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Il barbiere di Siviglia

IL BARBIERE DI SIVIGLIA

Dramma giocoso in due atti.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Giuseppe PETROSELLINI.
Musica di Giovanni PAISIELLO.

Prima esecuzione: 15 settembre 1782, San Pietroburgo.


Personaggi:

Il CONTE d'Almaviva, grande di Spagna, sotto il nome di Lindoro, amante di Rosina

tenore

ROSINA orfana e pupilla di Bartolo, amante di Lindoro

soprano

BARTOLO medico, tutore di Rosina, e innamorato geloso della medesima

basso

FIGARO barbiere in Siviglia

baritono

BASILIO organista che insegna la musica a Rosina, amico e confidente di Bartolo

basso

Lo SVEGLIATO giovane semplice, servo di Bartolo

basso

Il GIOVINETTO vecchio servitore di Bartolo

tenore

Un ALCADE

tenore

Un NOTARO

basso


Quattro Alguazili. Quattro Servitori.

La scena si finge in Siviglia.

Atto primo

[Sinfonia]

Scena prima

Strada colla casa di Bartolo da un lato, con porta praticabile e finestra pure praticabile, chiusa da gelosia.

[N. 1 - Introduzione]

Il Conte avvolto in un gran mantello scuro, e cappello spuntato; guarda l'orologio passeggiando.

Ecco, l'ora s'avvicina

di veder la mia Rosina

ov'è solita venir.

Non vorrei che qualcheduno

mi vedesse in queste spoglie...

ma s'appressa un importuno

che impedisce il mio gioir.

(vedendo venir Figaro, si ritira)

Scena seconda

Figaro con una chitarra dietro alle spalle, cantando allegramente, con una carta e matita in mano, e detto nascosto.

[N. 2 - Scena e duetto]

FIGARO

Diamo alla noia il bando,

che sempre ci consuma

del vin andiam cantando,

che il foco in seno alluma.

Ogn'uomo senza vino

morrebbe, il poverino...

come giusto... un babbuino.

Sino qua non va male.

(componendo e cantando)

Il vino e la pigrizia

disputano il mio cor.

Oibò, non se 'l disputano,

ma vi regnano insieme...

spartiscono il mio cor...

Ma si può dir spartiscono? Sì bene:

e perché no? Quel che va male in versi,

in musica si mette

e così si compongono le burlette.

(mette un ginocchio a terra e scrive)

Il vino e la pigrizia

spartiscono il mio cor.

Finir vorrei con qualcosa di bello...

con una opposizione, un'antitesi...

Cospetto! l'ho trovata.

(scrive cantando)

L'una è la mia delizia,

e l'altro il servitor.

Oh! quando ci saranno gl'istromenti,

con quest'aria farò certo portenti.

(s'avvede del Conte e s'alza)

(Ma quel soggetto

l'ho visto altrove...)

CONTE

(osservando Figaro)

(Quella figura

m'è certo cognita...)

FIGARO

(No, non m'inganno;

quell'aria nobile...)

CONTE

(Al portamento

grottesco e comico...)

FIGARO

(Io lo ravviso:

è quello il Conte...)

CONTE

(Certo è costui

quel birbo Figaro...)

FIGARO

Son io, signore...

CONTE

Briccon, se parli...

FIGARO

Non parlo certo...

CONTE

Non nominarmi.

FIGARO

Bene, eccellenza.

CONTE

Usa prudenza.

FIGARO

S'ella comanda

vo via di qua.

CONTE

Parlar vo' teco;

no, resta qua.

CONTE

(Costui è destro,

e nel mio caso

mi gioverà.)

FIGARO

(Certo un intrigo,

certo un arcano

qui ci sarà.)

Recitativo

CONTE

Sei così grosso e grasso,

ch'io non t'avea certo conosciuto.

FIGARO

Per miseria così son divenuto.

CONTE

Ma cosa fai in Siviglia?

Quando da me sortisti,

t'avea raccomandato

acciò fossi provvisto d'un impiego.

FIGARO

E l'ottenni, eccellenza, è ver, no 'l niego.

CONTE

Chiamami sol Lindoro:

non vedi a questo mio travestimento

che ignoto esser voglio?

FIGARO

Ubbidirò. (C'è sotto qualche imbroglio.)

CONTE

E bene, quest'impiego?

FIGARO

Io fui fatto garzon di spezieria...

CONTE

Degli ospitali forse dell'armata?

FIGARO

D'un maniscalco di cavalleria.

CONTE

Buon principio!

FIGARO

Il posto era assai buono;

ma essendo sfortunato,

da quel posto, signor, fui discacciato.

CONTE

Ma perché? Dimmi un poco.

FIGARO

L'invidia, oh ciel! L'invidia, oh giusti dèi,

fu la cagion di tutti i mali miei.

CONTE

E come! tu verseggi?

Io poc'anzi osservai che componevi

e cantavi con molta buona grazia.

FIGARO

E questo fu, signor, la mia disgrazia.

Quando il ministro seppe

che faceva sonetti, madrigali,

epitalami, idilli, odi e canzoni,

ed altre sorti di composizioni,

egli tragicamente, oh sorte ria!

Dall'impiego mi fece mandar via.

CONTE

E tu allor...

FIGARO

Ed io allora,

per non saper che fare,

mi misi per le spagne a viaggiare.

[N. 3 - Aria]

Scorsi già molti paesi:

in Madrid io debuttai,

feci un'opera, e cascai;

e col mio bagaglio addosso

me ne corsi a più non posso

in Castiglia e nella Mancia,

nell'Asturie, in Catalogna;

poi passai nell'Andalusia,

e girai l'Estremadura,

come ancor sierra Morena:

ed in fin nella Galizia;

in un luogo bene accolto,

in un altro in lacci avvolto;

ma però di buon umore,

d'ogni evento superior.

(mentre Figaro canta l'aria, il Conte guarda con attenzione verso la finestra della casa di Bartolo)

Col sol rasoio,

senza contanti,

facendo barbe

tirai avanti;

or qui in Siviglia

fo permanenza

pronto a servir

vostra eccellenza;

se pur io merito

un tant'onor...

Recitativo

CONTE

(guardando la gelosia)

La tua filosofia è assai gioiosa.

FIGARO

M'affretto a ridere,

per timor di dover un giorno piangere...

Ma perché guarda lei da quella parte?

CONTE

Salviamoci.

FIGARO

Perché?

CONTE

Vieni in disparte.

(si nascondono)

Scena terza

Rosina dalla finestra, poi Bartolo, e detti nascosti.

[N. 4 - Duetto]

ROSINA

Lode al ciel, che alfine aperse

l'Argo mio la gelosia;

or potrà quest'alma mia

la fresc'aura respirar.

(Bartolo arriva alla finestra, e s'avvede d'una carta che Rosina tiene in mano)

BARTOLO

Una carta? Cos'è quella?

ROSINA

Questa qui è una canzone

dell'Inutil precauzione,

che il maestro di cappella

ieri appunto mi mandò.

BARTOLO

Cos'è questa Precauzione?

ROSINA

Mio signor, è una commedia.

BARTOLO

Sì, da far venir l'inedia...

(Ah! chi sa chi l'inventò!)

ROSINA

(fa cadere la carta in strada)

La mia canzone,

ah! m'è caduta;

correte presto,

sarà perduta...

BARTOLO

Io corro, cara;

subito vo.

(Rosina guarda dietro alla finestra e fa segno con la mano al Conte, che fa un salto, raccoglie la carta e si nasconde)

ROSINA

Eh, eh! Prendete

e via scappate.

BARTOLO

(apre la porta e cerca)

Dov'è la carta?

ROSINA

Non la trovate?

Sotto il balcone...

BARTOLO

Oibò, oibò...

(Che commissione

inver ch'ho avuto!)

Passò qualcuno?

ROSINA

Non l'ho veduto.

BARTOLO

Ed io, se cerco,

impazzirò.

Un'altra volta,

in fede mia,

mai più non apro

la gelosia;

simile errore,

no, non farò.

(entra in casa)

ROSINA

In lacci avvolta

per sorte ria,

se cerco uscire

di prigionia

del mio tutore,

io ben farò.

Insieme

BARTOLO

(dalla finestra)

Via, favorite

d'entrar, signora,

perché il balcone

io chiuderò.

ROSINA

Subito vengo,

non v'adirate,

perché qui fuora

restar non vo'.

(entrano, e Bartolo chiude la gelosia)

Scena quarta

Il Conte e Figaro rientrano.

Recitativo

CONTE

Adesso che si sono ritirati,

esaminiamo ben questa canzone

che rinchiude un mistero certamente.

FIGARO

Saper volea cos'è la Precauzione!

CONTE

(legge)

«Quando che 'l mio tutor sarà sortito,

cantate indifferente

su l'aria e strofe di questa canzone

il nome vostro, stato e condizione;

mentre saper desìo

chi sia quello ch'amar tanto s'ostina

la sfortunata e misera Rosina.»

FIGARO

Eccellenza! va ben: capisco, evviva!

Ella fa qui l'amor in prospettiva.

CONTE

Eccoti istrutto: ma se parli...

FIGARO

Oh cieli!

Io parlar! No, lo giuro,

ma pensi al mio interesse.

CONTE

Or son sicuro.

Sappi, sei mesi or son, ch'al Prado io vidi

questa rara beltà:

io per Madrid invano

la feci ricercar: ed è sol poco

che ho scoperto che chiamasi Rosina,

nobile d'estrazione ed orfanina,

d'un medico consorte...

FIGARO

Lei la sbaglia;

non è che sua pupilla.

CONTE

Tu conosci il tutor?

FIGARO

Come mia madre.

È un uomo grande e grosso,

giovine vecchio, grigio e ben sbarbato;

di più geloso, avaro,

della pupilla sua innamorato.

CONTE

Hai tu accesso in sua casa?

FIGARO

E come! Io sono

suo barbier, suo chirurgo e suo speziale.

CONTE

Oh Figaro felice!

Ah! s'io venir potessi...

FIGARO

Or mi viene un'idea...

(pensando)

Un reggimento arriva in questa piazza.

CONTE

Il colonnello è amico mio.

FIGARO

Va bene.

Lei presentarsi deve dal dottore,

in uniforme come un militare,

con biglietto d'alloggio,

e per non dar di lei verun sospetto,

procuri d'ubbriaco aver l'aspetto.

CONTE

Eccellente! sì, sì, così facciamo.

S'apre la porta...

FIGARO

Ecco il nostr'uom: fuggiamo.

(vedendo venir Bartolo, il Conte e Figaro si nascondono)

Scena quinta

Bartolo dalla casa, e detti nascosti.

BARTOLO

(verso la casa)

Io ritorno all'istante.

Che non passi nessuno... oh che pazzia

poco fa d'esser sceso!

E Basilio perché non vien? Doveva

il tutto preparar, che 'l matrimonio

si facesse doman segretamente:

vado a veder se mai ha fatto niente.

(parte)

Scena sesta

Il Conte e Figaro rientrano.

CONTE

Che intesi? Oh ciel! Doman sposa Rosina!

E chi è questo Basilio,

che si frammischia nel suo matrimonio?

FIGARO

È un povero disperato,

che la musica insegna alla pupilla;

bisognoso all'eccesso...

CONTE

(verso la casa)

Ma eccola!

FIGARO

Cos'è? Cos'è?

CONTE

Non vede?

FIGARO

Dietro la gelosia...

ma non guardi...

CONTE

E perché?

FIGARO

Non ha ella scritto:

«cantate indifferente»?

CONTE

Ma come mai cantar?

FIGARO

Come lei puole.

Tutto ciò che dirà, sarà eccellente.

(gli dà la sua chitarra. Mentre il Conte canta, Figaro si mette sotto alla finestra con la schiena al muro)

(il Conte canta passeggiando con la carta di Rosina in mano accompagnandosi con la chitarra, indi Rosina dietro alla gelosia)

[N. 5 - Cavatina]

CONTE

Saper bramate,

bella, il mio nome:

ecco, ascoltate,

ve lo dirò.

Io son Lindoro,

di basso stato;

né alcun tesoro

darvi potrò.

Ma sempre fido,

ogni mattina

a voi mie pene,

cara Rosina,

col cor su' labbri

vi canterò.

ROSINA

Dunque Lindoro

ogni mattina

le di lui pene

alla Rosi...

(s'ode chiudere la finestra con rumore)

Recitativo

CONTE

Serrata ha la finestra;

qualcuno la sorprese.

Che spirito, che brio!

Figaro, credi tu che a me si doni?

FIGARO

Credo pria di mancar, che passeria

a traverso di quella gelosia.

CONTE

Rosina in questo dì sarà mia sposa;

e se lei, signor Figaro, mi serve,

senza far con nessun parola alcuna...

(accenna a ricompensarlo)

FIGARO

Alò, Figaro, vola alla fortuna.

Vostra eccellenza

se n' venga a casa mia e porti seco

l'abito da soldato,

il biglietto d'alloggio e ancor dell'oro.

CONTE

E dell'oro? perché?

FIGARO

(partendo)

Perché a dirla, signore, schiettamente,

senza d'un poco d'or non si fa niente.

N. 6 - Duetto]

CONTE

(trattenendolo)

Non dubitar, o Figaro;

dell'oro io porterò.

FIGARO

Benissimo, signore;

or or ritornerò.

CONTE

Eh, Figaro!

FIGARO

Eccellenza?

CONTE

Ascolta, abbi pazienza;

prendi la tua chitarra.

FIGARO

La prendo e me ne vo.

CONTE

(richiamandolo)

La tua dimora, o stolido?

FIGARO

Ah sì! gliela dirò.

La mia bottega

è a quattro passi;

tinta celeste,

vetri impiombati,

con tre bacili

sopra attaccati;

v'è per insegna

un occhio in mano:

consilio manuque.

Io là sarò.

CONTE

Va bene, Figaro,

da te verrò.

(partono)

Scena settima

Camera di Rosina, con varie porte e finestra serrata da una gelosia.
Rosina scrive ad un tavolino, poi Figaro.

Recitativo

ROSINA

Nessun scriver mi vede:

Marcellina è ammalata e tutti i servi

occupati son già:

ah! teme sempre il core

che riporti al tutore

un genio a me nemico

ciò che fo, ciò che penso e quel che dico.

Adorato Lindoro! Ah, quando mai

questa lettera avrai? Poc'anzi il vidi

che a Figaro parlava.

Ah, se appagar io posso la mia brama...

(entra Figaro)

(sorpresa)

Signor Figaro, qui?

Scena ottava

Figaro e Rosina.

FIGARO

Servo, madama.

Come sta?

ROSINA

Non sto bene:

ditemi, poco fa con chi parlaste?

FIGARO

A un giovane scolaro, mio parente,

che chiamasi Lindoro;

ma egli ha un difetto;

è innamorato morto, il poveretto.

ROSINA

(vivacemente)

Di chi mai?

FIGARO

Si figuri,

(guardandola con finezza)

d'una bella persona,

dolce, tenera, accorta,

con un piede e una vita che v'incanta;

braccio tondo, bel labbro e belli denti,

gote rosse, occhi neri, e poi... cospetto!

ROSINA

E si chiama?

FIGARO

Che! il nome non l'ho detto?

ROSINA

Oibò! ditemi il nome;

non lo dirò a nessuno, sul mio onore.

FIGARO

È la pupilla del vostro tutore.

ROSINA

La pupilla!... No 'l credo.

FIGARO

Egli è impaziente

di venir qui lui stesso...

ROSINA

Ah! che non venga: egli mi perderia...

FIGARO

Glielo proibisca vostra signoria.

Due parole gli scriva.

ROSINA

Io qui l'ho scritte.

(dandogli la lettera)

Tenete questa... è sol per amicizia.

FIGARO

Per amicizia sol, non per amore?

ROSINA

Cieli! fuggite, viene il mio tutore.

FIGARO

Lei si tranquilli. Io fuggo: oh che tesoro!

(si nasconde)

ROSINA

Viene il tiranno mio, prendo il lavoro.

(siede per ricamare al tamburo)

Scena nona

Bartolo in collera, e Rosina.

BARTOLO

Figaro maledetto! Scellerato!

M'ha rovinato tutta la famiglia

con narcotici, sangue e stranutiglia.

ROSINA

(Oh che vecchio cattivo!)

BARTOLO

Ditemi, il barbiere è stato qui?

ROSINA

Forse anch'egli v'inquieta?

BARTOLO

Come un altro.

ROSINA

E bene: signor sì,

il barbiere fu qui,

l'ho visto, gli ho parlato

e l'ho trovato assai di bell'aspetto.

Che possiate morire di dispetto!

(parte)

Scena decima

Bartolo solo.

Che il diavol porti via i servitori!

Né anche un momento andar non si può fuori.

Dove sei, Giovinetto?

Dove sei tu, Svegliato?

Quel furbo di barbier m'ha rovinato.

Scena undicesima

Lo Svegliato arriva sbadigliando addormentato, e detto.

[N. 7 - Terzetto]

Ma dov'eri tu, stordito,

allor quando che 'l barbiere

qui se n' venne poco fa?

SVEGLIATO

Io era, ah... ah... ah!

BARTOLO

Bravo! bravo! t'ho capito;

gran risposta in verità.

SVEGLIATO

Ah... ah... ah... ah... ah... ah!...

BARTOLO

Ma per certo, ci scommetto,

qualche astuzia macchinavi.

No 'l vedesti?

SVEGLIATO

Il vidi... ah... ah...

Così male... m'ha trovato...

(sbadigliando)

che mi sento... sì ammalato...

BARTOLO

La pazienza perdo già.

Dov'è dunque il Giovinetto?

Quel briccone dove sta?

Son sicuro, in fede mia,

che v'è qualche furberia.

Scena dodicesima

Il Giovinetto sorte da vecchio, appoggiandosi ad una canna e starnutando parecchie volte, e detti.

SVEGLIATO

Giovinetto... vieni qua...

GIOVINETTO

(sempre starnutando)

Eccì... Eccì...

BARTOLO

Via, starnuterai domani:

rispondete se qualcuno

da Rosina è qua venuto.

SVEGLIATO

Ah... ah... ah...

GIOVINETTO

Eccì... Eccì...

BARTOLO

Oh che canto è questo qui?

Cosa?... come?... via parlate!

Maledetti!... non v'intendo,

cosa dite?... non comprendo.

Il barbier ci fu sì, o no?

SVEGLIATO

Il barbiere... c'è qualcuno?

BARTOLO

Io scommetto ch'è d'accordo...

SVEGLIATO

Io d'accordo...

GIOVINETTO

Non signore...

c'è giustizia...

BARTOLO

Che giustizia?

Son padrone, ed ho ragione.

GIOVINETTO

Ma s'è ver...

BARTOLO

Non vo' che sia.

GIOVINETTO E SVEGLIATO

Dunque è meglio d'andar via.

BARTOLO

Certo meglio assai sarà.

(contraffacendoli)

Chi starnuta, e chi sbadiglia...

lungi andate cento miglia.

GIOVINETTO E SVEGLIATO

Se non fosse la signora,

no... nessun... starebbe qua.

BARTOLO

Dunque andate alla buonora,

e partite via di qua.

(i servitori partono)

Scena tredicesima

Bartolo, Don Basilio che arriva, e Figaro che ascolta in disparte.

Recitativo

BARTOLO

Ah! Don Basilio, voi venite forse

per dar lezion di musica a Rosina!

BASILIO

Questo tanto non preme.

BARTOLO

Son passato da voi, né v'ho trovato.

BASILIO

Per gl'interessi vostri fuor son stato;

ho una cattiva nuova.

BARTOLO

Per voi?

BASILIO

Oibò, per voi.

Il Conte d'Almaviva qui si trova

e sorte sempre fuori travestito.

BARTOLO

Dite pian. Questi è quello

che a Madrid ricercar facea Rosina.

Contro un uom sì possente,

ditemi voi, che cosa s'ha da fare?

BASILIO

Cosa? Udite: bisogna calunniare.

[N. 8 - Aria]

La calunnia, mio signore,

non sapete che cos'è?

Sol con questa a tutte l'ore

si può far gran cose, affé.

Questa qui, radendo il suolo,

incomincia piano piano;

e del volgo il vasto stuolo

la raccoglie, e rinforzando

passa poi di bocca in bocca,

ed il diavolo all'orecchie

ve la porta, e così è.

La calunnia intanto cresce,

s'alza, fischia, gonfia a vista:

vola in aria, e turbigliona,

lampeggiando stride e, tuona;

e diviene poi crescendo

un tumulto universale,

come un coro generale,

e rimedio più non v'è.

Recitativo

BARTOLO

Che frammischiate mai, o don Basilio!

E che rapporto ha mai, piano, crescendo,

con la mia situazion?

BASILIO

Molto ha da fare

se si vuol un nemico allontanare.

BARTOLO

Io penso di sposar Rosina, prima

ch'ella sappia che il Conte è a questo mondo.

BASILIO

Quando dunque è così, non c'è da perdere

nemmeno un sol istante.

BARTOLO

Che cosa manca mai?

BASILIO

Manca il contante.

Voi lesinando andate...

BARTOLO

Orsù; prendete,

(gli dà una borsa)

e terminate presto questo affare.

BASILIO

Domani il matrimonio s'ha da fare.

(parte, e Bartolo l'accompagna)

Scena quattordicesima

Figaro sortendo dal gabinetto, poi Rosina.

FIGARO

Che bella precauzione!

Di tutto ad avvertir vado il padrone.

(vuole sortire)

ROSINA

(entrando)

Come, voi siete qui?

FIGARO

Sì, per fortuna,

e ho inteso tutto quel che il tutore

ha parlato col maestro di cappella...

ROSINA

E steste ad ascoltar?

FIGARO

Oh questa è bella!

Ed ascoltando ho inteso

che il tutore sposar vi vuol domani.

ROSINA

Giusti dèi!

FIGARO

Che temete?

Io darò a tutti e due tanto da fare,

che al matrimonio non potran pensare.

(fugge via)

Scena quindicesima

Bartolo ritorna, e detta.

ROSINA

Signor mio, era qui con qualcheduno?

BARTOLO

Sì ben, con Don Basilio.

Non era meglio fosse il signor Figaro?

ROSINA

Per me tutt'è l'istesso.

BARTOLO

Bramerei

saper perché qui venne.

ROSINA

A parlar serio, ei venne ad informarmi

del male dell'inferma Marcellina.

BARTOLO

Per me, scommetterei ch'ei venne apposta

per prendere da voi qualche risposta.

ROSINA

La risposta! di chi?

BARTOLO

Lo so ben io...

(guardando le mani di Rosina)

Scritto avete, signora.

ROSINA

(imbarazzata)

Saria bella

che voi voleste farmi convenire...

BARTOLO

(prendendole il dito)

E questo dito nero che vuol dire?

ROSINA

Vuol dir... che a caso il dito mi bruciai;

per guarir, nell'inchiostro lo temprai.

BARTOLO

Benissimo! Vediamo:

(contando il quinternetto della carta)

qui v'erano sei fogli, ed or son cinque.

ROSINA

(Oh, stolida ch'io fui!) Il sesto...

BARTOLO

Il sesto...

ROSINA

(abbassando gli occhi)

Un cartoccio ne feci, e con dei dolci

di Figaro alla figlia lo mandai.

BARTOLO

Questa penna era nuova,

ed ora come è tinta?

ROSINA

Me ne servii poc'anzi

per disegnare un fiore su la veste

che ricamo per voi sopra il tamburo.

BARTOLO

Non arrossite, e allora son sicuro.

[N. 9 - Aria]

Veramente ho torto, è vero:

quando un dito s'è bruciato,

coll'inchiostro risanato

egli è certo ch'esser può.

Se una penna tinta resta,

fu cagion che su la vesta

nuovo fior si disegnò.

Se di carta un foglio manca,

voi mi dite molto franca

ch'alla figlia del barbiere

un cartoccio pien di dolci

in quest'oggi si mandò.

Ma il dito è nero,

la penna è tinta,

il foglio manca:

le vostre scuse

mai crederò.

Un'altra volta,

quando ch'io sorto,

con catenacci

e più lucchetti,

a cento chiavi

vi chiuderò.

(nel voler sortire s'incontra con il Conte)

Scena sedicesima

Il Conte in uniforme da militare, fingendosi un poco ubbriaco, e detti.

Recitativo

BARTOLO

Ma che vuol quest'uom? Quest'è un soldato:

rientrate, signora.

ROSINA

Ah, non vi lascio

qui solo, non son stolta;

una donna può imporre qualche volta.

CONTE

(avanzandosi verso Rosina)

Reveillons la!

Chi di voi due si chiama il Dottor Barbaro?

(piano a Rosina)

Rosina, io son Lindoro.

BARTOLO

Bartolo, lei vuol dire?

CONTE

Sì, Bartolo, Balordo...

Per me tutt'è l'istesso.

(a Rosina, mostrandole di soppiatto una lettera)

Prendete questa lettera.

BARTOLO

(al Conte, che nasconde in tasca la lettera)

Che cosa avete là che nascondete?

CONTE

Nascondo ciò che non vo' che vedete.

BARTOLO

Andate via di qua, su, disloggiate.

CONTE

Io disloggiar? Sapete legger voi,

dottor Bertoldo?

BARTOLO

Oh che bella domanda!

CONTE

E perché no?

Io son dottore e leggere non so.

BARTOLO

Voi dottore? Sì ben, senza talento.

CONTE

Il maniscalco io son del reggimento.

BARTOLO

Oh bella!

CONTE

(nasconde la lettera, e gli dà altra carta)

Ed ecco

l'amoroso biglietto

che vi manda per me il quartiermastro.

BARTOLO

(legge)

«Il dottor Bartolo

riceverà e nutrirà,

e da dormir darà»...

CONTE

Dormir darà.

BARTOLO

...«per una notte sola

al nomato Lindoro,

chiamato lo scolaro,

medico di cavalli»...

ROSINA

(Egli è lui!)

BARTOLO

(a Rosina, vivacemente)

Cosa c'è?

CONTE

Ho torto adesso?

BARTOLO

Sì ben; direte al vostro

grand'arcimpertinente quartiermastro,

che tengo un salvaguardia.

CONTE

(Oh contrattempo!)

Vo' vederlo, benché legger non so.

BARTOLO

Ben volentieri, or ve lo mostrerò.

(va a prenderlo nel tiretto del tavolino)

[N. 10 - Terzetto]

CONTE

Ah, Rosina!

ROSINA

Voi, Lindoro?

CONTE

Questa lettera prendete.

ROSINA

Cosa fate! non vedete?

CONTE

Fuor tirate il fazzoletto,

che cascar la lascerò.

ROSINA

V'è il tutore qui in prospetto,

come prenderla potrò?

BARTOLO

Piano, piano, bel soldato,

non guardate la mia sposa.

CONTE

Vostra sposa?

BARTOLO

Sì, signore.

ROSINA

Sposo no, ma mio tutore.

CONTE

V'ho creduto il suo bisavolo,

il suo nonno, il suo trisavolo.

BARTOLO

Aspettate: io leggerò.

(tira fuori una carta pecora)

«Noi sottoscritti

facciamo fede»...

CONTE

Che vada al diavolo...

Cosa m'importa?

(dà un colpo colla mano, e getta la carta in terra)

BARTOLO

(adirato)

Signor soldato,

che, sono un cavolo?

ROSINA

Non v'adirate.

Deh, perdonate...

BARTOLO

I servi miei

or chiamerò.

ROSINA

(In tale intrigo

cosa farò?)

CONTE

Lei vuol battaglia?

Battaglia sia:

una battaglia

le mostrerò.

BARTOLO

(al Conte)

Farete bene

se andate via,

perché pentire

ben vi farò.

ROSINA

Ma, qual idea!

Ma qual pazzia!

Far guerra al vino,

no, non si può.

CONTE

(spingendo il dottore)

Ecco, questo è l'inimico,

che sta presso a un rivellino;

e dall'altra sta l'amico...

(piano a Rosina)

Deh, tirate il fazzoletto.

(a Bartolo)

Qui ci sta...

(Rosina tira fuori il fazzoletto, ed il Conte lascia cascar la lettera fra loro due)

BARTOLO

Che cosa è questa?

CONTE

(la raccoglie)

È una lettera amorosa.

ROSINA

So cos'è, signor soldato.

BARTOLO

Date, date...

CONTE

Dolcemente!

S'ella fosse una ricetta,

tocca a voi; ma egli è un biglietto,

tocca a lei.

ROSINA

(la prende, e la mette in tasca)

Bene obbligata.

BARTOLO

Via, sortite.

CONTE

Or partirò.

Insieme

ROSINA

(Ah! chi sa questo suo foglio

quando leggere potrò!)

CONTE

(Ah! chi sa, Rosina mia,

quando mai ti rivedrò!)

BARTOLO

(Qui v'è sotto qualche imbroglio.

Che ben presto scoprirò!)

(il Conte parte)

Scena diciassettesima

Bartolo e Rosina.

Recitativo

BARTOLO

(Alla fine partì! Dissimuliamo.)

ROSINA

Quel soldato, per dirla, è molto allegro.

BARTOLO

Curiosa voi non siete

di leggere la carta che vi ha data?

ROSINA

Che carta? Non v'intendo.

BARTOLO

(accennando la tasca)

Quella che là metteste.

ROSINA

Ah sì, per distrazione.

BARTOLO

Deh, fatela veder.

ROSINA

Quest'è il biglietto

che ieri ricevei da mio cugino.

BARTOLO

E veder no 'l potrei?

ROSINA

No, signorino.

Guardate indegnità!

BARTOLO

(battendo i piedi)

Veder lo voglio.

ROSINA

Voi non lo vederete.

(vuol fuggire)

BARTOLO

La porta serrerò, non scapperete.

ROSINA

(Cieli! che debbo far! Presto, cambiamolo.)

(mentre Don Bartolo va per serrare, Rosina cambia il biglietto)

BARTOLO

Adesso lo vedrò!

ROSINA

Come?

BARTOLO

Per forza!

ROSINA

Ohimè.

(cade sopra una sedia)

BARTOLO

Che cos'avete?

ROSINA

(finge svenire)

Ah! mi sento morir!

BARTOLO

No, mio tesoro...

ROSINA

Ah! che non posso più... io manco... io moro.

BARTOLO

La lettera leggiam senza che veda.

(le tasta il polso con una mano e con l'altra prende la lettera e la legge)

ROSINA

(sospirando)

Ah!

BARTOLO

Che rabbia di saper...

ROSINA

(sospirando ancora)

Oh me infelice!

BARTOLO

O ciel! Che vedo!

Questa lettera è quella del cugino;

mi son ben ingannato! O me meschino!

(finge di sostenerla e le rimette la lettera nella tasca)

ROSINA

Ah!

BARTOLO

Son vapori, mio ben, no, non temete.

(Il polso appena batte!)

(cava di tasca una boccetta d'acqua odorosa)

ROSINA

Deh! lasciatemi star!

BARTOLO

Confesso, ho torto.

ROSINA

Il vostro domandar sì ributtante...

BARTOLO

Cara, perdon; son qui alle vostre piante.

(si inginocchia)

ROSINA

Con le buone maniere

tutto da me s'ottiene. Ecco, leggete.

(presentandogli la lettera)

BARTOLO

Tal procedere onesto

dissipa i miei sospetti.

ROSINA

Ma leggete, signore...

BARTOLO

Il ciel mi guardi

di farvi un'altra ingiuria.

(ritirandosi indietro)

Orsù, io vado

a veder Marcellina.

ROSINA

Precedetemi, io vengo in un momento.

BARTOLO

Giacché la pace è fatta,

amatemi, e sarete un dì felice.

(baciandole la mano)

ROSINA

(abbassando gli occhi)

Piacetemi, signor, che v'amerò.

BARTOLO

Vi piacerò, ben mio, vi piacerò.

(parte allegro)

Scena diciottesima

Rosina sola, osservando se è partito.

Leggiamo questo foglio,

che mi ha dato finor tanto cordoglio:

(legge e poi esclama:)

ah, troppo tardi lessi! Egli mi prega

tener querela aperta

quest'oggi col tutor: n'avea una,

l'ho lasciata scappar. Il mio tiranno

tanto è ingiusto con me, che i beni miei

mi toglie, e libertà. Ah! sommi dèi!

Deh, abbiate voi pietà de' casi miei!

[N. 11 - Cavatina]

Giusto ciel, che conoscete

quanto il cor onesto sia,

deh, voi date all'alma mia

quella pace che non ha.

(parte)

Variante: finale dell'atto primo, al posto della scena XVIII

Versione di Napoli, Teatro dei Fiorentini, 1787.

Scena XVIII

Rosina, poi Bartolo che ritorna.

ROSINA

Leggiamo questo foglio

che mi ha dato finor tanto cordoglio.

(legge la lettera)

«Cara Rosina mia, con il tutore

tenete guerra aperta in questo giorno...»

Ah, che già l'occasione

era venuta, ed io scappar la feci!

(come sopra)

«Io dalla tirannia in cui vivete

oggi vi toglierò e mia sarete.»

Carta adorata, al sen ti stringo.

(bacia la lettera e se la stringe al seno)

BARTOLO

Il diavolo mi soffia nell'orecchio

ch'io non esca di casa... sta'... Rosina

perché bacia quel foglio?

Sangue d'un saracino!

Tanto non si può far per un cugino.

Gatta ci cova...

ROSINA

Cielo!

Deh, tu consola... (Oh dio!

il mio tiranno è qui. Se celo il foglio

rinnovo i suoi sospetti...

Fingerò non vederlo, e intanto il tempo

prenderò di partire...)

(Rosina passeggia con la lettera in mano e Bartolo le va appresso in punta di piedi, procurando di leggere qualche cosa)

BARTOLO

(Passeggia... ah se potessi,

senza che se ne accorga,

leggere qualche cosa e assicurarmi

prima del vero e poi passare all'armi...

Basta: vedrò...)

ROSINA

Questo cugino mio

mi ama davvero.

BARTOLO

(Cugino, signorsì!... Basta, vedremo...

ma cattera! ha costei l'argento vivo

nelle mani e ne' piedi.

Ma leggerò... cospetto!)

ROSINA

(Crepa, brutto vecchiaccio maledetto!)

BARTOLO

Ma diavolo, fermatevi...

(la prende per un braccio, e Rosina finge d'intimorirsi)

ROSINA

Ah!

BARTOLO

Non temete...

ROSINA

Siete voi!

BARTOLO

Son io,

tratto da' vostri effluvi, idolo mio!

ROSINA

Ma che modi indiscreti,

per farmi cader morta di paura!

Vado per un po' d'acqua...

(si ripone la lettera in saccoccia e vuol partire)

BARTOLO

Vado per un po' d'acqua... Adagio... dite,

che lettera era quella,

che poc'anzi avevate nelle mani?

ROSINA

Quella del mio cugino.

(vuol partire e Bartolo la trattiene)

BARTOLO

Ah, del cugino... A dirla,

vorrei leggerla adesso,

senza offesa però...

ROSINA

Ed or leggerla, amico, non si può.

BARTOLO

E perché no?

ROSINA

Perché, signor garbato,

il libro del perché non si è stampato.

BARTOLO

(irato)

E lo stamperò io. Dov'è la lettera?

ROSINA

Ma che? Torniamo adesso

ai sospetti di pria?

Che vita disperata è questa mia!

(finge di piangere)

BARTOLO

Eh, che qui non ci voglion tante smorfie.

La lettera, o per Bacco...

ROSINA

Eccola qui, leggetela voi stesso...

BARTOLO

(Leggerò, leggerò signora mia.)

(finge di cercar la lettera per le saccocce: la prende, e nell'atto che vuol darla a Bartolo, ora con un pretesto, ora con un altro tira la mano a sé, e finalmente senza darcela parte)

ROSINA

(Leggerai il malan che il ciel ti dia!)

La carta che bramate,

prendete, eccola qua!

Ma il torto che mi fate,

crudel, m'ucciderà.

Che barbaro sospetto!

Che nera crudeltà!

(Vecchiardo maledetto,

vedrai chi più ne sa.)

Tiranno via, prendete...

eh, eh, che tosse atroce!

Leggete sì, leggete...

eh, eh, non ho più voce!

Io pe... io perdo il fiato.

Vede... vedete ingrato,

la collera che fa!

Ah che non sei più quella

Rosina poverella:

per te non v'è più affetto,

non v'è più carità!

(Vecchiaccio maledetto,

vedrai chi più ne sa.)

(parte Rosina)

Scena XIX

Bartolo solo, indi don Basilio e poi Rosina in disparte, e finalmente Figaro.

BARTOLO

Mi aveva quasi quasi intenerito.

Si vede poverina... E che si vede?

Si vede ch'è partita, e mi ha lasciato

con un palmo di naso.

BASILIO

Amico...

BARTOLO

Ah don Basilio, è fatto il caso.

BASILIO

Ve l'avete sposata?

BARTOLO

Che sposata:

vi son biglietti, intrichi, militari...

BASILIO

Militari! Cioè?

BARTOLO

Vi è un uffiziale ora di più.

BASILIO

Di più?

BARTOLO

Signor mio, sì. E poc'anzi fu qui.

BASILIO

Qui?

BARTOLO

Qui.

BASILIO

Qui?

BARTOLO

Qui.

ROSINA

(Consigliano

le volpi. Ascolterò.)

BASILIO

Ma come

s'introdusse costui?

BARTOLO

Venite meco,

che per la via vi narrerò l'istoria,

vado per la mia cappa...

(entra e poi torna col mantello)

FIGARO

Allegra, signorina,

or ora qui ritornerà l'amico.

ROSINA

Figaro, ah, non vorrei

che si scovrisse alfine il nostro intrico.

Bartolo non è cieco.

FIGARO

Non dubitar che Solimano è teco.

BARTOLO

(a Rosina)

Oh, voi qui! Come va la vostra tosse?

ROSINA

Un po' meglio.

BARTOLO

Sì ben, me ne rallegro.

(a Figaro)

E voi signor capestro

che diavolo volete?

FIGARO

Uh, uh, che modo

di trattare è mai questo! io son venuto,

per veder se cascato

qui mi era un fazzoletto che ho perduto.

BARTOLO

Qui non v'è nulla. Fuori!

Don Basilio, andiamo.

(lo prende per un braccio)

BASILIO

Dove mai?

BARTOLO

Dal quartiermastro,

per saper quel soldato chi mai sia,

perché temo di qualche furberia.

ROSINA

(Oh, dio!)

FIGARO

(Cospetto!)

BASILIO

Andiamo.

(si avviano e sulla porta si ferma Bartolo dandosi alla disperazione)

BARTOLO

Corpo dell'arcidiavolo!

BASILIO

Che avete?

BARTOLO

Ritorna l'uffizial, non lo vedete?

Scena XX

Il Conte nell'istesso abito di uffiziale con alcuni Facchini appresso, che portano un baule, una sella, pistole e schioppo.

CONTE

Miei padroni, servo loro:

mille ossequi, signorina.

ROSINA

La sua serva a lei s'inchina

con rispetto ed umiltà.

(fanno complimenti fra loro)

BASILIO E FIGARO

Sono tutte convenienze,

gentilezze e civiltà.

ROSINA E CONTE

Da voi lungi, o mio tesoro,

pace il core, oh dio, non ha.

BARTOLO

(Uh, che caldo che mi viene!)

BASILIO E FIGARO

Flemma, amico, state saldo!

ROSINA

Idol mio...

CONTE

Amato bene...

BASILIO E FIGARO

Temperate il vostro caldo!

BARTOLO

(Se mi scappa la pazienza,

la finisco in verità.)

BASILIO E FIGARO

(Più prudenza, più prudenza

così alfin se n'anderà.)

CONTE

(con impeto a Bartolo)

Or qual è la stanza mia?

BARTOLO

(con flemma)

Se la trovi all'osteria!

CONTE

Ah vigliacco... ah ribaldo...

BARTOLO

Don Basilio, cresce il caldo!

BASILIO

Or per voi gli parlerò.

(al Conte con qualche aria di serietà)

Mio signor, qui non ci è loco.

CONTE

(con flemma)

Meno foco ci sarà...

BARTOLO

Non avrai no, no la stanza.

CONTE

Più creanza: l'averò!

BARTOLO E BASILIO

Oh che uomo indemoniato!

Chi lo caccia più di qua?

FIGARO

(a Bartolo)

Vuo' parlargli anch'io, chi sa?

(al Conte)

Signorino mio garbato

via partite, andate via!

CONTE

Come, oh dio!

ROSINA

Ah sì, ben mio,

più non farmi palpitare.

CONTE

Ma perché?

FIGARO

Perché guastare

si può tutto: ecco il perché.

CONTE

Dunque addio, Rosina mia.

ROSINA

Dunque addio, caro Lindoro.

CONTE

Ah, ch'io manco...

ROSINA

Oh dio! Ch'io moro...

ROSINA E CONTE

Nel dividermi da te!

BARTOLO

Ve ne andate alla buonora?

CONTE

Me l'ha detto la signora:

vado, addio, partir conviene.

ROSINA, FIGARO, BARTOLO E BASILIO

Si stia bene, si stia bene!

CONTE

Mi ripiglio l'equipaggio.

ROSINA, FIGARO, BARTOLO E BASILIO

Buon viaggio, buon viaggio.

TUTTI

O che giorno è stato questo!

O che fosso si è saltato!

Si era il cielo assai turbato,

ma sereno ritornò.

Atto secondo
Scena prima

Camera come nel I atto, scena VII.
Bartolo, solo.

[N. 12 - Duetto]

Oh che umor! ohimè, che umore!

La credevo, affé, calmata;

ma, al contrario, ell'è adirata,

e non vuol (ch'è quel ch'è peggio)

da Basilio più lezion.

(battono alla porta)

Ma chi batte così forte?

Par che buttin giù le porte;

(battono più forte)

temo sia qualche briccon.

(va ad aprire)

Scena seconda

Il Conte in abito da baccelliere, e detto.

CONTE

Gioia e pace sia con voi.

BARTOLO

Pace pur dia il cielo a voi.

CONTE

Vi desio e gioia e pace.

BARTOLO

Buon augurio: in ver mi piace.

CONTE

Pace, e gioia...

BARTOLO

(Ohimè, che noia!)

Insieme

CONTE

Pace, e gioia, gioia, e pace...

io vi vengo ad augurar.

BARTOLO

(Ah! costui egli è capace

di venirmi ad ingannar.)

Recitativo

BARTOLO

E ben, chi siete?

CONTE

Alonso è il nome mio

baccellier licenziato, mio signore.

BARTOLO

Io bisogno non ho di precettore.

CONTE

Di don Basilio allievo, ch'ha l'onore...

BARTOLO

Sì bene, ch'ha l'onor... Veniamo al fatto.

CONTE

Egli è un poco ammalato, e in vece sua...

BARTOLO

Ammalato! Andiamo a visitarlo.

CONTE

(imbarazzato)

M'aveva incaricato...

BARTOLO

(Quest'è qualche briccon!) Parlate pure.

CONTE

(Oh vecchio maledetto!) Don Basilio

m'aveva incaricato...

BARTOLO

Forte, perché son sordo d'un orecchio.

CONTE

(alzando la voce)

Volentieri: che il Conte d'Almaviva...

BARTOLO

(spaventato)

Parlate pian, vi prego.

CONTE

Cambiò d'alloggio in questo dì e una lettera

ho meco, che madama

Rosina a lui ha scritto.

BARTOLO

Scritto! Parlate piano...

CONTE

Ma voi sordo non siete?

BARTOLO

Ah, signor don Alonso, perdonate

se così malfidente mi trovate;

ma l'età vostra, l'aria, e la figura

m'han fatto sospettar; vediam la lettera.

CONTE

(gli dà la lettera di Rosina)

Eccola.

BARTOLO

Ah perfida! Conosco la sua mano.

(legge borbottando)

CONTE

Parlate ancora voi, parlate piano.

BARTOLO

Quanto, amico, vi devo...

CONTE

Oh, non è niente;

adesso don Basilio

termina il vostro affar con un curiale

per concludere il vostro matrimonio;

allor s'ella resiste...

BARTOLO

Ella resisterà...

CONTE

Ecco l'istante

ch'io servir vi potrò; le mostreremo

la lettera, e diremo

che un'amante del conte me la diede

alla quale egli l'ha sacrificata:

e allor...

BARTOLO

Bella calunnia, ben trovata.

Or veggo, amico caro, che venite

dalla parte davver di don Basilio;

ma per non dar sospetto,

saria meglio che pria vi conoscesse.

CONTE

(reprimendo un gran movimento di gioia)

Così appunto pensava don Basilio;

ma come far?

BARTOLO

Io dirò che in sua vece

veniste voi per darle la lezione.

CONTE

Guardate bene, il foglio non mostrate.

BARTOLO

Non glielo mostrerò: non dubitate.

(parte)

Scena terza

Il Conte solo.

Eccomi in salvo, affé. Che diavol d'uomo!

Figaro ben conosce

quanto difficil sia da maneggiarlo.

Senza l'inspirazione della lettera,

l'aveva fatta bella!

(ascoltando alla porta)

Oh ciel! Disputan là; s'ella non viene,

perduto il frutto avrò delle mie pene.

(si ritira in disparte)

Scena quarta

Rosina con Bartolo, e detto nascosto.

ROSINA

Tutto ciò che mi dite

è inutile, signore:

di musica non voglio più lezione.

BARTOLO

Ma questo è don Alonso,

l'amico e lo scolaro di don Basilio.

ROSINA

Dov'è questo maestro

che di mandar indietro voi temete?

BARTOLO

Eccolo qui...

ROSINA

(vedendo il suo amante dà un grido)

Ohimè!

BARTOLO

Che cosa avete?

ROSINA

(con una gran confusione)

Oh dio; signore... oh dio!...

BARTOLO

Ella si sente mal, signor Alonso...

ROSINA

No, non mi sento mal, ma nel voltarmi...

CONTE

Il piè vi siete smosso, o mia signora?

ROSINA

(guardando il Conte)

Si ben, il piè. È un mal che m'addolora.

BARTOLO

Una sedia.

(va per prenderla)

CONTE

(a Rosina)

Rosina...

ROSINA

(al Conte)

Che imprudenza!

BARTOLO

Eccola qui: sedete.

Oggi non v'è apparenza, o baccelliere,

ch'ella prenda lezione.

ROSINA

Oibò, aspettate; il dolor m'è passato.

Conoscendo il mio torto,

lo voglio riparar.

BARTOLO

Ah no, mia cara;

sforzar non vi dovete...

ROSINA

La lezion prenderò, se 'l permettete.

CONTE

(a Bartolo)

Non la contraddiciam...

BARTOLO

(piano al Conte)

Voi dite bene.

(a Rosina)

Fate ciò che v'aggrada.

CONTE

(prendendo una carta di musica dal cembalo)

Questa è l'aria che serve per lezione?

ROSINA

È un'aria de L'inutil precauzione.

BARTOLO

Sempre l'istessa istoria!

(siede dov'era Rosina)

ROSINA

Lei suoni, che imparar la vo' a memoria.

[N. 13 - Aria]

«Già riede primavera

col suo fiorito aspetto;

già il grato zeffiretto

scherza fra l'erbe, e i fior.

Tornan le fronde agli alberi,

l'erbette al prato tornano;

ma non ritorna a me

la pace del mio cor.

Io piango afflitta, e sola,

misera pastorella,

non la perduta agnella,

ma il pastorel Lindor.»

Ascoltando l'aria, Bartolo s'addormenta. Il Conte nel ritornello s'azzarda di prendere una mano di Rosina e di baciarla. L'emozione rallenta a Rosina la voce, che s'indebolisce e termina per mancarle in mezzo alla cadenza. L'orchestra segue il movimento della cantatrice e si tace.

Alla mancanza del suono e del canto, Bartolo si risveglia e Rosina ripiglia l'aria.

«Già riede primavera

col suo fiorito aspetto;

già il grato zeffiretto

scherza fra l'erbe, e i fior.»

Recitativo

CONTE

Quest'arietta, per dirle il ver, rapisce

e madama assai bene l'eseguisce.

ROSINA

Lei mi burla, signore;

la gloria è sol dovuta al precettore.

BARTOLO

A me sembra d'aver troppo dormito,

(sbadiglia)

né intesi la bell'aria.

Ma sia detto fra noi in buona pace,

tal maniera di canto non mi piace.

A me piaccion quell'arie

facili a ritenere: per esempio,

di quelle ch'io cantava

allor nella primiera gioventù...

voglio veder se me n' ricordo più.

[N. 14 - Seghidiglia spagnola]

(nel tempo del ritornello egli cerca grattandosi la testa, e poi canta, facendo le castagnette colle dita, e ballando sui ginocchi, come fanno i vecchi)

Vuoi tu, Rosina,

far compra fina

d'un bello sposo,

che merti, o cara,

tutto l'amore?

Tirsi non sono,

ma ancor son buono,

ed io ti giuro,

quando fa scuro

han tutti i gatti

un sol colore:

dunque, mia cara bella,

prendi questo mio core.

Scena quinta

Figaro nel fondo, imitando i movimenti di Bartolo, e detti.

Recitativo

BARTOLO

(accorgendosi di Figaro)

Signor barbier, passate;

appunto, dite un poco, quel cartoccio

di dolci lo gustò la vostra figlia?

FIGARO

Quai dolci, che vuol dire?

ROSINA

(interrompendolo)

Quei dolci che a voi diedi la mattina

per portare alla vostra piccinina.

FIGARO

Ah! Me n'ero scordato!

Buonissimi, eccellenti!

BARTOLO

Bravo, signor barbiere;

andate là, che fate un bel mestiere.

Alfin, perché veniste?

Per purgar, salassare,

e tutta la mia casa rovinare?

FIGARO

Io venni per rasarla, oggi è il suo giorno.

BARTOLO

Tempo or non ho, doman fate ritorno.

FIGARO

Perdoni che ho da far, tornar non posso.

Vuol passare, signor, nella sua stanza?

BARTOLO

Oibò: voglio star qua.

ROSINA

(con isdegno)

Bella creanza!

E perché qui nel mio appartamento?

BARTOLO

Per non star da voi lungi un sol momento.

FIGARO

(piano al Conte)

Allontanar no 'l posso.

(chiamando)

Via presto: Giovinetto, lo Svegliato,

portate acqua, il bacil, ed il sapone...

BARTOLO

Sì ben, sì ben, chiamateli;

son tutti quanti in letto rovinati.

FIGARO

Ebben, anderò io...

BARTOLO

No, vado io stesso.

(tira fuori il mazzo delle chiavi, e poi dice piano al Conte:)

Non lo lasciate andar a lei d'appresso.

(parte)

Scena sesta

Il Conte, Rosina e Figaro.

FIGARO

L'abbiam mancata bella!

Tutto il mazzo di chiavi lui mi dava.

Qual è la chiave della gelosia?

ROSINA

La più nuova di tutte.

FIGARO

Ho già capito;

se la posso agguantar, farò pulito.

Scena settima

Bartolo ritornando, e detti.

BARTOLO

(Io non so quel che faccio

con qui lasciar quel diavolo di barbiere.)

(dando il mazzo delle chiavi a Figaro)

Tenete, in stanza mia, ma non toccate.

FIGARO

Nulla non toccherò, non dubitate.

(parte)

Scena ottava

Bartolo, il Conte e Rosina.

BARTOLO

(piano al Conte)

Costui portò per certo

quella lettera al Conte.

CONTE

(piano a Bartolo)

M'ha l'aria d'un briccone.

BARTOLO

(come sopra)

Più non m'attrapperà!

ROSINA

Come incivili siete,

signori miei, parlar fra voi sì basso:

e intanto la lezion...

Qui s'ode un rumore come di porcellane che si rompono.

BARTOLO

Oh che fracasso!

Quel diavol di barbiere maledetto

rotto avrà ciò che v'è nel gabinetto.

(parte correndo)

Scena nona

Il Conte, e Rosina.

CONTE

Deh! profittiamo adesso del momento

che il barbier ci prepara.

Accordatemi, o cara

ch'io possa questa sera favellarvi

per poter dal tutor poscia sottrarvi.

ROSINA

Ah! Lindoro!

CONTE

Io già posso

montar sino alla vostra gelosia;

il vostro foglio poi io fui forzato...

Scena decima

Bartolo, Figaro e detti.

BARTOLO

Non m'ingannai; il tutto è fracassato.

FIGARO

Vedete che gran male!

Fa scuro sulla scala, e ad una chiave

(mostrando la chiave al Conte)

nel montar m'attaccai...

BARTOLO

Attaccarsi a una chiave! Ch'uomo scaltro!

FIGARO

Meglio di me, signor, trovate un altro.

Scena undicesima

Don Basilio e detti.

[N. 15 - Quintetto]

(Don Basilio!)

CONTE

(Giusto cielo!)

FIGARO

(Quest'è il diavol!)

BARTOLO

(gli va incontro)

Caro amico.

Siete ben ristabilito?

Se non era Don Alonso,

io da voi volea venir.

BASILIO

(meravigliandosi)

Don Alonso!

FIGARO

Sempre intoppi!

(battendo il piede)

Vuole ormai farsi la barba?

BASILIO

Dite un poco, miei signori...

FIGARO

Io non posso più soffrir.

BASILIO

Ma bisogna...

CONTE

Deh! tacete.

Il signor è già informato,

che m'avete incaricato

di venir a dar lezion.

BASILIO

(ancor più meravigliato)

La lezion?... Alonso!... Come?

ROSINA

Deh! tacete.

BASILIO

Ed ella ancora?

CONTE

(piano a Bartolo)

Dite a lui che siam d'accordo.

BARTOLO

(piano a Don Basilio)

Non ci date una mentita.

BASILIO

Ah! sì, sì, d'accordo siam.

BARTOLO

(forte)

E così, che fa il curiale?

FIGARO

Via, finite col curiale.

BASILIO

Cosa dite del curiale?

CONTE

(sorridendo)

Voi parlaste col curiale?

ROSINA

Ma cos'è questo curiale?

BASILIO

(impaziente)

No, no 'l vidi, no, il curiale.

CONTE

(piano a Bartolo)

Procurate ch'egli parta,

perché temo che ci scopra.

BARTOLO

(piano al Conte)

Dite ben, così farò.

(a Don Basilio)

Ma che male vi sorprese?

ROSINA

Dite, dite, fu un dolore...

BASILIO

(in collera)

Non v'intendo...

CONTE

(mettendogli una borsa in mano)

Sì, signore,

(con passione)

vi domanda qui il dottore,

nello stato in cui voi siete,

cosa qui veniste a far?

FIGARO

Egli è giallo come un morto!

BASILIO

Ah, comprendo!

CONTE

Ve l'ho detto.

Presto, presto, andate a letto.

Voi ci fate spaventar.

FIGARO

Oh che viso! Andate a letto.

BARTOLO

(tastandogli il polso)

Qui c'è febbre, andate a letto.

ROSINA

Febbre! Tremo: andate a letto.

BASILIO

Dunque a letto devo andar?

ROSINA, CONTE, FIGARO E BARTOLO

Senza dubbio.

BASILIO

(guardando tutti)

Miei signori,

troppo ben non sto in effetto.

Torno a casa, e vado a letto,

e così meglio sarà.

BARTOLO

(a don Basilio)

E doman, se state bene...

CONTE

(a don Basilio)

Io da voi sarò a buon'ora.

FIGARO

(a don Basilio)

Via, non state tanto fuora;

presto a casa, andate là.

ROSINA

Don Basilio, buona sera.

BASILIO

(Se la borsa qui non era...)

ROSINA, CONTE, FIGARO E BARTOLO

Buona sera, buona sera.

BASILIO

(partendo)

Buona sera... io vo di già.

ROSINA, CONTE, FIGARO E BARTOLO

Deh! partite, andate là.

(accompagnandolo)

Scena dodicesima

Bartolo, il Conte, Rosina e Figaro.

BARTOLO

(d'un tono importante)

Quell'uomo certo,

no, non sta bene.

ROSINA

Egli ha negli occhi

per certo il foco.

CONTE

L'aria notturna

l'avrà colpito.

FIGARO

Eh via, si vede

che non sta bene.

(a Bartolo, spingendo una sedia lontano dal Conte, presentandogli l'asciugamano)

Su, si decida!

CONTE

Pria di finire,

madama, ascolti

ciò ch'è essenziale

per cantar ben.

BARTOLO

Mi pare invero

che fate apposta,

perché non veda.

Voi vi mettete

davanti a me.

CONTE

(piano a Rosina)

Abbiam le chiavi,

e a mezzanotte

noi qui verremo.

FIGARO

(mettendogli l'asciugamano sotto il collo)

Veder volete...

ahi, ahi...

BARTOLO

Cos'è?

FIGARO

Non so, qual cosa

m'entrò nell'occhio.

(accostandosi colla testa)

BARTOLO

Non strofinate.

FIGARO

È l'occhio manco;

faccia il piacere

soffiarci un po'.

(Bartolo prende la testa di Figaro, e guardando per disopra, lo spinge violentemente, e va dietro gli amanti per ascoltare la loro conversazione)

CONTE

(piano a Rosina)

Per quel riguarda

il vostro foglio,

io mi trovai

in tale imbroglio.

E fui obbligato...

FIGARO

(da lontano per avvertirli)

Oh, oh, oh, oh!

CONTE

(Che 'l travestirmi

non fosse inutile...)

BARTOLO

Bravi! Pulito!

ROSINA

(Ah, me meschina!

Cosa sarà!)

BARTOLO

Brava, madama,

non si sgomenti;

su gli occhi miei,

in mia presenza

simile oltraggio

a me si fa?

CONTE

Meraviglia mi fate, signore:

se così voi prendete l'errore,

vedo bene che qui la signora

vostra moglie giammai non sarà.

ROSINA

Io sua moglie! Mi guardin gli dèi!

Tristi giorni davver passerei,

ed in mano d'un vecchio geloso

perderei la mia gioventù.

BARTOLO

Cosa sento! che ascolto! che orrore!

ROSINA

E darò la mia mano e il mio core

a colui che saprà presto trarmi

da sì nera e sì ria schiavitù.

Insieme

BARTOLO

Soffocar dalla rabbia mi sento:

se non crepo, davver è un portento.

(a Figaro)

Ah! tu sei la cagion, maledetto!

Dalle scale ti vo' far saltar.

ROSINA, CONTE E FIGARO

A quegli occhi che spirano foco,

a quel gesto così spaventato,

ah! si vede che è pazzo arrabbiato;

c'è bisogno di farlo legar.

BARTOLO

Ah, mi sento nel seno un gran foco!

Son da tutti così assassinato!

Sollevare io vo' il vicinato:

questi infami me l'han da pagar.

(partono tutti da varie parti)

Scena tredicesima

Si oscura la scena e s'ode una sinfonia che descrive un temporale.
Bartolo, e Don Basilio con una lanterna di carta in mano.

[N. 16 - Temporale]

Recitativo

BARTOLO

Come, Basilio, voi no 'l conosceste?

BASILIO

Io vi dico di no. Ma se la lettera

vi diede di Rosina,

egli è del Conte certo un emissario;

ma dal regal che fecemi, confesso

ch'esser egli potria il Conte istesso.

BARTOLO

In vece mia, Basilio,

voi non la sposereste?

BASILIO

Temerei gli accidenti...

BARTOLO

Se non la sposo, io crepo per amore.

BASILIO

Quand'è così, sposatela, o dottore.

BARTOLO

Così farò in questa notte istessa.

BASILIO

Vado per il notar, e qui ritorno.

BARTOLO

Vengo ad accompagnarvi.

(gli dà una chiave)

Tenete la mia chiave.

Io qui v'attendo. Orsù, venga chi vuole,

non entrerà nessuno, ve lo giuro.

BASILIO

Con tale precauzion siete sicuro.

(partono)

Scena quattordicesima

Rosina sola, sortendo di camera con lume.

Mi sembra aver inteso

qualcuno a favellar. È mezzanotte,

e Lindoro non vien. Sento un rumore...

cieli! Rientriam, qui viene il mio tutore.

Scena quindicesima

Bartolo ritorna con un lume, e detta.

BARTOLO

Ah! Rosina, giacché non siete entrata

nel vostro appartamento...

ROSINA

Io vado a ritirarmi.

BARTOLO

Rosina, deh, ascoltatemi...

ROSINA

Domani.

BARTOLO

Un momento di grazia...

ROSINA

(Ah, s'ei venisse!)

BARTOLO

Rosina, non temete;

io sono vostro amico;

deh, ascoltatemi.

ROSINA

(Ohimè, non posso più!)

BARTOLO

Questa lettera qui, che voi scriveste

al Conte d'Almaviva...

ROSINA

(meravigliata)

Al Conte d'Almaviva!

BARTOLO

Che uomo indegno!

Appena l'ebbe, ei ne fece un trofeo,

ed ora a me una donna l'ha mandata,

alla quale egli v'ha sacrificata.

ROSINA

Il Conte d'Almaviva!

BARTOLO

Io per voi fremo.

A tempo fui avvisato d'un complotto

tra Figaro, Almaviva e Don Alonso;

quell'allievo supposto di Basilio,

che del Conte non è che un vile agente.

ROSINA

(oppressa)

Chi! Lindoro? quel giovin...

BARTOLO

(Ah, è Lindoro.)

ROSINA

Ed era per un'altra...

BARTOLO

Così m'ha detto dandomi la lettera.

ROSINA

(irata)

Ah, quale indegnità! Signor, avete

destinato sposarmi?

BARTOLO

Noti vi son i sentimenti miei.

ROSINA

Se ve ne resta ancor, son vostra. (Oh dèi!)

BARTOLO

Il Notaro verrà in questa notte.

ROSINA

(sospirando)

Ah! non è tutto. Ciel, sono umiliata!

Sappiate ancor, che il perfido osa entrare

fra poco qui per questa gelosia,

onde rubar a voi la chiave...

BARTOLO

(osservando il mazzo)

Ah perfidi!

Io non vi lascio più.

ROSINA

Se son armati Che fareste?

BARTOLO

Hai ragion; io vado subito

il giudice a chiamar. Ei come ladro

sarà presto arrestato.

E in un colpo sarò ben vendicato.

ROSINA

(disperata)

Deh! scordatevi solo del mio errore.

(Io mi punisco assai.)

BARTOLO

Addio, mio core.

(parte)

Scena sedicesima

Rosina sola, tira fuori il fazzoletto, e si abbandona al pianto.

Infelice! che fo? egli già viene:

io vo' restar e fingere con lui

per contemplarlo nella sua perfidia.

Il basso suo procedere

preservarmi saprà... N'ho gran bisogno:

nobil d'aspetto e voce lusinghiera;

e un vile agente, e un seduttor egli era!

Oh giusto ciel! apron la gelosia!

(fugge)

Scena diciassettesima

Il Conte e Figaro, ammantati, compariscono alla finestra.

FIGARO

(di fuori)

Entrò? qualchedun se n' fugge via.

CONTE

È un uomo?

FIGARO

No.

CONTE

È Rosina,

ch'avrà posta in fuga

la brutta tua figura.

FIGARO

(entra in camera)

Eccoci qua... passata è la paura.

CONTE

(entra anche lui)

Dammi la man. A noi è la vittoria.

FIGARO

(gettando il mantello)

Noi siam tutti bagnati.

Bel tempo in ver per correr la fortuna:

signor, come lo trova?

CONTE

Per un amante, inver molto eccellente.

FIGARO

Sì, ma cattivo per un confidente.

Scena diciottesima

Rosina, e detti.

CONTE

Ecco la mia Rosina!

(Figaro accende tutti i lumi)

ROSINA

(con indifferenza)

Mio signore,

cominciava a temer che non veniste.

CONTE

Ah, bella inquietudine!

Ah! mio ben, non conviene, ch'io proponga

la sorte accompagnar d'un infelice.

Qualunque asil scegliete,

io là vi seguirò, e sul mio onore...

(a' suoi piedi)

ROSINA

(sdegnata)

Va, non giurar, malnato traditore.

[N. 17 - Recitativo accompagnato]

Io t'aspettava sol per detestarti;

(piangendo)

ma pria d'abbandonarti

a' rimorsi, crudel... sappi, t'amava

ed altro non bramava,

questo infelice cor, che di seguirti

e accompagnar la tua cattiva sorte.

Lindoro ingrato!

Perché abusar di mia bontà?

Tu mi vendevi al Conte d'Almaviva.

E questa lettera...

CONTE

(vivacemente)

Che il tutor v'ha rimessa...

ROSINA

Appunto a lui

io n'ho l'obbligazion...

CONTE

Oh me felice!

Io gliela diedi, né informarvi potei:

dunque, Rosina, è vero, che m'amate?

FIGARO

Eccellenza, signor, non dubitate.

ROSINA

Eccellenza! che dice!

CONTE

Oh amabil donna!

(getta il mantello, e resta in abito magnifico)

Finger non posso più: a' vostri piedi

non vedete Lindor, ma d'Almaviva

il Conte io son, che da sei mesi in poi

vi cerca ognor invano...

che v'offre il cor...

ROSINA

(cade nelle braccia del Conte)

Oh dio!

CONTE

Ecco la mano.

[N. 18 - Finale]

Cara, sei tu il mio bene,

l'idolo del mio cor.

ROSINA

Caro, fra dolci pene

ardo per te d'amor.

CONTE

Oh dio! che bel contento!

ROSINA

Che bel piacer, che sento!

ROSINA E CONTE

Tutte le pene oblio,

e a te, bell'idol mio,

sarò fedele ognor.

(nel frattempo del duetto Figaro guarda spesso alla finestra per non esser sorpresi, ed a suo tempo esclama:)

FIGARO

Eccellenza, non v'è più riparo;

ci han levata la scala di già.

ROSINA

Ah, son io la cagione innocente;

tutto ho detto, il tutor m'ha ingannata;

egli sa che voi siete ora qua.

FIGARO

(guardando di nuovo)

Eccellenza, già apron la porta...

ROSINA

(correndo nelle braccia del Conte)

Ah Lindoro! accorrete, vedete...

CONTE

Ah Rosina! no, no, non temete;

voi mia sposa quest'oggi sarete

ed il vecchio punire saprò.

Scena diciannovesima

Don Basilio con il Notaro, e detti.

FIGARO

Eccellenza, ecco il nostro Notaro.

CONTE

E l'amico Basilio è con lui.

BASILIO

Cos'è questo, che cosa mai vedo?

NOTARO

Son questi gli sposi futuri?

CONTE

Siamo noi. Il contratto l'avete?

NOTARO

Manca i nomi. Il contratto egli è qui.

ROSINA

(al Notaro, che scrive)

Io mi chiamo Rosina: scrivete.

CONTE

Ed il Conte son io d'Almaviva.

Soscriviamo. E voi, Don Basilio,

testimonio sarete, lo spero.

(tutti sottoscrivono, fuori di Don Basilio)

BASILIO

Ma eccellenza... ma come... il dottore...

CONTE

(dandogli una borsa d'oro)

Soscrivete, non fate il ragazzo.

BASILIO

Sottoscrivo.

FIGARO

(Inver non è pazzo!)

Insieme

ROSINA E CONTE

Il denaro fa sempre così.

BASILIO

Questo è un peso che fa dir di sì!

NOTARO E FIGARO

Quello è un peso che fa dir di sì!

Scena ventesima

Bartolo con un Alcade, degli Alguazili, e Servi con torce, e detti.
Bartolo entra, vede il Conte, che bacia la mano a Rosina, e Figaro ch'abbraccia grottescamente don Basilio.

BARTOLO

(prendendo il Notaro per la gola)

Qui Rosina fra bricconi!

Arrestate tutti quanti,

un briccon io tengo già.

NOTARO

Mio padron, son il Notaro...

BARTOLO

Se' un briccon, no, non ti credo;

don Basilio, cosa vedo!

Come mai voi siete qui?

ALCADE

Un momento, e ognun risponda.

(a Figaro)

Cosa fai tu in questa casa?

FIGARO

Io son qui con sua eccellenza,

il gran Conte d'Almaviva.

BARTOLO

D'Almaviva!

ALCADE

Non son ladri.

BARTOLO

Cosa importa questo qua?

Signor Conte, in altro loco

servo son di sua eccellenza.

In casa mia, abbia pazienza,

nulla val la nobiltà.

CONTE

Egli è vero, e, senza forza,

la Rosina a me si è data;

la scrittura è già firmata;

disputar chi la vorrà?

BARTOLO

(a Rosina)

Cosa dice la Rosina?

ROSINA

Dice il ver, signor tutore;

diedi a lui la mano e il core,

e sua sposa sono già.

BARTOLO

Bel contratto! i testimoni?

NOTARO

Sono questi due signori.

BARTOLO

(collerico)

Voi, Basilio, ancor firmaste?

E il Notar per chi portaste?

BASILIO

Lo portai... oh, questa è bella!

(accennando la borsa)

S'egli ha piena la scarsella

d'argomenti in quantità.

BARTOLO

Userò del mio potere...

CONTE

(all'Alcade)

Lo perdeste; e qui il signore

delle leggi col rigore

la giustizia renderà.

ALCADE

(a Bartolo)

Certamente, e render conto

voi dovrete, a quel ch'io vedo.

CONTE

Ch'ei consenta; io nulla chiedo.

BARTOLO

Mi perdei per poca cura!

FIGARO

Dite pur per poca testa.

BARTOLO

Qual rovina, qual tempesta

sul mio capo si formò!

(va a sottoscrivere il contratto)

Insieme

ROSINA E CONTE

Allor quando in giovin core

è d'accordo il dio d'amore,

qualsivoglia precauzione

sempre inutil si trovò.

NOTARO, BASILIO, FIGARO E ALCADE

Quel che fece, con ragione,

ben l'Inutil Precauzione

questa qui chiamar si può.

BARTOLO

Ciò che feci, con ragione,

ben l'Inutil Precauzione

questa qui chiamar si può.

Variante: finale del duetto all'inizio del N. 18

Versione di Napoli, Teatro dei Fiorentini, 1787.

CONTE

Serena il bel sembiante,

ogni tua pena oblia!

Ecco la mano e il core,

bella speranza mia,

pegni di un dolce amore,

pegni di fedeltà.

Oh sospirato istante,

cara felicità!

Ah, nel mio core amante,

l'eccesso del contento

è un tenero tormento,

che delirar mi fa!

Fine del libretto.

Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40 (W)

Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Variante: finale dell'atto primo, al posto della scena XVIII Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Variante: finale del duetto all'inizio del N. 18