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Brenno in Efeso

BRENNO IN EFESO

Dramma per musica.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Antonio ARCOLEO.
Musica di Giacomo Antonio PERTI.

Prima esecuzione: anno 1690, Venezia.


Interlocutori:

BRENNO re de' Galli Sennoni

sconosciuto

CADMIRO re di Efeso

sconosciuto

ELVIRA giovinetta principessa creduta sorella di Brenno

sconosciuto

ROMERICO generale dell'armi di Brenno

sconosciuto

ENDIMIRO principe d'Efeso succeduto al regno dovendo seguirne l'incoronazione

sconosciuto

CAMILLA donzella guerriera creduta figlia del re Artemidoro

sconosciuto

EUSONIA principessa di Sciro figlia del re Artemidoro creduta sorella di Camilla

sconosciuto

LEONZIO di occulti natali, fatto grande di Sciro dal proprio valore e generale in Efeso d'Endimiro

sconosciuto

DORILLO paggio d'Eusonia

sconosciuto






Illust., ed ecc. sign. patron colend.

Meglio consacrarsi non ponno le letterarie vigilie, che ad un principe letterato non mancando a questi cognizione per distinguere, e grado per sostenere, e proteggere. A vostra eccellenza adunque, ch'è principe di quel soglio, ove si adora la maggior fede, e che s'alza con la sublimità dell'ingegno, ove giungono appena i voli delle menti più dotte, per ottima elezione, io consacro nel presente dramma le foglie delle mia poca fronte, e le gocce, quali elleno corrano, della mia debole penna. Voi eccellent. principe, se bene da queste vostre natie contrade partiste ad accrescere splendori alle pompe dell'Aventino, non però affatto da noi spariste, né tutto Roma vi tiene, mentre la miglior parte ne serbano i nostri cuori. Il vostro nome, non già meno tocca all'Adria, che vi produsse e allenò, che al Tebro, che vi riceve. Io pure, si come qui sempre vi ho tributati i miei veri ossequi, così anco in lontano non trascuro di umiliarvi in queste offerte rime, testimoni sinceri del mio rispetto. Non può giungere importuno il poetico componimento al vostro buon genio, a cui sono familiari le muse, e per cui trattar sapete cetra maestra, onde più volte rissonar faceste i più alti gioghi di Pindo, e l'anima grande di v. ecc. m'assicura del benignissimo suo aggradimento, e della permissione alla mia divota servitù del titolo glorioso di sempre essere di v. ecc. umiliss. devotiss. osseq. ser.

Antonio Arcoleo

Amico lettore

L'aggradimento, col quale finora m'hai favorito anche ne teatri più angusti mi fa pure sperare la continuazione delle tue grazie in questo famoso San Salvatore. Io seguendo il mio costume, ho scritto nella maniera, che ho stimata più opportuna, per meglio adattarmi al luogo, e alle circostanze, senza troppo allontanarmi (per quanto ho saputo) dalla buona ordinazione, e dalla regola, ma senza ancora affatto scostarmi dall'uso di queste scene. Se questa volta mi riuscirà d'avervi avvezzato a compatirmi, in altra occasione dove io possa ingegnarmi per far giocar il capriccio, e spaziar l'idea, studierò forse maggiormente di soddisfarti. Intanto fa' che ti si rendano tollerabili le mie presenti mancanze dalla esperimentata armonica abilità del signor Giacomo Antonio Perti (le di cui note l'anno inanti hai così gradito) e dalle dotte voci di virtuosi rappresentanti. Concorreranno inoltre in gran parte a ricrearti l'animo, e toglierti ogni noia, che recato t'avessero le mie imperfezioni, le sceniche operazioni del signor Carlo Lodovico del Passo. Pittore di nota esperienza, e del signor Pietro Massilini architetto ingegnosissimo. Io per me solo ti prego a non condannarmi, toltone il prototipo del vero nome istorico, non mi sono servito che di nomi finti, per intrecciare con più libertà, e condurre il fine propostomi, senza por troppo in vista con nausea l'istorica alterazione. Vieni, vedi, aggradisci, col credermi vero cristiano ne' sensi poetici, e sta' sano.

Motivo istorico

Portatosi all'espugnazione d'Efeso Brenno famoso guerriero, re de' Galli Senoni, piantò d'intorno a quelle mura le tende, stringendo la città con durissimo assedio. Dati però più volte gl'assalti, malagevole assai trovò l'impresa, per la valida resistenza de' difensori. Quando avara donzella patteggiato in mercede col duce tutto quell'oro, di cui splendevano ricche in gran copia le sue milizie, introdusse lo stesso nella piazza, impadronitosi della medesima. Mantenne Brenno la promessa, e punì nello stesso tempo la perfidia, e il tradimento, facendo versare sopra il capo di colei tutto l'oro, dal cui peso oppressa restò soffocata.

Supposti, e finzioni.

Che prima Brenno avesse espugnata la reggia di Sciro, fatti suoi prigionieri Eusonia figlia d'Artemidoro, ultimo re di Sciro defunto, e Leonzio generale del medesimo, ma che questi fossero poi ritolti da Camilla donzella guerriera creduta sorella della stessa Eusonia: e che ricoverandosi in Efeso, fossero motivo a Brenno per mover colà le sue armi. Che Brenno si fosse portato ad espugnar Sciro per la pretensione ch'avea su quella corona, essendo il padre suo Annubio passato a gl'imenei secondi con la vedova Candace regina di quel regno, che morto Annubio, Candace restasse gravida del medesimo di gemina prole che furono Camilla, e Leonzio, ma occultasse Leonzio, perché non apparissero successori al regno, a fine di facilitar le sue nozze col re d'Ibernia Artemid. Che spogliato del regno erasi ricoverato, e di cui s'era ella sommamente invaghita. Che richiesta da Brenno la bambina germana Candace per non tener da sé lontana la figlia persuadesse Licambe madre di Romerico generale di Brenno a far cambio con Elvira figlia bambina della stessa. Licambe, inviando la stessa Elvira a Brenno invece della germana. Che col consenso d'Artemidoro facesse nutrire Camilla con Eusonia figlia della prima consorte del medesimo essendo ambe cresciute insieme, e credute sorelle. Ch'Eusonia ancora in fasce fosse stabilita in consorte a Brenno dal padre del medesimo, rimaste le regie firme in mano a Candace dopo la morte d'Artemidoro padre della detta Eusonia. Che morto Artemidoro restando Candace senza prole del medesimo, per non defraudare i propri parti della dovuta successione al regno (avida però di regnare il rimanente di sua vita) avesse consegnato agli stessi un simulacro di due figure, dove simboleggiava i figli gemelli, entro a quali aveva fatto chiudere le firme delle nozze di Eusonia, e l'istoria della loro legittima successione, ordinando agl'istessi, che dopo, ch'ella fosse morta, spezzassero il simulacro, che sarebbero loro derivate grandi fortune. Che il detto simulacro dopo l'espugnazione di Sciro fosse custodito, e trasportato in Efeso da Camilla. Finalmente, che da Eusonia restasse introdotto in Efeso Brenno, non per l'oro patteggiato, ma per opra d'amore, essendosi di lui invaghita, mentre era sua prigioniera insieme con Leonzio, di cui non meno restò all'ora accesa Elvira la creduta sorella di Brenno. Con questi verisimili si va intrecciando il dramma a cui porge il nome di Brenno in Efeso.

Atto primo
Scena prima

Quartieri, e stanze de' soldati vicino a le mura d'Efeso donde dopo aver respinti gli aggressori si vede scender Camilla con Leonzio, e parte de' suoi.

CAMILLA

Nostro, amici, è il trionfo

fulmini a cento squadre i primi lampi

furo de' nostri acciari: ecco rideste

delle truppe superbe

nel vano sforzo i temerari insulti

cesse l'impero folle

de' vostri brandi alla virtù guerriera;

e gran dell'oste altera

rintuzzaro l'orgoglio

per voi sicuro Efeso antica ha il soglio.

(scende Camilla con Leonzio)

Se da voi si stringe l'asta

solo basta

perché d'armi un mondo cada;

un balen solo di spada.

In recarvi la vittoria

lumi accese per voi d'immortal gloria.

LEONZIO

A te di mille serti

magnanima donzella

lavorato un diadema intrecci il crine;

se a far che l'oste avversa in guerra cada

più di mill'aste unite oprò tua spada.

CAMILLA

Leonzio al ferir mio

fu maestro il tuo brando, e de' nemici

se quest'acciar fe' scempio

dei soli colpi tuoi seguii l'esempio.

Scena seconda

Cadmiro, e detti.

CADMIRO

Vengo a stringervi al seno, o dell'impero

forti sostegni, inclita speme, e feudo.

Delle serbate mura, a voi la patria

la libertà sol deve, e per voi solo

oggi in pompa solenne

attenta al suon della dovuta laude.

Efeso esulta, e al valor vostro applaude.

CAMILLA

Signor, i regii auspici

del tuo sol nome han vinto

tu desti i lauri, ond'io la chioma ho cinto.

LEONZIO

Mio re, se questo acciaro

nel sangue ostil color di fiamma accese.

Dalla porpora tua le tinte apprese.

CADMIRO

Per giusti guardi al vostro merto, o prodi,

ha lumi il regal ciglio: ora la reggia

vi precorre il mio piede,

attenda il guiderdon la vostra fede.

Alma forte

da regia sorte

speri mercé.

Se col premio altrui s'insegna

da chi regna

a dar saggi più sempre di fé.

Scena terza

Camilla, e Leonzio.

LEONZIO

Vincesti, o bella, e del tuo braccio forte

agli urti bellicosi

pressero il suol le numerose schiere!

Ma delle luci nere

recar tu puoi coi luminosi orrori

più del tuo brando ancor, notte a più cori.

Da quegl'occhi, che lampeggiano

prese amor, e vampe, e folgori

ogni seno, ogni core a incenerir.

La faretra è in quella bocca

donde punte e dardi ei scocca

contra ogn'alma, ogni petto a incrudelir.

CAMILLA

Io che di ferree tempre

amo cerchiar la fronte, e di Gradivo

seguo l'orride insegne;

le dolci risse, i teneri contrasti

fuggo dal nume infante.

(Ah che purtroppo in seno ho un cor amante.)

LEONZIO

Spero col verde lauro il mirto ancora

formò serti alle tempie al dio più fiero,

e la destra al tonante

di saette disarma il cieco arciero:

senza fuggir Bellona,

bella seguir ben puoi d'amor la scola.

CAMILLA

O d'amor non si parli, o a me t'invola.

LEONZIO

Senza parlar d'amor

parto mia bella sì,

ma teco resta il cor

scopo del labbro arcier, che lo ferì.

Scena quarta

Camilla sola.

E che speri Camilla? Invan d'amore

or ti fingi nemica,

se de' suoi dardi hai tu le punte al core.

Del principe Endimiro,

a pro di cui stringi l'acciaro, e vinsi,

ardo ai fulgidi rai;

egli avvampa alle luci

d'Eusonia a me germana

io gli difendo il trono

ma nel trionfo mio

e che sperar poss'io?

Se nella patria altrui la vinta io sono.

Dimmi alato dio di Gnido

la mercede a un cor, ch'è fido

sperar deggio, sì, o no?

Se trionfo in campo armata,

a quest'alma innamorata

di', se mai la pace avrò?

Scena quinta

Campagna sparsa di colline occupate da Soldati di Brenno.
Brenno, e Romerico.

BRENNO

O del gallico Marte

vanto, e splendor, mie fide schiere invitte

ah no, non vi sia grave

domar in voi, per generoso dono,

a Brenno il vostro duce,

il militar impaziente istinto.

Se nel feroce assalto, allor, che in campo

certe al vostro valor forgean le palme

stesa quasi a raccorle ad un mio cenno

raffrenaste la destra, e al vostro crine

già trionfante in disugual tenzone

ritardati ho gli allori, e le corone.

Mirasti Romerico

là sovra l'erte mura

l'amazzone nemica

perduto l'elmo, e sciolta il crin vagante

in altero sembiante

col nudo acciar di mille spade a fronte,

nuotar nel sangue, e alzar di stragi un monte?

E chi è costei, che del suo ferro al paro,

non men forte, che bella

feria con la pupilla?

ROMERICO

Della reggia di Sciro è Camilla

la guerriera donzella,

colei che sola puote

sottrarsi al giogo, e le catene infrante

d'Eusonia, e di Leonzio

nostri già prigionieri,

e che raccolta entro l'efesia terra

ci accrebbe l'ire, e partorì la guerra.

BRENNO

E come è a te palese?

ROMERICO

Ben potei ravvisarla io, che nel campo

l'inseguii fuggitiva,

e raggiunsila poi, meco pugnando,

sin che l'ombra notturna

la tolse alle mie luci, e forse al brando.

BRENNO

Il valor della bella

guerra interna mi mosse

sola col suo periglio

allor, che a gonfie vele in mar di sangue

la vittoria per noi correa nel porto,

fu remora al trionfo: odimi, io penso

dei due disciolti invece,

chieder costei, che al genio mio non spiace

compagna alle fortune, e offrir la pace.

ROMERICO

Signor della tua gloria

del tuo nome ti caglia, e mi condona

se per devoto zelo

t'apro liberi sensi:

ah non vole, che un sol momento strugga

l'opre di lunga etade,

e il cor guerriero in petto

t'ammollisca una donna,

e che del forte usbergo

l'onorato splendor macchi la gonna.

BRENNO

Amico, al nostro ferro

d'Asia gran parte avanza, è breve posa

rinforzo alle fatiche: ha il mio pensiero

profonde altre radici,

e onoro la virtù sin de' nemici.

(Resta in forte difesa

ardua scorgo l'impresa.)

ROMERICO

I regi arcani adoro.

BRENNO

Perdita sia non lieve

di valor tanto prive

lasciar l'armi nemiche; ed abbastanza

con quest'unica spoglia

ha di pompa il trionfo.

Tu vanne, o fido, entro l'efesie mura

per me chiedi Camilla:

di' che Brenno l'invitto

di sua virtude, e de' begl'occhi al lampo

cede i trofei, del vincitor suo campo.

ROMERICO

Entro ai recinti del nemico suolo

con ratto passo ad ubbidirti io volo.

BRENNO

Di quest'alma la reggia combattono

ambo a gara, con Marte, Amor

l'uno a sforzi di fierezza,

l'altro a colpi di bellezza.

Urtano

battono

senza mai dar posa al cor.

Scena sesta

Elvira, poi Romerico.

ELVIRA

Già da voi nemiche arene

l'aura spira a lusingarmi

se cercando il cor se n' viene

la sua pace in mezzo all'armi.

Tratta qui dal tumulto

dell'agitata mente,

giro inquieta i passi:

qualche scintilla almeno

a chieder del mio foco a questi sassi.

Leonzio idolo mio,

tu sì discior potesti

da' nostri lacci il piede,

ma per far che tua schiava io viva sempre,

nodi mi desti al cor d'eterne tempre.

D'un crin nero fra le ritorte

il mio core in schiavitù

ha perduta la libertà.

Né i legami, altri, che morte

di quel nodo, che stretto fu

mai disciogliermi potrà.

Scena settima

Romerico, ed Elvira.

ROMERICO

(Qui Elvira? O cieli! Che far deggio amore?

Fuggir l'incontro! Ah no, resisti o core?)

ELVIRA

E dove Romerico

in disusato arnese?

ROMERICO

Al campo avverso

di Brenno messagger.

ELVIRA

E dal nemico

il mio german, che chiede?

ROMERICO

D'offrir la pace a me l'incarco ei diede.

ELVIRA

Dunque partir di breve

dovrem da queste arene?

ROMERICO

Quando segua la pace, irne conviene.

ELVIRA

(O stelle, e dovrò lunge

dall'adorato bene

senza l'ultimo addio lasciarli almeno.)

ROMERICO

(Sento che amor mi va serpendo al seno.

Ma saldo o cor.)

ELVIRA

Ascolta

io colà trarmi in sconosciute spoglie

teco desio: tu vanne, e al vicin vallo,

Romerico m'intendi,

sin ch'io giunga m'attendi.

ROMERICO

Ah mia signora

meco non lice.

ELVIRA

E come?

Io così voglio.

ROMERICO

E Brenno?

ELVIRA

Nulla ei saprà.

ROMERICO

Ma la mia fede? Oh dèi.

ELVIRA

Incolpa il mio comando, e cauto sei.

ROMERICO

(Ch'io meco la rifiuti?

Alma non ho di scoglio

ma che parlo?) Ahi non posso.

ELVIRA

Io così voglio.

ROMERICO

(Combattono il mio petto

la fede a Brenno, e per costei l'affetto.)

ELVIRA

Che pensi? Ancor contrasti

son risolta così, tanto ti basti.

All'accennato loco

tu mi precedi, ivi io sarò fra poco.

ROMERICO

Ubbidirò all'impero.

ELVIRA

(Di sanar la mia piaga ancor io spero.)

Scena ottava

Romerico solo.

Da begl'occhi d'Elvira,

e dal soave labbro

tolti dardi, e facelle

amor, per farmi guerra arma la mano,

ma contra Romerico ei s'arma invano.

Che per giusto rispetto

armata in questo petto

viril costanza all'amorosa forza

i dardi spunta, e le facelle ammorza.

Cieco amor per impiagarmi

punte arruota, e l'arco tende,

ma resiste al nume arciero

nel mio petto un cor guerriero.

E da colpa si difende.

Scena nona

Colonnati in forma d'anfiteatro con regio baldacchino entro la reggia d'Efeso.
Eusonia, e Dorillo.

EUSONIA

Fiere tende, che spandete

qui d'intorno orror pugnace,

e svegliate altrui terror,

sole voi la cara pace

in quell'ombra, che stendete

dar potete a questo cor.

Dorillo, in questo seno,

or che vicino è il già lontano ardore

strugger mi sento il core

io sin dall'or, che debellata Sciro

restai tra lacci avvolta,

come a te palesai,

sai, che Brenno adorai:

poscia da ceppi sciolta,

in dura lontananza,

smarrita ogni speranza

di riveder più mai l'amato oggetto,

qui del prence Endimiro

corrispondo all'affetto

ma dal primiero foco

or, che desto un incendio il cor m'infiamma.

Sovrasta al nuovo ardor l'antica fiamma.

DORILLO

Deh lascia mia signora

d'esser fabbra a te stessa a' propri danni

di volontari affanni:

che forse nemmen sai

se gradito fu mai

a Brenno il tuo sembiante.

EUSONIA

Non fui negletta amante.

DORILLO

Sai, che t'ama Endimiro

sei del trono sicura,

non sarebbe follia

perder tanta ventura?

EUSONIA

Se mai propizia sorte

per me contenti aduna,

con Brenno aver poss'io maggior fortuna.

DORILLO

Guarda di non pentirti

Brenno è nostro nemico,

dubbia è la guerra, e alfine

è imprudente parer d'alma inesperta

certa sorte lasciar per altra incerta.

Se tu lasci il fido amante

vuoi pentirti un giorno a fé,

proverai qual sia la pena

di quel cor, che s'incatena

senza mai trovar mercé.

EUSONIA

Ah che un genio fatale

ad adorar mi sforza,

e dove il genio istiga amar è forza!

DORILLO

Eh so ben io, che tosto

d'umor ti cangerai

che di donna il pensiero,

perdonami signora,

è assai vario, e leggero.

EUSONIA

Son qual rupe costante.

DORILLO

D'un umor sei stravagante

no ti voglio no così:

se tu lasci il fido amante

voi pentirti Eusonia un dì.

EUSONIA

Se dovesse ancor morir

per chi l'innamora

un core, che adora

contento, e languir.

DORILLO

Dunque sei risoluta

nell'ostinata brama.

EUSONIA

Seguo l'istinto ove il destin mi chiama.

Se il genio m'invita

è forza adorar

la mia ferita.

Lo stral, ch'in sen l'aprì sol può sanar.

DORILLO

Signora ecco Endimiro.

EUSONIA

Oh rio tormento.

DORILLO

Ei ti vuol sola, io fuggo al par del vento.

Scena decima

Endimiro, ed Eusonia.

ENDIMIRO

Chiari lumi del ciel ch'adoro

e qual nube vi adombra il seren?

Io nel duolo il cor involto

coprirò di nebbie il volto:

sempre in lagrime, e sospiri

s'a' bei giri

non ritorna l'usato balen.

ENDIMIRO

Bella dal mesto ciglio

esule ancor non fugge

la doglia contumace?

EUSONIA

Signor da questo cor lungi è la pace.

ENDIMIRO

Tergi il ciglio lacrimoso

bella mia non sospirar.

EUSONIA

Deh se brami il mio riposo

più d'amor non favellar.

ENDIMIRO

Quai stravaganze! E come di repente

cangiasti affetti, e voglie?

EUSONIA

Non m'accrescer, oh dio più al cor le doglie.

ENDIMIRO

Sgombra omai da' bei lumi

il velo tenebroso

non più, non lagrimar.

EUSONIA

Se brami il mio riposo

d'amor non favellar.

ENDIMIRO

Eusonia, che vaneggi?

EUSONIA

L'armi, l'armi signor.

ENDIMIRO

L'armi? Che temi?

EUSONIA

La guerra.

ENDIMIRO

E che t'adombra?

EUSONIA

Brenno, Brenno.

ENDIMIRO

Quai larve?

EUSONIA

Brenno, o dio.

ENDIMIRO

Che paventi?

EUSONIA

Brenno è sol la cagione de' miei tormenti.

(Parlo fingendo in troppo vani accenti.)

ENDIMIRO

Brenno? Indarno minaccia il nostro campo.

È già vittorioso

bella non ti turbar.

EUSONIA

Se brami il mio riposo

d'amor non favellar.

ENDIMIRO

Ah torni il nostro riso, e lascia omai

lascia i vani timori.

EUSONIA

Signor dissipa Brenno i nostri amori.

ENDIMIRO

A me deh volgi, o cara

volgi il guardo amoroso

più non mi tormentar.

EUSONIA

Deh se brami il mio riposo

più d'amor non favellar.

Scena undicesima

Leonzio, e detti.

LEONZIO

Signor, di Brenno un messo.

ENDIMIRO

Tu a noi lo scorta, ei venga.

EUSONIA

O amor, o stelle.

ENDIMIRO

E tu mia bella, a cui

oggi la regal fede amor destina

qui t'assidi ad udir come regina.

EUSONIA

(Oh quanto fausta a me proterva sorte

così propizio amor tu mi dai morte.)

Scena dodicesima

Leonzio, Romerico, e detti.

LEONZIO

Ecco il messaggio.

ENDIMIRO

Attendo.

ROMERICO

Signor, che in alto soglio

stringi scettro possente

Brenno il gran re di cui

già trema l'Asia, e il mondo

l'ire già spente, or che il tuo amor desia

messaggero di pace a te m'invia.

ENDIMIRO

Se provocato in guerra, alle sue trombe

rispose il nostro Marte, or non ricusa

l'offerta pace, e mentre

il nostro amor desia

amico io no 'l rifiuto, e amico ei sia

de' prigioni di Sciro.

ROMERICO

Solo in cambio richiede

compagna a' suoi perigli

la marzial Camilla

ei brama a lei, del cui valor si accese

parte lasciar di sue guerriere imprese.

ENDIMIRO

(Sol Camilla desia?)

Insieme

EUSONIA

Crude stelle, che ascolto? Ahi gelosia.

LEONZIO

Empio destin, che sento? Ahi gelosia.

ENDIMIRO

Udiste? Oggi la pace

la virtù di Camilla

sola schiude il sentiero.

Insieme

EUSONIA

(La germana a chi adoro, ahi non sia vero.)

LEONZIO

(La mia vita al nemico? ahi non sia vero.)

EUSONIA

Signor l'alta germana

la difesa più forte

della regal tua sede

fia concessa a' nemici

un premio del suo merto, e di sua fede?

LEONZIO

Restan ah, mio signor, tolta Camilla

le nostre mura inferme,

tolta Camilla, è la cittade inerme.

ROMERICO

Esposi! or che rispondi?

ENDIMIRO

È giusto i sensi vostri, or ch'io secondi

torna al tuo re dirai

ch'appo noi gran tesoro

son valor, e virtude, e se Camilla,

col offerir la pace,

d'involarci pretende

ch'ei non vuol pace, e i nostri sdegni accende.

ROMERICO

A rivestir l'usbergo

già tronco ogni dimora.

ENDIMIRO

L'accompagna Leonzio, e il messo onora.

Scena tredicesima

Endimiro, ed Eusonia.

ENDIMIRO

Già la richiesta pace

il timor de' nemici, omai ci addita

or tu sgombra mia vita

dalla tua fronte ogn'altra nube, e porgi

a me la destra.

EUSONIA

(Oh cieli!)

ENDIMIRO

Ecco ti scelgo al trono,

tu mia regina, e tuo consorte io sono.

EUSONIA

Signor, deh pria consenti

ch'io terga il ciglio, e pria

breve spazio concedi

di prepararmi almen qual si richiede

alle regali tede.

(Io per fuggir già l'ali impenno al piede.)

ENDIMIRO

Sì sì vanne, e ti prepara

a goder d'amor, o cara.

I contenti in questo sen.

EUSONIA

Sì sì vado, e mi preparo

alle gioie del mio caro

agl'amplessi del mio ben.

Scena quattordicesima

Endimiro, Camilla, Leonzio, Elvira.

LEONZIO

Placa l'ire, Camilla.

ELVIRA

Trafiggerò l'audace.

ENDIMIRO

Olà fermate;

quai vicende!

CAMILLA

Signor venne costui

coll'orator del campo

quei parte, e questi osservo

fermarsi entro la reggia

con Leonzio favella, io m'avvicino,

lo protesto nemico, ei nuda il brando

io vibro il ferro acuto.

Ma se forma Leonzio alla difesa

argine del suo petto

mi si toglie il sospetto.

ENDIMIRO

E chi sei tu?

ELVIRA

Qual sono,

mi palesi Leonzio.

LEONZIO

Elvira è questa

di Brenno la germana.

ENDIMIRO

Che sento?

CAMILLA

Oh sorte strana!

ELVIRA

A lui che prigioniero

fu un tempo a me gradito, entro al mio seno

nacque dolce desio

di dar l'ultimo addio.

LEONZIO

Inopinati eventi.

ENDIMIRO

Dubito tradimenti

di custodir costei

sia tua cura Leonzio:

con lui bella potrai

favellar a tua voglia

e di tua prigionia scemar la doglia!

Entro la regal torre

abbia sicura stanza.

ELVIRA

(Nelle sciagure tue mio cor costanza.)

LEONZIO

I regi cenni inchino.

ELVIRA

Teco raddolcirò l'aspro destino.

Scena quindicesima

Endimiro, e Camilla.

ENDIMIRO

Camilla a noi più sempre

splendi chiara nell'opre, ed a ragione

al messagger di Brenno

richiesta, io ti negai.

CAMILLA

Io del nemico?

ENDIMIRO

In premio della pace, ei ti chiedea

compagna alle fortune.

CAMILLA

L'esser a te vassalla

è la miglior mia sorte

tua sol vivrò, mia speme, insino a morte.

ENDIMIRO

Tu del regal mio serto

la più nobile gemma

sarai, nelle mie nozze

la più fulgida pompa

mi sei degna cognata.

CAMILLA

(Astri che ascolto!)

ENDIMIRO

Con Eusonia il mio nodo oggi ho risolto.

Rida lieto di pompe adorno

tra gli applausi festeggisi il dì;

al fulgor di regia face

lampi amici di gioia verace

ogni core accenda sì sì.

Scena sedicesima

Camilla sola.

Il talamo d'Eusonia indarno forse

spera Endimiro: ella ripugna al nodo

così meco s'espresse, io secondando

il suo disegno, ho speme

di frastornar le nozze

e ancorché disperata, al mio pensiero

di giunger forse un giorno, io non dispero.

A dispetto ancor d'amore

un pensiero mi dice al core:

non disperar;

crudo m'impiaga,

ma la mia piaga

potrà forse un dì sanar.

Atto secondo
Scena prima

Padiglioni illuminati con l'esercito di Brenno attendato in lontano, in tempo di notte.
Brenno, e poi Romerico.

BRENNO

Io già sento, che col dardo

d'un bel guardo

m'assale amor;

e la palma

di quest'alma

contrastar al dio dell'armi

vuole il cieco feritor.

BRENNO

Tarda ancor Romerico? Eccolo appunto.

ROMERICO

(che sopravviene)

Sire, al suon della pace

d'Efeso il regnator, lieto la fronte

porse facile orecchio,

ma richiesta Camilla

cangiossi in volto, e con turbato ciglio,

ricusando gl'ulivi,

diè in risposta superba

segni d'aspro nemico, e d'ira acerba.

BRENNO

Abbasserà l'altero

il fasto al vostro piede:

saprà il gallico Giove fulminar un Tifeo

del nostro sdegno ei caderà trofeo.

Del mio brando a un lampo solo

Efeso al suolo

s'agguaglierà,

e in nodo acerbo

il re superbo

le rote al mio trionfo aggirerà.

Del mio brando a un lampo solo

Efeso al suolo

s'agguaglierà.

ROMERICO

(Elvira ancor non torna? E che sarà?)

BRENNO

Su Romerico, impera

ch'ogni squadra sia pronta: in questa notte

tra mille faci ardenti, io vuò che batta

ferreo monton le mura,

e segua inaspettato

terribile l'assalto:

vada degl'Euri gioco

Efeso tutta in polve, a ferro, e a foco.

ROMERICO

Veloce ad eseguir i passi affretto

e il ferro impugno, e sveglio l'ire in petto.

(parte)

BRENNO

Al fragor di fiere trombe

suoni orribile la guerra.

Cruda Ennio scuota la face

stringa Aletto l'asta pugnace

d'armi, e strida il cielo rimbombe,

e alle scosse tremi la terra.

Scena seconda

Eusonia verso Brenno nel partire.

EUSONIA

Frena o re le tue furie.

BRENNO

(si volge)

Donna audace, chi sei tu? Tu che dinante

a noi così favelli?

EUSONIA

Eusonia non ravvisi?

Quella, cui già rapisti

in Sciro il patrio trono?

BRENNO

Tu Eusonia!

EUSONIA

Io quella sono.

Eccomi alle tue piante

volontaria mi porto:

io cagion della guerra

ritorno alle catene,

e se qualche scintilla, entro al tuo petto

riman del nostro ardore,

t'offro col servo piede avvinto il core.

BRENNO

(M'arse un tempo costei

al balen de' suoi lumi,

ma lo spirto guerriero

che in Camilla risplende

or assai più m'accende;

m'è però cara ancora.) Io deggio o bella

non sdegnar la tua fede

t'amerò quanto amore or mi concede.

EUSONIA

(Ahi gelosia m'accora

l'intendo o stelle, egli Camilla adora.)

Ma di chiedere Camilla

deh qual desio ti prese?

BRENNO

Il suo valor, la sua virtù m'accese.

EUSONIA

Ella fiera nemica

sol congiura a' tuoi danni

solo aspira a vendetta.

BRENNO

Quel suo genio feroce assai m'alletta.

EUSONIA

(O dio!) Colei che tinse

de' tuoi col sangue i campi?

Che i trofei ti contrasta?

Che fra dure ritorte

la tua germana avvinse!

BRENNO

Che narri? O ciel.

EUSONIA

Ad Endimiro innante

la guidò prigioniera, e il piè le strinse.

BRENNO

Empio destin! Che più si tarda? All'armi.

EUSONIA

Signor t'acqueta, e ascolta.

BRENNO

Che vorrai dir?

EUSONIA

Io che a tuo pro sol veglio,

qua venni, e perché vegga

qual sia l'amor, che per te nutro in petto

la vittoria sicura io ti prometto.

BRENNO

E come?

EUSONIA

Del mio volto

invaghito Endimiro

mi destinò sua sposa

e a me (se qual regina

Efeso omai m'inchina)

s'apre ogni soglia, alla cittade il varco

io t'aprirò per sotterranee vie

a me ben note allo spuntar del die.

BRENNO

Molto ti deggio. Entro le regie tende

verrai mia fida, intanto

per ordini opportuni, io ti precorro.

(L'amo ancor sì, ma il tradimento aborro.)

Scena terza

Eusonia sola.

Ragion, o tu che sei

tutta lumi, e splendori

invan all'ombre mie

tenti ascoltar la luce

spegni le faci pur, non ti vuò meco

lumi non vuol, chi fa sua guida un cieco.

Giunger voglio al mio disegno

e non cerco altro di più;

abbia morte, un rege, un regno

pur che viva il desir mio

ch'assai fiacco è quel desio

che a ragion posposto fu.

Scena quarta

Piazza d'Efeso con trono maestoso, ed apparecchi per l'incoronazione con ponte, che conduce ad altissima rocca.
Endimiro, e Camilla.

ENDIMIRO

Cinto il crin d'aurea corona

già sul trono io porto il piè;

ecco i popoli divoti

ad offrir incensi, e voti

e a giurar la fede al re.

CAMILLA

Già concorron le turbe.

ENDIMIRO

Sola Eusonia s'attende.

CAMILLA

Signor cercasi invano

Eusonia entro la reggia;

e a rinvenirla altrove

diligenza non giova.

ENDIMIRO

Eusonia non si trova?

CAMILLA

Al talamo ritrosa

per fuggir gl'imenei, s'è forse ascosa.

ENDIMIRO

Fugge le regie nozze, e l'ombre vane.

Dall'alma ancor non sgombra?

CAMILLA

Di cieche fantasie la mente ingombra

tu del regal diadema

cingi la fronte, e segua

celebre il sacro giorno.

ENDIMIRO

Senza il mio sol non è di raggi adorno.

CAMILLA

(Più non può l'ardor mio starsi coperto.)

Signor io non ho merto

e per te nulla oprai,

ma della suora invece

o quanto, o come lieta, a sì gran sorte

gir incontro vorrei

se fossi Eusonia, io ben così farei.

(Secondi ancor propizio i voti miei.)

ENDIMIRO

Cieca talpa al mio foco

non rimira la vampa?

CAMILLA

O me beata

se fossi a tal fortuna

scelta dagl'astri amici

aquila innamorata

al sol del regio ciglio io volerei.

Spiegano i sensi miei

questi veraci detti,

non come Eusonia, ha verso te gl'affetti.

ENDIMIRO

E qual aspide sordo

non ode i miei sospiri?

CAMILLA

Lungi da' suoi deliri

del regio labbro al fonte

a smorzar degna sete, io correrei

vaneggia Eusonia, io ben così farei.

ENDIMIRO

E non cura l'affetto

sprezzatrice de' regi?

CAMILLA

Sono scarsa di pregi

povera d'alma, e nudo

mostro di grazie il volto, e son Camilla;

ma te sol stringerei

se fossi Eusonia, io ben così farei.

ENDIMIRO

E opponsi alla mia fede

con barbaro costume?

CAMILLA

Te sol mio re, mio nume

idolatrar tra queste braccia fide

o come io gioirei

se non fossi Camilla;

ma son Camilla, e non Eusonia o dèi.

Scena quinta

Leonzio, e detti.

LEONZIO

Ah mio re siam traditi,

già la presa cittade

d'armi un torrente inonda.

ENDIMIRO

O numi?

CAMILLA

O stelle?

ENDIMIRO

Alma consiglio.

CAMILLA

A noi

riman sicuro asilo

la forte rocca.

ENDIMIRO

Vanne

tosto Leonzio unisci le sparse genti, e impara

il tragitto alla torre.

LEONZIO

Più veloce del piede il cor se n' corre.

Scena sesta

Camilla, ed Endimiro.

ENDIMIRO

Mettendo mano alla spada

s'armi la regia destra

e alla comun salvezza

scudo sia questo petto.

CAMILLA

Io qui potrò del ponte

sola in difesa assicurar il varco,

salvati o re, deh lascia a me l'incarco.

ENDIMIRO

Là dalle schiuse porte in sulla soglia

per accoglier i nostri

fermerò il piede, a custodir l'ingresso

e veglierò per tuo soccorso io stesso.

CAMILLA

Omai tronca gl'indugi, odi vicino

il suono delle trombe.

ENDIMIRO

(passando il ponte)

Al regno mio

pietosi astri assistete.

Scena settima

Leonzio, che viene combattendo, e detti.

LEONZIO

Pugnaste, resistete

alla vicina rocca

io vi spiano il sentiero.

CAMILLA

Ecco vi assiste il braccio mio guerriero.

Qui segue il combattimento, verso il fine Leonzio accostandosi al ponte dove è Camilla.

LEONZIO

Ma con turgida piena

cresce d'armi il torrente.

CAMILLA

Più resister non giova

necessità fatale

sforza a volger la fronte

possa Leonzio, e si recida il ponte.

Scena ottava

Brenno, e Romerico.

BRENNO

Terminata è l'impresa

invan più si contrasta Efeso è presa.

ROMERICO

Salvo è il re nella torre.

BRENNO

Caduta la cittade

renderassi la rocca

ogni via si trascorra, ed a' soldati

sia concessa la preda:

io m'inoltro alla reggia,

tu potrai Romerico

ordinar ciò ch'è d'uopo, onde sicuro

rimanga a noi l'acquisto.

ROMERICO

Fora in tutto da me tosto provvisto.

BRENNO

Sulle ruote di fortuna

al trionfo io giro il piè,

cieca dèa la benda sciolta

con la man di palme avvolta

novi allori al crin s'aduna.

E più labile non è.

Scena nona

Romerico solo.

Poco lieto è il trionfo.

S'Elvira è prigioniera, ahi, che non solo

della sua schiavitù m'agita il duolo

ma in guisa ignota ancor nell'alma io sento

per la tua lontananza, aspro tormento.

Dimmi almen, che cosa sia

quel martir, che cosa sia

di tiranna lontananza;

se ad amor l'arco spezzai

non è amor la pena mia

eppur ha d'amor sembianza.

Scena decima

Armeria nella torre.
Elvira, e Leonzio.

ELVIRA

Quasi con egual ira

ci preme il fato o duce, ambo rinchiusi

siamo in questo recinto, a me la sorte

fabbricò le catene, a te pur anco

reso già trionfante il mio germano

la libertà contende,

ma tu sol puoi cangiar l'aspre vicende.

LEONZIO

Ai colpi del destino

ben opponer poss'io petto costante

ma non son gl'astri a raggirar bastante.

ELVIRA

Franger delle tue stelle

puoi le rigide tempre

e spezzar al mio fato

le barbare ritorte

e render lieta ancor d'ambo la sorte.

LEONZIO

Ed in qual guisa o dèi?

ELVIRA

Compra con gl'imenei

dandomi sé di sposo

la tua fortuna, e bea

un cor, che per te langue.

LEONZIO

Pria verserò tra mille punte il sangue.

ELVIRA

Ingrato, empio così con chi t'adora?

LEONZIO

La fede all'idol mio sol m'innamora.

ELVIRA

Che sento? Ahi duol, e così tosto oblii

la servitù, la fé, l'ardor sincero

ch'a te suo prigioniero

già sacrò regal donna.

LEONZIO

Non trascurò il dover, memore ancora

son degl'obblighi miei

ma pretender di più da me non déi.

ELVIRA

Ah crudel a un cor, che adora

troppo fia chieder mercé?

LEONZIO

S'altra bella m'innamora

devo a lei serbar la fé.

ELVIRA

E vuoi barbaro, che mora

chi fedel sol vive a te?

LEONZIO

S'altra bella m'innamora

devo a lei serbar la fé.

Son ferito da un occhio ch'è nero?

L'aligero arciero

d'un bel ciglio bersaglio mi fa.

E se ben languisco in pene

di cambiar le mie catene

io non sono in libertà.

ELVIRA

Stempra oh dio del cor il gelo.

LEONZIO

Taci giunge il sovrano.

ELVIRA

Ah iniquo cielo.

Scena undicesima

Endimiro, Camilla, e detti.

CAMILLA

Tali son del mio zelo

i riverenti sensi.

ENDIMIRO

È prudente il consiglio

entrambi eccoli appunto.

LEONZIO

(Qui l'idol mio... son dall'ardor consunto)

ENDIMIRO

Leonzio.

LEONZIO

Mio signore.

ENDIMIRO

Tu pur Elvira.

ELVIRA

Imponi o sire.

ENDIMIRO

Udite;

Brenno (né so con qual inganno, o arte)

contr'a gl'usi di Marte

m'ha occupata la sede:

pensi a ritrarne il piede

se non tu sua germana oggi cadrai

vittima del mio sdegno, al suolo esangue.

ELVIRA

(Ahi mi si gela il sangue.)

ENDIMIRO

Or a lui scrivi

questi miei sensi, e tu Leonzio ad esso

vanne a esporli, mio messo.

LEONZIO

Eseguirò gl'imperi.

ELVIRA

(Cangiate un dì vicende astri severi.)

Scena dodicesima

Endimiro, e Camilla.

ENDIMIRO

Ma d'Eusonia, che fia?

CAMILLA

Nelle stragi trafitta, o dei nemici,

sarà spoglia rimasta.

ENDIMIRO

Ah sorte ria?

CAMILLA

Mio re, non men d'Eusonia

ebbi la regia cuna

e pur teco non ho la sua fortuna.

ENDIMIRO

E di che ti quereli?

CAMILLA

Del mio destin, della mia sorte amara

che d'Eusonia mi rende a te men cara.

ENDIMIRO

Amo la tua virtude,

stimo appien il valor, e ben conosco

il merto di Camilla.

Non ti doler del fato il cor tranquilla.

CAMILLA

Signor, chissà? Procurerò con l'opre

perch'io da te non sia

ad Eusonia posposta,

se alla nostra proposta

non assente il nemico,

vedrai della mia fede

oggi quai sian le prove.

ENDIMIRO

In te riposta

ho del regno la speme onor del sesso

vergine eccelsa, e che disegni?

CAMILLA

Io penso

con sortita improvvisa

fuor del noto sentiero

onde vassi alla regia

per sotterranea strada

passerà Brenno il cor con questa spada.

ENDIMIRO

O eroico spirto! O cor sublime! O grande

impareggiabil alma!

T'assisterò compagno

all'onorata impresa

verrò col regio brando in tua difesa.

Giri pur contraria sorte

non paventa alma di re;

contro il fato, e contro a morte

a pugnar verrò con te.

Scena tredicesima

Camilla sola.

Suole nelle grand'alme

svegliar amor virtude

io di virtude armata, e di costanza

di svegliar regio amor ho ancor speranza.

Sì lusingami cara speranza

ma poi labile non m'ingannar,

benché mostri severa sembianza

empio fato, io voglio sperar.

Scena quattordicesima

Galleria di statue, pitture, ed antichità.
Eusonia, e poi Dorillo.

EUSONIA

Al mio sol per infiammarmi

son vicina, eppur io gelo

che un timor per tormentarmi

mi circonda il cor di gelo.

DORILLO

(che sopraggiunge)

Misero, ove m'ascondo? Ah mia signora!

EUSONIA

Tu qui Dorillo?

DORILLO

Ah fuggii

dal furor de' nemici,

son morto da paura.

EUSONIA

Stanza è questa sicura

non paventar.

DORILLO

Ahimè

Brenno è in città

più non regna Endimiro.

EUSONIA

Brenno è per noi.

DORILLO

Per noi?

EUSONIA

Per noi.

DORILLO

Respiro.

EUSONIA

Io qui l'attendo, intanto

entro a soggiorni miei, tu porta il piè.

DORILLO

A tenerti con Brenno

l'indovinasti a fé.

Siete il diavolo voi femmine

che d'ogn'or l'indovinate:

la volete a vostro modo

e col batter sempre il chiodo

alla fin l'intavolate.

Scena quindicesima

Brenno, ed Eusonia.

BRENNO

Bella la tua mercé di nuovi allori

io mi cingo le chiome.

EUSONIA

Sempre di Brenno è glorioso il nome.

BRENNO

Resta sol della rocca

espugnar l'alte mura, e alla germana

scioglier i lacci indegni.

(E poi compi Camilla i miei disegni.)

EUSONIA

Sempre arridano gl'astri a' tuoi disiri

fausto il sol de' tuoi lumi a me sol giri.

Tu mia speme, tu mio re

puoi bear

puoi sanar

la piaga del mio cor

del seno mio l'ardor

e dar premio alla mia fé

puoi bear

puoi sanar

la piaga del mio cor

del seno mio l'ardor

tu mia speme, tu mio re.

BRENNO

Sebben vivi mi stanno

Camilla al cor, e il tradimento agl'occhi

avvien, che dardi al sen costei mi scocchi.

Hai beltà per farti amar

hai guancia vezzosa

hai bocca amorosa

hai merti con me

ho un'alma di re

puoi bella sperar.

Scena sedicesima

Romerico, e detti.

ROMERICO

Signor a te Leonzio

il nostro prigioniero

del vinto regnator vien messaggero.

BRENNO

Tosto a noi l'introduci, intanto altrove

bella ritira il piede.

EUSONIA

(Fuggo il rossor della squarciata fede.)

Scena diciassettesima

Brenno, Leonzio, Romerico.

LEONZIO

Leggi o re del mio scire

in questo foglio i sensi.

BRENNO

(che legge)

«Libera se non lasci d'Efeso al re la sede

vittima el suo sdegno

oggi o german io caderollo al piede

Elvira la germana.»

ROMERICO

O cieli? O dèi?

BRENNO

Minaccia anco l'insano?

Io punirlo saprò con questa mano

e tu Leonzio intanto

qui rimarrai fra ceppi

torna di nostro schiavo

all'ufficio primiero

che non vuò ambasciator un prigioniero.

LEONZIO

Così dunque?

BRENNO

Ammutisci.

LEONZIO

(Astri malvagi.)

BRENNO

Esca tu della guerra

spedito a minacciar, al nostro aspetto?

Violato è il rispetto:

a chi frange il dover frango ogni legge

e non serbo ragion a tai nemici

tu la custodia avrai

del prigion Romerico.

ROMERICO

Ubbidito sarai.

LEONZIO

(Cielo nemico.)

BRENNO

Liberi i suoi seguaci al loro soggiorno

il successo a narrar faccian ritorno.

Al mio braccio formidabile

chi resistere potrà?

Dal mio ferro insuperabile

doma l'Asia caderà.

Scena diciottesima

Romerico, e Leonzio.

LEONZIO

Ove mi trovo, o dèi?

Scolti marmi insensati,

son questi i dì beati

che promessi per voi tragger credei?

Simulacri bugiardi.

ROMERICO

(osservando le statue)

(Che miro? Astri che leggo

idee d'annuncio o fato.)

LEONZIO

Voi pur doveste infranti

fabbricarmi fortune,

mendaci ecco vi frango,

eppur tra ceppi io la mia sorte or piango.

(rompe le statue)

ROMERICO

Quai prodigi!

LEONZIO

Quai fogli.

ROMERICO

Alti portenti

(raccogliendo le carte)

LEONZIO

Deh cortese m'accenna

che narran quelle carte.

ROMERICO

Pria riflettervi io deggio a parte a parte.

LEONZIO

Che fia?

ROMERICO

(mentre sta leggendo)

Stupido resto;

e donde avesse

quelle immagini scolte?

LEONZIO

A Camilla Candace

la regina di Sciro

ed a me consognolle:

disse, che ad ambo ascosta

stava in quelle gran sorte

d'essa intrante da noi dopo la morte.

ROMERICO

Come in Efeso giunte?

LEONZIO

Qual Palladio fatale

dalla stessa Camilla

trasportate da Sciro

sottratte alle ruine.

ROMERICO

(Ora comprendo

ciò che in note confuse

mi fu talor espresso

dalla mia genitrice.)

LEONZIO

E qual sorte mi resta?

Sarà forse riposta

nelle nozze d'Elvira.

ROMERICO

Nelle nozze d'Elvira?

Che parli?

LEONZIO

Oggi a me sposa

ella s'offerse,

ma di Camilla acceso

ricusai gl'imenei.

ROMERICO

(Secondi la fortuna i fini miei.)

Speri indarno Camilla, e tu contento

acqueterai la brama.

LEONZIO

Amor che sento?

ROMERICO

Nelle mie stanze stesse

or verrai custodito:

precedo i passi tuoi

pensa intanto, che puoi

di schiavo, e prigioniero

con le nozze d'Elvira

divenir un regnante

e di Sciro calcar l'aureo soglio.

(Celar intanto il grande arcano io voglio.)

LEONZIO

Son tra lacci eppur la sorte

lusinghiera mi porge il crin

ed in scettro le ritorte

par che voglia cangiarmi alfin.

Atto terzo
Scena prima

Giardino con grottesche in lontananza, donde si sbocca per via sotterranea.
Brenno, e poi Eusonia.

BRENNO

Qui tra l'erbe in grembo ai fiori

dove spira aura odorosa

breve posa

dal travaglio omai ristori

di Bellona il cor d'un re

e nel corso guerrier dia lena al piè.

(si pone per dormire, e poi subito sorge)

Par che le stanche luci

il zefiro soave

al sonno mi lusinghi,

ma no non dorma il ciglio

sin che il giorno tramonti

non l'aspergan d'oblio rivi letei

vegli l'intera luce a' miei trofei

veggo giunger Eusonia: ai dolci amori

or men rigida l'alma

agevoli il sentiero

e ricrei le fatiche al cor guerriero.

Scena seconda

Eusonia, Brenno.

EUSONIA

Dolce fiamma del mio seno

senza te mia sola speme

l'alma mia viver non può.

Delle luci tue serene

e del fulgido sembiante

Clizia amante

sempre al sol m'aggirerò.

BRENNO

Eusonia io di repente

sento che nel mio sen la tua bellezza

versa un mar di dolcezza.

Tua nera pupilla

che dolce saetta

col guardo m'alletta

e mi vibra fiamme al cor;

e il tuo labbro

dotto fabbro

di quel nettare, che stilla

per nutrir le gioie amor.

EUSONIA

L'alma di gioia immensa

m'empion sì cari accenti.

BRENNO

Dunque è ver: che tu m'ami!

EUSONIA

Sei tu solo il cor mio.

BRENNO

Chiedi da me che brami?

EUSONIA

Teco in nodo immortal viver desio.

BRENNO

(Assai ricerca.)

Scena terza

Endimiro, Camilla, e detti.

CAMILLA

Oh come è qui opportuno.

ENDIMIRO

Ci arride il fato, io spero.

BRENNO

Per ora il mio pensiero

da' lacci d'Imeneo sembra lontano.

ENDIMIRO

È seco Eusonia!

EUSONIA

Io dunque spero invano?

Sprezzai d'Efeso il trono.

ENDIMIRO

Empia, che ascolto,

EUSONIA

Schernii d'un re la fede.

ENDIMIRO

Oh iniqua.

EUSONIA

E qui t'apersi

alla città l'ingresso.

ENDIMIRO

Ah traditrice!

CAMILLA

Perano entrambi.

ENDIMIRO

Oh dio!

EUSONIA

Tradir un regno!

CAMILLA

Io già li uccido.

ENDIMIRO

Ferma!

CAMILLA

Che pensi?

EUSONIA

È sol a pro di te mio nume.

ENDIMIRO

Brenno solo si sveni, Eusonia resti

a più lenti supplizi.

CAMILLA

Ubbidiente.

EUSONIA

Per opra mia racchiuso.

CAMILLA

Or vibro il colpo.

EUSONIA

Colà va' monarca (o cieli)

guardati o sire, indegni.

BRENNO

Iniqui a me.

CAMILLA

(verso Eusonia)

Togliti o ch'io t'uccido.

EUSONIA

Soccorso aita.

ENDIMIRO

Io ferirò.

BRENNO

Cadrai.

EUSONIA

Olà tosto accorrete.

Scena quarta

Romerico, e detti.

ROMERICO

Contro il mio re? Cedete

o al suolo estinti.

ENDIMIRO

Ahi sorte!

CAMILLA

O miei spirti consiglio

ROMERICO

(verso Brenno)

Sire lascia a me sol.

EUSONIA

Fuggi il periglio.

BRENNO

S'arrestino gl'audaci.

CAMILLA

(ad Endimiro)

Salvati, o mio signor.

ENDIMIRO

Fuggir è forza.

ROMERICO

Renditi o folle omai.

CAMILLA

Contro Camilla

facil non è l'impresa.

ROMERICO

(Camilla!) Olà cessate:

fuggi libero il campo

or che s'apre allo scampo.

BRENNO

(Che osservo! O disleale.)

CAMILLA

(Attonita mi salvo.)

Scena quinta

Brenno, Romerico, ed Eusonia.

BRENNO

E così dunque

a pro de' miei nemici

tu Romerico?

ROMERICO

Offender non osai

colei ch'è a te sì cara

riconobbi Camilla.

EUSONIA

(Ahi qual vicenda.)

La tua cruda nemica.

BRENNO

Oh dèi, che narri!

E come entro la reggia?

EUSONIA

S'apron qui dalla torre in ogni parte

sotterranei sentieri.

BRENNO

Reciderò agl'alteri

questa residua speme

espugnerò la rocca. Or vanne intanto

ordinerai mio fido

che da più folto stuolo

sia guardata la reggia.

ROMERICO

A cenni or volo.

Scena sesta

Brenno, ed Eusonia.

BRENNO

E tu Eusonia che soffri

che turpa nel mio petto

di Cupido lo strale

e arroti Marte il ferro:

con palma intera in questo giorno io voglio

de' temerari Antei fiaccar l'orgoglio,

degl'Enceladi l'ardir.

Fulminato alle percosse

di miei posse

caderà;

sembrerà

sciocco furore

debil sforzo di face allor, che more

empio orgoglio s'abbasserà.

Scena settima

Eusonia sola.

Agitata e tranquilla

di brune stelle ai rai prova quest'alma

de' pensieri nel mar, tempesta, e calma.

Per due nere luci serene,

nutro gioie, e sento pene

tra speranza e fra timor.

M'apporta ristoro

m'arreca martoro

speme all'alma, e tema al cor.

Scena ottava

Camere nella torre.
Endimiro, poi Camilla.

ENDIMIRO

A che dunque alzarmi al soglio

empia barbara fortuna,

onde poi colpo fatale

con rovina più mortale

mi recasse aspro cordoglio

ed unisse vil tomba, a illustre cuna?

Dunque vicino io son, barbare stelle

a perder vita, e regno

per opra sol d'un tradimento indegno?

Perfida Eusonia è questo

premio d'amor, di fede?

Tradir un re, che diede

sé stesso in don, ah in grave mostro, e scelta

già t'avea sua compagna, al letto, al soglio

né ad uccidermi, o dio, basta il cordoglio.

Scena nona

Camilla, ed Endimiro.

CAMILLA

Mio re che pensi? Al tradimento forse?

Dell'empia Eusonia? Ah svelli

dal seno ogni radice, e in cambio i danni

della perfidia sua

compensi la mia fede.

ENDIMIRO

Purtroppo il cor mi fiede

il pensier, che ostinato ora in me regna

ma sol più ognor per aborrir l'indegna.

CAMILLA

Hai sempre un petto augusto.

ENDIMIRO

A te Camilla è giusto

ch'io sacri l'alma e il core;

al tuo leale amore

confesso obblighi eterni,

e sol pur viver puote un cor già morto

tu sarai la mia vita, e il mio conforto.

CAMILLA

Da quest'alma, che t'adora

no mio nume, non partir;

più fedel di me giammai

altra più non troverai

dove il dì scorta l'aurora

dove suole il sol morir.

ENDIMIRO

Sveglia fiamme il tuo ardor, entro al mio

che affetto in guiderdon merta l'affetto.

T'amerò sì cara sì

sì che 'l merta la tua fé;

già col dardo al sen m'aprì

dolce piaga amor per te.

CAMILLA

Agl'amorosi accenti

tutti fuggon da me gl'aspri tormenti.

ENDIMIRO

Tu mi piovi nel sen nuovi contenti:

ma che sarà del regno?

Resisterem d'iniquo fatto ad onta.

CAMILLA

Ad estremo cimento, io già son pronta,

dove fu l'ampia strada

stende un fianco la torre

a percuoter il muro

or s'appressa il nemico:

sdegnando qui rinchiusa

espormi a ignobil morte

uscir io voglio, e nell'aperto campo

tentar l'ultima sorte.

ENDIMIRO

Oh generosa

opra qual più t'aggrada

pende il nostro destin dalla tua spada.

CAMILLA

In due parti divise

siano le squadre, io sostener con l'una

potrò gl'impeti primi, indi opportuna

mova l'altra il tuo senno

nel maggior uopo agl'inimici infesta,

o vincer, o morir altro non resta.

Crude furie del nume guerriero,

in petto destatemi

vampe, e furor;

stimolatemi il braccio fiero

agitatemi il genio severo

su spronatemi l'ire al cor.

Scena decima

Endimiro solo.

Dubbia l'alma vacilla, eppur io sento

presagi al cor, di fortunato evento.

Sorte perversa

fa' quanto sai

non cederò;

di stella avversa

ai crudi rai

resisterò.

Scena undicesima

Ampia strada con veduta d'un fianco della torre.
Romerico solo.

Par che morte or qui s'accampi

eppur lieto il dì sarà;

d'astro amico, ai fausti lampi

la pace in questo giorno esulterà.

A me di due regnanti

l'alme discordi, han destinato i numi

con prodigio fatal in mezzo all'ire

accordar in un punto, ecco già volo

cangiata in caduceo, l'asta pugnace

novo Mercurio, a stabilir la pace.

De' regnanti al fiero sdegno

non più Marte fremerà

anzi al suon d'amica pace

di Bellona contumace

la discordia accorderà.

Scena dodicesima

Brenno poi Camilla conducendo fra catene Elvira, poi Endimiro, e Romerico.

BRENNO

Miei campioni feroci è giunta l'ora

dopo breve travaglio

destinata al riposo,

un infermo recinto

serra deboli avanzi

di fuggitive turbe; al valor vostro

poco sudor costi il trofeo; ma dove

Romerico s'aggira?

Parmi fuor della torre

veder schiere nemiche

uscir a fronte, forse

disperata salute

ad incontrar le affretta

l'inevitabil danno.

Scena tredicesima

Camilla strascinando Elvira.

CAMILLA

Barbaro re tiranno

così de' riti antichi

offeso il regal messo

frangi le sacre leggi?

Che pensi? Speri forse

una lieta vittoria

senza sangue, e vendetta?

BRENNO

(Mi oltraggia eppur m'alletta.)

CAMILLA

Movi le schiere pur, eccomi pronta

al più fiero conflitto.

BRENNO

(Irritarmi agli sdegni

non può quel dolce labbro

che mi disarma l'ire.)

CAMILLA

O vincer, o morire

pria d'immerger il serto

nelle vene de' tuoi.

Trafiggerò costei.

ELVIRA

(Stelle perverse.)

BRENNO

(O dèi.)

CAMILLA

Dinanzi agl'occhi tuoi

la tua germana stessa

olocausto primiero

sarà de' nostri sdegni,

su le stragi comincia, io già la sveno.

ELVIRA

Ah mio german il cor mi langue in seno.

BRENNO

(Fortuna e che far deggio!

In mar di dubbi ondeggio.)

(poi verso Camilla)

Io pur la tua germana

in poter mio riserbo

vendicherà se cade

d'Elvira Eusonia il fato.

ELVIRA

(O mio destin spietato.)

CAMILLA

Pera Eusonia l'indegna

Efeso, e l'orbe cada

mora Camilla ancora

ma non invendicata,

su movi il campo io qui t'attendo armata.

Scena quattordicesima

Endimiro, poi Romerico, e detti.

ENDIMIRO

Meco riedi o Camilla.

CAMILLA

Deh lascia o mio signor.

ENDIMIRO

Sospendi l'ira.

CAMILLA

Ubbidisco al mio re.

ROMERICO

Vientene Elvira.

ELVIRA

Ahi che fia?

ROMERICO

Non temer.

ELVIRA

Mio cor respira.

Scena quindicesima

Brenno solo.

Che veggio? Romerico

il fellon co' nemici!

Quai tradimenti? Ogn'altro affetto io spoglio

solo vesto il furore,

sol fierezza o mio core,

ma purché tutte cadan

le macchine nemiche

precipitate a terra

pria ricercar io voglio

il consiglio di guerra,

dalle furie agitato, io contra gl'empi

or vado a meditar ruine, e scempi.

Crude Eumenidi su su vibratemi

il furor dell'empia Dite,

agitatemi

con le faci di Flegetonte

ombre terribili d'Acheronte

fuor dall'Erebo a me venite.

Scena sedicesima

Salone maestoso.
Elvira, e Romerico.

ELVIRA

Strani casi racconti:

dunque prole gemella

del genitor di Brenno

son Leonzio, e Camilla

ed a me tu germano?

ROMERICO

Chiaro scritto è così da regia mano!

ELVIRA

Ma come speri o dio

farmi sposa a Leonzio, all'idol mio?

ROMERICO

Non dubitar, alle contigue stanze

segui i vestigi miei con lento passo,

ch'io ben saprò sagace in gentil modo

ordir la trama, ed intrecciar il nodo,

oggi a Leonzio sposa

di Sciro o mia germana,

il cielo a te destina

salir il trono, e divenir regina.

Scena diciassettesima

Elvira sola.

Fortunati martiri, o me felice!

Se regnar col mio bene oggi mi lice!

Se quel ciglio, che m'impiagò

le mie piaghe risanerà,

chi di me più felice sarà;

del sembiante, che m'invaghì

sì che spero, spero sì

di goder l'adorata beltà.

Scena diciottesima

Dorillo solo.

Eusonia io più non trovo

di qua, di là, non si sa mai dov'è,

ella vaneggia affé:

lascia un amante, un altro segue, e s'ange,

ora ride, ora piange,

ora spera, or dispera,

è nel pensiero errante

fatta omai senza freno, e delirante.

È pur pazzo da catena

chi la vuol col dio volante,

lo farà scoppiar di pena,

che cervel non ha un infante.

Scena diciannovesima

Eusonia, poi Brenno, indi Dorillo, e tutti.

EUSONIA

Vive sempre in crude pene

chi d'amor servo si fa,

se geloso ogn'or del suo bene

mai dall'acerbo duol tregua non ha.

Ecco il mio sole.

BRENNO

Eusonia.

EUSONIA

Adorato mio sire.

BRENNO

All'insidie nemiche

per concertar qua venni

l'estremo eccidio in tanto...

DORILLO

(che sopraggiunge)

Signor, calca la reggia

d'Efeso il re nemico.

BRENNO

Ah indegno Romerico.

EUSONIA

(O d'astri, rio tenore.)

ROMERICO

Eccomi.

BRENNO

Ah traditore!

ROMERICO

Prostrato alle tue piante

ricco di vera fede.

(giunge Endimiro, Camilla e tutti)

BRENNO

Scellerati al mio piede.

CAMILLA

L'ire contro al cognato

deh placa o mio germano.

BRENNO

Quai sogni?

EUSONIA

O caso strano?

ENDIMIRO

Di sangue a te congiunto

t'abbraccio o re sovrano.

LEONZIO

Ti stringo o mio germano.

BRENNO

Quai larve?

EUSONIA

Quai portenti?

DORILLO

(Curiosi accidenti!)

ROMERICO

Odi mio re. D'Annubio il tuo gran padre

dall'imeneo fecondo

con Leonzio Camilla

nacquer gemelli.

BRENNO

Che narri?

ROMERICO

Egli lasciò giungendo a morte

della gemina prole

gravida la consorte;

del prence Artemidoro

la vedova Candace

indi aspirando alle bramate nozze

il viril parto ascose

onde l'erede al regno

remora allor non fosse al suo disegno.

EUSONIA

Successi inopinati!

CAMILLA

O stravaganze!

ELVIRA

O fati?

BRENNO

E come con Elvira

m'è Camilla germana?

ROMERICO

È sol Camilla

unica a te sorella.

Dalla mia genitrice

perché da sé lontana

non vivesse la prole,

impetrò la regina

(allettandola al cambio

con la regal fortuna)

che di Camilla invece

fosse a voi data Elvira

a cui germano io sono.

LEONZIO

Ed a me sposa avrà di Sciro il trono.

ROMERICO

Or dal fato scoperte

ecco le regie cifre.

BRENNO

A me ben noti

son gl'inchiostri reali:

o vicende fatali!

Come dunque d'Eusonia

parve suora Camilla?

ROMERICO

Per voler di Candace

(come narran suoi fogli)

ambe insieme nutrite

fur creature germane.

DORILLO

Metamorfosi strane.

ROMERICO

(S'accrescono i prodigi.)

Figlia d'Artemidoro

pria ch'ei perdesse dell'Ibernia il regno

fu stabilita in fasce

Eusonia a te consorte,

ecco le regie firme.

BRENNO

O fatal sorte!

EUSONIA

O giorno fortunato!

BRENNO

Tradimento non fu, forza del fato!

LEONZIO

Meraviglie impensate!

CAMILLA

Vicende inaspettate!

BRENNO

Eusonia io già mi rendo

all'opra del destino, e di tua fede

porgi la destra, ecco ti scelgo al trono.

EUSONIA

Or sì beata io sono.

BRENNO

E tu d'Efeso la fede

in pace reggerai sposo a Camilla

mio cognato Endimiro!

E ad Elvira consorte

tu mio germano i popoli di Sciro.

ELVIRA

D'annodarti...

LEONZIO

D'allacciarti...

Insieme

ELVIRA

Sì mio caro, alfin io godo.

LEONZIO

Sì mio cara, alfin io godo.

ELVIRA

Se ti stringo...

LEONZIO

Se t'abbraccio...

ELVIRA

Dolce è il laccio...

LEONZIO

E caro il nodo.

BRENNO

Così gl'odii guerrieri

spenti alla fin, ecco i due scettri uniti.

DORILLO

O stupori inauditi

CAMILLA

O lieti avvenimenti!

EUSONIA

O felici successi!

ELVIRA

O fausti eventi!

BRENNO

Vivan le nostre gioie!

ENDIMIRO

All'orbe intorno

sull'aurea tromba dell'occhiuta diva

la memoria di Brenno eterna viva.

CAMILLA

Con la fonte del diletto

sparga amore di giubilo il dì

sovra l'ali de' contenti

guidi il tempo ore ridenti

ch'ogni turbine alfin sparì.

Fine del libretto.

Generazione pagina: 14/01/2016
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Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Atto terzo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima