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La battaglia di Legnano

LA BATTAGLIA DI LEGNANO

Tragedia lirica.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Salvadore CAMMARANO.
Musica di Giuseppe VERDI.

Prima esecuzione: 27 gennaio 1849, Roma.


Personaggi:

FEDERICO Barbarossa

basso

PRIMO CONSOLE di Milano

basso

SECONDO CONSOLE di Milano

basso

Il PODESTÀ di Como

basso

ROLANDO duce milanese

baritono

LIDA sua moglie

soprano

ARRIGO guerriero veronese

tenore

MARCOVALDO prigioniero alemanno

baritono

IMELDA ancella di Lida

mezzosoprano

SCUDIERO

tenore

Un ARALDO

tenore


Cavalieri della morte; Magistrati e Duci comaschi; Ancelle di Lida; Popolo milanese; Senatori di Milano; Guerrieri di Verona, di Brescia, di Novara, di Piacenza e di Milano; Esercito alemanno.

Parte I - Egli vive! Parte II - Barbarossa! Parte III - L'infamia! Parte IV - Morire per la patria! La I, III e IV parte hanno luogo in Milano: La II a Como. L'epoca 1176.

Atto primo

[Sinfonia]

Egli vive!

Scena prima

Parte della riedificata Milano, in vicinanza delle mura.
Da una parte della città s'inoltrano i Militi piacentini ed alcune Centurie di Verona, di Brescia, di Novara e di Vercelli: la contrada è gremita di Popolo, come i soprastanti veroni, da cui pendono arazzi variopinti e giulive ghirlande: un grido universale di esultanza, un prolungato batter di palme, ed un nembo di fiori cadente dall'alto sulle squadre attesta le festevoli accoglienze ad esse prodigate. Arrigo è tra i guerrieri veronesi.

[N. 1 - Introduzione]

CORO

Viva Italia! un sacro patto

tutti stringe i figli suoi:

esso alfin di tanti ha fatto

un sol popolo d'eroi!

Le bandiere in campo spiega,

o lombarda invitta Lega,

e discorra un gel per l'ossa

al feroce Barbarossa.

Viva Italia forte ed una

colla spada e col pensier!

Questo suol che a noi fu cuna,

tomba sia dello stranier!

ARRIGO

O magnanima e prima

delle città lombarde,

o Milan valorosa, io ti saluto,

io dalla tomba sorto

al par di te! S'accese

all'ombra delle sacre

tue rinascenti mura il foco, ond'io

eternamente avvamperò. Divina

cagion de' miei sospiri,

io bevo l'aure alfin che tu respiri!

La pia materna mano

chiuse la mia ferita...

eppur da te lontano

io non sentia la vita:

come in un mar di pianto

parea sepolto il cor...

Ah! solo a te d'accanto

saprò che vivo ancor.

Ecco Rolando!...

Scena Seconda

Rolando, altri Duci milanesi, e detti.

ARRIGO

Amico...

ROLANDO

Ciel!... Non deliro?... Non è sogno il mio?...

Vivi?... Sei tu?...

ARRIGO

(stringendogli la destra)

Son io.

Ferito caddi, non estinto: a lungo

prigion di guerra fui, ma reso quindi

alla natia Verona,

materna cura m'infondea nel petto

nuova salute.

ROLANDO

Spento

tra le fiamme di Susa

la fama ti narrò... Lagrime sparsi

cui l'amarezze non temprar d'imene

per me le accese faci,

né sul pargolo mio gl'impressi baci...

Ah! m'abbraccia... d'esultanza

tutta l'anima ho compresa...

In te vive, in te mi è resa

una parte del mio cor!

O buon dio, la tua possanza

adorando io benedico;

tu ridoni a me l'amico,

all'Italia un difensor!

(odesi uno squillo di trombe)

CORO

Giulive trombe!

ROLANDO

I consoli.

Scena terza

I Consoli con Séguito, e detti.

PRIMO CONSOLE

Salve, guerrieri.

SECONDO CONSOLE

A voi

fia d'accoglienze prodiga,

siccome a figli suoi,

Milan, che dalla polvere

già rïalzaste.

ARRIGO, GLI ALTRI DUCI

Ed ora

tutti giuriam difenderla,

col sangue nostro ancora.

ROLANDO

S'appressa un dì che all'austro

funesto sorgerà,

in cui di tante ingiurie

a noi ragion darà!

TUTTI

Domandan vendetta gli altari spogliati,

le donne, i fanciulli dall'empio svenati...

Sull'Istro nativo cacciam queste fiere,

sian libere e nostre le nostre città.

Il cielo è con noi! Fra l'itale schiere,

dai barbari offeso, iddio pugnerà!

(i Consoli muovono i primi, tengon dietro le schiere, quindi il popolo. Arrigo è condotto da Rolando)

Scena quarta

Sito ombreggiato da gruppi d'alberi in vicinanza delle fossate colme d'acqua, che circondano i muri: essi veggonsi torreggiare nel fondo.

[N. 2 - Coro, Scena e Cavatina]

Lida si avanza come assorta in profondi pensieri; alcune sue Donne la seguono, ella siede al rezzo, ed ivi rimane estatica, figgendo gli occhi al cielo.

DONNE

Plaude all'arrivo Milan dei forti,

cui si commettono le nostre sorti;

sui prodi a spargere nembi di rose

corron festose ~ le donne ancor.

Tu sola fuggi sì lieta vista,

come da scena orrida e trista:

pur della patria senti l'affetto,

t'arde nel petto ~ italo cor!

LIDA

Voi lo diceste, amiche,

amo la patria, immensamente io l'amo!

Ma dove spande un riso

la gioia, per me loco

ivi non è. Sotterra

giacciono i miei fratelli, ambo i parenti,

e... troppe in sen m'aperse orrendo fato

insanabili piaghe!... A me soltanto

è retaggio il dolor, conforto il pianto!

(i suoi occhi riempionsi di lagrime: le donne, onde concedere libero sfogo al suo cordoglio, si aggruppano in fondo)

Quante volte come un dono

al signor la morte ho chiesta.

L'esistenza è a me funesta...

è la tomba il mio sospir.

Ma son madre!... madre io sono!

darmi un figlio iddio volea!

Ah! per me divenne rea

fin la brama di morir.

Scena quinta

Marcovaldo, e dette.

LIDA

(indignata in vederlo)

Che, signor! Tu qui? Tu stesso?

MARCOVALDO

Della torre a me le porte

sol confin, t'è noto, ha messo

generoso il tuo consorte.

LIDA

(a voce bassa, ma fremente)

E tu ardisci, ingratamente,

sguardi alzar frattanto audaci

sulla sposa!

MARCOVALDO

(sommessamente)

Un cieco amore

per te nutro...

LIDA

(in atto di allontanarsi)

Cessa... taci...

Scena sesta

Imelda, e detti.

IMELDA

(accorrendo frettolosa)

Ah! signora!

LIDA

Imelda, ebbene?

IMELDA

Fede al ver non presterai...

il tuo sposo...

LIDA

Parla...

IMELDA

Ei viene...

e lo segue...

LIDA

Ciel!... chi mai?...

chi? rispondi...

IMELDA

Arrigo!

LIDA

Come!

Egli vive!

IMELDA

Ah! sì...

MARCOVALDO

(Quel nome

la scuotea!... Di vivo foco

il suo volto rosseggiò!)

LIDA

(Vive!... Oh gioia!... Qui fra poco...

Qui... fia ver? Lo rivedrò?

A frenarti, o cor, nel petto

più potere in me non trovo...

sì, quei palpiti ch'io provo

sono palpiti d'amor!

Ah! se colpa è questo affetto

che mi parla un solo istante,

a punirla sia bastante

una vita di dolor.)

MARCOVALDO

(Leggerò nel tuo sembiante

i segreti del tuo cor!)

IMELDA E DONNE

(Par che tregua un breve istante

le conceda il suo dolor!)

Scena settima

Rolando, Arrigo, e detti.

[N. 3 - Scena e Duetto]

ROLANDO

(entrando)

Sposa...

LIDA

(Oh momento!)

ARRIGO

(Lida!)

ROLANDO

Il tuo bel cor divida

la gioia del cor mio... Vive l'amico...

lagrimato cotanto!

Eccolo... ciel!... che fu?... tremi!... scolori!...

LIDA

(Oh! dio!)

MARCOVALDO

(che ha seguito attentamente i moti di Lida e di Arrigo)

(No, non m'inganno.)

ARRIGO

Ti rassicura... Un brivido talvolta...

di mie ferite avanzo...

Mi scorre in sen... ma passegger... lo vedi...

cessò.

MARCOVALDO

(Mentisci!)

LIDA

(Qual terror m'invase!)

ROLANDO

(accennando Lida)

Del padre suo nelle ospitali case,

messagger di Verona,

soggiornasti altra volta; or dell'amico

a te fia stanza la magion...

(s'ode tocco di tamburo, e chiamata di trombe)

Chi viene?

Scena ottava

Un Araldo, e detti.

(ad un cenno di Rolando le donne e Marcovaldo si ritirano)

ROLANDO

Ebben?

ARALDO

Giunser dall'Alpi

esploratori: avanza

d'imperïali esercito possente.

Ad assembrar duci e senato un cenno

de' consoli provvede.

ROLANDO

Ti lascio, Arrigo... il mio dover lo chiede.

(parte affrettatamente seguito dall'Araldo. Lida è rimasta come incatenata al suolo: Arrigo si accosta vivamente ad essa, scuotendola d'un braccio)

ARRIGO

È ver? sei d'altri?... ed essere

per sempre mia giurasti!

Il ciel t'udiva! E frangere

quel giuramento osasti!

D'altri sei tu? Per credere

a verità sì orrenda,

è duopo che ripetere

da' labbri tuoi l'intenda.

Dillo... che tardi? uccidimi...

l'uccidermi è pietà!

LIDA

Spento un fallace annunzio

ti disse in aspra guerra...

Mancava il padre... ed orfana

io rimaneva in terra...

Ei fra gli estremi aneliti

formò le mie ritorte...

Peso la vita, il talamo

letto mi fu di morte!...

Mai sopportato un'anima

più della mia non ha!

ARRIGO

(in tuono di virulenta ironia)

Quanto la nuova infausta

di mia caduta, oh! quanto

all'alma tua sensibile

lutto costava e pianto!

Alta n'è prova il subito

imene!

LIDA

(singhiozzando)

Arrigo...

ARRIGO

E fede

n'ebbi da te, rammentalo...

che dell'eterno al piede

il difensor d'Italia

raggiungeresti, ov'esso

per lei cadrebbe!

LIDA

(coprendosi il volto d'ambo le mani)

Ahi misera!

ARRIGO

(furente)

Parla... rispondi adesso...

scolpar ti puoi?... rispondimi.

LIDA

(volgendo gli occhi al cielo con fremito angoscioso)

Padre!

ARRIGO

Lo stil de' rei

ecco! In altrui ritorcere

le proprie colpe!

LIDA

Ah! sei

tremendo, inesorabile

più del mio fato ancor!

ARRIGO

(in atto d'allontanarsi)

Spergiura!

LIDA

M'odi!

ARRIGO

(nel colmo dell'ira)

Scostati...

va'... tu mi desti orror!

T'amai, t'amai qual angelo,

or qual demon t'aborro!

Per me la vita è orribile...

nel campo a morte io corro... ~

in tua difesa, o patria,

cadrò squarciato il seno...

Fia benedetto almeno

il sangue mio da te!

LIDA

A così lungo strazio

regger può dunque un core?...

No, non è ver che uccidono

gli eccessi del dolore ~

son rea... son rea... puniscimi...

quel ferro in sen mi scenda...

d'un'esistenza orrenda

meglio è spirarti al piè!

(Arrigo la respinge ed ed esce velocemente: ella si allontana nella più viva desolazione)

Atto secondo

Barbarossa!

Scena prima

Sala magnifica nel municipio di Como: veroni chiusi nel fondo.
A poco a poco vanno assembrandosi Duci e Magistrati.

[N. 4 - Coro, Scena e Duetto]

ALCUNI

Udiste? la grande, la forte Milano

a patti discende!

ALTRI

Ma tardi ed invano.

TUTTI

Sì tardi ed invano. Scordò la superba

i danni mortali a Como recati!

Ma qui la memoria ogni uomo ne serba!

Ma l'odio qui vive ne' cori oltraggiati!

Quest'odio col sangue ribolle confuso,

né volger di tempo scemarlo potrà!

Dai padri, dagli avi in noi fu trasfuso!

Ai figli, ai nepoti trasfuso verrà!

Scena seconda

Il Podestà, e detti.

PODESTÀ

Invia la baldanzosa

Lombarda Lega messaggeri a Como.

Ascoltarli vi piaccia.

(tutti seggono)

Scena terza

Ad un cenno del Podestà vengono introdotti Rolando ed Arrigo. I suddetti.

ROLANDO

Novella oste di barbari minaccia

la sacra Italia: il varco

dell'Adige contende l'agguerrito

veronese a quell'orda; essa le terre

de' Grigioni attraversa, e Federico

raggiungerla non può, ch'entro Pavia

stassi: ben lieve fia

respinger quindi l'alemanno, siepe

d'armi e d'armati ergendo in sulla riva

del vostro lago ~ Taccia

il reo livore antico

di Milano e di Como: un sol nemico,

sola una patria abbiamo,

il teutono e l'Italia; in sua difesa

leviam tutti la spada.

PODESTÀ E CORO

Ed oblïasti

qual patto ne costringe

a Federico?

ROLANDO

Vergognoso patto,

cui sacra mano infranse... Ah! rammentarlo,

o comaschi, potete

senza arrossirne?... Ed itali voi siete?

ARRIGO E ROLANDO

Ben vi scorgo nel sembiante

l'alto, ausonico lignaggio,

odo il numero sonante

dell'italico linguaggio,

ma nell'opre, nei pensieri

siete barbari stranieri!

(movimento dell'assemblea)

ARRIGO

Tempi forse avventurosi

per Italia volgeranno,

e nepoti generosi

arrossir di voi dovranno!

Oh! la storia non v'appelli

assassini de' fratelli!

Della patria non vi gridi

traditori e parricidi!

ARRIGO E ROLANDO

Infamati e maledetti

voi sareste in ogni età!

PODESTÀ

Favellaste acerbi detti!

ROLANDO

Ma più acerbe verità!

ARRIGO

Qual risposta a chi ne invia

recar dèssi?

Scena quarta

Federico, e detti.

FEDERICO

(presentandosi d'improvviso, e lasciando cadere il suo lungo mantello)

Io la darò!

TUTTI

(sorgendo nella più viva sorpresa)

Federico!

ROLANDO E ARRIGO

(Ah! da Pavia

qui l'inferno lo guidò!...)

FEDERICO

(avanzandosi fieramente verso Rolando ed Arrigo)

A che smarriti e pallidi

vi scorgo al mio cospetto?

Sul labbro temerario

a che vien manco il detto? ~

Lombardi, estremo fato

ha già per voi segnato

un cor che non perdona,

di Federico il cor!

ROLANDO E ARRIGO

Detti non val rispondere

a' tuoi superbi modi,

pugna di vane ingiurie,

pugna non è di prodi.

Dell'armi al fero lampo

ci rivedremo in campo:

col brando sol ragiona

l'oppresso all'oppressor!

PODESTÀ E CORO

(Su te, Milan, già tuona

il fulmin punitor!)

(odesi rimbombo di militari strumenti, che sempre più si approssima.)

FEDERICO

Le mie possenti armate

s'appressan già!

(ad un suo cenno vengono dischiusi i veroni, a traverso de' quali scorgonsi le colline circostanti ingombre di falangi alemanne)

CORO

(a Rolando ed Arrigo)

Mirate!

oh quale e quanto esercito!

FEDERICO

Risposta e ben tremenda

eccovi ~ Ormai l'annunzio

di sua caduta intenda

Milan.

(accennando agli ambasciatori di partire.)

ROLANDO

Di tue masnade

le mercenarie spade

non vinceranno un popolo

che sorge a libertà.

ARRIGO

Né il gran destin d'Italia

per esse cangerà!

FEDERICO

(con terribile accento)

Il destino d'Italia son io!

Soggiogata essa in breve fia tutta!

E Milano due volte distrutta

ai ribelli spavento sarà!

ROLANDO E ARRIGO

Un possente diletto da dio

ne promette vittoria in suo nome!

Tu cadrai, le tue squadre fian dome!

Grande e libera Italia sarà!

PODESTÀ E CORO

Ite omai... la ragion del più forte

tanta lite nel campo sciorrà.

TUTTI

(con grido ferocissimo)

Guerra dunque!... terribile!... a morte!

senza un'ombra di stolta pietà!

(Rolando ed Arrigo partono)

Atto terzo

L'infamia!

Scena prima

Volte sotterranee nel tempio di sant'Ambrogio sparse di recenti sepolcri: gradinata in fondo per la quale vi si discende; una fioca lampada getta intorno qualche incerto raggio.
I Cavalieri della morte scendono a poco a poco, ed in silenzio: ognun d'essi porta una ciarpa ad armacollo, su cui havvi effigiato il capo d'uno scheletro umano.

[N. 5 - Coro, Recitativo e Giuramento]

CAVALIERI

Fra queste dense tenebre,

fra il muto orror di questi consci avelli,

sull'invocato cenere

de' padri qui giacenti e de' fratelli,

ripetasi l'accento

del sacro e formidabil giuramento.

Scena seconda

Arrigo, e detti.

ARRIGO

(sull'alto della scala)

Campioni della morte, un altro labbro

a proferir s'accinge

il magnanimo voto, un altro core

a mantenerlo è presto,

pugnando al nuovo dì contro il rapace

fulvo signor, che avanza

pe' campi di Legnano.

CAVALIERI

Arrigo!... e vuoi?...

ARRIGO

Con voi morire, o trïonfar con voi.

CAVALIERI

Lombardo, e prode egli è!

ARRIGO

Son per valore

ultimo forse, ma per santo amore

della patria comun primier m'estimo...

o secondo a nessuno.

CAVALIERI

Sia, qual ei chiese, del bel numer'uno.

(al più anziano fra essi, che pone Arrigo in ginocchio a piè d'una tomba, e lo fregia della propria ciarpa: allora tutti i Cavalieri incrocicchiano i brandi sul capo di Arrigo, quindi lo sollevano e gli porgono l'amplesso fraterno: da ultimo, denudata anch'egli la spada, si pronunzia ad una voce il seguente giuramento)

Giuramento.

TUTTI

Giuriam d'Italia por fine ai danni,

cacciando oltr'Alpe i suoi tiranni.

Pria che ritrarci, pria ch'esser vinti,

cader fra l'armi giuriamo estinti. ~

Se alcun fra noi, codardo in guerra,

mostrarsi al voto potrà rubello,

al mancatore nieghi la terra

vivo un asilo, spento un avello;

siccome gli uomini dio l'abbandoni,

quando l'estremo suo dì verrà:

il vil suo nome infamia suoni

ad ogni gente, ad ogni età.

(partono)

Scena terza

Appartamenti nel castello di Rolando.
Lida, ed Imelda.

[N. 6 - Scena e Duetto]

(Lida si avanza a rapidi passi; pallida è la sua fronte, incerto il suo sguardo)

IMELDA

Lida, Lida?... Ove corri?

LIDA

Ove? ~ Che dirti,

s'io medesma lo ignoro?

IMELDA

Ahimè, turbata

sei tanto!... Dianzi, fra singulti, un foglio

vergasti...

LIDA

(con impeto)

Un foglio?... non è ver... che ardisci?

qual foglio?... tu mentisci...

innocente son io...

IMELDA

Ripor lo scritto

in sen ti vidi.

LIDA

(con delirio sempre crescente)

E il seno

qual aspide mi squarcia, e il suo veleno

del cor le più segrete

fibre mi tenta! Or vanne... il fallo svela,

m'accusa... ed accusarmi

a chi potresti? a dio?

Ma dio mi volle ad ogni costo rea!

Agli uomini? E qual pena

dar ponno i crudi? morte? e morte io bramo,

morte, qual sommo ben, domando e chiamo!

(gettandosi convulsa sopra un seggio)

IMELDA

Vaneggi!...

LIDA

(risorge, guarda all'intorno, fissa Imelda, prorompe in lagrime, e si abbandona nelle braccia di lei)

Aita!...

IMELDA

Parla...

LIDA

Un forsennato

s'avventa nella tomba, e seco tragge

la sua madre infelice,

che Lida maledice,

con l'ultimo singhiozzo!

IMELDA

(O mio sospetto!...)

Svelami... Arrigo forse?...

LIDA

Ah! tu l'hai detto. ~

Questo foglio stornar potria cotanta

sciagura.

IMELDA

Porgi.

LIDA

Oh, bada

che non ti scerna occhio mortal d'Arrigo

varcar la soglia!

IMELDA

Non temer... lo scritto

alcun de' suoi gli recherà...

(per uscire)

Scena quarta

Rolando, e dette.

ROLANDO

T'arresta.

LIDA

(Oh ciel!...)

(Imelda cela rapidamente il foglio)

ROLANDO

Pria di partir, te donna, e il frutto

del nostro imene a riveder mi trasse

amor! ~

(ad Imelda che rientra)

L'adduci al sen paterno.

(commosso e cercando reprimersi)

~ (Il ciglio

molle ha di pianto!...)

LIDA

(Chi mi regge?...)

(Imelda riede col fanciullo, lo depone in braccio a Rolando, ed esce veloce per l'opposto lato. Rolando sta in lungo amplesso tra il figlio e la sposa)

ROLANDO

O figlio!...

Vittoria il ciel promise

all'armi nostre, ma vittoria è prezzo

di sangue! e dove il mio

tutto spargessi...

LIDA

Non seguir!

ROLANDO

(accennando il figlio)

Tu resti

insegnatrice di virtude a lui.

LIDA

(Ed a tanti martir serbata io fui!)

ROLANDO

Digli ch'è sangue italico,

digli ch'è sangue mio,

che dei mortali è giudice

la terra no, ma dio!

e dopo dio la patria

gli apprendi a rispettar.

LIDA

Sperda ogni tristo augurio

la man che tempra il fato...

Non sai che a tanto strazio

mal regge il cor spezzato!...

(serrandosi al petto il fanciullo)

che il dì novello un orfano

potrebbe in lui trovar!

ROLANDO

(fa inginocchiare il fanciulletto, ed alzati gli occhi al cielo stende la destra sul capo di lui)

Deh! meco benedici

il figlio mio, signor!

LIDA

Dall'ire dei nemici

gli salva il genitor.

(Rolando ritorna il fanciullo nelle braccia materne: Lida si ritragge con esso)

Scena quinta

Arrigo, e detto.

[N. 7 - Scena e Aria]

ARRIGO

(non cinge la negra ciarpa)

Rolando ~

tu m'appellasti...

ROLANDO

(va incontro ad Arrigo, lo conduce sul davanti, ed osserva attentamente all'intorno che altri non possa udirlo)

Sui lombardi campi

più volte allato noi pugnammo...

ARRIGO

E salva

in un di quei conflitti ebbi la vita

dal tuo valor.

ROLANDO

Ben sai di quale ardita

esultanza guerriera io sfavillava,

quando all'armi chiamava

la tromba, ed or!... le pieghe

più riposte dell'alma

a te svolger poss'io ~ fremito arcano

tutto m'investe! Or son marito e padre!

(si asciuga una lagrima)

ARRIGO

O Rolando...

ROLANDO

Di equestri elette squadre

a capo muover deggio innanzi l'alba

precursor dell'esercito: rimani

coi veronesi tu, ché della guerra

il consesso vi scelse

di Milano custodi.

ARRIGO

(Ignaro è ch'io poc'anzi!...)

ROLANDO

(stringendo la mano d'Arrigo, e portandola al suo cuore)

Arrigo... m'odi...

ROLANDO E ARRIGO

Se al nuovo dì pugnando

al giorno io chiudo il ciglio,

affido e raccomando

a te la sposa e il figlio...

È pegno sacro ed ultimo

che all'amistade imploro!...

Esser tu déi per loro

l'angelo tutelar!

ARRIGO

(Ho pieno il cor di lagrime,

né posso lagrimar!)

(Arrigo pone la sua nella destra di Rolando, come in segno di giuramento)

ROLANDO

A me lo giura. M'abbraccia adesso...

Che! dell'amico fuggi l'amplesso?...

(Arrigo lo abbraccia)

Addio!

(Arrigo rientra singhiozzante e precipitoso: Rolando s'avvia per l'opposto lato e già tocca la soglia, quando ascolta sommessamente richiamarsi)

Scena sesta

Marcovaldo, e detto.

MARCOVALDO

Rolando? ~ M'ascolta. ~ Offeso,

tradito fosti!

ROLANDO

Io!

MARCOVALDO

Vilipeso

è l'onor tuo!

ROLANDO

Gran dio! l'onore!

MARCOVALDO

Da un'empia!

ROLANDO

Come?

MARCOVALDO

Da un seduttore!

ROLANDO

Nòmali.

MARCOVALDO

Arrigo, Lida.

ROLANDO

(la sua destra corre sul pugnale, ma s'arresta ad un tratto)

Ti giova

l'essere inerme!

MARCOVALDO

(gli porge un foglio)

Secura prova

ecco del fallo.

ROLANDO

Cifre di Lida!...

MARCOVALDO

Del ver presago vegliai l'infida...

La man che il foglio recar dovea

fu da me compra.

ROLANDO

(legge con voce tremula e rotta dal furore)

«Tutto apprendea.

Fra i Cavalieri sacri alla morte

ti sei votato... Move il consorte

ei primo incontro a Federigo...

Anzi la pugna vederti, Arrigo,

m'è duopo... Vieni... te ne scongiuro...

Pe 'l nostro...»

MARCOVALDO

Segui.

ROLANDO

(la parola vien meno sul di lui labbro, ma l'occhio scintillante e le membra convulse attestano l'estremo della rabbia)

«antico... amor...»

MARCOVALDO

(Di mia vendetta è già maturo

l'ambito istante!)

ROLANDO

Mi scoppia il cor.

Ahi! scellerate alme d'inferno,

sposo ed amico tradir così!

Né la tua folgore, o nume eterno,

le inique teste incenerì?

Ma trema, ah! trema, coppia esecrata...

se il ciel t'assolve, io punirò!

L'ira tremenda in me destata

nel reo tuo sangue io spegnerò!

MARCOVALDO

(La tua repulsa, donna ostinata,

in odio atroce l'amor cangiò.)

(partono)

Scena settima

Una stanza sull'alto della torre: ferrea porta da un lato, in fondo verone che risponde sulle fossate delle mura. La bruna ciarpa d'Arrigo pende dallo schiniere d'un seggio.
Arrigo.

[N. 8 - Scena, Terzetto e Finale III]

ARRIGO

(egli è sul verone)

Regna la notte ancor, né s'ode intorno

che il mormorar del fiume

scorrente a piè di queste mura! Il foglio

alla madre infelice.

Compiasi.

(siede presso un tavolino e scrive)

Scena ottava

Lida, e detto.

LIDA

(s'inoltra tacitamente e figge gli sguardi sullo scritto)

Vuoi morir!

ARRIGO

(corre smarrito alla porta e la chiude)

Che!

LIDA

Morir vuoi,

ed alla madre puoi

scriver la ria parola? O crudo, ignori

che sia l'amor de' figli!...

ARRIGO

Ah! Lida...

LIDA

Fra i perigli

di guerra, il forte per la patria espone

la vita, e s'egli cade,

al pianto del cordoglio

mescono i cari suoi pianti d'orgoglio.

Ma tal non è di te, di te che fermo

ad ogni costo hai di morir.

ARRIGO

Cessasti

d'amarmi, viver più non posso.

LIDA

Arrigo!...

Io t'amo!...

ARRIGO

Ciel!

LIDA

Sì, t'amo...

ARRIGO

Lida!...

LIDA

Ma noi dobbiamo

fuggirci, e viver, sin che dio lo impone,

tu per la madre, ed io pe 'l figlio!

ARRIGO

Ah!

LIDA

Sordo

fosti al mio scritto, e quindi

la speme di cangiarti

qui mi trasse...

ARRIGO

Io non ebbi...

(odesi battere alla porta, essi tendono l'orecchio silenziosi: la voce di Rolando appella)

ROLANDO

(dentro la scena)

Arrigo?

(Arrigo e Lida restano come tocchi da fulmine. La voce ripete)

ROLANDO

(come sopra)

Arrigo?

ARRIGO

Su... quel... veron...

(Lida fugge sul verone, ed Arrigo ne serra le imposte, quindi apre la porta)

Scena nona

Rolando, e detto.

ROLANDO

(dopo aver guardato all'intorno)

M'è noto

che fra i guerrieri della morte il voto

di combatter sciogliesti, e pio riguardo

ti consigliò poc'anzi

certo il silenzio coll'amico.

ARRIGO

È vero...

ROLANDO

Ma stringe il tempo, e vengo

ad affrettarti...

ARRIGO

Sì... pur denso il velo

è della notte ancor... Va'... mi precedi...

ROLANDO

T'inganni: l'alba già si mostra... Vedi...

(sì dicendo spalanca il verone)

Scena decima

Lida, e detti.

LIDA

(cercando dissimulare invano il suo terrore e tremando da capo a piedi)

Qui trassi... Volli scorgere...

ARRIGO

Sì... le falangi armate...

che in breve...

(uno sguardo di Rolando lo costringe a tacersi)

ROLANDO

(con forzata calma)

Io non v'interrogo,

perché vi discolpate?

(un momento di spaventevole silenzio. Lida più non reggendo alla sua terribile confusione cade genuflessa a piè del marito. Arrigo è come trascinato a seguirne l'esempio)

Ah! d'un consorte, o perfidi,

scempio faceste orrendo!...

Ma sacro è questo titolo,

sacro, e del par tremendo,

poi ch'ambo nella polvere

vi tengo, ed al mio piè!

LIDA E ARRIGO

(E non mi coglie un fulmine?...

Non s'apre il suol per me?...)

LIDA

Rolando?...

ROLANDO

Taci... arretrati...

esci da' lari miei...

è franto il nostro vincolo,

più sposa mia non sei.

ARRIGO

Ciel!

LIDA

Che dicesti?

ARRIGO

Ah! placati...

ella è innocente... io giuro...

ROLANDO

Ed osi tu difenderla?...

Chiudi quel labbro impuro...

paventa le mie furie!...

(stringendo l'elsa del pugnale)

ARRIGO

(offrendogli il petto)

Colpisci... morte io vo'...

ROLANDO

(sguainando la spada e scagliandosi contro Arrigo)

Empio!

LIDA

(trattenendolo)

T'arresta...

ARRIGO

Uccidimi...

LIDA

Oh dio!...

ARRIGO

M'uccidi...

ROLANDO

(la porta ricorre al suo sguardo; egli, come preso da nuova risoluzione, si ferma ad un tratto)

No.

Vendetta d'un momento

sarebbe il trucidarti...

Poco dal sen strapparti

a brani a brani il cor...

Di cento morti e cento

supplizio avrai maggior!

ARRIGO

Ah! no: trafitto, esangue

a' piedi tuoi m'atterra...

Purgar tu déi la terra

d'un vil... d'un seduttor...

Non può lavar che il sangue

la macchia dell'onor!...

LIDA

(ad Arrigo)

Ah! cessa... tu l'inganni...

(a Rolando)

La rea soltanto io sono...

non grazie, non perdono...

mi vibra il ferro in cor...

Se a viver mi condanni

è troppo il tuo rigor!

(odesi un appello di trombe)

ROLANDO

Le trombe i prodi appellano...

ARRIGO

(correndo a guardar presso il verone, mentre Rolando avvicinasi alla porta)

È ver.

LIDA

Terribil dì!...

ROLANDO

Tua pena sia... l'infamia!...

ARRIGO

Come!... l'infamia?...

ROLANDO

Sì!

(esce con la rapidità del baleno, e serrata la porta, ascoltasi per di fuori strepito di chiavi e catenacci)

ARRIGO

(nel colmo dello spavento si slancia sulla porta, la percorre con gli occhi, la tocca con le mani, cerca indarno ogni modo d'aprirla)

Ah! Rolando!... Il ciel ne attesto,

l'onor tuo non fu macchiato...

Schiudi.

LIDA

Arrigo...

ARRIGO

S'io qui resto,

d'ignominia fia notato

il mio nome!...

LIDA

Più non reggo...

(cade sovra un seggio. Comincia a sentirsi rumore d'armati, e scalpitio di cavalli)

ARRIGO

(tornando al verone)

Di Rolando la coorte

già procede...

(echeggian prolungati squilli di trombe.)

ah!

(con grido acutissimo e cacciandosi le mani fra i capelli)

Sì... lo veggo...

È il drappello della morte!...

(la disperazione, il delirio si pingono sul suo volto)

Oh furor! Quei prodi vanno

a salvar la patria, ed io!...

«Ov'è Arrigo? -sclameranno-

si nascose»...

LIDA

(levando desolata le mani al cielo)

O giusto iddio!...

ARRIGO

Teme il ferro dei nemici...

un infame, un vile egli è!

No... vi seguo...

(afferrando la ciarpa)

LIDA

(balzando in piedi)

Ciel!... che dici?...

ARRIGO

Viva Italia!

(si precipita dal verone)

LIDA

Arresta!... ohimè!

(cade tramortita)

Atto quarto

Morire per la Patria!

Scena prima

Piazza di Milano ove sorge un vestibolo di tempio.
Le imbelli donne, i tremuli vecchi e gl'innocenti fanciulli sono parte nel vestibolo e parte sulla via: Lida vi è pur essa con Imelda, e tutti genuflessi odono in religioso raccoglimento le salmodie che partono dall'interno.

[N. 9 - Preghiera]

CORO INTERNO

Deus meus, pone illos ut rotam

et sicut stipulam ante faciem venti

et sis ut fiamma comburens montes.

Ita persequeris illos in tempestate tua

et in ira tua turbabis eos.

Imple facies eorum ignominia

et quaerent nomen tuum, domine.

(sommessamente fra esse)

LIDA

Sei certa dunque?...

IMELDA

Non temer: fu visto

uscir dal fiume illeso,

e raggiungere le squadre.

LIDA

(alzando gli occhi al cielo irrigati di lagrime riconoscenti)

Io ti ringrazio, o de' portenti padre.

POPOLO

O tu che dèsti il fulmine,

che ciel governi e terra,

i figli della patria

reggi nell'aspra guerra,

il diritto e la vittoria

congiunti sian per te.

Noi t'imploriamo in lagrime

dei sacri altari al piè.

LIDA

Ah, se d'Arrigo, se di Rolando

a te la vita io raccomando,

salvi d'Italia, pietoso iddio,

gli eroi più grandi io chieggo a te.

Voto d'un popolo è il voto mio!

Amor di patria favella in me!

(odonsi lontane voci che sembrano gridar vittoria; tutti sorgono: un'ansia vivissima si dipinge in ogni volto.)

LIDA

Voi pur l'udiste?... o mi tradì la speme?

Lontan lontano un grido

non suonò di vittoria?...

GLI ALTRI

E più dappresso,

più distinto si fa!...

Scena seconda

Secondo console e Senatori, seguiti da grossa calca di Cittadini, e detti.

[N. 10 - Finale ultimo]

SECONDO CONSOLE

Popol, gioisci!...

Vincemmo!

LIDA, IMELDA, POPOLO

Dio clemente!

SECONDO CONSOLE

Or or giungea

da Legnano un messaggio... appien sconfitto

egli disse il nemico...

Lo stesso imperator spento, o piagato

fu di sella balzato

dal veronese Arrigo!

IMELDA

(a Lida)

Udisti?

LIDA

(O core,

una volta di gioia in sen mi balzi!...)

SECONDO CONSOLE

Inno di grazie al re dei re s'innalzi...

(entra nel tempio coi senatori. I cittadini abbracciansi l'un l'altro, mescendo baci e lagrime di giubilo e di tenerezza. Intanto veggonsi passare in lontano alcune coorti reduci dalla battaglia, e l'aria echeggia al giulivo clangore dei bellici strumenti ed al rintocco de' sacri bronzi suonanti a festa)

TUTTI

Dall'Alpi a Cariddi echeggi vittoria!

Vittoria risponda l'Adriaco al Tirreno!

Italia risorge vestita di gloria!...

Invitta e regina qual era sarà!

LIDA

Non può questa gioia intendere appieno

chi sangue lombardo in petto non ha!

(odonsi lugubri squilli di tromba)

LIDA

Qual mesto suon!

IMELDA

Che fia?

ALCUNI DEL POPOLO

Tratto qui viene

ferito un cavalier!...

LIDA

Perché le vene

gelar m'intesi?

ALTRI POPOLANI

Gli è feral corteggio

il drappel della morte...

LIDA

(movendo qualche passo incontro ai sopravegnenti)

(Oh qual presagio!) Arrigo!

IMELDA

Infausta sorte!

Scena terza

Arrigo ferito mortalmente, e sorretto da alcuni Cavalieri della morte: più Duci milanesi lo seguono, fra i quali Rolando, che si avanza taciturno ed a capo chino. I suddetti.

ARRIGO

Qui... qui presso al trofeo di quell'eroe,

nel cui nome il gran colpo

vibrai... render qui l'alma

al suo fattor desio...

(lo adagiano sui gradini del tempio: Lida prorompe in dirotto pianto, egli si rivolge udendone i singhiozzi)

ARRIGO

(Ahi! sventurata!)

(scorge Rolando)

Questa man... Rolando...

pria che l'agghiacci della morte il gelo...

stringer non vuoi... ~ L'ora è suonata!

LIDA

(Oh cielo!...)

(Rolando muto, incerto, come tratto da invincibile potere, si accosta ad Arrigo)

ARRIGO

(si getta al collo di Rolando: i cavalieri indietreggiano alquanto)

Per la salvata Italia...

(raccogliendo le forze estreme)

per questo sangue il giuro...

siccome è puro un angelo

il cor di Lida è puro...

Non mento... error nefando

saria mentir... spirando...

Chi muore per la patria

alma sì rea non ha!

LIDA

(che si è pur ella avvicinata al morente)

Ti parli a pro del misero

il dolce affetto antico...

Ch'ei fra gli estremi aneliti

ritrovi ancor l'amico...

Non mente... error nefando

saria mentir... spirando...

Chi muore per la patria

alma sì rea non ha!

ROLANDO

(Pietà mi scende all'anima...

l'ire gelose ammorza...

Quel detto... quell'anelito

a lagrimar mi sforza...

Non mente... error nefando

saria mentir... spirando...

Chi muore per la patria

alma sì rea non ha!)

(nella più viva commozione stringe Lida al cuore, e porge ad Arrigo la destra)

GLI ALTRI

(Di sua virtude il premio

in ciel fra poco avrà!)

Scena quarta e ultima

Il Primo console seguito da lunga tratta di Armati, e dal carroccio trionfale.

ARRIGO

(accennando il vessillo di cui è sormontato il carroccio)

Ah!... quell'insegna... È l'ultimo

voto d'un cor... morente!...

GLI ALTRI

Qual mai, qual perdi, Ausonia,

nobil guerrier possente!

(i cavalieri porgono ad Arrigo lo stendardo: intanto dal tempio intuonasi l'inno di grazie)

ARRIGO

È salva Italia!... io spiro...

E... benedico... il... ciel!...

(bacia la bandiera, e cade morto, stringendone il lembo sul cuore)

TUTTI

Apri signor, l'empiro

al tuo guerrier fedel.

Fine del libretto.

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Locandina Atto primo Scena prima Scena Seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Atto terzo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Atto quarto Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta e ultima