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La Dirindina

LA DIRINDINA

Intermezzi per musica.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Girolamo GIGLI.
Musica di Domenico SCARLATTI.

Prima esecuzione: carnevale 1715, Roma.


Personaggi:

DIRINDINA cantatrice, una scolara

soprano

LISCIONE musico castrato

tenore

DON CARISSIMO maestro di musica, vecchio

basso






Intermezzo primo
Scena unica

Camera con cembalo e libri musicali.
Carissimo, Dirindina, e poi Liscione.

DON CARISSIMO

Signora Dirindina,

così sempre infingardo

al cembalo venite ogni mattina?

DIRINDINA

Or via, che più si tarda?

Cominciamo!

DON CARISSIMO

A voi tocca:

aprite ben la bocca,

ma spurgatevi prima.

(si assettano al cembalo)

DIRINDINA

Ach, sputo!

DON CARISSIMO

O buono:

badate bene al tono!

DIRINDINA

Do, re, mi, fa, mi, do.

DON CARISSIMO

Va più basso quel do!

DIRINDINA

Do, mi, fa, re.

DON CARISSIMO

Più basso, dico!

DIRINDINA

Do...

DON CARISSIMO

Più basso, e tre!

DIRINDINA

Io, da due giorni in qua,

son tutta incatarrata!

DON CARISSIMO

Il catarro è la scusa

di chi cantar non sa!

DIRINDINA

Sentite, o Don Carissimo

come la gola ho chiusa!

DON CARISSIMO

È catarro certissimo;

forse dal troppo stare a quel balcone

ad aspettar Liscione.

DIRINDINA

È la solita vostra gelosia

che di Liscione avete!

DON CARISSIMO

So ben figliola mia

quanto ben gli volete.

DIRINDINA

Quel ben ch'a ogni altro musico si vuole!

DON CARISSIMO

Ma più d'ogn'altro amar si del maestro:

io son quel che v'addestro

al canto!

DIRINDINA

Egli a l'azione

m'addestra ancor, che tanto ben passeggia

la scena, ed ogni gesto il mondo incanta.

DON CARISSIMO

Egli però non canta

con molta grazia e non ha ben sicure

le note tutte tutte:

non va al gisolreutte...

Gli puzzan di castrato

le mani, il viso, il fiato; e non so come

ve 'l raggirate intorno

sera e mattina e giorno

con tanta confidenza

che ancor in mia presenza,

quand'è quel caldo grande,

con voi tratta in mutande ed in berretto.

Ed io tanto rispetto

mostro per voi che appena

il ferraiol mi slaccio!

DIRINDINA

Non vo' che tanto impaccio

del fare mio prendete

se un castrato mi piaccia, od un vitello,

se ad un brutto o ad un bello

abbia donato il core. In pochi detti,

udite i sensi miei: io vo' da voi

documenti di note e non d'affetti!

Vo' cantar come a voi piace

voglio amar chi piace a me!

Inghiottite in buona parte

questa pillola un po' amara:

altro amor che di scolara

nel mio cor per voi non è.

DON CARISSIMO

E questo basta a me: ma l'altre mie

più amorose di voi,

e forse quanto voi belle scolare,

la Garbina, la Iolla e la Fringuella

Prizia dal Faballà, la Pimpinella

e la Pimpa comare,

mi vengono a incontrar sino alla soglia.

Chi di lor mostra doglia

se talor comparisco un po' basito,

e chiede se ho dormito

la notte trapassata;

chi a confortar lo stomaco mi porta

o zuppa o cioccolata

o caffè o pollachina;

chi, s'ho 'l collar pigiato,

la bocca vi avvicina,

la bocca sua vermiglia,

e me 'l bagna col fiato e me 'l distende.

Chi a spazzolar mi prende

cappello e ferraiolo; chi giunchiglia

dal sen si cava o un limoncel gentile,

per dar al mio brasile

concia più grata; e chi tra guanti fini

mi ripone il salario al fin del mese

in tanti bei grossini.

DIRINDINA

A tempo e luogo anch'io

tutto, come vedrete, oprar mi vanto,

Don Carissimo mio.

Ma a solfeggiar intanto,

per un poco torniamo.

DON CARISSIMO

A solfeggiar... sì bene; e questo bramo.

DIRINDINA

Do, re, mi, fa, sol, mi.

LISCIONE

Miei signori, buon dì!

DIRINDINA

Buon dì, signor Liscione!

DON CARISSIMO

Gli occhi qui alla lezione!

Sol, mi, fa, re, mi, fa.

DIRINDINA

C'è qualche novità?

LISCIONE

Col corrier di Milano

un foglio è giunto a me,

che per cantar colà nel «Coriolano»

vi richiede, o signora.

DON CARISSIMO

La, sol, fa, mi, fa, re:

badate qui in malora!

DIRINDINA

Quant'è il regalo?

LISCIONE

Seicento filippi.

DON CARISSIMO

Un corno che vi strippi!

Badate a queste note!

DIRINDINA

È moneta che basta a far la dote?

LISCIONE

E poi sì generosa

è quella nobiltà...

DON CARISSIMO

Non occor altro:

così presuntuosa

non è la giovinetta

che in un palco si metta

senza la mia assistenza!

LISCIONE

Ma il maestro di cappella

è colà provveduto.

DON CARISSIMO

Tant'è, senza il mio aiuto

non verrà la zitella!

LISCIONE

Dunque...

DON CARISSIMO

In una parola,

cercate un'altra!

LISCIONE

E un'altra cercherò!

DIRINDINA

Non la cercate, no,

ch'io vo' andare a Milano,

e v'andrò sola!

DON CARISSIMO

Sola voi? Mi meraviglio!

Se vi sento

dir mai più quella parola

d'andar sola,

e d'esporvi a un tal cimento...

Se vi sento...

Ignorantella!

Non avete la favella

sciolta ancor, né asciutto il ciglio.

Sola voi? Mi meraviglio!

LISCIONE

Sola, signora sì, sola benissimo!

E sa pur Don Carissimo

quant'abbia di virtute

il vostro viso bello

per regalar battute,

se tante ne fa far al suo martello!

DON CARISSIMO

Oh, che gran ribaldone!

DIRINDINA

Sedete qui, Liscione.

Sentite, discorriamola.

DON CARISSIMO

Dirindina, finiamola!

DIRINDINA

La lezione appresa

replicar mi conviene e farne prova.

Badate s'io fo bene.

Caro Liscione, avete voi tabacco?

LISCIONE

Del miglior di Bologna,

ma l'odore è un po' stracco...

DIRINDINA

Questi di Catalogna

freschi fiori odorosi

che in seno mi riposi,

daranno al morto odor concia più fina.

DON CARISSIMO

Finiamola, Dirindina!

DIRINDINA

Dal pallore del volto

mi par che poco sonno abbiate preso

stanotte.

LISCIONE

Inver non ho dormito molto.

DIRINDINA

Giacché il fornello è acceso,

volete voi qualche bevanda calda

di rosoli condita, o pollachina?

DON CARISSIMO

Finiamola, Dirindina!

LISCIONE

Prendiam ciò che v'aggrada,

tanto più ch'io son lasso

per certa lunga strada

e fioco per gran polvere raccolta...

DIRINDINA

Scotiamola una volta

dal giustacuor!

LISCIONE

Sì, cara mia, scotiamola!

DON CARISSIMO

Dirindina, finiamola,

finiamola, in malora, o Dirindina;

quest'è troppo trascendere

la creanza, il rispetto

al maestro, alla scuola, al vostro onore!

Non la volete intendere?

Chiamerò Dirindona

vostra madre, e al pretore

andrò adesso in persona

per qualche inibitoria: io non ci voglio

costui!

DIRINDINA

Con qual ragione?

DON CARISSIMO

Io pago la pigione,

e del mobile ancor pago l'affitto!

LISCIONE

Mostratemi lo scritto!

DON CARISSIMO

Io mando pane e vino e companatico,

io pago i vestimenti,

pago i medicamenti ed il baliatico.

Io pago a Dirinduccia...

LISCIONE

Il benefizio

voi troppo rinfacciate!

DON CARISSIMO

Ah, Dirindina,

sarà il mio precipizio

questo baron, s'ora di qui non sfratta!

DIRINDINA

Gli vo' pria la cravatta

per carità distendere...

DON CARISSIMO

Non la volete intendere?

DIRINDINA

Come fa la Fringuella e la Garbina.

DON CARISSIMO

Finiamola, Dirindina!

Comar Dirindona,

la vostra figliola

non vuole obbedire

e lascia la scuola

per fare il bordello.

Insieme

DIRINDINA

Lasciatemi dire,

son savia e son buona,

è tutto martello.

LISCIONE

Lasciatevi dire,

è savia ed è buona,

è tutto martello.

DON CARISSIMO

La vostra figliola

di me si trastulla

e va con l'amico.

DIRINDINA E LISCIONE

L'amor è pudico,

ch'è amor di Platone.

Insieme

DIRINDINA

L'amor è pudico,

m'insegna l'azione.

LISCIONE

L'amor è pudico,

gl'insegno l'azione.

DON CARISSIMO

L'amor di briccone

insegna il malanno!

Me n' vo e più non torno.

DIRINDINA E LISCIONE

Andate, buon giorno,

andate, buon anno!

DON CARISSIMO

Or ora in persona

vo' andar dal pretore.

Insieme

DIRINDINA

Son putta d'onore.

LISCIONE

È putta d'onore.

DON CARISSIMO

Comar Dirindona,

venite a spartire

con qualche randello!

Insieme

DIRINDINA

Lasciatemi dire,

ch'è tutto martello!

LISCIONE

Lasciatevi dire,

ch'è tutto martello!

Intermezzo secondo
Scena unica

Dirindina, Liscione, e poi Don Carissimo.

DIRINDINA

Ma il vostro sentimento

è ch'io vada a Milan.

LISCIONE

Sì che v'andiate.

DIRINDINA

Senz'aver fondamento

di musica neppur quanto conviene,

salirò sulle scene?

LISCIONE

Il capitale

avete voi di grazia e di sembiante:

siete bella ed accorta e tanto vale.

Quelle vostre pupillette,

tanto vive e tanto nere,

son due note armoniose

fatte al metro d'ogni cor.

Son due nuove minuette

della danza delle sfere;

son due chiavi luminose

pe 'l concerto d'ogni amor.

DIRINDINA

Di voi mi fido.

LISCIONE

Io vi starò da lato

a suggerir la parte; e 'l cembalaro

terrò ben regolato,

che accordi gl'istrumenti

al vostro ton.

DIRINDINA

Ma sto provvista poco

di gioie e vestimenti...

LISCIONE

Terremo in casa il gioco

quando sarem colà;

farem far delle riffe

a quella nobiltà

d'orioli, d'anella e di merletti,

di vezzi, di scarlatti e polacchini

a que' bei marchesini

a que' conti cadetti,

che verran tra le scene a darvi il braccio;

e che d'amore al laccio

voi farete cascar quali merlotti,

adocchiando dal palco or questo, or quello,

ora il ricco, ora il bravo ed ora il bello,

drizzando verso lor sguardi e sospiri,

benché dica la parte

che 'l musico si miri.

DIRINDINA

Tutto farò! Talor cascare ad arte

farò qualche lucerna della scena

sopra 'l guarnello, e 'l mostrerò macchiato,

perché un nuovo broccato

mi porti 'l giorno poi qualcun de' miei

più fidi cicisbei.

LISCIONE

Voi siete lesta

quanto bisogna, e fina

da imparare anche questa

che a Pavia seppe far la Calandrina.

DIRINDINA

Dite.

LISCIONE

Venne la sedia

per condurla una sera

vestita alla commedia,

dove raccolta s'era

gran paesana e forestiera gente;

quand'ella fece dire

che per un funestissimo accidente

non potea comparire

all'opera quel giorno;

e poi che furie intorno

l'impresario confuso e cento amanti,

ella disse piangendo

che nel cavarsi i guanti

erale il dì cascata una maniglia;

e la madre di lei, non meno astuta,

d'esser fingea svenuta

al caso della figlia.

DIRINDINA

Oh, che gran furberia! Già intendo il resto.

LISCIONE

Gli amanti presto presto,

e l'impresario ancora,

perché andasse alla scena, a lei portaro

cento fili di perle in men d'un'ora.

DIRINDINA

Questa sì che l'imparo!

A un amante,

quand'è cotto,

il pillotto

anch'io darò.

Colerò dalle pupille

quattro stille

tutte fuoco

e nel cuore a poco a poco

le vesciche io gli farò.

LISCIONE

Ma quel che più pillotta e che più cuoce

i cuori innamorati,

è una donnesca voce

a grazioso gesto in scena unita.

Ditemi: in vostra vita

rappresentaste mai...

DIRINDINA

Sì, 'l personaggio

di Didone regina,

quando fuggì da lei 'l troiano ingrato,

che dolente e tapina

col ferro sfoderato...

LISCIONE

O bene, o bene!

Dite se vi sovviene

di qualche forte scena alcuna cosa.

DIRINDINA

Aspettate... ma in prosa

era quell'operetta.

Aspettate ch'io vada

pe 'l pugnal che bisogna a far l'azione...

LISCIONE

Prendete la mia spada e dite.

(le dà la spada sfoderata)

DIRINDINA

Sì, aspettate:

diceva... Ah, memoriaccia maledetta!

Diceva... lo dirò se al cielo piace.

«Enea, crudo e mendace»...

LISCIONE

Mettetevi in più fiera positura!

Sopraggiunge Don Carissimo, il quale sta osservando da parte.

DON CARISSIMO

(Il congresso ancor dura!)

DIRINDINA

«Vattene, infido, va!»

DON CARISSIMO

Che diavolo sarà?

Vuole ammazzarlo! Via, tiragli lì.

Mi nascondo un po' qui.

DIRINDINA

«Va', che 'l cielo, se è giusto,

ti fulmini, fellone!»

DON CARISSIMO

(Sta ancor fermo il barone.)

DIRINDINA

«E vendichi gli oltraggi

che facesti, spergiuro alla mia fede»...

(Liscione mostra di compiacersi dell'azione, e si mette a sedere)

DON CARISSIMO

(Il baron ride e siede!)

DIRINDINA

«Al mio zelo, al mio onore,

perfido traditore,

al mio letto macchiato»...

DON CARISSIMO

(Ah, tristo disgraziato!)

LISCIONE

Quelle parole del «macchiato letto»

voi non avete detto

così forte che il popolo le intenda.

DON CARISSIMO

(Sfacciataggine orrenda!

Voler ch'anche si pubblichi tal fatto!

Gran furfante e gran matto!)

DIRINDINA

«Così le sante leggi

del ciel calpesti, e così me dileggi

e rompi i sacri nodi maritali?»

DON CARISSIMO

(Con Liscione sponsali!)

DIRINDINA

«Così da questo seno,

empio, disciorti puoi, mentre fecondo

di te lo lasci e pieno?»

DON CARISSIMO

(Vo' veder questa, e poi la fin del mondo.)

DIRINDINA

«Ah, spietato destino!»

DON CARISSIMO

(O sbagliò la natura, o il suo norcino.)

DIRINDINA

«Ma paghi or or la pena

di troppo amor l'infausta madre, e 'l figlio

ch'è concepito appena»...

LISCIONE

Su via, coraggio, via.

DIRINDINA

«Abbia per questa piaga il suo natale!»

(mentre Dirindina fa l'azione di volersi uccidere)

DON CARISSIMO

Sta ferma, anima mia:

lo manderem piuttosto all'ospedale...

LISCIONE

O quest'è bella assai!

DON CARISSIMO

Dirindina, che fai?

E che dirà la gente?

DIRINDINA

Ridicolo accidente!

DON CARISSIMO

Perdona all'amor tuo e alla tua vita;

ed abbi compassione

del povero muletto

che nel sen hai concetto;

perché per esser figlio di Liscione,

ragliar saprà di maggio,

con trillo e con passaggio!

LISCIONE

Semplice di tal guisa

chi vide mai, io crepo dalle risa!

(ridono tra sé)

DIRINDINA

Anch'io ne crepo, ohimè;

ah, poveretta me, mi duol la panza!

DON CARISSIMO

Cattiva gravidanza!

Il peccato, il peccato!

Il caso è scandaloso,

figlioli miei, ma quel ch'è stato è stato;

purché resti nascosto

al popolo il negozio,

eccetera, il negozio,

che non va detto forte,

ma va detto pian piano;

e pur che di consorte

Liscion porga la mano a Dirindina,

onde (giacché costui non è impotente)

resti col matrimonio susseguente...

(vuol prendere la mano a Liscione e Dirindina, e questi la ritirano)

DIRINDINA E LISCIONE

Non ne faremo niente.

DON CARISSIMO

Dammi la man, Liscione. ~

Dammela, Dirindina,

che la creaturina

legittima sarà.

Insieme

DIRINDINA

Ferma, ch'io son pollastrina,

ma tal coppia non combina,

e l'uovo mai non fa.

LISCIONE

Ferma, ch'io son cappone,

ma tal coppia non combina,

e l'uovo mai non fa.

Fine del libretto.

Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40 (W)

Locandina Intermezzo primo Scena unica Intermezzo secondo Scena unica