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La bohème

LA BOHÈME

Opera in quattro quadri.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Giuseppe GIACOSA, Luigi ILLICA.
Musica di Giacomo PUCCINI.

Prima esecuzione: 1 febbraio 1896, Torino.


Personaggi:

RODOLFO poeta

tenore

SCHAUNARD musicista

baritono

BENOÎT padrone di casa

basso

MIMÌ

soprano

MARCELLO pittore

baritono

COLLINE filosofo

basso

ALCINDORO consigliere di stato

basso

MUSETTA

soprano

PARPIGNOL venditore ambulante

tenore

SERGENTE dei doganieri

basso

UN DOGANIERE

basso


Studenti - Sartine - Borghesi - Bottegai e Bottegaie - Venditori ambulanti - Soldati - Camerieri da caffè - Ragazzi - Ragazze, ecc.

Epoca: 1830 circa. A Parigi.

Pioggia o polvere...

«...pioggia o polvere, freddo o solleone, nulla arresta questi arditi avventurieri...

La loro esistenza è un'opera di genio di ogni giorno, un problema quotidiano, che essi pervengono sempre a risolvere con l'aiuto di audaci matematiche...

Quando il bisogno ve li costringe, astinenti come anacoreti - ma se nelle loro mani cade un po' di fortuna, eccoli cavalcare in groppa alle più fantasiose matterìe, amando le più belle donne e le più giovani, bevendo i vini migliori ed i più vecchi e non trovando mai abbastanza aperte le finestre onde gettar quattrini; poi -l'ultimo scudo morto e sepolto- eccoli ancora desinare alla tavola rotonda del caso, ove la loro posata è sempre pronta; contrabbandieri di tutte le industrie che derivano dall'arte, a caccia da mattina a sera di quell'animale feroce che si chiama: lo scudo.

La bohème ha un parlare suo speciale, un gergo... Il suo vocabolario è l'inferno della retorica e il paradiso del neologismo...

Vita gaia e terribile!...»

(H. Murger, prefazione alla Vie de bohème) (*)

(*) Gli autori del presente libretto, meglio che seguire passo passo il libro di Murger -anche per ragioni di opportunità teatrali e soprattutto musicali- hanno voluto ispirarsi alla sua essenza racchiusa in questa mirabile prefazione.

Se stettero fedeli ai caratteri dei personaggi, se furono a volte quasi meticolosi nel riprodurre certi particolari ambienti, se nello svolgimento scenico si attennero al fare del Murger suddividendo il libretto in «quadri ben distinti», negli episodi drammatici e comici, essi vollero procedere con quell'ampia libertà che -a torto o a ragione- stimarono necessaria nella interpretazione scenica del libro più libero, forse, della moderna letteratura.

Chi può non confondere nel delicato profilo di una sola donna quelli di Mimì e di Francine? Chi, quando legge delle «manine» di Mimì più «bianche di quelle della dèa dell'ozio», non pensa al manicotto di Francine?

Gli autori stimarono di dover rilevare una tale identità di caratteri. Parve ad essi che quelle due gaie, delicate ed infelici creature rappresentassero nella commedia della Bohème un solo personaggio cui si potrebbe benissimo, in luogo dei nomi di Mimì e Francine, dare quello di: Ideale.

G. G. - L. I.

Quadro primo
In soffitta

Ampia finestra dalla quale si scorge una distesa di tetti coperti di neve. A sinistra, un camino. Una tavola, un letto, un armadietto, una piccola libreria, quattro sedie, un cavalletto da pittore con una tela sbozzata ed uno sgabello: libri sparsi, molti fasci di carte, due candelieri. Uscio nel mezzo, altro a sinistra.
Rodolfo guarda meditabondo fuori della finestra. Marcello lavora al suo quadro: «Il passaggio del Mar Rosso», con le mani intirizzite dal freddo e che egli riscalda alitandovi su di quando in quando, mutando, pe 'l gran gelo, spesso posizione.

MARCELLO

(seduto, continuando a dipingere)

Questo Mar Rosso ~ mi ammollisce e assidera

come se addosso ~ mi piovesse in stille.

(si allontana dal cavalletto per guardare il suo quadro)

Per vendicarmi, affogo un faraon!

(torna al lavoro. A Rodolfo:)

Che fai?

RODOLFO

(volgendosi un poco)

Nei cieli bigi

guardo fumar dai mille

comignoli Parigi

(additando il camino senza fuoco)

e penso a quel poltrone

di un vecchio caminetto ingannatore

che vive in ozio come un gran signore.

MARCELLO

Le sue rendite oneste

da un pezzo non riceve.

RODOLFO

Quelle sciocche foreste

che fan sotto la neve?

MARCELLO

Rodolfo, io voglio dirti un mio pensier profondo:

ho un freddo cane.

RODOLFO

(avvicinandosi a Marcello)

Ed io, Marcel, non ti nascondo

che non credo al sudore della fronte.

MARCELLO

Ho diacciate

le dita quasi ancora le tenessi immollate

giù in quella gran ghiacciaia che è il cuore di Musetta...

(lascia sfuggire un lungo sospirone, e tralascia di dipingere, deponendo tavolozza e pennelli)

RODOLFO

L'amore è un caminetto che sciupa troppo...

MARCELLO

...e in fretta!

RODOLFO

...dove l'uomo è fascina...

MARCELLO

...e la donna è l'alare...

RODOLFO

...l'uno brucia in un soffio...

MARCELLO

...e l'altro sta a guardare.

RODOLFO

Ma intanto qui si gela...

MARCELLO

...e si muore d'inedia!...

RODOLFO

Fuoco ci vuole...

MARCELLO

(afferrando una sedia e facendo atto di spezzarla)

Aspetta... sacrifichiam la sedia!

(Rodolfo impedisce con energia l'atto di Marcello)

(ad un tratto Rodolfo esce in un grido di gioia ad un'idea che gli è balenata)

RODOLFO

Eureka!

(corre alla tavola e ne leva un voluminoso scartafaccio)

MARCELLO

Trovasti?

RODOLFO

Sì. Aguzza

l'ingegno. L'idea vampi in fiamma.

MARCELLO

(additando il suo quadro)

Bruciamo il Mar Rosso?

RODOLFO

No. Puzza

la tela dipinta. Il mio dramma,

l'ardente mio dramma ci scaldi.

MARCELLO

(con comico spavento)

Vuoi leggerlo forse? Mi geli.

RODOLFO

No, in cener la carta si sfaldi

e l'estro rivoli ai suoi cieli.

(con importanza)

«Al secol gran danno minaccia...

è Roma in periglio...»

MARCELLO

(con esagerazione)

Gran cor!

RODOLFO

(dà a Marcello una parte dello scartafaccio)

A te l'atto primo.

MARCELLO

Qua.

RODOLFO

Straccia.

MARCELLO

Accendi.

(Rodolfo batte un acciarino accende, una candela e va al camino con Marcello: insieme danno fuoco a quella parte dello scartafaccio buttato sul focolare, poi entrambi prendono delle sedie e seggono, riscaldandosi voluttuosamente)

RODOLFO E MARCELLO

Che lieto baglior!

(si apre con fracasso la porta in fondo ed entra Colline gelato, intirizzito, battendo i piedi, gettando con ira sulla tavola un pacco di libri legato con un fazzoletto)

COLLINE

Già dell'Apocalisse appariscono i segni.

In giorno di vigilia non si accettano pegni!

(si interrompe sorpreso, vedendo fuoco nel caminetto)

Una fiammata!

RODOLFO

(a Colline)

Zitto, si dà il mio dramma.

MARCELLO

...al fuoco.

COLLINE

Lo trovo scintillante.

RODOLFO

Vivo.

(il fuoco diminuisce)

COLLINE

Ma dura poco.

RODOLFO

La brevità, gran pregio.

COLLINE

(levandogli la sedia)

Autore, a me la sedia.

MARCELLO

Presto. Questi intermezzi fan morire d'inedia.

RODOLFO

(prende un'altra parte dello scartafaccio)

Atto secondo.

MARCELLO

(a Colline)

Non far sussurro.

(Rodolfo straccia parte dello scartafaccio e lo getta sul camino: il fuoco si ravviva. Colline avvicina ancora più la sedia e si riscalda le mani: Rodolfo è in piedi, presso ai due, col rimanente dello scartafaccio)

COLLINE

Pensier profondo!

MARCELLO

Giusto color!

RODOLFO

In quell'azzurro ~ guizzo languente

sfuma un'ardente ~ scena d'amor.

COLLINE

Scoppietta un foglio.

MARCELLO

Là c'eran baci!

RODOLFO

Tre atti or voglio ~ d'un colpo udir.

(getta al fuoco il rimanente dello scartafaccio)

COLLINE

Tal degli audaci ~ l'idea s'integra.

TUTTI

Bello in allegra ~ vampa svanir.

(applaudono entusiasticamente: la fiamma dopo un momento diminuisce)

MARCELLO

Oh! dio... già s'abbassa la fiamma.

COLLINE

Che vano, che fragile dramma!

MARCELLO

Già scricchiola, increspasi, muore.

(il fuoco è spento)

COLLINE E MARCELLO

Abbasso, abbasso l'autore.

(dalla porta di mezzo entrano due garzoni, portando l'uno provviste di cibi, bottiglie di vino, sigari, e l'altro un fascio di legna. Al rumore, i tre innanzi al camino si volgono e con grida di meraviglia si slanciano sulle provviste portate dal garzone e le depongono sul tavolo. Colline prende la legna e la porta presso il caminetto: comincia a far sera)

RODOLFO

Legna!

MARCELLO

Sigari!

COLLINE

Bordò!

TUTTI

Le dovizie d'una fiera

il destin ci destinò.

(i garzoni partono)

SCHAUNARD

(entra dalla porta di mezzo con aria di trionfo, gettando a terra alcuni scudi)

La Banca di Francia

per voi si sbilancia.

(raccattando gli scudi insieme a Rodolfo e Marcello)

COLLINE

Raccatta, raccatta!

MARCELLO

(incredulo)

Son pezzi di latta!...

SCHAUNARD

(mostrandogli uno scudo)

Sei sordo?... sei lippo?

Quest'uomo chi è?

RODOLFO

(inchinandosi)

Luigi Filippo!

M'inchino al mio re!

TUTTI

Sta Luigi Filippo ai nostri piè.

(depongono gli scudi sul tavolo. Schaunard vorrebbe raccontare la sua fortuna, ma gli altri non lo ascoltano: vanno e vengono affaccendati disponendo ogni cosa sul tavolo)

SCHAUNARD

Or vi dirò: quest'oro, o meglio argento,

ha la sua brava storia...

MARCELLO

(ponendo la legna nel camino)

Riscaldiamo

il camino!

COLLINE

Tanto freddo ha sofferto.

SCHAUNARD

Un inglese... un signor... lord o milord

che sia, voleva un musicista...

MARCELLO

(gettando via il pacco di libri di Colline dal tavolo)

Via!

Prepariamo la tavola!

SCHAUNARD

Io? volo!

RODOLFO

L'esca dov'è?

COLLINE

Là.

MARCELLO

Qua.

(accendono un gran fuoco nel camino)

SCHAUNARD

E mi presento.

M'accetta: gli domando...

COLLINE

(mettendo a posto le vivande)

Arrosto freddo!

SCHAUNARD

A quando le lezioni?...

MARCELLO

(mette le due candele sul tavolo)

Or le candele!

SCHAUNARD

(imitando l'accento inglese)

Risponde: «Incominciam...»

COLLINE

Pasticcio dolce!

SCHAUNARD

«Guardare!» e un pappagallo m'addita al primo piano,

poi soggiunge: «Voi suonare

finché quello morire!» E fu così...

Insieme

SCHAUNARD

Suonai tre lunghi dì...

Allora usai l'incanto

di mia presenza bella...

affascinai l'ancella...

gli propinai prezzemolo!...

Lorito allargò l'ali,

Lorito il becco aprì,

da Socrate morì!

(vedendo che nessuno gli bada, afferra Colline che gli passa vicino con un piatto)

GLI ALTRI

Rodolfo

Fulgida folgori la sala splendida.

Marcello

Mangiar senza tovaglia?

Rodolfo

(levando di tasca un giornale e spiegandolo)

Un'idea...

Colline e Marcello

Il costituzional!

Rodolfo

Ottima carta...

Si mangia e si divora un'appendice!

COLLINE

Chi?!...

SCHAUNARD

(urlando indispettito)

Che il diavolo vi porti tutti quanti!

(poi, vedendoli in atto di mettersi a mangiare il pasticcio freddo:)

Ed or che fate?

(con gesto solenne stende la mano sul pasticcio ed impedisce agli amici di mangiarlo; poi leva le vivande dal tavolo e le mette nel piccolo armadio)

No! Queste cibarie

sono la salmeria

pei dì futuri

tenebrosi e oscuri.

Pranzare in casa

il dì della vigilia

mentre il quartier latino le sue vie

addobba di salsicce e leccornie?

Quando un olezzo di frittelle imbalsama

le vecchie strade?

MARCELLO, RODOLFO E COLLINE

(circondano ridendo Schaunard)

La vigilia di Natal!

SCHAUNARD

Là le ragazze cantano contente

ed han per eco ognuna uno studente!

Un po' di religione, o miei signori:

si beva in casa, ma si pranzi fuori.

(Rodolfo chiude la porta a chiave, poi tutti vanno intorno al tavolo e versano il vino. Si bussa alla porta: s'arrestano stupefatti)

BENOÎT

(di fuori)

Si può?

MARCELLO

Chi è là?

BENOÎT

Benoît!

MARCELLO

Il padrone di casa!

(depongono i bicchieri)

SCHAUNARD

Uscio sul muso.

COLLINE

(grida)

Non c'è nessuno.

SCHAUNARD

È chiuso.

BENOÎT

Una parola.

SCHAUNARD

(dopo essersi consultato co' gli altri, va ad aprire)

Sola!

BENOÎT

(entra sorridente: vede Marcello e mostrandogli una carta dice)

Affitto!

MARCELLO

(ricevendolo con grande cordialità)

Olà!

Date una sedia.

RODOLFO

Presto.

BENOÎT

(schermendosi)

Non occorre. Vorrei...

SCHAUNARD

(insistendo con dolce violenza, lo fa sedere)

Segga.

MARCELLO

Vuol bere?

(gli versa del vino)

BENOÎT

Grazie.

RODOLFO E COLLINE

Tocchiamo.

(tutti bevono. Benoît, Rodolfo, Marcello e Schaunard seduti, Colline in piedi. Benoît depone il bicchiere e si rivolge a Marcello mostrandogli la carta)

BENOÎT

Questo

è l'ultimo trimestre.

MARCELLO

(con ingenuità)

Ne ho piacere.

BENOÎT

E quindi...

SCHAUNARD

(interrompendolo)

Ancora un sorso.

(riempie i bicchieri)

BENOÎT

Grazie.

I QUATTRO

(toccando con Benoît)

Alla sua salute!

(si siedono e bevono. Colline va a prendere lo sgabello presso il cavalletto e si siede anche lui)

BENOÎT

(riprendendo con Marcello)

A lei ne vengo

perché il trimestre scorso

mi promise...

MARCELLO

Promisi ed or mantengo.

(mostrando a Benoît gli scudi che sono sul tavolo)

RODOLFO

(con stupore, piano a Marcello)

Che fai?...

SCHAUNARD

(come sopra)

Sei pazzo?

MARCELLO

(a Benoît, senza badare ai due)

Ha visto? Or via,

resti un momento in nostra compagnia.

Dica: quant'anni ha,

caro signor Benoît?

BENOÎT

Gli anni?... Per carità!

RODOLFO

Su e giù la nostra età.

BENOÎT

(protestando)

Di più, molto di più.

(mentre fanno chiacchierare Benoît, gli riempiono il bicchiere appena egli l'ha vuotato)

COLLINE

Ha detto su e giù.

MARCELLO

(abbassando la voce e con tono di furberia)

L'altra sera al Mabil...

BENOÎT

(inquieto)

Eh?!

MARCELLO

L'hanno colto

in peccato d'amore.

BENOÎT

Io?

MARCELLO

Neghi.

BENOÎT

Un caso.

MARCELLO

(lusingandolo)

Bella donna!

BENOÎT

(mezzo brillo, con subito moto)

Ah! molto.

SCHAUNARD

(gli batte una mano sulla spalla)

Briccone!

COLLINE

Seduttore!

(fa lo stesso sull'altra spalla)

RODOLFO

Briccone!

MARCELLO

(magnificando)

Una quercia!... un cannone! il crin ricciuto

e fulvo.

RODOLFO

L'uomo ha buon gusto.

MARCELLO

Ei gongolava arzillo, pettoruto.

BENOÎT

(ringalluzzito)

Son vecchio, ma robusto.

MARCELLO

E a lui cedea la femminil virtù.

COLLINE, SCHAUNARD E RODOLFO

(con gravità ironica)

Ei gongolava arzuto e pettorillo.

BENOÎT

(in piena confidenza)

Timido in gioventù,

ora me ne ripago... È uno svago

qualche donnetta allegra... e... un po'...

(accenna a forme accentuate)

Non dico una balena,

o un mappamondo,

o un viso tondo

da luna piena,

ma magra, proprio magra, no e poi no!

Le donne magre sono grattacapi

e spesso... sopraccapi...

e son piene di doglie,

per esempio... mia moglie...

(Marcello dà un pugno sulla tavola e si alza: gli altri lo imitano: Benoît li guarda sbalordito)

MARCELLO

(con forza)

Quest'uomo ha moglie

e sconce voglie

ha nel cor!

GLI ALTRI

Orror!

RODOLFO

E ammorba, e appesta

la nostra onesta

magion!

GLI ALTRI

Fuor!

MARCELLO

Si abbruci dello zucchero.

COLLINE

Si discacci il reprobo.

SCHAUNARD

(maestoso)

È la morale offesa che vi scaccia!

BENOÎT

(allibito, tenta inutilmente di parlare)

Io di...

RODOLFO E COLLINE

(circondano Benoît sospingendolo verso la porta)

Faccia silenzio!

BENOÎT

(sempre più sbalordito)

Miei signori...

TUTTI

Silenzio!...

(spingendo Benoît fuori dalla porta)

Via signore! Via di qua!

(sulla porta guardando verso il pianerottolo sulla scala)

...e buona sera a vostra signoria.

(ritornando nel mezzo della scena, ridendo)

Ah! ah! ah! ah!

MARCELLO

(chiudendo l'uscio)

Ho pagato il trimestre.

SCHAUNARD

Al quartiere latino ci attende Momus.

MARCELLO

Viva chi spende!

SCHAUNARD

Dividiamo il bottino!

(si dividono gli scudi rimasti sul tavolo)

MARCELLO

(presentando uno specchio rotto a Colline)

Là ci sono beltà scese dal cielo.

Or che sei ricco, bada alla decenza!

Orso, ravviati il pelo.

COLLINE

Farò la conoscenza

la prima volta d'un barbitonsore.

Guidatemi al ridicolo

oltraggio d'un rasoio.

MARCELLO, SCHAUNARD E COLLINE

Andiamo.

RODOLFO

Io resto

per terminar l'articolo

di fondo del Castoro.

MARCELLO

Fa' presto.

RODOLFO

Cinque minuti. Conosco il mestiere.

COLLINE

Ti aspetterem dabbasso dal portiere.

MARCELLO

Se tardi, udrai che coro!

(prende un lume ed apre l'uscio: Marcello, Schaunard e Colline escono e scendono la scala)

SCHAUNARD

(uscendo)

Taglia corta la coda al tuo Castoro!

MARCELLO

(di fuori)

Occhio alla scala. Tienti

alla ringhiera.

RODOLFO

(sul pianerottolo, presso l'uscio aperto, alzando il lume)

Adagio!

COLLINE

(di fuori)

È buio pesto.

(le voci di Marcello, Schaunard e Colline si fanno sempre più lontane)

SCHAUNARD

Maledetto portier!

(rumore d'uno che ruzzola)

MARCELLO

Bada.

COLLINE

Accidenti!

RODOLFO

(sull'uscio)

Colline, sei morto?

COLLINE

(lontano, dal basso della scala)

Non ancor!

MARCELLO

(più lontano)

Vien presto!

(Rodolfo chiude l'uscio, depone il lume, sgombra un angolo del tavolo, vi colloca calamaio e carta, poi siede e si mette a scrivere dopo aver spento l'altro lume rimasto acceso: si interrompe, pensa, ritorna a scrivere, s'inquieta, distrugge lo scritto e getta via la penna)

RODOLFO

(sfiduciato)

Non sono in vena.

(si bussa timidamente all'uscio)

RODOLFO

Chi è là?

MIMÌ

(di fuori)

Scusi.

RODOLFO

(alzandosi)

Una donna!

MIMÌ

Di grazia, mi si è spento

il lume.

RODOLFO

(corre ad aprire)

Ecco.

MIMÌ

(sull'uscio, con un lume spento in mano ed una chiave)

Vorrebbe?...

RODOLFO

S'accomodi un momento.

MIMÌ

Non occorre.

RODOLFO

(insistendo)

La prego, entri.

(Mimì, entra, ma subito è presa da soffocazione)

(premuroso)

Si sente male?

MIMÌ

No... nulla.

RODOLFO

Impallidisce!

MIMÌ

(presa da tosse)

Il respir... Quelle scale...

(sviene, e Rodolfo è appena a tempo di sorreggerla ed adagiarla su di una sedia, mentre dalle mani di Mimì cadono candeliere e chiave)

RODOLFO

(imbarazzato)

Ed ora come faccio?... come faccio?...

(va a prendere dell'acqua e ne spruzza il viso di Mimì)

Così!

(guardandola con grande interesse)

Che viso da malata!

(Mimì rinviene)

Si sente meglio?

MIMÌ

(con un filo di voce)

Sì.

RODOLFO

Qui c'è tanto freddo. Segga vicino al fuoco.

(Mimì fa cenno di no)

Aspetti... un po' di vino...

MIMÌ

Grazie...

RODOLFO

(le dà il bicchiere e le versa da bere)

A lei.

MIMÌ

Poco, poco.

RODOLFO

Così?

MIMÌ

Grazie.

(beve)

RODOLFO

(ammirandola)

(Che bella bambina!)

MIMÌ

(levandosi, cerca il suo candeliere)

Ora permetta

che accenda il lume. È tutto passato.

RODOLFO

Tanta fretta?

MIMÌ

Sì.

(Rodolfo scorge a terra il candeliere, lo raccoglie, accende e lo consegna a Mimì senza far parola)

Grazie. Buona sera.

(s'avvia per uscire)

RODOLFO

(l'accompagna fino all'uscio)

Buona sera.

(ritorna subito al lavoro)

MIMÌ

(esce, poi riappare sull'uscio che rimane aperto)

Oh! sventata!

La chiave della stanza, dove l'ho lasciata?

RODOLFO

Non stia sull'uscio; il lume vacilla al vento.

(il lume di Mimì si spegne)

MIMÌ

Oh dio! Torni ad accenderlo.

RODOLFO

(accorre co' la sua candela per riaccendere quella di Mimì, ma avvicinandosi alla porta anche il suo lume si spegne e la camera rimane buia)

Oh dio!... Anche il mio s'è spento!

MIMÌ

(avanzandosi a tentoni, incontra il tavolo e vi depone il suo candeliere)

Ah!

E la chiave ove sarà?...

RODOLFO

(si trova presso la porta e la chiude)

Buio pesto!

MIMÌ

Disgraziata!

RODOLFO

Ove sarà?...

MIMÌ

Importuna è la vicina...

RODOLFO

(si volge dalla parte ove ode la voce di Mimì)

Ma le pare?...

MIMÌ

(ripete con grazia, avanzandosi ancora cautamente)

Importuna è la vicina...

(cerca la chiave sul pavimento, strisciando i piedi)

RODOLFO

Cosa dice, ma le pare!

MIMÌ

Cerchi.

RODOLFO

Cerco.

(urta nel tavolo, vi depone il suo candeliere e si mette a cercare la chiave brancicando le mani sul pavimento)

MIMÌ

Ove sarà?...

RODOLFO

(trova la chiave e lascia sfuggire una esclamazione, poi subito pentito mette la chiave in tasca)

Ah!

MIMÌ

L'ha trovata?...

RODOLFO

No!

MIMÌ

Mi parve...

RODOLFO

In verità...

MIMÌ

(cerca a tastoni)

Cerca?

RODOLFO

Cerco!

(finge di cercare, ma guidato dalla voce e dai passi di Mimì, tenta di avvicinarsi ad essa che, china a terra, cerca sempre tastoni: in questo momento Rodolfo si è avvicinato ed abbassandosi esso pure, la sua mano incontra quella di Mimì)

MIMÌ

(sorpresa)

Ah!

RODOLFO

(tenendo la mano di Mimì, con voce piena di emozione)

Che gelida manina!

Se la lasci riscaldar.

Cercar che giova? ~ Al buio non si trova.

Ma per fortuna ~ è una notte di luna,

e qui la luna ~ l'abbiamo vicina.

Aspetti, signorina,

le dirò con due parole

chi son, che faccio e come vivo. Vuole?

(Mimì tace: Rodolfo lascia la mano di Mimì, la quale indietreggiando trova una sedia sulla quale si lascia quasi cadere affranta dall'emozione)

Chi son? Sono un poeta.

Che cosa faccio? Scrivo.

E come vivo? Vivo.

In povertà mia lieta

scialo da gran signore

rime ed inni d'amore.

Per sogni, per chimere

e per castelli in aria

l'anima ho milionaria.

Talor dal mio forziere

ruban tutti i gioielli

due ladri: gli occhi belli.

V'entrar con voi pur ora

ed i miei sogni usati

e i bei sogni miei

tosto son dileguati.

Ma il furto non m'accora,

poiché vi ha preso stanza

la dolce speranza!

Or che mi conoscete,

parlate voi. Chi siete?

Vi piaccia dir?

MIMÌ

Sì.

(è un po' titubante, poi si decide a parlare; sempre seduta)

Mi chiamano Mimì,

ma il mio nome è Lucia.

La storia mia

è breve. A tela o a seta

ricamo in casa e fuori...

Son tranquilla e lieta

ed è mio svago

far gigli e rose.

Mi piaccion quelle cose

che han sì dolce malìa,

che parlano d'amor, di primavere,

di sogni e di chimere,

quelle cose che han nome poesia...

Lei m'intende?

RODOLFO

(commosso)

Sì.

MIMÌ

Mi chiamano Mimì,

il perché non so.

Sola, mi fo

il pranzo da me stessa.

Non vado sempre a messa,

ma prego assai il signore.

Vivo sola, soletta

là in una bianca cameretta:

guardo sui tetti e in cielo;

ma quando vien lo sgelo

il primo sole è mio

il primo bacio dell'aprile è mio!

Germoglia in un vaso una rosa...

Foglia a foglia la spio!

Così gentile

il profumo d'un fiore!

Ma i fior ch'io faccio, ahimè! non hanno odore.

MIMÌ

Altro di me non le saprei narrare.

Sono la sua vicina

che la vien fuori d'ora a importunare.

SCHAUNARD

(dal cortile)

Ehi! Rodolfo!

COLLINE

Rodolfo!

MARCELLO

Olà. Non senti?

(alle grida degli amici, Rodolfo s'impazienta)

Lumaca!

COLLINE

Poetucolo!

SCHAUNARD

Accidenti

al pigro!

(sempre più impaziente, Rodolfo a tentoni si avvia alla finestra e l'apre spingendosi un poco fuori per rispondere agli amici che sono giù nel cortile: dalla finestra aperta entrano i raggi lunari, rischiarando così la camera)

RODOLFO

(alla finestra)

Scrivo ancor tre righe a volo.

MIMÌ

(avvicinandosi un poco alla finestra)

Chi sono?

RODOLFO

(a Mimì)

Amici.

SCHAUNARD

Sentirai le tue.

MARCELLO

Che te ne fai lì solo?

RODOLFO

Non sono solo. Siamo in due.

Andate da Momus, tenete il posto,

ci saremo tosto.

(rimane alla finestra, onde assicurarsi che gli amici se ne vanno)

MARCELLO, SCHAUNARD E COLLINE

(allontanandosi)

Momus, Momus, Momus,

zitti e discreti andiamocene via.

Momus, Momus, Momus, il poeta

trovò la poesia.

(Mimì si è avvicinata ancor più alla finestra per modo che i raggi lunari la illuminano: Rodolfo, volgendosi, scorge Mimì avvolta come da un nimbo di luce, e la contempla, quasi estatico)

RODOLFO

O soave fanciulla, o dolce viso

di mite circonfuso alba lunar

in te, vivo ravviso

il sogno ch'io vorrei sempre sognar!

MIMÌ

(assai commossa)

Ah! tu sol comandi, amore!...

Insieme

RODOLFO

(cingendo con le braccia Mimì)

Fremon già nell'anima

le dolcezze estreme,

nel bacio freme amor!

MIMÌ

(quasi abbandonandosi)

(Oh! come dolci scendono

le sue lusinghe al core...

tu sol comandi, amore!...)

(Rodolfo bacia Mimì)

MIMÌ

(svincolandosi)

No, per pietà!

RODOLFO

Sei mia!

MIMÌ

V'aspettan gli amici...

RODOLFO

Già mi mandi via?

MIMÌ

(titubante)

Vorrei dir... ma non oso...

RODOLFO

(con gentilezza)

Di'.

MIMÌ

(con graziosa furberia)

Se venissi con voi?

RODOLFO

(sorpreso)

Che?... Mimì?

(insinuante)

Sarebbe così dolce restar qui.

C'è freddo fuori.

MIMÌ

(con grande abbandono)

Vi starò vicina!...

RODOLFO

E al ritorno?

MIMÌ

(maliziosa)

Curioso!

RODOLFO

(aiuta amorosamente Mimì a mettersi lo scialle)

Dammi il braccio, mia piccina.

MIMÌ

(dà il braccio a Rodolfo)

Obbedisco, signor!

(s'avviano sottobraccio alla porta d'uscita)

RODOLFO

Che m'ami di'...

MIMÌ

(con abbandono)

Io t'amo!

RODOLFO

Amore!

MIMÌ

Amor!

Quadro secondo
Al quartiere latino

Un crocicchio di vie che al largo prende forma di piazzale; botteghe, Venditori di ogni genere; da un lato, il Caffè Momus.
LA VIGILIA DI NATALE
Gran folla e diversa: Borghesi, Soldati, Fantesche, Ragazzi, Bambine, Studenti, Sartine, Gendarmi, ecc. Sul limitare delle loro botteghe i Venditori gridano a squarciagola invitando la folla de' Compratori. Separati in quella gran calca di gente si aggirano Rodolfo e Mimì da una parte, Colline presso la bottega di una Rappezzatrice; Schaunard ad una bottega di ferravecchi sta comperando una pipa e un corno; Marcello spinto qua e là dal capriccio della gente. Parecchi Borghesi ad un tavolo fuori del Caffè Momus. È sera. Le botteghe sono adorne di lampioncini e fanali accesi; un grande fanale illumina l'ingresso al caffè.

Insieme

VENDITORI

(sul limitare delle loro botteghe, altri aggirandosi tra la folla ed offrendo la propria merce)

Aranci, datteri! Caldi i marroni!

Ninnoli, croci. Torroni! Panna montata!

Caramelle! La crostata! Fringuelli

passeri! Fiori alle belle!

LA FOLLA

studenti, sartine, borghesi e popolo

Quanta folla! Su, corriam! Che chiasso!

Stringiti a me. Date il passo.

AL CAFFÈ

Presto qua! Camerier! Un bicchier!

Corri! Birra! Da ber! Un caffè!

VENDITORI

Latte di cocco! Giubbe! Carote!

LA FOLLA

(allontanandosi)

Quanta folla, su, partiam!

Insieme

SCHAUNARD E COLLINE

Schaunard, dopo aver soffiato nel corno che ha contrattato a lungo con un venditore di ferravecchi

Falso questo re!

Pipa e corno quant'è?

(paga)

Colline, presso la rappezzatrice che gli ha cucito la falda di uno zimarrone

È un poco usato...

ma è serio e a buon mercato...

(paga, poi distribuisce con giusto equilibrio i libri dei quali è carico nelle molte tasche dello zimarrone)

MIMÌ E RODOLFO

Rodolfo, a braccio con Mimì, attraversa la folla avviato al negozio della modista

Andiam.

Mimì

Andiam per la cuffietta?

Rodolfo

Tienti al mio braccio stretta...

Mimì

A te mi stringo...

(entrano in una bottega di modista)

MARCELLO

(tutto solo in mezzo alla folla, con un involto sotto il braccio, occhieggiando le donnine che la folla gli getta quasi fra le braccia)

Io pur mi sento in vena di gridar:

«Chi vuol, donnine allegre, un po' d'amor!

Facciamo insieme a vendere e a comprar!»

UN VENDITORE

Prugne di Tours!

(entra un gruppo di venditrici)

MARCELLO

Io do ad un soldo il vergine mio cuor!

(la ragazza si allontana ridendo)

SCHAUNARD

(va a gironzolare avanti al caffè Momus aspettandovi gli amici: intanto armato della enorme pipa e del corno da caccia guarda curiosamente la folla)

Fra spintoni e testate accorrendo

affretta la folla e si diletta

nel provar gioie matte... insoddisfatte...

ALCUNE VENDITRICI

Ninnoli, spillette!

Datteri e caramelle!

VENDITORI

Fiori alle belle!

COLLINE

(se ne viene al ritrovo, agitando trionfalmente un vecchio libro)

Copia rara, anzi unica:

la grammatica runica!

SCHAUNARD

Uomo onesto!

MARCELLO

(arrivando al caffè Momus grida a Schaunard e Colline)

A cena!

SCHAUNARD E COLLINE

Rodolfo?

MARCELLO

Entrò da una modista.

(uscendo dalla modista insieme a Mimì)

RODOLFO

Vieni, gli amici aspettano.

VENDITORI

alcuni

Panna montata!

MIMÌ

(accennando ad una cuffietta che porta graziosamente)

Mi sta bene questa cuffietta rosa?

(Marcello, Schaunard e Colline cercano se vi fosse un tavolo libero fuori del caffè all'aria aperta, ma ve n'è uno solo ed è occupato da onesti borghesi. I tre amici li fulminano con occhiate sprezzanti, poi entrano nel caffè)

MONELLI

alcuni

Latte di cocco!

VENDITORI

Oh, la crostata!

Panna montata!

AL CAFFÈ

Camerier!

Un bicchier!

Presto, olà!

Ratafià!

RODOLFO

(a Mimì)

Sei bruna e quel color ti dona.

MIMÌ

(ammirando la bacheca di una bottega)

Bel vezzo di corallo!

RODOLFO

Ho uno zio milionario. Se fa senno il buon dio,

voglio comprarti un vezzo assai più bel!

(Rodolfo e Mimì, in dolce colloquio, si avviano verso il fondo della scena e si perdono nella folla)

(ad una bottega del fondo un venditore monta su di una seggiola, con grandi gesti offre in vendita delle maglierie, dei berretti da notte, ecc. Un gruppo di ragazzi accorre intorno alla bottega e scoppia in allegre risate)

MONELLI

ridendo

Ah! Ah! Ah! Ah!

SARTINE E STUDENTI

ridendo

(accorrendo nel fondo presso i monelli)

Ah! Ah! Ah!...

BORGHESI

Facciam coda alla gente!

Ragazze, state attente!

Che chiasso! Quanta folla!

Pigliam via Mazzarino!

Io soffoco, partiamo!

Vedi il Caffè è vicin!

Andiamo là da Momus!

(entrano nel caffè)

VENDITORI

Aranci, datteri, ninnoli, fior!

(molta gente entra da ogni parte e si aggira per il piazzale, poi si raduna nel fondo. Colline, Schaunard e Marcello escono dal caffè portando fuori una tavola; li segue un cameriere co' le seggiole; i borghesi al tavolo vicino, infastiditi dal baccano che fanno i tre amici, dopo un po' di tempo s'alzano e se ne vanno. S'avanzano di nuovo Rodolfo e Mimì, questa osserva un gruppo di studenti)

RODOLFO

(con dolce rimprovero, a Mimì)

Chi guardi?

COLLINE

Odio il profano volgo al par d'Orazio.

MIMÌ

(a Rodolfo)

Sei geloso?

RODOLFO

All'uom felice sta il sospetto accanto.

SCHAUNARD

Ed io, quando mi sazio,

vo' abbondanza di spazio...

MIMÌ

(a Rodolfo)

Sei felice?

MARCELLO

(al cameriere)

Vogliamo una cena prelibata.

RODOLFO

(appassionato a Mimì)

Ah, sì, tanto!

E tu?

MIMÌ

Sì, tanto!

SARTINE E STUDENTI

alcuni

Là da Momus!

Andiamo!

(entrano nel caffè)

(al cameriere, che corre frettoloso entro al caffè, mentre un altro ne esce con tutto l'occorrente per preparare la tavola)

MARCELLO, SCHAUNARD E COLLINE

Lesto!

(Rodolfo e Mimì s'avviano al Caffè Momus)

PARPIGNOL

(interno, lontano)

Ecco i giocattoli di Parpignol!

RODOLFO

(si unisce agli amici e presenta loro Mimì)

Due posti.

COLLINE

Finalmente!

RODOLFO

Eccoci qui.

Questa è Mimì,

gaia fioraia.

Il suo venir completa

la bella compagnia,

perché son io il poeta,

essa la poesia.

Dal mio cervel sbocciano i canti,

dalle sue dita sbocciano i fior;

dall'anime esultanti

sboccia l'amor.

MARCELLO, SCHAUNARD E COLLINE

ridendo

Ah! Ah! Ah! Ah!

MARCELLO

(ironico)

Dio, che concetti rari!

COLLINE

(solenne)

(accennando a Mimì)

Digna est intrari.

SCHAUNARD

(con autorità comica)

Ingrediat si necessit.

COLLINE

Io non do che un accessit!

(tutti siedono intorno al tavolo, mentre il cameriere ritorna)

PARPIGNOL

(vicinissimo)

Ecco i giocattoli di Parpignol!

COLLINE

(vedendo il cameriere gli grida con enfasi)

Salame!

(il cameriere presenta la lista delle vivande, che passa nelle mani dei quattro amici, guardata con una specie di ammirazione e analizzata profondamente)

(da via Delfino sbocca un carretto tutto a fronzoli e fiori, illuminato a palloncini: chi lo spinge è Parpignol, il popolare venditore di giocattoli; una turba di ragazzi lo segue saltellando allegramente e circonda il carretto ammirandone i giocattoli)

BAMBINE E RAGAZZI

(interno)

Parpignol, Parpignol!

(in scena)

Ecco Parpignol, Parpignol!

Col carretto tutto fior!

Ecco Parpignol, Parpignol!

Voglio la tromba, il cavallin,

il tambur, tamburel...

Voglio il cannon, voglio il frustin,

...dei soldati il drappel.

SCHAUNARD

Cervo arrosto!

MARCELLO

(esaminando la carta ed ordinando ad alta voce al cameriere)

Un tacchino!

SCHAUNARD

Vin del Reno!

COLLINE

Vin da tavola!

SCHAUNARD

Aragosta senza crosta!

(bambine e ragazzi, attorniato il carretto di Parpignol, gesticolano con gran vivacità; un gruppo di mamme accorre in cerca dei ragazzi e, trovandoli intorno a Parpignol, si mettono a sgridarli; l'una prende il figliolo per una mano, un'altra vuole condur via la propria bambina, chi minaccia, chi sgrida, ma inutilmente, ché bambine e ragazzi non vogliono andarsene)

MAMME

(strillanti e minaccianti)

Ah! razza di furfanti indemoniati,

che ci venite a fare in questo loco?

A casa, a letto! Via, brutti sguaiati,

gli scappellotti vi parranno poco!

A casa, a letto,

razza di furfanti, a letto!

(una mamma prende per un orecchio un ragazzo il quale si mette a piagnucolare)

UN RAGAZZO

(piagnucolando)

Vo' la tromba, il cavallin!...

(le mamme, intenerite, si decidono a comperare da Parpignol, i ragazzi saltano di gioia, impossessandosi dei giocattoli. Parpignol prende giù per via Commedia. I ragazzi e le bambine allegramente lo seguono, marciando e fingendo di suonare gli strumenti infantili acquistati loro)

RODOLFO

E tu, Mimì, che vuoi?

MIMÌ

La crema.

(con somma importanza al cameriere, che prende nota di quanto gli viene ordinato)

SCHAUNARD

E gran sfarzo. C'è una dama!

BAMBINE E RAGAZZI

Viva Parpignol, Parpignol!

(interno)

Il tambur! Tamburel!

(più lontano)

Dei soldati il drappel!

MARCELLO

(come continuando il discorso)

Signorina Mimì, che dono raro

le ha fatto il suo Rodolfo?

MIMÌ

(mostrando una cuffietta che toglie da un involto)

Una cuffietta

a pizzi, tutta rosa, ricamata;

coi miei capelli bruni ben si fonde.

Da tanto tempo tal cuffietta è cosa desiata!...

Egli ha letto quel che il core asconde...

Ora colui che legge dentro a un cuore

sa l'amore ed è... lettore.

SCHAUNARD

Esperto professore...

COLLINE

(seguitando l'idea di Schaunard)

...che ha giù diplomi e non son armi prime

le sue rime...

SCHAUNARD

(interrompendo)

...tanto che sembra ver ciò ch'egli esprime!...

MARCELLO

(guardando Mimì)

O bella età d'inganni e d'utopie!

Si crede, spera, e tutto bello appare!

RODOLFO

La più divina delle poesie

è quella, amico, che c'insegna amare!

MIMÌ

Amare è dolce ancora più del miele...

MARCELLO

(stizzito)

...secondo il palato è miele, o fiele!...

MIMÌ

(sorpresa, a Rodolfo)

O dio!... l'ho offeso!

RODOLFO

È in lutto, o mia Mimì.

SCHAUNARD E COLLINE

(per cambiare discorso)

Allegri, e un toast!...

MARCELLO

(al cameriere)

Qua del liquor!...

MIMÌ, RODOLFO E MARCELLO

(alzandosi)

E via i pensier, alti i bicchier!

Beviam!

(all'angolo di via Mazzarino appare una bellissima signora dal fare civettuolo ed allegro, dal sorriso provocante. Le vien dietro un signore pomposo, pieno di pretensione negli abiti, nei modi, nella persona)

TUTTI

Beviam!

MARCELLO

(interrompendo, perché ha veduto da lontano Musetta)

Ch'io beva del tossico!

(si lascia cadere sulla sedia)

RODOLFO, SCHAUNARD E COLLINE

(con sorpresa, vedendo Musetta)

Oh!

MARCELLO

Essa!

RODOLFO, SCHAUNARD E COLLINE

Musetta!

BOTTEGAIE

(vedendo Musetta)

To'! ~ Lei! ~ Sì! ~ To'! ~ Lei! ~ Musetta!

Siamo in auge! ~ Che toeletta!

ALCINDORO

(trafelato)

Come un facchino...

correr di qua... di là...

No! No! non ci sta...

non ne posso più!

(con passi rapidi, guardando qua e là come in cerca di qualcuno, mentre Alcindoro la segue, sbuffando e stizzito)

MUSETTA

(chiamandolo come un cagnolino)

Vien, Lulù!

Vien, Lulù!

SCHAUNARD

Quel brutto coso

mi par che sudi!

(Musetta vede la tavolata degli amici innanzi al Caffè Momus ed indica ad Alcindoro di sedersi al tavolo lasciato libero poco prima dai borghesi)

ALCINDORO

(a Musetta)

Come! qui fuori?

Qui?

MUSETTA

Siedi, Lulù!

ALCINDORO

(siede irritato, alzando il bavero del suo pastrano e borbottando)

Tali nomignoli,

prego, serbateli

al tu per tu!

(un cameriere si avvicina e prepara la tavola)

MUSETTA

Non farmi il Barbablù!

(siede anch'essa al tavolo rivolta verso il caffè)

COLLINE

(esaminando il vecchio)

È il vizio contegnoso...

MARCELLO

(con disprezzo)

Co' la casta Susanna!

MIMÌ

(a Rodolfo)

È pur ben vestita!

RODOLFO

Gli angeli vanno nudi.

MIMÌ

(con curiosità)

La conosci! Chi è?

MARCELLO

(a Mimì)

Domandatelo a me.

Insieme

MARCELLO

Il suo nome è Musetta;

cognome: Tentazione!

Per sua vocazione

fa la rosa dei venti;

gira e muta soventi

e d'amanti e d'amore.

E come la civetta

è uccello sanguinario;

il suo cibo ordinario

è il cuore... Mangia il cuore!...

Per questo io non ne ho più...

Passatemi il ragù!

MUSETTA

(colpita nel vedere che gli amici non la guardano)

(Marcello mi vide...

Non mi guarda, il vile!

(sempre più stizzita)

Quel Schaunard che ride!

Mi fan tutti una bile!

Se potessi picchiar,

se potessi graffiar!

Ma non ho sottomano

che questo pellican!

Aspetta!)

(gridando)

Ehi! Camerier!

MUSETTA

(il cameriere accorre: Musetta prende un piatto e lo fiuta)

Cameriere! Questo piatto

ha una puzza di rifritto!

(getta il piatto a terra con forza, il cameriere si affretta a raccogliere i cocci)

ALCINDORO

(frenandola)

No, Musetta... zitto, zitto!

MUSETTA

(vedendo che Marcello non si volta)

(Non si volta.)

ALCINDORO

(con comica disperazione)

Zitto! zitto! zitto!

Modi, garbo!

MUSETTA

(Ah, non si volta!)

ALCINDORO

A chi parli?...

COLLINE

Questo pollo è un poema!

MUSETTA

(rabbiosa)

(Ora lo batto, lo batto!)

ALCINDORO

Con chi parli?...

SCHAUNARD

Il vino è prelibato.

MUSETTA

(seccata)

Al cameriere!

Non seccar!

Voglio fare il mio piacere...

ALCINDORO

Parla pian

parla pian!

(prende la nota del cameriere e si mette ad ordinare la cena)

MUSETTA

...vo' far quel che mi pare!

Non seccar.

SARTINE

(attraversando la scena, si arrestano un momento vedendo Musetta)

Guarda, guarda chi si vede,

proprio lei, Musetta!

STUDENTI

(attraversando la scena)

Con quel vecchio che balbetta...

SARTINE E STUDENTI

...proprio lei, Musetta!

(ridendo)

Ah, ah, ah, ah!

MUSETTA

(Che sia geloso

di questa mummia?)

ALCINDORO

(interrompendo le sue ordinazioni, per calmare Musetta che continua ad agitarsi)

La convenienza...

il grado... la virtù...

MUSETTA

(...vediam se mi resta

tanto poter su lui da farlo cedere!)

SCHAUNARD

La commedia è stupenda!

MUSETTA

(guardando Marcello, a voce alta)

Tu non mi guardi!

ALCINDORO

(credendo che Musetta gli abbia rivolto la parola, se ne compiace e le risponde gravemente)

Vedi bene che ordino!...

SCHAUNARD

La commedia è stupenda!

COLLINE

Stupenda!

RODOLFO

(a Mimì)

Sappi per tuo governo

che non darei perdono in sempiterno.

SCHAUNARD

Essa all'un parla

perché l'altro intenda.

MIMÌ

(a Rodolfo)

Io t'amo tanto,

e son tutta tua!...

Ché mi parli di perdono?

COLLINE

(a Schaunard)

E l'altro invan crudel...

finge di non capir, ma sugge miel!...

MUSETTA

(come sopra)

Ma il tuo cuore martella!

ALCINDORO

Parla piano.

MUSETTA

Quando me n' vo soletta per la via,

la gente sosta e mira

e la bellezza mia tutta ricerca in me

da capo a piè...

(sempre seduta dirigendosi intenzionalmente a Marcello, il quale comincia ad agitarsi)

MARCELLO

(agli amici, con voce soffocata)

Legatemi alla seggiola!

ALCINDORO

(sulle spine)

Quella gente che dirà?

MUSETTA

...ed assaporo allor la bramosia

sottil, che da gli occhi traspira

e dai palesi vezzi intender sa

alle occulte beltà.

Così l'effluvio del desìo tutta m'aggira,

felice mi fa!

ALCINDORO

(si avvicina a Musetta, cercando di farla tacere)

(Quel canto scurrile

mi muove la bile!)

Insieme

MUSETTA

E tu che sai, che memori e ti struggi

da me tanto rifuggi?

So ben: le angoscie tue non le vuoi dir,

ma ti senti morir!

MIMÌ

(a Rodolfo)

Io vedo ben...

che quella poveretta,

tutta invaghita di Marcel,

tutta invaghita ell'è!

(Schaunard e Colline si alzano e si portano da un lato, osservando la scena con curiosità, mentre Rodolfo e Mimì rimangon soli, seduti, parlandosi con tenerezza. Marcello, sempre più nervoso ha lasciato il suo posto, vorrebbe andarsene, ma non sa resistere alla voce di Musetta)

ALCINDORO

Quella gente che dirà?

RODOLFO

(a Mimì)

Marcello un dì l'amò.

SCHAUNARD

Ah, Marcello cederà!

MUSETTA

Chi sa mai quel che avverrà!

RODOLFO

(a Mimì)

La fraschetta l'abbandonò

per poi darsi a miglior vita.

(Alcindoro tenta inutilmente di persuadere Musetta a riprendere posto alla tavola, ove la cena è già pronta)

SCHAUNARD

Trovan dolce al pari il laccio...

COLLINE

Santi numi, in simil briga...

SCHAUNARD

...chi lo tende e chi ci dà.

COLLINE

...mai Colline intopperà!

ALCINDORO

Parla pian! Zitta, zitta!

Insieme

MUSETTA

(Ah! Marcello smania,

Marcello è vinto!

So ben le angoscie tue

non le vuoi dir.

Ah! ma ti senti morir.)

(ad Alcindoro, ribellandosi)

Io voglio fare il mio piacere!

Voglio far quel che mi par,

non seccar! non seccar!

ALCINDORO

Modi, garbo! Zitta, zitta!

COLLINE

(Essa è bella, io non son cieco,

ma piaccionmi assai più

una pipa e un testo greco!)

MIMÌ

(stringendosi a Rodolfo)

T'amo!

Quell'infelice mi muove a pietà!

L'amor ingeneroso è tristo amor!

RODOLFO

(cingendo Mimì alla vita)

Mimì!

È fiacco amor quel che le offese

vendicar non sa!

Non risorge spento amor!

SCHAUNARD

(Quel bravaccio a momenti cederà!

Stupenda è la commedia!

Marcello cederà!)

(a Colline)

Se tal vaga persona,

ti trattasse a tu per tu,

la tua scienza brontolona

manderesti a Belzebù!

MUSETTA

(Or convien liberarsi del vecchio!)

(simulando un forte dolore ad un piede, va di nuovo a sedersi)

Ahi!

ALCINDORO

Che c'è?

MUSETTA

Qual dolore, qual bruciore!

ALCINDORO

Dove?

(si china per slacciare la scarpa a Musetta)

MUSETTA

(mostrando il piede con civetteria)

Al piè!

Insieme

MUSETTA

Sciogli, slaccia, rompi, straccia!

Te ne imploro...

laggiù c'è un calzolaio.

Corri presto!

Ne voglio un altro paio.

Ahi! che fitta,

maledetta scarpa stretta!

Or la levo...

(si leva la scarpa e la pone sul tavolo)

Eccola qua.

(impazientandosi)

Corri, va', corri.

Presto, va'! va'!

ALCINDORO

Imprudente!

Quella gente che dirà?

(cercando di trattenere Musetta)

Ma il mio grado!

Vuoi ch'io comprometta?

Aspetta! Musetta! Vo.

(nasconde prontamente nel gilet la scarpa di Musetta, poi si abbottona l'abito)

SCHAUNARD, RODOLFO E COLLINE

La commedia è stupenda!

MARCELLO

(commosso sommamente)

(avanzandosi)

Gioventù mia,

tu non sei morta,

né di te morto è il sovvenir!

Se tu battessi alla mia porta,

t'andrebbe il mio core ad aprir!

MIMÌ

Io vedo ben

ell'è invaghita di Marcello!

(Alcindoro va via frettolosamente)

(Musetta e Marcello si abbracciano con grande entusiasmo)

MUSETTA

Marcello!

MARCELLO

Sirena!

SCHAUNARD

Siamo all'ultima scena!

(un cameriere porta il conto)

RODOLFO, SCHAUNARD E COLLINE

(con sorpresa)

(alzandosi assieme a Mimì)

Il conto?

SCHAUNARD

Così presto?

COLLINE

Chi l'ha richiesto?

SCHAUNARD

(al cameriere)

Vediam!

(dopo guardato il conto, lo passa agli amici)

RODOLFO E COLLINE

(osservando il conto)

Caro!

(lontanissima si ode la ritirata militare che a poco a poco va avvicinandosi)

MONELLI

(accorrendo da destra)

La ritirata!

SARTINE E STUDENTI

(sortono frettolosamente dal Caffè Momus)

La ritirata!

SCHAUNARD

Colline, Rodolfo, e tu

Marcel?

MARCELLO

Siamo all'asciutto!

SCHAUNARD

Come?

RODOLFO

Ho trenta soldi in tutto!

COLLINE, SCHAUNARD E MARCELLO

(allibiti)

Come? Non ce n'è più?

SCHAUNARD

(terribile)

Ma il mio tesoro ov'è?

(portano le mani alle tasche: sono vuote: nessuno sa spiegarsi la rapida scomparsa degli scudi di Schaunard sorpresi si guardano l'un l'altro)

MUSETTA

(al cameriere)

Il mio conto date a me.

(al cameriere che le mostra il conto)

Bene!

Presto, sommate

quello con questo!

(il cameriere unisce i due conti e ne fa la somma)

Paga il signor che stava qui con me!

RODOLFO, MARCELLO, SCHAUNARD E COLLINE

(fra loro comicamente)

(accennando dalla parte dove è andato Alcindoro)

Paga il signor!

MUSETTA

Paga il signor!

SCHAUNARD

Paga il signor!

MARCELLO

...il signor!

MUSETTA

(ricevuti i due conti dal cameriere li pone sul tavolo al posto di Alcindoro)

E dove s'è seduto

ritrovi il mio saluto!

RODOLFO, MARCELLO, SCHAUNARD E COLLINE

E dove s'è seduto

ritrovi il mio saluto!

BORGHESI

(accorrendo da sinistra, la ritirata essendo ancor lontana, la gente corre da un lato all'altro della scena guardando da quale via s'avanzano i militari)

La ritirata!

MONELLI

S'avvicina per di qua!?

(cercando di orientarsi)

SARTINE E STUDENTI

No, di là!

MONELLI

(indecisi, indicando il lato opposto)

S'avvicinan per di là!

SARTINE E STUDENTI

Vien di qua!

(si aprono varie finestre, appaiono a queste e sui balconi mamme coi loro ragazzi ed ansiosamente guardano da dove arriva la ritirata)

BORGHESI E VENDITORI

alcuni

(irrompono dal fondo facendosi strada tra la folla)

Largo! Largo!

RAGAZZI

alcuni dalle finestre

Voglio veder! Voglio sentir!

Mamma, voglio veder!

Papà, voglio sentir!

Vo' veder la ritirata!

MAMME

alcune, dalle finestre

Lisetta, vuoi tacer?

Tonio, la vuoi finir?

Vuoi tacer, la vuoi finir?

(la folla ha invaso tutta la scena, la ritirata si avvicina sempre più dalla sinistra)

SARTINE E BORGHESI

S'avvicinano di qua!

LA FOLLA E VENDITORI

Sì, di qua!

MONELLI

Come sarà arrivata

la seguiremo al passo!

MARCELLO

Giunge la ritirata!

MARCELLO E COLLINE

Che il vecchio non ci veda

fuggir co' la sua preda!

MARCELLO, SCHAUNARD E COLLINE

Quella folla serrata

il nascondiglio appresti!

MIMÌ, MUSETTA, RODOLFO, MARCELLO, SCHAUNARD E COLLINE

Lesti, lesti, lesti!

VENDITORI

(dopo aver chiuso le botteghe, vengono in strada)

In quel rullio tu senti

la patria maestà!

(tutti guardano verso sinistra, la Ritirata sta per sbucare nel crocicchio, allora la folla si ritira e dividendosi forma due ali da sinistra al fondo a destra, mentre gli amici -con Musetta e Mimì- fanno gruppo a parte presso il caffè)

LA FOLLA

Largo, largo, eccoli qua!

In fila!

(la ritirata militare entra da sinistra, la precede un gigantesco tamburo maggiore, che maneggia con destrezza e solennità la sua canna di comando, indicando la via da percorrere)

LA FOLLA E VENDITORI

Ecco il tambur maggior!

Più fier d'un antico guerrier!

Il tamburo maggior! Gli zappator, olà!

La ritirata è qua!

Eccolo là! Il bel tambur maggior!

La canna d'ôr, tutto splendor!

Che guarda, passa, va!

(la ritirata attraversa la scena, dirigendosi verso il fondo a destra. Musetta non potendo camminare perché ha un solo piede calzato, è alzata a braccia da Marcello e Colline che rompono le fila degli astanti, per seguire la ritirata; la folla vedendo Musetta portata trionfalmente, ne prende pretesto per farle clamorose ovazioni. Marcello e Colline con Musetta si mettono in coda alla ritirata, li seguono Rodolfo e Mimì a braccetto e Schaunard col suo corno imboccato, poi studenti e sartine saltellando allegramente, poi ragazzi, borghesi, donne che prendono il passo di marcia. Tutta questa folla si allontana dal fondo seguendo la ritirata militare)

Insieme

RODOLFO, MARCELLO, SCHAUNARD E COLLINE

Viva Musetta!

Cuor birichin!

Gloria ed onor,

onor e gloria

del quartier latin!

LA FOLLA E VENDITORI

(dall'interno)

Tutto splendor!

Di Francia è il più bell'uom!

Il bel tambur maggior

eccolo là!

Che guarda, passa; va!

(grido della folla)

(intanto Alcindoro con un paio di scarpe bene incartocciate ritorna verso il Caffè Momus cercando di Musetta; il cameriere, che è presso al tavolo, prende il conto lasciato da questa e cerimoniosamente lo presenta ad Alcindoro, il quale vedendo la somma, non trovando più alcuno, cade su di una sedia, stupefatto, allibito)

Quadro terzo
La barriera d'Enfer

Al di là della barriera, il boulevard esterno e, nell'estremo fondo, la strada d'Orléans che si perde lontana fra le alte case e la nebbia del febbraio, al di qua, a sinistra, un cabaret ed il piccolo largo della
barriera; a destra, il boulevard d'Enfer; a sinistra, quello di
Saint-Jacques. A destra, pure, la imboccatura della via d'Enfer, che mette in pieno quartiere latino.
Il cabaret ha per insegna il quadro di Marcello «Il passaggio del Mar Rosso», ma sotto invece, a larghi caratteri, vi è dipinto «Al porto di Marsiglia». Ai lati della porta sono pure dipinti a fresco un turco e uno zuavo con una enorme corona d'alloro intorno al fez. Alla parete del cabaret, che guarda verso la barriera, una finestra a pianterreno donde esce luce.
I platani che costeggiano il largo della barriera, grigi, alti e in lunghi filari, dal largo si ripartono diagonalmente verso i due boulevards. Fra platano e platano sedili di marmo.
È il febbraio al finire, la neve è dappertutto.
All'alzarsi della tela la scena è immersa nella incertezza della luce della primissima alba. Seduti davanti ad un braciere stanno sonnecchiando i Doganieri. Dal cabaret, ad intervalli, grida, cozzi di bicchieri, risate. Un doganiere esce dal cabaret con vino. La cancellata della barriera è chiusa.
(Dietro la cancellata chiusa, battendo i piedi dal freddo e soffiandosi su le mani intirizzite, stanno alcuni Spazzini.)

SPAZZINI

Ohè, là, le guardie!... Aprite!... Ohè, là!

Quelli di Gentilly!... Siam gli spazzini!...

(i doganieri rimangono immobili; gli spazzini picchiano co' le loro scope e badili sulla cancellata urlando)

(battendo i piedi)

Fiocca la neve... Ohè, là!... Qui s'agghiaccia!

UN DOGANIERE

(alzandosi assonnato e stirandosi le braccia)

Vengo!

(va ad aprire, gli spazzini entrano e si allontanano per la via d'Enfer. Il doganiere richiude la cancellata)

VOCI INTERNE

(dal cabaret)

(accompagnano il canto battendo i bicchieri)

Chi nel ber trovò il piacer

nel suo bicchier,

ah! d'una bocca nell'ardor,

trovò l'amor!

MUSETTA

(dal cabaret)

Ah! Se nel bicchiere sta il piacer,

in giovin bocca sta l'amor!

VOCI INTERNE

(dal cabaret)

Trallerallè...

Eva e Noè!

(danno in una risata clamorosa)

LATTIVENDOLE

(dall'interno)

Hopplà! Hopplà!

(dal corpo di guardia esce il Sergente dei doganieri, il quale ordina d'aprire la barriera)

UN DOGANIERE

Son già le lattivendole!

(tintinnio di campanelli e schioccare di fruste. Pe 'l Boulevard esterno passano dei carri co' le grandi lanterne di tela accese fra le ruote)

CARRETTIERI

(interno)

Hopplà!

LATTIVENDOLE

(vicinissime)

Hopplà!

(la nebbia dirada e comincia a far giorno)

LATTIVENDOLE

(entrando in scena a dorso di asinelli, ai doganieri, che controllano e lasciano passare)

Buon giorno!

CONTADINE

(ai doganieri)

(entrando in scena con ceste a braccio)

~ Burro e cacio!

~ Polli ed uova!

(pagano e i doganieri le lasciano passare)

(giunte al crocicchio)

~ Voi da che parte andate?

~ A San Michele!

~ Ci troverem più tardi?

~ A mezzodì!

(si allontanano per diverse strade)

(i doganieri ritirano le panche e il braciere)

(Mimì, dalla via d'Enfer, entra guardando attentamente intorno cercando di riconoscere i luoghi, ma giunta al primo platano la coglie un violento accesso di tosse: riavutasi e veduto il Sergente, gli si avvicina)

MIMÌ

(al Sergente)

Sa dirmi, scusi, qual è l'osteria...

(non ricordando il nome)

dove un pittor lavora?

SERGENTE

(indicando il cabaret)

Eccola.

MIMÌ

Grazie.

(esce una fantesca dal cabaret; Mimì le si avvicina)

O buona donna, mi fate il favore

di cercarmi il pittore

Marcello? Ho da parlargli. Ho tanta fretta.

Ditegli, piano, che Mimì lo aspetta.

(la fantesca rientra nel cabaret)

SERGENTE

(ad uno che passa)

Ehi, quel panier!

UN DOGANIERE

(dopo aver visitato il paniere)

Vuoto!

SERGENTE

Passi!

(dalla barriera entra altra gente, e chi da una parte, chi dall'altra tutti si allontanano. Le campane dell'ospizio Maria Teresa suonano mattutino. È giorno fatto, giorno d'inverno, triste e caliginoso. Dal cabaret escono alcune coppie che rincasano)

MARCELLO

(esce dal cabaret e con sorpresa vede Mimì)

Mimì?!

MIMÌ

Son io. Speravo di trovarti qui.

MARCELLO

È ver. Siam qui da un mese

di quell'oste alle spese.

Musetta insegna il canto ai passeggeri;

io pingo quel guerrier

sulla facciata.

(Mimì tossisce)

MARCELLO

È freddo. Entrate.

MIMÌ

C'è

Rodolfo?

MARCELLO

Sì.

MIMÌ

Non posso entrar.

MARCELLO

(sorpreso)

Perché?

MIMÌ

(scoppia in pianto)

O buon Marcello, aiuto!

MARCELLO

Cos'è avvenuto?

MIMÌ

Rodolfo m'ama. Rodolfo m'ama

mi fugge e si strugge per gelosia.

Un passo, un detto,

un vezzo, un fior lo mettono in sospetto...

Onde corrucci ed ire.

Talor la notte fingo di dormire

e in me lo sento fiso

spiarmi i sogni in viso.

Mi grida ad ogni istante:

«Non fai per me, prenditi un altro amante.»

Ahimè! In lui parla il rovello;

lo so, ma che rispondergli, Marcello?

MARCELLO

Quando s'è come voi non si vive in compagnia.

Son lieve a Musetta ed ella è lieve

a me, perché ci amiamo in allegria...

Canti e risa, ecco il fior

d'invariabile amor!

MIMÌ

Dite bene. Lasciarci conviene.

Aiutateci voi; noi s'è provato

più volte, ma invano.

Fate voi per il meglio.

MARCELLO

Sta ben! Ora lo sveglio.

MIMÌ

Dorme?

MARCELLO

È piombato qui

un'ora avanti l'alba; s'assopì

sopra una panca.

(fa cenno a Mimì di guardare per la finestra dentro il cabaret)

Guardate...

(Mimì tossisce con insistenza)

(compassionandola)

Che tosse!

MIMÌ

Da ieri ho l'ossa rotte.

Fuggì da me stanotte

dicendomi: «È finita.»

A giorno sono uscita

e me ne venni a questa

volta.

MARCELLO

(osservando Rodolfo nell'interno del cabaret)

Si desta...

s'alza, mi cerca... viene.

MIMÌ

Ch'ei non mi veda!

MARCELLO

Or rincasate...

Mimì... per carità,

non fate scene qua!

(spinge dolcemente Mimì verso l'angolo del cabaret di dove però quasi subito sporge curiosa la testa. Marcello corre incontro a Rodolfo)

RODOLFO

(esce dal cabaret ed accorre verso Marcello)

Marcello. Finalmente!

Qui niun ci sente.

Io voglio separarmi da Mimì.

MARCELLO

Sei volubil così?

RODOLFO

Già un'altra volta credetti morto il mio cor,

ma di quegli occhi azzurri allo splendor

esso è risorto.

Ora il tedio l'assale.

MARCELLO

E gli vuoi rinnovare il funerale?

(Mimì non potendo udire le parole, colto il momento opportuno, inosservata, riesce a ripararsi dietro a un platano, presso al quale parlano i due amici)

RODOLFO

Per sempre!

MARCELLO

Cambia metro.

Dei pazzi è l'amor tetro

che lacrime distilla.

Se non ride e sfavilla

l'amore è fiacco e roco.

Tu sei geloso.

RODOLFO

Un poco.

MARCELLO

Collerico, lunatico, imbevuto

di pregiudizi, noioso, cocciuto!

MIMÌ

(Or lo fa incollerir! Me poveretta!)

RODOLFO

(con amarezza ironica)

Mimì è una civetta

che frascheggia con tutti. Un moscardino

di viscontino

le fa l'occhio di triglia.

Ella sgonnella e scopre la caviglia

con un far promettente e lusinghier.

MARCELLO

Lo devo dir? Non mi sembri sincer.

RODOLFO

Ebbene no, non lo son. Invan nascondo

la mia vera tortura.

Amo Mimì sovra ogni cosa al mondo,

io l'amo, ma ho paura, ma ho paura!

RODOLFO

Mimì è tanto malata!

Ogni dì più declina.

La povera piccina

è condannata!

MARCELLO

(sorpreso)

Mimì?

MIMÌ

(Che vuol dire?)

RODOLFO

Una terribil tosse

l'esil petto le scuote

e già le smunte gote

di sangue ha rosse...

MARCELLO

Povera Mimì!

(vorrebbe allontanare Rodolfo)

MIMÌ

(piangendo)

Ahimè, morire!

RODOLFO

La mia stanza è una tana

squallida... il fuoco ho spento.

V'entra e l'aggira il vento

di tramontana.

Essa canta e sorride

e il rimorso m'assale.

Me, cagion del fatale

mal che l'uccide!

Mimì di serra è fiore.

Povertà l'ha sfiorita;

per richiamarla in vita

non basta amore!

MARCELLO

Che far dunque?

Oh, qual pietà!

Poveretta!

Povera Mimì!

MIMÌ

(desolata)

O mia vita!

(angosciata)

Ahimè! È finita...

O mia vita! È finita...

Ahimè, morir!

(la tosse e i singhiozzi violenti rivelano la presenza di Mimì)

RODOLFO

(vedendola e accorrendo a lei)

Che? Mimì! Tu qui?

M'hai sentito?

MARCELLO

Ella dunque ascoltava?

RODOLFO

Facile alla paura

per nulla io m'arrovello.

Vien là nel tepor!

(vuol farla entrare nel cabaret)

MIMÌ

No, quel tanfo mi soffoca!

RODOLFO

Ah, Mimì!

(stringe amorosamente Mimì fra le sue braccia e l'accarezza)

(dal cabaret si ode ridere sfacciatamente Musetta)

MARCELLO

È Musetta

che ride.

(corre alla finestra del cabaret)

Con chi ride? Ah, la civetta!

Imparerai.

(entra impetuosamente nel cabaret)

MIMÌ

(svincolandosi da Rodolfo)

Addio.

RODOLFO

(sorpreso)

Che! Vai?

MIMÌ

(affettuosamente)

Donde lieta uscì

al tuo grido d'amore,

torna sola Mimì

al solitario nido.

Ritorna un'altra volta

a intesser finti fior.

Addio, senza rancor.

~ Ascolta, ascolta.

Le poche robe aduna che lasciai

sparse. Nel mio cassetto

stan chiusi quel cerchietto

d'or e il libro di preghiere.

Involgi tutto quanto in un grembiale

e manderò il portiere...

~ Bada, sotto il guanciale

c'è la cuffietta rosa.

Se... vuoi... serbarla a ricordo d'amor!...

Addio, senza rancor.

RODOLFO

Dunque è proprio finita?

Te ne vai, te ne vai, la mia piccina?!

Addio, sogni d'amor!...

MIMÌ

Addio, dolce svegliare alla mattina!

RODOLFO

Addio, sognante vita...

MIMÌ

(sorridendo)

Addio, rabbuffi e gelosie!

RODOLFO

...che un tuo sorriso acqueta!

MIMÌ

Addio, sospetti!...

RODOLFO

Baci...

MIMÌ

Pungenti amarezze!

RODOLFO

Ch'io da vero poeta

rimavo con carezze!

MIMÌ E RODOLFO

Soli d'inverno è cosa da morire!

Soli! Mentre a primavera

c'è compagno il sol!

(nel cabaret fracasso di piatti e bicchieri rotti)

MARCELLO

(di dentro)

Che facevi, che dicevi

presso al fuoco a quel signore?

MUSETTA

(di dentro)

Che vuoi dir?

(esce correndo)

MIMÌ

Niuno è solo l'april.

MARCELLO

(fermandosi sulla porta del cabaret, rivolto a Musetta)

Al mio venire

hai mutato colore.

MUSETTA

(con attitudine di provocazione)

Quel signore mi diceva:

«Ama il ballo, signorina?»

RODOLFO

Si parla coi gigli e le rose.

MARCELLO

Vana, frivola, civetta!

MUSETTA

Arrossendo rispondeva:

«Ballerei sera e mattina.»

MARCELLO

Quel discorso asconde mire disoneste.

MIMÌ

Esce dai nidi un cinguettio gentile...

MUSETTA

Voglio piena libertà!

MARCELLO

(quasi avventandosi contro Musetta)

Io t'acconcio per le feste

se ti colgo a incivettire!

MIMÌ E RODOLFO

Al fiorir di primavera

c'è compagno il sol!

Chiacchieran le fontane

la brezza della sera.

Insieme

MUSETTA

Ché mi gridi? Ché mi canti?

All'altar non siamo uniti.

Io detesto quegli amanti

che la fanno da mariti...

Fo all'amor con chi mi piace!

Non ti garba? Ebbene, pace.

Ma Musetta se ne va.

MARCELLO

Bada, sotto il mio cappello

non ci stan certi ornamenti...

Io non faccio da zimbello

ai novizi intraprendenti.

Vana, frivola, civetta!

Ve n'andate? Vi ringrazio:

or son ricco divenuto. Vi saluto.

MIMÌ

Balsami stende sulle doglie umane.

RODOLFO

Vuoi che spettiam la primavera ancor?

MUSETTA

Musetta se ne va

sì, se ne va!

(ironica)

Vi saluto.

Signor: addio!

vi dico con piacer.

MARCELLO

Son servo e me ne vo!

MUSETTA

(s'allontana correndo furibonda, a un tratto si sofferma e gli grida)

Pittore da bottega!

MARCELLO

(dal mezzo della scena, gridando)

Vipera!

MUSETTA

Rospo!

(esce)

MARCELLO

Strega!

(entra nel cabaret)

MIMÌ

(avviandosi con Rodolfo)

Sempre tua per la vita...

RODOLFO

Ci lasceremo...

MIMÌ

Ci lasceremo alla stagion dei fior...

RODOLFO

...alla stagion dei fior...

MIMÌ

Vorrei che eterno

durasse il verno!

MIMÌ E RODOLFO

(dall'interno, allontanandosi)

Ci lascerem alla stagion dei fior!

Quadro quarto
In soffitta

La stessa scena del quadro 1.
Marcello sta ancora dinanzi al suo cavalletto, come Rodolfo sta seduto al suo tavolo: vorrebbero persuadersi l'un l'altro che lavorano indefessamente, mentre invece non fanno che chiacchierare.

(continuando il discorso)

MARCELLO

In un coupé?

RODOLFO

Con pariglia e livree.

Mi salutò ridendo. To', Musetta!

Le dissi: ~ e il cuor? ~ «Non batte o non lo sento

grazie al velluto che il copre.»

MARCELLO

(sforzandosi di ridere)

Ci ho gusto

davver!

RODOLFO

(Loiola, va! Ti rodi e ridi.)

(ripiglia il lavoro)

MARCELLO

(dipinge a gran colpi di pennello)

Non batte? Bene! Io pur vidi...

RODOLFO

Musetta?

MARCELLO

Mimì.

RODOLFO

(trasalendo, smette di scrivere)

L'hai vista?

(si ricompone)

Oh, guarda!

MARCELLO

(smette il lavoro)

Era in carrozza

vestita come una regina.

RODOLFO

(allegramente)

Evviva!

Ne son contento.

MARCELLO

(Bugiardo, si strugge d'amor.)

RODOLFO

Lavoriam.

MARCELLO

Lavoriam.

(riprendono il lavoro)

RODOLFO

(getta la penna)

Che penna infame!

(sempre seduto e molto pensieroso)

MARCELLO

(getta il pennello)

Che infame pennello!

(guarda fissamente il suo quadro, poi di nascosto da Rodolfo estrae dalla tasca un nastro di seta e lo bacia)

Insieme

RODOLFO

(O Mimì tu più non torni.

O giorni belli,

piccole mani, odorosi capelli,

collo di neve!

Ah! Mimì, mia breve gioventù!

(dal cassetto del tavolo leva la cuffietta di Mimì)

E tu, cuffietta lieve,

che sotto il guancial partendo ascose,

tutta sai la nostra felicità,

vien sul mio cuor!

Sul mio cuor morto, poich'è morto amor.)

MARCELLO

(Io non so come sia

che il mio pennel lavori

ed impasti colori

contro la voglia mia.

Se pingere mi piace

o cieli o terre o inverni o primavere,

egli mi traccia due pupille nere

e una bocca procace,

e n'esce di Musetta

e il viso ancor...

E n'esce di Musetta

il viso tutto vezzi e tutto frode.

Musetta intanto gode

e il mio cuor vil la chiama

e aspetta il vil mio cuor...)

RODOLFO

(pone sul cuore la cuffietta, poi volendo nascondere a Marcello la propria commozione, si rivolge a lui e disinvolto gli chiede)

Che ora sia?

E Schaunard non torna?

MARCELLO

(rimasto meditabondo, si scuote alle parole di Rodolfo e allegramente gli risponde)

L'ora del pranzo di ieri.

(entrano Schaunard e Colline, il primo porta quattro pagnotte e l'altro un cartoccio)

SCHAUNARD

Eccoci.

RODOLFO

Ebben?

MARCELLO

Ebben?

(Schaunard depone le pagnotte sul tavolo)

MARCELLO

(con sprezzo)

Del pan?

COLLINE

(apre il cartoccio e ne estrae un'aringa che pure colloca sul tavolo)

È un piatto degno di Demostene:

un'aringa...

SCHAUNARD

...salata.

COLLINE

Il pranzo è in tavola.

(siedono a tavola, fingendo d'essere ad un lauto pranzo)

MARCELLO

Questa è cuccagna

da Berlingaccio.

SCHAUNARD

(pone il cappello di Colline sul tavolo e vi colloca dentro una bottiglia d'acqua)

Or lo sciampagna

mettiamo in ghiaccio.

RODOLFO

(a Marcello, offrendogli del pane)

Scelga, o barone;

trota o salmone?

MARCELLO

(ringrazia, accetta, poi si rivolge a Schaunard e gli presenta un altro boccone di pane)

Duca, una lingua

di pappagallo?

SCHAUNARD

(gentilmente rifiuta, si versa un bicchiere d'acqua poi lo passa a Marcello)

Grazie, m'impingua.

Stasera ho un ballo.

(l'unico bicchiere passa da uno all'altro. Colline, che ha divorato in gran fretta la sua pagnotta, si alza)

RODOLFO

(a Colline)

Già sazio?

COLLINE

(con importanza e gravità)

Ho fretta.

Il re m'aspetta

MARCELLO

(premurosamente)

C'è qualche trama?

RODOLFO

Qualche mister?

SCHAUNARD

(si alza, si avvicina a Colline, e gli dice con curiosità comica)

Qualche mister?

MARCELLO

Qualche mister?

COLLINE

(passeggia pavoneggiandosi con aria di grande importanza)

Il re mi chiama

al minister.

RODOLFO, SCHAUNARD E MARCELLO

(circondan Colline e gli fanno grandi inchini)

Bene!

COLLINE

(con aria di protezione)

Però...

vedrò... Guizot!

SCHAUNARD

(a Marcello)

Porgimi il nappo.

MARCELLO

(gli dà l'unico bicchiere)

Sì, bevi, io pappo!

SCHAUNARD

(solenne, sale su di una sedia e leva in alto il bicchiere)

Mi sia permesso al nobile consesso...

RODOLFO E COLLINE

(interrompendolo)

Basta!

MARCELLO

Fiacco!

COLLINE

Che decotto!

MARCELLO

Leva il tacco!

COLLINE

(prendendo il bicchiere a Schaunard)

Dammi il gotto!

SCHAUNARD

(ispirato)

(fa cenno agli amici di lasciarlo continuare)

M'ispira irresistibile

l'estro della romanza!...

GLI ALTRI

(urlando)

No!

SCHAUNARD

(arrendevole)

Azione coreografica

allora?...

GLI ALTRI

(applaudendo, circondano Schaunard e lo fanno scendere dalla sedia)

Sì!...

SCHAUNARD

La danza

con musica vocale!

COLLINE

Si sgombrino le sale...

(portano da un lato la tavola e le sedie e si dispongono a ballare)

COLLINE

Gavotta.

MARCELLO

(proponendo varie danze)

Minuetto.

RODOLFO

Pavanella.

SCHAUNARD

(marcando la danza spagnola)

Fandango.

COLLINE

Propongo la quadriglia.

(gli altri approvano)

RODOLFO

(allegramente)

Mano alle dame.

COLLINE

Io détto!

(finge di essere in grandi faccende per disporre la quadriglia)

SCHAUNARD

(improvvisando, batte il tempo con grande, comica importanza)

Lallera, lallera, lallera, là.

RODOLFO

(si avvicina a Marcello, gli fa un grande inchino offrendogli la mano)

Vezzosa damigella...

MARCELLO

(con modestia, imitando la voce femminile)

Rispetti la modestia.

(con voce naturale)

La prego.

SCHAUNARD

Lallera, lallera, lallera, là.

COLLINE

(dettando le figurazioni)

Balancez.

(Rodolfo e Marcello ballano la quadriglia)

MARCELLO

Lallera, lallera, lallera,

SCHAUNARD

(provocante)

Prima c'è il rondò.

COLLINE

(provocante)

No, bestia!!

SCHAUNARD

(con disprezzo esagerato)

Che modi da lacchè!

(Rodolfo e Marcello continuano a ballare)

COLLINE

(offeso)

Se non erro,

lei m'oltraggia.

Snudi il ferro.

(corre al camino e afferra le molle)

SCHAUNARD

(prende la paletta del camino)

Pronti.

(mettendosi in posizione per battersi)

Assaggia.

Il tuo sangue io voglio ber.

COLLINE

(fa altrettanto)

Uno di noi qui si sbudella.

(Rodolfo e Marcello cessano dal ballare e si smascellano dalle risa)

SCHAUNARD

Apprestate una barella.

COLLINE

Apprestate un cimiter.

(Schaunard e Colline si battono)

RODOLFO E MARCELLO

(allegramente)

Mentre incalza

la tenzone,

gira e balza

Rigodone.

(ballano intorno ai duellanti, che fingono di essere sempre più inferociti)

Si spalanca l'uscio ed entra Musetta in grande agitazione.

MARCELLO

(scorgendola)

Musetta!

MUSETTA

(ansimante)

C'è Mimì...

(con viva ansietà attorniano Musetta)

C'è Mimì che mi segue e che sta male.

RODOLFO

Ov'è?

MUSETTA

Nel far le scale

più non si resse.

(si vede, per l'uscio aperto, Mimì seduta sul più alto gradino della scala)

RODOLFO

Ah!

(si precipita verso Mimì; Marcello accorre anche lui)

SCHAUNARD

(a Colline)

Noi accostiam

quel lettuccio.

(ambedue portano innanzi il letto)

RODOLFO

(coll'aiuto di Marcello porta Mimì fino al letto)

Là.

(agli amici, piano)

Da bere.

(Musetta accorre col bicchiere dell'acqua e ne dà un sorso a Mimì)

MIMÌ

(con grande passione)

Rodolfo!

RODOLFO

(adagia Mimì sul letto)

Zitta, riposa.

MIMÌ

(abbraccia Rodolfo)

O mio Rodolfo!

Mi vuoi qui con te?

RODOLFO

Ah! mia Mimì,

sempre, sempre!

(persuade Mimì a sdraiarsi sul letto e stende su di lei la coperta, poi con grandi cure le accomoda il guanciale sotto la testa)

MUSETTA

(trae in disparte gli altri, e dice loro sottovoce)

Intesi dire che Mimì, fuggita

dal viscontino, era in fin di vita.

Dove stia? Cerca, cerca... la veggo

passar per via

trascinandosi a stento.

Mi dice: «Più non reggo...

Muoio! lo sento...

(agitandosi, senz'accorgersene alza la voce)

Voglio morir con lui! Forse m'aspetta...

M'accompagni, Musetta?...»

MARCELLO

(fa cenno di parlar piano e Musetta si porta a maggior distanza da Mimì)

Sst.

MIMÌ

Mi sento assai meglio...

lascia ch'io guardi intorno.

(con dolce sorriso)

Ah, come si sta bene qui!

Si rinasce, ancor sento la vita qui...

(alzandosi un poco e riabbracciando Rodolfo)

No! tu non mi lasci più!

RODOLFO

Benedetta bocca,

tu ancor mi parli!

MUSETTA

(da parte agli altri tre)

Che ci avete in casa?

MARCELLO

Nulla!

MUSETTA

Non caffè? Non vino?

MARCELLO

(con grande sconforto)

Nulla! Ah! miseria!

SCHAUNARD

(osservata cautamente Mimì, tristemente a Colline, traendolo in disparte)

Fra mezz'ora è morta!

MIMÌ

Ho tanto freddo!...

Se avessi un manicotto! Queste mie mani

riscaldare non si potranno mai?

(tossisce)

RODOLFO

(prende nelle sue le mani di Mimì riscaldandogliele)

Qui nelle mie! Taci!

Il parlar ti stanca.

MIMÌ

Ho un po' di tosse!

Ci sono avvezza.

(vedendo gli amici di Rodolfo, li chiama per nome: essi accorrono premurosi presso di lei)

Buon giorno, Marcello,

Schaunard, Musetta... buon giorno.

(sorridendo)

Tutti qui, tutti qui

sorridenti a Mimì.

RODOLFO

Non parlar, non parlar.

MIMÌ

Parlo piano,

non temere, Marcello,

(facendogli cenno di appressarsi)

date retta: è assai buona Musetta.

MARCELLO

Lo so, lo so.

(porge la mano a Musetta)

(Schaunard e Musetta si allontanano tristemente: Schaunard siede al tavolo, col viso fra le mani; Colline rimane pensieroso)

MUSETTA

(conduce Marcello lontano da Mimì, si leva gli orecchini e glieli porge dicendogli sottovoce)

A te, vendi, riporta

qualche cordial, manda un dottore!...

RODOLFO

Riposa.

MIMÌ

Tu non mi lasci?

RODOLFO

No! No!

(Mimì a poco a poco si assopisce, Rodolfo prende una scranna e siede presso al letto)

(Marcello fa per partire, Musetta lo arresta e lo conduce più lontano da Mimì)

MUSETTA

Ascolta!

Forse è l'ultima volta

che ha espresso un desiderio, poveretta!

Pe 'l manicotto io vo. Con te verrò.

MARCELLO

(commosso)

Sei buona, o mia Musetta.

(Musetta e Marcello partono frettolosi)

COLLINE

(mentre Musetta e Marcello parlavano, si è levato il pastrano; con commozione crescente)

Vecchia zimarra, senti,

io resto al pian, tu ascendere

il sacro monte or devi.

Le mie grazie ricevi.

Mai non curvasti il logoro

dorso ai ricchi ed ai potenti.

Passar nelle tue tasche

come in antri tranquilli

filosofi e poeti.

Ora che i giorni lieti

fuggîr, ti dico: addio,

fedele amico mio.

Addio, addio.

(fattone un involto, se lo pone sotto il braccio, ma vedendo Schaunard, si avvicina a lui, gli batte una spalla dicendogli tristemente)

Schaunard, ognuno per diversa via

(Schaunard alza il capo.)

mettiamo insiem due atti di pietà;

io... questo!

(gli mostra la zimarra che tiene sotto il braccio)

E tu...

(accennandogli Rodolfo chino su Mimì addormentata)

lasciali soli là!...

SCHAUNARD

(commosso)

(si leva in piedi)

Filosofo, ragioni!

(guardando verso il letto)

È ver!... Vo via!

(si guarda intorno, e per giustificare la sua partenza prende la bottiglia dell'acqua e scende dietro Colline chiudendo con precauzione l'uscio)

(apre gli occhi, vede che sono tutti partiti e allunga la mano verso Rodolfo, che gliela bacia amorosamente)

MIMÌ

Sono andati? Fingevo di dormire

perché volli con te sola restare.

Ho tante cose che ti voglio dire,

o una sola, ma grande come il mare,

come il mare profonda ed infinita...

(mette le braccia al collo di Rodolfo)

Sei il mio amore e tutta la mia vita!

RODOLFO

Ah, Mimì,

mia bella Mimì!

MIMÌ

(lascia cadere le braccia)

Son bella ancora?

RODOLFO

Bella come un'aurora.

MIMÌ

Hai sbagliato il raffronto.

Volevi dir: bella come un tramonto.

«Mi chiamano Mimì,

il perché non so...».

RODOLFO

(intenerito e carezzevole)

Tornò al nido la rondine e cinguetta.

(si leva di dove l'aveva riposta, sul cuore, la cuffietta di Mimì e gliela porge)

MIMÌ

(gaiamente)

La mia cuffietta...

Ah!

(tende a Rodolfo la testa, questi le mette la cuffietta. Mimì fa sedere presso a lei Rodolfo e rimane co' la testa appoggiata sul petto di lui)

Te lo rammenti quando sono entrata

la prima volta, là?

RODOLFO

Se lo rammento!

MIMÌ

Il lume si era spento...

RODOLFO

Eri tanto turbata!

Poi smarristi la chiave...

MIMÌ

E a cercarla

tastoni ti sei messo!...

RODOLFO

...e cerca, cerca...

MIMÌ

Mio bel signorino,

posso ben dirlo adesso:

lei la trovò assai presto...

RODOLFO

Aiutavo il destino...

MIMÌ

(ricordando l'incontro suo con Rodolfo la sera della vigilia di Natale)

Era buio; e il mio rossor non si vedeva...

(sussurra le parole di Rodolfo)

«Che gelida manina...

se la lasci riscaldar!...»

Era buio

e la man tu mi prendevi...

(Mimì è presa da uno spasimo di soffocazione e lascia ricadere il capo, sfinita)

RODOLFO

(spaventato, la sorregge)

Oh dio! Mimì!

(in questo momento Schaunard ritorna: al grido di Rodolfo accorre presso Mimì)

SCHAUNARD

Che avvien?

MIMÌ

(apre gli occhi e sorride per rassicurare Rodolfo e Schaunard)

Nulla. Sto bene.

RODOLFO

(la adagia sul cuscino)

Zitta, per carità.

MIMÌ

Sì, sì, perdona,

ora sarò buona.

(Musetta e Marcello entrano cautamente, Musetta porta un manicotto e Marcello una boccetta)

MUSETTA

(a Rodolfo)

Dorme?

RODOLFO

(avvicinandosi a Marcello)

Riposa.

MARCELLO

Ho veduto il dottore!

Verrà; gli ho fatto fretta.

Ecco il cordial.

(prende una lampada a spirito, la pone sulla tavola e l'accende)

MIMÌ

Chi parla?

MUSETTA

(si avvicina a Mimì e le porge il manicotto)

Io, Musetta.

MIMÌ

(aiutata da Musetta si rizza sul letto, e con gioia quasi infantile prende il manicotto)

Oh, come è bello e morbido! Non più

le mani allividite. Il tepore

le abbellirà...

(a Rodolfo)

Sei tu

che me lo doni?

MUSETTA

(pronta)

Sì.

MIMÌ

(stende una mano a Rodolfo)

Tu, spensierato!

Grazie. Ma costerà.

(Rodolfo scoppia in pianto)

Piangi? Sto bene...

Pianger così, perché?

(mette le mani nel manicotto, si assopisce inclinando graziosamente la testa sul manicotto in atto di dormire)

Qui... amor... sempre con te!

Le mani... al caldo... e... dormire.

(silenzio)

RODOLFO

(rassicurato nel vedere che Mimì si è addormentata, cautamente si allontana da essa e fatto un cenno agli altri di non far rumore, si avvicina a Marcello)

Che ha detto

il medico?

MARCELLO

Verrà.

(Rodolfo, Marcello e Schaunard parlano assai sottovoce fra di loro; di tanto in tanto Rodolfo fa qualche passo verso il letto, sorvegliando Mimì, poi ritorna verso gli amici)

MUSETTA

(fa scaldare la medicina portata da Marcello sul fornello a spirito, e quasi inconsciamente mormora una preghiera)

Madonna benedetta,

fate la grazia a questa poveretta

che non debba morire.

(interrompendosi, a Marcello)

Qui ci vuole un riparo

perché la fiamma sventola.

(Marcello si avvicina e mette un libro ritto sulla tavola formando paravento alla lampada)

Così.

(ripiglia la preghiera)

E che possa guarire.

Madonna santa, io sono

indegna di perdono,

mentre invece Mimì

è un angelo del cielo.

(mentre Musetta prega, Rodolfo le si è avvicinato)

RODOLFO

Io spero ancora. Vi pare che sia

grave?

MUSETTA

Non credo.

SCHAUNARD

(con voce strozzata)

(camminando sulla punta dei piedi va ad osservare Mimì, fa un gesto di dolore e ritorna presso Marcello)

Marcello, è spirata...

(intanto Rodolfo si è avveduto che il sole della finestra della soffitta sta per battere sul volto di Mimì e cerca intorno come porvi riparo; Musetta se ne avvede e gli indica la sua mantiglia, sale su di una sedia e studia il modo di distenderla sulla finestra; Marcello si avvicina a sua volta al letto e se ne scosta atterrito; intanto entra Colline che depone del danaro sulla tavola presso a Musetta)

COLLINE

Musetta, a voi!

(poi visto Rodolfo che solo non riesce a collocare la mantiglia corre ad aiutarlo chiedendogli di Mimì)

Come va?...

RODOLFO

Vedi?... È tranquilla.

(si volge verso Mimì, in quel mentre Musetta gli fa cenno che la medicina è pronta, scende dalla scranna, ma nell'accorrere presso Musetta si accorge dello strano contegno di Marcello e Schaunard; con voce strozzata dallo sgomento)

Che vuol dire

quell'andare e venire,

quel guardarmi così...

MARCELLO

(non regge più, corre a Rodolfo e abbracciandolo con voce angosciata grida)

Coraggio!

RODOLFO

piangendo

(si precipita al letto di Mimì, la solleva e scotendola grida co' la massima disperazione)

Mimì... Mimì!...

(si getta sul corpo esanime di Mimì)

(Musetta, spaventata corre al letto, getta un grido angoscioso, buttandosi ginocchioni e piangente ai piedi di Mimì dalla parte opposta di Rodolfo; Schaunard si abbandona accasciato su di una sedia a sinistra della scena; Colline va ai piedi del letto, rimanendo atterrito per la rapidità della catastrofe; Marcello singhiozza, volgendo le spalle al proscenio)

Fine del libretto.

Generazione pagina: 16/02/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40 (W)

Locandina Quadro primo In soffitta Quadro secondo Al quartiere latino Quadro terzo La barriera d'Enfer Quadro quarto In soffitta