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La dama spagnola ed il cavalier romano

LA DAMA SPAGNOLA ED IL CAVALIER ROMANO

Intermezzi in musica.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Nicolò SERINO.
Musica di Alessandro SCARLATTI.

Prima esecuzione: 21 gennaio 1714, Napoli.


Attori:

PERICCA spagnola, damigella di Sofonisba

mezzosoprano

VARRONE servo di Scipione

basso






Atto primo
Scena nona

Pericca, e poi Varrone

PERICCA

Oh me infelice! e come posso stare

senza la mia padrona?

È stata troppo buona.

Andar sì presto ad affogarsi in mare.

Ed io sola soletta

dove mai troverò, chi mi ricetta?

Per molto, ch'io m'aggiro

in questa parte, e quella,

ancora non rimiro

chi abbia compassion d'una zitella.

Se v'è alcun, che per pietà

voglia far la carità,

me lo dica schietto, schietto;

o che cavi il fazzoletto,

o che raschi, o che saluti,

che così quel, che m'aggiuti

io conoscere potrò.

Ma per quanto intorno io miro,

non ritrovo un, che mi voglia,

e soletta fra la doglia

a penar me ne starò.

VARRONE

Pur alfine t' ho giunto

per dirti che...

PERICCA

Che forse

è salva la padrona?

VARRONE

Appunto; appunto.

PERICCA

Lodato il ciel, a nuova sì bramata,

io voglio esserti grata.

Prendi.

(gli vuol dare un orloggio)

VARRONE

Eh! non occorre.

PERICCA

Sì, sì.

VARRONE

No 'l posso torre.

PERICCA

Dico...

VARRONE

No 'l voglio prendere.

PERICCA

Or ora mi vedrai di sdegno accendere.

VARRONE

Giacché me lo vuoi dare,

non ti vo' disgustare.

Ma questo è un gran tesoro:

il peso avrà di dieci libre d'oro.

PERICCA

Una dama spagnuola

meno non dà ad un, che la consola.

VARRONE

È d'Inghilterra?

PERICCA

Al certo.

VARRONE

C'è la campana?

PERICCA

Al certo.

VARRONE

Va puntuale?

PERICCA

Al certo.

VARRONE

Ripete l'ore?

PERICCA

Al certo.

VARRONE

Segna le lune?

PERICCA

Al certo.

VARRONE

Li mesi, i giorni?

PERICCA

Al certo.

VARRONE

C'è il svegliarino?

PERICCA

Al certo.

VARRONE

La cassa ha traforata?

PERICCA

Al certo, al certo.

VARRONE

Ora l'accetto, e non ti sembri strano,

che senza tutte queste condizioni

non porta orloggio un cavalier romano.

PERICCA

Or te lo godi; già sta in tuo potere,

ma or da la padrona

mi chiama il mio dovere.

VARRONE

Vanne con l'ora buona;

ma quando lungi sei, deh ti ricorda,

che con l'orloggio tuo mi dai la corda.

Pria di partire

ti vorrei dire...

PERICCA

Presto, che ho fretta.

VARRONE

Un poco aspetta,

sto ritrovando,

vado aggiustando

un complimento,

ma già mi sento,

che mi confondo:

non so che dir.

PERICCA

L'hai ritrovato?

L'hai aggiustato?

VARRONE

Poffar il mondo!

PERICCA

Coraggio, ardir.

VARRONE

Ora se n' viene...

PERICCA

Sì, che vai bene.

VARRONE

Questo tuo dono...

PERICCA

Di', che vai buono.

VARRONE

Io ti son schiavo...

PERICCA

Di', che vai bravo.

VARRONE

Non mi confondere,

non m'impedir.

Scena diciannovesima

Varrone, e poi Pericca

VARRONE

Oh che pena! Oh che impiccio! Oh che tormento

è mai portar l'orloggio!

Or questo, or quel ti chiede ogni momento,

padron mio, che ora è? ed io allora,

per dir la verità lo tiro fuora;

e in far quella funzione

mi s'è distrutto già mezzo calzone;

ma questo non è niente:

da che lo porto addosso

più saldo star non posso,

e più pace non ho,

che mi ricordo ogn'or chi me 'l donò.

Oh orloggio! oh orloggio! oh amore!

L'un mi distrugge i calzoni, e l'altro il core.

PERICCA

E ben, Varrone, in testa

cos'hai, che stai pensoso?

VARRONE

Eh! niente, niente (questa

è nata sol per togliermi il riposo).

PERICCA

Ma pur? dimmelo su, per cortesia.

VARRONE

Lo vuoi saper?

Or sappia; lei, tu, vossignoria,

che o l'orloggio tuo or ti riprendi,

o risolvi d'amarmi: intendi? intendi?

PERICCA

Ch'io ripigli l'orloggio? oh! non conviene

prender ciò, che donai.

VARRONE

(Fin qui va bene.)

PERICCA

In quanto all'altro poi, che tu desideri?

bisogna, ch'io consideri

un po' la tua persona.

VARRONE

Vossignoria è padrona.

PERICCA

Il naso...

VARRONE

Oh! questo è un naso

da farne molto caso.

PERICCA

Quell'occhio...

VARRONE

Oh! questo è un occhio,

che vede anche un finocchio.

PERICCA

Le guance...

VARRONE

Oh! queste guance

sono fragole, e latte, e non son ciance.

PERICCA

La bocca...

VARRONE

Oh! questa bocca

ad ogni accento suo saette scocca.

PERICCA

Passeggia un poco.

VARRONE

Oh! in quanto al passeggiare

io ti farò stupir.

(qui fa una passeggiata)

Che te ne pare?

PERICCA

Tutto tutto va bene al volto, al garbo, e al passo,

non mi piaci però: sei troppo grasso.

Che cosa mai grata

vedersi d'avante

un giovin galante

di vita attillata,

che mentre passeggia,

sé stesso vagheggia,

e fa innamorar;

ma veggo talora

alcuni sì grassi,

che stentano un'ora

a muover li passi,

e benché l'aspetto

ti porga diletto

non san passeggiar.

Non parli, non rispondi?

Stai pensieroso? taci? e ti confondi?

Cos'è? forse dal core

t'è passato l'amore?

Non tanta confusione,

favella, e dimmi pur la tua ragione

VARRONE

Che vuoi, ch'io ti dica?

Non sono d'un fusto

ben fatto, e galante,

però sono giusto

per far del'amante,

e ben lo so far.

Ancor, che sia grasso

non provo fatica,

a muovere il passo,

e senza far fallo

la notte nel ballo

molt'ore durar.

PERICCA

Molto t'impegni a un tratto;

ma non so che sarà,

quando si venga al fatto.

VARRONE

Quest'è una verità;

e se creder no 'l vuoi,

a tuo piacer ogn' or veder lo puoi.

PERICCA

Ora non posso; ma l'impegno accetto;

onde tua cura fia

farmi veder la tua gran bizzarìa.

VARRONE

Ed io or ti prometto,

che per la meraviglia

ti farò fino al ciel alzar le ciglia.

VARRONE

Son lieto, e gustoso.

PERICCA

Sei buono per sposo.

VARRONE

Son lesto, e spedito.

PERICCA

Sei buon per marito.

VARRONE

Son sano, son forte.

PERICCA

Sei buon per consorte.

VARRONE

Tu fanne la prova,

veder te 'l farò.

PERICCA

Veniamo a la prova

che a l'or sceglierò.

Anch' io son gustosa.

VARRONE

Sei buona per sposa.

PERICCA

Son sana, son forte.

VARRONE

Puoi esser consorte.

PERICCA

Non soffro mai doglie.

VARRONE

Sei buona per moglie.

Insieme

PERICCA

A l'or, che mi piaci,

tua sposa sarò.

VARRONE

A me già tu piaci,

e in sposa ti vo'.

Atto secondo
Scena ottava

Pericca, e poi Varrone con due fioretti, un violino da ballo ed alcuni libri sotto le braccia.

PERICCA

Vo cercando occasione

di ritrovar Varrone,

per poter rimirar in verità,

se tiene com'ei vanta, abilità.

Ma eccolo, che viene:

oh! quanti imbrogli sotto i bracci ei tiene!

VARRONE

(Or gliel'appetto.)

PERICCA

E ben? con tanta fretta

dove, dove si va?

VARRONE

Non ti partir di qua,

ch'or or ritornerò; poiché m'aspetta...

PERICCA

Chi t' aspetta?

VARRONE

Scipione,

che gl'ho da dar di spada lezione.

PERICCA

Mastro vossignoria?

VARRONE

E di spada, e di ballo, e poesia.

PERICCA

(Un dente ogni bugia.)

No; Scipion è già uscito;

onde se mio marito esser tu vuoi,

il tuo valore ora mostrar mi puoi.

VARRONE

Son pronto; ma con chi,

in che tu vuoi provarmi?

PERICCA

Provar io stessa ora ti vo' ne l'armi.

VARRONE

Pormi con una donna? è da villano.

Così non tratta un cavalier romano.

PERICCA

Ma una dama spagnuola,

ancor senz'aver scudo,

non teme di pugnar a petto ignudo.

A noi, dammi il fioretto.

VARRONE

(Io già mi veggo astretto.)

Questi libri, e violino io vo a posare,

e poi ritornerò teco a pugnare.

PERICCA

No: posali qua in terra,

e tira pur, come se stassi in guerra.

Si venga al primo assalto.

VARRONE

Tieni il pugno tropp'alto,

e puoi cavarmi un occhio.

PERICCA

A la spagnuola

così insegna la scuola.

A noi.

VARRONE

Piega il ginocchio.

PERICCA

Oh! m'hai stufato.

In tal modo il maestro m'ha insegnato.

(fanno un assalto)

VARRONE

Capperi! fischian bene i tagli intorno.

Ma se mi ficco sotto.

(fanno un altro assalto, e Pericca gli dà una bottonata nel petto)

PERICCA

A te.

VARRONE

Oh cospettone.

Non ho il petto d'acciaro!

PERICCA

Più presto andar dovevi al tuo riparo.

VARRONE

Or basta.

PERICCA

Sì, ma a quello che mirai,

poco ne sai, o niente.

VARRONE

Ciò avvien, perché la scuola è differente.

PERICCA

Or prendi il tuo fioretto.

VARRONE

(Possa esser maledetto.

Un altro poco mi sfondava il petto.)

PERICCA

Ancor non vo' scartarti,

perché ne l'altre cose io vo' provarti.

VARRONE

Prova pur quanto sai

perché so, ch'a la fin m'accetterai.

Se mai tu sarai

mia sposa gradita

faremo una vita,

sì lieta, e contenta,

che ugual non avrà.

PERICCA

Se mai tu sarai

mio sposo amoroso,

non vo' che si senta,

che sei sì giocoso,

ma vo' gravità.

VARRONE

In grave mi metto.

PERICCA

Sostienti nel petto.

VARRONE

Camino pian piano.

PERICCA

Al fianco la mano.

VARRONE

Passeggio bel bello.

PERICCA

Da banda il cappello.

VARRONE

Va bene?

PERICCA

Ben va

e vo' gravità.

VARRONE

Sì, sì, gravità.

Scena ventitreesima

Varrone con un libro in mano parlando dentro, e poi Pericca.

VARRONE

(verso la scena)

Amici state là,

e quando sentirete,

che il labbro impunterà,

venga l'un dopo l'altro, e interrompete.

O che testa di bronzo! è più d'un'ora,

che studio un sol sonetto,

e non l'ho a mente ancora.

Ma, vien Pericca. O là! Attenti state,

che non mi svergognate.

(nasconde il libro)

PERICCA

Varrone, cosa fai,

che sì confuso stai?

VARRONE

Sto in tuo onor componendo ora un sonetto.

PERICCA

Lo sento con piacere.

VARRONE

(Cosa dirò, se di ciò nulla intendo?)

Lasciami pria spurgare. Oh! quel sparviere

seguita quell'uccello.

(mentre Pericca si volta, Varrone legge il libro)

PERICCA

Dov'è? non veggo niente.

VARRONE

Passò velocemente.

(M'aggiuto quanto posso a uscir d'impegno.)

PERICCA

Or via spicciati, di'

un poco il tuo sonetto.

VARRONE

Lo dirò, ma abbi flemma, ch'è lunghetto.

PERICCA

Sì l'avrò, ma comincia.

VARRONE

Appunto adesso.

A consolarmi il cor gioie venite...

venite... venite... venite...

(voltandosi indietro come sopra)

Venite, sì venite, e non tardate...

E non tarda... Cos'è? che cosa vuoi?

(viene un povero, e si pone nel mezzo)

PERICCA

Vorrà la carità.

VARRONE

Non v'è niente; va' in là.

PERICCA

Oh povero stroppiato!

sta pure mal ridotto.

To' qua.

(gli dà una moneta)

VARRONE

Che cosa è quel?

PERICCA

Mezza da otto.

Da capo, che già parte.

(al povero, che si ferma in disparte, e chiama gli altri)

VARRONE

Questa delli birbanti è una bell'arte.

A consolarmi il cor gioie venite...

venite, sì venite...

(batte il piede in terra all'indietro)

PERICCA

E che cos'hai?

Che batti indietro il piè?

VARRONE

Eh! niente. Un granchio.

Venite sì venite... un altro ancora?

(viene un altro povero, e Varrone vuole dargli un calcio)

E vattene in buon'ora.

PERICCA

Eh! no.

VARRONE

Se m'ha interrotto.

PERICCA

Prendi, prendi tu ancor mezza da otto.

VARRONE

(al povero)

Ti spicci ancora?

PERICCA

Or via,

segui Varrone a dir la poesia.

VARRONE

(Or questa è tentazione.)

A consolarmi il cor gioie venite,

venite, sì venite, e non tardate...

E quando e quando... oh oh! viene il priore

con tutti li birbanti.

(vengono molti altri poveri, e Pericca fa a tutti la carità)

PERICCA

Fino, che avrò contanti

carità gli farò.

Prendi, prendi, prendete,

né più c'interrompete.

(li poveri si uniscono con gli altri, e poi attaccano lite)

VARRONE

A consolarmi il cor gioie venite...

Ma quelli attaccan lite...

lasciameli dividere.

PERICCA

O lasciali pur fare.

Fuggi, che ti bastonano.

(Varrone va dai poveri, li quali gli si rivoltano contro, e poi fuggono)

VARRONE

Andate pur: vi saprò ben trovare.

Col bastone ad un par mio?

Non va bene, oh questo no.

Più Varrone non son io,

se pentir non vi farò.

PERICCA

Eh via non tanta collera!

Con birbanti hai da far: sopporta, e tollera.

VARRONE

(Lei non sa il nostro accordo.)

Tutti li vo' ammazzar: son fatto sordo.

PERICCA

No, no; placa il rigore,

se non per quelli, almen sol per mio amore.

(Varrone cambierassi in volto secondo le parole che dirà Pericca)

Il ciglio serena,

componi il sembiante,

che al cor mi dà pena

quel viso sprezzante,

via, ridi sì, sì.

Non tanto sdegnoso,

ti voglio amoroso,

non tanto dispetto,

fa' un poco un ghignetto,

sì, caro, così.

VARRONE

Cara, del labro tuo a un solo accento

passò la rabbia, come passa il vento.

PERICCA

Ora, ch'a i detti miei sei tu ubbidiente,

credo, che al cor per me hai fiamma ardente.

VARRONE

Che fiamma, e fiamma? o cara?

Ho un forno in sen per te, una caldara.

PERICCA

E per te sente ancor l'anima mia

nel seno una continua batteria.

VARRONE

Quel labbro vermiglio.

PERICCA

Quel ciglio vezzoso

mi desta furioso

nel seno l'ardore,

Insieme

VARRONE

e pieno d'amore

mi fa sospirar.

PERICCA

e piena d'ardore

mi fa delirar.

PERICCA

Son tutta smania.

VARRONE

Son tutto incendio.

PERICCA, VARRONE

Sono un compendio

di fiamma, e foco,

non trovo loco,

non so, che far.

Atto terzo
Scena settima

Varrone in abito da gala, e Pericca.

PERICCA

Oh, che cosa graziosa!

Oh che vista gustosa!

Non posso più dal ridere.

Viva, viva Varrone

ch'è maestro di ballo di Scipione.

VARRONE

Ma io...

PERICCA

Eh! taci matto,

non ne sai niente affatto.

VARRONE

In quella stanza, dove noi ballammo,

v'era tanta la gente,

che di pulito non potei far niente.

PERICCA

Dunque or qui, che non è luogo stretto,

vedrò se sai ballare.

VARRONE

(Più non mi so scusare.)

PERICCA

Ed assieme balliamo un minuetto.

VARRONE

(si pone a man dritta)

Come vuoi; (son confuso).

PERICCA

Oh! questo sì è un bell'uso!

Tu a man dritta vuoi star? Passa di qua.

VARRONE

Hai ragione, hai ragione: è verità.

(ballano un minuetto e Varrone mai si troverà a tempo nelle figure)

PERICCA

Oh sciocco, oh sciagurato!

chi è quel, che t'ha insegnato?

VARRONE

Che? bene io non ballai?

PERICCA

Eh vanne via, che affatto non sai.

Che bel movimento

di braccia, che hai!

Osservami attento:

si muovon così.

Un passo col tempo

tu muover non sai:

apprendi a pigliare

il moto da qui.

(Pericca contraffarà li movimenti delle braccia di Varrone, e ballando farà li movimenti giusti, ed alla replica volendoli Varrone imitare farà lo stesso, e Pericca parte)

VARRONE

Va bene? e dove sei?

Col così, e così

Pericca si partì.

Oh povero Varrone,

pieno di confusione!

Sian maledetti il ballo,

la scherma, e poesia,

che andar fecero in fallo

ogni fortuna mia.

Non serve la testa

ch'è dura qual sasso!

Le gambe, le braccia

non servono più.

Il braccio si ferma:

il piede fa fallo:

la testa è restia:

Varrone è un cùcù.

Nel voler entrare furioso si ferma guardando, e viene fuori Pericca con altra veste, e con il viso coperto con manto alla spagnola, la quale gli passa davanti.

VARRONE

Oh? chi sarà mai questa?

Molto buona è la mina,

e assai lesta cammina.

Io voglio pormi un poco in bizzarria,

che questa forse, è la fortuna mia.

(Pericca gli torna a passare davanti, e gli fa un saluto col ventaglio, e poi li fa cenno con lo stesso, che la segua)

È garbata, e cortese.

Gli risponde con profondo inchino.

Pare, che a sé mi chiami.

Uso questo sarà qui del paese.

PERICCA

Digame cavallero

tam bizzarro, su nombre?

VARRONE

Signora, non son ombra,

ma son uomo da vero.

PERICCA

Es un hombre seguro,

digo como s'ellama?

VARRONE

S'io son secura lama?

Non sbaglia in opinione:

basti sol dir, ch'io sono il gran Varrone.

PERICCA

Que muy bien me parece. Don Varrone?

VARRONE

Il don ho già acquistato

col passare il golfo di Leone.

PERICCA

Digame, señor mio,

usted toma tabaco?

VARRONE

Secondos l'occasiones.

PERICCA

Prueve el mio, que es de Varro.

VARRONE

S'è di Varro, è eccellente,

perché Varrone al certo è suo parente.

PERICCA

Bien puode ustè servirse

del tabaco, y la caxa.

VARRONE

Obligato al favores,

a me pare, che sia di male odores.

PERICCA

Tomela cavalleros.

VARRONE

Oh! non signora.

PERICCA

Non sea tan descortes.

VARRONE

Dico non posso.

PERICCA

Tengo poca fortuna.

(si serba la tabacchiera)

VARRONE

(Animal, ch'io son stato.

Potea aver un regalo, e l'ho lasciato.)

PERICCA

Digame, que hora es?

VARRONE

Che oras? or la servos;

ecco l'orloggio: veggas.

PERICCA

Siete, ocho, nueve, diez y onze...

VARRONE

Pesa altro, che dieci oncie.

PERICCA

Es muy famoso.

VARRONE

Al certo,

e non tiene alcun vizio,

sta però al suo servizio.

PERICCA

Lo tomo, pues non quiero ser ingrata.

VARRONE

(Ho fatto la frittata!)

PERICCA

Però mucho me pesa

el no poder aora

corresponderle con galanteria.

VARRONE

Signoras, se gli pesas,

di portarglielo a casa è cura mia.

PERICCA

A mi casas? Ninguno

puede venir.

VARRONE

Non può venirvi alcuno?

(Ora son fritto. Al certo

per non esser deriso,

voglio vederla in viso.)

Almen pria di partire

facci l'onor il viso suo scoprire.

PERICCA

Para que non me diga,

que soy tiranna, ingrata,

es menester le haga ver mi cara.

VARRONE

(Se la minestra è cara,

andrò ad un'altra osteria.)

Via, si scopri, sì sì. Uh, mamma mia!

(Pericca si scopre, e terrà sul volto una maschera da vecchia)

Oh che vecchia! oh che arpia!

Rendi l'orloggio or ora;

o ti mando in buon'ora;

non rispondi? l'orloggio!

PERICCA

(si leva la maschera, e gli rende l'orloggio)

Prendi non voglio ciò, che fu mio dono.

VARRONE

Come? Pericca? Oh ciel! confuso io sono,

ah mia bella, perdono!

PERICCA

Io t'ho già perdonato,

e finora con te così ho burlato,

però non mi dispiaci.

VARRONE

Pur lo dicesti alfin labri vivaci.

PERICCA

(Altro non vo' cercare,

io me lo vo' sposare,

perché veggo ben io,

ch'ogni cosa farà a modo mio.)

Sì, che non mi dispiaci.

VARRONE

Presto dunque la mano

avanti, che ti penti.

PERICCA

Eccola per caparra

de' li futuri prossimi contenti.

VARRONE

Ed è pur vero, o cara, e come mai?

PERICCA

Il come or lo saprai.

PERICCA

Il tuo gran merito...

VARRONE

...anzi demerito.

PERICCA

Tua dolce grazia...

VARRONE

...anzi disgrazia.

PERICCA

Il tuo sembiante...

VARRONE

...non gir più avante.

Mia sposa vaga

PERICCA

M'han stretto stretto

fra' lacci il cor.

VARRONE

Per te nel petto

larga una piaga

m'ha fatto amor.

VARRONE

Donna Pericca! tu mia consorte!

PERICCA

Tu, don Varrone! il mio consorte!

Insieme

VARRONE

Al certo o cara troppo è l'onor.

PERICCA

Al certo o caro troppo è l'onor.

Intermezzo primo
Scena unica

Pericca, e poi Varrone

PERICCA

Oh me infelice, e come posso stare

senza la mia padrona?

È stata troppo buona.

Andar sì presto ad affogarsi in mare

ed io sola soletta

dove mai troverò chi mi ricetta?

Per molto ch'io mi aggiro

in questa parte, o in quella

ancora non rimiro

ch'abbia compassion d'una zitella.

Se v'è alcun che per pietà

voglia far la carità

me lo dica schietto schietto

o che cavi il fazzoletto

o che raschi, o che saluti,

che così quel che m'aggiuti

io conoscere saprò.

Ma per quanto intorno io miro

non ritrovo un che mi voglia,

e soletta fra la doglia

a penar me ne starò.

VARRONE

Pur alfine t' ho giunto

per dirti che...

PERICCA

Che?

forse è salva la padrona?

VARRONE

Appunto, appunto.

PERICCA

Lodato il ciel, a nuova sì bramata,

io voglio esserti grata.

Prendi.

(gli porge un orloggio)

VARRONE

Eh non occorre.

PERICCA

Sì, sì.

VARRONE

No 'l posso torre.

PERICCA

Dico...

VARRONE

No 'l voglio prendere.

PERICCA

Ora mi vedrai di sdegno accendere.

VARRONE

Già che me lo vuoi dare,

non ti vo' disgustare.

(qui prende l'orloggio)

Ma questo è un gran tesoro,

il peso avrà di dieci libbre d'oro.

PERICCA

Una dama spagnuola

meno non dà ad un che la consola.

VARRONE

(guardando l'orloggio)

È d'Inghilterra?

PERICCA

Al certo.

VARRONE

(segue sempre a guardarlo)

C'è la campana?

PERICCA

Al certo.

VARRONE

Va puntuale?

PERICCA

Al certo.

VARRONE

Ripete l'ore?

PERICCA

Al certo.

VARRONE

Segna le lune?

PERICCA

Al certo.

VARRONE

Li mesi, e i giorni?

PERICCA

Al certo.

VARRONE

C'è il svegliarino?

PERICCA

Al certo.

VARRONE

La cassa è traforata?

PERICCA

Al certo, al certo.

VARRONE

Ora l'accetto,

e non ti sembri strano,

che senza tutte queste condizioni

non porta orloggio

un cavalier romano.

PERICCA

Or te lo godi

già sta in tuo potere,

ma dimmi in cortesia

cos' hai che stai pensoso?

VARRONE

Eh niente, niente! (Questa

è nata sol per togliermi il riposo.)

PERICCA

Ma pur dimmelo su per cortesia.

VARRONE

Lo vuoi saper?

Or sappia; lei, tu vossignoria;

che l'orloggio tuo or ti riprendi,

o risolvi d'amarmi, intendi, intendi?

(finge renderle l'orloggio)

PERICCA

Ch'io ripigli l'orloggio?

Oh non conviene

prender ciò che donai.

VARRONE

(Fin qui va bene.)

PERICCA

In quanto all'altro poi,

che tu desideri,

bisogna che consideri,

un poco la persona.

VARRONE

Vossignoria è padrona.

PERICCA

(lo guarda)

Quell'occhio...

VARRONE

O questo è un occhio,

che vede anche un finocchio.

PERICCA

(segue a guardarlo)

Le guance...

VARRONE

E queste guance son fragole, e latte,

e non son ciance.

PERICCA

(sempre guardando)

La bocca...

VARRONE

O questa bocca ad ogni accento suo

saette scocca.

PERICCA

Passeggia, passeggia un poco.

VARRONE

Oh in quanto al passeggiare,

io ti farò stupir:

(qui passeggia)

che te ne pare?

PERICCA

Tutto tutto va bene, al garbo, al passo,

non mi piaci però, sei troppo grasso.

Che cosa gustosa

vederti d'avante

un giovin galante

di vita attillata,

che mentre passeggia

sé stesso vagheggia,

e fa innamorar.

Ma veggo tal'ora

alcuni sì grassi,

che stentano un'ora

a muovere i passi,

e benché l'aspetto

ti muovi a diletto

non san passeggiar.

Non parli, non rispondi?

Stai pensieroso?

Taci, e ti confondi?

Cos'è, forse dal core

t'è passato l'amore?

Non tanta confusione,

favella, e dimmi pur la tua ragione

VARRONE

Che vuoi ch'io ti dica,

non sono d'un fusto

ben fatto, e galante?

Però sono giusto

per far dell'amante,

e ben lo so far.

Ancor che sia grasso

non provo fatica,

a muover il passo,

e senza far fallo

la notte nel ballo

molt'ore durar.

PERICCA

Molto t'impegni a un tratto,

ma non so che sarà

quando si venga al fatto.

VARRONE

Quest'è una verità:

e se creder no 'l vuoi,

a tuo piacer, ogn' or veder lo puoi.

PERICCA

Ora non posso, ma l'impegno accetto,

onde tua cura fia

farmi veder la tua gran bizzarìa.

VARRONE

Ed io or ti prometto,

che per la meraviglia

ti farò fino al ciel alzar le ciglia.

VARRONE

Son lieto, e gustoso,

PERICCA

sei buono per sposo,

VARRONE

son lesto, e spedito,

PERICCA

sei buon per marito,

VARRONE

son sano, son forte,

PERICCA

sei buon per consorte,

VARRONE

tu fanne la prova

veder te 'l farò.

PERICCA

Veniamo alla prova

ch'allor sceglierò.

Anch' io son gustosa,

VARRONE

sei buona per sposa,

PERICCA

son sana, son forte,

VARRONE

puoi esser consorte,

PERICCA

non soffro mai doglie,

VARRONE

sei buona per moglie...

Insieme

PERICCA

Allor che mi piaci

tua sposa sarò.

VARRONE

A me già tu piaci,

e in sposa ti vo'.

Intermezzo secondo
Scena unica

Pericca, e poi Varrone.
Con mantello, che porta sotto due passetti.

PERICCA

Vo cercando occasione

di ritrovar Varrone:

per poter rimirar in verità

se tiene com'ei vanta abilità.

Ma eccolo che viene,

oh quanti imbrogli sotto il braccio tiene!

VARRONE

(Or gliel'appetto.)

PERICCA

E ben con tanta fretta

dove si va?

VARRONE

Non ti partir di qua,

che or or ritornerò, poiché m'aspetta...

PERICCA

Chi t' aspetta?

VARRONE

Scipione,

che gl'ho da dar di spada lezione.

PERICCA

Maestro vossignoria.

VARRONE

E di spada, e di ballo, e poesia.

PERICCA

(Un dente ogni bugia.)

No, Scipione, è già uscito,

onde se mio marito esser tu vuoi

il tuo valor ora mostrar mi puoi.

VARRONE

Son pronto,

ma con chi? in che tu vuoi provarmi?

PERICCA

Provar io stessa ora ti vo' nell'armi.

VARRONE

Pormi con una donna, è da villano,

così non tratta un cavalier romano.

PERICCA

Ma una dama spagnola

ancor senz'aver scudo,

non teme di pugnar a petto ignudo.

A noi, dammi il fioretto.

VARRONE

(Io già mi veggo astretto.)

Questi libri, e violino io vo a posare,

e poi ritornerò teco a pugnare.

PERICCA

No, posali qua in terra,

e tira pur come se stassi in guerra.

(posa i libri, ecc.)

Si venga al primo assalto.

VARRONE

Tieni il pugno tropp'alto,

e puoi cavarmi un occhio.

PERICCA

Alla spagnola

così insegna la scuola:

a noi.

VARRONE

Piega il ginocchio.

PERICCA

Oh m'hai stufato!

In tal modo il maestro m'ha insegnato.

(qui si tirano)

VARRONE

Capperi fischian bene i tagli intorno:

ma se mi ficco sotto?

PERICCA

A te.

(tornano ad assaltarsi)

VARRONE

Oh cospetton non ho il petto d'acciaro!

PERICCA

Più presto andar dovevi al tuo riparo.

VARRONE

Or basta, basta.

PERICCA

Sì, ma a quello che mirai

poco ne sai, o niente.

VARRONE

Ciò avvien perché la scuola è differente.

PERICCA

Or prendi il tuo fioretto.

VARRONE

(Un altro poco mi sfondava il petto.

Poss'esser maledetta!)

PERICCA

Ancor non vo' scartarti,

perché nell'altre cose io vo' provarti.

VARRONE

Prova pur quanto sai

perché so ch'alla fin m'accetterai.

Vado, Pericca, vado,

tu intanto aspetta qui; brevi momenti

da te io m'allontano.

Poscia al mio ritorno

farem nostr'alme liete,

e noi contenti.

PERICCA

Ah? che questo momento,

che da te mi divido,

bell'alma mia, mi svenerà il tormento.

(qui parte Varrone)

Oh povero Varrone.

È pure il bel minchione

se crede ch'io lo voglia per marito.

Vo' cercar pria di lui, altro partito.

È pur bella cosa

sentirsi dir da tutti

costei in ver è vaga, è bella sposa!

Ad ogni zitella

sia brutta, sia bella

oh quanto diletta

sentirsi dir sposa.

Se poi la faccenda

s'intorbida, o guasta

sia pura, sia casta

pria d' esser delusa

s'inoltra confusa

a far d'ogni cosa.

VARRONE

(verso la scena)

Amici state là,

e quando sentirete

che il labbro impunterà

venga l'un dopo l'altro, e interrompete...

(Oh che testa di bronzo, è più d'un'ora,

che studio un sol sonetto,

e non l'ho a mente ancora.)

Ma è qui Pericca:

o là attenti state,

e non mi svergognate.

PERICCA

Varrone cosa fai,

che sì confuso stai?

VARRONE

Sto in tuo onor a compor qui un sonetto.

PERICCA

Lo sento con piacere.

VARRONE

(Cosa dirò, se di ciò nulla intendo.)

Lasciami pria spurgar:

oh quel sparviere

seguita quell'uccello.

PERICCA

Dov'è? non veggo niente.

VARRONE

Passò velocemente.

(M'aiuto quanto posso, a uscir d'impegno.)

PERICCA

Or via spicciati,

di' un poco il tuo sonetto.

VARRONE

Lo dirò, ma abbi flemma,

ch'è lunghetto.

PERICCA

Sì l'avrò, ma comincia.

VARRONE

Appunto, adesso.

A consolarmi il cor gioie venite

venite sì venite e non tardate...

(qui viene un povero)

Cos'è, e cosa vuoi?

PERICCA

Vorrà

la carità.

VARRONE

Non v'è niente: va' via.

PERICCA

Oh povero stroppiato

sta pure mal ridotto!

To' qua.

(gli dà una moneta)

VARRONE

Che cosa è quello?

PERICCA

Mezza da otto.

Da capo che già parte.

VARRONE

Questa delli birbanti è una bell'arte.

A consolarmi il cor gioie venite

venite sì venite...

PERICCA

E che cos'hai che batti indietro il piè?

VARRONE

Eh niente, niente;

è un granchio.

Venite sì venite un altro ancora

(qui viene un altro povero)

Eh vattene in buon'ora.

PERICCA

Eh no.

VARRONE

Se m'ha interrotto.

PERICCA

Prendi.

(gli dà altra moneta.)

Prendi ancor tu mezzo da otto.

VARRONE

Ti spicci ancora?

PERICCA

Or via

segui Varrone a dir la poesia.

VARRONE

(Oh questa è tentazione!)

A consolarmi il cor gioie venite...

venite sì venite, e non tardate.

E quando?

(fa cenni verso la scena)

Oh viene il priore,

con tutti li birbanti!

(qui entrano in scena più poveri)

PERICCA

Fino ch'avrò contanti

carità gli farò.

Prendi...

(fa elemosina ad uno)

Prendete,

(fa elemosina agl'altri)

né più c'interrompete.

VARRONE

A consolarmi il cor gioie venite...

(guardando dentro la scena)

Ma... quelli attaccan lite

lasciamoli dividere.

PERICCA

(a Varrone)

O lasciali pur fare:

fuggi che ti bastonano.

VARRONE

Andate pur: vi saprò ben trovare

Col bastone

ad un par mio?

Non va bene

o questo no.

Più Varrone

non son io

se pentir

non vi farò.

PERICCA

Eh via non tanta collera,

co' birbanti hai da far,

sopporta, e tollera.

VARRONE

(Lei non sa il nostro accordo.)

Tutti li vo' ammazzar,

son fatto sordo.

PERICCA

No placa il rigore,

se non per quelli, almen

sol per mio amore.

VARRONE

Cara del labbro tuo a un solo accento

passò la rabbia, come passa il vento.

PERICCA

Ora che a i detti miei sei tu ubbidiente

credo ch'al cor per me hai fiamma ardente.

VARRONE

Che fiamma? o cara

ho un forno in sen per te,

ho una caldara.

PERICCA

E per te sente ancor l'anima mia

nel seno una continua batteria.

VARRONE

Quel labbro vermiglio...

PERICCA

Quel ciglio vezzoso...

VARRONE

Mi desta furioso

nel seno l'ardore

e pieno d'amore

mi fa sospirar.

PERICCA

E piena d'ardore

mi fa delirar.

Son tutta smania.

VARRONE

Son tutto incendio.

PERICCA

Sono un compendio

di fiamma, e foco.

Insieme

VARRONE

Non trovo loco

né so che far.

PERICCA

Non trovo loco

né so che far.

Intermezzo terzo
Scena unica

Pericca, e poi Varrone.

PERICCA

Oh che cosa graziosa!

Oh che vista gustosa!

Non posso più dal ridere.

Viva, viva Varrone

ch'è maestro di ballo di Scipione.

VARRONE

Ma io...

PERICCA

Eh taci matto,

non ne sai niente affatto.

VARRONE

In quella stanza dove noi ballammo,

v'era tanta la gente,

che di pulito

non potei far niente.

PERICCA

Dunque or qui:

che non è luogo stretto,

vedrò se sai ballare.

VARRONE

(Più non mi so scusare.)

PERICCA

Ed assieme balliamo un minuetto.

VARRONE

Come vuoi. (Son confuso.)

PERICCA

Oh questo sì è un bell'uso!

Tu a man dritta vuoi star?

Passa di qua.

VARRONE

Hai ragione,

è verità.

(qui ballano un minuetto)

PERICCA

O sciocco, o sciagurato;

chi è quel che t'ha insegnato?

VARRONE

Che? bene non ballai?

PERICCA

Eh vanne via,

che affatto non ne sai.

Che bel movimento

di braccia che hai,

osservami attento

si muovan così.

Un passo col tempo

tu muover non sai,

apprendi a pigliare

il moto di qui.

(parte)

VARRONE

Va bene, va bene:

e dove sei?

Col così...

Pericca si partì.

Oh povero Varrone

pieno di confusione!

Sien maledetti il ballo,

la scherma, e poesia,

ch'andar fecero in fallo

ogni fortuna mia.

Non serve la testa

ch'è dura qual sasso,

le gambe, le braccia

non servono più.

Il braccio si ferma,

il piede fa fallo,

la testa è restia,

Varrone è un cù cù.

Pericca esce fuori coperta, e travestita.

VARRONE

Oh chi sarà mai questa!

Molto buona è la mina,

e assai lesta cammina.

Io voglio pormi un poco in bizzarria,

che questa forse, è la fortuna mia.

È garbata, è cortese:

pare che a sé mi chiami.

Uso questo sarà qui del paese.

PERICCA

Digame cavallero tam bizzarro

su nombre?

VARRONE

Signora, non son ombra,

ma son uomo da vero.

PERICCA

Es un hombre seguro,

digo como s'ellama.

VARRONE

Se io son secura lama.

(Non sbaglia in opinione.)

Basti sol dir

ch'io sono il gran Varrone.

PERICCA

Que muy

bien me parece don Varrone.

VARRONE

Il don

ho già acquistato

col passare il golfo di Lion.

PERICCA

Digame senor mio

usted toma tabaco?

VARRONE

Secondos l'occasiones.

PERICCA

Prueve el mio que es de Varro.

(tira fuori una tabacchiera)

VARRONE

Se è di Varro, è eccellente,

perché Varrone

al certo è mio parente.

PERICCA

(gli porge la tabacchiera)

Bien puode ustè servirse

del tabaco y la caxa.

VARRONE

(prende il tabacco)

Obligato al favores,

a me pare che sii di male odores.

PERICCA

Tomela cavalleros.

VARRONE

Oh no signoras.

PERICCA

Non sea tan discortes.

VARRONE

Dico non posso.

PERICCA

Tengo poca fortuna.

(ripone la tabacchiera)

VARRONE

(Animal che son stato.

Potea aver un regalo

e l'ho lasciato.)

PERICCA

Dicame que hora es?

VARRONE

Che oras? or la servos.

Ecco l'orloggio, veggas.

(lo prende)

PERICCA

(guardando l'orologio)

Sieche, ocho, nueve,

diez y onze?

VARRONE

Ben altro che dieci once!

PERICCA

Es muy famoso?

VARRONE

Al certo,

e non tiene alcun vizio:

sta però al suo servizio.

PERICCA

Lo tomo

que non quiero esser ingrata.

VARRONE

(Ho fatto la frittata!)

PERICCA

Però mucho me pesa

el no poder a ora

corrisponderle con galanteria.

VARRONE

Signoras se le pesas

di portarglielo a casa,

è cura mia.

PERICCA

A mi casas?

Ningun puede venir.

VARRONE

Non può venirvi alcuno?

(Ora son fritto al certo:

per non esser deriso

voglio vederla in viso.)

Almen pria di partire

facci l'onor il viso suo scoprire.

PERICCA

Para que non mi diga

que soy tiranna ingrata

es menester le hag'avermi cara.

VARRONE

(Se la minestra è cara

andrò ad un'altra osteria!)

Via si scopri sì sì.

(Pericca si scopre, ma non del tutto)

Uh mamma mia!

Oh che vecchia, ch'arpia!

Rendi l'orologio or via

o ti mando in buon'ora.

Non rispondi? l'orloggio...

PERICCA

(qui si scopre tutta)

Prendi

non voglio ciò che fu mio dono.

VARRONE

Come? Pericca!

(Oh ciel! confuso io sono.)

Ah mia bella perdono.

PERICCA

Io t'ho già perdonato,

e finora con te così ho burlato,

però non mi dispiaci.

VARRONE

Pur lo dicesti alfin labbri vivaci!

PERICCA

Altro non vo' cercare,

(io me lo vo' sposare,

perché veggio ben io

ch'ogni cosa farà a modo mio):

sì che non mi dispiaci.

VARRONE

Presto dunque la mano

avanti che ti penti.

(si porgono la mano)

PERICCA

Eccola per caparra

de' futuri prossimi contenti.

VARRONE

Ed è pur vero, o cara;

e come mai...

PERICCA

Il vero poi saprai.

Il tuo gran merito,

VARRONE

anzi demerito

PERICCA

tua dolce grazia,

VARRONE

anzi disgrazia

PERICCA

il tuo sembiante

VARRONE

non gir più avante

mia sposa vaga

PERICCA

m'ha stretto

fra' lacci il cor.

VARRONE

Per te nel petto

larga una piaga

m'ha fatto amor.

Donna Pericca

tu mia consorte

PERICCA

tu don Varrone

il mio consorte.

Insieme

VARRONE

Al certo cara

troppo è l'onor.

PERICCA

Al certo caro

troppo è l'onor.

Fine del libretto.

Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
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Locandina Atto primo Scena nona Scena diciannovesima Atto secondo Scena ottava Scena ventitreesima Atto terzo Scena settima Intermezzo primo Scena unica Intermezzo secondo Scena unica Intermezzo terzo Scena unica