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Ginevra di Scozia

GINEVRA DI SCOZIA

Dramma eroico per musica.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Gaetano ROSSI.
Musica di Johann Simon MAYR.

Prima esecuzione: 21 aprile 1801, Trieste.


Personaggi:

Il RE di Scozia

basso

GINEVRA figlia del Re di Scozia

soprano

POLINESSO gran contestabile del regno

tenore

ARIODANTE cavalier italiano

mezzosoprano

LURCANIO fratello di Ariodante

mezzosoprano

DALINDA damigella

soprano

VAFRINO scudiere di Ariodante

tenore

Il GRAN SOLITARIO di Scozia

basso


Coro di Grandi del regno, Duci, Guerrieri, Solitari, Guardie reali, Soldati scozzesi, Soldati brittanni, Prigionieri irlandesi, Donzelle scozzesi, Popolo, Sgherri.

La scena è nella città di S. Andrea, capitale del regno di Scozia, e nelle sue adiacenze.

A sua eccellenza

Il signore signore Pompeo del S. R. I. conte Brigido di Bresowiz, libero barone in Marenfels ecc., ecc., di sua reg. ap. maestà effettivo consigliere intimo; ciamberlano, governatore, capitano civile e comandante militare della città e porto franco di Trieste.

La rispettosa impresa di questo «Teatro nuovo», il quale, sotto i benefici auspici dell'eccellenza vostra, viene felicemente ad aprirsi, mancherebbe a sé stessa non meno che all'ossequio dovuto al vostro sublime grado, se trascurasse di dedicarvi il complesso del primo spettacolo che viene a rappresentarvisi, ed a manifestare insieme, che il nuovo lustro ed ornamento che da ciò ridonda a questa nobilissima città, è uno de' graditi effetti delle tante cure di vostra eccellenza per renderla ogni dì più cospicua e famosa.

Se la dedica di uno spettacolo teatrale fosse un'occasione opportuna a tessere l'elogio delle vostre virtù e de' vostri meriti, ed a riandare i vantaggi reali che il vostro ben augurato, come ben sostenuto governo, ha resi a questa commerciante piazza marittima, brillerebbe anche in questa un qualche raggio almeno de' vostri alti pregi, e vi si scorgerebbe un lampo della sincera publica riconoscenza per l'ampliazione, a voi dovuta, delle relazioni commerciali, per l'incoraggiamento dell'industria nazionale, per l'allettamento di tante case estere che sonosi portate ad aggrandire il nostro commercio e la nostra popolazione; ma tuttociò, oltr'essere impresso ne' cuori, offenderebbe forse la vostra modestia con la quale solete voi tuttodì velare li magnanimi tratti delle vostre operazioni.

L'impresa adunque, piena di quella fiducia che sa ispirare il sublime genio, è la benevole propensione vostra per sostenere gl'impegni diretti al publico trattenimento ed al sollievo dalle cure delle occupazioni gravi, passa, come ad offerire divotamente, così a raccomandare caldamente all'eccellenza vostra questa ed ogni altra produzione che avrà l'onore di far porre su queste illustri scene.

Trieste, il dì 18 aprile 1801.

Atto primo

[Sinfonia]

Scena prima

Galleria nella reggia, corrispondente a vari appartamenti.
Il Re, e Grandi del regno sono tutti in varie attitudini di spavento e di desolazione: rivolti al cielo intuonano il seguente

[N. 1 - Introduzione]

CORO

Deh! proteggi, o ciel clemente,

le nostre armi, il nostro fato:

fa' che resti debellato

un nemico traditor.

RE

Ah! Ci fosse il duce amato!

ei sarebbe vincitor.

CORO

Ciel pietà...

(s'ode improvviso echeggiare di voci giulive e suono di marziali stromenti)

Ma qual si sente

suono festoso, alto clamore!

Dolce speme scende al cuore,

e cessando va il timor.

(s'aggirano per la scena, e vedendo comparire Lurcanio seguìto da due scudieri, gli s'affollano tutti intorno: ed egli presentandosi al re)

LURCANIO

Consolatevi, esultate;

di tremare ormai cessate:

col soccorso armato in campo

Ariodante è giunto già.

RE E CORO

(con giubilo)

Ariodante! Oh lieto evento!

Ah! Spedito un dio ce l'ha.

LURCANIO

Il suo braccio, il suo valore

il nemico abbatterà.

RE E CORO

Il suo braccio, il suo valore

il nemico abbatterà.

Recitativo

RE

Ah! L'impazienza mia,

Lurcanio, appaga in brevi accenti: ah dimmi...

LURCANIO

Signor, fino alle mura,

che al mio comando tu affidasti, giunti

eran già gl'Irlandesi. In fuga i tuoi,

non dal valor, dal numero sospinti,

al nemico cedeano oppressi e vinti:

quando inatteso il prode mio germano

che i Brittanni alleati

in soccorso traea, piombò su loro

e cominciavan già a piegare omai,

quando io col lieto annuncio a te volai.

RE

Prode, invitto Ariodante!

Oh sempre mio liberator!

LURCANIO

Permetti,

sire, che voli del germano amato

a divider la gloria ed i perigli.

RE

Va': trionfa con lui.

LURCANIO

Non dubitare:

vedrai bella vittoria

salvarti il regno, e accrescerti la gloria.

(parte co' due scudieri)

RE

Qual dolce speme! Ah sì! In sì lieto giorno

faccia fra noi ritorno

la gloria ed il piacer: lieto, e sereno

ci torni il core a respirar nel seno.

[N. 2 - Coro e cavatina Ginevra]

Il Re e i Grandi si incamminano per partire cantando in

CORO

S'apra alla gioia

contento il core,

lunge il timore,

rida il piacer.

Respira l'anima

in tal momento:

pace e contento

torna a goder.

(in questo esce Ginevra dal suo appartamento)

Scena seconda

Ginevra, Dalinda, Damigelle, e detti.

GINEVRA

Padre! Signor, t'arresta...

Quai liete grida!... Quale gioia è questa?

Quest'anima consola,

amato genitore,

dividi col mio core

il tuo contento.

Non mi fare un sol momento,

caro padre, più penar.

RE

Cara figlia...

GINEVRA

Parla...

CORO

Esulta...

GINEVRA

Ah! Perché!...

RE E CORO

L'eroe...

GINEVRA

Che avvenne?

RE E CORO

Ariodante al campo venne,

ei per noi sta per trionfar.

GINEVRA

(con gioia)

Egli venne! (Oh me felice!)

Padre... Amiche!... (Oh qual diletto!)

(Ti vedrò, mio dolce oggetto,

mi verrai a consolar.)

Recitativo

RE

Figlia: tutto intendesti;

a questo italo eroe, al nostro prode

liberator, sia cura tua, Ginevra,

nobil serto apprestar. Dalla tua mano

riceva intanto sì gentil mercede

al valor, all'onor, alla sua fede.

GINEVRA

T'ubbidirò. (Caro comando!)

RE

(a' grandi)

Andiamo:

già mi predice il core,

che il ciel di lui coronerà il valore.

(parte seguìto da' grandi)

Scena terza

Ginevra, Dalinda, Damigelle, che restano in disparte.

GINEVRA

(con espressione di contento)

Amica! Io vedrò dunque

oggi Ariodante mio! Di nuove glorie

carco ritornerà! Potrò bearmi

nel vederlo, in udirlo! Ah! In quel momento

quanto il mio cuor sarà contento!

DALINDA

Questo garzon straniero

ami dunque tu tanto?

GINEVRA

(vivamente)

Ah! Sì: l'adoro.

DALINDA

E che ne speri?

GINEVRA

Un dolce nodo.

DALINDA

E il padre,

credi, v'assentirà?

GINEVRA

Me ne lusingo.

DALINDA

Ed io ne temo: a un cavalier privato

un genitor sovrano

mai d'una figlia accorderà la mano.

Volgi ad un altro oggetto, che t'adora

ch'è di te degno, il tuo pensier. Rammenta

il grado tuo, gli affetti suoi veraci

l'amor, la fé di Polinesso...

GINEVRA

(con nobil sdegno)

Ah, taci

di lui non mi parlar. Te 'l dissi ancora,

aborrevole oggetto

Polinesso è per me: segua pur quello

che il ciel di me prescrisse. Il duca sprezzo

quanto Ariodante adoro.

Amor non cangio: è fermo il pensier mio.

Non replicar, già m'intendesti: addio.

(entra co' le damigelle nell'appartamento da cui uscì)

DALINDA

Già lo previdi: in van pe 'l duca amato

tentai quel cor, che in Ariodante è dato.

Scena quarta

Giardini reali.
Polinesso indi Dalinda.

[N. 3 - Scena e cavatina Polinesso]

POLINESSO

Quale m'affanna, e opprime

smania crudel!... Come feroce in petto

un geloso veleno

mi serpe, e straccia il cuor!... sempre felice

nell'amor, nella gloria

dunque su me trionferà Ariodante?

Ginevra! (Oh nome!) Oggetto

del più violento affetto,

invano adunque io t'amerò?... Spietata!

Troppo barbara pena

e un disprezzato ardore

tutta la sente, e non vi regge il core.

Se pietoso, amor, tu sei,

calma, oddio! gli affanni miei:

per te sol di tante pene

l'alma in sen respirerà.

Ah! Se m'ama il caro bene

qual per me felicità!

(in questo esce Dalinda)

Recitativo

POLINESSO

Dalinda!...

DALINDA

Mio signor!

POLINESSO

Ebben? Parlasti?

DALINDA

Parlai.

POLINESSO

(con impazienza)

Che n'ottenesti?

DALINDA

Nulla.

POLINESSO

(con sorpresa e rabbia)

Nulla?...

Adunque!...

DALINDA

Ad Ariodante...

POLINESSO

Basta: t'intendo (io fremo: all'arte) ingrata!

Non merta la superba

omai, né un mio sospir, né un mio pensiero:

DALINDA

Ah! Che dici, signor? Saria pur vero?

POLINESSO

Sì: quant'ella mi sprezza

la vuò sprezzar: al nostro antico amore

voglio tornare.

DALINDA

Tu mi consoli il core.

POLINESSO

Teco verrò nella vicina notte

al noto sito; ma da te, se m'ami,

un piacer desìo.

DALINDA

Parla, che brami?

POLINESSO

Conformi a quelle, che Ginevra adopra

spoglie tu déi vestir: componi il crine

eguale al suo; studia imitarla al fine,

e sembrar dessa: sul veron te 'n vieni

in guisa tal: l'usata scala abbassa,

io salirò: ed appieno

saran felici i nostri cuor nel seno.

DALINDA

Quale strano desir!

POLINESSO

Servi a una mia

folle illusion.

DALINDA

Ma almen...

POLINESSO

(fiero)

Resisti?...

DALINDA

Il posso?

POLINESSO

Dunque verrai?

DALINDA

Verrò.

POLINESSO

Giuralo.

DALINDA

Il giuro.

POLINESSO

(Sei nella rete.) Addio. (Oh mia vendetta,

questi audaci a punir piomba, e t'affretta.)

(parte)

Scena quinta

Dalinda.

Che pensa ei mai? Ah! Forse incauta troppo,

io gli promisi, oh, dove,

come mai trasporta

un fascino tiranno! In questo stato

d'una cieca passione

parlarmi invano al cor tenta ragione.

(parte)

Scena sesta

Vaste, magnifiche logge terrene, con vista de' reali giardini, pomposamente adornate pe 'l trionfo di Ariodante.
Grandi del regno, Guerrieri, Guardie reali, Popolo, che festosi precedono il Re, che viene con Ginevra, ch'è seguìta da Dalinda, che porta su un ricco bacile una corona di alloro, Damigelle, Polinesso è vicino al Re.

[N. 4 - Marcia]

Recitativo

RE

Figlia, gioisci, il vincitor fra poco

qui a noi verrà: del mio contento a parte,

e della gloria d'Ariodante nostro,

vieni Ginevra: assisa al fianco mio

ti veggan fra la gioia ed il piacere

(va sul trono con Ginevra)

il vittorioso eroe, le prodi schiere.

GINEVRA

(con gioia)

(Giungesti al fine, amabile momento!)

POLINESSO

(Cangerà quel piacer presto in tormento.)

(in questo s'ode da lontano un suono vivace di marziali stromenti, che va sempre avvicinandosi fino all'arrivo di Ariodante)

[N. 5 - Scena, coro e cavatina Ariodante]

RE

Egli già vien: da lunge

odo lieto clamor.

GINEVRA

Suoni marziali

rimbombano d'intorno.

(i grandi, i duci, i guerrieri vanno ad incontrare Ariodante)

GINEVRA

(Come mi balzi mai, tenero core!)

POLINESSO

(Celati in sen, geloso mio furore.)

Scena settima

Al suono di vivace musica marziale, cominciano a sfilare su la scena le schiere scozzesi, e brittanne, che conducono fra d'esse incatenati i prigionieri irlandesi: dopo compariscono i duci, e gli scudieri sopra superbi destrieri che portano le bandiere, e i trofei conquistati. Si vede poi comparire il carro trionfale, tirato da prigionieri Irlandesi, su cui è assiso Ariodante. Lurcanio co' scudieri lo segue: intanto da tutti si canta il seguente

CORO

Ecco l'eroe, ecco il guerriero,

viva il sostegno di questo impero,

la nostra gloria, il nostro amore,

lui, che la Scozia seppe salvar.

Di pace in seno, felice appieno,

lieta la patria può respirar.

ARIODANTE

(Per voi, tra l'armi intrepido

la morte cimentai:

di Marte i fulmini,

l'ire sfidai.

Dolce per voi

m'è il trionfar.)

(Ariodante discende dal carro servito da Lurcanio)

CORO

Viva l'eroe, viva il guerriero!

lui che la Scozia seppe salvar.

ARIODANTE

(Ma più del trionfo,

ma più dell'alloro,

tu fai, mio tesoro,

quest'alma brillar.)

CORO

Di pace in seno, felice appieno

lieta la patria può respirar.

Recitativo

ARIODANTE

(presentandosi al re)

Sire: vincemmo. Mai più bella, e intera

fu la vittoria. Omai

a temer più non hai nemico sdegno,

l'irlandese è distrutto, e salvo è il regno.

Ecco le opime spoglie, i prigionieri,

i trofei conquistati ecco al tuo piede:

del gran trionfo essi ti faccian fede.

RE

Guerriero eroe, quanto ti debbo, e quanto

meco tutta la Scozia! e gloria e pace

ci rendesti in tal dì: degna t'attendi

da questo grato core

a' merti tuoi mercede, e al tuo valore.

GINEVRA

E da me questo accetta,

(né discaro ti sia) nobile dono,

il valor colla fede in te corono.

(ad un suo cenno Dalinda presenterà la corona d'alloro, e Ginevra prendendola, ne cingerà l'elmo di Ariodante)

POLINESSO

(Il rancor mi divora.)

LURCANIO

(Oh felice Germano!)

ARIODANTE

(che si sarà inginocchiato per ricevere la corona, alzandosi con entusiasmo)

Ah! Questo dono

tutto è per me: con questo in fronte, ah quale

nemico a me regger potrà! lasciate,

anime grandi, a' vostri piè prostrato...

(per inginocchiarsi)

RE

(s'alza, e discendendo dal trono è seco Ginevra)

Sorgi, e mi porgi, o duce,

la vittoriosa destra: a questo seno

accostati, ed apprendi in quest'amplesso

quanto caro mi sei. Duci, guerrieri,

a voi d'illustre esempio

sia sempre un tal campione,

ed al vostro valor serva di sprone.

(parte seguìto da tutti)

POLINESSO

(Ah! Che io pace non ho, finché l'altero

non veggo oppresso, e in questo dì lo spero.

(segue il Re)

Ripresa della marcia

Scena ottava

Lurcanio e Dalinda.

Recitativo

LURCANIO

Dunque sempre spietata

sarai verso di me, Dalinda ingrata?

DALINDA

Con eterne querele

non m'annoiar, Lurcanio: un altro oggetto

prevenne questo cuore,

e in van da me pretenderesti amore.

LURCANIO

E sì franca me 'l dici?

DALINDA

E a che il dovrei tacer?

LURCANIO

Ma dimmi almeno

dov'è? Qual è questo rival felice?

DALINDA

Nomarlo a me non lice;

ma sappi, ch'egli è tale,

che ti faria tremare.

LURCANIO

Far Lurcanio tremar? Chi il potria fare?

Tranne Ariodante il mio german, non veggo

qual possa esser costui. Se pure esiste,

lo scoprirò. Vedrem, qualunque ei sia,

chi di noi tremerà: ma tu, crudele!

più del rival, tu sei

la cagion maggior de' mali miei.

[N. 6 - Aria Lurcanio]

Ah! Dov'è quell'alma audace

che involarti a me pretende?

Dal furore che m'accende

no, salvarsi non potrà.

Se sapessi quanto io t'amo!...

che te sol sospiro e bramo!...

così ingrata non saresti,

sentiresti almen pietà.

(partono da parti opposte)

Scena nona

Giardini reali, statue, fontane, viali, prospetto di reggia, ecc.
Ariodante e Polinesso.

Recitativo

ARIODANTE

(con sdegno)

Non più: lasciami, o duca, troppo omai

mi cimentasti, sì: soffersi assai:

Ginevra...

POLINESSO

(risoluto)

Ti tradisce.

ARIODANTE

E ancor l'ostenti?

POLINESSO

Affascinato amante! Io ti compiango:

non sai, quanto che sei

da Ginevra ingannato,

e quanto ch'io sono da lei riamato!

ARIODANTE

(agitato)

Tu?... Come?... Ah parla...

POLINESSO

Sì; sappi, che basta

che io lo voglia, e Ginevra,

per non sospetta e solitaria parte,

nelle segrete stanze sue m'accoglie:

seco trascorro l'ore

soavemente a ragionar d'amore;

e in mezzo a' nostri teneri colloqui,

il tuo credulo affetto,

misero amante! è a noi di riso oggetto.

ARIODANTE

(con impeto)

Ah! un mentitor tu sei. Di regia figlia

sogni, a macchiar l'onor, finti favori.

Con questo acciaro, audace,

(ponendo la mano sulla spada)

ti proverò, sì: sosterrò per lei,

che un vil bugiardo, e un traditor tu sei.

POLINESSO

Calmati! Vana ora

per ciò tenzon. Di'? Allor mi crederai,

quando, da te, se dico il ver, vedrai?

ARIODANTE

(Oddio! qual gel mi scende al cor!... Potrebbe

Ginevra!... Ah no: non è capace.) allora

sì, allor ti crederò.

POLINESSO

Ebben, fra poco

convincerti saprò. Di già la notte

si avvicina: là dove su deserta

remota via, le stanze di Ginevra

guardano della reggia al manco lato,

recati inosservato. Fra di poche,

e diroccate case,

t'appiatta, e osserva. Dimmi? Lì sarai?...

ARIODANTE

Ci sarò. (Quale ambascia!)

POLINESSO

(Or son contento.)

Non mancar...

ARIODANTE

Non temer. (Morir mi sento.)

[N. 7 - Duetto Ariodante-Polinesso]

POLINESSO

Vieni: colà ti attendo:

l'inganno tuo vedrai:

appien ravviserai

la mia felicità.

ARIODANTE

Verrò. Colà m'attendi:

ma per punirti, audace:

non è il mio ben capace

di tanta infedeltà.

POLINESSO

Ebbene, lo vedrai...

ARIODANTE

Confuso resterai:

POLINESSO

Quanto t'inganni!...

ARIODANTE

Menti...

ARIODANTE E POLINESSO

(Quanti mai contrari affetti

agitando il cor mi vanno!

Vacillando va quest'alma

fra lo sdegno, e fra l'affanno,

e più reggere non sa.)

POLINESSO

Io volo a' miei contenti!

ARIODANTE

Misero te, se menti...

POLINESSO

È troppo mio quel core...

ARIODANTE

T'inganni, traditore.

POLINESSO

Senti...

ARIODANTE

Non t'odo...

POLINESSO

Ascolta.

ARIODANTE

Che vuoi?... Taci una volta.

POLINESSO

Quando vedrai, che m'ama...

ARIODANTE

Ginevra tua sarà.

Insieme

ARIODANTE

(S'accresce la mia smania,

m'opprime il mio tormento.

Da mille furie l'anima

a lacerar mi sento:

che pena atroce e barbara!

Morire, oddio! mi fa.)

POLINESSO

(S'accresce la sua smania...

l'opprime il suo tormento.

Prova tu pur nell'anima

le furie ch'io vi sento.

Che angoscia atroce e barbara

penare, oddio, mi fa!)

(partono da lati opposti)

Scena decima

Vafrino, per la parte da dove entrò Ariodante.

Recitativo

Cielo! Come agitato

sembrava il mio signor! Quai tronchi accenti

gli sfuggivan dal labbro! In volto espresso

cupo dolor gli si vedea. Qual mai

ne sarà la cagion? Ei che d'ogni altro

dovrebbe esser più lieto, e più contento,

egli è infelice? E in così bel momento?

Ah! Forse, ed io ne temo,

e pur troppo sarà, tiranno amore,

fra la gloria, e il piacer, gli turba il cuore.

[N. 8 - Aria Vafrino]

Tremo agitato, e peno

in sì fatale istante,

e combattuto è in seno

da mille affetti il cor.

Pietà, timore, affanno,

or tormentando vanno

l'alma, che geme oppressa

dal più funesto orror.

(parte)

Scena undicesima

Notte con luna.
Prospetto da un lato della reggia, che riguarda parte disabitata della città, con verone praticabile. Dall'altro lato, delle case antiche e rovinose. Quasi in prospetto ponte sopra il fiume, che costeggia la reggia.
Ariodante, esce concentrato, a lento passo, poi Lurcanio.

[N. 9 - Scena e aria Ariodante]

ARIODANTE

Già l'ombre sue notte distese. Tace

tutto d'intorno... Avvolta

natura è in alta quiete... Odo soltanto

sommessa mormorar l'onda vicina,

e dell'aure notturne

il pesante aleggiar. Sonno e riposo

trova il mortal più misero ed abbietto,

ed io sol veglio, e ho mille furie in petto.

LURCANIO

(escendo)

Germano... ebben!...

ARIODANTE

(con sentimento)

Lurcanio,

se tu sapessi!... ah, parmi,

che avanzi alcun... Vieni... celiamci: in questa

volta io m'ascondo; in quella là tu resta:

non escirne se prima io non ti chiamo...

Abbracciami...

(s'abbracciano)

LURCANIO

Ah german! Molli di pianto

son le tue gote!...

ARIODANTE

(commosso)

Io... no... taci... (Oddio.)

Célati... va'...

LURCANIO

Caro germano!...

ARIODANTE E LURCANIO

Addio.

(vanno a nascondersi, Lurcanio in una volta lontana presso al ponte; Ariodante più abbasso della scena in faccia al verone)

Scena dodicesima

Polinesso, indi Dalinda sul verone, e detti.

POLINESSO

Ecco il momento, sacro

alla vendetta, all'ira mia.

(osservando)

Fra quelle

oscure volte il lunar raggio mostra

d'armi incerto splendor. Ei v'è: egli vede,

o almeno i torti suoi veder già crede.

Aborrito rival! Fremi! Sì: in breve

desolazione t'opprimerà. Io ne godo

ma già s'apre il verone.

(s'apre una porta, che è sul verone, e comparisce Dalinda co' le vesti e acconciatura di Ginevra)

POLINESSO

Ecco Dalinda...

vedila, e tutto il suo infernal veleno

ti versi or gelosia entro del seno.

LURCANIO

(sulla soglia della volta, e vedendo Dalinda che crede Ginevra)

(Giusto ciel!... Che vegg'io? Quella è Ginevra!)

DALINDA

(sottovoce)

Duca, sei tu?

POLINESSO

(forte per esser inteso da Ariodante)

Son io:

non dubitar, ben mio.

(Dalinda getta una scala di corda che attacca ad un sasso del verone)

LURCANIO

Germano sventurato!

POLINESSO

(salendo la scala)

Mia vita, eccomi a te. (Son vendicato.)

(salito Polinesso al verone, si vede Dalinda accoglierlo con segni di tenerezza, ed entrando con esso, chiude il verone)

Scena tredicesima

Ariodante che esce dalla sua volta, poi Lurcanio.

ARIODANTE

Che vidi!... Ohimè! La mia Ginevra!...

Oh nato cieco foss'io! Oh tormento!

La pudica Ginevra!... Oh pena! Oh troppo

verace indegno duca!

(con ira)

Ah! Ben sicuro

era di lei lo scellerato!

(riflette)

Ed io

ancor vivrò?... Ah! qual vita!...

(risoluto poi)

Sì: vendetta...

ma a qual pro?... nel mio stato

angoscioso infernale

nulla, nulla più vale. Altro consiglio

non ho, che quel d'un disperato. Ingrata!

Femmina rea! Oh tu la più fallace!

Eccoti ancora il sangue mio: sarai

paga, crudel.

(snudando il ferro per uccidersi, in questo Lurcanio esce rapidissimo, e togliendogli il ferro)

LURCANIO

Ohimè!... German, che fai?

Quale insania è la tua?

LURCANIO

Ohimè!... German, che fai?

Quale insania è la tua?

ARIODANTE

(con passione e sdegno)

Dammi quel ferro:

ah lasciami morir ~ vedesti?

LURCANIO

Vidi,

e chi fu il traditor?

ARIODANTE

(vivamente)

No 'l ravvisasti?

LURCANIO

No: no 'l potei.

ARIODANTE

Ne godo:

io solo, io solo, ma fra l'ombre, meco

porterò il mio segreto... Addio.

(risoluto e con forza)

Ah! Se m'ami,

s'hai pur di me pietà, se ti son caro,

dammi, io voglio morir, dammi l'acciaro.

Per chi vivere deggio?

Come a vivere si fa!

Ho perduto l'idol mio,

non ho più felicità.

Va': l'infida rivedrai,

le dirai, ch'io più non sono...

dille pur, che le perdono,

e che a morte sol mi trasse

la sua nera infedeltà.

Quale affanno!... Io più non reggo...

dammi il ferro... ah sì... si mora:

cerchi in van, ch'io viva ancora:

ad un'alma disperata

mai la morte mancherà.

(correndo sopra il ponte)

LURCANIO

Ah! T'arresta... che fai?

ARIODANTE

Addio... germano!...

(si lancia nel fiume)

Scena quattordicesima

Lurcanio, indi Guerrieri, Scudieri e Popolo con faci accese.

[N. 10 - Scena e aria Polinesso]

LURCANIO

Ah misero fratello!... Genti!... Ah forse

(disperato correrà sul ponte)

ei più non è... soccorso!... Ohimè germano!

(ne discende, aggirasi per la scena chiamando genti)

(intanto da vari lati escono persone con faci accese che accorrono a lui)

LURCANIO

Aita!... Ah forse ogni soccorso è vano.

CORO

Quali voci, qual rumore!

Quali grida disperate!

LURCANIO

(a tutti vicendevolmente con voce affannata e piangente)

Ah correte... Oddio! Volate!

CORO

Ma che avvenne?

LURCANIO

Amici... Ohimè!

Ariodante... più... non è.

CORO

(con sorpresa e terrore)

Più non è?...

LURCANIO

Alla reggia, amici,

la sua morte a vendicar.

CORO

(mentre s'avviano verso la reggia)

Sì: quest'armi, e destre ultrici

lo sapranno vendicar.

Scena quindicesima

Polinesso che viene dalla reggia, s'oppone loro, e in un tono maestoso e fiero.

POLINESSO

Olà! Fermate: e quali

in quest'ora, in tal luogo

tumultuose grida? Qual trasporto?

Indegni! Se periglio

sovrasta al mio signore,

cimentar pria dovrete il mio valore.

Audaci! Io sol m'oppongo

al vostro ardire insano,

difendo il mio sovrano,

e vi farò tremar.

Insieme

CORO

Del nostro duce amato

gemiam su l'aspra sorte.

LURCANIO

Del mio germano amato

gemiam su l'aspra sorte.

POLINESSO

(con affettato dolore)

Come?... Che dite?... Ah! Misero!

Che sento!... (Ah qual contento!)

Chi fu quell'alma perfida?...

(Son paghi i voti miei,

comincio a respirar!)

CORO E LURCANIO

Piangi con noi quel misero,

pera, chi il fe' mancar.

POLINESSO

Andiam: da noi vendetta

quell'ombra cara attende,

il mio furor s'accende,

si deve vendicar.

TUTTI

Cada ch'il trasse a morte,

si deve fulminar.

(tutti partono preceduti da Polinesso, e Lurcanio, verso la reggia)

Scena sedicesima

Parte di reggia corrispondente ad appartamenti: de' fanali accesi.
Il Re esce agitato. Due guardie restano al fondo, poi Ginevra in vestito semplice, colla testa senza ornamenti.

[N. 11 - Finale I]

RE

Sgombra, o cielo! dal mio seno

questo palpito affannoso:

la sua pace, il suo riposo

rendi al cor, che oppresso sta!...

CORO

di dentro

Oh caso barbaro!...

Oh duce misero!...

RE

Oh quali voci!... e quale

gelo m'inonda il petto!

CORO

di dentro

Vendetta orribile

quell'ombra avrà.

GINEVRA

(escendo)

Ah padre!... Ah padre mio!... calma il mio cuore:

qual tumulto!... non odi!...

RE

Ah figlia!... ignoro...

GINEVRA

Crescendo va' il rumore...

RE

Ah! sempre più s'avanza...

GINEVRA

Oh ciel! Che fia?

Chi s'inoltra!...

RE

Quai genti!...

GINEVRA

Qual terrore!...

Scena diciassettesima

Polinesso, Lurcanio, Duci, Guerrieri, Scudieri, Popolo s'avanzano dal fondo della scena.

RE

Che avvenne!...

GINEVRA

(presentandosi a loro)

Che si vuole?...

LURCANIO

(in tono feroce)

La tua morte.

RE

Come!... Che parli?...

GINEVRA

(atterrita)

Oh ciel!

LURCANIO

Ecco chi trasse

il misero Ariodante

disperato a morir; è dessa, amici:

(additando Ginevra a tutti)

la perfida è costei.

GINEVRA

Ferma... che dici?...

Ariodante morì!... Come!... Ah! che io moro!...

(s'abbandona a suo padre)

RE

Misera figlia!... Ah dite...

POLINESSO

Sire! Quale sciagura?

Qual perdita fatal!... per te impudica!

(Ah desti orror!) Del regno

per te l'amor perì, cadde il sostegno,

un amico io perdei:

tutto chiede vendetta: delle leggi

l'esecutor son io. D'esse paventa.

Tu che onestà, che amor, che fé violasti,

la giusta pena tua subir dovrai;

e infame, e su vil rogo, empia, morrai.

GINEVRA

Basta furia infernal, basta: t'invola,

fuggi dagli occhi miei: Mostro! ~ Non ero

abbastanza infelice

senza Ariodante mio,

che d'un colpo maggior d'ogni dolore

vieni, spietato, a lacerarmi il core?

Ginevra rea! ~ Ginevra infame? ~ Ah tutto

sì tutto a tollerar pronta son io:

rendimi, se lo puoi, più triste ancora,

sazia del tuo furor su me le brame;

ma rea non mi chiamar, non dirmi infame.

GINEVRA

Di mia morte s'hai desio,

versa tutto il sangue mio;

ma rispetta l'innocenza,

ma l'onor non m'involar.

CORO

Non vantare più innocenza,

più l'onore non vantar.

GINEVRA

Tu che vedi, o ciel clemente,

se quest'anima è innocente,

mi difendi in tal periglio,

per pietà non mi lasciar.

CORO

(Quegli accenti, que' lamenti

mi vorrian pietà destar.)

RE

(Al suo duolo, a' suoi lamenti

io mi sento lacerar.)

POLINESSO

(Al suo duolo, a' suoi lamenti

io mi sento consolar.)

GINEVRA

Ma voi tutti, oddio! Tacete!...

tutti ohimè! M'abbandonate!...

tutti, voi dunque m'odiate?...

Padre, almen...

RE

(Che pena amara!...)

CORO

No, signor, non l'ascoltar.

GINEVRA

(a tutti)

Dunque a voi non son più cara?

CORO

No.

GINEVRA

Non potrò sperar pietà?

CORO

No.

GINEVRA

Questo è troppo, avverso cielo!

Non resisto a tante pene,

insoffribil mi diviene

e la vita orror mi fa.

Le mie barbare vicende

desteranno un dì pietà.

CORO

Già t'attende la tua sorte...

Sciagurata!... che facesti!...

Va', impudica!... Vanne a morte,

desti orror... non fai pietà...

Atto secondo
Scena prima

Luogo remoto fuori della città, che corrisponde da un lato al mare, e dall'altro al bosco de' Solitari.
Vafrino che esce dolente dalla parte del mare, e poi Dalinda.

Recitativo

VAFRINO

Oh me dolente! Ahi! Lasso!

Dunque del mio signor l'esangue spoglia

rinvenir non potrò? Nel fiume invano

la ricercai. Dall'onde

gettata la sperai su queste sponde.

Vane lusinghe! Ah! Questo pianto mio

la potesse bagnar!... potessi!...

(in questo, di dentro s'ode un grido)

DALINDA

Oddio!

VAFRINO

Qual grido!

DALINDA

Aita!

Barbari!

VAFRINO

(osservando)

Che vegg'io?

Scena seconda

Dalinda, che esce scarmigliata fuggendo: due Sgherri co' pugnali nudi la inseguono, e Vafrino.

DALINDA

Pietà... la vita...

VAFRINO

Vili!... Contra una donna!...

(snuda la spada, e s'avventa contra gli sgherri che fuggono, ed egli l'insegue)

DALINDA

Io più non reggo...

la stanchezza... l'affanno...

Perfido Polinesso!...

VAFRINO

(ritornando)

Donna, sei salva.

DALINDA

(ravvisandolo)

Oh ciel! Vafrin!...

(ambi con somma sorpresa)

VAFRINO

(riconoscendola)

Dalinda!...

In quale stato!... In qual periglio!... Ah dimmi...

DALINDA

Se sapessi Vafrin! Che nero inganno!...

Che inaudita perfidia! Ah! Tempo forse

resta al riparo ancor: guidami altrove.

VAFRINO

Ma dimmi prima almen...

DALINDA

Tutto saprai:

orror ti prenderà, pianger dovrai.

[N. 12 - Aria Dalinda]

Tu vedi in me la vittima

del più crudele inganno;

comprendere l'affanno

non puoi di questo cuor.

Mi desta orrore un perfido,

mille rimorsi ho in petto:

sono a me stessa oggetto

d'angoscia, e di rossor.

(partono assieme)

Scena terza

Foltissimo e vasto bosco. Un sontuoso edifizio è da un lato con torri, e guglie. Esso serve di ritiro a' Solitari della Scozia; ed è parte nascosto dagli alberi, che ingombrano tutta la scena.
Ariodante comparisce dal fondo del bosco. Tutto dinota in lui una cupa passione; lentamente s'avanza immerso in profondo pensiero. Geme, sospira; poi, come scuotendosi, guarda attorno avanzandosi sempre.

[N. 13 - Scena dei Solitari]

ARIODANTE

Ove son io?... Dove m'inoltro! Quali

ombre opache diffonde d'ogni intorno

la tortuosa selva, e asconde il giorno?

Che silenzio profondo!

Muta qui par natura. Oh! Come tutto

qui spira un sacro orrore!

Come si pasce un cor nel suo dolore!

Questo, sì, questo è il luogo, che richiede

la mia desolazion. Dell'onde in seno

m'avria serbato il ciel da certa morte

per soffrir nuove pene? E che mi resta?

A tollerare ancor? Son giunti omai

al colmo i mali miei;

che soffrir più non so, tutto perdei.

Ah! Che per me non v'è

più pace, né pietà.

Povero cor! Di te che

che mai sarà!

(s'appoggia dolentissimo ad un tronco)

Scena quarta

S'apre la porta dell'edifizio, e n'escono molti Solitari, che vanno a disperdersi pe 'l bosco, fra alcuni di essi si scorge il Gran Solitario. Essi mostrano molto dolore, e sparsi pe 'l bosco, cantano in

CORO

Quale orror! Che infausto dì!

Chi mai non piangerà!

Ah! Dovrà perir così

senza pietà!

ARIODANTE

Quali flebili voci!...

Qual triste mormorar di mesti accenti!...

Eco forse risponde a' miei lamenti?

CORO

(avanzandosi)

Giusto ciel! Calma il rigor

a tanto lagrimar:

tanti affanni, tanto orrore

deh! fa' cessar!

ARIODANTE

Qual sciagura mai! Cielo! non erro.

Son io fra i saggi Solitari! Oh! Come

son essi immersi in alto duol! Che fia?

GRAN SOLITARIO

Oh misera Ginevra!

ARIODANTE

(Che sento!... Oddio!) Fermatevi: qual nome

in mezzo a tai sospiri fra voi risuona?

GRAN SOLITARIO

Quel della più infelice.

ARIODANTE

(vivamente)

Ed è?

GRAN SOLITARIO

Non sai!

Ginevra...

ARIODANTE

(impazientissimo)

Ebben!...

GRAN SOLITARIO

Oggi morrà...

ARIODANTE

(con sorpresa estrema)

Che dici!

Come? Parla, perché? (Cielo!)

GRAN SOLITARIO

Accusata

è la santa onestà d'aver violata...

ARIODANTE

Chi l'accusò?

GRAN SOLITARIO

Lurcanio.

ARIODANTE

Chi? Lurcanio!

GRAN SOLITARIO

Sì: un possente guerriero

germano a un prode eroe, la di cui morte

che immatura seguì, più della sua,

a Ginevra pesò.

ARIODANTE

(Perfida!) È certo,

morir dovrà?

GRAN SOLITARIO

Non è comparso ancora

per lei campione; e converrà, che mora.

ARIODANTE

(Oh mio caro germano,

troppo per me pietoso, a lei fatale!)

GRAN SOLITARIO

Guerriero ignoto, a te; dal ciel spedito

a caso qui non fosti. Eccoti un campo

onde eternar su i crini tuoi gli allori.

Va' la sublime impresa ardito imprendi;

e l'innocenza, e la beltà difendi.

ARIODANTE

(La beltà sì, non l'innocenza.)

GRAN SOLITARIO

Ebben?

Guerrier, che pensi?

ARIODANTE

(irrisoluto)

(Oddio!)

GRAN SOLITARIO

Lasciar potrai

perir tanta beltà?

ARIODANTE

(con vivacità)

No, no, giammai:

non perirà! (Come soffrir potrei,

ch'ella per me perisse!) Oddio! sarebbe

troppa inumanità: misera! Ancora

nel fior degli anni suoi... Tremante... in volto,

spirante orror... tratta al supplizio... Oh quale

immagine ferale!... Infame rogo

arder le belle membra!... Ah sì, si corra:

non si tardi, si voli: questo sangue

tutto a versar per lei pronto son io.

(Per lei che adoro ancor, ch'è l'idol mio.)

ARIODANTE

(al coro)

Se sapeste chi m'accende

tanto ardore, tanto affetto!

Se vedeste in questo petto,

vi saprei pietà destar.

ARIODANTE

Questo cor...

CORO

D'onor s'accenda.

ARIODANTE

Ah! l'amor...

CORO

La gloria ascolta.

ARIODANTE

(risoluto)

Ah! Sì, vadasi una volta

tanti affanni a terminar.

CORO

Per te rieda, un'altra volta

questo regno a respirar.

ARIODANTE

(al coro)

Mentre fra l'armi

sarò a pugnar:

voi, sacri carmi

fate echeggiar.

Dio! Che presiedi

alla vittoria:

tu mi concedi

valore e gloria,

m'assisti, e guidami

a trionfar.

CORO

Va'! Combatti: il ciel ti guida,

certo sei di trionfar!

ARIODANTE

(Ma... s'è rea!)

CORO

Che più t'arresti?

ARIODANTE

(E se cedo!...)

CORO

Il tempo vola...

ARIODANTE

(La vedrò...)

CORO

T'affretta...

ARIODANTE

Oddio.

Ah! Chi mai provò del mio

un delitto più crudele!

Mi ha tradito una infedele,

né la posso mai scordar.

CORO

Più s'accresce il suo periglio...

Va'! Trionfa... non tardar...

ARIODANTE

Ah! M'accende il suo periglio:

vo la morte a cimentar.

(parte accompagnato da' solitari fino al fondo del bosco, essi ritornano, e rientrano nell'edifizio)

Scena quinta

Giardini.
Il Re, poi Lurcanio.

Recitativo

RE

Qual orrida sciagura

piomba sopra di me? La cara figlia,

l'unica speme mia, de' giorni miei

il conforto, il piacer, io perderei?

Dove, dove si trova

un padre più infelice,

un più misero re?

LURCANIO

Sire...

RE

Lurcanio...

Ah! la presenza tua

mi fa gelar. A' benefizi miei

qual barbara mercé rendi, spietato!

LURCANIO

Io compiango il tuo stato,

ma la tua figlia aborro. Il mio germano

per lei perì, chiede vendetta...

RE

(Oddio.)

LURCANIO

L'ombra inulta placar su lei degg'io.

RE

Dunque!...

LURCANIO

Sia eretto il rogo.

RE

E sì barbara legge

eseguire io potrò?

LURCANIO

Lo devi.

RE

E parli

ad un padre in tal guisa?

LURCANIO

Io parlo ad un sovrano.

Sacra è la legge; e tu...

RE

Taci inumano!

La legge eseguirò. La cara figlia

verrà tratta al suo fato;

ma, forse saprà il cielo,

mosso a pietà del mio crudel affanno,

l'innocenza salvar, punir l'inganno.

[N. 14 - Aria del Re]

Tu mi trafiggi ingrato!

M'involi al cor la pace.

Non ti credea capace

di tanta crudeltà.

(Ah mi vacilla il core,

morire, oddio! mi sento:

ciel! Che crudel momento!

Del mio dolor pietà.)

(via)

Scena sesta

Lurcanio.

Recitativo

Aita pietà mi desti

sventurato mio re! Ma se la pena

che tu soffri è crudele, acerba e ria

minore della tua non è la mia.

Ombra del mio germano,

se a me t'aggiri intorno, ti consola.

È vicina, s'affretta

l'aspettata da te giusta vendetta.

(parte)

Scena settima

Gabinetti di Ginevra.
Ginevra circondata dalle sue Damigelle che la compiangono; poi il Re, con Grandi, Guardie, ecc.

[N. 15 - Scena e rondò Ginevra]

GINEVRA

Infelice Ginevra! ~ in qual cadesti

spaventevole abisso! ~ in un sol giorno

tutto perder così... Che più ti resta

per opprimermi ancor, sorte funesta?

RE

Figlia! Misera figlia!

GINEVRA

Ah! Padre mio!

RE

Vieni, vieni al mio sen...

GINEVRA

Tu piangi?...

RE

Oddio!

Come il pianto frenar! Vederti omai

presso a morir.

GINEVRA

Ah, che non è la morte,

padre, che mi spaventa:

morto Ariodante mio, l'amato bene,

insoffribil la vita a me diviene;

ma l'infamia! l'infamia!... ecco l'orrore

cui resister non so: padre, se m'ami,

dammi un ferro, un velen: morir desio,

ma qual vissi, innocente,

fida al caro Ariodante, di lui degna,

di te, di me medesma: Ah! Non negarmi

questo alla mia salvezza uffizio estremo!

RE

Figlia! Che chiedi? Io raccapriccio, e tremo.

GINEVRA

Padre, se ti son cara

tu non devi esitar. Co' giorni miei

finiran le mie pene,

tornerò a rivedere l'amato bene:

là, tra i fedeli amanti,

lieti, e felici istanti

seco al fine godrò: d'intorno a noi

regneranno i contenti,

alternerà il piacer: dolci momenti!

(con entusiasmo)

Ebbre l'anime nostre

del più vivace ed innocente affetto,

ci brilleran soavemente in petto.

A goder la bella pace

col mio ben m'invita amore.

Nel suo sen da tanto orrore

ei mi chiama a respirar.

Deh! Consola il tuo dolore,

frena il pianto, o padre amato:

moro è ver: ma sul mio fato

tu non devi sospirar.

Vo a goder la bella pace

col mio ben, in grembo a amore.

Nel suo sen da tanto orrore

ei mi chiama a respirar.

Sarai paga, avversa sorte!

(al padre)

L'ire tue non temo omai:

palpitar tu sol mi fai

nel doverti abbandonar.

Volo a te, mio caro bene,

le mie pene a consolar.

(parte seguita dalle damigelle)

Scena ottava

Il Re, Grandi, Guardie.

Recitativo

RE

Crudo cimento! Ah! Tu, pietoso cielo!

Che leggi nel mio cuore,

deh! muoviti a pietà del mio dolore;

e in sì fatal periglio,

porgi ad un genitor qualche consiglio.

(parte con guardie, grandi, ecc.)

Scena nona

Luogo magnifico della reggia.
Delle Guardie sono disposte per la scena: molti Grandi e Duci sparsi in attitudine di dolore, poi Polinesso, indi il Re con Ginevra, Damigelle ecc. I Grandi intanto intuonano il seguente

[N. 16 - Coro, scena e aria Polinesso]

CORO

Il sole all'occaso

s'affretta veloce;

oh! qual scena atroce,

allor che tramonta

succeder vedrà!

Un raggio di speme

più quasi non resta!

Di legge funesta

subire il rigore

Ginevra dovrà!

POLINESSO

Piangete, sì, gemete

fidi di un triste re, mesti vassalli:

giorno di pianto, e di terrore è questo,

(ma di gioia per me): quale funesto

spettacolo d'orror, qual scena amara

al cuor d'un genitor mai si prepara!

Eccolo... fa pietà... Seco è la rea!

Gemo su lor destino...

(Di mia vendetta il colmo è già vicino.)

RE

Polinesso, che vuoi?

POLINESSO

Dover crudele

mi guida a' piedi tuoi,

sconsolato mio re: dell'aspra legge

l'inviolabil rigor, sire, t'è noto.

S'affretta al fine il giorno, e vuol Lurcanio

da me, che delle leggi

sono l'esecutore,

al suo fato la rea, d'esse il rigore.

RE

Per soverchio dolore io vengo meno:

GINEVRA

(Si vendica il fellone.)

POLINESSO

Geme il mio cuor; ma principessa...

GINEVRA

Taci.

E tu dici di amarmi?... Al mio destino

m'abbandoni così? Vieni tu stesso

a condurmi all'infamia, a ingiusta morte?

Ti commove così, vil, la mia sorte?

POLINESSO

Non sai quanto mi costa;

ma del mio grado il dover sacro...

RE

Vanne:

quando giunga l'istante,

pronta sarà la figlia.

POLINESSO

Obbedisco signore: al comun pianto,

vedilo, unisco il mio: La tua sciagura,

che diviene pur mia, mi stringe il core,

m'empie di duol, d'orrore. Ah! Se valesse,

sire, tutto il mio sangue

per vederti contento, io 'l verserei.

Se morissi per te, lieto sarei.

Come frenare il pianto

a tanto tuo dolore?

Misero genitore!

Quanto mi fai pietà!

CORO

Dunque nel campo scendi.

POLINESSO

Che mi chiedete, oddio!

CORO

La figlia sua difendi.

POLINESSO

Amici, no 'l poss'io.

RE

Sei tu guerrier!...

POLINESSO

Me 'l chiedi?

RE

Vile! E tu tremi?

POLINESSO

(con forza)

Io tremo?

Non temo del cimento:

perigli non pavento:

per te, per voi, nel campo,

tu mi vedresti intrepido

la morte ad incontrar.

CORO

Dunque speme a lei non resta,

e perir così dovrà?

POLINESSO

Legge barbara, e funesta!

Oh dover di crudeltà!

CORO

Allontana il fier momento,

giusto cielo! per pietà!

POLINESSO

Principessa... sire... amici!...

in quel barbaro momento

il mio cor non reggerà.

(Alla fin sarò contento:

la superba omai cadrà.)

(parte)

Scena decima

Il Re, Ginevra, Donzelle, Guardie, indi Lurcanio con Polinesso.

Recitativo

RE

Figlia!

GINEVRA

Padre!

RE

Oh momenti!

GINEVRA

E ancora esiterai!

Un acciaro, un velen mi negherai?

RE

Risolvermi non posso.

Disperare non so.

GINEVRA

No: troppo grande

è il periglio e vicino.

LURCANIO

Sire, s'appressa l'ora,

ed il rogo innalzar non veggo ancora!

Che s'attende?

POLINESSO

Te 'l dissi,

sire, il mio cuor ne geme...

RE

(Ohimè!)

LURCANIO

Infedele

femmina rea, delle tue colpe indegne,

vien la pena a subir...

GINEVRA

Ah! Iniquo!... Ah padre!

Un ferro per pietà, compagne... amiche.

Chi mi dà un ferro?... Oddio!...

(aggirandosi per la scena)

LURCANIO

T'arresta.

RE

Io manco:

ah figlia! Ah pena amara!

POLINESSO

(A disprezzarmi, altera donna, impara.)

LURCANIO

Non più: guardie: si tragga

d'una giusta vendetta

la vittima al supplizio. È già vicino

a tramontar il dì, né ancor si vederti

guerriero, che s'opponga al valor mio,

che meco osi pugnar...

In questo comparisce...

Scena undicesima

Ariodante, in armatura negra col viso chiuso nella visiera, e detti.

ARIODANTE

Sì: vi son io.

[N. 17 - Quintetto]

Io la difendo. In campo

scenda l'accusator.

GINEVRA

Ah! che di speme un lampo

torna a brillare ancor!

RE

Figlia! Dal ciel protetta

vien l'innocenza ognor.

LURCANIO

Tarda la mia vendetta.

POLINESSO

S'accresce il mio furor.

Insieme

GINEVRA, ARIODANTE E RE

(Ah! Che nel sen mi palpita

tra mille affetti il cor!)

POLINESSO E LURCANIO

(Freme nel sen quest'anima:

sento avvamparmi il cor.)

Recitativo

LURCANIO

Guerrier, chi sei?

ARIODANTE

Son uno

che difende Ginevra. Eccoti il segno

della disfida.

(getta un guanto)

LURCANIO

(raccogliendolo)

Ed io l'accetto.

RE

Oh! prode

e generoso eroe! Tu, che ci apporti,

quanto che atteso men tanto più caro

necessario soccorso,

lasciati ravvisar.

GINEVRA

Dimmi? Chi sei,

pietoso mio liberator!

ARIODANTE

No 'l posso.

GINEVRA

Ma almen...

ARIODANTE

Ti basti, o donna,

esser difesa. Il mio sembiante e nome

dopo la pugna oso scoprir.

LURCANIO

S'affretti

adunque la tenzon. T'attendo. Il vedi?

(ad Ariodante, snudando l'acciaro)

Questo è del mio german l'invitto acciaro.

Guerrier, trema al suo lampo!

Le sue vendette oggi farà nel campo.

(parte)

RE

Giusta il costume, in libertà rimanga

colla figlia il campione.

(i grandi, i duci, le donzelle, le guardie vanno partendo)

Addio guerriero:

a te l'affido, e nel tuo braccio io spero.

Scena dodicesima

Ginevra, e Ariodante.

ARIODANTE

(Orribile momento!)

GINEVRA

Giacché la mia difesa,

con magnanimo cuore,

imprendesti, o guerrier, certo sarai,

che innocente son io,

che oltraggia vil calunnia l'onor mio.

ARIODANTE

(Che audacia!)

GINEVRA

Il ciel ch'è giusto

vincer ti farà! Chieder poss'io

grazia da te?

ARIODANTE

Favella.

GINEVRA

Io sono allora

conquista tua. Guerrier! Se generoso

tanto tu serbi il cor, cedi a' miei voti,

rinunzia al dritto tuo. Tienti gli stati

e le dovizie, che sarian mia dote;

ma in libertà dolente

lascia gli sventurati affetti miei,

che amarti, anche volendo, io non potrei.

ARIODANTE

(con forza)

Come?

GINEVRA

Non ti sdegnar...

ARIODANTE

(Quanto l'infida

ama ancor Polinesso...) Amante, o donna,

forse saresti?

GINEVRA

(con trasporto)

Ah! Sì.

ARIODANTE

E questo tuo

sì sfortunato amante

dov'è? Che fa? Per te non s'arma?

GINEVRA

Oddio!

Tu mi laceri il core:

misero! Ei più non è.

ARIODANTE

(vivamente)

Che?...

GINEVRA

Fu Ariodante.

(Nome adorato!) L'amor mio primiero

e l'ultimo sarà...

ARIODANTE

(Ah! fosse vero!)

Ma pur dice ciascuno,

che tu fosti cagion della sua morte.

GINEVRA

Ah! Che vero non è: io te lo giuro

per quanto di più sacro vi ha fra noi.

Oh mio guerrier! Se vuoi

alla tua gloria porre il colmo, vanne:

combatti, vinci. Eterna la tua fama

rimanga in questi lidi:

salvami dall'infamia, e poi... m'uccidi.

ARIODANTE

Cielo! Che incanto è questo!

Come par vero quel dolor!

GINEVRA

(osservandolo)

(Favella

agitato tra sé...)

ARIODANTE

(Ma s'ella è rea!...

Nulla comprendo, e il core

mi sento lacerar...) Ginevra!...

GINEVRA

Ebbene!

Accordi al mio dolor di questa destra

la libertà?

ARIODANTE

Sì: tutto accordo.

GINEVRA

Ah! meno

da sì bel cor non m'attendea... Permetti

che a' piedi tuoi.

(volendo inginocchiarsi)

ARIODANTE

(trattenendola)

Sorgi... Ginevra, dimmi?

Sei tu innocente in vero? Al tuo campione

svela tutto il tuo cuor.

GINEVRA

(con nobiltà)

Tu, mio campione,

puoi dubitarne?

ARIODANTE

(Oddio!

Che smania! che martir! che stato è il mio!

Ed Ariodante solo, amasti?

GINEVRA

Vivo

come ognor l'adorai, l'adoro estinto,

né sarò d'altri...

ARIODANTE

(con trasporto)

Ingrata!...

GINEVRA

(vivamente)

Che parli tu?...

ARIODANTE

(Cielo! Che dissi! Ah quasi

mi tradisce il trasporto: essa m'incanta;

né so, come più a lei

mi sforza a prestar fé, che agli occhi miei.)

GINEVRA

Guerrier, che hai tu? Cotanto

perché fra te ragioni? E quali sguardi

vibri dalla visiera? A che smanioso

tanto così t'aggiri?

Perché celar mi vuoi fin quei sospiri?

Parla...

ARIODANTE

Non più! Mi lascia...

GINEVRA

Lasciarti?...

ARIODANTE

Sì... Non sai

quanto la tua presenza è a me funesta.

GINEVRA

Come?... Che dici?... (Ohimè) Senti: t'arresta...

(Qual larva lusinghiera!... Ah! Se dall'ombre

tornassero gli estinti...

Quelle smanie... que' detti) Oh mio guerriero!

Misero forse sei, come son io?...

ARIODANTE

Lo son...

GINEVRA

Perché?...

(vibratissimo questo pezzo)

ARIODANTE

Non sai!

GINEVRA

Spiegati...

ARIODANTE

Addio...

[N. 18 - Duetto Ginevra-Ariodante]

GINEVRA

Per pietà! Deh! Non lasciarmi:

calma, oddio! la pena mia:

scopri a me quel volto in pria,

e poi vanne a trionfar.

ARIODANTE

Questo volto non vedrai,

se non cado al suolo estinto:

di mortal pallor dipinto

ti farà d'orror gelar.

GINEVRA

E così di vincer speri?

ARIODANTE

Pugnerò per te da forte...

GINEVRA

E così mi togli a morte?

ARIODANTE

Vince solo chi difende

la ragion...

GINEVRA

(con nobiltà e forza)

Tu la difendi.

ARIODANTE

Ah! Che dici!... Io!... No!... paventa!

GINEVRA

Non paventa l'innocenza:

questo cor non sa tremar:

ARIODANTE

(Come vanta l'innocenza!

Cosa deggio, oddio pensar?)

GINEVRA

Guardami almen...

ARIODANTE

Deh! Taci...

GINEVRA

Ma vincerai?...

ARIODANTE

No 'l so.

GINEVRA E ARIODANTE

Che palpiti atroci

nel seno mi sento!

Che smanie feroci!...

Qual nuovo tormento!

Mio povero cuore,

sei nato a penar.

ARIODANTE

Si vada...

GINEVRA

Parti?...

ARIODANTE

Il debbo.

GINEVRA

Senti...

ARIODANTE

Che vuoi?

GINEVRA

Ti svela...

ARIODANTE

Paventa.

GINEVRA

Invano...

ARIODANTE

Io sono...

GINEVRA

Chi sei?...

ARIODANTE

Trema!...

GINEVRA

Voglio...

ARIODANTE

Lo vuoi? Sappi...

GINEVRA

Qual suono!...

(mentre è per alzare la visiera s'ode di dentro la tromba)

ARIODANTE

Ecco la tromba... Addio...

Vado per te a morir.

(egli parte velocemente)

GINEVRA

Senti... T'arresta... Oddio!

Che barbaro martir!

(compariscono da un lato le damigelle, dall'altro avanzano le guardie, e Ginevra confusa, desolata, parte tra le due damigelle, seguìta dalle guardie)

Scena tredicesima

Gran piazza della città. In mezzo steccato pe' combattenti.
Rogo da una parte, logge all'intorno piene di Popolo spettatore. Una nel prospetto pe 'l re, e Grandi.
Al suono di musica flebile, segue gran marcia, in cui comparisce Polinesso armato d'usbergo, ed elmo, co' Grandi. Poi da un lato Lurcanio, indi dall'altro Ariodante, ambo seguìti da due Scudieri, che portano la spada e lo scudo. Poi il Re con Ginevra, seguìti da' Grandi, Damigelle ecc.
Intanto si canta il seguente

[N. 19 - Coro]

CORO

generale

Oh giorno di spavento!

Oh istante di terror!

Vicino al gran cimento

mi trema in seno il cor!

CORO

di duci che viene con Lurcanio

Vendica un'infelice,

pera la traditrice!

Eccoti al gran momento:

àrmati di valor...

CORO

de' Grandi che accompagna Ariodante

Difendi una innocente,

consola un re dolente,

il ciel nel gran cimento

ti renda vincitor.

Il Re prende il suo posto: lo stesso fanno i Grandi. Polinesso vicino al Re, Ariodante, e Lurcanio si situano alle due parti laterali dello steccato: i loro Scudieri sono appresso loro. Ginevra rimane in piedi vicina al Re in mezzo alle sue Damigelle.

Recitativo

RE

Popoli! Al gran cimento ecco la figlia

del vostro re. S'ella è innocente, o rea

il ciel, ch'è giusto, in breve

nel valor scoprirà de' due campioni.

Ora sulla tenzon, duce, disponi.

POLINESSO

Lo steccato si chiuda...

s'armino i due guerrieri.

(Lurcanio abbassa la visiera e prende lo scudo, e la spada)

(a Ginevra)

E tu il costume

adempi, o principessa.

(Oh quale in tal momento

palpito ignoto, ed angoscioso io sento!)

GINEVRA

(prende la spada, e poi lo scudo dallo scudiero, e porgendolo ad Ariodante, che se n'arma)

Ecco de' torti miei

l'acciar vendicator: ecco lo scudo:

t'anima, o mio guerriero,

l'innocenza difendi...

ARIODANTE

(Ah! Non è vero!)

POLINESSO

Prodi campioni, entrate...

LURCANIO

(entrando nello steccato)

Ecco l'istante

in cui vendicherò l'ombra diletta

del mio caro germano.

ARIODANTE

(entrando nello steccato)

(Dalla fraterna mano

ora estinto cadrò.)

GINEVRA

Cielo! Tu assisti

il mio campion! Possa l'onor salvarmi.

POLINESSO

Olà! Squilli la tromba.

(una trombetta suona la tromba)

LURCANIO

All'armi...

ARIODANTE

All'armi...

Combattono; in questo si vede aprire la folla e comparire...

Scena quattordicesima

Vafrino e detti.

VAFRINO

Fermatevi, guerrieri.

(al Re)

Consolati signore

la tua figlia è innocente. Il traditore,

che ordì contro di lei la più vil trama,

popoli, inorridite, è Polinesso.

POLINESSO

Come!

RE

Che sento!

GINEVRA

Oh mostro!

ARIODANTE

Ah scellerato!

POLINESSO

(Io mi perdo: l'usato ardir mi manca.)

Vile scudier, che inventi tu?

VAFRINO

(verso la scena)

Dalinda:

vieni: ti mostra, il traditor confondi.

Scena ultima

Dalinda, che corre ad inginocchiarsi avanti Ginevra, e detti.

POLINESSO

(Che veggo! Ah son perduto!)

VAFRINO

(a Polinesso)

Or, che rispondi?

DALINDA

Delle frodi d'un empio, principessa,

la complice in me vedi. Io quella sono,

che nella scorsa notte

comparvi sul veron co 'le tue spoglie;

che nelle stanze mie così l'accolsi.

Mi sedusse quel perfido. Io l'amava:

sì barbaro, sì vil, no 'l sospettava;

e poi l'empio, in mercede,

a trucidarmi a' sgherri suoi mi diede.

RE

Fellon!

LURCANIO

Oh inganno!

GINEVRA

Ah furia!

ARIODANTE

Oh! Traditore.

POLINESSO

(Tutto è scoperto: ohimè!) E quali fole!

Scellerati, fingete!

RE

Iniquo!

POLINESSO

È falso

quanto afferman costor. Con questo acciaro

le lor menzogne ad ismentir son pronto.

Ov'è, chi meco, audaci, si cimenta?

ARIODANTE

Vi son io, traditor, vieni, e paventa.

POLINESSO

Vengo... (Necessità mi renda ardito.)

(scende, prende dal suo scudiero lo scudo, si cala la visiera, ed entra nello steccato, da cui esce Lurcanio)

ARIODANTE

All'armi.

(combattono)

GINEVRA

Il cielo

già fulmina la frode.

(Ariodante disarma Polinesso, ed atterrandolo, gli presenta la spada alla visiera)

ARIODANTE

Mori, fellon...

POLINESSO

Ferma, guerrier.

ARIODANTE

Confessa

il tradimento, o che t'uccido.

(come sopra)

POLINESSO

(Oddio!)

Sì: Ginevra è innocente, e il reo son io...

RE

Perfido!...

POLINESSO

Mi punisci.

Sire, merto la morte. Io più non reggo

alla violenza de' rimorsi miei,

all'orror di mia colpa. Ambizione,

amore, gelosia,

mi reser traditor. Pentito or sono;

imploro colla morte il tuo perdono.

RE

Alzati, sciagurato.

Alzandosi il Re discenderà dal trono, correrà ad abbracciare la Figlia: seco discendono i Grandi con segno di giubilo.

GINEVRA

Oh padre!...

RE

Oh figlia!

Vieni al mio sen: sei salva.

GINEVRA

Salva è la fama mia. Son paga. Io vado,

se me 'l concedi, in solitaria parte

il mio caro Ariodante a pianger sempre;

e i pochi e tristi giorni,

che lascerammi il mio dolor crudele,

pensando, ognor a lui, viver fedele.

RE

Che pensi?

ARIODANTE

Ah no! Ginevra...

GINEVRA

Oh! guerrier generoso,

che per me tanto oprasti,

che mille mi destasti

palpiti ignoti al cor; Tu che di speme

un raggio lusinghier... Me 'l promettesti...

sei vincitor... La tua parola attieni...

Scuopri (calma il mio cor) quel tuo sembiante.

ARIODANTE

(s'alza la visiera e inginocchiandosi avanti a Ginevra)

Ginevra! Anima mia! Vedi Ariodante.

[N. 20 - Finale (duettino e scozzese)]

Apri, mia vita, i lumi,

ritorna a respirar.

(Ginevra, nel trasporto della sorpresa e del giubilo, cade nelle braccia del padre, assistita dalle damigelle)

GINEVRA

(rinvenendo)

Come?... Tu vivi!... Oh numi!...

Ah temo di sognar!...

ARIODANTE

Mio ben!...

GINEVRA

Sei tu?...

ARIODANTE

Son io...

GINEVRA E ARIODANTE

Ah! che più dolce istante,

no, non si può provar!

POLINESSO

Confuso in tale istante,

non oso i lumi alzar.

RE

Figli! Al mio sen venite,

di tante pene amore

vi possa consolar.

CORO

Oh! giocondo e lieto giorno!

Dolce amabile momento!

Ah! nel seno appien contento

sempre il cor ci brillerà!

GINEVRA

Caro ben! Tu mio sarai!...

Dal mio sen mai partirà!...

Ah! Che un'anima felice

più di me, no, non si dà!

CORO

Oh! giocondo e lieto giorno!

Dolce amabile momento!

Ah! nel seno appien contento

sempre il cor ci brillerà!

POLINESSO

Per voi sempre alterni amore

fra il piacer contente l'ore.

Deh! scordate i falli miei,

e felice il cor sarà.

CORO

Oh! giocondo e lieto giorno!

Dolce amabile momento!

Ah! nel seno appien contento

sempre il cor ci brillerà!

ARIODANTE

(a Ginevra)

Ah! che a stringerti al mio seno

dal piacer io vengo meno...

Alme belle, voi lo dite

se v'è ugual felicità!

CORO

Oh! giocondo e lieto giorno!

Dolce amabile momento!

Ah! nel seno appien contento

sempre il cor ci brillerà!

Fine del libretto.

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