www.librettidopera.it

L'inganno felice

L'INGANNO FELICE

Farsa per musica.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

Da qui accedi alla versione estesa del libretto.
Da qui accedi alla versione in PDF del libretto.

Codice QR per arrivare a questa pagina:
QR code

Libretto di Giuseppe Maria FOPPA.
Musica di Gioachino ROSSINI.

Prima esecuzione: 8 gennaio 1812, Venezia.


Personaggi:

BERTRANDO duca

tenore

ISABELLA sua moglie

soprano

ORMONDO intimo del duca

tenore

BATONE confidente d'Ormondo

basso

TARABOTTO capo de' minatori

basso


Minatori di ferro, e Soldati che non parlano.

La scena è in Italia.

Atto unico
Scena prima

Il teatro rappresenta un vallone che ha in prospettiva una catena di montagne, per una delle quali si scende al piano dalla parte che indica la strada comune. Da un lato una roccia con alcune cavità che suppongono l'ingresso alle miniere. Accanto alla roccia, esterno della casa di Tarabotto con porta praticabile. Dirimpetto, un grand'arbore con una panca attacco al medesimo.
Tarabotto ch'esce da una delle cavità con Minatori, poi Isabella.

[N. 1 - Introduzione e recitativo]

TARABOTTO

(parlando ai minatori)

Cosa dite! il nostro Duca

qui vicino adesso a noi!

(ad uno)

Non ti sei di già ingannato!

(ad un altro)

Tu scorgesti i fidi suoi!

Qui dall'alto mi vo' anch'io

or di tanto assicurar.

Ritornate alla miniera

voi frattanto a lavorar.

(sale una montagna e disperde, ed i minatori rientrano nella cavità)

Rimasta vuota la scena, esce Isabella con in mano un ritratto gioiellato che sta contemplando assorta in sé medesima.

ISABELLA

Perché dal tuo seno

bandire la sposa,

che fida e amorosa

vivea sol per te!

Fu un rio traditore!...

Fu un barbaro inganno!...

Eppure t'adoro,

benché mio tiranno!

Ah solo sospiro

provarti mia fé.

(resta concentrata in sé medesima come sopra)

Ricomparisce Tarabotto che parla scendendo. Isabella non s'avvede di lui.

TARABOTTO

Sì, gli è vero, è il Duca al certo...

ISABELLA

Di', qual colpa è mai la mia!

TARABOTTO

(scende, s'avvede d'Isabella e si mette ad osservarla avvicinandosele a poco a poco senza ch'essa di lui s'accorga)

Prepariamci... (eccola. Sempre

colla sua malinconia!)

ISABELLA

Ma tant'odio e perché mai!...

TARABOTTO

(Cos'ha in man che luce assai?...

Ora vedo, egli è un ritratto...

Veh veh! Al Duca un po' più giovane

ei somiglia affatto affatto.)

ISABELLA

Io son pur la tua consorte!

(nasconde il ritratto)

TARABOTTO

(Sua consorte!... Oh cos'ha detto?...)

ISABELLA

(cava un foglio)

Uno scritto al sommo oggetto

può condurmi...

(s'accorge di Tarabotto e nasconde il foglio)

O ciel!...

TARABOTTO

Che ascondi?

ISABELLA

(assai confusa)

Io...

TARABOTTO

Un ritratto.

ISABELLA

Come!

TARABOTTO

E un foglio,

Nisa, Nisa, a me rispondi

vo' saper siffatto imbroglio.

Insieme

ISABELLA

Agitata... Mi confondo...

non so dir... parlar non oso...

ah mi tolga il ciel pietoso

colla morte il mio penar.

TARABOTTO

Tu mi fai restar di stucco!...

Parla pur liberamente.

Ah mi devi schiettamente

ogni arcano confidar.

TARABOTTO

Ebbene, che nascondi

a Tarabotto?

ISABELLA

Io? Nulla.

TARABOTTO

Chiami nulla un ritratto

contornato di gemme? Io veramente

lo chiamo qualche cosa.

ISABELLA

Egli è...

TARABOTTO

Il ritratto

del nostro Duca.

ISABELLA

O ciel!...

TARABOTTO

Da chi l'avesti?

ISABELLA

Da chi l'ebbi?

TARABOTTO

Ho ragione

d'esserne ben curioso.

ISABELLA

O sorte!

TARABOTTO

E parmi

d'aver diritto a domandarlo.

ISABELLA

Voi!...

TARABOTTO

Io sono quello, che, son già dieci anni

e sola ti raccolsi e semiviva

sulla spiaggia del mare.

ISABELLA

O rimembranza!

TARABOTTO

Che ti condussi a casa mia, che a tutti

(poiché tu lo volesti)

tacqui l'avvenimento,

e t'ho fatta passar mia nipote,

come ognun pur ti crede.

ISABELLA

E questa vita

in guiderdone io t'offro.

TARABOTTO

Eh dalle donne

non voglio queste cose. Orbene, o parla,

o, come ingrata, io sempre t'abbandono.

ISABELLA

No che ingrata non fui, né teco il sono.

TARABOTTO

Dunque fuori.

ISABELLA

Un arcano

da cui la vita mia dipende ognora!

TARABOTTO

Tanto già vo' saper...

ISABELLA

Dunque risparmia

l'angoscia a un'infelice di svelarti

la orribile cagion del suo dolore.

Leggi e, se puoi, qui non gelar d'orrore.

(dà il foglio, che aveva prima nascosto, e s'abbandona desolatamente sulla panca)

TARABOTTO

(apre e legge)

«O voi ch'io suppongo seguace d'umanità sappiate, che vive in questi soggiorni la già creduta estinta Isabella vostra duchessa!... L'inquo e potente Ormondo le chiese affetti non permessi, e giurò vendetta del di lei costante rifiuto. Sorprese e tradì colla più nera perfidia il cuore del di lei sposo, e la infelice fu condotta da Batone aderente ad Ormondo in una barchetta e posta sola in balia dell'onde. Venite alle miniere di ferro. Volate. Qual gloria per Voi! V'attende il trionfo dell'onore e della innocenza.»

Voi signora!...

(rendendole il foglio)

Uh... perdon...

(per inchinarsele)

(essa si leva impetuosamente, e lo abbraccia)

ISABELLA

Che fai?... che fai?...

Liberatore, amico e padre mio!

TARABOTTO

E fu questo Batone

che v'ha condotta al mar?

ISABELLA

Desso.

TARABOTTO

E v'ha detto

il perché?

ISABELLA

Sol mi disse che il facea

d'ordine del mio sposo.

TARABOTTO

Né voi tentaste dopo?...

ISABELLA

E come mai?

TARABOTTO

È vero. Prese il Duca

una seconda moglie. Opra fu questa

di chi v'era nemico, e lo scoprirvi

lo stesso era che perdervi per sempre.

ISABELLA

Or che dispose il ciel che gli sia morta

la nuova sposa, e viene a questa parte,

ho allestito quel foglio, onde, se mai

vi sia tra i suoi seguaci

qualche anima onorata,

tentar col di lei mezzo e occultamente,

di provar che gli son moglie innocente.

TARABOTTO

Pensate bene...

(osservando)

Oh diavolo!

vedo lì dei soldati. Che venisse

il Duca alle miniere!

ISABELLA

Dio!... Possibile!...

TARABOTTO

L'abito, i patimenti,

ch'hanno alterati i vostri lineamenti...

la distanza del tempo...

Oh insomma avete core?

ISABELLA

(con gran forza)

Da sfidar qualsivoglia aspro cimento.

TARABOTTO

Ebben... Mi va passando per la testa!...

(accendendosi e fantasticando)

Ma non ci lusinghiamo...

Oh se posso arrivar!... Vengono. Entriamo.

(entrano in casa)

Scena seconda

Soldati dalla montagna, poi Bertrando. Scendono tutti.

[N. 2 - Cavatina e recitativo]

BERTRANDO

Qual tenero diletto

amare un vago oggetto,

che in sé costante aduna

il merto e la beltà!

Ma quanto è mai tiranna

la forza del destino

se amare ci condanna

chi vanto tal non ha.

Ah più non vive oh dio

quella che odiar dovrei:

ma in rammentar di lei

tormento amor mi dà.

(Né pon due lustri ancora cancellarti

Isabella infedel da questo core!...

Ah si pensi al dover.)

(compariscono Batone e Ormondo, che scendono)

Scena terza

Bertrando, Ormondo, Batone, Soldati.

BERTRANDO

Ebben che tenta

il Duca mio vicino?

ORMONDO

Arma a gran possa.

BATONE

Ed a questa frontiera

sembra che sien rivolti i suoi disegni.

BERTRANDO

E quivi occulta via cercar conviene

per un'util sorpresa.

BATONE

In quelle rocce,

che sono le miniere

del ferro, questa strada

forse che vi sarà. Detto mi venne,

che un certo Tarabotto

capo de' minatori

alberga qui d'intorno.

Da lui si può saper.

BERTRANDO

Di lui si cerchi.

BATONE

Chiamerò a questa casa. Olà!...

Scena quarta

Detti, Tarabotto.

TARABOTTO

(uscendo)

Chi chiama?

ORMONDO

(accennandogli Bertrando)

Il Duca tuo signor quest'è che vedi.

TARABOTTO

Che fortuna! M'umilio!...

BERTRANDO

Sapresti tu indicarmi

ove soggiorna un certo Tarabotto

capo de' minatori?

TARABOTTO

Eccolo ai suoi comandi.

La sua picciola casa è quella là!

Ivi con Nisa sua cara nipote

vive poveramente,

ma sempre allegramente.

BERTRANDO

Aver m'è d'uopo

da te gran lumi. Seguimi

in quelle rocce. Ormondo tu frattanto,

(Ormondo s'inchina e parte)

e tu Batone eseguirete quanto

io v'imposi di già.

(s'avvia alla cavità)

TARABOTTO

(Batone e Ormondo! Oh benvenuti qua.)

(entra col Duca nelle cavità, seguiti dai soldati)

Scena quinta

Batone, indi Isabella.

[N. 3 - Recitativo, aria, recitativo]

BATONE

Prima d'andar a farmi squinternare

fra quelle catapecchie

vorrei bere un pochetto. Ho proprio sete.

Disse quell'uom che in casa ha una nipote

che ha nome Nisa. Chiamerò costei.

(chiamando alla casa)

Oh Nisa!...

ISABELLA

Chi mi vuole?... ah!...

(per iscappare. Egli glielo impedisce, ed ella si nasconde il viso)

BATONE

Cos'è stato?

Un uom vi fa paura?

ISABELLA

(Qui Batone!)

BATONE

Io volea bere un po' d'acqua...

ISABELLA

Vengo.

(per andare, sempre senza voltarsi, ma egli la trattiene)

BATONE

Ohibò che vedere io voglio in prima

il vostro bel babbietto.

ISABELLA

(Isabella coraggio.)

BATONE

(scherzosamente)

Quest'è un nuova davvero! Io sono un uomo...

Fate così con tutti?

ISABELLA

(se gli fa vedere improvvisamente)

Signor no.

BATONE

(con gran soprassalto dà indietro)

Oh!...

ISABELLA

(contraffacendo Batone)

Che stupori mai! Sono una donna...

Fate così con tutte?

BATONE

No veramente... Ma...

(fissandola con timore e indecisione)

(È lei o non è lei?)

ISABELLA

Or che mi avete

veduta, vado a prendervi quest'acqua.

BATONE

M'è scappata la sete.

ISABELLA

È curiosa! E perché?

BATONE

(come sopra)

Perché... Perché...

ISABELLA

(per andare)

Se altro non v'occorre...

BATONE

(in tuono alto)

Qua, fermatevi...

ISABELLA

E che diritto avete

(imperiosamente, e fissandolo in modo marcato)

di voler trattenermi?

BATONE

(sbigottito un poco)

Oh nulla... nulla!...

Ma bramava...

ISABELLA

Che cosa?

BATONE

Vi dirò!...

ISABELLA

Via, dite!

BATONE

(Ah che pensar che dir non so!)

Una voce m'ha colpito

dalla cima sino al fondo,

e se un poco mi confondo

mi dovete perdonar.

(Nel fissarle gli occhi addosso

di veder già lei mi pare

che soletta e abbandonata

ho lasciato in preda al mare.)

Mi si scalda omai la testa,

freme intorno la tempesta,

e il timor ed il sospetto

or mi fanno vacillar.

È un casetto... Un romanzetto...

sono cose da risate...

cara figlia perdonate,

or di più non so spiegar.

(parte dal piano)

Scena sesta

Isabella, poi Tarabotto ch'esce frettoloso dalle cavità.

ISABELLA

Egli restò indeciso. Ah mi conviene

usar somme avvertenze. Mio consorte

certo un momento o l'altro a questa parte...

(esce Tarabotto)

TARABOTTO

Signora, il Duca or or dalle miniere

qua se ne vien. Veder brama un disegno,

ch'io gli dissi che tengo,

che contiene la pianta

delle miniere e che gli è necessario

per una militare operazione.

Ho pensato che voi glie 'l presentiate

come nipote mia.

Già sapete ove sta. Quando vi chiamo

venite col disegno.

Vedrem da tale incontro cosa nasce

onde sapersi regolar.

ISABELLA

(agitatissima)

Io deggio...

TARABOTTO

Per bacco! Qui ci vuol spirito e core!...

Mi prometteste...

ISABELLA

(rimettendosi e parlando con gran dignità ed energia)

È vero, e al sommo oggetto

tu vedrai mio fedel se ho un'alma in petto.

(parte)

Scena settima

Bertrando che ritorna coi Soldati, e Tarabotto.

[N. 4 - Recitativo, terzetto, recitativo]

TARABOTTO

Ciel protettor dell'innocenza, aiutami.

Qui convien soprattutto

ch'io tenga gli occhi addosso

a quel briccon d'Ormondo e a quel Batone

suo degno confidente. Oh quanto io bramo...

(compariscono dei soldati)

TARABOTTO

Ma torna il Duca. A noi. Su cominciamo.

BERTRANDO

Ebbene, ov'è il disegno?

TARABOTTO

Altezza! Io sono

a chiederle una grazia.

BERTRANDO

Spiegati.

TARABOTTO

Ho una nipote

e brava e onesta e spiritosa, e tale

che il bastone sarà di mia vecchiezza.

BERTRANDO

Me ne compiaccio. Ebben?

TARABOTTO

Se vostra altezza

si degna di permetterlo, ambirei

ch'essa il disegno presentasse a lei.

BERTRANDO

Ben volentier.

TARABOTTO

Le ho detto già che in pronto

tenga questo disegno. Figurarsi!

La povera figliuola...

Oh non saprà in che mondo che la sia.

BERTRANDO

Venga. Ove sta?

TARABOTTO

Lì dentro in casa mia.

(chiamando alla casa)

Nisa!... o Nisa!... il disegno...

Scena ottava

Detti. Isabella con in mano una carta piuttosto grande piegata. S'avanza lentamente e sempre a capo chino.

ISABELLA

(Gran dio mi reggi!)

TARABOTTO

Avanti,

avanti via.

ISABELLA

(con voce un po' alterata)

Perdon...

TARABOTTO

(a Bertrando che nel fissare Isa resta alquanto sospeso)

Non ha coraggio

la poveretta.

BERTRANDO

Sento con piacere

che v'ama vostro zio.

ISABELLA

(timida assai)

Gli è tanto buono...

TARABOTTO

(contraffacendola)

Gli è tanto buono... Dagli quel disegno...

(Isabella fa un passo verso Bertrando, poi si ritiene)

TARABOTTO

E così perché fai la guardabasso?

Ti par questa creanza?

BERTRANDO

La sua saviezza ammiro.

ISABELLA

(Oh ingrato! Oh ingrato!)

TARABOTTO

Or dov'è quel tuo spirito? dov'è?

la tua giovialità? non hai guardato

ancora il tuo signor.

ISABELLA

(con passione)

Dover... rispetto...

BERTRANDO

(Qual voce mai!)

TARABOTTO

Il disegno... hai tu capito?...

Perdoni vostra altezza...

Dagli il disegno!

(Isabella fa un passo come sopra ecc...)

TARABOTTO

Oh corpo di mia nonna!

Su quella testa, su! mettiti a tiro.

ISABELLA

Il disegno... Ecco qua...

(se gli fa vedere e gli dà con gran timore il disegno, ma Bertrando nella gran sorpresa trascura di ricevere la carta che cade in terra ed è raccolta da Tarabotto)

BERTRANDO

Cieli che miro!

BERTRANDO

(Quel sembiante, quello sguardo

mette un gelo in questo cor.)

TARABOTTO

(Resta come il debitore

quando vede il creditore.)

ISABELLA

(Benché ingrato e crudo tanto,

ah per lui mi parla amor.)

BERTRANDO

(come per volerle dire cosa importante, ma si ritiene sul fatto)

Voi!...

ISABELLA

(come per volergli dire cosa importante, ma si ritiene sul fatto)

Signor...

TARABOTTO

(interrompendoli artificiosamente)

Ecco il disegno.

BERTRANDO

(a Tarabotto con grande espressione)

Tua nipote!...

TARABOTTO

(in aria d'indifferenza)

Mia nipote.

Il disegno!...

BERTRANDO

(s'astrae fissando Isabella che si lascia contemplare, ma però artificiosamente)

Ad altro istante.

Insieme

BERTRANDO

(Se la miro sembra quella...

no ch'estinta è la rubella...

non si guardi più costei...

una volta ancora... è lei...

Ah qual barbaro contrasto

or mi guida un cieco ardor!)

ISABELLA

(guardandosi reciprocamente)

(Perché pria non ascoltarmi...

perché ingiusto condannarmi...

Non si guardi più il tiranno...

(come decisi di non volersi più guardare)

una volta ancora... oh affanno!

(tornandosi a guardare come per forza)

Ah qual barbaro contrasto

or mi guida un cieco ardor!)

TARABOTTO

(Quello va fantasticando...

Questa è mezzo fuor del mondo!

Va il mio recipe operando...

Son per ora assai contento.)

(piano a Isabella)

Incalzate l'argomento,

conosciamo quel tuo cor.

ISABELLA

(rispettosa)

Io vedo che importuna

signor v'è la mia presenza,

or dunque con licenza

me n' vado via di qua.

(per andare)

BERTRANDO

(in gran violenza seco medesimo)

A me importuna? Ah no!

Voi grata qui mi siete...

Anzi discara, andate!...

No no restar dovete...

(vivamente a Tarabotto)

Ella è nipote vostra?

TARABOTTO

Oh dubbio non ci sta!

È figlia di Torrello

già quondam mio fratello:

è nata da sua madre,

ed ebbe certo un padre

ed il paese il sa!

BERTRANDO

(vivamente)

Ella somiglia oh quanto!

Quasi è per me un incanto!...

(con gran passione avvicinandosi ad Isabella)

Ah Nisa!...

ISABELLA

(incamminandosi)

Permettete...

BERTRANDO

(imperioso)

Fermati.

ISABELLA

(si ferma e dignitosamente gli risponde)

Che volete?

BERTRANDO

(raddolcendosi subito)

Mirarti.

ISABELLA

(come sopra)

A qual oggetto?

BERTRANDO

(vivamente)

Tu sei!...

ISABELLA

(interrompendolo)

D'onor seguace,

e voi primo custode

(con energia rispettosa)

siete d'onor di pace:

perciò da voi pretendo

del cor la libertà.

Insieme

BERTRANDO

Qual voce! quali accenti!

Ascolta, resta, senti...

Lei vedo, sento lei;

chiudetevi occhi miei,

o d'un funesto incanto

vittima il cor sarà.

(Oh cielo è troppo barbara

la mia fatalità.)

ISABELLA

Signor, perdono, io vado.

(Ah quello è pentimento!...)

Di chi parlate adesso?

Oh speme al cor ti sento!

Quel vostro ignoto affanno

mi desta in sen pietà.

(Oh cielo è troppo barbara

la mia fatalità.)

TARABOTTO

(forte e piano)

Va' in casa... (Via finite.)

Mi umilio... (Andiamo in guai.)

Via presto... (Non capite!)

Altezza!... (Basta omai.)

(a Bertrando)

Quel vostro ignoto affanno

mi desta in sen pietà.

(E batti e suda e pesta,

alfin si vincerà.)

(Isabella entra in casa con Tarabotto che se ne sorte di nuovo e si mette ad osservare in disparte)

Scena nona

Bertrando, Tarabotto, in disparte, indi Ormondo.

Bertrando entrata Isabella, va passeggiando concentrato in sé stesso ed indica somma agitazione.

TARABOTTO

Oh la impressione è fatta, e sembra, in bene.

BERTRANDO

No no, morta è Isabella.

Questa è Nisa nipote

di Tarabotto.

TARABOTTO

(Oh falla i conti.)

BERTRANDO

Or dunque...

(esce Ormondo)

ORMONDO

Signor, tutto è disposto...

BERTRANDO

Intesi. Ascolta.

Ebbe in mare Isabella e morte e tomba?

ORMONDO

(esitando)

E perché?...

BERTRANDO

(con calore)

L'ebbe?

ORMONDO

È certo.

BERTRANDO

Eppur poc'anzi...

(si ritiene dal proseguire)

(No per ora si taccia.)

(ad Ormondo)

Io vo e t'attendo

ove t'imposi in pria.

(Quai prova angosce mai quest'alma mia!)

(parte col séguito)

Scena decima

Ormondo, Tarabotto in disparte, poi Batone.

[N. 5 - Recitativo e aria]

ORMONDO

Quale inchiesta! Qual suo gran turbamento!...

(esce Batone)

ORMONDO

(con un po' di agitazione)

Vien Batone mio fido...

TARABOTTO

(Sentiamo adesso questi galantuomini.)

BATONE

Che vuol dir signor mio?...

ORMONDO

Tu già vedesti

Isabella perir!...

BATONE

Sicuramente.

Ma perché il domandate?

ORMONDO

Perché il Duca

mi chiese or or lo stesso.

BATONE

Ch'egli avesse veduta la nipote

di Tarabotto capo

di questi minatori?

ORMONDO

E ciò che serve?

BATONE

Che serve? Questa donna

proprio è un pomo spartito

colla morta duchessa.

ORMONDO

(con gran premura)

L'hai veduta?

BATONE

E come!

ORMONDO

Che un destino a me nemico

tratta salva l'avesse?

BATONE

Oh! Cosa dite?

ORMONDO

Senti. Comando a te rapir costei

(prende a sé Batone e gli parla in modo, che Tarabotto allunga il collo per sentire, ma inutilmente)

tosto che si fa notte, e a me condurla.

TARABOTTO

(Non sento niente.)

ORMONDO

A te darò seguaci

quai d'uopo esige. Vo' vedere io stesso

sì gran portento.

BATONE

(con apprensione e forte)

Ma vederla or ora

qui voi potrete senza ch'io stanotte...

ORMONDO

E che?... Non vo' consiglio

ove possa temere un mio periglio.

Tu mi conosci e sai

che a me non si contrasta.

Servi al comando e basta,

né osarmi replicar.

Sia l'opra appien compita

o pagherà tua vita

un detto sol che possa

l'arcano palesar.

(parte)

Scena undicesima

Batone e Tarabotto in disparte e che poi si fa vedere a tempo.

[N. 6 - Recitativo e duetto]

BATONE

(O pagherà tua vita! Ecco la solita

sua bella canzonetta.)

TARABOTTO

(Un arcano!... Stanotte!... Una minaccia

di vita! Ah qui v'è sotto qualche diavolo.)

BATONE

(Che questa Nisa fosse la duchessa

salvata a caso!)

TARABOTTO

(Ei va fantasticando:

tanto più n'ho sospetto.)

BATONE

(Io lo potrei sapere

da questa Tarabotto. Egli è un baggiano

e cascherà!)

TARABOTTO

(L'arcano

tentiamo con destrezza

ricavar da costui.)

(passa dalla sua posizione alla imboccatura d'una cavità)

BATONE

(Se scopro la duchessa

corro a dirglielo al Duca sul momento,

e in tal guisa va a monte il rapimento.)

TARABOTTO

(fingendo di parlare verso l'interno della cavità, e passar indi in casa)

Ho inteso. Vado e torno...

BATONE

(a tempo)

Oh amico mio...

(invitandolo a sé)

TARABOTTO

Vostro buon servitore. Comandate

qualche cosa?

BATONE

Sappiate

che intesi dire tanto ben di voi,

che sono innamorato

della vostra persona.

TARABOTTO

Oh che sorte! Ed io pure

quando vi vedo... Non vi dico altro.

BATONE

Simpatia sorprendente!

TARABOTTO

Caso straordinario!

BATONE

V'assicuro,

che vo' farvi del ben proprio in effetto.

TARABOTTO

E lo stesso di core a voi prometto.

BATONE

(dopo averlo guardato un momento in aria di compassione)

Ma non tutti la pensano per voi

come la penso io.

TARABOTTO

(come Batone)

Siam nello stesso caso o signor mio...

BATONE

Dite davvero?

TARABOTTO

Dite

la verità?

BATONE

Io qui ho nemici?

TARABOTTO

V'è

tra voi chi mi vuol mal?

BATONE

Son stupito!

(dopo essersi guardati un momento)

TARABOTTO

Resto come un stivale.

BATONE

(Non lo capisco ben, vediamci chiaro.)

TARABOTTO

(La va da galeotto a marinaro.)

Via, s'egli è ver che mi volete bene,

ditemi tutto.

BATONE

E tutto dite voi.

TARABOTTO

Ebbene, cominciate,

ed io proseguirò.

BATONE

(parlandogli colla più amichevole confidenza affettuosa)

Dunque ascoltate.

Va taluno mormorando,

che nipote non avete,

e che Nisa è un contrabbando

che vi deve rovinar.

(Tarabotto resta un momento senza parlare guardando Batone, poi dice al medesimo in aria della più grande ingenuità, ed affettuosa premura)

TARABOTTO

Dir intesi che voi siete

pe 'l voler d'un certo tale,

un che altrui facendo male

deve alfin precipitar.

(si guardano e prorompono in uno scoppio di risa)

BATONE

Si pon dir più gran sciocchezze?

TARABOTTO

Si pon dir più gran follie!

BATONE E TARABOTTO

Oh che ciarle! Che pazzie!

Me la rido in verità.

(si dividono e dicono da sé)

(Questo è un furbo come va.)

BATONE

Pur la cosa è spinta a tanto.

(si riuniscono, e si parlano in aria del più gran segreto)

TARABOTTO

Pur la crede ognun cotanto...

BATONE

Che si dice che la donna

pose il Duca in gran sospetto.

TARABOTTO

Che si dice che di mira

già prendeste un certo oggetto...

(prorompono in uno scoppio di risa)

BATONE

Ma vedete maldicenze!

TARABOTTO

Ma vedete scioccherie!

BATONE E TARABOTTO

Oh che ciarle! Che pazzie!

Me la rido in verità.

(Ah costui sudar mi fa.)

BATONE

(in aria della più grande importanza)

Se peraltro fosse vero

oh qual premio se parlate.

TARABOTTO

Se però siete sincero

oh che guai che voi scappate!

BATONE

Mi capite... argento ed oro!

TARABOTTO

M'intendete... egli è bastone!

BATONE

Via spiegate...

TARABOTTO

Via parlate...

BATONE

Non so nulla...

TARABOTTO

Non so niente...

BATONE

Dunque son...

TARABOTTO

Castronerie!

BATONE E TARABOTTO

Oh che ciarle, che pazzie!

Me la rido in verità!

(Sta' pur duro quanto vuoi

ma capito io t'ho di già.)

(parte Batone)

Scena dodicesima

Tarabotto, indi Isabella, ch'esce circospetta e guardandosi intorno.

[N. 7 - Recitativo]

TARABOTTO

È deciso. Costoro, in gran sospetto,

l'hanno colla duchessa e questa notte

le preparan la festa.

Ma ci son io perbacco!

ISABELLA

Amico, qui poc'anzi

di Batone la voce udir mi parve.

TARABOTTO

È vero. Dite, v'ha costui veduta?

ISABELLA

Sì, non è molto.

TARABOTTO

Ora ho capito tutto.

ISABELLA

Forse sospetta?...

TARABOTTO

Sì, non v'inquietate.

Nella testa ho un terribile progetto...

La notte s'avvicina...

Ritorna il Duca...

ISABELLA

Io fuggo.

TARABOTTO

Anzi restate

vo' che gli raccontiate i casi vostri.

ISABELLA

Che pensi? come?

TARABOTTO

Ve 'l dirò. M'è d'uopo

che assai lo interessiate.

ISABELLA

Eccolo... oh dio!

Seco è il tiranno mio...

al vederlo o qual gelo!

TARABOTTO

Coraggio.

ISABELLA

Ed in chi mai sperar!

TARABOTTO

Nel cielo.

Scena tredicesima

Detti. Bertrando, Ormondo, e Séguito.

[N. 8 - Recitativo e aria]

(Tarabotto e Isabella s'inchinano. Finché Bertrando parla ad Ormondo, Tarabotto parla piano a Isabella

BERTRANDO

Al nuovo dì col mio fedele Ormondo

parlerai sul disegno.

TARABOTTO

Altezza sì.

ISABELLA

(Regger mi posso appena.)

BERTRANDO

(piano ad Ormondo)

Vedila.

ORMONDO

(Sorprendente somiglianza!)

TARABOTTO

(Ci siamo intesi.)

ISABELLA

(Oh ciel mi sforzerò!)

BERTRANDO

Nisa gentil, voi sempre mesta!

ISABELLA

Sempre.

BERTRANDO

E perché?

ISABELLA

Pe 'l più giusto

e fatale timore.

BERTRANDO

Timor di che?

ISABELLA

Degli uomini.

ORMONDO

(marcatamente e fissando Isabella)

Degli uomini!

TARABOTTO

E n'ha ragion.

BERTRANDO

Ragione?

TARABOTTO

Aver dovea

uno sposo... sì... no... s'è poi ficcato

il diavolo di mezzo... e allor... che guai!...

Diglielo tu che meglio lo dirai.

ISABELLA

No, ricordar non voglio un tradimento.

BERTRANDO

Voi tradita!

ISABELLA

Ah no 'l fossi.

BERTRANDO

E chi fu il traditor?

ISABELLA

Deh! che chiedete?

BERTRANDO

Il Duca ora v'impone

far la vostra vicenda a lui presente.

ISABELLA

Che chiedete, o signore, a un'innocente!

O quale al rammentar l'infausta scena

qual tremito mi scuote! Ah che all'idea

di lei, ridotta a fatal punto estremo

io sudo, agghiaccio, inorridisco e fremo!

Mai più tanto possente

armi impugnò di morte...

la nera fellonia. Della vendetta

giurò sull'ara infame

odio a virtù; e frattanto

la misera innocenza

priva di dolce aita

invan chiedea pietà sola e tradita.

E degg'io la vicenda

far nota a voi del più infelice amore?

Sì, parlerò, se pur mi regga il core.

Al più dolce e caro oggetto

io serbava un'alma amante:

egli ardea d'eguale affetto,

ed in noi regnava amor.

Quando un fellon m'invola

il cor del mio diletto,

e abbandonata e sola

mi guida a crudo orror.

Che palpito crudele,

che pena sento al cor!

Ah mi consoli almeno

chi prova in seno amor.

(entra in casa)

Scena quattordicesima

Bertrando, Tarabotto, Ormondo.

BERTRANDO

(resta assorto in sé stesso)

(Son fuor di me! Il mio caso!)

ORMONDO

(La storia mia! Affrettiamci

tutto a dispor pe 'l rapimento. Io stesso

ne veglierò, che di nessun mi fido.)

TARABOTTO

(Rumina pur.)

ORMONDO

Signor, se ciò vi piace,

or me n' vado a dispor pe 'l nuovo giorno

quanto già m'imponeste.

BERTRANDO

Va' pur.

(piano ad Ormondo)

Dimmi o fedel, non è un portento!

l'udisti!...

ORMONDO

E che perciò? Quale per lei

strana cura o signor?

(s'inchina al Duca, e dice da sé nel partire)

(Perdiam costei.)

(parte)

Scena quindicesima

Bertrando, e Tarabotto.

(Bertrando resta assorto in sé stesso)

TARABOTTO

(Parmi tutto disposto

e il gran colpo tentiam. Deve egli stesso

scoprir l'iniquo.) Altezza... ahimè!...

(se gli butta ginocchioni. Bertrando sorprende molto)

BERTRANDO

Che fai!

Alzati.

TARABOTTO

(parlandogli con voce artificiosamente soffocata per non esser inteso dal seguito del Duca)

No, se prima

non si degna promettermi

di difender la povera

Nisa nipote mia.

BERTRANDO

Come? che dici?

Io difesa prometto...

Chi ardisce farle offesa?

(Tarabotto si leva)

TARABOTTO

Quel briccone

di cui poc'anzi le ho parlato. A sorte

ho scoperto che allor che faccia notte

qui verrà per tentar non so quale

danno contro di lei.

Siamo alla notte, ed io, per non spaurirla,

nulla le ho detto, ma il periglio è tale...

BERTRANDO

Chi è costui? dove sta? farò ch'ei tremi...

TARABOTTO

Io giuro a vostr'altezza

che se il briccon con arte non si piglia...

forza non val.

BERTRANDO

Che!

TARABOTTO

L'è così. Di nuovo

altezza a lei lo giuro.

BERTRANDO

(vivamente)

Ebben, vivi sicuro,

che qui a difesa sua farò che vegli

un tal per cui punito il tradimento

sarà col traditore in sul momento.

(parte col séguito)

TARABOTTO

Chi esser può questo tal se non ei stesso?

Andiamo tosto a far uscir di casa

per il cortil la povera signora?

Poi qui nascosti e stando in attenzione

scoprirem l'arti ree di quel briccone.

Scena ultima

Tutti successivamente.

[N. 9 - Finale]

Batone, con Seguaci armati, uno de' quali ha un fanale da mano chiuso, e che dentro ha un lume acceso.

BATONE

Tacita notte oscura

deh fa', ch'io giunga al segno;

e l'opra e 'l mio disegno

ti prego secondar.

(ai seguaci)

Amici voi sapete

chi vuol che ciò sia fatto.

Or dunque su accostiamoci.

(s'accosta alla casa, ed ascolta)

Qui non si sente un gatto...

(s'accosta quello che ha il fanale)

Fa' chiaro un poco... è aperto...

(trova aperta la porta)

Ci dà favor la sorte

andiamo a lavorar.

Entra co' suoi Seguaci. Entrato ch'egli è, escono da un viale accanto alla casa Tarabotto e Isabella e passano dall'altra parte ascondendosi dietro l'albore e la panca. Isabella è vestita con un abito nobile, ma dimesso.

ISABELLA

Perché con queste spoglie

vestita or mi bramate?

TARABOTTO

Allor che v'ho salvata

vestita n'eravate.

ISABELLA

Ma dite a quale oggetto?

TARABOTTO

Ve lo dirà l'effetto.

Insieme

TARABOTTO

Venite e vinceremo

non state a dubitar.

ISABELLA

Ah ciel vacillo e tremo,

non oso più sperar.

Si celano. Esce Bertrando con Séguito. Alcuni hanno delle fiaccole smorzate, ed uno ha un fanale come sopra.

BERTRANDO

In quelle cave oscure

perché vid'io costei?

perché degg'io tremar?

(entra nelle cavità col séguito con cui si mette in ascolto)

(piano fra loro)

ISABELLA

Mi balza il cor dal petto.

TARABOTTO

È lui non ve l'ho detto!

Esce Ormondo e parla trovandosi poco discosto dal sito ove sta Bertrando in ascolto. Egli è con un Seguace solo.

ORMONDO

(sta pensando)

Ch'entrato sia Batone,

che il colpo abbia tentato?

BERTRANDO

(Ormondo!)

TARABOTTO

(È qui il briccone.

I sorci vanno in trappola.)

ORMONDO

Me n' voglio assicurar.

S'avanza verso la casa da cui n'esce Batone co' suoi.

ORMONDO

Batone.

BATONE

Signor mio!...

ORMONDO

Ebben l'hai tu rapita?

BATONE

Di casa ell'è sparita...

ORMONDO

Non credo se non vedo...

Entra coi Seguaci.

BATONE

Entrate... Io non ho torto...

Ah!...

(esce a questo punto Bertrando e sorprende Batone)

BERTRANDO

Taci o tu sei morto!

Allor che torna Ormondo

fa' che ragion ti renda

perché tal ratto imprenda

ed io sto ad ascoltar.

Insieme

BATONE

(con gran timore)

Signor... sarà... servito.

(Ohimè... che cado... in fosso...

mi vien la febbre adesso...

in piè non posso star.)

ISABELLA E BERTRANDO

(O ciel l'angustia mia

mi guida a delirar.)

TARABOTTO

(piano a Isabella)

Da brava, forti adesso,

non c'è da dubitar.

(Bertrando si rimette al suo posto)

BATONE

Coraggio Batone,

ci va la tua pelle.

Facciamo il briccone

ben chiaro parlar.

Esce Ormondo dalla casa co' suoi.

ORMONDO

Che fiera disdetta!

BATONE

Ebbene?

ORMONDO

Non c'è.

BATONE

Ma dite, e perché

rapir questa donna.

ORMONDO

O dessa è Isabella

già ingrata al mio amore,

(Bertrando fa gran motto di sdegno)

o tanto par quella,

ch'io debbo tremar.

BATONE

E avete deciso...

ORMONDO

Che mora all'istante...

(incalzando il dialogo tutti due, e parlando quasi forte, Batone spiega la più gran compiacenza)

BATONE

Perché non volete...

ORMONDO

Che viva un oggetto...

BATONE

Che della vendetta...

ORMONDO

Mi tolga l'effetto...

BATONE

E al Duca discopra...

ORMONDO

I miei primi inganni...

(esce Bertrando con soldati che hanno accese le fiaccole; s'illumina il teatro)

BERTRANDO

Tu sogni, t'inganni

o vil traditor.

Ormondo è disarmato e tolto in mezzo dai Soldati.

BERTRANDO

(desolatissimo)

Sposa oh dio! Sposa ove sei?

Fui sedotto e ti perdei!...

S'altro offrirti non poss'io,

abbi almeno il sangue mio...

(per cavare la spada. Esce Isabella con Tarabotto, e trattengono il Duca)

ISABELLA E TARABOTTO

Fermo... fermo...

BERTRANDO

(ad Isabella)

Tu!... chi sei?

ISABELLA

Chi nel core come in petto

porta quel cui serba affetto.

(cava dal seno il ritratto di Bertrando che va all'eccesso dello sbalordimento ora guardando Isabella, ora il ritratto)

BERTRANDO

Tu il ritratto!... d'Isabella

tu le vesti...

TARABOTTO

(vivamente)

È quella è quella,

che da me fu un dì trovata

sulla spiaggia mezza morta,

ch'è per opra mia rinata,

che per voi or qui ho risorta,

(colla più viva impazienza)

che le vesti le ho serbato,

che il briccone ho smascherato,

che... non basta?...

BERTRANDO

Dio!... ma degno,

(per istendere ad Isabella le braccia, ma si ritiene)

del tuo core ahi più non sono!...

ISABELLA

Tu m'offrivi il sangue istesso!...

Sei pentito... io ti perdono.

(gli stende le braccia, e vi vola Bertrando)

BATONE

(Ora tocca a me il sorbetto!)

TARABOTTO

Viva viva il vero amor!

BERTRANDO

(a Batone)

E perché nel rapimento

l'opra tua fu all'empio unita?

BATONE

Perché fece a me il saluto,

pagherai colla tua vita!...

(fa un motto d'ira verso Ormondo)

se la vita abbiam perduto

non si compra un'altra volta.

Onde... altezze... vedon bene...

(s'inginocchia)

grazia a un figlio del timor.

ISABELLA

Grazia a lui sia pur concessa.

TARABOTTO E BATONE

Benedetta! ognor la stessa!

BERTRANDO

(a Tarabotto)

Premio degno o uom virtuoso

già t'appresta il nostro core.

Tratto altrove a giusto orrore

tosto sia quell'empio cor.

(i soldati conducono via Ormondo)

TUTTI

Presto o tardi il ciel clemente

tutti scopre i neri inganni,

e corona l'innocente,

e punisce il traditor.

Fine del libretto.

Generazione pagina: 17/03/2019
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40 (W)

Locandina Atto unico Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena ultima