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Il giuramento

IL GIURAMENTO

Melodramma in tre atti.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Gaetano ROSSI.
Musica di Saverio MERCADANTE.

Prima esecuzione: 11 marzo 1837, Milano.


Personaggi:

MANFREDO conte di Siracusa

baritono

BIANCA di lui consorte

contralto

ELAÌSA dama straniera

soprano

VISCARDO di Benevento

tenore

BRUNORO

tenore

ISAURA dama di Bianca

soprano


Cori: Gentiluomini, Cavalieri, Scudieri e Domestici di Manfredo, un Maggiordomo, Paggi e Damigelle d'Elaìsa.

L'azione è in Siracusa nel secolo XIV.

Argomento

Manfredo, conte di Siracusa, amò ed ottenne in isposa Bianca, figlia di Ruggiero, barone di Catania. Ella obbedì al comando paterno; ma in segreto ella amava un giovine cavaliere straniero, che di lei non conosceva che il nome, e al quale, dovendo repente seguire lo sposo a Siracusa, non poté dire nemmeno un addio. Virtuosa, rassegnata ella sofferiva l'indifferenza, l'orgoglio, la gelosia del capriccioso consorte, e si confortava co' le rimembranze del tetto paterno e del primo e innocente amor suo. Brunoro, segretario e favorito di Manfredo, osò alzarsi fino a lei, amarla, chiederle amore. Bianca lo respinse, minacciò; e Brunoro, fremente allontanossi per alcun tempo.

Corso era un lustro: una ricca, avvenente dama di Francia soffermava in Siracusa. Il di lei palazzo era convegno della più cospicua e galante gioventù: feste, conviti, e danze si succedevano. Elaìsa era l'amore di tutti, e Manfredo n'era più che altri invaghito, e in tutto a lei s'affidava. Ella percorreva la Sicilia onde scoprire una giovine figlia di capitano aragonese, che a' di lei prieghi e pianti aveva ottenuto dal padre la vita di quello di lei, che combattea per l'Angioino. Nel nobile entusiasmo di sua riconoscenza, Elaìsa avea giurato in suo cuore alla giovine fede e guiderdone, e donato un'effigie sacra in memoria, e per riconoscersi a un tempo. Ne' di lei viaggi, Elaìsa, su gli Appennini, assalita da' fuoriusciti, venne salvata da Viscardo, profugo, unico superstite della proscritta famiglia de' duchi di Benevento: ella lo amò ardentemente. Viscardo era triste di non poter corrispondere al vivo affetto d'Elaìsa, che, per sottrarlo alle insidie de' nemici, a' sospetti di Manfredo, di lei fratello, morto credere lo faceva. Un primo amore, infelice, insuperabile, sempre caro, si celava nel cuore di Viscardo. Ei baciava appunto un ritratto dell'adorata sua donna in un viale remoto, allorché Brunoro, che militato aveva sotto il duca di Benevento, lo sorprese, e riconobbe Bianca in quel ritratto, e l'oggetto dell'amor di Viscardo. Meditò allora il perfido sua vendetta su Bianca.

A tal epoca comincia l'azione. L'incontro di Viscardo con Bianca, il furor di Elaìsa, guidata da Brunoro, che li sorprende, lo scoprimento dell'effigie, la riconoscenza, la generosità, la fede al giuramento d'Elaìsa, i di lei virtuosi sforzi onde salvar Bianca dalla morte destinata da Manfredo, che infedele la crede per un foglio intercetto da Brunoro, l'eccesso d'amore e di fede di cui vittima soccombe, formano gli episodi.

L'argomento è tratto da un dramma francese di Vittore Hugo, intitolato Angelo. I cangiamenti di località, di nomi, di qualche carattere e situazione, si rendevano necessari. La sollecitudine co' la quale si dovette conformarlo pe 'l teatro musicale ottenga venia alle parole.

Atto primo
Scena prima

Palazzo d'Elaìsa, a sinistra, con scalinata. L'atrio, e i superiori appartamenti si scorgono disposti a festa notturna. Viali alla destra. L'avanti della scena presenta un padiglione. Nel fondo spiaggia del mare.
Musica di danza dal palazzo. Barche alla spiaggia. Gentiluomini che s'aggirano; poi Viscardo, indi Manfredo e Brunoro.

[N. 1 - Preludio e Coro d'introduzione]

CORO

Odi: ogni intorno echeggiano

suoni giulivi e canti.

(verso il palazzo)

Vedi sparir, succedersi

festevoli danzanti.

Qui di piacer, di gioia

tutto è sorriso, ardor.

Tra vaghi incanti è questa

la reggia dell'amor.

Ad Elaìsa onor!

Regina della festa,

e dèa di tutti i cor...

Ad Elaìsa onor!

(si disperdono)

[N. 2 - Cavatina]

VISCARDO

(sospirando alle ultime parole del coro)

La dèa di tutti i cor!

ed ella il mio sol brama!

E, fido a un primo ardor

il mio non l'ama.

(con trasporto)

Bella, adorata incognita,

a me chi ti rapì?

Il tuo Viscardo, misero!

te cerca da quel dì.

Trovarti... rivederti

un solo istante ancora.

Udir, io t'amo... dirtelo!

morte fia dolce allora.

Privo di te, più vivere

non potrei omai così...

(s'interna pei viali)

[N. 3 - Coro e Cavatina, Recitativo]

VOCI

Elaìsa! Elaìsa!...

(dal palazzo e da' viali arrivano gentiluomini e dame)

Ov'è? si cerca... sparve.

Forse aggirarsi gode

sotto ignota divisa.

Ecco Manfredo.

MANFREDO

(osservando intorno)

E neppur qui Elaìsa!

Senza di lei che l'animava, or muta

langue la festa. Più non brilla un core.

Sparirono con lei piaceri e amore.

CORO

Forse amor la bella arresta

con felice adorator.

MANFREDO

(Fier sospetto, ohimè! si desta

nel geloso ardente cor.

A lei tutti io già sacrai

i più dolci affetti miei:

tutti volti sono a lei

i miei voti, i miei sospir.

Tutto mio quel cor vorrei...

per me solo... ed un rivale

ora forse?... Idea fatale!...

Io rival potrei soffrir!...

Elaìsa me tradir!

Ah! no, no. Sì reo sospetto

è un oltraggio al suo candor.

Mercé cara e tanto affetto

spero alfin dal suo bel cor.)

CORO

(scorgendo Elaìsa)

Vien, regina della festa...

bella dèa di tutti i cor!...

(tutti le vanno incontro)

Scena seconda

Elaìsa con Damigelle dai viali. Nell'istesso momento Viscardo.

[N. 4 - Quartetto]

ELAÌSA

(guarda Viscardo con tenerezza che reprime, poi si volge a Manfredo)

Oh mio... german!... (Che palpito!)

MANFREDO

(osservando)

(E quale ardor! Che sguardo!

BRUNORO

(fissando Viscardo)

(Chi vedo mai! Viscardo!)

ELAÌSA

Manfredo!...

(porgendogli la mano ch'ei bacia)

VISCARDO

(in contrasto)

(E in tante pene!...)

Elaìsa!...

ELAÌSA

(con trasporto a Viscardo sommessamente)

Mio bene!

ELAÌSA, VISCARDO E MANFREDO

(Vicino a chi s'adora

dover frenarsi ognora!

E non poter esprimere

desiri, affetti, ardor!

Non v'è non v'è più barbaro

tormento nell'amor.)

BRUNORO

(È giunta, spero, l'ora

che sospirai sinora.

Celar le angoscie, il fremito

di mio spregiato ardor!...

Non v'è, non v'è più barbaro

tormento per un cor.)

CORO

(osservando Manfredo)

(Egli Elaìsa adora:

e dée frenarsi ognora!...

Non v'è, non v'è più barbaro

tormento nell'amor.)

MANFREDO

(marcato)

Voi spariste Elaìsa!...

ELAÌSA

Un raggio di speranza

una gentil sembianza...

m'illusero su oggetto

diletto a questo cor.

[N. 5 - Scena e Romanza]

VISCARDO

(colpito)

(Che ascolto!)

MANFREDO

(con espressione ironica)

E questo

oggetto sì diletto al vostro core?...

ELAÌSA

(con affezione)

È una donna.

VISCARDO, MANFREDO E BRUNORO

(sorpresi)

Che dite?

ELAÌSA

Cui deggio padre... e cerco ognora. Udite:

Di un superbo vincitore

Elaìsa a piè gemea,

e la vita gli chiedea,

fra i sospir, del genitor.

Del fier duce a giovin figlia

sulle ciglia trasse il pianto.

Pregò il padre, il baciò tanto

che la grazia le accordò.

A quell'angelo Elaìsa

la mercede in cor giurò.

TUTTI

Che bell'anima Elaìsa

giovinetta pur mostrò.

ELAÌSA

Sacra effigie protettrice

Elaìsa in sen portava,

e in memoria la donava

alla sua consolatrice...

Il suo nome v'incideva:

sii felice, le diceva...

Questa effigie ti protegga:

forse un dì ti rivedrò.

Ma quell'angelo Elaìsa

da due lustri invan cercò.

TUTTI

Ed un angelo, Elaìsa,

Siracusa in te trovò.

[N. 6 - Stretta dell'introduzione]

CORO

Or la danza si riprenda;

gioia tutti i cor raccenda.

Elaìsa si festeggi:

quel bel nome all'aure echeggi;

e fra palpito soave

trovi un'eco in ogni cor.

Elaìsa!... Gioia!... Amor!

ELAÌSA, VISCARDO E MANFREDO

De' mortali nume in terra,

vita e gioia, amor, tu sei.

Nume in cielo degli dèi...

perché cielo è dove è amor.

Foco tuo gli affetti miei...

spiro sei di questo cor...

Viver sol dì amor desìo...

nel tuo ciel morire, amor.

(il coro ripete, e va poi disperdendosi)

Scena terza

Viali ombrosi, illuminati a pallide luci.
Viscardo e Brunoro.

[N. 7 - Recitativo]

VISCARDO

Brunoro... o tu, l'antico,

negli anni di mia gloria, e dolce amico,

vieni al mio seno ancor. Torna fortuna

a sorridermi omai.

BRUNORO

(marcato)

Ed a me pure.

VISCARDO

(con gioia)

E tu conosci... sai

dunque ove sta celato

(mostrandogli un ritratto, e baciandolo)

quest'idolo adorato,

di cui mi sorprendesti

l'imago a ribaciar quando giungesti?

BRUNORO

(con amarezza)

Sì, e quanto! e del dorato

suo carcere a me noti... e ognor dischiusi

gli aditi son... anche i segreti.

VISCARDO

(con ansia)

E a lei?...

BRUNORO

De' giardini trovatevi alla porta.

VISCARDO

Quando?

BRUNORO

Fra un'ora, e scorta

io vi sarò presso all'amata.

VISCARDO

(con viva gioia)

E allora!...

Ah! per te in ciel mi troverò Fra un'ora.

(parte)

Scena quarta

Brunoro, indi Elaìsa dall'opposta parte donde partì Viscardo.

BRUNORO

(con gioia feroce)

Ed io fra un'ora vendicato.

ELAÌSA

Quegli

che vi lasciò?...

BRUNORO

(con mistero marcato)

È l'avanzo

unico della misera, proscritta

casa di Benevento.

ELAÌSA

E voi!... Cielo!... Che sento...

BRUNORO

Ed io, contessa,

io so tutto... sì... tutto! Onde celarlo

de' nemici alle inchieste...

di Manfredo a' sospetti,

qual fratel l'accoglieste.

ELAÌSA

(agitata e sommessa)

Deh!... Il segreto!

BRUNORO

Fidatevi; ei m'è caro, ed or son lieto

ch'ei felice è d'amor.

ELAÌSA

(con fiducia e sorriso)

Oh! sì.

BRUNORO

(marcato)

Fra poco

ei sarà a piè dell'adorato oggetto...

che piangea... che trovò.

ELAÌSA

(turbata, e con impeto)

Che? Ciel... che dite?

BRUNORO

Il ver.

ELAÌSA

Viscardo! Un'altra!... Ah! no. Mentite.

BRUNORO

Io mentisco! Seguitemi.

ELAÌSA

(fremente)

Tremate.

Voi la morte d'alcuno pronunciate.

BRUNORO

Della rival.

ELAÌSA

(fiera)

Sì... se vi fia.

(con passione)

Viscardo

un traditore!

BRUNORO

Ebbene!

(avviandosi)

ELAÌSA

Viscardo!... Un'altra amar! Che orrore!

(segue Brunoro)

Scena quinta

Stanza di Bianca nel palazzo di Manfredo.
Tavoli con doppieri a lumi accesi. Un'arpa. Sofà e sedie. Un verone che offre vista sul mare. Porte laterali. Grande porta nel prospetto.
Dame in conversazione. Alcune sedute giocando, altre discorrendo, due con Isaura, che addita Bianca seduta sul verone.

[N. 8 - Coro di donne e Cavatina]

CORO

Era stella ~ del mattino

tanto bella! ~ e impallidì.

Parea rosa ~ di giardino

sì vezzosa! ed appassì.

Puro giglio, sull'albore,

chi ti fa languir così?

Al sorriso ella era nata

del destin più lusinghier:

la sua vita riserbata

a un Eliso di piacer...

pur segreto, fier dolore

va struggendo i suoi bei dì.

Chi sa forse!... Giovin core...

tutto a te brillò... e sparì.

BIANCA

(avanzando lentamente)

Oh! sì... mie care... Oh! sì,

tutto per me brillò... tutto sparì.

Or là, sull'onda, col pensier mio,

ver l'altra sponda, al suol natio,

fra dolci immagini, volava il cor.

Per me tornavano que' dì felici...

le notti d'estasi incantatrici...

quell'aure... i salici... il rio... l'ardor...

Ahi! ch'era sogno ingannator.

CORO

Racconsolatevi, bella dolente:

tornerà a splendervi il ciel ridente;

di gioie l'iride brillerà ancor.

BIANCA

(Di tua fede bello ognora,

torna, o caro, a chi t'adora:

sarai l'iride di gioia

che il mio cor farà brillar.

Quel bel ciglio tutto amore

era il ciel per me ridente:

un tuo sguardo al cor dolente

può la vita ridonar.)

Ma a mezzo il di lei corso

è giunta omai la notte, o dolci amiche,

ite al riposo. Addio.

(le dame si ritirano per la porta di mezzo, che verrà aperta e chiusa da' paggi)

Scena sesta

Bianca e Isaura.

[N. 9 - Recitativo]

BIANCA

Già un lustro, Isaura mia, già un lustro... eterno!

Da che lasciai Catania,

e più no 'l vidi. Il sai...

ISAURA

Calmatevi, sperate.

BIANCA

Come? In che più sperar?

ISAURA

Potria la sorte

guidarlo in Siracusa.

BIANCA

Come vederlo, ei me veder?... se chiusa,

qual prigione, mi tien quegli che sposo

dovei seguir repente... senza addio...

e senza palesarmi all'idol mio,

ch'altro di me non conoscea che il nome?

Or, tu ben vedi, e come,

e in che sperar potrei?

Sol nella morte.

ISAURA

Ah! che veder dovrei?

Misera!

BIANCA

Oh Isaura! No, non pianger, vanne,

e riposa.

ISAURA

E spogliarvi?

BIANCA

Io sola...

ISAURA

Ch'io

doman vi vegga nel sorriso.

BIANCA

(le stringe la mano)

Addio.

(Isaura entra nella stanza a destra)

Scena settima

Bianca, da un cofanetto d'ebano, sul tavolino, leva un libro, lo svolge, si concentra, guarda il cielo.

[N. 10 - Recitativo, Romanza e Duetto]

BIANCA

Preghiamo. ~ Ah! pregai tanto! Ma il mio labbro

recita la preghiera...

ed il mio cor... là... a lui.

(ripone il libro)

L'ultima sera

ei cantava al mio piè. Da quanto amore

animati i suoi sguardi... ed il suo canto!

Quest'era il tema.

(eseguisce sull'arpa il ritornello della canzone che canterà poi Viscardo)

Scena ottava

Brunoro dalla porta a sinistra, fa cenno a Viscardo d'entrare.

BRUNORO

(sommessamente)

Entrate.

VISCARDO

(sulla soglia ravvisando Bianca)

Eccola.

BRUNORO

Io mi ritiro.

Là intanto vi celate.

(accennando il verone)

VISCARDO

(presso al verone)

La mia vita

è tua.

(Viscardo si cela nel vano del verone. Brunoro cava un foglio, lo posa sul tavolino rapidamente ed esce)

BRUNORO

Forse tra poco ella è finita.

Scena nona

Bianca e Viscardo celato.

BIANCA

(cessando dal suono)

Ah! lo ripeto ognora!

Ma quella voce! oh ancora

la sua voce una volta!

VISCARDO

(dal verone)

Ti creò per me l'amor,

per amarti mi fe' il cor,

sol mio voto, mio pensier,

de' miei sogni sei piacer.

BIANCA

(colpita e con trasporto)

Cielo!

VISCARDO

Tutto io trovo, o cara, in te:

tu sei vita e ciel per me.

BIANCA

(che si sarà alzata, e accorrendo)

Viscardo!...

VISCARDO

(escendo)

Bianca!...

VISCARDO

Ah! ti trovai, bell'angelo!...

BIANCA

Io ti rivedo ancor!

BIANCA E VISCARDO

È troppo, oh dio! la gioia

che mi rapisce il cor.

BIANCA

Guardami... o caro... guardami...

VISCARDO

In estasi ti miro...

BIANCA E VISCARDO

Ecco il celeste spiro

di voluttà, d'amor.

BIANCA

Non sai quant'io penava!...

VISCARDO

Io già la vita odiava...

BIANCA E VISCARDO

Ma... ti trovai, bell'angelo...

ma ti rivedo ancor!

Compensa pene e lagrime

la gioia del mio cor.

BIANCA

Or meco siedi, e narrami...

(s'avvede del foglio sul tavolino)

Ma un foglio qui vegg'io

volevi tu sorprendermi!...

VISCARDO

Forse Brunoro...

BIANCA

Oh dio!

(colpita)

Brunoro!

VISCARDO

In te qual fremito!...

BIANCA

L'iniquo! ah! tu non sai!...

(apre il foglio e legge)

«Amore spregiato sarà vendicato.»

Per te sol tremo...

(va al verone osservando)

VISCARDO

Il perfido!

BIANCA

(affannosa)

Oh ciel!...

VISCARDO

Che avvien!...

BIANCA

Dall'andito

terren che qui conduce,

s'approssima una luce.

Come salvarti?... ohimè!...

VISCARDO

Non paventar per me.

BIANCA

Ah! là... c'è Isaura... celati...

VISCARDO

(deliberato)

In tua difesa io resto.

BIANCA

V'è istante più funesto!

(guidandolo verso la porta)

Insieme

VISCARDO

A che ti trasse, o misera,

il mio fatale amore!...

Ma tema il mio furore

chi offenderti oserà.

BIANCA

(con disperazione)

Se ti son cara... oh!... celati:

non i miei dì!... l'onore!

Oh dio!... mi manca il core...

Abbi di me pietà...

(ella trascina Viscardo alla porta, l'apre, lo spinge addentro e chiude, poi spegne il lume e si getta sul sofà)

Scena decima

Elaìsa dalla porta a sinistra, con lampada in mano. Scorge il lume appena spento, indi s'avvede di Bianca sul sofà.

[N. 11 - Recitativo e Duetto]

ELAÌSA

Tutto è tenebre... e si tace...

È fumante ancor la face...

ella è sola... e dormir finge.

Ei celossi.

(esamina le porte)

BIANCA

(volgendo il capo)

Che mai vedo!

Una donna!

ELAÌSA

(presso la porta di prospetto)

Là Manfredo.

BIANCA

Ciel! conosce...

ELAÌSA

(presso la porta a destra)

Qui...

BIANCA

(appena respirando)

Oh terrore!

ELAÌSA

Chiuso addentro!

(spingendo la porta)

BIANCA

(facendosi coraggio)

Qual rumore!

Voi... che osate in queste stanze?

E chi siete?...

ELAÌSA

(fissando Bianca)

Io! Quai sembianze!...

(risovvenendosi d'una idea, poi respingendola)

No, no.

BIANCA

Ebbene! che volete?

ELAÌSA

(con impeto)

Quella chiave.

BIANCA

A voi? Chi siete?

ELAÌSA

Chi son io? chi son? Tremate.

Rival vostra.

BIANCA

(colpita)

Rival! (Cielo!)

ELAÌSA

Che vogl'io? Su lui che amate...

e su voi, vendetta.

BIANCA

Io gelo.

ELAÌSA

Di Viscardo io sono amante:

egli m'ha per voi tradito.

Qui felice, già un istante,

ha con voi d'amor gioito.

Ma a punire uno spergiuro...

una moglie traditrice,

qui, di tante colpe ultrice,

una furia me guidò.

BIANCA

(che l'avrà osservata)

Con sì angelico sembiante

voi sì fiero avreste il core!

Ah! confusa... palpitante...

voi compite il mio terrore.

Io non oso... non sapea...

Ve lo giuro, io non son rea.

Deh! pietà d'un'infelice

che già tanto, oh dio! penò.

ELAÌSA

(con impeto crescente)

Sì!... penaste?... e or io!... Viscardo!

Ei... Viscardo! ov'è?

BIANCA

(atterrita)

Gran dio!

Oh! frenate quel trasporto...

se Manfredo v'ode... è morto.

ELAÌSA

(fiera)

Ei v'è dunque? è là. Schiudete.

BIANCA

Deh!...

ELAÌSA

A Manfredo...

(minacciosa per avviarsi alla porta)

BIANCA

(con grido soffocato)

No. Egli... è là.

Insieme

BIANCA

Ma se è ver che voi l'amate...

la sua morte non vogliate.

La mia fama... la mia vita!

Deh! per esso almen pietà!

ELAÌSA

Fiere angosce voi provate...

ma le mie non eguagliate.

Voi amata... ed io tradita!

No... non v'è... non v'è pietà.

ELAÌSA

Egli... voi... Manfre...

(volendo chiamare)

BIANCA

(atterrita, slanciandosi avanti lei)

Ah!...

Scena undicesima

Dalla porta a destra s'avanza Viscardo staccandosi da Isaura, che tenta trattenerlo, Elaìsa e Bianca.

[N. 12 - Scena, Quintetto e Finale I]

VISCARDO

(ad Elaìsa)

Fermate.

BIANCA E ISAURA

Cielo!

ELAÌSA

(a Viscardo)

Oh perfido!

VISCARDO

Lo sono.

Vostri sdegni in me sfogate:

la mia vita v'abbandono;

ma con lei, deh! giusta siate,

né oltraggiate il suo candor.

Ch'io morendo trovi ognora

generoso sì bel cor.

ELAÌSA

E il bel cor tu invochi ancora

che tradisti in sì rea guisa?

VISCARDO

Sol per lei... pietà!... Elaìsa!

ELAÌSA

(volendo avviarsi alla porta di mezzo)

No.

BIANCA

(colpita)

Elaìsa! questo nome...

(trattenendo Elaìsa, e con tutta l'ansia)

Cielo!... è il vostro?... Dite...

ELAÌSA

È il mio.

BIANCA

(cavandosi dal seno un'effigie, che bacia, e presenta ad Elaìsa)

Quest'effigie conoscete?

ELAÌSA

Giusto dio! che miro!... e come...

come voi la possedete?

BIANCA

Me n' fe' dono un'Elaìsa...

cui salvava il genitor.

ELAÌSA

(incerta... quasi per abbracciare Bianca)

Ella!... oh padre! ed io!...

Scena dodicesima

S'apre repente la gran porta di mezzo, e si presenta Manfredo; dopo lui due Scudieri e sei Guardie, che restano fuori della porta, da cui si vede una sala d'armi.

(colpiti)

Insieme

ELAÌSA, ISAURA E VISCARDO

Manfredo!

È perduta!

BIANCA

Manfredo!

Son perduta!

ELAÌSA

Ed or!...

MANFREDO

(sorpreso allo scorgere Elaìsa e Viscardo)

(Che vedo!

Ma!... Brunoro!...)

Insieme

MANFREDO

(È il traditor!)

ELAÌSA

Oh genitor!

BIANCA, ISAURA E VISCARDO

Oh mio terror!

(Bianca va mancando; Isaura la sorregge, e poi accorrono dame e damigelle)

Insieme

MANFREDO

(marcato ad Elaìsa)

Elaìsa in queste soglie!...

Voi credea nel vostro tetto.

Alto ben sarà l'oggetto,

che in tal ora vi guidò.

(Gelosia, timor, sospetto,

più nel sen celar non so.

Così barbaro tormento

quanto ancor soffrir dovrò?)

ELAÌSA

(marcata)

Pace... onore... amor... riposo

vi s'insidia... in questo tetto.

Sì... terribile è l'oggetto

che in tal ora me guidò.

(Padre! oh padre mio diletto,

come il giuro compirò?

A più barbaro cimento

ahi! qual core si trovo?)

BIANCA

(Del tiranno minaccioso

freme il core all'atro aspetto.

Elaìsa con un detto

forse perdere ci può.

Non per me per lui pavento.

Per salvarlo io morirò.

A più barbaro cimento

ahi! qual core si trovò!)

VISCARDO

(Del tiranno minaccioso

freme il core all'atro aspetto.

Elaìsa con un detto

forse perdere ci può.

Non per me per lei pavento.

Per salvarla io morirò.

A più barbaro cimento

ahi! qual core si trovò!)

ISAURA E CORO

(Qual sorpresa, qual sospetto!

per lei trema il cor nel petto.

A qual barbaro cimento

fier destino la serbò!)

MANFREDO

Questo fatal mistero

or dunque palesate.

Saper vo' tutto... il vero.

Né alcun salvar cercate.

Tremi chi me tradisce...

chi d'ingannarmi osò.

MANFREDO

Le guardie... olà.

(due scudieri partono)

BIANCA E VISCARDO

(Che palpito!)

ELAÌSA

(contrasta con impeto)

Un nero tradimento!...

MANFREDO

Ebbene!

BIANCA

(Io tremo...)

VISCARDO

(Oh dio!...)

ELAÌSA

Due perfidi...

(sguardo rapido a Bianca e Viscardo)

MANFREDO

(minaccioso)

Quali!...

VISCARDO

(deliberato avanzandosi)

Io.

Io... sol...

MANFREDO

Che!...

ELAÌSA

(atterrita dal pericolo di Viscardo cangia repente)

Ei... sol... Due perfidi...

(rapidamente)

Giurarvi morte udia...

costor fra l'ombre sparvero...

me tosto ei n'avvertia...

Voi qui a salvar solleciti

tal cura ne guidò.

BIANCA

(Qual donna!)

VISCARDO

(Ed ella or salvaci!)

MANFREDO

(sospettoso)

Fia vero quel che sento?...

VOCI

(di dentro)

All'armi! Tradimento!

Agrigento! Agrigento!

MANFREDO

D'orror mi freme il cor.

ELAÌSA

Oh giuro! oh genitor!

Scena tredicesima

Coro di Gentiluomini, Dignitari, e Guardie che si dispongono nella sala.

CORO

Manfredo... eccoci a te,

sia morte ai traditor.

Son tuoi la nostra fé,

gli acciari... il cor.

L'oste, il cimento ov'è?

Noi coglierem con te

novelli allor.

Sia morte al traditor.

MANFREDO

De' valorosi ecco l'accento:

de' generosi ecco l'ardor.

Tenta sorprenderci forse Agrigento...

forse ha rei complici qui un traditor...

Ma tutti tremino del mio furor.

CORO

Se di sorprenderci tenta Agrigento

tremi coi complici sui traditor.

ELAÌSA E BIANCA

(ai cavalieri)

A voi sorrida fida vittoria

serto di gloria v'appresta amor.

Il dì novello sorga più bello,

di calma e gioie apportator.

CORO

Il dì novello sorga più bello,

di calma e gioie apportator.

VISCARDO

(marcato)

L'alta vendetta a me più spetta,

cader mia vittima de' il traditor.

Voi non sapete qual fera sete

di quel reo sangue m'arda nel cor.

Invano celasi al mio furor.

CORO

Compi la nobile giusta vendetta;

premio t'aspetta di fé e valor.

Trombe e tamburi dall'interno che si rispondono, e poi s'uniscono. Soldati che arrivano, Popolo che accorre, e si dispongono nella sala d'armi.

TUTTI

Udite i segnali... le trombe guerriere.

Il popolo accorre... s'uniscon le schiere.

Scoprir gli assassini... incontro al nemico...

sfidarlo... annientarlo! Vendetta! Furor!

La fede n'accende... ci guida la gloria.

Coroni vittoria l'ardire, il valor.

(Manfredo s'unisce ai cavalieri e segue i soldati con Viscardo che s'incontra con Bianca. Elaìsa stringe la mano di questa, che rimane con Isaura e le damigelle)

Atto secondo
Scena prima

A sinistra il palazzo di Manfredo. Guardie alla porta e altre Sentinelle all'intorno. A destra tempio, botteghe varie, e tende nel fondo, che servono a vendita di vino.
Corpi di Soldati che tornano a' propri quartieri. Cittadini con daga e spada, Artieri con arme, Popolani, Pescatori. Soldati, che a vari gruppi fra loro discorrono, s'avanzano e s'uniscono in un

[N. 13 - Coro d'introduzione e Aria, Recitativo e Aria di Viscardo]

CORO

Vittoria! ~ Siracusa!

Bel piacer il ritornar

a' suoi letti fra gli allor!

Salutare ed abbracciar

i compagni vincitor!

Di sorprenderci credé

il nemico in buona fé...

ma sorpreso si trovò...

da leoni si pugnò...

Eh! con noi, con tali eroi

è la patria salva ognor!

Viva ai prodi! Gloria! e onor!...

Festeggiar un sì bel dì

Siracusa ognor vorrà,

che di gloria ci coprì...

che la storia eternerà.

E Agrigento! ~ che terror...

che rossor! là vi sarà!

Vedrem poi se avrà l'ardir

di tornarci ad assalir!...

Eh!... con noi, con tali eroi...

la vittoria è certa ognor.

Viva ai prodi! Gloria! onor!

Ed ora di gloria, di gioia fra i canti,

sì bella vittoria, superbi, esultanti,

andiamo a celebrar al suono dei bicchier.

Sì: andiamci a ristorar a un'ora di piacer.

(si dividono per varie tende, e recansi bicchieri, ecc.)

Scena seconda

Viscardo, dalla parte del tempio.

VISCARDO

Compita è omai la giusta

e terribil vendetta.

Perì quel vil Brunoro;

Bianca, sei vendicata.

A Isaura, ch'iva al tempio, in sul mattino,

poche note per te, mio ben, fidai.

Quando più rivederti io potrò mai?

Fu celeste quel contento

che al tuo seno un dì m'univa,

ma qual onda fuggitiva

fu la gioia dell'amor.

Deh! ci torni amica sorte

a quei giorni, che ci ha tolti:

palpitare ancora ascolti

sul mio core il tuo bel cor!

CORO

Viva ai prodi! alla gloria!... all'onor!

Viva Bacco... la gioia, e l'amor.

Scena terza

Dal palazzo s'odono voci lamentevoli: escono poi Dame e Damigelle desolate, piangenti, avviandosi verso il tempio.

DONNE

Oh sciagura! Atro giorno! Infelice!

UOMINI

(accorrendo)

E che avvien?

DONNE

Non più gioia... non canti!

UOMINI

Ma da che tanto affanno... que' pianti?

DONNE

Bianca...

(Viscardo al nome di Bianca sarà accorso, in agitazione ad ascoltare)

DONNE

...ohimè!... Bianca... adesso... morì.

VISCARDO

Bianca!... Come! Che dite?...

DONNE

Repente

d'una sincope colpo violente

di Manfredo nel sen la rapì.

VISCARDO E CORO

Fiera sorte! Terribile dì!

(immoti)

VISCARDO

(desolato)

(Bianca mia! la mia Bianca perì!)

CORO

Tanto bella... sì pia... nostr'amore!...

Oh dolore perire così!

VISCARDO

Or sei pago avverso fato

se m'hai tolta ogni speranza,

nella vita che m'avanza

solo io resto a sospirar!

Ma paventi un disperato

chi ti spinse all'ultim'ora,

troppo o Bianca t'amo ancora

perch'io t'abbia a vendicar!

(s'allontana desolatissimo)

CORO

Perché tutto ciel tiranno

ci condanni a sospirar.

(il coro si disperde, le donne e i cittadini entrano nel tempio)

Scena quarta

Ricinto remoto attiguo al palazzo di Manfredo, sparso di cipressi e salici, chiuso da alto muro con merli, coperto in parte da edere. Si vedono elevate varie tombe dei conti di Siracusa. Alla sinistra una parte esterna di tempio. Un monumento alla destra appoggiato al muro, con porta di bronzo e gradinata. Due piedestalli con urne. Presso al monumento porta, per cui dal palazzo s'entra nel ricinto. La scena è rischiarata da tramonto.
Manfredo esce dalla porta del monumento a destra. La chiude con chiave che ripone. Si arresta ed osserva all'intorno.

[N. 14 - Gran scena]

MANFREDO

Sacro alla pace degli estinti... Augusto

e terribil soggiorno,

dopo tanti e tant'anni a te ritorno.

E con qual core! Ed a qual fin: ben degno

di voi, grand'avi miei, di voi che inulto

mai soffriste l'insulto.

Sola è del mio rossor, di mia vendetta

conscia Elaìsa...

(gravi e lenti colpi di campana)

MANFREDO

Squilla

di morte!... ohimè! L'intendo.

Là... da quel tempio sento

un mistico concento...

(preludio d'istrumenti dal tempio indi cantato dalle vergini ivi raccolte, odesi)

CORO

Alla pace degli eletti,

che prometti a' tuoi fedeli,

in tua gloria, là ne' cieli,

Bianca a te, gran dio! volò.

A noi l'angelo fu in vita

di pietà, conforto, aita.

N'ami in ciel, cui la richiami,

come in terra ognor ci amò.

MANFREDO

E pace là s'implora

per lei... che mi tradiva...

che punii, finsi estinta... e vive ancora.

Perché fremo? Qual gelo

or mi colpisce! Il cielo

forse... sì. Se un sospetto!...

E se il mio cieco affetto!...

E se un delitto!... il mio

colpevol cor! l'eternità! gran dio!

(è colpito: si volge al cielo, giunge le mani e cade ginocchioni)

Alla pace degli eletti

aspirar io più non oso.

Troppo, troppo, o dio pietoso,

il mio core t'oltraggiò.

Ai pentiti ognor perdoni...

tua pietà non abbandoni.

Io t'imploro col mio pianto...

ah! pietà... perdono avrò.

(rimane prostrato, volto al cielo compunto)

Scena quinta

Voci al di fuori. Manfredo si scuote, e schiude la porta. Entrano Gentiluomini, Dignitari, Cavalieri armati.

CORO

O Manfredo! Manfredo!

MANFREDO

I miei fidi!

Lor s'asconda l'interno terror.

CORO

Lascia omai quest'asilo di morte:

giusto duol vinca l'alma tua forte.

Te reclaman lo stato, la gloria;

lascia i mirti: t'appresta agli allor.

Vinta appien non è ancora Agrigento.

Tradimento può sorgere ancor.

Su i nemici novella vittoria

ti consoli dal pianto d'amor.

MANFREDO

Tremi, cada l'altera Agrigento,

doma alfine dal nostro valor.

Alla voce di patria, di gloria,

si raccende, s'esalta il mio cor.

Per la gloria, sfidando il cimento,

bella è morte sul campo d'onor.

(E al ritorno da bella vittoria

mi consoli il sorriso d'amor.)

(parte col coro dalla gran porta)

Scena sesta

Dopo qualche momento Elaìsa dalla gran porta che rinserra.

[N. 15 - Scena e Duetto]

ELAÌSA

Si compia il giuramento.

Reggetemi al terribile cimento,

padre mio... sacra effigie!

(baciando l'effigie che cava dal seno, e ripone)

Ecco la tomba

che m'accennò Manfredo. Oh sventurata!

sventurata! Ella è amata.

Schiudasi.

(con una chiave apre il monumento e si ritira)

Scena settima

Bianca, in candida veste, si presenta sulla soglia: osserva, poi scende ansiosa di sorpresa e di gioia. Elaìsa in disparte.

BIANCA

Ah! l'aria ancora!

Il ciel!... Libertà!... Vita!...

(si prostra)

Dio di pietà!

(si rialza)

Come, da chi l'aita?

Dove, e... Ah!...

(volgendosi si trova in faccia d'Elaìsa)

ELAÌSA

(con dolcezza)

Non mi fuggite.

(stendendole la destra)

La vostra mano...

BIANCA

A voi? che qui venite?...

ELAÌSA

(marcata)

A salvarvi.

BIANCA

(colpita)

A salvarmi!

ELAÌSA

Sì: vi rendo

la mercé che giurai dentro al mio core,

allor che mi salvaste il genitore,

su quest'effigie. Ch'ella vi protegga...

Io vi dicea:

(solennemente)

v'è dio...

e vi protegge.

BIANCA

(incerta, timida)

E credere degg'io?...

E Manfredo!

ELAÌSA

In me fida. Ei di pugnale

estinta vi volea.

Presso lui, sì geloso, vi fe' rea

quel foglio a voi diretto

da... chi v'ama, e intercetto

dal perfido Brunoro,

che spirò pria di palesarlo.

BIANCA

E moro:

perché svelarlo anch'io ferma negai.

ELAÌSA

Morte a lui di veleno io consigliai,

onde evitar complice vile.

BIANCA

(turbandosi)

E voi?...

ELAÌSA

Me qui inviò a suadervi pe 'l veleno...

(cava un'ampolla d'argento)

BIANCA

E quel dunque!

ELAÌSA

È un narcotico sì forte,

che in sonno, pari a quello della morte,

v'addormenta tant'ore. Lo berete

quando riede Manfredo.

BIANCA

(agitata)

E poi?...

ELAÌSA

(marcata)

Di tutto

ebbi... ed avrò pensier. Vi presta il cielo

il suo favore. A vita tornerete...

BIANCA

(con gioia, e rapidamente)

E Viscardo!

ELAÌSA

(non contenendosi)

Viscardo!... Ah!...

BIANCA

(triste, timida)

Voi fremete!

ELAÌSA

Oh! qual nome pronunciaste!...

in qual loco!... in quai momenti!

Da un oblio mi ridestaste,

che assopiva i miei tormenti.

Il mio cor batteva appena...

(triste)

Era face sul morir...

(con estrema agitazione)

A quel nome in ogni vena

tornò il sangue a ribollir.

BIANCA

Perdonate... oh!... perdonate

all'incauto ardente core.

Voi la vita mi salvate...

e scordava il vostro amore.

Generosa mia rivale,

veggo il vostro rio martir...

Io vi sono ben fatale!...

non vogliatemi aborrir...

ELAÌSA E BIANCA

Sì... martir cui non v'è uguale...

è più atroce del morir.

Io vi sono ben fatale!...

Deh! lasciatemi morir...

ELAÌSA

Voi morire! Voi amata!

Io sol debbo... e vuò morir.

(piangente)

BIANCA

(osservandola con compassione)

Voi piangete! oh sfortunata!

Pianto a pianto voglio unir.

ELAÌSA E BIANCA

Dolce conforto al misero

che geme ~ senza speme,

accorda il ciel! le lagrime

nelle sciagure estreme...

più dolci allor che spargonsi

in sen dell'amistà.

(si stringono al seno)

Oh! piangi... piangi, abbracciami,

io scordo il mio tormento.

È un raggio di contento...

nel cielo è una bontà.

(Elaìsa ricade in cupa riflessione)

[N. 16 - Scena e Terzetto, Finale II]

BIANCA

Viscardo!...

ELAÌSA

Il rivedrete.

(con fermezza)

Felice passerete

dal seno della morte

a quello dell'amor.

BIANCA

(con gioia)

Sì bella ancor mia sorte!

E voi!

ELAÌSA

(marcata)

Per me è deciso.

Non resta più...

BIANCA

(con affanno)

Che!

ELAÌSA

(deliberata)

Morte.

BIANCA

Ah!

(odesi un colpo alla gran porta di fuori)

ELAÌSA

Manfredo. Ecco il momento.

(va ad aprire)

BIANCA

Io più non lo pavento.

Scena ottava

Manfredo, Elaìsa, e Bianca.

MANFREDO

(ad Elaìsa)

Ebben! che n'otteneste?

ELAÌSA

Ella il velen berrà.

MANFREDO

E il nome del reo complice!...

Quel sangue... quel vorrei.

(a Bianca)

Lunge, in un chiostro, incognita

te viver lascerei.

(con fuoco)

Quel nome!...

BIANCA

(decisa)

Mai, mai, barbaro,

saperlo tu potrai.

Io sola... Io sola vittima...

MANFREDO

(fiero)

Sì lo precedi omai.

Insieme

MANFREDO

A te il veleno... o perfida,

ch'io esulti al tuo morir;

mi vendichi terribile

l'estremo tuo sospir.

Invan sottrar chi adori

tu speri a' miei furori.

Egli cadrà mia vittima,

io lo saprò scoprir.

(La speme di quest'anima,

amore, non tradir.)

BIANCA

A me il veleno... intrepida

non temo del morir.

Me adesso credi misera...

or cesso di soffrir.

Te lascio nel terrore

del mio vendicatore.

Ei non sarà tua vittima...

ei te saprà punir.

(Cela i trasporti... frenati,

cor mio, non ti tradir.)

ELAÌSA

(a Manfredo)

Conforto me alla misera

lasciate in suo morir.

La vostra sorte intrepida

pensate ora a compir.

Terribile è il dolore

d'un disperato amore;

e in suo furor la vittima

non tarderà a colpir.

(Cela i trasporti... frenati,

cor mio non ti tradir.)

ELAÌSA

Conforto me alla misera

lasciate in suo morir.

Bianca beve dall'ampolla che le porse Elaìsa, la gitta, freme, vacilla, e cade in braccio di Elaìsa sui gradini del monumento.

Manfredo parte con gioia feroce.

Atto terzo
Scena prima

Stanza nel palazzo abitato da Elaìsa.
Un'alcova in prospetto chiusa da coltrinaggio. Due porte laterali. Una grande finestra, sedie, tavolino.
Elaìsa con capelli disciolti, seduta presso un tavolino sul quale un candelabro, con lumi accesi, due borse e uno scrignetto. Il di lei Maggiordomo all'altra parte del tavolino.

[N. 17 - Scena e Romanza di Elaìsa]

ELAÌSA

(scorgendo il maggiordomo)

Ah! Voi qui già stavate!

Ed eseguiste? Tutto! È pronto il legno

che in salvo dée guidarli in altro regno!

Quell'oro... que' diamanti... consegnate

tutto a Viscardo. Io ve l'affido. Andate.

(il maggiordomo prende le borse e lo scrignetto ed esce. Ella s'alza, prende il candelabro e s'avvia all'alcova, ove si vede Bianca stesa sul letto. L'effigie sul di lei seno, contemplandola)

Là posa. Bella ancora

di morte nel pallore!

Troppo, ahi! bella pe 'l misero mio core!

(s'allontana dal letto, esce, e chiude il coltrinaggio)

Manfredo nella tomba già la crede;

cesse all'oro del guardian la fede.

Qui venne, fra le tenebre, asportata:

qui, fra poco, alla vita ridonata,

s'incontrerà in chi adora...

(con angoscia)

Ed io... allor, io!... sarò più viva allora.

(siede affannosa: si concentra)

Sì, morir. Il mio fato

sembra già pronunziato.

(s'alza agitatissima)

E s'affretti. Ma parmi...

(va all'alcova, esamina Bianca ed osservando con emozione l'effigie, la leva dal di lei seno)

Ella!... sta ancora immota.

E quest'effigie! Oh madre mia! Devota

tu l'invocasti un dì mia protettrice!

Quella non son che far dovea felice.

(s'abbandona sulla sedia)

Ma negli estremi istanti

tu mi conforta almeno,

raggio di calma in seno

mi versa augusta fé.

Sia l'ultimo sorriso

di tua pietà per me,

m'attendi là in cielo

oh madre mia con te.

Scena seconda

S'apre la porta a sinistra: entra Viscardo in aria smarrita, minacciosa, e chiude.

[N. 18 - Scena e Duetto finale]

VISCARDO

Eccola!

ELAÌSA

(scuotendosi)

E chi? Ah! Viscardo!...

VISCARDO

Io, sì.

ELAÌSA

(fissandolo)

Cielo! Qual fremito! Qual guardo!

VISCARDO

E perché n'atterrite!

Sì pallida perché?... No, non mentite.

(tremante)

Isaura tutto udia

da quel loco ferale:

voi avete il veleno... ed io... un pugnale.

(cavandolo, e fiero)

ELAÌSA

(con passione)

Viscardo! Lo diceste!... E l'amor mio!...

e il vostro!...

VISCARDO

Io non amai

che Bianca.

ELAÌSA

Ah! tu, crudele, mi trafiggi

ora con tal parola. E cara tanto

ell'era a te?...

VISCARDO

Se m'era cara! Oh quanto!

S'io l'amava! Sciagurata!

L'odi, e mori disperata. ~

L'adorava qual s'adora

d'un suo nume augusta imago.

Era il ciel cui aspirava...

la mia speme... il mio tesor.

E quell'angelo mi amava

quanto amar, bramar può un cor.

ELAÌSA

(con pena)

D'Elaìsa il cor giammai

dunque, ingrato, conoscesti!

VISCARDO

E che mai... che dir potresti!...

ELAÌSA

(marcata)

A mia morte lo saprai...

Forse allor ne piangerai...

Al sorriso di Viscardo

per me il cielo ognor s'apriva,

eri il sol de' giorni miei...

Nume... altare... cuor per me.

Rinunziato al cielo avrei,

là chiamata, senza te.

VISCARDO

Più non odo...

ELAÌSA

Dunque... E vuoi?

VISCARDO

A morir vi disponete.

Pochi istanti lascio a voi...

là... prostratevi... piangete...

e, sperarla se potete,

domandate a dio pietà.

ELAÌSA

E da te?... dimmi...

VISCARDO

Da me!...

Bianca l'ebbe allor da te!

Del suo tiranno a' piè cadea...

Bianca, in affanno, pietà chiedea...

veduta a piangere crudel tu l'hai...

e il cor tuo barbaro ne giubilò.

Ma tanto sangue tu verserai

per quante lacrime ella versò.

ELAÌSA

Per te d'amore solo vivea,

senza il tuo cuore morir volea,

ma di tua mano!... non lo sperai...

Nelle tue braccia forse cadrò.

Estremo accento... tuo nome udrai...

mio sospir ultimo ti volgerò.

VISCARDO

(quasi fuori di sé)

La sua spoglia!... Che ne feste?...

E dov'è?... Chi a me l'invola?...

Non sapete ch'è la sola...

sì... la sola pe 'l mio core!...

ELAÌSA

È la sola!... dio!... la sola!...

VISCARDO

Che anche morta, adorerà.

ELAÌSA

(disperata)

Vedi... io moro... il mio dolore!...

Ah! tu sei senza pietà.

Sì... lo sappi... ne fremi... delira...

Io l'odiai... t'involai la diletta,

esultai nel compir la vendetta...

Questa mano il veleno le diè.

Or la vendica... sfoga quell'ira...

chiede Bianca il mio sangue da te.

VISCARDO

Mia ragione s'offusca... delira...

dove sei!... Ti perdei... mia diletta...

triste vittima d'empia vendetta...

e ancor vive chi morte le diè!

Freno in sen non ha più la giust'ira:

abbi morte, spietata, da me.

(alza il pugnale e la ferisce)

ELAÌSA

(cade ferita)

Ah!... Qui... al core.

Così bramai...

(in questo s'ode la voce di Bianca dall'alcova)

BIANCA

Viscardo! ove son io?...

VISCARDO

(si volge)

Ah! qual voce!

BIANCA

(aprendo il cortinaggio)

Viscardo!...

VISCARDO

(accorrendo)

Ella! gran dio!

Bianca! è vero?... Tu vivi?...

Come? Da chi salvata?

ELAÌSA

Da me... per te.

BIANCA

(con raccapriccio)

Sì.

VISCARDO

(con fremito)

Ed io!... Elaìsa!... Aita!...

(s'inginocchia e sorregge Elaìsa)

ELAÌSA

(con voce che va mancando)

È vano, già finisce la mia vita.

ELAÌSA

Per me già s'apre il cielo...

e lascio a voi l'amor.

(a Viscardo)

Non piangere... sorridimi...

tua man... qui... sul cor mio.

Vi benedico... addio...

felice io moro ancor.

VISCARDO

Ed io t'uccisi! oh cielo!

BIANCA

Straziar mi sento il cor.

VISCARDO E BIANCA

Per me tu mori! oh dio!

Vittima dell'amor!

(Elaìsa cade in braccio a Viscardo e spira)

Fine del libretto.

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Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Atto terzo Scena prima Scena seconda