra

non ti trovi il nuovo albor.

PERCY

Ah! cadavere sotterra

ei mi trovi, e teco ancor.

Insieme

ANNA

Per pietà del mio spavento,

dell'orrore in cui mi vedi

cedi ai prieghi, al pianto cedi;

ci divida e terra e mar.

Cerca altrove un cor contento

cui non sia delitto amar.

PERCY

Al tuo piè trafitto e spento

io cadrò se tu lo chiedi

ma ch'io resti mi concedi

solamente a sospirar.

Presso a te mi fia contento

il soffrir ed il penar.

ANNA

(risoluta)

Parti, il voglio; alcun potria

ascoltarti in queste mura.

PERCY

Partirò, ma dimmi pria,

ti vedrò?... Prometti... Giura.

ANNA

No: mai più.

PERCY

Mai più! Sia questa

mia risposta al tuo giurar.

(snuda la spada per trafiggersi)

ANNA

(gettando un grido)

Ah! che fai! Spietato.

Scena tredicesima

Smeton, Anna, Percy.

SMETON

Arresta!

ANNA

Giusto ciel!

PERCY

Non ti appressar.

(vogliono scagliarsi uno contro l'altro)

ANNA

Deh! fermate... io son perduta.

Giunge alcuno... io più non reggo.

(si abbandona sopra una sedia)

Scena quattordicesima

Rochefort, accorrendo spaventato, Smeton, Percy.

ROCHEFORT

Ah! sorella...

SMETON

Ella è svenuta.

ROCHEFORT

Giunge il re.

PERCY E SMETON

Il re!

Scena quindicesima

Enrico, Hervey.

ENRICO

Che veggo?

Destre armate in queste porte!

In mia reggia nudi acciar!

Olà, guardie.

Scena sedicesima

Alla voce del Re accorrono i Cortigiani, le Dame, i Paggi ed i Soldati. Indi Giovanna Seymour.

PERCY

Avversa sorte!

CORO

Che mai fu?

SMETON E ROCHEFORT

Che dir? che far?

(un poco di silenzio)

ENRICO

Tace ognuno, è ognun tremante!

Qual misfatto or qui s'ordìa?

Io vi leggo nel sembiante

che compiuta è l'onta mia:

testimonio è il regno intero

che costei tradiva il re.

SMETON

Sire... ah! Sire... non è vero.

Io lo giuro al vostro piè.

ENRICO

Tanto ardisci. Al tradimento

già sì esperto, o giovinetto?

SMETON

Uccidetemi s'io mento:

nudo, inerme io v'offro il petto.

(gli cade il ritratto di Anna)

ENRICO

Qual monile?

SMETON

Oh ciel!

ENRICO

Che vedo,

al mio sguardo appena il credo!

Del suo fiero tradimento

ecco il vero accusator.

PERCY E ANNA

Oh! angoscia!

SMETON E ROCHEFORT

Oh! mio spavento!

ANNA

Ove son! O mio signor!

Rinviene, si avvicina ad Enrico: egli è fremente. Tacciono tutti, abbassano gli occhi.

Insieme

ANNA

In quegli sguardi impresso

il tuo sospetto io vedo;

ma per pietà lo chiedo,

non condannarmi, o re.

Lascia che il core oppresso

torni per poco in sé.

ENRICO

Del tuo nefando eccesso

vedi in mia man la prova.

Il lacrimar non giova;

fuggi lontan da me.

Poter morire adesso,

meglio saria per te.

PERCY

(Cielo! un rivale in esso.

Un mio rival felice!

E me l'ingannatrice

volea bandir da sé?

Tutta ti sfoga adesso,

ira del fato, in me.)

GIOVANNA

All'infelice appresso

poss'io trovarmi, o cielo.

Preso d'orror, di gelo,

come il mio cor non è?

Spense il mio nero eccesso

ogni virtude in me.

SMETON E ROCHEFORT

Ah! l'ho perduta io stesso,

colma ho la sua sventura!

Il giorno a me si oscura,

non mi sostiene il piè.

Poter morire adesso

meglio saria per me.

ENRICO

In separato carcere

tutti costor sian tratti.

ANNA

Tutti!... Deh! Sire...

ENRICO

Scostati!

ANNA

Un detto sol...

ENRICO

Ritratti!

Non io, sol denno i giudici

la tua discolpa udir.

ANNA

Giudici... ad Anna!!

PERCY, SMETON E ROCHEFORT

Ahi, misera!

GIOVANNA E CORO

(È scritto il suo morir!)

Insieme

ANNA

(Ah! segnata è la mia sorte,

se mi accusa chi condanna.

Ah! di legge sì tiranna

al poter soccomberò.

Ma scolpata dopo morte

e assoluta un dì sarò.)

ENRICO

(Sì, segnata è la tua sorte,

se un sospetto aver poss'io.

Chi divide il soglio mio

macchia in terra aver non può.

Mi fia pena la tua morte,

ma la morte a te darò.)

PERCY, GIOVANNA, SMETON E ROCHEFORT

(Ah! segnata è la mia sorte;

a sfuggirla ogni opra è vana.

Arte in terra, o forza umana,

mitigarla omai non può.

Nel mio core è già la morte

e la morte ancor non ho.)

CORO

(Ah! di quanti avversa sorte

mali afflisse il soglio inglese.

Un funesto in lui non scese

pari a quello che scoppiò.

Innocenza ha qui la morte

che il delitto macchinò.)

Atto secondo
Scena prima

Atrio che mette alle stanze ov'è Anna e alla sala ove è adunato il consiglio con Guardie all'ingresso.
Coro di Damigelle.

Oh! dove mai ne andarono

le turbe adulatrici,

che intorno a lei venivano

ne' giorni suoi felici!

Seymour, Seymour medesima

da lei si allontanò.

Ma noi per sempre, o misera,

sempre con te saremo.

O il tuo trionfo apprestisi,

o il tuo disastro estremo:

pochi il destin, ma teneri

cori per te lasciò.

Eccola... afflitta e pallida,

move a fatica il piè.

Esce Anna: tutte le vanno intorno. Ella siede.

Scena seconda

Anna e detti, indi Hervey con Soldati.

CORO

Regina! rincoratevi;

nel ciel ponete fede,

hanno confin le lagrime,

perir virtù non può.

ANNA

O miei fedeli, o soli

a me rimasti nella mia sventura

consolatori, ogni speranza, è vero,

posta è nel ciel, in lui soltanto... In terra

non v'ha riparo per la mia ruina.

(Hervey esce)

Che rechi Hervey?

HERVEY

Regina!...

Duolmi l'amaro incarco a cui m'elegge

il consiglio de' pari.

ANNA

Ebben? Favella.

HERVEY

Ei questi servi appella

al suo cospetto.

CORO

Noi!!

ANNA

Nel suo proposto

è dunque fermo il re? Tanta al cor mio

ferita ei recherà?...

HERVEY

Che dir poss'io?

ANNA

Piegar la fronte è forza

al regale voler qualunque ei sia.

Dell'innocenza

mia voi testimoni siate,

tenere amiche.

CORO

Oh! dì funesto!

ANNA

(abbracciandoli)

Andate.

I Soldati e le Damigelle partono con Hervey.

Scena terza

Anna, indi Giovanna Seymour.

(partiti tutti alza le mani al cielo, si prostra e dice:)

ANNA

Dio che mi vedi in core,

mi volgo a te... Se meritai quest'onta

giudica tu.

(siede e piange)

GIOVANNA

Piange l'afflitta... Ahi! come

ne sosterrò lo sguardo?

ANNA

Ah! sì: gli affanni

dell'infelice aragonese inulti

esser non denno, e a me terribil pena

il tuo rigor destina...

Ma terribile e troppo...

GIOVANNA

(si appressa piangendo; si prostra a suoi piedi, e le bacia la mano)

O mia regina!

ANNA

Seymour... a me ritorni!...

Non mi obliasti tu?... Sorgi... Che veggio?

Impallidisci! Tremi?... A me tu rechi

nuova sventura forse?

GIOVANNA

Orrenda... estrema...

gioia poss'io recarvi? Ah!... no... m'udite.

Tali son trame ordite,

che perduta voi siete. Ad ogni costo

vuol franti il re gli sciagurati nodi

che vi stringono a lui... La vita almeno...

se non il regio nome,

la vita almen, deh! voi salvate!

ANNA

E come?

Spiegati.

GIOVANNA

In dirlo io tremo...

Pur dirlo io deggio. Il confessarvi rea,

dal re vi scioglie e vi sottragge a morte.

ANNA

Che dici tu?

GIOVANNA

La sorte

che vi persegue, altro non lascia a voi

mezzo di scampo...

ANNA

E consigliar me 'l puoi

tu, mia Seymour!

GIOVANNA

Deh, per pietà.

ANNA

Ch'io compri

con infamia la vita?

GIOVANNA

E infamia e morte

volete voi? Regina, oh ciel, cedete...

Ve ne consiglia il re... ve ne scongiura

la sciagurata che l'amor d'Enrico

ha destinata al trono.

ANNA

Oh! chi è costei?

La conosci? Favella. Ardire ell'ebbe

di consigliarmi una viltà?... Viltade

alla regina sua!... parla: chi è dessa?

GIOVANNA

(singhiozzando)

Un'infelice.

ANNA

E tal facea me stessa.

ANNA

Sul suo capo aggravi un dio

il suo braccio punitore.

GIOVANNA

Deh! Mi ascolta.

ANNA

Al par del mio,

sia straziato il vil suo cuore.

GIOVANNA

Ah! perdono!

ANNA

Sia di spine

la corona ambita al crine;

(crescendo con furore. Giovanna a poco a poco si smarrisce)

sul guancial del regio letto

sia la veglia ed il sospetto...

Fra lei sorga e il reo suo sposo

il mio spettro minaccioso...

E la scure a me concessa,

più crudel, le neghi il re.

GIOVANNA

(Ria sentenza! io moro...) Ah! cessa!

Deh, pietà pietà... di me!

(prostrandosi e abbracciando le ginocchia ad Anna)

ANNA

Tu!... che ascolto!

GIOVANNA

Ah!... sì, prostrata

è al tuo piè la traditrice.

ANNA

Mia rivale!...

GIOVANNA

Ma straziata

dai rimorsi... ed infelice.

ANNA

Fuggi... fuggi...

GIOVANNA

Ah! no: perdono:

dal mio cor punita io sono.

(crescendo con passione. Anna a poco a poco intenerisce)

Inesperta... lusingata...

fui sedotta ed abbagliata...

Amo Enrico, e ne ho rossore...

Mio supplizio è questo amore...

Gemo e piango, e dal mio pianto

soffocato amor non è.

ANNA

Sorgi!... Ah! sorgi... È reo soltanto

chi tal fiamma accese in te.

(l'alza e l'abbraccia)

Insieme

ANNA

Va', infelice, e teco reca

il perdono di Bolena:

nel mio duol furente e cieca

t'imprecai terribil pena...

La tua grazia or chiedo a dio,

e concessa a te sarà.

Ti rimanga in questo addio

l'amor mio, la mia pietà.

GIOVANNA

Ah! peggiore è il tuo perdono

dello sdegno ch'io temea,

punitor mi lasci un trono

del delitto ond'io son rea.

Là mi attende un grande iddio

che la colpa punirà.

Ah! primiero è questo addio

de' tormenti che mi dà.

Anna rientra nelle sue stanze. Giovanna parte afflittissima.

Scena quarta

Coro di cortigiani, indi Hervey.

CORO

Ebben? dinanzi ai giudici

quali dei rei fu tratto?

II°

Smeton.

Ha forse il giovine

svelato alcun misfatto?...

II°

Ancor l'esame ignorasi.

Chiuso tutt'ora egli è.

TUTTI

Ah! tolga il ciel che il debole

ed inesperto core

sedur si lasci o vincere

da speme o da timore;

tolga ch'ei mai dimentichi

che accusatore è il re.

Si aprono le porte, esce Hervey.

CORO

Ecco, ecco Hervey.

HERVEY

(ai soldati che partono)

Si guidino.

Anna e Percy.

CORO

(circondandolo)

Che fia?

HERVEY

Smeton parlò.

CORO

L'improvvido

Anna accusata avria?

HERVEY

Colpa ei svelò che fremere,

ed arrossir ne fe'.

Ella è perduta.

CORO

Ahi! misera!

(Accusatore è il re.)

Scena quinta

Enrico, Hervey e coro.

HERVEY

Scostatevi... il re giunge...

(il coro si ritira)

E dal consesso

chi vi allontana?

ENRICO

Inopportuna or fora

la mia presenza. Il primo colpo è sceso;

chi lo scagliò si asconda.

HERVEY

Oh! come al laccio

Smeton cadea!

ENRICO

Nel carcer suo ritorni

il giovin cieco, e a creder segua ancora,

finché sospesa è l'ora

della vendetta mia, d'aver salvata

d'Anna la vita. Ella si appressa.

HERVEY

E quinci

vien condotto Percy fra suoi custodi.

ENRICO

(per uscire)

Si eviti.

Scena sesta

Anna e Percy da parte opposta in mezzo alle Guardie. Enrico ed Hervey.

(Enrico vuol partire)

ANNA

(da lontano)

Arresta, Enrico!

(avvicinandosi con dignità)

Arresta... e m'odi.

ENRICO

Ti udrà il consiglio.

ANNA

A' piedi tuoi mi prostro.

Svenami tu, ma non espormi, o sire,

all'onta d'un giudizio: il regio nome,

fa che in me si rispetti.

ENRICO

Hai rispettato

il regio grado tu? Moglie d'Enrico

ad un Percy scendevi.

PERCY

(che si era tirato in disparte a queste parole s'avanza)

E su di questo

dispregiato Percy non isdegnasti

farti rivale... e a lui l'amante hai tolta.

ENRICO

Fellone! e ardisci?...

PERCY

Il ver parlarti: ascolta.

Sarò fra poco innanzi

a tribunal più santo e più tremendo

che il tuo non sia. Giuro per quello... io giuro

ch'ella non ti offendeva... che me scacciava,

che all'audace mia speme ardea di sdegno...

ENRICO

Dell'amor suo più degno

un vil paggio rendeva... Egli il confessa...

e cento adduce testimoni...

ANNA

(con forza)

Cessa

a questa iniqua accusa

mia dignità riprendo, ed altamente

di Smeton seduttor te, sire, io grido.

ENRICO

Audace donna!

ANNA

Io sfido

tutta la potenza. Ella può darmi

morte, ma non infamia. È mio delitto

l'aver posposto al trono un nobil core

come il cor di Percy; l'aver creduta

felicità suprema

l'esser di un re consorte.

PERCY

Oh, gioia estrema!

No, così turpe affetto

tu non nudrivi... io ne son certo; e lieto

con tal certezza il mio destino attendo...

ma tu vivrai... sì, tu vivrai.

ENRICO

Che intendo!

Ambo morrete, o perfidi;

chi può sottrarvi a morte?

PERCY

Giustizia il può...

ANNA

Giustizia!...

Muta è d'Enrico in corte.

ENRICO

Ella a tacersi apprese

quando sul trono inglese

ceder dovette il loco

una regina a te.

PERCY

Ma parlerà fra poco

e tu l'ascolta, o re.

Se d'un tradito talamo

dessi vendetta al dritto,

soltanto il mio si vendichi...

esso nel cielo è scritto.

Sposi noi siam.

ENRICO

Voi sposi!...

ANNA

Ah! che di' tu?

ENRICO

Tant'osi?

PERCY

Riprendo i dritti miei:

ella sia resa a me.

ENRICO

E sposa sua tu sei!...

ANNA

(titubante)

Io...

PERCY

Puoi negarlo?...

ANNA

(Ahimè...)

Insieme

PERCY

Fin dall'età più tenera

tu fosti mia, lo sai;

tu mi tradisti; io misero

anche infedel t'amai.

Quel che mi t'ha tradita,

ti toglie onore e vita...

Le braccia io t'apro, io voglio

renderti vita e onore.

ANNA

Ah, del tuo cuor magnanimo

qual prova a me tu dai!

Perisca il dì che perfida,

te pe 'l crudel lasciai!

M'ha della fé tradita

il giusto ciel punita...

io non trovai nel soglio

altro che affanno e orror.

ENRICO

(Chiaro è l'inganno, inutile,

chiara la trama assai...

Ma, coppia rea, non credere

ch'io ti smentisca mai...

Dall'arte tua scaltrita

tu rimarrai punita...

Più rio non avrai cordoglio,

strazio ne avrai maggior.)

ENRICO

Al consiglio sien tratti, o custodi.

ANNA

Anco insisti?

PERCY

Il consiglio ne ascolti.

ENRICO

Va', confessa gli antichi tuoi nodi;

non temer ch'io li voglia disciolti.

ANNA

Ciel! Ti spiega... furore represso

più tremendo sul volto ti sta.

ENRICO

Coppia iniqua! L'inganno tuo stesso

sull'odiato tuo capo cadrà!

Insieme

ENRICO

Salirà d'Inghilterra sul trono

altra donna più degna d'affetto:

aborrito, infamato, reietto

il tuo nome, il tuo sangue sarà.

ANNA E PERCY

Quanto, ahi! quanto è funesto il tuo dono

altra donna giammai non apprenda!

L'Inghilterra mai più non intenda

l'empio strazio che d'Anna si fa.

Anna e Percy partono fra Soldati.

Scena settima

Enrico indi Giovanna Seymour.

ENRICO

Sposa a Percy pria che ad Enrico ell'era!

Sposa a Percy! No, mai: menzogna è questa

onde sottrarsi alla tremenda legge

che la condanna mia colpevol moglie.

E sia pur ver; la coglie

legge non men tremenda... e la sua figlia

ravvolge anch'essa nella sua ruina.

GIOVANNA

Sire...

ENRICO

Vieni, Seymour... tu sei regina.

GIOVANNA

Ah! Sire... il mio rimorso

mi guida al vostro piè.

(per prostrarsi: Enrico la solleva)

ENRICO

Rimorso...

GIOVANNA

Amaro,

estremo, orrendo, Anna vid'io... l'intesi;

il suo pianto ho nel cor; di lei pietade,

in un di me; del suo morir cagione

esser non vo', né posso... Ultimo addio

abbia il mio re.

ENRICO

Più che il tuo re, son io:

l'amante io son, l'amante

ch'ebbe i tuoi giuri, e che fra poco all'ara

altri ne avrà più sacri.

GIOVANNA

Ah! non li avessi

mai proferiti quei funesti giuri,

che mi han perduta; ad espiarli, o sire,

ne andrò in remoto asilo ove non giunga

vivente sguardo, ove de' miei sospiri

non oda il suono altri che il ciel...

ENRICO

Deliri?

E donde in te sì strano

proposto, o donna? E speri tu, partendo,

Anna far salva? Io più l'aborro adesso,

l'aborro or più che sì t'affligge, e turba

che a spegner giunge il tuo medesmo amore.

GIOVANNA

Ah! non è spento... Ei mi consuma il core!

Per questa fiamma indomita

alla virtù preposta...

per quegli amari spasimi,

pe 'l pianto che mi costa...

odi la mia preghiera...

Anna per me non pera...

innanzi al cielo e agli uomini

rea non mi far di più.

ENRICO

Stolta! Non sai...

(si apron le porte delle sale)

ENRICO

Ma frenati:

sciolto è il consiglio.

GIOVANNA

Ah! m'odi...

ENRICO

(severamente)

Frenati.

(Giovanna rimane afflittissima)

Scena ottava

Hervey con gli Sceriffi che portano la sentenza del consiglio, accorrono da tutte le parti Cortigiani e Dame.

HERVEY

I pari unanimi

sciolsero i regi nodi...

Anna, infedel consorte,

è condannata a morte,

e seco ognun che complice

e istigator ne fu.

CORO

A voi, supremo giudice

commessa è la sentenza.

Unica speme ai miseri

è la real clemenza:

i re pietosi, immagine

sono del ciel quaggiù.

ENRICO

Rifletterò: giustizia

prima è dei re virtù.

Prende la sentenza dalle mani degli sceriffi. Giovanna s'avvicina ad Enrico con dignità. Il Coro si arresta in lontananza.

GIOVANNA

Ah! pensate che rivolti

terra e cielo han gli occhi in voi;

che ogni core ha i falli suoi

per dovere altrui mercé.

La pietade Enrico ascolti,

se al rigore è spinto il re.

Insieme

ENRICO

Basta: uscite e ancor raccolti

siano i pari innanzi a me.

CORO

La pietade Enrico ascolti,

se al rigore è spinto il re.

Partono. Enrico entra nella sala del consiglio.

Scena nona

Atrio nelle prigioni della Torre di Londra. Il fondo e le porte sono occupate da Soldati.
Percy scortato dalle Guardie, indi Rochefort.

PERCY

Tu pur dannato a morte,

tu di niun fallo reo?

ROCHEFORT

Fallo mi è grave

l'esser d'Anna fratello.

PERCY

Oh! in qual ti trassi

tremendo abisso!

ROCHEFORT

Io meritai cadervi.

Io che da cieca ambizion sospinto,

Anna sedussi ad aspirare al soglio.

PERCY

Oh! amico... al mio cordoglio

il tuo s'aggiunge. Ah! se sperarti salvo

potessi ancor, men dolorosa e amara

la morte mi faria questa speranza.

ROCHEFORT

Dividiamoci da forti... alcun s'avanza.

Scena decima

Hervey, Percy, Rochefort.

HERVEY

A voi di lieto evento

nunzio son io. Vita concede ad ambi

clemente il re.

PERCY

Vita a noi! ed Anna?...

HERVEY

La giusta sua condanna

subir dev'ella.

PERCY

E me si vile ei tiene

che viver voglia, io reo, quando ella muore,

ella innocente! A lui ritorna, e digli

ch'io ricusai così funesto dono.

HERVEY

Che ascolto?

(a Rochefort)

Voi?

ROCHEFORT

Pronto al giudizio io sono.

PERCY

Vivi tu te ne scongiuro,

tu men tristo e men dolente;

cerca un suolo, in cui securo

abbia asilo un innocente;

cerca un lido in cui vietato

non ti sia per noi pregar.

Ah! qualcuno il nostro fato

resti in terra a lagrimar.

ROCHEFORT

Oh! Percy! Di te men forte,

men costante non son io.

HERVEY

Risolveste?

ROCHEFORT

Udisti...

ROCHEFORT E HERVEY

Morte.

HERVEY

Sian divisi.

PERCY E ROCHEFORT

Amico!... addio.

PERCY

Nel veder la tua costanza

il mio cor si rasserena,

non temea che la tua pena

non soffria che il tuo soffrir.

L'ultim'ora che s'avanza

ambedue sfidar possiamo,

che nessun quaggiù lasciamo,

né timore, né desir.

Si danno un addio e partono fra i Soldati.

Scena undicesima

Escono i servi di Anna dalla prigione ov'è rinchiusa.

CORO

(tutti)

Chi può vederla a ciglio asciutto

in tanto affanno, in tanto lutto,

e non sentirsi spezzare il cor?

(parte)

Or muta e immobile qual freddo sasso;

or lungo e rapido studiando il passo;

or trista or pallida, com'ombra, in viso;

or componendosi ad un sorriso:

in tanti mutasi diversi aspetti,

quanti in lei sorgono pensieri e affetti

nel suo delirio, nel suo dolor.

(tutti)

Chi può vederla a ciglio asciutto

in tanto affanno, in tanto lutto,

e non sentirsi spezzare il cor?

Scena dodicesima

Anna dalla sua prigione. Si presenta in abito negletto, col capo scoperto si avanza lentamente, assorta in profondi pensieri.
Silenzio universale. Servi la circondano vivamente commossi. Ella l'osserva attentamente sembra rasserenarsi.

ANNA

Piangete voi? donde tal pianto?... È questo

giorno di nozze. Il re mi aspetta... è acceso

infiorato l'altar. Datemi tosto

il mio candido ammanto; il crin m'ornate

del mio serto di rose...

che Percy non lo sappia... il re l'impose.

CORO

Oh! memoria funesta!

ANNA

Oh! chi si duole?

Chi parlò di Percy?... Ch'io non lo vegga.

Ch'io m'asconda a' suoi sguardi. È vano. Ei viene...

ei mi accusa... ei mi grida. Oh! mi perdona...

Infelice son io. Toglimi a questa

miseria estrema... Tu sorridi?... Oh gioia!

Non fia, non fia che qui deserta io moia!

Al dolce guidami

castel natio,

ai verdi platani,

al quieto rio,

che i nostri mormora

sospiri ancor.

Colà, dimentico

de' corsi affanni,

un giorno rendimi

de' miei primi anni,

un giorno solo

del nostro amor.

CORO

Chi può vederla a ciglio asciutto

in tanto affanno, in tanto lutto,

e non sentirsi spezzar il cor?

Scena tredicesima

Odesi suono di tamburi. Si presentano le Guardie. Hervey e Cortigiani.

ANNA

(scuotendosi)

Qual mesto suon?... che vedo?...

Hervey, le guardie?...

(le osserva attentamente. Rinviene dal suo delirio)

HERVEY

(alle guardie)

Ite, dal carcer loro

sian tratti i prigionieri.

ANNA

Oh! in quale istante

del mio delirio mi riscuoti, o cielo!

A che mai mi riscuoti...

Escono da varie prigioni Rochefort, Percy e poi ultimo Smeton.

ROCHEFORT E PERCY

Anna!

ANNA

Fratello!

E tu, Percy!... per me, per me morite!

SMETON

Io solo vi perdei, me maledite...

(avanzandosi si prostra ai piedi d'Anna)

ANNA

Smeton!

(si ritira come sbigottita, e si copre il volto col manto)

PERCY

Iniquo!

SMETON

Ah, sì... Io son... ch'io scenda

con tal nome fra l'ombre, io mi lasciai

dal re sedurre. Io v'accusai credendo

serbarvi in vita; ed a mentir mi spinse

un insano desire, una speranza

ch'io tenni in core un anno intier repressa.

Maleditemi voi.

ANNA

Smeton!... Ti appressa.

Sorgi che fai? Ché l'arpa tua non tempri?

Chi ne spezzò le corde?

Smeton è sempre in ginocchio; ella lo alza.

ROCHEFORT

Anna.

PERCY

Che dice?

DONZELLA

Ritorna a vaneggiar.

ANNA

Un suon sommesso

tramandan esse come il gemer tronco

di un cor che mora... Egli è il mio cor ferito

che l'ultima preghiera al ciel sospira.

Udite tutti.

ROCHEFORT, PERCY E SMETON

Oh! rio martir!

CORO

Delira.

Insieme

ANNA

Cielo: a' miei lunghi spasimi

concedi alfin riposo

e questi estremi palpiti

sian di speranza almen.

TUTTI

L'estremo suo delirio

prolunga, o ciel pietoso;

fa che la sua bell'anima

di te si desti in sen.

Odonsi colpi di cannone in lontano e suonar di campane.

Anna rinviene a poco a poco.

ANNA

Chi mi sveglia? ove sono? che sento?

suon festivo? che fia? favellate.

CORO

Acclamata dal popolo contento

è regina...

ANNA

Tacete... cessate.

Manca, ahi! manca a compire il delitto

d'Anna il sangue, e versato sarà.

(si abbandona fra le braccia delle damigelle)

TUTTI

Ciel! Risparmia al suo core trafitto

questo colpo a cui regger non sa.

ANNA

Coppia iniqua, l'estrema vendetta

non impreco in quest'ora tremenda;

nel sepolcro che aperto m'aspetta

col perdon sul labbro si scenda,

ei m'acquisti clemenza e favore

al cospetto d'un dio di pietà.

(sviene)

TUTTI

Sventurata... Ella manca... Ella more!

Si presentano gli Sceriffi a prendere i Prigionieri.

Rochefort, Smeton e Percy vanno loro incontro e additando Anna, esclamano:

Immolata una vittima è già!

Fine del libretto.

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Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima