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Un'avventura di Scaramuccia

UN'AVVENTURA DI SCARAMUCCIA

Melodramma comico.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Felice ROMANI.
Musica di Luigi RICCI.

Prima esecuzione: 8 marzo 1834, Milano.


Personaggi:

SCARAMUCCIA poeta, e direttore de' comici italiani in Parigi

baritono

LELIO comico

tenore

DOMENICO comico

basso

SANDRINA fantesca di Scaramuccia

soprano

TOMASO contadino

basso

Il CONTINO di Pontigny

contralto

Il VISCONTE di San Vallier

tenore

ELENA contadina

soprano

Uno STAFFIERE

tenore


Coro e comparse: Cavalieri, Dame, Commedianti, Genii, Amori.

La scena è nel palazzo di Borgogna, indi in casa di Scaramuccia, per ultimo in un casino di campagna del contino di Pontigny. L'epoca del 16...

Avvertimento

Tiberio Fiorilli, nato in Napoli nel 1608, e morto in Parigi nel dicembre del 1694, fu il più gran comico de' suoi tempi; ed ebbe il nome di Scaramuccia da un personaggio così chiamato, sorta di maschera ch'ei soleva rappresentare. Portò in Parigi la commedia italiana; e piacque a segno da ingelosire Molière medesimo, se Molière fosse stato men grande. Componeva egli stesso le più graziose sue farse, specialmente quelle così dette a soggetto. E, se non inventore, fu certo in quell'epoca il principale fautore delle produzioni mischiate di prosa e di musica, e di quelle giocose parodie con cui si mettevano in ridicolo le più gravi rappresentazioni. Tale è il personaggio su cui si raggira il presente melodramma; e l'azione è fondata sopra un aneddoto, che vuolsi realmente accaduto. Ciò solo ho creduto necessario premettere al mio lavoro: taccio in qual modo io l'abbia svolto e trattato, per non aver l'aria di dare importanza ad un semplice scherzo.

Atto primo
Scena prima

Vestibolo del teatro nel palazzo di Borgogna.
Cartellone appeso con l'annunzio della commedia:
«Scaramuccia Eremita».
Di fronte ingresso alla platea; dai due lati scale praticabili che mettono alle logge. Da un fianco porta d'entrata e corpo di guardia; da un altro un caffè. Lumiere accese. Alcune Persone sedute al caffè, altre che vengono dal teatro, altre che vanno su e giù passeggiando per l'atrio. Odesi di dentro l'orchestra che suona la sinfonia, o intermezzo, che si usa fra un atto e l'altro.

CORO

Che vi sembra della farsa?

IIº

Non ci è male a quel prim'atto.

TUTTI

Ma finor la sua comparsa

Scaramuccia non ha fatto.

CORO

Il brav'uomo che è Scaramuccia!

IIº

Un gran comico davver!

TUTTI

La più insulsa commediuccia

egli arriva a far piacer.

CORO

Contro i drammi italiani

sorga pur la Francia intera...

IIº

Di Molière i partigiani

ciarlin pure a lor maniera...

TUTTI

A chi vuol lasciam decidere

chi ha maggiore abilità,

Scaramuccia ne fa ridere

bravo è assai chi rider fa.

(cessa la musica di dentro)

CORO

Ma comincia il second'atto...

IIº

Sì perbacco, è cominciato.

TUTTI

Rientriamo.

(entrano tutti in teatro)

Scena seconda

Grande strepito in teatro.

VOCI

(gridando)

Dagli al matto!

Alla porta il malcreato!

Qua le guardie... fuori, fuori!

Il villano!... Il seccator!

Scena terza

Esce dal teatro Tomaso a gambe, inseguito da molte Persone. Un Ufficiale con Soldati si presenta dal corpo di guardia. Cavalieri e Dame dalle scale della loggia.

UFFICIALE

Acquetatevi, signori:

chi sei tu che fai rumor?

TOMASO

Son Tomaso Scarafaggio,

vignaiuol di San Quintino,

detto il Sega nel villaggio,

perché suono il vïolino...

Son partito, è più di un mese,

solo solo dal paese,

per cercar di piazza in piazza

un'amabile ragazza,

la figliuola del padrone,

che un incognito rapì...

CORO

Come ci entra la ragazza

col rumore che festi qui?...

TOMASO

Come c'entra? Ci entra, sì.

Là di fuori, mentre io giro

fra la calca, fra la pressa...

una donna entrar qui miro...

da lontano mi par dessa.

Entro anch'io... più non la vedo...

alla gente invan ne chiedo...

Ciaschedun mi ride al muso...

resto attonito e confuso...

Quando s'offre da un sipario

Scaramuccia innanzi a me.

CORO

E la farsa, oh temerario,

interrotta fu per te.

TOMASO

Ma la colpa mia non è.

Scaramuccia, fra me dico,

la fanciulla avrà veduto;

di suo padre egli era amico,

n'ebbe alloggio, e n'ebbe aiuto. ~

Detto ciò nel mio cervello,

me gli cavo di cappello...

Scaramuccia là dal suo posto

non mi bada, ed io m'accosto. ~

E lo chiamo. «Ehi, buona sera!

La salute come va?»

«Zitto!» un dice: un altro: «abbasso!»

Io non bado, e tiro avanti.

Qui succede un gran fracasso,

mi son contro tutti quanti.

Io, cospetto, mi risento...

mi difendo in mezzo a cento. ~

Ma si affollan le persone,

fan di me qual d'un pallone;

e percosso e conquassato

alla fin mi trovo qua.

TUTTI

Da Molière sei pagato,

ben si vede, ben si sa.

TOMASO

Bella paga in verità!

Tutti.

CORO

Tu vedi il rischio, briccon, che corri,

perciò tu fingi, vuoi far lo gnorri...

ma Scaramuccia quanti ha nemici,

ha protettori, sostegni, amici,

che queste cabale da mascalzone

sapran conoscere, sapran disfar.

Esci: e ad apprendere vanne in prigione

a starti cheto, a ben trattar.

TOMASO

Eh! che di cabale io non m'intrico...

di Scaramuccia son grande amico...

Quand'ei fermossi al mio paese,

io l'ho fedele servito un mese.

Alle sue farse suonai per nulla,

voi lo potete interrogar...

(Ah! se ti trovo, crudel fanciulla,

cotanto strazio mi déi pagar.)

(è strascinato nel corpo di guardia)

Scena quarta

Domenico, indi Lelio.

(sono ambidue coperti da un tabarro, e sotto hanno il vestito della loro maschera; vengono dalle scale a dritta)

DOMENICO

(ridendo)

Ah! ah! Bizzarro è il caso,

singolar l'avventura! Una commedia

ne farà Scaramuccia, io ci scommetto.

LELIO

Tu ridi! ed io, cospetto!

io, se potessi, strozzerei quel tristo. ~

Uno scandalo egual mai non s'è visto.

La farsa incominciata

andava a gonfie vele, ed i maligni

si rodean dalla rabbia, allor che venne

sul più bello a guastarla il temerario.

DOMENICO

Di partito contrario

tu ci vedi una trama, ed io son certo

che non ci fu malizia in nessun modo:

e perciò me la rido e me la godo.

LELIO

Son cabale, me 'l credi,

cabale di chi vuol che del teatro

ci neghi il privilegio il re Luigi,

già per tutta Parigi

d'altro non si discorre, e di Molière

all'eccesso cresciuta è l'albagia.

Scena quinta

Scaramuccia nel suo costume, circondato da tutta la truppa di Comici, Uomini e Donne in vari vestiti, con fagotti, utensili per la commedia ecc. ecc.

SCARAMUCCIA

Lelio è di mal'umor!

LELIO

Chi no 'l saria?

SCARAMUCCIA

La scena è un mare instabile

che muta ad ogni vento.

Fortuna lo fa torbido,

lo calma a suo talento.

Ben matto è quell'autore

che spera in suo favore;

che il genio universale

confida d'incontrar!

LELIO

Ma quando contra il merito,

palese a tutti quanti,

rabbiosi si scatenano

maligni od ignoranti,

conviene che un artista

sia proprio un apatista,

convien che sia di stucco

per ridere e scherzar.

DOMENICO

Amico, il vero merito

dev'esser sofferente;

saper ch'ei dée dipendere

dal gusto della gente...

Voler di questi e quelli

dirigere i cervelli,

è come i venti e l'onde

pretender regolar.

SCARAMUCCIA

V'ha quello che vuol ridere,

v'ha quel che pianger brama.

DOMENICO

Sublime un crede il semplice,

abbietto un altro il chiama.

SCARAMUCCIA

Chi dice che il soggetto

è fuor del naturale.

DOMENICO

Chi senza il così detto

effetto teatrale.

SCARAMUCCIA E DOMENICO

Chi il dice originale,

chi insipido, e volgar.

LELIO

E allor né il ben né il male

possiamo giudicar.

SCARAMUCCIA

V'han poi mille pericoli,

v'han casi impreveduti...

DOMENICO

Un uomo che sbadigli,

un altro che starnuti...

SCARAMUCCIA

L'impaccio d'una tenda

che a tempo non discenda...

DOMENICO

Un gatto ch'esca fuori,

sul palco co' gli attori...

SCARAMUCCIA

Un vetro che si rompa...

DOMENICO

Qualcun che c'interrompa...

SCARAMUCCIA E DOMENICO

A un tratto e prosa e versi

a terra fa cascar.

LELIO

E allor chi può tenersi? ~

Lasciatemi gridar.

SCARAMUCCIA E DOMENICO

Io per me non mi sgomento,

se mi coglie la tempesta;

se mi traggo a salvamento,

non ho fumi per la testa:

sia pur male sia pur bene

prendo il vento come viene...

Oggi abbasso, in alto ieri...

È destin, non ci è che far.

E i saccenti e i gazzettieri

ciarlin pur se von ciarlar.

LELIO

Non son io, non son di pasta,

così dolce come voi:

vedo il danno che sovrasta

al teatro, all'arte, a noi.

Sentirete domattina

la malizia parigina!

Sentirete i gazzettieri

come ben sapran tagliar!

Oh! il peggiore de' mestieri

siam dannati a esercitar!

(parte)

Scena sesta

Domenico, Scaramuccia, indi Tomaso.

DOMENICO

Ah! ah! non vidi mai

un brontolon suo pari.

SCARAMUCCIA

Or dimmi, amico!

dove fu tratto quell'originale

che in sì strana maniera

volle fare con me conversazione?

DOMENICO

Per ora in camerin: poscia in prigione.

SCARAMUCCIA

Vanne, e in mio nome prega

l'ufficial di guardia a rilasciarlo.

(Domenico parte)

SCARAMUCCIA

Io voglio interrogarlo,

saper chi lo mandò. ~ Chi sa? potrei

la cabala sventar, s'egli è pur vero

che cabala ci sia... ma non lo credo.

TOMASO

Dov'è il mio Scaramuccia?

SCARAMUCCIA

Oh! chi mai vedo?

Tomaso!

TOMASO

Scaramuccia!

Un abbraccio, amicone.

SCARAMUCCIA

Tu in Parigi?

Come? perché? Del tuo padron mi rechi

buone novelle?

TOMASO

Buone. ~

Il vecchio sta benone,

se non che tormentato è dalla gotta,

ed ha perduta l'unica figliola,

quella ragazza sì modesta e bella...

SCARAMUCCIA

Che ascolto! Elena forse?

TOMASO

Appunto quella.

SCARAMUCCIA

Racconta... è morta forse?

TOMASO

Peggio che morta! Un bel mattin trovossi

vuota la stanza sua.

SCARAMUCCIA

Dunque è fuggita?

TOMASO

Si dice che rapita

se l'abbia un forestiero.

SCARAMUCCIA

E il suo nome?

TOMASO

L'ignoro. Egli è un mistero.

A questa ria notizia

presa dall'itterizia

restò la zia Gilotta,

ed al padrone risalì la gotta.

SCARAMUCCIA

Povero amico!

TOMASO

Io solo

la testa conservai: diedi di mano

a un paio di luigi,

e me n' venni a Parigi,

deciso di trovar la fuggitiva,

o di mangiar tutta la mia sostanza.

SCARAMUCCIA

E come?

TOMASO

Io pongo in voi la mia speranza.

Voi, volpe vecchia, voi

che tutto conoscete,

assistermi potrete...

SCARAMUCCIA

Io te 'l prometto...

Farò di tutto per scoprirne traccia,

per liberarla, se possibil fia. ~

Or vieni in casa mia:

io mi rendo di te mallevadore.

TOMASO

Bravo il mio Scaramuccia! Ottimo core!

(partono)

Scena settima

Sala nell'abitazione di Scaramuccia.
Esce Sandrina seguitata da Commedianti uomini e donne.

CORO

Ma ti par? Sì facil credi

recitar, far ben la scena?

Tu idïota, e giunta appena

dal villaggio alla città?

Se il padron restio tu vedi,

il padron sa quel che fa.

SANDRINA

Così nuova nel mestiere,

signorini, non son io:

ci vuol poco per piacere

con un muso come il mio.

Io so ben per vecchi esempi

quanto può l'abilità.

Ma so pur che a' nostri tempi

tutto cede alla beltà.

CORO

Ma il poter della bellezza

quando è sola, poco dura.

SANDRINA

Un tantino d'accortezza

lo conferma e l'assicura,

per esempio... un protettore

di gran polso e di gran core...

due biglietti a tempo spesi...

un pranzetto ai più scortesi,

un pacchetto di luïgi

a un giornal... che assai ve n'ha...

vela agli occhi di Parigi

la peggior mediocrità.

CORO

La gran volpe che tu sei!

Te sì scaltra non credei...

la fantesca di Molière

men ne intende, men ne sa.

SANDRINA

Oh! si è certi di piacere

con l'ingegno e la beltà.

Se credo allo specchio

che ho sempre davanti,

se bado agli spasimi

di cento galanti,

ho più del bisogno

per fare furor.

A tempo so piangere,

a tempo son mesta...

so far la pettegola,

so far la modesta,

al pari dell'iride

ho tutti i color.

CORO

Ah ah! non ci è comica

di tanto valor.

(i comici partono)

Scena ottava

Sandrina, indi Scaramuccia.

SANDRINA

Che sciocchi! Non san essi

che testina è la mia: non san che prova

del mio poter già feci, e molti e molti

ho visto delirar a' piedi miei;

che una dama a quest'ora esser potrei.

Ma io fra tanti amanti

non ho deciso ancor. Lelio è un brav'uomo,

ma geloso e seccante;

il Contino è galante,

ma giovane e leggero; e un mese è quasi

che più nulla si sa de' fatti suoi.

SCARAMUCCIA

(di dentro)

Sandrina!...

SANDRINA

Chi mi chiama? ~ Ah! siete voi!

SCARAMUCCIA

Prepara questa sera

un coperto di più...

SANDRINA

Forse il Contino?

SCARAMUCCIA

T'inganni: è un contadino

del tuo paese.

SANDRINA

E il nome suo?...

SCARAMUCCIA

Non voglio

privarti del piacer della sorpresa.

Tu il conoscesti, e gli eri amica un giorno...

qui l'accogli, e li trattieni infin ch'io torno.

(parte)

Scena nona

Sandrina, indi Tomaso.

SANDRINA

Fermatevi... ascoltate. ~

Va come il vento. ~ Chi sarà costui?

Come viene a Parigi? e per qual caso...

TOMASO

Entrar posso, o signora?

SANDRINA

Ah! tu, Tomaso!

TOMASO

Tomaso, in carne e in ossa...

Tomaso Scarafaggio.

SANDRINA

Il Sega?

TOMASO

Il Sega.

SANDRINA

Suonator di violino?

TOMASO

L'Orfeo di San Quintino. ~ Sì, signora...

ma voi?

SANDRINA

Buffon! non mi conosci ancora?

TOMASO

Aspettate.

(si accosta)

Ah! Sandrina!

SANDRINA

In carne e in ossa.

TOMASO

Detta la Farfalla?

Lo spirito folletto del paese?

Mutabil più che non è fronda in bosco?

SANDRINA

Quella, quella, briccone!

(gli dà uno schiaffo)

TOMASO

Io ti conosco.

Che fai qui con questo arnese?

Con quell'aria da signora?

Sei com'eri al tuo paese,

capricciosa come allora?

Segui sempre a farti gioco

dell'altrui credulità?

Io vorrei sapere un poco

i tuoi fasti di città.

SANDRINA

Tu che fai con quel gabbano?

Con quel volto da pancotto?

Sei tu sempre quel gabbiano,

quell'allocco, quel merlotto?

Di far vezzi hai pur coraggio?

Hai speranza di piacer?

I tuoi fatti del villaggio

un tantin vorrei saper.

TOMASO

Io son l'idol del contado:

io di belle ho più di cento.

SANDRINA

Io d'amanti, ovunque vado

ho d'attorno un reggimento.

TOMASO

Ma dal dì che sei fuggita,

io cambiai costumi e vita:

alle donne rinunziai;

dell'amor non so che far.

SANDRINA

Ma degli uomini mi rido;

di sedurmi ognuno io sfido;

non potrei quanto t'amai

uomo alcuno in terra amar.

TOMASO

Dici il vero?

SANDRINA

Dico il vero.

TOMASO

Puoi giurarlo?

SANDRINA

A te che preme?

TOMASO

Ah, Sandrina! ho qui un pensiero...

SANDRINA

Io, Tomaso, ho qui una speme.

Insieme

TOMASO

Mi potrei, se tu volessi,

coll'amor pacificar.

SANDRINA

Se un Tomaso aver potessi,

no 'l vorrei mai più lasciar.

TOMASO

Ah, tu l'hai, se tu lo vuoi.

SANDRINA

Non mi fido: egli è un ingrato.

TOMASO

Tu lo vedi a' piedi tuoi.

(s'inginocchia)

Scena decima

Lelio, e detti.

LELIO

(Che mai vedo!)

SANDRINA

(rialzandolo)

Ah! l'ho trovato.

Insieme

SANDRINA E TOMASO

Siamo ancora nel villaggio

dove nacque il nostro amor;

ah! facciamo ancora un saggio,

idol mio, del nostro cor.

LELIO

(La civetta! Ed è pur vero?

A colui si appiglia ancor?

Oh Contino! abbiam davvero

un leggiadro successor!)

LELIO

(avanzandosi)

Brava Sandrina!

SANDRINA

(volgendosi)

(Oh! diamine!)

LELIO

Brava!

TOMASO

(a Sandrina)

Che vuol costui?

SANDRINA

(piano a Tomaso)

È un comico... secondami.

LELIO

(a Sandrina)

Pur testimonio io fui...

SANDRINA

Di che?

LELIO

Di che? (La perfida

può domandarlo ancor!)

SANDRINA

Ah! ah! s'infuria subito!...

Fa tosto il bell'umor!

Quest'uomo è un dilettante,

amico del padrone,

che un bravo commediante

sarebbe all'occasione.

Con lui, così per gioco,

volea provarmi un poco

se d'una scena tragica

mi so disimpegnar.

LELIO

Un comico quel tanghero?

Va' via: non m'ingannar.

TOMASO

Che cosa è questo tanghero?

Perché tant'albagia?

Io recito: son comico

al par di chicchessia.

Noi pure a San Quintino

abbiamo un teatrino,

dal dì che Scaramuccia

vi venne, e vi alloggiò.

LELIO

Va' a recitare al diavolo...

TOMASO

Io qui reciterò.

SANDRINA

Che sì?

TOMASO

Che sì?

LELIO

Che no!

TOMASO

(recitando)

«Zoppo Vulcano arretrati,

o ti farò far senno.

Vanne a gonfiare il mantice,

a far carbone in Lenno:

questa leggiadra Venere

per te boccon non è.»

Sbuffa, se vuoi: ma comico

son io miglior di te.

SANDRINA

(recitando)

«Non attizzar la collera

del fero iddio dell'armi:

con quella tua fuliggine

guardati dal macchiarmi

o andar gli dèi farannoti

zoppo dall'altro piè.»

Sciocco, geloso, stolido!

L'avrai da far con me.

LELIO

Taci... (Non so chi tengami...

mi prudono le mani...

Come di me si burlano

cotesti due villani?

Or faccio uno sproposito...

or vado fuor di me.)

Ah! perché mai, pettegola,

m'innamorai di te?

(Sandrina, beffeggiando Lelio, parte con Tomaso)

Scena undicesima

Lelio solo, indi il Contino.

LELIO

E mi lascia così? Non son chi sono,

se pentir non la faccio. ~ E che farei?

Tutto mi piace in lei,

persin l'infedeltà. Ch'io l'ami, e crepi

d'ira e di gelosia vuole il destino.

CONTINO

(di dentro)

È permesso?

LELIO

Il Contino!

Ecco un altro che vien per mia molestia.

CONTINO

(entrando)

È permesso?

LELIO

Si serva.

(esce rapidamente)

CONTINO

Odimi... bestia!

Scena dodicesima

Il Contino solo.

Mi fa Lelio il brutto muso...

per Sandrina! Oh! che animale!

Ei mi crede ancor rivale:

gelosia di me pur ha.

De' miei pari ei non sa l'uso.

Oggi qua, domani là.

Ch'io vagheggi un solo oggetto?

Di costanza ch'io mi picchi?

Converria non esser ricchi,

né sul fiore dell'età.

Sta la gioia ed il diletto

nella bella varietà!

Quando fia che d'un sol fiore

la farfalla si contenti,

quando un fiore a tutti i venti

di piegar non cesserà,

io fedel sarò in amore;

il mio cor sol una avrà.

Or son d'Elena invaghito,

oggi il mondo io do per lei;

ma giurare io non potrei

che doman mi piacerà.

È deciso: il mio partito

è la bella varietà.

Scena tredicesima

Scaramuccia, e il Contino.

SCARAMUCCIA

M'inchino al signor Conte. Alfin vederlo

posso in mia casa, dopo aver battuto

alla sua porta venti volte invano!

CONTINO

Perdona: da Parigi io fui lontano.

Non mi serbar rancore;

d'uopo ho di te. ~ Venir co' tuoi compagni

questa sera tu déi nel mio casino,

dove un lieto festino ~ ho preparato

per divertir la più gentil fanciulla,

che mai si presentasse agli occhi tuoi,

e di cui sono amante.

SCARAMUCCIA

Amante! Voi?

Sarà secondo il solito

qualche modista, qualche ballerina...

CONTINO

È una beltà divina,

ingenua, virtuosa,

la modestia in persona...

SCARAMUCCIA

E tal fenice

vien nel vostro casino! E in qual paese,

in qual parte di ciel l'avete tolta?

CONTINO

In un villaggio.

SCARAMUCCIA

(sorpreso)

In un villaggio!

CONTINO

Ascolta.

Le più leggiadre e amabili

damine della corte

l'idolo mio non valgono,

quantunque in umil sorte...

Agli atti, ai modi, al volto

è un angelo d'amor.

(vedendolo pensoso)

Ma che fai tu?

SCARAMUCCIA

Vi ascolto.

(È lei: me 'l dice il cor!)

CONTINO

L'amai: più giorni incognito

presso di lei mi tenni:

piacqui a quell'alma tenera,

cambio d'amor ne ottenni;

e al mio voler sommessa

Elena mi seguì.

SCARAMUCCIA

Elena!... (Ah! è dessa, è dessa:

il core non mentì.)

Ma della pover'Elena

che far pensate voi?

CONTINO

Non so.

SCARAMUCCIA

Sposarla?

CONTINO

Stolido!

E consigliar me 'l puoi?

SCARAMUCCIA

Ma l'onor suo, Contino!...

E il mondo che dirà?

CONTINO

Il mondo, o babbuino!

il mondo riderà.

Insieme

SCARAMUCCIA

Deh! prego, lasciatela ~ partire innocente:

al padre rendetela ~ al padre dolente.

Le angosce ne immagino ~ ne veggo il dolor.

Per sempre due miseri ~ in terra non fate;

eterno rammarico ~ a voi risparmiate:

rimane il rimorso ~ cessato l'amor.

CONTINO

Sul labbro d'un comico ~ faceto, gioviale,

bizzarra, ridicola ~ è pur la morale!...

Con questi tuoi scrupoli ~ sei ben seccator!

Ma sappi che all'opera ~ cuccagna al bel sesso,

un posto alla giovane ~ domani è concesso;

che presto s'accordano ~ beltade, e splendor.

(breve silenzio; Scaramuccia vorrebbe insistere, il Contino lo fa tacere)

CONTINO

Sia finita: e dimmi schietto

se a venir disposto sei.

SCARAMUCCIA

(Che far deggio? dar sospetto,

insistendo, io non vorrei.)

CONTINO

E così? di' su: ~ verrai?

SCARAMUCCIA

(Ho deciso.) Sì, verrò.

CONTINO

Del servizio che mi fai

sempre grato a te sarò.

Insieme

CONTINO

Per scacciar la sua mestizia

chiedo a te la medicina.

In ingegno ed in malizia

tu ti devi sorpassar.

Metter devi alla tortura

la tua mente pellegrina;

studia, inventa, e sia tua cura

di ridurla a folleggiar.

(Quando poi fia ballerina

me n' saprò disimpegnar.)

SCARAMUCCIA

Per servire al vostro intento

io so quello che ci vuole:

il mio spirto, il mio talento

voglio tutto adoperar.

Mal umor, malinconia

dove io son durar non suole:

un sorriso di Talia

ogni nube può sgombrar.

(Io gli do buone parole,

ma so ben quel che ho da far.)

(il Contino parte)

Scena quattordicesima

Scaramuccia solo, indi Domenico, Lelio, e Commedianti.

SCARAMUCCIA

(passeggia pensoso)

Sì, sì: ho deciso ~ scrivere

a San Vallier vogl'io.

Egli è un signor magnanimo

egli del Conte è zio;

meco in soccorso d'Elena

venir non negherà.

E se l'amico sdegnasi?...

In calma tornerà.

(siede a un tavolino e scrive)

(entrano i commedianti)

LELIO

(dal fondo)

Ella ha ragion, ti replico.

DOMENICO

Ella è una matta, io dico.

LELIO

Il direttor sia giudice.

DOMENICO

(avanzandosi)

Ehi! Scaramuccia!

LELIO

Amico!

Insieme

DOMENICO, LELIO E COMMEDIANTI

Ei non risponde: ei medita

qualche altra novità.

SCARAMUCCIA

(piegando la lettera)

No; l'innocente vittima

così non perirà.

(s'alza, tutti lo circondano)

DOMENICO E LELIO

Amico!

SCARAMUCCIA

Oh! oh! bravissimi!

A tempo giunti siete.

Stasera una nuovissima

commedia eseguirete.

DOMENICO, LELIO E COMMEDIANTI

Difficil è la cosa:

ci manca l'amorosa.

SCARAMUCCIA

Rosaura?

DOMENICO, LELIO E COMMEDIANTI

Sì. Alla prova

della tua farsa nuova

è nata una baruffa,

per un'arietta buffa:

di mezzo entrò Brighella,

storpiato ha Pulcinella,

ed ambi due ricusano

doman di recitar.

SCARAMUCCIA

Li porti entrambi il diavolo!

Mi voglion rovinar.

Scena quindicesima

Sandrina, Tomaso, e detti.

SANDRINA

Che cos'è questo strepito?

SCARAMUCCIA

Eh! eh! Una bagatella.

LELIO

Rosaura più non recita.

DOMENICO

Storpiato è Pulcinella.

Insieme

SANDRINA, TOMASO, DOMENICO, LELIO E COMMEDIANTI

La nuova sua commedia

doman non si può far.

SCARAMUCCIA

La nuova mia commedia

doman non si può far.

SANDRINA

Ebben? Cascato è il mondo!

Per me non mi confondo.

La parte di Rosaura

poss'io rappresentar.

DOMENICO, LELIO E COMMEDIANTI

Ci siamo! ah! ah!

SANDRINA

Ridete?

Provatemi, e vedrete...

TOMASO

Ed io, cospetto! io quella

farò di Pulcinella.

Non sol saprà Tomaso

parlar così nel naso,

ma come un usignolo

all'uopo gorgheggiar.

DOMENICO, LELIO E COMMEDIANTI

Va' via, va' via...

SCARAMUCCIA

Quietatevi:

ho in mente un bel progetto. ~

Vediamo un po', provatevi,

dite... così a soggetto...

SANDRINA

Volete una tragedia?

TOMASO

Volete una commedia?

SCARAMUCCIA

Un pezzo io vo' che sia

di qualche parodia,

mischiata co' la musica

per fare novità.

SANDRINA

Ebben. ~ Didone io sono

lasciata in abbandono

ch'Enea scongiura, e supplica

d'amore e di pietà.

Insieme

TOMASO

Brava la mia Sandrella

tal parte io feci già.

DOMENICO, LELIO E COMMEDIANTI

Attento, Scaramuccia,

da ridere sarà.

Sandrina e Tomaso si dispongono a recitare. Tutti li circondano.

SANDRINA

Didone

Partir vuoi tu, crudele,

partir da me? Ché non sei tu partito,

pria d'afferrare il lito,

pria che amor ci ferisse in quella grotta?

Tu guaristi, ed io ne sento ancor la botta.

TOMASO

Enea

Cessa, di più non dirmi: il padre Giove

m'ordina far fagotto. A me funesto

è questo amore indegno,

assai funesto: io n'ebbi più d'un segno.

Resta: e del re de' Mori

l'offerta accetta. A dilatar le mura

di tua città nascente

non avrai d'uopo di novelli doni...

nel Lazio io vado ad ammucchiar mattoni.

SANDRINA

Didone

Va', non ti è madre Venere,

sangue non sei d'un dio.

Ti partorì una vipera

un rospo... e che so io.

Compisci il tradimento!

Ti soffi a prora il vento!

Gli dèi, gli dèi ti mandino

i tonni ad ingrassar!

TOMASO

Enea

Io faccio a' tuoi rimproveri

orecchio da mercante:

propizio i dèi promettono

un vento da levante...

Parto, e la faccio in barba

di te, de' tuoi, di Jarba:

m'udrai, sciogliendo l'ancora,

una canzon cantar.

La ra la ra... ~ Riscaldati.

SANDRINA

Didone

Ribaldo! Crudelaccio!

TOMASO

Enea

La ra la ra... ~ Minacciami.

SANDRINA

Didone

Ti graffierò il mustaccio.

TOMASO

Enea

La ra... ~ Uno svenimento...

SANDRINA

Didone

Ohimè! Mancar mi sento.

TOMASO

Voi guardie: sostenetela.

Un poco di elisir.

Scena sedicesima

Il Conte, e detti.

CONTINO

(a Scaramuccia)

Che fan costor?

SCARAMUCCIA

Si provano.

Voi pur potete udir.

Insieme

SANDRINA

Didone

Ah! mi lasciate, o barbari!

A che chiamarmi in vita?

Datemi invece un tossico,

un ferro, e sia finita:

sul mare andrò fantasima

l'infido a spaventar.

TOMASO

Enea

Riedi in te stessa, e serbati

alla futura prole;

se muori, o mio bell'idolo,

più non rivedi il sole:

Jarba il tuo cadavere

ricuserà sposar.

SCARAMUCCIA

(al Contino)

Avreste mai due villici

creduti voi da tanto?

Sui più provetti comici

avranno un giorno il vanto:

ne' drammi miei più lepidi

gli voglio adoperar.

CONTINO

(a Scaramuccia)

Sì, sì, nel loro genere

van ben; gli adopra pure...

ma basta amico, spicciati,

son giunte le vetture:

il tempo qui non perdere,

non posso più aspettar.

Insieme

LELIO

È questo il vero spirito

che vuol la parodia.

DOMENICO

Per me direi che possono

entrare in compagnia.

CORO

Non deve Scaramuccia

lasciarseli scappar.

SCARAMUCCIA

Di Sandrina io son contento,

di te pure, o buon Tomaso...

d'impiegare il lor talento

camerati, è giunto il caso...

Al casin verrete tutti

dell'amico Pontigny.

TUTTI

Viva viva! ~ Due debutti!

CONTINO

Anche tre... ma usciam di qui.

SCARAMUCCIA

Andiam dunque.

TUTTI

Andiam.

LELIO E DOMENICO

Ma piano.

La commedia si decida.

SCARAMUCCIA

Io l'ho in mente.

CONTINO

E il dirla è vano.

Tutto è buon, purché si rida.

TOMASO

Ma...

SANDRINA

Sta' zitto. Hai tu paura?

Faccia tosta, e non temer.

CORO

Sì: ci vuol disinvoltura,

essa val più del saper.

TUTTI

Sia qual vuolsi, o buffa, o seria,

l'operetta che avrà loco,

non si cerchi la materia,

la ragion si cura poco:

novità d'invenzione,

qualche strana situazione,

un dialogo vivace,

qualche cosa di mordace,

un'arguzia, un bel concetto,

sopra tutto brevità...

fan scordar qual sia difetto

di condotta e abilità.

Sì: la moda appien ne affida:

tutto è buon purché si rida.

Insieme

TUTTI

Tutto è male e male estremo

dove è noia e serietà.

CONTINO

Rideremo ~ rideremo ~

ma perbacco usciam di qua.

Atto secondo
Scena prima

Galleria nella casa di campagna del Contino di Pontigny.
È notte, e il luogo è illuminato da ricchi doppieri.
Elena è seduta ad un tavolino modestamente vestita e melanconica: due Cameriere le sono d'intorno acconciandole i capelli; alcune Ballerine dell'opera la vanno distraendo con porle sott'occhio vari ornamenti.

CORO

Perché piangi? ~ In tal maniera

e fors'anco più infelici,

cominciammo la carriera

di cantanti e danzatrici. ~

Pria di toglierci d'attorno

la tenace povertà,

v'ha chi suda notte e giorno,

si tormenta, e nulla fa.

Tu all'incontro, appena uscita

dall'angustie del villaggio,

sei da un grande favorita,

or possiedi amore e omaggio.

Il Contino spende e spande,

dà banchetti, feste dà...

Se così principi in grande,

pensa tu che poi sarà!

ELENA

(alzandosi)

Ah! non è con quest'idea

che il villaggio abbandonai...

Uno sposo io mi credea

di seguire alla città...

Me infelice! M'ingannai...

il Contin più amor non ha.

CORO

Il Contin sarà costante...

ma dov'anche ei t'abbandoni,

troverai più d'un amante

fra i marchesi e fra i baroni. ~

Dietro a noi ciascuno impazza...

Questo è il secolo, o ragazza,

che un gorgheggio, un salto, un gesto

val per ogni abilità.

ELENA

Che m'importa? ~ Ah! non è questo

che il Contin promesso m'ha.

Scena seconda

Il Contino con séguito d'Amici invitati alla festa, e dette.

CONTINO

Elena mia!...

ELENA

Pur giungi!...

Diletto Enrico!

(corre ad abbracciarlo)

CONTINO

Ad ordinar la festa

mi trattenni finor. ~ Entrate, amici.

La mia dèa vi presento.

CORO

Felice Pontigny!... dessa è un portento.

CONTINO

Modesta quanto bella, ~

è l'amore e il pudor. ~ ma che? negletta

è ancor la tua toletta?

E in abito da ballo ancor non sei?...

ELENA

(prendendolo a parte)

In pubblico ballar?... sfigurerei.

CONTINO

Eh! pazza! il tuo maestro,

il signor Zeffirino, anco stamane

contento m'accertò de' tuoi progressi.

ELENA

Se vuoi ch'io te 'l confessi...

io sono malinconica... mi sento...

un tantin d'emicrania.

CONTINO

(ridendo)

Ah! ah! non manca,

a far di te verace parigina,

che

(imitando la di lei voce)

«un tantin d'emicrania».

CORO

È malattia del giorno, è vera smania.

CONTINO

Via discaccia, o mia carina,

quest'incomoda tristezza:

va', t'adorna e tua bellezza

brilli in tutto il suo splendor.

Se ti vedo a me vicina

in un abito pomposo

io farò più d'un geloso,

tu più d'uno adorator.

Di'... consenti?

ELENA

Ah! non poss'io

cosa alcuna ricusarti.

CORO

Brava! brava!

ELENA

Oh! Enrico mio!

voglio in tutto contentarti...

(con vezzo)

ma tu pure...

CONTINO

Oh mia diletta!

So che vuoi... t'affida in me.

CORO

(Sa già fare la civetta!...

il Contin sta fresco affé!)

CONTINO

Come il dì che i nostri cuori

s'incontrar la prima volta,

io t'adoro e tu m'adori,

tu in me regni, io regno in te.

Ah! da mille invidïata

mi sarai, ma non già tolta:

pura sempre, come è nata,

durerà la nostra fé.

ELENA

Ah tu m'hai rassicurata!

CORO

(Il Contin sta fresco affé.)

Il Contino dà la mano ad Elena, e l'accompagna fino alla porta d'un appartamento. Le Cameriere la seguono con abiti ecc..

Scena terza

Scaramuccia, Lelio, Sandrina, e Comici. Il Contino, e detti.

SCARAMUCCIA

(di dentro)

Ebben? dov'è il Contino?

Dove abbiam da vestirci?

CONTINO

(alla porta)

Entrate, entrate.

(ai cori)

Amici, in sala andate;

e per pochi momenti in vece mia

fate d'intrattener la compagnia.

(le donne e gli amici del Contino si ritirano)

SCARAMUCCIA

Contino; siamo ancora

belli e spogliati.

CONTINO

(accennando in fondo)

In quelle stanze è pronto

quanto occorrer vi può.

SCARAMUCCIA

(ai comici)

Vesti ed attrezzi

riponete là dentro, e ognun s'attenga

a quanto ho stabilito e concertato.

(i comici entrano nelle stanze assegnate)

CONTINO

Or veggiamo qual dramma hai preparato.

SCARAMUCCIA

Non ci è tempo da perdere: vedrete. ~

Lasciatevi servir...

(segue i compagni, Lelio è fermo sulla porta)

SANDRINA

(con ironia)

Dite, Contino?

Dove si trova quella cara afflitta

che dobbiam consolar? Non vedo l'ora

di poter vagheggiar sì bella cosa.

CONTINO

(Maschera, ti conosco.)

LELIO

(Ella è gelosa.)

CONTINO

(con disinvoltura)

Tu la vedrai, Sandrina,

né avrai da scomparire in faccia a lei.

Bella del par tu sei,

ma più gaia, più vispa e furfantella.

(fugge rapidamente)

SANDRINA

(Maledetto!)

LELIO

Non vedi? Ei ti corbella.

SANDRINA

Che importa a voi?

LELIO

M'importa,

perché di quel bel mobile ti curi

più di quel che non devi. Un giorno o l'altro

mi stancherò davvero.

SANDRINA

Oh! ve' il balordo!

L'ho detto, e ve 'l ricordo,

che son di me padrona, e che aborrisco

gl'importuni, i gelosi, i seccatori,

che vorrebbero impormi a questo segno.

LELIO

Sandrina!

SANDRINA

Andate via.

LELIO

Calma lo sdegno.

SANDRINA

Andate via, vi dico.

LELIO

Andrò; ma dimmi

che in collera non sei. ~ La tua manina

dammi in pegno di pace.

Scena quarta

Tomaso con un fagotto, e detti.

SANDRINA

Io mai non vidi

per tentar di placarmi uomo più scaltro.

Ecco.

(porge la mano a Lelio, il quale la bacia e parte)

TOMASO

Buon pro, Sandrina.

SANDRINA

(E dagli! all'altro!)

TOMASO

Signorina, un momento.

SANDRINA

Non ho tempo per ora...

TOMASO

Hai da trovarlo

per udir due parole.

SANDRINA

Parla dunque; fa' presto. (Io so che vuole.)

TOMASO

Se vuoi far la banderuola,

se ogni piatto ti fa gola,

io t'avverto, e parlo schietto,

ch'io non ci ho nessun diletto...

te lo ficca bene in mente,

e non fartel replicar.

Vo' esser Cesare, o nïente:

solo in te vogl'io regnar.

SANDRINA

(imitandolo)

Nel cervel ti pianta bene

che io non vo' siffatte scene,

ch'io detesto i sospettosi,

che mi rido dei gelosi,

che pretendo dagli amanti

che mi debban rispettar.

Tu, gaglioffo, da qui avanti

déi vedere e non fiatar.

TOMASO

Sì, davvero?

SANDRINA

Sì, davvero.

TOMASO

Oh, la Venere!

SANDRINA

Oh, l'Adone!

TOMASO

Con quell'occhio da sparviero!...

SANDRINA

Con quel becco da grifone!...

TOMASO

Vuole il mondo ai piedi suoi!...

SANDRINA

Il bascià pretende far!

SANDRINA E TOMASO

Chi dia retta ai sogni tuoi

vanne al diavolo a cercar.

TOMASO

È dunque rotta.

SANDRINA

È rotta affatto.

TOMASO

Sciolto ogni accordo?

SANDRINA

Sciolto ogni patto.

A lei m'inchino.

TOMASO

Son servitore.

SANDRINA

La bella fede!

TOMASO

Il bell'amore!

SANDRINA

(imitando Tomaso)

Ho qui un pensiero...

TOMASO

(egualmente)

Ho qui una speme...

SANDRINA

Torniamo uniti.

TOMASO

Viviamo insieme.

SANDRINA E TOMASO

Oh mio tesoro! siam nel villaggio

in cui si accese il nostro amor.

Ah! sì, mio bene, facciamo un saggio

de' nostri affetti, del nostro cor.

SANDRINA

Asinaccio! in tal maniera

questa mane mi parlavi.

TOMASO

E tu, strega, tu megera,

me in tal guisa infinocchiavi.

Insieme

SANDRINA

Torna, o vero scarafaggio

a marcir nel tuo villaggio...

Vivi là coi pari tuoi,

fra le capre, in mezzo ai buoi:

che t'aiuti a trar l'aratro

qualche bestia avrai colà...

Non sei nato pe 'l teatro,

per gli amori di città.

TOMASO

Va', civetta; e in tua malora

fra' tuoi comici dimora:

sazia pur l'antica smania,

gonzi invischia, allocchi impania...

ma non sempre sarà maggio...

ma la tua pur qui verrà...

Un amante del villaggio

bramerai nella città.

(partono)

Scena quinta

Sala con sedili.
Di prospetto teatro col sipario calato.
Orchestra con Suonatori. Gl'Invitati alla festa, Uomini e Donne: altri stanno seduti, altri passeggiano discorrendo fra loro.

Coro.

UOMINI

L'avete veduta cotesta damina!

DONNE

Sì, sì... non c'è male: piuttosto bellina. ~

Ma è priva di spirto, ma garbo non ha.

UOMINI

È nata in campagna... ma qui si farà:

TUTTI

Quel caro Contino! Ha speso tesori...

maestri di ballo!... modiste e sartori!...

Ha messo a soqquadro sobborghi e città.

E poi qual mercede?... Piantato sarà.

Scena sesta

Il Contino dando di braccio ad Elena, indi uno Staffiere. Per ultimo il Visconte di San Vallier.

CONTINO

Chiedo perdono, amici,

se un po' troppo tardai. Ma che volete?

Non sempre le tolette delle dame

come quelle degli uomini son pronte.

(prendendo per mano Elena in atto di presentarla)

Io vi presento...

STAFFIERE

(annunziando)

Il conte

di San Vallier.

CONTINO

(sbigottito)

(Lo zio!)

ELENA

(sotto voce)

Quell'uom severo

che mi è contrario, e separar ci puote?

CONTINO

Quello; ma non temer. ~

(incontrandolo)

Mio zio!

VISCONTE

(entrando con disinvoltura)

Nipote!

(agli astanti, che lo salutano)

Non fate cerimonie...

Signori... io ve ne prego. ~ Ebbene, Enrico,

io giungo inaspettato alla tua festa...

anzi non invitato.

CONTINO

Io so che amico

non siete del rumore, e...

VISCONTE

Questa volta

desio mi prese di veder la dama

che tu festeggi; poiché è voce intorno

che viva ignota, e da mestizia oppressa.

ELENA

(Misera me!)

CONTINO

(Ch'ei tutto sappia!)

VISCONTE

(osservando Elena)

(È dessa!)

CONTINO

Son voci, o caro zio,

son ciarle de' maligni. ~ Assicurarvi

potrete da lei stessa

che la cosa non è come si dice.

(gli presenta Elena)

VISCONTE

Signora, io son felice

di potervi mostrar l'ossequio mio.

(Elena s'inchina senza parlare)

(È bella.)

ELENA

(Oh come io tremo!)

CONTINO

(Ah! tremo anch'io.)

Scena settima

Scaramuccia, e detti. - Si presenta dal sipario.

SCARAMUCCIA

Signori, se vi piace,

possiamo cominciar... Tutto è disposto.

CONTINO

Sì, sì. ~ Prendete posto.

Io spero che la farsa vi contenti.

(Che mi dica io non so.)

TUTTI

Sediamo: attenti.

(tutti siedono)

SCARAMUCCIA

Il dramma è pastorale,

con danze e con ariette, intitolato

«Il rapimento di Elena».

ELENA

(Che ascolto?)

VISCONTE

(Come si cambia in volto!)

CONTINO

(Oh, il malaccorto!)

SCARAMUCCIA

Due novelli attori

al pubblico io presento, e tai ch'io spero

di non averne critica, né biasimo.

Sono le note del maestro Orgasmo.

Scaramuccia rientra, e va a porsi nel buco del suggeritore. L'orchestra principia la sinfonia. Dopo alcune battute si alza il sipario.

La decorazione del teatro rappresenta un'amena campagna con colli, boschetti e grotta da un lato.

Pastorale.

Elena, rappresentata da Sandrina, è addormentata sopra un sedile d'erba presso ad una grotta. Durante la sinfonia un drappello di Genii e di Amori le intrecciano intorno un balletto. Quando ella si sveglia, si ritirano.

SANDRINA

Elena

Oh! come dolcemente

su quell'erba io dormia! Con qual diletto

a dormir tornerei!... ma non conviene.

È d'uopo le mie pene

all'eco raccontar di questo speco.

Senza di me non parlerebbe l'eco.

Cominciam. ~

(odesi suono di flauto)

Ma che sento?

Egli è il gentil pastor, di cui si dice

che innamorata io sia.

Fuggiam...

(esce Lelio che rappresenta Paride vestito da antico pastore)

LELIO

Paride

Ferma crudel... non andar via.

Ascolta i miei tormenti,

che a narrar m'apparecchio...

Non hai nulla da far.

SANDRINA

Elena

Parla all'orecchio.

LELIO

Paride

Quando mi sei vicina

un non so che mi sento...

è quasi svenimento,

quasi un uscir di sé.

Tu lo saprai, carina;

dimmi un po' tu cos'è.

SANDRINA

Elena

Per quel che pare in vista...

per quel che ne so io...

è certo un mal ben rio

cui riparar si dé'.

Ricorri al farmacista,

sciroppi avrà per te.

LELIO

Paride

Cara, il miglior sciroppo

l'hai tu ne' tuoi begli occhi...

SANDRINA

Elena

Olà... t'avanzi troppo,

non vo' che tu mi tocchi.

Un male attaccaticcio

il male tuo si fe'.

LELIO

Paride

Cara! son bello e spiccio

se non soccorri a me.

(odesi suonare un corno)

SANDRINA

Elena

Di mio marito il sindaco

odo suonare il corno:

guai se mi vede un giovane

a bazzicar d'intorno!

Egli ha un possente topico

per certi non so che.

LELIO

Paride

Di tuo marito il sindaco

mente non dare al corno:

odi pietosa il piffero

che per te suono intorno...

guariscimi, guariscimi

da questo non so che.

(il suono del corno si fa più vicino; Elena fugge, e Paride la segue; esce Tomaso che rappresenta Menelao vestito grottescamente, con una parrucca all'antica, ecc. ecc.)

TOMASO

Menelao

Fauni, satiri, silvani,

dèi cornuti, dèi codati,

vo cercando in monti e in piani,

vo chiamando in boschi e in prati

una moglie crudelaccia

che da me s'allontanò.

Menelao pietà vi faccia,

Menelao più non ne può.

(cade una candela sul teatro)

TOMASO

È caduto un candelotto...

SCARAMUCCIA

(dal buco)

Sbagli!

TOMASO

Menelao

Sbagli.

SCARAMUCCIA

Bestia.

TOMASO

Menelao

Bestia!

TUTTI

(ridendo)

(ridono)

Ah! ah! ah!

TOMASO

È costui qui sotto

che mi turba e dà molestia:

io non vo' suggeritore:

che stia zitto, e seguirò.

TUTTI

Segui, segui...

ELENA

(commossa)

(Oh, come in core

la sua voce mi suonò!...)

TOMASO

Menelao

Vo cercando in monti in piani

la mia bella fuggitiva:

se qualcun l'ha fra le mani

me la rechi morta o viva.

Dove, dove ti nascondi?

Crudel Elena, rispondi.

ELENA

(È Tomaso!)

TOMASO

Menelao

Elena bella

se ti perdo morirò.

ELENA

(sorgendo)

Oh Tomaso!

TOMASO

(riconosce la voce)

È quella, è quella.

CONTINO

(Ciel!)

TUTTI

Che fu?

TOMASO

Trovata io l'ho.

(salta in platea)

(balza dal teatro sull'orchestra; grande scompiglio; cala il sipario: escono dal teatro Sandrina, Lelio e Scaramuccia)

TUTTI

Egli è un matto... Olà impeditelo...

TOMASO

(difendendosi da quelli che vogliono trattenerlo)

Vi scostate.

CONTINO

(Son tradito.)

VISCONTE

Piano un po'... Signori, uditelo.

SCARAMUCCIA

(Nell'intento ho rïuscito.)

TOMASO

(ad Elena)

(correndo)

Padroncina!...

ELENA

(abbracciandoli)

Buon Tomaso!...

TOMASO

Son qua io... vi salverò.

TUTTI

Questo sì, questo è un bel caso!

CONTINO

(Scaramuccia m'ingannò!)

Insieme

TOMASO

Cara pecora smarrita,

non temete fate core:

io son qua per darvi aita,

siete in braccio del pastore.

Vostro padre disperato,

solo, vedovo, malato

da lontano a sé v'appella,

vi perdona e v'ama ancor.

O smarrita pecorella,

torna, torna al tuo pastor.

ELENA

Sì, Tomaso; sì, m'invola

all'abisso a cui son presso:

la tua vista mi consola,

mi solleva il core oppresso:

fui sedotta un sol momento...

io lo veggo e me ne pento...

Mi sottraggi a queste mura,

mi conduci al genitor.

Ah! se a lui ritorno pura,

di lui degna sono ancor.

SCARAMUCCIA

(al Visconte)

Una vittima svelarvi

ho promesso, e la vedete.

Questo è tempo di mostrarvi

quel magnanimo che siete.

Deh non sia della meschina

consumata la rovina:

per mio mezzo intatta ell'esca

dalle man di un seduttor.

(Questa fia, se ben riesca,

di mie farse la miglior.)

VISCONTE

Qui da te ben m'aspettava

qualche scena originale;

ma trovarmi non pensava

a tal punto, a impegno tale.

Da gran tempo t'ho scoperto

per poeta e attor di merto;

ma stasera io ti trovai

un brav'uomo, un uom d'onor.

E tu pur mi troverai

degno tuo cooperator.

SANDRINA

E così, Contino mio,

perché fate il brutto viso?

Vi dispiace che lo zio

v'abbia colto all'improvviso?...

Ma il destin è cosìffatto;

tanto al lardo corre il gatto

che rimane alla fin fine

preso al laccio ingannator.

Villanelle e contadine

vendicar pur volle amor!

CONTINO

Eh! sta zitta, malandrina:

di scherzar non è il momento.

Scaramuccia m'assassina,

m'ha tramato un tradimento...

ma l'aspetto a tempo e a loco,

ma vedrem alfin del gioco,

ma vedrà co' pari miei

che guadagna un giuntator.

Col suo ridere costei

fiamme accresce al mio furor.

LELIO E CORO

(Questa in vero io me la godo...

è bizzarra la commedia.

Aspettiam, veggiamo il modo

che il Contino ci rimedia.

Bell'imbusto! bel galante!

Ne hai già fatte tante e tante,

che giustizia non saria

se ad uscir ne avessi ancor!

È finita la pazzia,

è venuto il punitor.)

(un momento di silenzio)

VISCONTE

(appressandosi severamente al Contino)

Enrico!...

TOMASO

(Ah! ah! ci siamo.)

VISCONTE

Che vuol dir ciò?

CONTINO

(imbarazzato)

Voi lo vedete...

VISCONTE

Io vedo

che della mia bontà troppo t'abusi,

e che conviene che un esempio io dia.

ELENA

Signor, la colpa è mia.

Siate con lui pietoso. Esso a quest'ora

già sposato m'avria, se voi non foste

avverso al nostro amor.

VISCONTE

(con sarcasmo)

Ah! il reo son io!

Ma il fallo emenderò.

CONTINO

(Che imbroglio è il mio!)

VISCONTE

Elena, non temete:

meco venite; più decente albergo

avrete in casa mia.

CONTINO

Come, signore?

(Avessi almen dell'opera il contratto!)

Scena ultima

Uno Staffiere che reca una lettera, e detti.

STAFFIERE

Ecco un foglio, o Contino.

CONTINO

Oh gioia!

TUTTI

(È matto.)

CONTINO

Nessuno ha su costei

autorità. Da questo è dessa

ballerina dell'opera francese,

il di cui privilegio è manifesto.

Questo è il decreto...

(aprendo il foglio)

VISCONTE

È questo

l'ordine che ti chiude alla Bastiglia.

CONTINO

(leggendo)

Che vedo?

TUTTI

Oh questa è bella!

SANDRINA

A meraviglia.

Quand'è così, signore,

la Bastiglia sarà per molto tempo

l'ordinaria dimora del Contino.

VISCONTE

Come? Perché?

SCARAMUCCIA

(Indovino

il suo pensier.)

SANDRINA

Se la Bastiglia è pena

per avere ingannata una zitella,

un'altra ei ne ingannò; ne paghi il fio.

CONTINO

(Barbara!)

TUTTI

E l'altra dov'è?

SANDRINA

Zitti... son io...

In questa carta autentica

che a tutti manifesto,

sposar Sandrina ei s'obbliga

senza cercar pretesto. ~

È chiaro il mio diritto, ~

mirate: «Io sottoscritto

giuro, prometto», etcetera.

Segnato «Pontigny».

TUTTI

E c'era questa lettera?

SANDRINA

C'era, signori, sì.

ELENA

Misera me!

TOMASO

(Corbezzoli!

È il gallo del villaggio.)

SANDRINA

Ma che? voi siete mutoli?

Contin, dov'è il coraggio?

CONTINO

Mio zio!...

VISCONTE

Che zio!... giurasti.

Sai che vuol dire, e basti.

CONTINO

Sandrina!...

SANDRINA

Qua la mano.

CONTINO

Pietà Sandrina!

SANDRINA

È vano.

CONTINO

Sposarti in vece d'Elena?

In carcere morrò.

SANDRINA

(Qui ti volea...)

TUTTI

(L'imbroglio

che fine avrà non so.)

SANDRINA

Signor Conte, a voi consegno

il suo foglio sciagurato.

Egli è sciolto dall'impegno,

ma col patto ch'io dirò.

TUTTI

Parla... parla...

SANDRINA

Con costei

su due piè sia maritato;

altrimenti i dritti miei

nuovamente io sosterrò.

TUTTI

Via, risolvi...

CONTINO

Pronto io sono.

TUTTI

Viva, viva!

ELENA

Oh mio contento!

CONTINO

E voi, zio?

VISCONTE

Ti do perdono...

se verace è il pentimento.

LELIO

(a Sandrina)

Or che tu pensasti altrui,

devi a te pensare un po'.

TOMASO

Sposo tuo, qual vuoi di nui?

SANDRINA

Mah... deciso ancor non ho.

Vo' godermi un poco ancora

della cara libertà.

Ah! pur troppo verrà l'ora

che rapita a me sarà.

Vo' studiar s'io posso al mondo

diventare qualche cosa.

L'alma mia, non ve 'l nascondo,

è un tantino ambizïosa:

se verrò così bel bello

un'attrice di cartello,

il mio cuore poverino

all'amore penserà.

Ho speranza che un Contino

anche a me toccar potrà.

TUTTI

Cominciasti così bene,

che affermar, giurar conviene,

che un'attrice un dì sarai

della prima qualità.

LELIO E TOMASO

Ah! di me ti sovverrai

se un Contin ti mancherà.

(gioia generale: cala il sipario)

Fine del libretto.

Generazione pagina: 15/02/2016
Pagina: ridotto, rid
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