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L'ebreo

L'EBREO

Melodramma tragico di un prologo e tre atti.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Antonio BONI.
Musica di Giuseppe APOLLONI.

Prima esecuzione: 25 gennaio 1855, Venezia.


Personaggi:

Ebrei

ISSÀCHAR ultimo della tribù di tal nome

baritono

LEILA sua figlia

soprano

Mori

BOABDIL -el-Chic re di Granata

tenore

ADÈL-MUZA principe comandante in capo alle file moresche

tenore

Spagnuoli

FERDINANDO re di Aragona

basso

ISABELLA regina di Castiglia

soprano

GRAN GIUDICE del tribunale supremo

tenore


La real corte di Spagna, Giudici, Arcieri del supremo tribunale, Eremiti, Matrone velate, Guerrieri. Mori, Odalische, Schiavi. Ebrei, Famigliari di Issàchar.

Scena, l'Andalusia. Epoca, il declinare del secolo XV.

Argomento

Quando Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia strinsero assedio intorno a Granata, ultimo baluardo dei mori nelle spagne, un ebreo, di nome Issàchar, uomo stimato per mago e profeta in quella città, promise ai cristiani di agevolarne la resa, purché garantissero a lui ed a' suoi israeliti franchigie ed onori. Issàchar tenne il patto, e veniva nel campo spagnuolo conducendo seco, ed in ostaggio della sua fede, la figlia Leila; allora che il re, vergognando delle fatte promesse, lo abbandonò in potere dell'inquisizione. Con arte meravigliosa seppe Issàchar fuggire a quella tremenda giustizia, ma la figlia di lui restava presso gli spagnuoli. La presa dell'Alhambra, gli amori di Leila con Adèl-Muza, il più valoroso de' cavalieri maomettani, la conversione religiosa di lei, il ritorno d'Issàchar, che sacrifica la figlia all'onore e alla credenza de' suoi padri, forman l'intreccio del dramma, il cui soggetto fu preso da un romanzo del signor Bulwer intitolato: Leila o l'Assedio di Granata.

Prologo
Scena prima

Granata. - appartamenti reali nell'Alhambra - nel mezzo arcate, donde si vede la corte dei Leoni - il bagliore azzurrognolo di vampe ardenti in lampade di alabastro contrasta misteriosamente co' la luce languida entro a quel luogo suffusa dal crepuscolo vespertino.
Da un lato, sotto ricco padiglione, giace maestosamente il moro Boabdil re di Granata; un uomo di strana sembianza avviluppato in nera tunica appare nel fondo - è Issàchar, - guata all'intorno meditabondo, indi fra sé:

(Africa! Spagna! ~ o genti abominate!

Sorge tra voi gigante

lo spregiato Israele; iddio librando

le lance sta, ché delle orrende vostre

colpe trabocca; a entrambe un'egual sorte:

onta, sterminio e morte!!! ~

Eppur, figlio di Giuda, io vo apprestando

le chiavi di Granata al re Fernando...

Sì ~ trionfi l'ispano. ~ Ma una fede

ad altra fé succede,

e le nazioni sperdon le nazioni,

finché il tempo rimedi,

dell'antica Sionne i dì sereni.)

(s'avanza, e ponendosi in atto simulato d'ossequio innanzi al re)

Salve, o luce dei credenti,

scuoti l'anima avvilita;

gemer l'aura a' tuoi cupi lamenti

dovrà in eterno?

Non più infesta ria procella

l'orizzonte di tua vita.

Or di gloria presaga una stella

io vi discerno.

BOABDIL

(con amarezza)

O profeta, a' rai più truce

sol balenami il fulgore

delle lande, che innumere adduce

il prence ibero.

ISSÀCHAR

(con malignità)

Di Fernando d'Aragona

fia nemico a te maggiore

Adèl-Muza...

BOABDIL

(levandosi impetuoso)

Che ardisci?...

ISSÀCHAR

(in tuono affettato di umiltà)

Perdona...

io parlo il vero.

(indi con accento misterioso, terribile)

De' suoi guerrier nell'idolo

un saggio re confida?...

Se un tradimento orribile

i giorni tuoi recida,

qual di Granata il popolo

nuovo monarca avrà? ~

D'affascinati sudditi

a te rapìa l'amore

Adèl, cui strugge indomito

desìo di regio onore...

Sgabello il tuo cadavere

al trono ei si farà.

BOABDIL

D'ira, d'orrore un fremito

pe 'l sangue a me discorre...

Prigion fia tratto il perfido

nella vermiglia torre.

Or chi m'è fido?...

(si getta disperato sul divano)

ISSÀCHAR

(esultando)

(Oh gioia!) ~

(al sultano)

S'affreni il tuo dolor.

(Come l'udiva in Ninive

Sardanapalo un giorno,

molle d'amore un cantico

echeggi or qui d'intorno...

Del vil tiranno infrangasi

vie più la mente, il cor.)

Scena seconda

Mentre il Re smania d'angoscia e di furore, ad un cenno di Issàchar, quasi per incanto, appaiono dalle arcate di mezzo leggiadre Fanciulle e Schiavi recando guzle ed altri istrumenti; alcune danzano, altri suonano accompagnandosi il seguente:

CORO

Sulle guzle, sull'arpe d'argento

solleviamo un concento;

del sultano rattempri il martire

la soave armonia.

Se bearlo potesse il mio spiro,

e posargli nel core!...

Oh! delizia morir come muore

la soave armonia.

BOABDIL

(Dolci sensi! risuonami il petto

voce arcana che Muza è innocente;

ma quest'uom misterioso, veggente

reo lo accusa, e tremarne mi fa.)

(a poco a poco indi egli si assopisce)

ISSÀCHAR

(guatando a lui, corrucciato fra sé):

Saraceno! il cui pallio regale

gronda ognor del mio sangue fraterno.

Non sai tu di qual vindice strale

t'abbia a coglier fra poco l'eterno!

Di tal sangue innocente versato

alle spere s'è il fumo innalzato,

e mugghiante una nuvola sta

sovra l'empia dannata città.

(parte)

(le odalische e gli schiavi rientrano ne' loro recessi)

Atto primo

PARTE PRIMA

Scena prima

Orto cinto da mura diroccate nel più remoto angolo di Granata - Notte - Da un lato, fiancheggiata da melagrani e sicomori, sorge una vetusta casa di architettura bizzarra d'epoca assai anteriore alla moresca dominazione, ma sullo stile di questa, indi ricostrutta in parte ov'era crollata - nel fondo, in isfumatura, pinacoli e moschee a chiaro di luna.
Adèl-Muza entra guardingo nell'orto, e volgendosi ad un verone della casa fievolmente rischiarato, canta:

Serenata.

ADÈL-MUZA

Del Corano il sacro carme

mi sta inciso sovra l'arme,

ma il tuo nome in questo core

scritto è pur, ~ mio dolce amore! ~

Fede eterna, intemerata

ad entrambi ho consacrata;

ma del brando, ahi! sento il core

più fedel, ~ mio dolce amore! ~

Stella dell'alma mia,

sorgi! di te la notte invidiosa

le sue stelle ridesta!

Sorgi, e degli astri pallido il chiarore

le tue luci faran, ~ mio dolce amore!

Vieni: fatal presagio

lo spirito mi serra:

se al dì vegnente esanime

io mi cadessi in guerra?...

Di quest'acciaro estinguersi

il lampo allor dovrà;

ma il cor d'amore i palpiti

anco sotterra avrà. ~

Oh! qual di paradiso

lambe un'aura balsamica il mio viso?!...

Essa è nunzio, che l'orme tue previene,

mio dolce, unico bene! ~

Amarti, amarti, ed essere

dell'amor tuo l'obbietto!...

Ecco l'eliso, o vergine,

a noi d'allah predetto;

né tal ch'io provo un giubilo

sanno apprestar le Urì...

ignoto ad esse un etere,

cara! il tuo amor m'aprì. ~

Scena seconda

Leila trepidante dalla casa, e detto.

ADÈL-MUZA

Leila, ti veggo, e son felice...

LEILA

Adèl,

parla sommesso: io temo

spiato il nostro amore, e... già l'estremo

convegno è questo...

ADÈL-MUZA

Ahi lasso!

Ma chi se' tu, che amarti a me non lice?...

I tuoi padri mi svela, il suol natio...

LEILA

A me pure mistero è il viver mio.

Adombrato da palme un ostello

io rimembro in un clima più ardente...

lentamente ivi pasce il cammello

triste un'erba pe 'l sole cocente.

Me bambina stringeva al suo petto,

mi baciava una donna amorosa;

il suo sguardo, l'accento diletto

nel mio core scolpito restò.

ADÈL-MUZA

(commosso)

Era dessa tua madre?!... oh pietosa!

Nel mio seno il suo spirto passò.

LEILA

Poi che fummi da ignota sventura

quella madre sì dolce rapita,

peregrina fra tacite mura

da lung'anni qui traggo la vita:

sol pensoso a me viene talora

uomo arcano, che figlia mi appella;

l'amo io pure, ma ignoto m'è ancora

qual ei meco divida destin.

ADÈL-MUZA

Sol d'amore, o gentil, mi favella;

taccia il resto il tuo labbro divin.

LEILA

(con trasporto)

Io t'amo...

ADÈL-MUZA

(impetuoso)

Amarti, ed essere

dell'amor tuo l'obbietto!

Ecco l'eliso, o vergine,

a noi d'allah predetto.

Né tal ch'io provo un giubilo

sanno apprestar...

(s'ode un stormire di frasche)

LEILA

Mio dio!

ADÈL-MUZA

Quale terrore?...

LEILA

Involati...

è il padre!...

Insieme

LEILA

Adèl, addio!

ADÈL-MUZA

Leila, addio!

(scongiurato dall'amante il saraceno parte. Leila, scossa nuovamente da rumore fra le macchie, e da un ruggito come di belva, sviene pello spavento)

Scena terza

Leila svenuta, indi Issàchar dal nascondiglio.

ISSÀCHAR

(con sarcasmo)

Va' pur tranquillo, o moro abominato,

se al mio furor ti è dato

or qui campar, la morte, e ignominiosa,

t'aspetta entro l'Alhambra. ~ Ecco l'indegna!

(guatando alla figlia, indi côlto da una rimembranza)

L'unico pegno del più santo amore

sol per l'infamia, o donna del mio core,

tu m'affidavi nello istante estremo?

(la sua mano corre al pugnale: in questo punto Leila rinviene e sclama piangendo)

LEILA

Padre! padre!

ISSÀCHAR

Tu piangi?...

LEILA

Io gelo...

ISSÀCHAR

Io fremo.

(poi ricomponendosi a stento, prosegue con affettata dolcezza e commosso mal suo grado)

Romito fior nel tramite

tu sei della mia vita;

de' lumi i più reconditi

la mente io t'ho fornita;

le oscene danze e i cantici

delle odalische ignori,

ma un dio verace ed unico

tu genuflessa adori;

e la caduta Solima

un inno ha sol da te.

LEILA

Fiore son io, che il turbine

divelse dallo stelo.

Poi che una madre tenera

non mi serbava il cielo;

ne' preghi, nelle lagrime

mi volgeranno l'ore.

L'affetto mio colpevole

fu noto al genitore...

(prostrandosi)

Madre, il tuo santo spirito

vegli su lui, su me!

ISSÀCHAR

(prorompendo con voce tonante, e afferrandola pell'omero ferocemente)

Ti leva dalla polvere,

e ai perfidi oppressori

tu maledici... ai mori,

o figlia d'Israel.

LEILA

Io maledire!...

ISSÀCHAR

Perfida.

Te maledico...

LEILA

(con grido straziante)

Ciel!!!

Ahi! fu velo all'ira estrema

di tue labbra il molle accento.

Ma a ritrarre l'anatèma

ti commova il mio sgomento...

ISSÀCHAR

Ami il moro miscredente,

e figliuola a me tu sei!

Dio mi plachi il cor furente,

qui svenare or ti dovrei!

LEILA

Sì, il pugnal mi vibra in petto,

sì, mi squarcia a brani il cor:

se la figlia hai maledetto,

tu la svena, o genitor.

ISSÀCHAR

No: ~ vivrai ~ la tua persona

sacro obbietto è già per me.

(Pegno al sire d'Aragona

deggio offrirla di me fé.)

(parte strascinando la figlia perplessa, stupita)

PARTE SECONDA

Scena quarta

Luogo interno del padiglione reale nel campo spagnuolo attendato sotto Granata - Tutto giace nel massimo silenzio ed oscurità.
Avvolti in brune cappe vengono i Giudici del supremo tribunale, parlando a voce sommessa con mistero.

CORO

Dovrà per tale infamia

finir così la guerra?

IIº

Le saracene soglie

un petto vil disserra! ~

tutti

Spegne l'onore ibero

nefando vitupero:

non aborria d'accogliere

empio messaggio il re!

Vegliamo! ~ Irresistibile

possanza il ciel ne diè.

(si ritirano misteriosamente)

Scena quinta

Ferdinando d'Aragona, il Gran giudice, uno Scudiere.

FERDINANDO

(allo scudiere)

Lo straniero m'adduci.

(lo scudiere che parte)

GRAN GIUDICE

(con severità)

Qui un ebreo!

FERDINANDO

A te il consegno, vecchio venerando:

quella, ch'io m'ebbi idea di stratagemma

pe' tuoi savi consigli ora detesto,

né a quest'empio, che or viene, io più m'affido...

GRAN GIUDICE

O figlio, il ciel t'illumini la mente.

FERDINANDO

Or vanne... ei m'ha ispirato...

(il Gran giudice si ritira; Ferdinando rimane misurando a passi concitati il suolo)

Scena sesta

Vengono introdotti Issàchar e Leila velata. Detto.

ISSÀCHAR

O re possente,

ier di mia fé dubbioso

uno statico hai chiesto, or lo t'arreco:

(toglie il velo a Leila)

essa è mia figlia. - Al nuovo dì in Alhambra

sarà Muza prigione, onde scorati

nemici avrai...

LEILA

(Che intesi!)

ISSÀCHAR

Son fermi in questo piego

i patti...

(presenta a Ferdinando un rotolo di pergamena, ma questi con indifferenza lo rifiuta)

FERDINANDO

E a che franchigie

vai chiedendo pe' l popolo di Giuda?...

ISSÀCHAR

(sorpreso del nuovo linguaggio, e sdegnato)

Figlia, partiam...

FERDINANDO

T'arresta!

Un infedel tu sei,

né da merlata pena campar déi.

Scena settima

Escono i Giudici e gli Arcieri del supremo tribunale, i quali si accingono a legare Issàchar; questi è furibondo, imperterrito, Leila muta per lo spavento.

ISSÀCHAR

(a Ferdinando)

Mio nume è Jeowha! ~ Serpe ti sfido...

Mi colga un fulmine; ~ fidai di te.

A me quei ceppi, ~ io ti derido...

Abbietta insidia ~ tendesti a me.

CORO

A morte!!

LEILA

Oh crudi... ~ oh padre mio!...

ISSÀCHAR

Figlia, a sterminio ~ degli empi io vo.

(e ponendole sul capo solennemente la destra)

Sia teco ognora ~ di Giuda il dio,

e a te sollecito ~ redir saprò.

(viene strascinato al tribunale supremo: momenti di orribile silenzio)

Scena ottava

Leila e Ferdinando.

LEILA

(prorompendo in lagrime)

Se cor non serri ~ di tigre in seno,

i dì risparmia ~ al genitor.

Pietà non senti!! ~ Oh! lascia almeno

ch'io pur dei barbari ~ sfidi il furor.

(muove per andarsene colà dove fu tratto suo padre)

(in quella si vede da quel lato nell'interno il tetro splendore di una luce rossa sanguigna)

(inorridendo)

Qual mai s'accende ~ vampa funesta?...

Un rogo!... o padre, ~ con te morrò.

FERDINANDO

Ah! sconsigliata ~ che fai? t'arresta...

ei muor, ma padre ~ io ti sarò.

Scena nona

D'improvviso il Gran giudice, i Giudici, gli Arcieri escono nella massima costernazione dal loro tribunale, e detti.

GRAN GIUDICE E CORO

Satan, fuggì! ~

FERDINANDO

Che v'impaura?...

GRAN GIUDICE E CORO

(prostrandosi al suolo inorriditi)

Preghiam!

FERDINANDO

Che avvenne? ~

CORO

L'ebreo sparì...

era un maliardo!! ~

VOCI NEL CAMPO

Oh ria sventura...

Al foco!!

«Noi non vogliamo dire con ciò» (così Bulwer nel romanzo da cui è tratto il presente melodramma) «che Almame» (da noi chiamato Issàchar) «si fosse acquistata quell'arte che le leggende e le superstizioni segnano col nome di magia; poiché egli non poteva signoreggiare gli elementi, né squarciare il velo del futuro, né annientare con una sola parola intiere armate, né per mezzo di incantagione trasportarsi repentinamente in un luogo lontano. Ma uomini che per secoli aveano passato la vita in tentare tutti gli effetti che possono meravigliare e imporre al volgo, dovevano pure apprendere segreti, che tutta la più posata saggezza dei tempi moderni invano tenterebbe di spiegare o di richiamare in vita. Ed alcune di quelle arti apprese empiricamente, ché spesso possono essere effetti di leggi chimiche ancora sconosciute, rimasero inesplicabili anche a coloro che ne aveano scoperto, e che ne creavano i fenomeni, di modo che questi dal proprio inganno tratti in errore, spesso s'immaginavano d'essere i padroni della natura, quando non ne erano che i vaganti discepoli. Di tal fatta era lo studioso della terribile caverna». (Bulwer - Leila, o L'assedio di Granata, capitolo IV).

E dove si parla dell'incendio del campo spagnuolo operato dell'ebreo:

«Il vento che pochi minuti prima aveva scherzato solamente con vittoriose bandiere, cacciava la fiamma divoratrice di tenda in tenda, come lampo che guizza fra le ammucchiate nubi. Prima che qualcuno potesse pensare a frenar l'incendio il campo era una fiamma sola». (Bulwer - Leila, o L'assedio di Granata, capitolo XXIII).

Scena decima

Squillano le trombe, il campo d'ogni dove si desta; la tenda si riempie di Guerrieri, che accorrono spaventati, indi Isabella di Castiglia, Dame spagnuole, Ancelle, Valletti, ecc., ecc., grande è il subbuglio, il terrore.

CORO

Tutto ~ per noi finì.

Onnipossente ~ in ogni loco

un uom le fiamme ~ spargendo va.

Preda all'incendio ~ un mar di foco

fia tutto il campo. ~

TUTTI

Cielo, pietà!! ~

GRAN GIUDICE

(afferrando Leila)

Ma tu, del mago ~ figlia aborrita,

trema per esso ~ del mio furor.

LEILA

(ad Isabella)

Sono innocente! ~ oh! tu m'aita,

di cui men crudo ~ è forse il cor.

FERDINANDO E ISABELLA

(in tuono assoluto al Gran giudice)

Di nostra fede ~ a lei si schiuda

per te il velame. ~

LEILA

Oh accenti!...

(intanto vie più andrà avvicinandosi il crepitio dell'incendio, il fondo del padiglione precipita con fracasso)

TUTTI

Orror!! ~

Scena undicesima

Si veggono le tende spagnuole riboccanti di fuoco, in mezzo a cui da lontano si scorge Issàchar, brandendo una fiaccola accesa in atto terribile, che grida:

ISSÀCHAR

Spagnuol! paventa ~ l'ira di Giuda,

angelo io sono ~ sterminator.

(sparisce in mezzo ai nugoli dell'incendio)

FERDINANDO

Soldati, all'armi! ~ or se pe 'l foco

il campo in cenere ~ tutto ne andrà,

l'empia Granata ~ a noi fra poco

splendido asilo ~ dischiuderà.

GUERRIERI

(sguainando con anima le spade)

Soldati, all'armi! ~ or se pe 'l foco

il campo in cenere ~ tutto ne andrà,

l'empia Granata ~ a noi fra poco

splendido asilo ~ dischiuderà.

(sdegno, confusione, terrore ne' singoli affetti)

Atto secondo

PARTE PRIMA

Scena prima

Sotterranei nella dimora di Issàchar - le ampie volte rozzamente intagliate nella roccia sormontano pilastri informi e giganteschi, a ' quali come trofei pendono armi rugginose d'un'epoca assai remota - qua e là stanno alla rinfusa strumenti di alchimia di forme svariate e bizzarre - un'enorme lampada di metallo irrugginito pende dall'alto, rischiarando fiocamente quel luogo di magica e selvaggia apparenza.
Issàchar e varii suoi Famigliari sono intenti ad affilare e fornire armi; di lì a pochi istanti si ode un romore allo esterno. Issàchar va nel fondo, e spia per un forame.

ISSÀCHAR

(ad alta voce)

Dessi ~ chi viene? ~

VOCI

(al di fuori)

Giuda, e vittoria!

Scena seconda

Issàchar preme una pietra, che girando leggermente sovra una molla apre l'entrata ad Uomini di vari paesi ivi convenuti con fiaccole per via sotterranea.

CORO

(mirando all'intorno con entusiasmo)

Oh l'armi avite!! ~

TUTTI

(si prostrano)

Oh padri!! oh gloria!! ~

(sorgono, si abbracciano a vicenda presi da veemente commozione)

ISSÀCHAR

(in tuono profetico)

Or voi, degli avi nostre ombre, sorgete!...

e là 've di Sionne le ruine

lambe il Cedron traete!...

da que' salci immortali

l'arpe spiccate, onde le mosse corde

dall'aure... mesta istoria

gemon di troni e popoli caduti!...

Or voi gli accordi dell'antica gloria

sovr'esse a noi temprate...

CORO

(con fuoco)

Sì ~ dell'antica gloria!...

ISSÀCHAR

A noi parlate...

di Gedeon...

CORO

(con entusiasmo sempre crescente)

Di Gedeon!

ISSÀCHAR

Parlate...

di Giosuè...

CORO

Di Giosuè!...

ISSÀCHAR

Di Jefte...

CORO

Di Jefte!

ISSÀCHAR

(rimane colpito da lugubre memoria - e niuno ignora il voto di Jefte, onde questi sacrificò a dio la propria figlia)

Al pensier mio

qual mai lampo baleni, eterno iddio?!

(resta concentrato, indi con terrore)

Al tuo cenno m'inchino devoto,

che brillare in quel lampo discerno...

tu di sangue terribile un voto

forse chiedi ad un core paterno?!

(piange)

Ho una figlia!! ~ a lei guarda, o signore,

serbi intatta de' padri la fé. ~

(come inspirato)

Ma, se il chiegga di Giuda l'onore,

pur fia spenta la figlia da me.

CORO

in disparte

Egli pianse; ma spersa è la nube,

lo circonda celeste splendore...

ora ad esso favella il signore

quale un tempo sul Sinai a Mosè. ~

ISSÀCHAR

Sotto il velame di melati accenti,

onde franchigie promettea, l'ibero

mi celava un'insidia, che sfuggire

io ben potei; ma l'unica mia prole

restò del vile fra gli artigli...

CORO

Il ratto

di lei s'imprenda!

ISSÀCHAR

Or noi

da calle sotterraneo

nel campo penetrar dell'inimico

deggiamo...

(s'ode uno squillo lontano di trombe)

È questa l'ora

ove di mille e mille saraceni

duce Adèl-Muza irromper dée sull'oste...

UNO DEL POPOLO

(con sorpresa)

Adèl?... fia vero!

ISSÀCHAR

Alla vermiglia rocca,

che un dì l'ebbe prigione,

dalle sommosse squadre ei fu sottratto;

né più di lui diffida

il re moresco ~ provvida è la sorte ~

Muza è sommo, invincibile guerriero...

Or tutti all'armi!

CORO

Sì, ~ morte all'ibero! ~

TUTTI

Per l'etra rimbomba

la bellica tromba,

quell'armi stringiamo,

a guerra moviamo.

(cingendosi le armi antichissime degli avi)

Balenan tremende

dal prisco fulgor,

lo spirito ne accende

l'antico valor.

(corrono precipitosi alla pugna: succederà lontano il rombo della battaglia)

PARTE SECONDA

Scena terza

Padiglione in una foresta presso il campo spagnuolo; il fondo ne è aperto, e fra lo spessore della boscaglia si veggono da lontano i dorati cocuzzoli di Granata.
Strepito, suoni guerreschi, indi voci festive in lontananza.

CORO

di dentro

Viva Spagna!

Isabella di Castiglia, Dame spagnuole, Ancelle, ed il Gran giudice reduce dal campo.

ISABELLA E CORO

(movendogli incontro ansiose)

Ben giungi!... o vegliardo

venerando, che rechi?

GRAN GIUDICE

Offuscata

è la luna: l'ibero stendardo

sfolgoreggia sull'empia Granata.

ISABELLA E CORO

Oh! fia ver?

GRAN GIUDICE

Di letizia il concento

or sentite nell'aura echeggiar.

ISABELLA

Trionfante è lo sposo... oh contento!!

TUTTI

La sua destra corriamo a baciar.

(tutti escono)

Scena quarta

Al suono di una lieta musica procede l'esercito spagnuolo, a capo del quale diffilano primi i Gonfalonieri co' le insegne di Aragona, Castiglia, Calatrava, poi Ferdinando, Isabella, il Gran giudice e la real corte.

CORO

Ogni lido, ogni spera, o Fernando,

dell'immense tue glorie risuoni,

al balen dell'invitto tuo brando

crollan tutti dell'Africa i troni.

Vivi eterno! del fier saraceno

fu la benda squarciata per te;

e una zolla del patrio terreno,

ove l'empio trionfi, non è.

FERDINANDO

Sì, guerrieri, dell'Idra a noi nemica

rintuzzato è l'orgoglio: per lei resta

l'Alhambra ultimo covo, e a patti scende

l'altero Boabdil, onde fra poco

verran messaggi a noi...

Cessato il guerreggiar proclamo, o eroi.

Fu iddio, che disse: «O figlio,

stringi l'acciaro usato;

alla regal tua clamide

manca una gemma ancor.»

Io venni, e m'ebbi il soglio...

dagli arabi usurpato...

mi trasse alla vittoria

l'accento del signor.

ISABELLA E CORO

Lo trasse alla vittoria

l'accento del signor.

FERDINANDO

O sposa, e la diletta

Leila dov'è?

ISABELLA

Sturbar non la voll'io

quando pregava or ora

atteggiata di pianto...

FERDINANDO

O giudice supremo,

dia freno al suo martire

divin consiglio.

(il Gran giudice parte)

Scena quinta

Uno squillo annunzia l'ambasciata moresca, Adèl-Muza ne è a capo; ei s'avanza dignitoso, altero; tutti gli aprono con riguardo la via.

ADÈL-MUZA

O prence nazzareno,

regal saluto Boabdil t'invita,

e parla pe 'l mio labbro onde una tregua

si fermasse fra noi...

FERDINANDO

(interrompendolo sdegnato e sorpreso)

Giammai! la guerra

desiate ancora? O miseri, v'accieca

il rio destino!! e tu sui rovinati

torrion della città non hai veduto

ondeggiar le mie insegne?...

ADÈL-MUZA

Resiste ancor l'Alhambra,

e sperdere di là saprem gl'ispani

effimeri trofei...

FERDINANDO

La tua baldanza

troppo io soffersi; vattene, o straniero...

ADÈL-MUZA

(in accento di sfida)

All'Alhambra!

FERDINANDO

Verremo!

(Adèl-Muza nell'atto di partire s'incontra in Leila, che esce dall'interno del padiglione accompagnata dal Gran giudice; gli amanti con estrema sorpresa si ravvisano)

LEILA

(sgomentata e con grido)

Adèl?!

ADÈL-MUZA

Fia vero?

Schiava all'ispan sei tu?... Leila, amor mio!...

FERDINANDO, ISABELLA, GRAN GIUDICE E CORO

Forsennato, che ardisci?... ella è di dio.

ADÈL-MUZA

(furibondo a Leila)

Ella è mia!! solo un accento

profferisci, e li confondi.

Qual ti coglie mai sgomento?...

sei tu mia, gli è ver?... rispondi...

Perché tremi? io più non reggo.

Perché il labbro s'ammutì?...

Sei tu Leila, od io traveggo?...

o il tuo core a me fallì?

LEILA

(mal celando la guerra di orribili affetti)

(Lui rivedo, e il primo amore

fatal possa in me rinnova.

Ben la misera, o signore,

tu sommetti ad ardua prova!

Mi proteggi! eterno affetto

se giurar mie labbra un dì,

non mentivano al diletto,

che quest'anima invaghì.)

FERDINANDO, ISABELLA, GRAN GIUDICE E CORO

Ahi! Pe 'l barbaro d'amore

empio foco in sen le cova.

Ben la misera, o signore,

tu sommetti ad ardua prova!

Lei consiglia, che a profano

turpe affetto il core aprì. ~

(e a Muza con isdegno)

Vanne, o reprobo pagano,

cui l'eterno maledì.

LEILA

Cessa!...

ADÈL-MUZA

Il tuo core ha i palpiti

ad un ibero offerti?!...

(la respinge)

FERDINANDO, ISABELLA, GRAN GIUDICE E CORO

Leila, fermezza! o stranio,

ritorna a' tuoi deserti.

Lascia costei che l'anima

al vero dio votò.

ADÈL-MUZA

(prorompendo)

Sii maledetta!!...

LEILA

Oh strazio!...

reggere il cor non può. ~

FERDINANDO

(furibondo al saraceno)

Vanne, o l'acciar vermiglio

del sangue tuo farò.

ISABELLA, GRAN GIUDICE E CORO

Né ancor dal cielo un fulmine

sul perfido piombò! ~

(Adèl-Muza viene respinto, Leila smarrisce i sensi; tumulto, commiserazione, imprecazione)

Atto terzo
Scena prima

Valle boschereccia romantica nei monti andalusi - è sul finire della notte - di prospetto, adombrata da annose quercie sorge una vetusta abbazia, sulle cui mura nereggianti spande ancora un fievol chiarore la luna; regna profonda calma; quel santo asilo sembra disabitato.
Dopo vari rintocchi di sacra squilla si illumina a poco a poco nell'interno il tempio, ed escono in lungo stuolo processionalmente da chiostro attiguo Eremiti e Matrone.

CORO

Era travolta un'anima

nell'oceàn del mondo,

e procellosi vortici

già la traeano al fondo;

ma onnipossente un aere

a lido la recò:

spiro d'iddio, che l'anima

redenta a sé chiamò.

(entrano nell'abbazia)

Scena seconda

Ferdinando d'Aragona, Leila, Isabella di Castiglia, e Séguito dal chiostro.

FERDINANDO

O venturosa vergine, il dio vero,

cui ti votasti, alfine

ti schiude il tempio suo.

ISABELLA

Sparsa sul crine

or ti fia l'onda, che la prima colpa cancella...

LEILA

Ah sì! e per essa ogni altra menda

si terga di quest'alma, ed ogni affetto

terren sia spento. (E l'amorosa fiamma,

che Adèl-Muza m'apprese!)

FERDINANDO E ISABELLA

Vieni...

(si avviano tutti al tempio, Leila si tinge di pallore)

Ma quale mai t'arresta

sul santo limitar cura funesta? ~

LEILA

(Da quell'augusta soglia

m'arretra un sacro orrore,

fatal, diletta immagine

sgombrare il cor non può.

Gran dio! di questa misera

spegni l'insano amore,

o al tempio tuo sacrilega,

spergiura io moverò.)

FERDINANDO E ISABELLA

Che mormori? qual nugolo

offusca la tua fronte?

Il vero dio t'accoglie

ed hai mestizia in cor?!

Scena terza

Sul vestibolo dell'abbazia si presentano gli Eremiti, il Gran giudice e le Matrone velate.

GRAN GIUDICE

(a Leila)

Che vai cercando, o figlia?

(Leila si rasserena, e prorompe con gioia)

LEILA

La vera fede!

GRAN GIUDICE

Al fonte

vien della vita, e l'anima

riprenda il suo candor.

LEILA

(come invasa da celeste apparizione)

Tra i beati in paradiso

possa arcana mi conduce!

Qual m'inonda mar di luce?

Oh visione!... il ciel s'aprì!

Move d'angioli una schiera

a discior la mia catena;

ogni immagine terrena

dal mio spirito fuggì.

(entrano tutti nell'abbazia)

Scena quarta

Il luogo rimane deserto alcuni istanti, poi Adèl-Muza, travestito in bruna armatura a foggia degli spagnuoli.

Guida a me fra' dirupi

or sull'ale dei venti un suon giungea

di squilla mattutina,

onde a pregar s'inchina

il nazzareno. ~ Da lung'ora in pianto

per inospita via

vo cercando di lei che mi tradìa. ~

Ecco l'eremo alfin!... sol mio desire

è scorgerla una volta, a poi morire.

Morire? sì! ~ che più resta al guerriero.

Se spenta è la sua gloria?... qual mai vita

avrà un fedele e disperato cuore,

se il tradiva l'oggetto del suo amore? ~

Meste d'incerto raggio

talor vid'io le stelle,

e udii pe 'l cielo fremere

terribili favelle:

«Non ti fidare, o misero,

di chi ti giura amor;

non li fidar di Leila,

ell'ha spergiuro il cor.»

Ma sol credea d'intendere

per que' fatali accenti,

geloso anch'esso l'etere

fosse de' miei contenti...

Ah sì! menda la perfida,

che mi giurava amor.

Mai più spergiuro in Leila

avrei pensato il cor.

Scena quinta

Intanto un uomo in veste lacera, trafelato per lungo aspro cammino, sarà sbucato come una belva d'infra le piante, egli è Issàchar.

ISSÀCHAR

(osservando l'abbazia)

Giunto io fossi alla meta?!

(e ravvisando il cavaliero al chiarore dell'alba nascente; forse con sarcasmo)

In amore

di Granata l'invitto campione

va struggendosi dunque?...

ADÈL-MUZA

Oh furore!...

Se' ancor vivo, aborrito stregone?...

Vil profeta, che m'hai calunniato,

e tradisti il caduto mio re!

ISSÀCHAR

Or che giova tornar sul passato?...

Sol pensier, dimmi, è Leila per te?

ADÈL-MUZA

Del mio cor penetrato hai l'arcano,

l'amo io sì, quella vergine adoro;

essa è un ente per me sovrumano,

ma tradimmi la perfida, e... io moro!...

ISSÀCHAR

(ironico, e in accento quasi convulso)

Infelice? ~ a te forse... colei

nuovo rito... ebbe resa infedel?...

ADÈL-MUZA

(con disperazione)

Sì!

ISSÀCHAR

(prorompendo con fuoco)

Vendetta, Jeowha!!

ADÈL-MUZA

(sorpreso e adirato)

Tu... chi sei?...

ISSÀCHAR

Della schiatta son io d'Israel.

Uomo ignoto, qual ebbero ognora

saraceni ed iberi nemico,

ho percosso l'un l'altro talora,

fido solo al mio popolo antico...

ADÈL-MUZA

Muori adunque! non deve più freno

il furor di quest'alma soffrir.

(per trafiggerlo)

ISSÀCHAR

(incrocia il suo brando con quello di Muza, e combatte)

Da lung'ora covato nel seno

del tuo sangue mi strugge un desir.

(s'ode armonia religiosa di organo - i combattenti tralasciano la pugna)

CORO

nel tempio

Vergin, che l'alma hai candida

omai per l'acque sante,

di chi per noi fu vittima

ti prostra all'ara innante.

Vieni, fanciulla! or sciolgasi

il labbro tuo che è puro,

e profferisca il giuro,

che ti riscatta al ciel.

ISSÀCHAR

(fremendo)

Quei canti!!

ADÈL-MUZA

In me ridestano

sensi di duolo atroce...

Leila forse!...

ISSÀCHAR

(con grido e soprassalto)

Mia figlia?!...

ADÈL-MUZA

(estremamente sorpreso a tale rivelazione)

Tua figlia!!!

ISSÀCHAR

(quasi delirante va per entrare nel tempio, ma arrestatone sul vestibolo come da una potenza arcana, soprannaturale, esclama)

Ah!... la sua voce!...

(unitamente al Coro, che riprenderà, si ode la voce di lei)

LEILA

di dentro

Beata io son: lo spirito

per l'acque sante è puro:

scioglier poss'io quel giuro,

che mi riscatta al ciel.

ISSÀCHAR

(fuori di sé)

Or l'odi tu la perfida?...

Dividi il mio dolore...

o maledetta, o reprobi,

vi sperda il mio furore...

Figlia, straziata ho l'anima,

da ambascia la più dura...

Oh infamia! il dì m'oscura

truce di sangue un vel. ~

ADÈL-MUZA

Taci, inuman! le furie

d'un aspide ho nel seno!

Ma a che da noi s'indugia?...

rapiamla al nazzareno...

(vorrebbe entrare nell'abbazia - Issàchar lo ferma)

ISSÀCHAR

(cupamente)

Me di vendetta orribile

coglie un pensier ~ gran dio! ~

(irresoluto, indi attraversando il passo al saraceno)

Là solo entrar degg'io,

arretrati, infedel! ~

(rapido come il baleno si spinge entro l'abbazia; si interrompono i sacri cori, e vi succede uno strido di allarme e di spavento; Adèl-Muza accorre... indarno)

Scena ultima

Sbuffante di gioia brutale esce Issàchar dal tempio, strascinando la Figlia pallida sparuta, e sui gradini della soglia la trafigge; indi Ferdinando d'Aragona, Isabella di Castiglia, il Gran giudice e lo stuolo religioso, accorrono in confusione pallidi di terrore, e costernati.

ISSÀCHAR

Se indegna vittima ~ a te immolai,

Jeowha, perdona! ~

(e volgendosi con sogghigno infernale al desolato Adèl-Muza)

è tua... la prendi...

(Leila volge uno sguardo appassionato al saraceno, un sorriso le sfiora il labbro, e quasi cadavere si abbandona nelle di lui braccia. Isabella e lo stuolo muliebre soccorrono a lei pietosamente)

FERDINANDO, GRAN GIUDICE E CORO

(scagliandosi sovra Issàchar)

Al rogo, o infame, ~ al rogo omai!...

La terra, il cielo ~ ti maledì.

LEILA

(scossa a tale imprecazione, con voce anelosa)

Dio! su quai labbra ~ un grido iroso

di sangue ascolto, ~ e di anatèma?!...

È a voi ben noto ~ un dio pietoso...

quell'ira ei certo ~ non suggerì...

Pietà vi dèstino ~ pe 'l genitore

questi singulti ~ di vita... estrema...

(e volgendosi a Muza amorosamente)

Il vero nume ~ ti... parli al... core,

e... in ciel... beati ~ saremo un... dì.

ADÈL-MUZA

Deh! vivi, o misera ~ quaggiù l'amore

ben altro cielo ~ a noi prepara! ~

Ohimè!... ti copre ~ mortal pallore...

Empio è il destino, che ci colpì!! ~

ISABELLA E CORO MULIEBRE

Sol pensa, o vergine ~ che iddio nel cielo

eterno un gaudio ~ a te prepara. ~

Ohimè!... la copre ~ di morte il gelo...

empio è l'acciaro, ~ che la colpì! ~

FERDINANDO, GRAN GIUDICE E CORO

(ad Issàchar)

Mira... qual sangue ~ versasti, o indegno,

l'orror degli uomini, ~ del ciel tu sei!...

Ma a te sovrasta ~ superno sdegno;

del tuo supplizio ~ venuto è il dì.

ISSÀCHAR

(disperato)

Sì, trucidatemi... ~ al rogo! al foco!

Sebben fuggirvi ~ ancor potrei;

ma dal mio cenere ~ un'ombra invoco

che di me vindice ~ vi sperda un dì! ~

(Leila muore - sgomento generale)

TUTTI

È spenta!! ~

ADÈL-MUZA

Oh strazio! ~ il parricida

ch'io sveni...

(s'avanza sovra Issàchar)

GRAN GIUDICE

(fermandolo)

Incognito guerrier, chi sei?

TUTTI

(ravvisandolo, con sorpresa)

Adèl!!

ADÈL-MUZA

Sì!!

GRAN GIUDICE

Al rogo...

ISABELLA

(commossa al gran giudice)

Che amor l'uccida

ti basti...

TUTTI

Oh truce, ~ e infausto dì!!!

Quadro, e cala la tela.

Fine del libretto.

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Locandina Prologo Scena prima Scena seconda Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Atto terzo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena ultima