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Germania

GERMANIA

Dramma lirico.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Luigi ILLICA.
Musica di Alberto FRANCHETTI.

Prima esecuzione: 11 marzo 1902, Milano.


Personaggi:

Giovanni Filippo PALM

basso

FEDERICO Lœwe, studente

tenore

Carlo WORMS studente

baritono

CRISOGONO studente

baritono

RICKE

soprano

JANE sua sorella

mezzosoprano

LENE Armuth, vecchia mendicante

mezzosoprano

JEBBEL suo nipote

soprano

STAPPS pastore protestante

basso

Luigi Adolfo Guglielmo LÜTZOW

basso

Carlo Teodoro KÖRNER

tenore

La SIGNORA HEDVIGE

mezzosoprano

Il mandriano PETERS

basso

Il CAPO DI POLIZIA tedesca

basso

UNA DONNA

contralto

UN GIOVANETTO

tenore


Personaggi storici. Studenti, Soldati, Poliziotti, Membri e Adepti del «Tugendbund», del «Louise-bund» e dei »Cavalieri neri», Boscaiole.



Prologo
Scena unica

Nei dintorni di Norimberga; - vecchio mulino a ritrecine sulla Pegnitz; - la Pegnitz passa nel fondo; - un rustico ponte mette in comunicazione il mulino sulla opposta riva.
Presso al mulino alcune casupole di contadini; la più misera appartiene alla vecchia Lene Armuth, una mendicante, che vi abita in compagnia di un suo nipote, Jebbel.
L'interno del mulino consiste in un vasto cortile coperto: nel fondo, verso la Pegnitz, anguste scale conducono alle «macine» e al «battitoio» che serve a regolare le imposte della cateratta e dà libero accesso sul fiume. Altre scale conducono ai ballatoi di legno nell'alto del mulino.
Sacchi di grano dappertutto, ammonticchiati qua e là.
Da un'ampia apertura nel fondo, che dà luce alla «temperatoia», si scorge la gran ruota a pale in movimento.

Qui è nascosto G. F. Palm, direttore tipografo della Casa Stein di Norimberga, ricercato dalla Polizia per un libello anonimo «Dell'avvilimento della Germania» edito appunto coi tipi della Casa Stein, chiusa e soppressa. È Otto, plenipotenziario francese a Monaco, l'anima di questa caccia accanita fatta per placare l'ire di Napoleone I che, all'apice della gloria e della potenza, ha voluto scorgere in quel libello, non un pretesto d'ingiurie e offese a sé e suoi, ma un tentativo patriottico dei filosofi, poeti, studenti per scuotere la «gran patria germanica dal sonno della Neutralità».

Dove macine ingorde e piane, macine minori e a disco giravano obbedienti all'impulso della gran ruota, ora un'umile stamperia, torchi, caratteri, telai, mazze, rulli, rulletti, ecc., gemono sotto l'attivo lavorio di studenti volontari camuffati in mugnai, - in gergo universitario: Fringuelli, Merli, Volpi... a dire: matricolini, - diretti da Palm, nascosto nella casupola della vecchia Lene. Ma il vero? è Carlo Worms, «Quercia muscosa», studente anziano che fa la parte di padron mugnaio, morto l'autentico Franz Gottlieb; egli è aiutato dalla sua «Volpe di cuore», studente di spalla, Crisogono, la di cui faccia solcata dal rapier rivela l'«Università» anche sotto il candore della farina.

Parecchi Studenti, camuffati da mugnai, vanno e vengono nell'interno del mulino, portando opuscoli e vari stampati che nascondono in alcuni sacchi; altri Studenti sono affaccendati intorno ad un torchio tipografico collocato giù nel sottosuolo del mulino.

CRISOGONO

(fa lo spoglio della corrispondenza generale e particolare della «burschenschaft» seduto su di un sacco presso a Carlo Worms che sta sdraiato in posa di completo abbandono, indifferente a tutto quanto lo viene informando la sua «Volpe di cuore», mentre sul limitare della sua casupola la vecchia Lene insegna a Jebbel un «lieder» per richiamare la pietà di chi passa, quando andrà intorno elemosinando.)

Kleist manda il «Credo». Ed ecco il «Catechismo» completo.

(fischia, guarda Worms, interpreta il silenzio un tacito consenso e consegna la lettera di Kleist al Fringuello di servizio)

Da comporre! Hoplà, Fringuello!...

(il Fringuello corre via. Crisogono apre altra lettera)

Moltrecht di Lipsia scrive che «rifiuta

di vendere l'opuscol!...»

(getta con sprezzo la lettera e ne apre un'altra)

Così Perthe

d'Amburgo!... Il vermocane a tutt'e due!

(snoda un rotolo, lo distende e l'osserva)

Una caricatura d'Haugwitz!...

(ride, e la mostra agli studenti)

Somigliante!...

(gli studenti si avvicinano curiosi, guardano e ridono tutti alla caricatura che rappresenta il ministro trasfigurato in porco che grufolando rimuove dalla terra tartufi che Napoleone raffigurato in Orco azzanna e divora. Ogni tartufo porta scritto il nome di uno stato, provincia o città tedesca. Crisogono legge i versi esplicativi)

Haugwitz da porco

tartufi stana,

ma cosa strana

li pappa l'Orco!

(e la caricatura passa di mano in mano; poi gli studenti ritornano al loro torchio e Crisogono alla sua corrispondenza)

Il sarto!! Ah, il vil!... Fringuello!

(dà la lettera al matricolino che accorre)

Fanne fidibus!

(e il Fringuello straccia la lettera a strisce, mentre Crisogono passeggia irritato)

Il temerario!

(a Carlo Worms)

O mio senior, pagare

si scrive con due «g»?

WORMS

(seccato)

Una sola.

CRISOGONO

Grazie.

(siede, stacca un foglietto dal suo taccuino e vi scrive)

«Non pago. Devotissimo Crisogono.»

(piega il foglietto e lo consegna al Fringuello. Una lettera nuova ha uno strano profumo! La fiuta)

Sa di pfankucken!

(l'apre curioso)

Ah, Lilì!... Domanda

denaro e... manda un bacio... ardente!

(riflette commosso, poi con voce sospirosa ravviva co' la lettera la pipa accesa)

Fidibus!

Lilì, cuoca d'amore,

così ti rendo un poco

di quel tuo lento foco

con che m'hai cotto il core!

(ma un'ultima lettera lo fa scattare)

Maledizioni, fulmini e massacri!!...

STUDENTI

(alla esclamazione di Crisogono)

Che c'è? Che avvien?

CRISOGONO

Che avvien? Hardenberg scrive:

(leggendo)

«Una nuova viltà!... Il protettorato!...

Germania serva ed ha per protettore

codesto ex-sanculotto imperatore!...»

(gli studenti gli tolgono la lettera dalle mani e leggendola escono essi pure in esclamazioni d'ira e di dolore)

STUDENTI

A Ratisbona?... - È la vergogna! - È dura!

Ah, invero, è la kermess della paura!

È Beyme! - No, Lombard! - Entrambi! - È Khoeckwitz!

Lui pure e tutti! - E in capo lista Haugwitz!...

WORMS

(sollevandosi appena dal sacco su cui è sdraiato, con accento ironico)

Che c'è, Querce Muscose, Volpi?... O che

vorreste mai destare le Germania?

A Giosafatte!... Forse! Finché dunque

non tuonino le trombe del giudizio

pazienza!...

(si alza ed addita agli studenti la Lene che accompagna fino al ponte Jebbel che se ne va a mendicare)

La miseria in rude affanno

sferza la vecchierella!... Essa che fa?...

Vedete! Il figlio manda a cantar lieder!...

Col pianger non raccatterebbe un chicco

o la inutil pietà!... Cantiam noi pure!...

(e intona con voce stridente: Gaudeamus igitur...)

STUDENTI

No, Worms!... - Non rider! - Troppa è la viltà!

CRISOGONO

(agli studenti volendo giustificare Worms)

Il mio senior nasconde il suo pensiero!

WORMS

Pensieri?... Io n'ebbi!... Io pur gridato ho intorno:

(imita l'accento e il fare allucinato dei «Mistici anglofili»)

Germania!...

(imita il grido olimpico dei«Classici»)

Germania!...

(imita l'urlo spasmodico dei «Patrioti democratici»)

O tu, Germania!

(agli studenti)

Ebben mutar gli eventi?... Dite!... Dite!...

(gli studenti chinano la fronte e non rispondono)

Io pure la visione

m'ebbi del gran destino.

Nel sogno mio divino

sognai la redenzione.

Non più l'aspre ritorte

la gran visione avea

ma su turbe risorte

il puro fronte ergea.

D'armi fiero frastuono,

nitrir d'albee cavalle

e delle trombe il suono

destavan gli echi a valle.

«È la patria contrada

che insorge alfin!» pensai,

ond'io pure «Una spada

e il mio posto!» gridai!

E un antico guerrier dal rosso pelo

la sua gloriosa diemmi, e «Attendi qui!

-disse- Napoleon verrà! Tu allora

quest'arme abbassa e fagli il gran saluto!...

Tal la consegna!... Io son stanco da secoli!»

E nel Kiffhauser scese a ridormire!

Gittai la spada ed afferrai la penna...

Io come Lessing forte

un'arma ne farò,

io la novella sorte

di patria io scriverò.

Sia antenna e sia mia nave

di Guttemberg il torchio

(indica il bugigattolo delle macine)

e a gloria per rimorchio

vengan le patrie ignave!...

(si interrompe, afferra le mani a Glein ed a Holty che gli son vicini e additando alla casa della Lene dove sta nascosto Palm, esclama)

Là è Palm! Cela là sotto

la sua colpa natia

e un patrio poliziotto

gli dà caccia...

(accenna al mulino vigilato dalle Volpi a vedetta)

e ci spia.

Or dunque?... Birra e canto

finché nasca l'idea

che muti in sangue il pianto.

La farsa in epopea!

(torna a intonare il Gaudeamus igitur ed esce sdegnoso verso il fiume. In gran silenzio gli studenti sfiduciati ritornano al torchio. Crisogono distrugge le lettere)

(una mano leggera si posa sul braccio di Crisogono. È Ricke)

RICKE

Ha scritto mio fratello?

CRISOGONO

Non ancora.

RICKE

E...

CRISOGONO

Federico Lœwe?...

RICKE

Sì.

CRISOGONO

Neppure.

(la fanciulla rimane immobile, poi a un tratto si porta la mano agli occhi lasciandosi sfuggire un gesto di profondo affanno)

Il viaggio è lungo e la Germania è a spie...

Un patriota è quasi un delinquente!...

(sospira, vuotando la pipa)

Ah, quel Napoleon!...

(fa un minaccioso mulinello co' la cannuccia lunga della sua pipa - poi, a un tratto, accennando al suo falso costume di mugnaio)

Io pur!... Bel gusto

camuffarsi in mugnai!... Tremar!... Tacere!...

Peggio, stampar!... Io ch'odio inchiostro e carta.

(riaccende la pipa e con grande rassegnazione balbetta)

È la «Neutralità!»

(vedendo il volto addolorato di Ricke, la rincuora bonariamente, dicendole)

Ritorneranno!

RICKE

(crolla ostinatamente il capo in atto di diffidenza e sospetto)

Han scritto!... E vi fu ingiunto di tacere!...

CRISOGONO

(sorpreso a quella inesplicabile ostinatezza)

O chi crudel con voi?...

RICKE

(interrompendolo agitatissima e volgendo paurosa gli occhi al ponte dove si è allontanato Worms)

Ah, so ben io!

CRISOGONO

No! Giuro!...

(e affettuosamente stringendole la mano)

Pace al cuor!...

RICKE

La pace a Ricke?...

(e crollando il capo, addolorata, disperata, rientra nella casa di Lene)

(dalla casupola della vecchia Lene esce correndo una fanciulla con un libro fra le mani. È la sorella di Ricke, Jane, che viene in cerca di Worms: vedendolo apparire dal fondo, gli corre incontro e gli consegna il libro)

JANE

Palm vi rimanda il libro.

WORMS

Letto?

JANE

Tutto!

Ne brama un altro...

WORMS

Qual?

JANE

(imbarazzata)

Più non ricordo!

WORMS

(aiutando la memoria della piccina)

I Masnadieri? - L'Emilia Galeotti? -

Nathan il saggio? - Laocoonte? - Agathon?

O l'Oberon?

JANE

(fa sempre segno di no; ad un tratto essa però esclama)

Udite! So una strofa...

(si raccoglie pensosa, poi declama)

«Io volli udir de' cieli l'armonia

per dire un canto novo ed immortale

e dio de' cieli m'additò la via

e d'un arcangiol m'ha donato l'ale.

La fede fu mia musa...»

WORMS

È la Messiade!...

(Jane accenna di sì battendo infantilmente le mani di contentezza. Worms va a prendere giù, dov'è la piccola stamperia, il libro chiesto da Jane e glielo porta; ma allorché nel consegnarglielo egli fa per accarezzare la gota della piccina, Ricke, che è uscita dalla casupola, bruscamente sottrae a quella carezza la sorellina attaccandola a sé e con lei s'accompagna verso la casupola di Lene)

(Worms guarda Ricke allontanarsi e un profondo abbattimento s'impossessa di lui)

(accorrono le Volpi a vedetta nel bosco. Dalla parte opposta al fiume si avvicina una cantilena di mulattieri)

MULATTIERI

Lieve balza, avvicina,

or s'accompagna lenta

or ascende leggera

la nenia mulattiera.

(un gran movimento succede nel mulino. Gli studenti sbucano da ogni lato e sotto gli ordini di Worms preparano e portano dei sacchi colmi di stampati)

WORMS

Son gli emissari?

STUDENTI

Sono.

CRISOGONO

Avrem novelle!

MULATTIERI

Vien la nenia vicina

al passo di giumenta

ma la cadenza vera

la fa la sonagliera.

WORMS

Via, presto! I falsi sacchi!

CRISOGONO

Olà, affrettate!

MULATTIERI

Ad ora mattutina

ed a giornata spenta,

all'alba bianca o a sera

canta la «mulattiera!»

WORMS

Vegliate attenti!...

CRISOGONO

Volpi a guardia! A guardia!...

(alcuni studenti corrono sull'alto del mulino e si pongono a vedetta: altri tornano ad internarsi nel bosco)

MULATTIERI

Ma all'ora vespertina

la nenia scema, allenta...

Tacer la «mulattiera»

fa una pupilla nera.

(alcuni dei falsi mulattieri appaiono in fondo e penetrano nel mulino. Il capo fa cenno a Crisogono di scucire la sella ch'egli porta, Crisogono scuce e ne trae una lettera. In un attimo i sacchi sono consegnati ai mulattieri, i quali subito ripartono)

WORMS

Presto... Silenzio! Cauti!

CRISOGONO

Una lettera!

WORMS

(legge rapidamente la lettera. Tutti lo attorniano.)

Di Federico!

CRISOGONO

Egli ritorna?...

WORMS

È in via!

(a un tratto si porta la lettera al cuore con una grande esclamazione di gioia)

Ah, finalmente!

(e con voce soffocata dalla emozione, soggiunge)

Il Tugendbund è un fatto!

D'ogni università un rappresentante

oggi qui avrem!...

(un grande entusiasmo anima gli studenti; Worms consegna loro la lettera che essi commentano vivacemente ritornando alla piccola stamperia)

CRISOGONO

(si avvicina a Ricke che all'arrivo dei mulattieri inquieta e curiosa è riapparsa sulla porta della casupola della Lene)

Buona novella!... Tornano!

(ma la fanciulla alla improvvisa novella si copre di un pallore quasi livido, come fosse sorpresa da paura improvvisa. Crisogono, a quell'inesplicabile contegno della fanciulla, crolla le spalle brontolando)

CRISOGONO

Per dio, le donne, quali controsensi!

(e borbottando, va a raggiungere gli studenti)

RICKE

(segue con gli occhi l'allontanarsi di Crisogono e risoluta si avvicina e affronta Worms)

Ritorna!...

(Worms si volge di scatto, china la testa e non risponde. E la fanciulla prorompe dolorosamente)

E io tremo?!... Io, sua fidanzata?!

(e fissandolo negli occhi insistentemente)

M'avete fatta vile, perduta e sciagurata!

(poi prorompe in uno schianto di spavento e di dolore)

Dio! Che farò?...

WORMS

Il pensiero or m'abbandona e fugge!

Io non lo so!... Coscienza così m'abbatte e strugge...

RICKE

Ah, che farò? Mentire? La maschera sul viso

di mia casta bellezza?... Sul labbro un vil sorriso?...

E vostra complice mi fo!

Morir piuttosto!... Non mentirò!

(con grande angoscia)

Che tutto pera al mondo!...

Pera il sogno giocondo

d'amore! E sia finita

l'angoscia della vita!

WORMS

V'è, Ricke, una pietà...

RICKE

Qual?...

WORMS

(implorando)

Perdonare!

RICKE

Se t'odio!...

WORMS

(agitatissimo)

Or che avverrà?... M'offenderà?

A nostre beghe dà una spada il Come!...

Fra noi?... Non poco sangue ma la morte!...

La morte?... Sia!...

(Ricke guarda impaurita Worms)

Ma, dimmi, chi morrà?...

(la voce di Worms non è più violenta; egli guarda Ricke con occhi pieni di suprema dolcezza ed umiltà)

Tu m'eri innanzi nel morente giorno!...

Dal labbro tuo una canzone salia!...

L'ultimo sole sfolgorava intorno!...

Al tuo canto ogni pianta i rami apria!...

Salia la tua canzone acuta e snella,

veniam per gli occhi fiamme di desio,

vinto tremavo a tua persona bella

che avrebbe anco tentato, Ricke, iddio!

(e con passione quasi feroce)

«Vil» mi dicevi! «Mia!»

diceva il mio delitto!

Mia! Mia!! la mia follia

la tua gioventù...

In quella cieca ebbrezza

sfida audace feriami

più che la tua bellezza,

Ricke, la tua virtù.

(passa un momento di silenzio, poi Worms con voce tornata calma ma risoluta, esclama)

Il Come vuol morte! Or chi morrà?

Non io!...

RICKE

L'ucciderai?

WORMS

Non io morrò!

Io sol qui son la mente necessaria...

RICKE

Egli morire?

WORMS

(aspro e violento)

E tu salvalo! Taci!

RICKE

Va'!... Sei senza pietà!... Tu non hai cuore!...

Sei vile! Vile!... Vile e maledetto!

WORMS

O Ricke, sei tu sola al sacrificio?...

Soffri tu sola?... Ed io?... Guardami dunque!

Tu non hai che dolori, ed io ho rimorsi!...

Tu pianger puoi!... Io m'odio ed ho paura!

(questo grido di disperazione è così vero, così forte, che la fanciulla ne è dominata. E Worms la soggioga implacabile)

Tacerai!... Mentirai!...

RICKE

(atterrita, balbetta)

...Obbedirò!...

E che dio vi perdoni!...

WORMS

Così sia!

(alla imboccatura alta del granaio appare lo studente a vedetta; dal bosco un grido di segnale si leva acuto, e subito, lontano, verso il fiume, un altro grido si fa sentire ben distinto)

FEDERICO

Germania!...

RICKE E WORMS

(riconoscendo la voce di Federico Lœwe)

Federico!

(al grido di Germania, gli studenti e Crisogono accorrono disordinatamente. Ricke ha appena il tempo di nascondersi dietro il sostegno della scala del granaio, che Federico, precedendo quelli che sono con lui, entra correndo: vede Worms, e i due amici corrono l'uno nelle braccia dell'altro)

WORMS

Lœwe!

FEDERICO

Worms!

(e sono accolti con fraterni abbracci nel mulino di Gottlieb i compagni di viaggio di Lœwe; dalla casupola di Lene esce, seguito dalla piccola Jane, Palm. Egli ha udito e riconosciuto la voce di Federico, rompe la consegna e accorre. Federico si scioglie dall'abbraccio di Worms e stringe al petto Palm, presentandolo così agli amici con lui venuti)

FEDERICO

È Palm!

PALM

(con ansietà, a Federico)

Mia moglie?... I figli?... A Norimberga

dunque non fosti?... Ah, m'hai dimenticato?

FEDERICO

No, guarda!...

(e Palm a un tratto si trova fra le braccia di sua moglie e sente sul suo petto le teste dei suoi due fanciulli. Allora egli vorrebbe parlare, ma i baci e le carezze dei suoi gli troncano le parole e il pover'uomo si mette a piangere dalla gioia)

WORMS

Palm, per oggi vi fo grazia,

ma al primo allarme...

PALM

Torno al nascondiglio!...

(e, in disparte, felice, siede sopra alcuni sacchi fra sua moglie e i suoi figli)

(Federico stringe la mano a Crisogono, agli amici, a tutti, ma i suoi occhi cercano intorno Ricke. Ricke è co' la piccola Jane; le due fanciulle guardano cercando il loro fratello Giorgio. Lœwe addita agli amici le due fanciulle e l'entusiasmo tronca bruscamente. Un profondo silenzio succede, una pena angosciosa. Federico si avvicina tremante a Ricke e nella sua voce vi sono più lacrime che parole)

FEDERICO

Ricke, solo ritorno!... Trista novella apporto,

novella sciagurata!... Tuo fratello è morto!

L'ultima sua parola, o Ricke, fu per te.

Del tuo destino, o cara, ei vide la poesia.

Per noi sua tomba è un'ara!... Egli t'ha fatta mia!

Ricke, non resti sola! Giorgio t'ha data a me!

(si inginocchia, si scopre il capo, imitato in questo da tutti gli studenti che stanno intorno commossi e silenziosi, e consegna alla fanciulla una lettera, l'ultimo addio, e la tracolla di studente. Un silenzio religioso è intorno! Quanti dolori nell'anima di quella fanciulla!... Ma il pianto benefico, ristoratore, sgorga finalmente. La moglie di Palm, la vecchia Lene affettuosamente la allontanano con Jane che, inconscia, guarda quell'inconsapevole dolore)

(si leva e si rivolge a tutti con accento solenne)

Studenti! Udite, o voi, antichi e novi amici!

Tergete queste lacrime! Tergete il vostro pianto!

Eterni son gli eroi!... Erran l'anime ultrici!

Egli morì da eroe!... Morì gloriosamente.

Laggiù a Tubinga, grave si accese una contesa.

Ci disser: «genti ignave»! Ei rintuzzò l'offesa

e fu morte di gloria, fu morte di studente!

Per lui l'ire disparvero!... Non più diversa scola,

idee diverse, studi, dogmi e sofismi im guerra.

Una sola è Germania! Tutti una sola terra!

Un solo idioma e un'anima sola e una patria sola!

E quella mesta tomba che a un morto si schiudea

fatta gloriosa culla dava vita a un'idea!

Là la vittoria o il nulla! La patria là nascea!

Noi là giurammo il Tugendbund! Là è nata l'epopea!

(e il giovane presenta a Worms ad uno ad uno i rappresentanti delle Università, Massmann, Jhan, De Nozis, Schlegel ed altri)

L'università!... La corte!...

(presenta Gentz, Humbolt ed altri con lui accorsi da ogni parte della Germania, Fichte, Körner, Lützow ed ultimo Weber gli occhi illuminati dal fuoco della doppia febbre: quella del genio e quella dell'etisia)

D'ogni terra

ogni cuore ed ogni mente e tutte le anime!

Qui i filosofi e i poeti!... Fichte!... Körner!

Dal suo cuor l'inno è sgorgato della terra!

Vuoi la spada? Ecco, è Lützow! L'armonia

tu bramasti all'inno novo e ritmi eterni?

Ecco, è Weber! Egli diede inni superni

all'audace e giovanile rapsodia!

(le mani si cercano e si stringono fraternamente! Le anime si espandono! E le voci si fondono insieme frementi nell'inno di Weber già divenuto popolare, la «Wilde Jagel»)

O meraviglioso spettacolo questo della germanica poesia che stringe in entusiastico abbraccio Massmann, l'atleta, e Holty il tenero, Jhan dalla lunga barba e il futuro mistico Schelling, Glein, il granatiere prussiano e l'oriundo latino Chamisso, Hasserodt che da pochi giorni indossa quella divisa di ufficiale che egli fra poco renderà tragicamente gloriosa con Joseph Gœrvais, il 4° alleato, de Wolkensdorff già colle audacie tutte dell'intrepido scorribanda scolpite nell'alta fronte e Schill, l'eroe, Scharnhorst dal grande occhio azzurro e pensoso e Bærsch, e Gentz e Arndt, Jacobi, Forster e Federico Lœwe e Carlo Worms che il destino di quell'abbraccio fa già una ferrea catena di dramma.

Palm oblia moglie e figli; prende per mano la piccola Jane perché invece d'una strofa della Messiade impari ora quel canto glorioso, onde ripeterlo insieme nella noia del nascondiglio. Già tutti intonano la seconda strofa.

(improvvisamente dall'alto del granaio la Volpe a vedetta manda un grido terribile; un altro grido pieno di terrore e di angoscia viene dal gruppo di piante ove sta l'altra Volpe. L'inno è interrotto. Crisogono, Worms, Lœwe, Glein, Holty, corrono esterrefatti fuori dal mulino e ne tornano atterriti)

(le Volpi di vedetta al bosco corrono entro al mulino)

VOLPI

Sono soldati!...

VOLPE

(dall'abbaino)

Un ufficial francese!

(discende rapidamente dalla scala del granaio e dice con voce soffocata)

La polizia qui viene!

WORMS

Ah, siam traditi!

(agli studenti, a Glein, Holty e Crisogono)

Noi al mulino! Palm al nascondiglio!

(in un attimo Worms, Glein, Holty, Crisogono tornano a trasformarsi in mugnai)

Presto, voi, via!

(e Worms spinge gli ultimi intervenuti verso la piccola scala del battitoio che dà sulla Pegultz)

Qui sotto vi calate!

Giù c'è un barcozzo e via pe 'l fiume! Addio!

(Körner, Weber, Lützow e tutti si precipitano giù per la scala e vi scompaiono)

WORMS

Crisogono, alla macina!

(Crisogono accorre e finge di lavorare alla macina)

Cantiamo!...

(Worms intona una canzone da mugnaio; gli amici rispondono facendo coro. E il mulino riprende l'aspetto di un vero mulino in pieno lavoro)

TUTTI

Gira, gira, ruota a tondo!

L'acqua viene passa e va.

Così gira il vecchio mondo

né giammai fermo ristà!

Ogni cosa in suo cammino

come turbin fugge via

tal dell'uom anco è il destino:

senza meta eterna via!

Il mulino è invaso da Soldati francesi e Guardie di polizia tedesca che cedono il passo ad un signore chiuso in un gran mantello: è Otto, il plenipotenziario di Napoleone a Monaco, il quale fa cenno imperioso al Capo di polizia di eseguire gli ordini ricevuti, rimanendo poi sempre sinistramente silenzioso ed immobile.

CAPO DI POLIZIA

(a Worms)

Franz Gottlieb?

WORMS

Morto, io sono il proprietario.

CAPO DI POLIZIA

Bene! Bene!...

(dà ordine di occupare a circondare il mulino)

Laggiù uomini a guardia!

(poi, tratto fuori un piccolo foglietto dal suo taccuino, lo esamina attentamente guardandosi intorno. Ad un tratto, disturbato dal canto degli studenti, impone di tacere gridando loro:)

Silenzio!

(il silenzio si fa profondo. Il Capo di Polizia continua a esaminare il foglio, poi rivolgendosi ancora a Worms)

Ov'è nascosto Gian Filippo Palm?...

WORMS

E chi è costui?... Ignoto!

CAPO DI POLIZIA

Bene! Bene!

(e in mezzo al terrore e alla sorpresa di tutti, con grande sicurezza, esaminato ancora il foglietto, si avvicina alla casupola della vecchia Lene)

Questa è la casa della Lene Armuth?...

(nessuno gli risponde. Worms livido guarda convulso. Il Capo di polizia si rivolge alla vecchia Lene che è seduta fuori a filare)

Voi siete Lene Armuth!...

(la Lene fa per rispondere, ma il Capo di polizia non la ascolta interrompendola col suo monotono)

Bene! Bene!

(e sempre seguendo le indicazioni del foglio dà ordini, ai poliziotti, rapidi e brevi)

Entrate! C'è una botola! Scendete!

Sta un uomo là!...

(i poliziotti entrano. Si sente un grido soffocato. È la moglie di Palm)

LENE

Dio di misericordia!...

(Federico fa un gesto violento per slanciarsi, ma Worms lo afferra e con forza terribile lo costringe a rimanere fermo)

(i poliziotti tornano trascinando Palm)

CAPO DI POLIZIA

(ad un poliziotto)

Riconoscete Palm?...

POLIZIOTTO

Lo riconosco!

PALM

Ebbene sì son Palm! Sono tedesco,

e come tale libero...

CAPO DI POLIZIA

Finiamo!

(ordina ai poliziotti di ammanettare Palm)

WORMS

E dove vien condotto?

CAPO DI POLIZIA

Dove, dite?

Al Consiglio di guerra di Braunaw!

(Federico si copre costernato il viso co' le mani, balbettando atterrito: «La morte!»)

(la moglie e i figli si abbracciano disperatamente a Palm, ma alcuni poliziotti pongono termine a quei saluti e Palm è spinto fuori. Una fanciulla riesce a cacciarsi fra poliziotti e soldati e ad avvinghiarsi stretta a Palm. È Jane, la piccola compagna delle sue letture! Giovanni Filippo Palm l'abbraccia stretta stretta e, dissimulando, fra i baci riesce a mormorarle poche rapide parole...)

PALM

Puoi tu ridir allor ch'io partirò

quel canto che pur or udisti qui?...

Giocattoli al ritorno porterò...

(all'orecchio di Jane)

bambole belle... re... principi...

JANE

(dopo qualche esitanza)

Sì!...

CAPO DI POLIZIA

(ad un cenno di Otto)

Orsù, fate finire!

PALM

Sono pronto!...

CAPO DI POLIZIA

(leva di tasca una borsa di denaro e la porge ad un ufficiale, dicendogli)

Per Jebbel Armuth, questa...

(l'ufficiale immobile e sdegnoso rifiuta con un breve cenno di testa)

Bene! Bene!

(borbotta fra sé e rimette in tasca, con un certo sorriso scettico, la borsa che l'ufficiale francese sdegnoso, ha rifiutato)

(Otto, rimasto sempre immobile, fa un nuovo cenno al Capo di Polizia e parte accompagnato dall'ufficiale. Palm, ammanettato, in mezzo ai poliziotti e seguito dai soldati e dal Capo di Polizia, si avvia verso il bosco: giuntovi, a un tratto si sofferma e rivolge un ultimo sguardo al mulino. È l'ultimo suo saluto alla vita)

(allora una vocina sottile in quel profondo silenzio si eleva e ripete la prima strofa della Wilde Jagd di Körner e di Weber. È Jane che saluta Giovanni Filippo Palm che va verso la morte. La moglie ed i figli di Palm che, quasi impietriti dal dolore, hanno assistito alla partenza del loro diletto, scoppiato in dirotto pianto, inginocchiandosi)

Quadro primo
Scena unica

In un angolo della Foresta nera Wurtemberghese, nella rozza casupola di un boscaiolo. Federico Lœwe, dopo la sventurata campagna del 1806, vi si è rifugiato e nascosto con sua madre, una vecchia inferma, e le due sorelle Ricke e Jane: avendo Napoleone dichiarati fuori della legge di guerra tutti i volontari che hanno fatta la campagna sotto Lützow e Schill. Carlo Worms è scomparso: perduto a Saalfeld! E Crisogono senza il suo senior, scoperto il rifugio di Federico, un bel giorno vi appare col suo buon sorriso pel novello suo senior, e una lacrima alla memoria del suo ex-senior, certamente morto.
La Germania ha ora di più un Regno di Westfalia e di meno la sua libertà.
È l'aprile, dalla aperta finestrata entrano nella capanna tutte le ebbrezze della primavera, tutte le carezze della foresta, la Foresta Nera.

La Signora Hedvige è seduta in una poltrona vicino alla finestra, Federico e Ricke le sono vicini. La piccola Jane rincorre farfalle nella foresta: a quando a quando la si vede comparire e sparire dietro gli alberi; fuori, sulla porta, seduto, Crisogono prepara delle enormi cannucce di pipa in grossi e dritti rami di ciliegio, i suoi occhiali sul naso, il suo fedel costume di studente malgrado i tempi, e malgrado Napoleone I.

SIGNORA HEDVIGE

E il boscaiolo Peters?

FEDERICO

Dal Pastore

ancora.

SIGNORA HEDVIGE

È tardo!

RICKE

Sta lontano assai!

SIGNORA HEDVIGE

(fa cenno a Federico e Ricke di avvicinarsi a lei e prese nelle sue le loro mani accarezzandole con estrema dolcezza, coll'accento della più profonda felicità, sussurra)

Uniti alfine!... O figli, io son felice!...

CRISOGONO

(fuori sulla porta, sbadiglia)

Stragi! Stermini! Fulmini!... M'annoio!

(a Federico che viene sulla porta mostrandogli una enorme cannuccia di pipa)

Ecco!

FEDERICO

Gran pipa!

CRISOGONO

Commemorativa!

FEDERICO

Per chi?

CRISOGONO

(sospira)

Pe 'l povero mio senior!...

FEDERICO

Morto?...

(crollando il capo)

Ripeto, io non lo credo!...

CRISOGONO

(convinto)

Morto!... Morto!...

(Federico rientra sempre crollando il capo incredulo, non volendo ribatter oltre l'asserzione di Crisogono)

(appaiono dal sentiero alcune fanciulle. Sono boscaiole della Foresta Nera; portano fronde e fiori. Crisogono dà un grido di gioia e va loro incontro)

BOSCAIOLE

Eccoci!

CRISOGONO

Brave!

BOSCAIOLE

Se abbiam tardato...

CRISOGONO

(interrompendole)

È laboriosa civetteria!

BOSCAIOLE

Noi? No, davvero! Due colpi e via!

CRISOGONO

Lisciar la pelle; volersi belle;

tempo ci vuole, mie boscaiole!

BOSCAIOLE

Civette?

CRISOGONO

Un poco!

BOSCAIOLE

Vi pare? Mai!

Certo si sa che in dì di festa

ci vuol più tempo. La lunga vesta!...

I nastri!... Il busto!... Le calze!... Gonnelle!...

Le trecce vogliono del tempo assai!...

Non per lisciare, signor, la pelle...

CRISOGONO

(vedendole eccitate, prende maggior piacere)

Meravigliose di sdegno accese!

(con galanteria)

Se offese...

BOSCAIOLE

(ridendo)

No; non siamo offese!

CRISOGONO

La pace dunque?...

(stende la mano verso una boscaiola che gli volge le spalle)

Voi no?

BOSCAIOLA

No!...

CRISOGONO

Dura

di cuore! Prego!...

(il tono comico di Crisogono disarma la boscaiola che ride e dà la mano)

Brava!

(le boscaiole entrano a salutare la signora Hedvige e Ricke. Crisogono le ammira mentre si allontanano da lui, esclamando)

Oh, natura

gran madre, quali torsi trionfali

tu plasmi nell'ombre d'una foresta!

(sospirando)

Dunque, mondo, perché l'inutil vesta?

(siede e continua a lavorare le sue canne da pipa)

(Jane, rientrata essa pure, sorprende Ricke, tutta sola in disparte. Gli occhi rossi, agitata, mentre le boscaiole sono intorno alla signore Hedvige e a Federico. Poi le boscaiole entrano con Federico nella camera nuziale per ornarla di fiori)

JANE

(avvicinandosi a Ricke)

La sorellina che mi fa da mamma

ha gli occhi tutti rossi, rossi assai,

rossi di pianto ha gli occhi come mai

la sorellina che mi fa da mamma!

Ha gli occhi rossi e non ne so il perché.

Io le dico: «Sorridi, il giorno è santo!

«Ridi, mammina!» Invece ognor di pianto

ha gli occhi rossi e non ne so il perché.

RICKE

La sorellina che ti fa da mamma

ha gran dolori quali tu non sai.

Essa è felice eppur piange assai

la sorellina che ti fa da mamma.

No tu non domandar, Jane, perché

ho gli occhi tutti rossi in giorno santo.

Tu con un bacio asciuga agli occhi il pianto

e del mio duol non domandar perché!

CRISOGONO

(vedendo a un tratto il boscaiolo Peters avanzare sul sentiero, entra in casa annunziandolo)

C'è Peters, Federico!

(Federico e le boscaiole escono dalla camera nuziale)

SIGNORA HEDVIGE

Finalmente!

Il boscaiolo Peters appare infatti sul sentiero precedendo un personaggio dall'abito severo e dai modi gravi: è un ministro presbiteriano.

PETERS

(apre rispettoso l'uscio della casa e si ritira per lasciare il passo al pastore)

Pastore, entrate!

FEDERICO

(all'apparire del ministro va a incontrarlo con gran rispetto)

A questi tristi giorni

avventurarsi è cortesia.

STAPPS

È dovere.

FEDERICO

(accennando alla signora Hedvige)

Mamma è malata, e la presenza sua

a quanto bramo è come augurio lieto.

STAPPS

(vedendo la divisa universitaria indossata da Crisogono)

Voi siete uno studente?

CRISOGONO

(con orgoglio)

Studentissimo!

STAPPS

Ho un figlio io pur studente come voi.

Mi chiamo Stapps.

(Federico gli stringe la mano con effusione; Crisogono si toglie il berretto e fa il saluto universitario. Ricke avvicina una sedia e fa sedere presso la signora Hedvige il Pastore, che domanda con grande semplicità)

Che posso dunque fare?

FEDERICO

Son come molti un profugo; fuggii l'aspro servaggio

e una sorte funesta;

in questa pace mesta

da tempo qui celato in questo asil selvaggio

vivo della foresta.

Prima morte invocai! Vedea l'onta infinita,

eterno lo squallore!...

Due baci, due carezze mi fan riamar la vita:

la mia mamma e il mio amore.

(e addita sua madre e Ricke)

Onde amo, vivo, credo! La vita è tutta aprile

e l'avvenire avanza!

Germoglia la gran selva! Ogni ramo sottile

rinverda una speranza!

Non più dubbi od angosce! Tutto il passato è oblio!

Benedico la vita!

(e abbracciato a Ricke, dice al Pastore)

Voi compite il destino! Sia al cospetto di dio

la nostra sorte unita.

STAPPS

Lo posso e lo farò!... I testimoni?...

(Federico presenta Crisogono e Peters come suoi testimoni)

(il Pastore siede al tavolo e scrive informato delle persone e dei nomi dalla signore Hedvige: due fanciulle boscaiole si staccano dal gruppo e si collocano vicino a Ricke)

CRISOGONO

(in disparte a Federico)

Io fo per la centesima

volta da testimonio;

è ver che un matrimonio

e un duello non è;

però tu bada a me:

tal qual è ognor la regola:

in guardia, e attacca subito!...

(Stapps ha finito di scrivere: Federico e Crisogono si avvicinano a lui. Le boscaiole tornano dall'avere adornato le stanze. I fiori e le fronde collocate sul tavolo lo fanno somigliare ad un altare. Jane va a cacciarsi fra la signora Hedvige ed il tavolo ed osserva curiosamente. Federico, chiamata Ricke a sé, va a collocarsi innanzi a Stapps il braccio di Ricke nel suo. Crisogono e Peters si pongono ai fianchi di Federico; le due boscaiole a quelli di Ricke. Dietro il tavolo Stapps, in piedi, legge con fervore la Bibbia. Le altre si inginocchiano e pregano sommessamente)

STAPPS

(ad un tratto chiude la Bibbia e come ispirato, solleva gli occhi al cielo, le mani stese, parla)

Non dal Libro dei Libri ma dal cuore

per ispirarmi a te trarrò la prece.

Questa festa d'amore a cui mi chiami

è forse un vaticinio?... L'are infrante;

la lotta disperata; ovunque l'odio

di vessilli stranieri a nostre mura

e qui nell'umil paesaggio verde

il gran mistero dell'umanità,

il simbol della patria: la famiglia!

Sì; divin vaticinio è qui l'amore!

Laddove s'ama e crede, è la vittoria!

(ai due sposi)

Tale è il pensier di dio!...

(e in preda a indicibile commozione il Pastore dice solennemente)

Voi siete sposi!

SIGNORA HEDVIGE

(commossa)

Siate felici, o figli miei!

(Ricke abbandona la testa, singhiozzando, sul petto di Federico)

STAPPS

(avviandosi per uscire)

Addio!

Io debbo ritornar.

SIGNORA HEDVIGE

(a Stapps)

Voi benedetto!

STAPPS

(rivolgendosi agli sposi)

Siate felici, nuovi amici!

RICKE E FEDERICO

(accompagnando Stapps sul limitare della porta)

Addio!

Stapps parte accompagnato da Peters. Le Boscaiole fanno i loro addii alla Signora Hedvige ed agli sposi e partono. Federico dà il braccio alla madre e con Jane l'aiuta a rientrare nella di lei camera. Ricke abbraccia la signora Hedvige e va per chiudere la finestra, ma vi si appoggia e guarda fuori tristemente la foresta. Crisogono è entrato nella sua camera. E già è il tramonto.

(Federico ritorna e quasi subito appare Crisogono, ma in completo assetto di viaggio)

FEDERICO

Che fai?

CRISOGONO

Vo via!

FEDERICO

Tu ci abbandoni?

CRISOGONO

Sì.

Ero fresco, grasso, pio,

libero! Or sembro borsa di tabacco

e fo pietà!

Muoio del mal dell'università...

Io dunque levo il tacco!

(vedendo Ricke, corre a stringerle la mano. È commosso! Le sue strette di mano sono terribili)

Lœwe... voi, Ricke, addio,

e così sia!...

(invano trattenuto da Federico, Crisogono se ne va rapidamente prendendo il sentiero della foresta. Lo si sente intonare il Gaudeamus igitur, che si perde lontano)

FEDERICO

(appassionatamente a Ricke)

Ah, finalmente mia!...

(Ricke, in quest'ora suprema obliviosa di tutto il passato, si abbandona inebriata)

Ah vieni qui,

le bianche braccia intorno

al collo mio!

La tua testa vicina

così alla mia!

Il tuo presso al mio cor!

RICKE

(con voce semispenta)

Sempre così!

(e chiude gli occhi la testa china sul petto di Federico)

FEDERICO

No, non chiuder gli occhi vaghi

cilestrini come laghi,

come lune luminosi,

come stelle misteriosi.

No, non chiudere il chiarore

delle larghe tue pupille.

Ch'io vi baci le scintille

della luce dell'amor.

(ma nel sollevare il viso di Ricke, Federico, sorpreso, vede gli occhi di lei pieni di lacrime)

Tu piangi? Piangi?

RICKE

(balbetta tutta pallida e confusa)

Io tremo alla minaccia

d'un'occulta sciagura

d'un temuto dolore

e l'anima ha paura;

e la baciata faccia

della tua Ricke intanto

sente i baci d'amore

portati via dal pianto.

È la mia fanciullezza

nel dolore passata

che mi nega l'ebbrezza

d'esser io pur amata?

Sei qui!... Mio!... Sempre!... Mio!

I nostri cuori, le anime

e le bocche sussurrano

- Sempre! - vinte al desio,

ed io una voce sento

che stride, irride e dice

come un ammonimento:

- Sempre... Ricke infelice! -

FEDERICO

(le sussurra con profonda dolcezza, tremando)

Questa paura strana

è nella tua persona;

è il divino rossore

di amante che si dona;

è la gran scienza umana

che accoppia nel desio

l'amore ed il pudore!

L'amore, Ricke, è dio!

RICKE

(ravvivata al nome di dio)

Sì! Sì! L'amore è dio!

E questo nome santo

penètra nel cuor mio

e asciuga agli occhi il pianto!

(abbracciandosi strettamente a lui)

Or dunque amore è fede?...

FEDERICO

Fede!

RICKE

Eterna?

FEDERICO

Infinita!

RICKE

E cuore che ama crede?...

FEDERICO

(interrompendola)

Ed ama oltre la vita!...

RICKE

(avvinghiandosi stretta a lui)

Dunque ai miei occhi credi?...

FEDERICO

Bell'occhio! Non mendacio!...

RICKE

Dentro il mio amor mi vedi?...

FEDERICO

(afferrandola con ambe le mani il viso e coprendole di baci gli occhi)

Negli occhi tuoi lo bacio!

RICKE

(esaltata)

Sì!... Sì!... I miei occhi baciami,

o amante mio dolcissimo!

Le braccia tue m'attraggono!

Or vivo, sento e palpito.

FEDERICO

La tua bocca mi abbandona!

Sono l'anime due baci!

Sì!... Viviamo!... Vivi e taci

nel mistero del sospir!

(già le desiose bocche sono unite in un lungo supremo bacio in quelle miti ombre della sera che avvolge i due amanti, allorché improvvisa dal sentiero della selva sorge una voce a sussurrare le prime strofe del canto di Weber, la «Wilde Jagd»...)

FEDERICO

(ascolta colpito e in preda ad una vivissima gioia, grida)

È Worms! È Worms!...

(entra nella stanza da letto, vi prende la lampada accesa delle boscaiole e corre fuori. Ricke si afferra alla tenda che divide le stanza da letto dalla stanza in cui ella si trova, livida, disfatta)

(Federico appare sostenendo Worms che cade spossato su di una sedia. Federico lo guarda colpito dolorosamente: Worms è scarno, affranto, invecchiato)

WORMS

Perché guardi così? Mutato... vero?

FEDERICO

Sì!...

WORMS

Sembro...

FEDERICO

Un'ombra!...

WORMS

Un morto!

(sorride con tristezza)

Sono un risorto!

Ferito, prigionier, volli fuggire

per non morir fra coltri ma in battaglia;

mi finsi morto e fui gittato morto

fra i morti d'una stanza funeraria!

Là il dì vidi morir, giunger la notte,

noverai l'ore lente lente lente

e a mezzanotte come spettro fuori

balzai dalla finestra e... via pei campi!

Sentii dell'armi il ferragliare, il fuoco;

sentii l'acuto morso di ferita;

ma il mio voler che m'ha fatto gigante

poté più del dolor!... Allor... Allora?...

(si solleva rianimandosi a poco a poco, commuovendosi, esaltandosi)

Appena il suolo santo

di libertà ho toccato

soavissimo pianto

ha il viso mio bagnato.

«Piangi! - mi dissi- È lagrima

questa che non dolora!»

Per la Santa Germania

tu puoi morire ancora!»

E, a terra, là, a ginocchi

baciai il pianto mio,

benedissi i miei occhi,

ateo adorai dio!

(Ricke, tuttora immobile, livida, seminascosta nelle pieghe della cortina, ascolta, ma nessuna pietà traspare nel suo viso)

WORMS

Così fuggii! Son libero!

Ma il mio paese è invaso!... Sgherri!... Spie!

Pur me sorregge una fede e l'idea...

FEDERICO

(indovina il pensiero di Worms ed esclama egli pure esaltandosi)

Il Tugendbund!

WORMS

Sì, Loewe, l'epopea!

(ma vinto da improvvisa stanchezza, si lascia di nuovo cadere sulla sedia)

Or l'imperiosa brama

di riposare a un origliere amico!

Ancor udire

parole amiche

di ricordanze antiche;

credere a un avvenire!

FEDERICO

(con tutto il trasporto dell'affetto e della gioia)

Tu giungi in ora soave, gioconda...

Oggi di nozze è il giorno!

E Ricke è la mia sposa!

Tua casa è questa! - Posa!

(accenna a Ricke)

(alle parole di Federico, Ricke si avanza lenta, rigida quale statua e Worms si trova così improvvisamente di fronte alla fanciulla innanzi alla quale sta atterrito, e lo sguardo di Ricke è implacabile come il suo silenzio. Federico interpreta quel terribile silenzio una profonda pietà di donna, Worms vacilla come se vinto da debolezza, cade ginocchioni, ma si rialza, tosto dicendo)

WORMS

Orsù... orsù in cammino!

FEDERICO

(sorpreso, volendo trattenere l'amico)

Partire tu! Partire stanco e affranto?

Tu vuoi partir?

WORMS

Destino giusto e santo!

FEDERICO

E non ripigli lena?...

(Federico invita Ricke perché essa pure si unisca a lui per trattenere Worms)

Ricke...

WORMS

Incita

me l'ora! - Addio!

(Federico vuole insistere, ma Ricke lo interrompe)

RICKE

(con freddezza crudele a Worms)

Addio!

FEDERICO

S'abbuia il ciel – e l'aspra via smarrita

s'è già nell'ombre...

WORMS

Addio!

(a Federico)

Giusto e santo è il dovere che mi caccia!

(con voce di suprema preghiera)

Sol rifornite la vuota bisaccia!

(Ricke sta dapprima indecisa, poi prende la bisaccia e va a rifornirla di cibi)

FEDERICO

Tu non mi lascerai!

WORMS

(risoluto)

Lo debbo!

FEDERICO

No!

WORMS

(sussurra misteriosamente)

Il Tugendbund comanda. - Tornerò!

(e approfittando dell'assenza di Ricke consegna a Federico una lettera)

Leggi!

(Federico dissuggella la lettera e dà in un grido di gioia subito trattenuto)

FEDERICO

Per me?! Uno dei capi?...

WORMS

Sì!

A Kœnigsberg! Ti attendo! Non mancare!

FEDERICO

Io vi sarò! Lo giuro! Addio!

WORMS

(vedendo ritornare Ricke)

Silenzio!

(prende tremante dalle mani di Ricke la bisaccia e se la mette al collo e si avvia)

FEDERICO

(vedendo dalla finestra il cielo minaccioso tenta ancora di trattenere Worms)

Minaccia il cielo! - Tuona! - Resta!

WORMS

Addio!

FEDERICO

Ah ch'io ti additi almeno il tuo cammino!

(Carlo e Federico si allontanano pe 'l sentiero e scompaiono dietro gli alberi della foresta)

Fuori nel lontano tuona – ma la luna pur tuttavia si mostra e penetra nella gran stanza dove Ricke è rimasta immobile, colpita all'apparizione di quell'uomo che il suo pensiero si era già abituato a creder morto. Una disperazione profonda, immensa si impossessa di lei.

RICKE

(si getta a ginocchi, prega fervidamente, disperatamente, poi cessa di pregare e levatasi ritta, le braccia stese al cielo in atto di imprecazione, grida)

Tu non sei buono, o dio! - Tu non sei giusto!

(guarda intorno a sé, tutto le fa terrore e tutta l'angoscia dell'anima sua le prorompe in lacrime e lamenti)

All'ardente desio

già rinasceva il core!

Era il passato oblio

e l'avvenire amore!

Nei miei capelli ancora

le care dita sento!

Il labbro ancor disfiora

il bacio della vita!

Nell'infinita ebbrezza

del divino momento

gridavo: «Vivo alfine!

Ho vinto la mia sorte!»

E invece è già la fine!

E invece è già la morte!

Or che farò?... Mentire!...

(risoluta)

No! Fuggire!

Destino, ti obbedisco!...

(siede al tavolo; scrive rapidamente e si alza esclamando)

È fatto! È fatto!

(guarda fuori dalla finestra. Il cielo è tutto coperto di nubi: tuono, lampi)

Il ciel s'è fatto tenebra. Là Ricke

celi per sempre la sventura sua!...

(penetra nella stanza nuziale; vi si arresta e guarda commossa, poi si china a baciare il guanciale del letto; prende un fiore; se lo nasconde in seno; si arresta ad ascoltare verso la foresta; si avviluppa in un mantello; pone la lampada presso la lettera e rivolta a tutte quelle cose che essa abbandona, grida)

O care cose, o amate cose, addio!

Esce, ed ha appena il tempo di celarsi dietro un albero, perché Federico ritorna e le passa vicinissimo rientrando. Ricke si interna nel cupo della selva ove scompare tra la luce dei lampi e la minaccia del tuono.

FEDERICO

Ha voluto partir!... Non la minaccia

dell'uragano, non le mie preghiere,

la lunga via da quel voler l'han smosso!

(guarda intorno cercando di Ricke)

E Ricke?

(penetra nella stanza da letto; guarda; è vuota)

Ah! Da mia madre!...

(l'uragano scoppia fuori violento; la finestra è ancora aperta)

La finestra

aperta ancora?

(va e a stento gli riesce di rinchiuderla per la gran violenza fuori del vento)

Scoppia l'uragano!

(infatti l'uragano scoppia fuori in tutta la sua furia. Federico si avvicina al tavolo dove è la lampada e dove Ricke ha collocato la lettera in modo da esser subito vista)

Mia Ricke che mi scrive?

(e lontano da qualunque sospetto, interpretando anzi quello scritto come una fantasia di amore di fanciulla alla sua prima notte nuziale, prende la lettera, ma appena aperta egli se la lascia sfuggire dalle mani)

Dio! Fuggita!

(si abbassa, raccoglie la lettera e confusamente vi legge)

«Compiangimi!...»

(sorpreso)

Compiangerla?!... Perché?...

(torna a leggere)

«Per te, per mamma e... tutti... son morta!...

compiangimi e perdona... perché t'amo!»

(rimane come fulminato, poi corre come pazzo per salire alla camera della madre, ma muta pensiero; poi si avvia per entrare nella stanza da letto e ne lascia invece, impaurito, cadere le cortine. E sempre più violento fuori si fa l'uragano!...)

Ben più fiero uragano scoppia e infuria e infuria

dentro l'anima mia!... Già il mio cervello

smarrisce ogni volere del pensiero!

(e come pazzo si dà a gridare)

Perché? Perché? Perché?...

(con angosciosa passione)

Già sul mio petto

io la stringevo!... Tutta!... Sulla mia

già la desiata bocca spasimava?...

(gli sovviene che in quel momento la voce di Worms ha interrotto l'ora dolcissima)

Worms!... Worms che canta!... Ebbene, perché tremo?

(l'uragano è al colmo. Federico passeggia tormentato e agitato da terribili sospetti)

Quando?...

...Dove?...

(risovvenendo)

Dunque al mulino... Io?... Lungi!

Con Giorgio!... E Ricke?... Là!... Worms dirigeva!...

(fa un gesto d'orrore, quasi a scacciare l'orribile sospetto)

(l'uragano infuria ancora di più: un fulmine scoppia vicino alla casa. Una vocina impaurita chiama disperatamente)

JANE

O Ricke!

FEDERICO

La piccina!

(Jane entra correndo e tutta lagrimosa dalla paura)

JANE

Ricke, ho paura!

FEDERICO

(alla vista della fanciulla, un pensiero strano gli balena; le si avvicina e, fissandola con grande attenzione, le dice)

Ricke è via! È partita...

È partita con... Carlo...

JANE

(guarda Federico e impaurita esclama)

Il maledetto?

FEDERICO

(sorpreso, fissando sempre Jane)

Il maledetto?!...

JANE

L'uomo del mulino!

FEDERICO

Il maledetto!... Di', perché tal nome?

JANE

Là Ricke lo chiamava: il maledetto!...

(poi soggiunge)

Là Ricke ha pianto tanto!

FEDERICO

(insinuante)

O mia piccina,

ricerca i più lontani sovvenir!...

(siede attirando presso di sé Jane e ascoltandola con angosciosa attenzione)

JANE

Sempre piangeva,

e se chiedevo:

«Perché?»... Taceva.

Io pur piangeva.

FEDERICO

Dunque piangeva sempre!

JANE

A giochi miei

più non giocavo,

vicina a lei

stavo e guardavo.

FEDERICO

(insistendo)

Di'...

JANE

Sola credendosi

un dì, seduta,

l'ho udita in lacrime

dir: «Son perduta!»

FEDERICO

(levandosi di scatto)

Perduta?

JANE

E cupa e assorta

l'udia soventi

dir fra i lamenti:

«Ah, fossi morta!»

FEDERICO

(in preda a violenta agitazione)

E ancora, ancor l'anima mia è nel buio!

(con impeto)

O mia vita finita!

Per me tutto è squallore!

Finita è la mia vita!

Tutto per me è dolore!

(con terribile risoluzione)

Orsù, mio cor, non pianti e non viltà!

Non più dolore! Odio, non pietà!

(medita ed esclama selvaggiamente feroce)

A Kœnigsberg! Colpirlo in tutto, onore,

e gloria, e patria e in tutto... tutto... tutto!

L'uragano si è dissolto; il cielo torna libero e sereno; riappare la luna che rischiara la selva e penetra dalla finestra nella stanza. Jane si accosta a Federico timorosa, e lo vuol condurre vicino alla finestra.

JANE

La luna piena – non vedi tornare serena?

Rischiara il ritorno di Ricke!

Qui vieni! Aspettiamo così.

(Federico commosso, affranto, siede vicino alla finestra, tiene fra le braccia Jane, le accarezza la testa con movimento quasi incosciente, poi prorompe in dirotto pianto)

Quadro secondo
Scena unica

A Kœnigsberg. Nei sotterranei della società segreta «Louise-bund» (una diramazione del Tugendbund). Rozza tavola, alcune panche e sgabelli di legno, e addossato alla parete di sinistra, presso all'enorme pilastro in muratura al quale sono affissi i bandi e i decreti e gli ostracismi della società segreta, un armario zeppo di rapiere, spade ed altre armi per difendersi in caso di sorpresa.
Le pareti sono però bizzarramente ricoperte di iscrizioni e strani disegni: bandiere, teste di morto, le braccia incrociate della Vehême, nomi, date!... Nell'alto, in nero, è scritta la data della prima confederazione; il reame di Westfalia è dipinto entro un circolo che pende sorretto da una forca; invece i nomi di Wolkensdorff e di Schill sono dentro alla aureola di una bizzarra ghirlanda raffigurante una corona d'alloro.
Sul valore simbolico vi è poco a dire, ma quanto al valore artistico si comprende che tutte le iscrizioni murarie furono speciale lavoro di Crisogono, il quale funge da segretario, cancelliere, usciere, portiere e... banditore!
Carlo Worms scrive.

(da tutte le parti si eleva un bisbiglio indeciso che a poco a poco si afferma sempre più netto. È il nome di «Germania» ripetuto come parola d'ordine degli adepti del «Louise-bund»)

CRISOGONO

(entra frettoloso dal fondo portando un mantello e una maschera che porge a Worms)

Senior, il tuo mantello e la tua maschera.

Di già i «Fratelli» scendono al convegno.

Trionfalmente incrocia alta per l'aria

su su da' cuori la parola d'ordine:

«Germania!»... Odi?...

LE VOCI

Germania!

CRISOGONO

Or sì che l'anima

sussulta al santo nome come inno

di Schill e Colberg: «Siam Prussiani vecchi...»

WORMS

(interrompendolo)

Di Federico?

CRISOGONO

Nulla...

WORMS

Uno dei capi

del Tugendbund assente ognor?!...

CRISOGONO

(crolla disgustato le spalle)

L'amore!...

(si maschera e si drappeggia con importanza e maestà nell'ampio mantello)

A poco a poco i vasti sotterranei si affollano. Gente strana e diversa vi penetra sbucando dai diversi corridoi.

Alcuni fanno crocchio al pilone e vi leggono gli editti affissi; altri passeggiano; molti si riconoscono sotto alla maschera e si salutano silenziosi con rapide e forti strette di mano e il parlare sommesso; ve ne sono anche senza maschera e sono per lo più gli ultimi adepti, le reclute nuove, gli studenti troppo fieri di far parte della Louise-bund per nascondersi ed i recipiendari.

Al tavolo già stanno alcuni dei capi, e vari rappresentanti di altre Società segrete della Sud-Germania, e fra questi, oltre a Worms, il dott. Jahn, il barone De Nozis, il prof. Lang. - Una sedia di uno dei capi rimane vuota.

I corridoi continuano a riversare soci. Sono amici, fratelli, adepti di 1° e 2° grado, rappresentanti, corrispondenti, emissari, reclute nuove, affigliati. Tutti i ceti, tutte le mode, tutte le età. Il ricco e il povero, il soldato e il borghese, il professore e lo studente, l'ufficiale e il soldato semplice, il padre e il figlio.

CRISOGONO

(con voce imponente)

I nuovi battesimi!

(alcuni soci mascherati traggono i nuovi iscritti avanti al capo)

WORMS

Il nome!

(i soci presentano i nuovi adepti. Crisogono ne dice i nomi e Worms li scrive sul gran libro)

CRISOGONO

Whilelm Mayor di Tubinga.

Fritz Faner di Zamosc.

Oldermütz di Torgan.

Freidlitz di Coblenz.

Remy di Wittemberg.

Johannes Hans di Mainz.

Zahn di Nuremberg.

WORMS

(ai nuovi adepti)

Conoscete?

ADEPTI

Sì.

WORMS

Volete?

ADEPTI

Sì.

WORMS

Arriverete?

ADEPTI

Sì.

WORMS

Saprete morire?

ADEPTI

Sì.

WORMS

La vostra religione?

ADEPTI

Germania!

WORMS

La vostra madre?

ADEPTI

Germania!

WORMS

Il vostro amore?

ADEPTI

Germania!

WORMS

Che farete per lei?

ADEPTI

Tutto!

(Worms accenna agli adepti di prendere posto tra i «Fratelli»)

Crisogono va ad affiggere al pilone i nuovi bandi e i nuovi editti dove stanno ancora affissi i vecchi, quali ad esempio quello che ha bandito il rogo ad ogni ritratto di Haugwitz dopo che costui ha osato felicitarsi con Napoleone della vittoria di Austerlitz e l'odio «nazionale» contro i suoi accoliti Lombard e Beyme per avere allora pubblicamente esclamato: «La Germania può ora dirsi all'incanto».

Dei nuovi bandi alcuni sono retrospettivi e colpiscono, sebbene con tardo rimprovero, i librai Moltrecht di Lipsia e Perthe di Amburgo e le mercantesse di mode Schemlin, Parf «per troppa civetteria con ufficiali francesi».

WORMS

(ritto in piedi al posto presidenziale; gli altri capi seggono)

Silenzio e udite or voi!... Napoleone

già s'avvicina alla fatale fine

che attende ogni tiranno!... Tutti i popoli

per lui e contro lui aprono le anime

alla coscienza! Or redenzione è il sogno

che acqueta tutto il mondo e il suo supremo

bacio fraterno è: La Santa Alleanza!

Dà il ricco l'oro e il povero dà il sangue,

dà il re la sua parola e la sua fede!

(un fremito di entusiasmo corre ed esalta tutti)

I FRATELLI

Noi morrem pe 'l re!...

Morremo per la patria! Le vite! I figli! L'oro,

ogni angoscia e dolore!

WORMS

Il «Tugendbund» è altare e tribunale!

Qui i martiri e i colpevoli convengono!

(a Crisogono)

E qui un colpevol venga!

(ai «fratelli»)

Giudicate!

Ed ecco il colpevole introdotto da Crisogono: è un giovinetto pallido, cogli occhi pieni di lacrime: sta ritto a capo scoperto innanzi ai capi. La sua estrema giovinezza strappa un mormorio di dolore e di sdegno.

È Jebbel, il mendicante!

I FRATELLI

Oh la vile esistenza! Oh gioventù già ignava!

Mesta e vinta coscienza se già colpa la grava!

(a un cenno di Worms si fa silenzio e Jebbel parla)

JEBBEL

(con angoscia)

Son Jebbel!... Jebbel sono, il mendicante!...

Io ho tradito Palm!... E per quest'oro!...

Ognor col mio rimorso!... Così vissi!

Col desiderio di gridare al mondo:

«Io ho tradito Palm!»... Così fanciullo

già sono un vile!... - Ma per la pietà

della mia vecchia nonna tacqui... È morta!

Quest'è l'oro per cui mi son venduto!

(e l'oro che il fanciullo istintivamente non ebbe mai il coraggio di spendere, l'oro di Otto, tenuto da lui nascosto sotto una pietra, Jebbel lo va a deporre sul tavolo della presidenza e ritorna subito dopo al suo posto ad attendere la sentenza – finalmente co' la coscienza calma. Passa un momento di silenzio. L'assemblea non si è ancora riavuta dallo stupore di quella confessione. Poscia scrosciano terribili e implacabili le grida. «Muoia! Muoia!»)

(ma un affigliato esce dalla folla e si smaschera. È Lützow: alla di lui vista l'assemblea si calma)

LÜTZOW

(ai capi)

Sia mio questo fanciullo!

(passa un altro momento di silenzio. I capi si consultano con Worms)

WORMS

(a Lützow)

Sì!

LÜTZOW

(ponendo una mano sulla spalla di Jebbel

Ti arruolo!

(la pietosa generosità di Lützow esalta l'assemblea)

I FRATELLI

Evviva Guglielmo Lützow, anima grande e grande cor!

Redento sei! Va', Jebbel, alla gloria!

Con Lützow vai sul campo dell'onor!

Vai laggiù dove eterno vive chi muor!

Crisogono introduce un altro personaggio. Costui tiene fra le mani una piccola scatola sul di cui coperchio è disegnata una croce. È il pastore Stapps.

(e il nome di Federico Stapps, che appunto in questi giorni riempie il mondo pe 'l folle e disperato tentativo di Vienna e per la sua coraggiosa fine, corre sulle labbra di tutti. L'assemblea si alza in segno di rispetto: il silenzio è profondo)

STAPPS

Era mio figlio nato col destino

d'una gran morte dentro all'occhio azzurro;

avea i capelli d'oro degli arcangeli

e dentro al cuore la dolcezza mite

che fa timidi i buoni e la fortezza

dell'amor patrio che fa i bimbi eroi.

(è fortemente commosso ma riesce a dominarsi e riprende il suo dire)

Vide un tiranno e la Germania infranta,

il mondo in sangue e in pianti contemplò,

chiamò – Pietà – l'idea cruenta e santa

ed alto il braccio per punir levò...

Morì!... A Schœnbrunn!... Lo vidi!... Era il mattino!

Forse in quell'alba d'incompiuto dì

vide compirsi il patrio destino

e come antico martire morì.

(presenta, baciandola, la scatola che contiene un fazzoletto bagnato nel sangue di Federico, suo figlio, e la depone sul tavolo soggiungendo)

Pria ch'ei confuso, giù, tra infami tombe,

raccolsi il sangue che il suo cor versò...

Qui scendo come a sante catacombe

e il sangue suo di martire vi do!

(un grande sussurro di pietà e di ammirazione accoglie le parole del vecchio)

I FRATELLI

Fiero, o vecchio, è il tuo dolor,

ma dolor sublime e santo;

è fecondo a glorie il pianto che l'amor di patria dà!

WORMS

(si leva, corre al vecchio e lo bacia in fronte vinto da grande entusiasmo, esclamando)

Il Tegendbund è catacomba!... Qui

ferve una fede!

(e rivolgendosi verso i «fratelli» grida)

I martiri non muoiono!

Eterni contro il mondo e il tempo...

(ma ad un tratto, nell'assemblea, tuona una voce che interrompe. È un adepto senza distintivi che ritto in piedi, isolato, mascherato e avvolto in un ampio mantello parla concitato e nello stesso tempo calmo, gli occhi scintillanti sotto i fori della maschera ed ostinatamente fermi su Worms)

FEDERICO

(da adepto)

O vili

parole! O falsa fede questa!...

(la sorpresa è terribile. Carlo Worms si arresta dapprima, poi contro l'incognito interruttore ripete più forte)

WORMS

A mille

verranno eroi!

FEDERICO

(da adepto)

(con ironia)

Eroi?!...

WORMS

Sì! Amor di patria

assolve.

FEDERICO

(da adepto)

(calmo)

È logica codarda!

WORMS

È un despota

fuor dell'umana legge!

FEDERICO

(da adepto)

E l'assassinio

puro lo fa!

WORMS

Ogni arma è santa!

FEDERICO

(da adepto)

No!

(e l'adepto, che ha presa così violentemente la parola, continua a dire con grande slancio e anche con strano accanimento contro Worms)

Arma pura anima pura

all'eroe che a morte va!

Santa spada alma sicura

al soldato che morrà!

Chiama eserciti la patria...

chiama eroi e libertà!

Tu un agguato e un assassino

offri invece e una viltà!

(allora dall'assemblea grida concitate si elevano in favore e contro)

ALCUNI

Silenzio! - Taccia!

(Worms livido guarda perplesso, mentre Crisogono urla)

CRISOGONO

Il nome sveli!

ALTRI

(gridano invece)

Parli!

WORMS

Chi sei tu dunque?

I CAPI

(si levano e intromettendosi tentano di troncare l'incidente sentenziando)

Al giudizio!...

WORMS

Chi sei?

FEDERICO

(da adepto)

(impavido, dominando tutto e tutti, stacca gli occhi da Worms con un gesto di supremo disprezzo e si rivolge a Stapps)

Sol di gloria sante splendono

or qui, o padre, le tue lacrime;

sono pure gemme e fulgono

onde il cuor trema a pietà.

(addita al Pastore Stapps e all'assemblea tutte le iscrizioni che coprono le pareti e soggiunge)

Ma là guardo, e una coorte

d'eroi spenti passar veggo!

Là divini nomi leggo!...

La coorte passa... va!...

Lungo sangue cola dietro

alle eroiche genti morte!

Là mirate quante lacrime

d'altri padri e madri smorte!...

Io là guardo a quelle lacrime

che altri padri pria versarono

ed io grido: Là è l'esempio!

Là è il mister del sacrificio!

Qui?...

(ancora terribile additando)

No!... Alla vision splendida

degli eroi morti in battaglia

la tua man fango raccoglie

e agli eroi codardi scaglia!

(e il dito teso verso Worms lo accenna all'assemblea con un gesto di accusa)

WORMS

(strappandosi la maschera con un grido minaccioso contro l'adepto)

Il tuo nome e il tuo sangue!

(l'adepto si toglie calmo la maschera)

CRISOGONO

(non credendo ai suoi occhi)

È Federico.

WORMS

Tu?

MOLTI

Federico Lœwe!

(molti giovani eccitati fanno l'atto di scagliarsi contro di lui)

WORMS

(si frappone gridando)

Niun lo tocchi!

(e mormora fra sé abbattuto e scoraggiato)

Ricke ha dunque parlato!

Sommo e triste è il silenzio! Worms si toglie il mantello e il berretto che consegna a Crisogono e in mezzo alla meraviglia di tutti rimane in atteggiamento umile, a capo scoperto avanti a Federico Lœwe. Rende ancora più penosa la sorpresa di tutti il modo dimesso con che Worms parla. Le sue parole non sono una ribellione alle offese ricevute, sono parole di una grande umiltà.

WORMS

Sia fatta la mia sorte!...

(con voce piena di dolcezza a Federico)

Che vuoi da me?

FEDERICO

(con impeto)

Io voglio la tua morte!

WORMS

(accenna ai distintivi del suo giubbetto che sono quelli della legione di Lützow «Cacciatori della Morte» e grida)

Morire?! Guarda! Io già son sacro a lei!

(e correndo entro la folla e traendo a sé Körner e Lützow, dice loro)

Ditegli Körner, Lützow, ch'io morrò!

FEDERICO

No! No! Il superbo orgoglio

d'una morte di gloria a te non voglio!

(rapidamente si accosta all'armario vi stacca due spade e ne getta una a Worms)

Tu qui morrai!... In guardia!

(e getta il mantello)

WORMS

Non voglio!

FEDERICO

(furibondo)

Tu non vuoi? Dunque hai paura!

Ah ben tu sei quel ch'io conobbi... l'uomo

scaltro agli agguati e vile... vile... vile!...

(Carlo Worms non risponde – guarda calmo, poi lentamente si lascia cadere in ginocchio avanti a Federico Lœwe)

Allora molti circondano Lœwe. Ognuno di quegli uomini che pregano non conosce viltà ed implorano ora contro un fratricidio nella imminenza della gran battaglia per la libertà. Sono Hasserodt, Lützow, Körner, tutti co' lo splendore in fronte del loro destino tragico e della loro gloria; è Gneisenau, Nettelbeck, Dœrnberg, Bærsch, Scharnhorst, e il malinconico Blücher, il violento De Stein, Glein, Villers, Gœvres, Kleist, Vogt, Förster, Bürger, Gentz, Jacobi... e tutti pregano.

I FRATELLI

Noi non vogliamo fra voi un fratricida!

Or questo sangue sparso è mal presagio!

Ha pianto; s'è umiliato; tu perdona!

Ma queste voci miti irritano ancora più Federico e lo fanno violento. Fuori di sé per quella umiltà di Worms, improvvisamente si abbassa e lo colpisce in pieno volto.

Con orrore si scostano tutti da lui: Worms si leva, sotto la terribile ingiuria, calmo sempre e raccoglie da terra rassegnato la spada che Federico gli ha gettata.

WORMS

Orsù, finiam! Codesto picciol odio

gran tempo sciupa! Io sono pronto!

(mentre Lützow, Körner e Bærsch fanno i preparativi, Worms fa cenno a Crisogono di avvicinarsi a lui e lo trae in disparte)

Ascolta!

Io morirò!... Ricke vedrai?

CRISOGONO

(volendo ad ogni costo non piangere e piangendo suo malgrado)

Vedrò!

WORMS

Ch'io morir volli le dirai!

CRISOGONO

Dirò!...

WORMS

(commosso al dolore della sua vecchia «Volpe di cuore», gli stringe forte la mano con suprema tristezza)

Suvvia la man, mia vecchia volpe, e addio!

Non già questa la morte

santa ed immacolata,

morte sublime e forte come gloria sognata,

col brando in pugno sì

ma sotto le grandi ale

della nostra bandiera!

Quest'era l'ideale!

E invece, muoio, qui,

con agonia d'inferno,

ed ho per mio destino

non il sole divino

del dì ma triste sera

e un duello fraterno...

Onde volente muoio!

CRISOGONO

O senior mio!...

(Worms vedendo che i suoi testimoni gli si avvicinano, saluta Crisogono e obbedisce impassibile ai testimoni; Lützow scelto come imparziale ha misurato con Körner e Bærsch il terreno; gli avversari sono posti di fronte)

LÜTZOW

Silenzio sul terreno!...

(ma allorché egli, il gran soldato, è per dare il sacramentale ordine dell'attacco «Risuonino i ferri!...» esclama invece)

Mi ripugna!

A me soldato questa spada grava!

Va' via!

(e getta lontano la spada aggiungendo)

Dell'avvenir dispero omai!...

Allora una soavissima DONNA appare improvvisamente, bellissima nella possanza della sua alta maestà. La sua voce è dolcissima ma improntata a profondo corruccio.

Così la bellissima DONNA co' la sua dolcissima voce rimprovera Lützow spingendo innanzi a sé il più amato dei suoi figli colme le braccia di gigli azzurri di campo.

UNA DONNA

Finché le vostre donne e i vostri prati

hanno di questi fiori

chi del destin di patria dispera?

(e spinge fra i combattenti il figlio. La sua apparizione fa correre un fremito in tutti. Lützow piega il ginocchio avanti a Lei. Federico e Worms si scostano e si inchinano e tutti la circondano sussurrando rispettosi prima, poi, a poco a poco, scoppiando in entusiasmo)

TUTTI

Nuova Thusnelda, in noi

rinnovi il fato ardito

che fatti i vinti eroi

sospinge a libertà.

Freme ne' nostri canti

per te l'inno bardito,

più gli occhi non han pianti,

non l'anime viltà!...

In te tutto s'aduna

avvenire e fortuna,

la speme e la vittoria!

Tu sei la nostra sorte!

Tu sei la nostra fede!

Tu sei la nostra gloria!

In te si spera e crede!

Urrà! Viva la morte!...

(e Lœwe e Worms gittano inorriditi le spade, ma le raccoglie il giovanetto, il biondo giovanetto dai gigli azzurri e ritorna ancora a loro quelle due spade! Non più per l'odio, ora sono spade brandite per la patria. Tale è il pensiero di quel giovanetto, e i due nemici per l'amore, fratelli per la patria, strette in pugno ancora quelle armi, abbracciati, gridano con voci che la commozione e la esaltazione di quel momento rendono sublimi)

TUTTI

Morir... morir... morir per la Germania!

Epilogo
Intermezzo sinfonico

È il terzo tramonto, l'ultimo, che avvolge la lugubre piana di Lipsia.
Qui la leggenda della germanica faida fu vinta da questo duello di giganti che la storia già definisce «battaglia delle nazioni».
La nebbia dell'ottobre come fitto velario si diffonde su tutto; copre sole, cielo, orizzonte e avviluppa la vasta landa. Tutto è grigio, tutto è invisibile, tutto si fonde in un vasto insieme indeciso: Liebertwoolkwitz e Wachau e i boschi di Gross-Posna. Lontano da Grimma il vento reca solo lo scalpitio di cavalli resi furenti e selvaggi dal terrore; da Rochlitz squilli di trombe richiamano i soldati sbandati, perduti, errabondi; su dal campo fievoli grida, fioche preghiere, gemiti di feriti e angosce e spasimi di moribondi!

Eppure qualche cosa di grande, di soprannaturale, avviene là e la folta nebbia arcana nasconde un grandioso mistero, imperocché cessano improvvisamente lamenti ed agonie.

Quale suprema visione dunque avviva la vostra morente pupilla, o nuovi eroi? Il cielo e la leggenda si confondono là in un supremo abbraccio di poesia, di sangue e di gloria co' la terra e la storia!

È Iwain, Lancillotto del lago, Vilagloil e tutti gli antichissimi eroi che sui candidi loro destrieri scendono dai mistici Walhalla per contemplare la rinnovata gloria di Hermann...

Voci misteriose e arcane sembrano espandersi intorno intorno; voci di anime vibranti di gloria come quelle dei bardi al tempo di Vilfred, di Werdomar, di Kerding e di Darmond; voci misteriose e arcane inneggianti: »O nuovi eroi, di noi più grandi, perché, noi eroi per la fede e l'amore, voi per la patria; noi per la leggenda, voi per la storia!...

E la bianca cavalcata aerea passa e si smarrisce alta nel cielo; e il silenzio e la gloria posano soli in compagnia dei morti sul tragico campo dove la leggenda fu vinta dalla storia.

Scena unica

Nella piana di Lipsia, fra Rochlitz e Grimma, il 19 ottobre 1813.
La battaglia, durata tre giorni, è finita. Sul campo omai abbandonato giacciono solo i morti, i feriti, i dimenticati.
A destra è un terrapieno denominato il Thonberg, dove intorno si è combattuto accanitamente: da lì Napoleone ha assistito alla battaglia.
Sul Thonberg esisteva un mulino da tabacco: ora non vi sono che rovine, cariaggi distrutti, cannoni smontati, ruote infrante, rovine d'uomini e cose dovunque; una miseria; il terrore.
La miscela delle uniformi e dei colori è bizzarramente e funebremente fusa nel sangue e nel fango; le divise di Merveldt, di Lichtenstein, dei partigiani di Thielman e quelle brune di Lützow sono confusamente mescolate a quelle dei cosacchi di Platoff, dei granatieri di Rajewsky e alle azzurre della gran Guardia di Napoleone e dei cacciatori di Lefevre-Desnouettes, dei lancieri di Krazinski, dei granatieri a cavallo di Guyot e delle giovani reclute di Ney. Oscure nuvole, nere, offuscano il tramonto; sorge densa una nebbia umida, afosa.
Lipsia nel lontano è sommersa in quel fitto mare di nebbie.

Due creature vagolano in quella semiombra di triste tramonto.

Una – selvaggia creatura – dai capelli sciolti in gran disordine – seminuda nelle spalle che una lacera camicia a stento ripara e le gonne bizzarramente allacciate alle gambe la fanno apparire come una antica sacerdotessa druidica vagante nella lugubre piana.

È Ricke.

Ricke, travolta entro alla bufera del glorioso dramma della sua patria, impavida fra stenti e angosce, audace contro il tempo e gli avvenimenti, trascinandosi dietro ai Cacciatori della Morte.

Sospinta Ricke così corre dietro il poema della sua vita, verso il suo destino che per ironia, ancora contro lei, ha fatto del suo amore e del suo odio, Lœwe e Worms, due fratelli; nell'abbattimento fatta ardimentosa dal suo amore, nella stanchezza selvaggiamente rafforzata dal suo odio, allucinata da speranza folle e tormentata inconscia da un orribile presagio.

L'altra creatura, un giovinetto, veste la divisa dei Cacciatori della Morte – ha i distintivi di tamburino; non ha berretto ma una gran fasciatura gli copre la testa dove egli fu ferito.

È Jebbel.

RICKE

(incitando Jebbel)

Cerca!... Rammenta!...

JEBBEL

Il loco

più non ravviso!...

(fa alcuni passi, guardando intorno)

(lontano per l'immenso piano, un lungo gemito si eleva e si perde)

Oh! Il fioco

lamento!

RICKE

È Il vento!

(ed anima coll'esempio Jebbel a ricercare ancora)

JEBBEL

(si arresta avanti al terrapieno)

Ecco! Lassù!...

(guarda attentamente e ravvisa il Thonberg)

Ecco il livido Thonberg!

Cogli occhi noti

alla vittoria, ai morti

lassù Napoleon la dimandava!

No! - Viva contro a lui

la libertà, la libertà marciava,

e ai fianchi avea

gli angeli della gloria:

- la patria e la morte! -

ed il livido Thonberg

allor tutto si tinse in rosso cupo

e per fuoco e per sangue!

Körner il canto!

Worms la bandiera!

Lœwe la spada!

Io sul tamburo

seguia battendo il fremito dell'inno!

Crisogono là vidi a un grande abbraccio

tender le braccia

e... cader morto!

Poi... morti morti tutti,

e il mio tamburo

ognor battea ma solo e senza canto

sovra il livido Thonberg

rosso solo di sangue!

RICKE

(si arresta fra i morti ai piedi del Thonberg)

Qui dunque? E più de' tuoi begli occhi spenti

nel dolce tuo guardar Ricke vivrà?

Qui dunque? E più, nei brevi baci ardenti

la povera tua Ricke ancor vivrà?

(stende le braccia verso quei morti, chiamando)

O morto! O morto!

JEBBEL

(impaurito ai gridi e ai gemiti)

Odi, lugubri gridi!...

RICKE

(disperata)

O morto! O morto!

JEBBEL

Odi, voraci gridi!...

RICKE

(singhiozzando)

Ah! Morto, morto!

JEBBEL

(improvvisamente si arresta)

Dio? Là sotto un gemito!...

(e accenna ai piedi del Thonberg)

(Ricke e Jebbel immobili, anelanti, ascoltano: infatti un fioco gemito perviene distinto fino a loro)

RICKE

(esaltandosi)

Sì, un gemito!...

JEBBEL

Laggiù!

RICKE

Odi!...

(tornano ad ascoltare)

Il silenzio è sommo.

(sconfortata)

Nulla!...

JEBBEL

(che ha continuato a cercare a piè del Thonberg, ad un tratto addita a Ricke un corpo insanguinato, esclamando)

Lœwe!...

(da quel corpo insanguinato esce ancora, l'ultimo indizio della vita, un soffio di dolore)

(Ricke accorre, si inginocchia, con una suprema dolcezza riesce a sostenere sovra il suo ginocchio la testa di Federico)

JEBBEL

(osservando con febbrile angoscia)

Lieve respiro!...

RICKE

(piena di speranza)

Ma respira!...

JEBBEL

Un'ombra

di vita sol...

RICKE

Ma vita... vita... vita!

Agli avamposti, Jebbel...

JEBBEL

Vo!

(è per allontanarsi, ma si sovviene della fiaschetta d'acquavite che tiene a tracolla, ritorna e la porge a Ricke)

Prendete!

(e corre via verso gli avamposti)

(Ricke, in ginocchio presso Federico, lentamente gli versa poche stille di liquore sulle labbra e spia ansiosa sul volto la vita che torna. Federico non apre gli occhi, ma al contatto del liquore trasale)

FEDERICO

(con un fil di voce - sempre gli occhi chiusi)

O tu che mi soccorri e sei pietoso

deh, dimmi tu...

(ma la voce si spegne e passa un momento di silenzio lugubre)

(Ricke avida ascolta ancora, finalmente in un sospiro Federico può dire)

...chi ha vinto oggi?

RICKE

Germania!...

FEDERICO

(dopo un momento di silenzio)

Oh, benedetto labbro!... Ancor!...

RICKE

Germania!

(di nuovo passa un momento di silenzio; un gran sospiro esce dalle labbra di Federico che mormora)

FEDERICO

O dolcissima voce e dolce nome!

Parlami ancor!

(ma Ricke vinta dalla commozione non può profferir parola e scoppia in lagrime)

Tu taci?...

(il silenzio intorno ai due è sommo; solo il singhiozzo di Ricke si eleva doloroso)

(il moribondo, in quel pianto dolorosissimo ha divinato Ricke: ed in un dolcissimo sospiro balbetta)

Tu sei Ricke!...

(e ripete ancora felice)

Ricke! Sei tu?

(e la sua voce in quella emozione si affievolisce)

RICKE

(versandogli ancora gocce di liquore)

Bevi la vita!

Amore, bevi!

FEDERICO

(si rianima e può finalmente fissare il volto di Ricke)

So l'infinita

e desolata

storia del tuo dolor!...

Lo so, lo so! Innocente!... Or muoio lieto!

RICKE

No! No! Vivrai! Alla tua vita io credo!

Se qui il signor mi trasse a te vicina

è perché noi dobbiamo amarci ancor.

Vivrai! Vivrai! Non ho sofferto invano!

Mai più ci lasceremo! Alfin sei mio!

FEDERICO

(con un gemito)

No. No... È finita!

(e la voce si spegne in un sospiro)

RICKE

(lo osserva e ancora lo fa bere, ma gli occhi di Federico tornano a chiudersi. Ricke dà in un grido di terrore)

Dio!

Muore! Muore!

(chiama gridando disperatamente)

Aiuto!... Aiuto!... Aiuto!...

(e ascolta avidamente verso gli avamposti. Ma il silenzio è sommo. Allora tutta la disperazione erompe dal cuore di Ricke in una suprema imprecazione contro chi fu la causa di tutto il suo dolore)

Ah, il maledetto!...

(ed è questa imprecazione disperata che penetra acuta, tormentosa nel cuore del moribondo e gli ritorna co' la volontà la forza di dire)

FEDERICO

Taci!... Quest'ora è pia!

Qui si perdona e oblia!

Qui spira arcano un soffio

che sperde ogni rancore,

che fa immortal chi muore.

È l'amore di patria!

Sull'odio che divide

sta questo amor possente.

Pugnar, cader ci vide

uniti un sol stendardo,

l'ultimo nostro sguardo

noi gli volgemmo insieme

avvinti eternamente

a una sorte, a una speme.

L'anima fatta buona,

sul labbro lo baciai!

Là cadde... È là... Perdona

com'io gli perdonai!

(Ricke obbedisce)

Cerca!... Poco lontano!...

(Ricke cerca oramai senza paura e senza ribrezzi fra i corpi morti. Improvvisamente nel rimuovere un vuoto gabbione si arresta e dà un grido. Essa ha di fronte il cadavere di Worms, che, cogli occhi ancora aperti, pare guardarla. Federico ha compreso che Ricke ha scoperto Worms e con tutte l'ultime sue forze tenta di sollevarsi e vedere)

Ah, tu l'hai scorto!

RICKE

L'asta nel pugno stretta!

Con occhi aperti! Prono!

Guarda com'un che aspetta...

FEDERICO

Aspetta il tuo perdono!

RICKE

(si china sul cadavere e vede che Worms ha nascosto sotto la giubba il drappo della bandiera strappandolo dall'asta pe 'l timore che avesse, morto, a cadere nelle mani dei nemici)

Ultimo suo pensiero

fu la bandiera!... Ascosa

entro al corsetto nero

sovra il suo cuore or posa!

(dalla giubba leva fuori la bandiera, e fissi i suoi occhi negli occhi del morto sta un momento assorta, poi si china pietosa e col drappo della bandiera gli chiude gli occhi, dicendo)

La pace, o Carlo Worms!

(e torna di nuovo presso Federico, morente)

(lontano un rumore sordo di armi, di soldati, viene a turbare gli ultimi momenti di Federico Lœwe)

FEDERICO

Che è questo, Ricke?

RICKE

(si alza e guarda all'orizzonte, guarda attentamente, poi esclama)

Laggiù! Laggiù nell'ultimo

confin, fra il mondo e dio

cavalca lenta ed alta

cupa un'apparizione!!

FEDERICO

(con un supremo sforzo per rialzarsi)

Voglio vedere anch'io!

RICKE

(sostiene Federico e lo aiuta a guardare)

Guarda!

FEDERICO

Napoleone!

(il sole cogli ultimi suoi raggi che infuocano tragicamente il cielo all'occaso fa risaltare in nere ombre la gran visione di un esercito in ritirata)

Passano i Granatieri muti sopra il morente sole! Non più il canto di battaglie vinte sulle vincitrici bandiere. Le squille delle bandiere, tese le ali, rassembrano ora uno stormo di uccelli atterriti che fuggono. Uno solo, tutto solo, su quel sole rosso, rosso di sangue, cavalca, la gran testa pensierosa abbandonata sul petto. È Napoleone. Dentro a quell'aureola sanguinosa di un tramonto, oramai tramonto egli pure, tutto solo cavalca co' la sua immensa gloria e la sua immensa sfortuna; lo seguono silenziosi i suoi generali e tutta quella grande ombra di cavalli, teste, piumati cappelli, armi, bandiere, su quel tramonto tragico, rassomiglia ad una gran fantastica cavalcata di spettri.

FEDERICO

O libera Germania!...

(così Federico, co 'la visione della patria libera, esala la vita fra le braccia di Ricke.

Senza lacrime essa distende con dolcezza il corpo amato e vi si accoscia vicina posando la testa su quel cuore morto in quella imminente notte, per lei prima notte nuziale ed eterna)

E sempre lontana intanto va, pe 'l rosso orizzonte, scemando la gran macchia nera di quell'esercito senza inni, senza canti.

Fine del libretto.

Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40 (W)

Locandina Prologo Scena unica Quadro primo Scena unica Quadro secondo Scena unica Epilogo Intermezzo sinfonico Scena unica