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Lucia di Lammermoor

LUCIA DI LAMMERMOOR

Dramma tragico in due parti.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Salvadore CAMMARANO.
Musica di Gaetano DONIZETTI.

Prima esecuzione: 26 settembre 1835, Napoli.


Personaggi:

Lord ENRICO Asthon

baritono

Miss LUCIA di lui sorella

soprano

Sir EDGARDO di Ravenswood

tenore

Lord ARTURO Bucklaw

tenore

RAIMONDO Bidebent, educatore e confidente di Lucia

basso

ALISA damigella di Lucia

mezzosoprano

NORMANNO capo degli armigeri di Ravenswood

tenore


Coro di Donne e Cavalieri, Congiunti di Asthon, Abitanti di Lammermoor.
Paggi, Armigeri, Domestici di Asthon.

L’avvenimento ha luogo in Iscozia, parte nel castello di Ravenswood,
parte nella rovinata Torre di Wolferag.
L’epoca rimonta al declinare del secolo XVI.


Avvertimento dell’autore

La promessa sposa di Lammermoor, istorico romanzo dell’Ariosto scozzese, mi parve subbietto più che altro acconcio per le scene: però non deggio tacere, che nel dargli la forma drammatica, sotto di cui oso presentarlo, mi si opposero non pochi ostacoli, per superare i quali fu mestieri allontanarmi più che non pensava dalle tracce di Walter Scott. Spero quindi, che l’aver tolto dal novero de’ miei personaggi taluno di quelli che pur sono fra i principali del romanzo, e la morte del Sere di Ravenswood diversamente da me condotta (per tacere di altre men rilevanti modificazioni) spero che tutto questo non mi venga imputato come a stolta temerità; avendomi soltanto a ciò indotto i limiti troppo angusti delle severe leggi drammatiche.

La partenza

Parte prima.

Scena prima

Atrio nel castello di Ravenswood.
Normanno e Coro di abitanti del castello, in arnese da caccia.

[N. 1 - Introduzione]

Insieme

NORMANNO

Percorrete le spiagge vicine,

della torre le vaste rovine:

cada il vel di sì turpe mistero

lo domanda... lo impone l’onor.

Fia che splenda il terribile vero

come lampo fra nubi d’orror!

CORO

Percorriamo le spiagge vicine,

della torre le vaste rovine:

cada il vel di sì turpe mistero

lo domanda... lo impone l’onor.

Fia che splenda il terribile vero

come lampo fra nubi d’orror!

(il coro parte rapidamente)

Scena seconda

Enrico, Raimondo e detto.

Scena e cavatina

(Enrico s’avanza fieramente accigliato, Raimondo lo segue mesto e silenzioso. Breve pausa)

Recitativo

NORMANNO

(accostandosi rispettosamente ad Enrico)

Tu sei turbato!

ENRICO

E n’ho ben donde. Il sai:

del mio destin si ottenebrò la stella...

intanto Edgardo... quel mortal nemico

di mia prosapia, dalle sue rovine

erge la fronte baldanzosa e ride!

Sola una mano raffermar mi puote

nel vacillante mio poter... Lucia

osa respinger quella mano!... Ah! suora

non m’è colei!

RAIMONDO

(in tuono di chi cerca di calmare l’altrui collera)

Dolente

vergin, che geme sull’urna recente

di cara madre, al talamo potria

volger lo sguardo? Ah! rispettiam quel core

che trafitto dal duol schivo è d’amore.

NORMANNO

(con ironia)

Schivo d’amor!... Lucia

d’amore avvampa.

ENRICO

Che favelli?... (Oh detto!)

NORMANNO

M’ascolta. Ella se n’ gìa colà, del parco

nel solingo vial dove la madre

giace sepolta: la sua fida Alisa

era al suo fianco... impetuoso toro

ecco su lor s’avventa...

Prive d’ogni soccorso,

pende sovr’esse inevitabil morte!...

Quando per l’aere sibilar si sente

un colpo, e al suol repente

cade la belva.

ENRICO

E chi vibrò quel colpo?

NORMANNO

Tal... che il suo nome ricoprì d’un velo.

ENRICO

Lucia forse?...

NORMANNO

L’amò.

ENRICO

Dunque il rivide?

NORMANNO

Ogni alba.

ENRICO

E dove?

NORMANNO

In quel viale.

ENRICO

Io fremo!

Né tu scovristi il seduttor?...

NORMANNO

Sospetto

io n’ho soltanto.

ENRICO

Ah! parla.

NORMANNO

È tuo nemico.

RAIMONDO

(Oh ciel!...)

NORMANNO

Tu lo detesti.

ENRICO

Esser potrebbe!... Edgardo?

RAIMONDO

Ah!...

NORMANNO

Lo dicesti. ~

Cantabile

ENRICO

Cruda... funesta smania

tu m’hai destata in petto!...

È troppo, è troppo orribile

questo fatal sospetto!

Mi fe’ gelare e fremere!...

Mi drizza in fronte il crin!

Colma di tanto obbrobrio

chi suora mia nascea! ~

(con terribile impulso di sdegno)

Pria che d’amor sì perfido

a me svelarti rea,

se ti colpisse un fulmine,

fora men rio destin.

NORMANNO

Pietoso al tuo decoro

io fui con te crudel!

RAIMONDO

(La tua clemenza imploro;

tu lo smentisci, o ciel.)

Scena terza

Coro di cacciatori, e detti.

Tempo di mezzo

CORO

(a Normanno)

(accorrendo)

Il tuo dubbio è ormai certezza.

NORMANNO

(ad Enrico)

Odi tu?

ENRICO

Narrate.

RAIMONDO

(Oh giorno!)

CORO

Come vinti da stanchezza,

dopo lungo errar d’intorno,

noi posammo della torre

nel vestibulo cadente:

ecco tosto lo trascorre

un uom pallido e tacente.

Quando appresso ei n’è venuto

ravvisiam lo sconosciuto. ~

Ei su celere destriero

s’involò dal nostro sguardo...

ci fe’ noto un falconiero

il suo nome...

ENRICO

E quale?

CORO

Edgardo.

ENRICO

Egli!... Oh rabbia che m’accendi,

contenerti un cuor non può!

RAIMONDO

Ah! non credere... ah! sospendi...

ella... M’odi...

ENRICO

Udir non vo’.

Stretta

La pietade in suo favore

miti sensi invan ti detta...

se mi parli di vendetta

solo intender ti potrò. ~

Sciagurati!... il mio furore

già su voi tremendo rugge...

l’empia fiamma che vi strugge

io col sangue spegnerò.

NORMANNO E CORO

Quell’indegno al nuovo albore

l’ira tua fuggir non può.

RAIMONDO

(Ahi! qual nembo di terrore

questa casa circondò!)

(Enrico parte: tutti lo seguono)

Scena quarta

Parco. - Nel fondo della scena un fianco del castello, con picciola porta praticabile.
Sul davanti la così detta fontana della Sirena, fontana altra volta coperta da un bell’edifizio, ornato di tutti i fregi della gotica architettura, al presente dai rottami di quest’edifizio sol cinta. Caduto n’è il tetto, rovinate le mura, e la sorgente che zampilla si apre il varco fra le pietre, e le macerie postele intorno, formando indi un ruscello.
È sull’imbrunire. Sorge la luna.
Lucia ed Alisa.

[N. 2 - Scena e cavatina Lucia]

Recitativo

LUCIA

(viene dal castello, seguita da Alisa: sono entrambe nella massima agitazione. Ella si volge d’intorno, come in cerca di qualcuno; ma osservando la fontana, ritorce altrove lo sguardo)

Ancor non giunse!...

ALISA

Incauta!... a che mi traggi!...

avventurarti, or che il fratel qui venne,

è folle ardir.

LUCIA

Ben parli! Edgardo sappia

qual ne minaccia orribile periglio...

ALISA

Perché d’intorno il ciglio

volgi atterrita?

LUCIA

Quella fonte mai

senza tremar non veggo... Ah! tu lo sai.

Un Ravenswood, ardendo

di geloso furor, l’amata donna

colà trafisse: l’infelice cadde

nell’onda, ed ivi rimanea sepolta...

m’apparve l’ombra sua...

ALISA

Che intendo!...

LUCIA

Ascolta.

Cantabile

Regnava nel silenzio

alta la notte e bruna...

colpia la fonte un pallido

raggio di tetra luna...

quando sommesso un gemito

fra l’aure udir si fe’,

ed ecco su quel margine

l’ombra mostrarsi a me!

Qual di chi parla muoversi

il labbro suo vedea,

e con la mano esanime

chiamarmi a sé parea.

Stette un momento immobile

poi rapida sgombrò,

e l’onda pria sì limpida,

di sangue rosseggiò! ~

Tempo di mezzo

ALISA

Chiari, oh ciel! ben chiari e tristi

nel tuo dir presagi intendo!

Ah! Lucia, Lucia desisti

da un amor così tremendo.

LUCIA

Io?... che parli! Al cor che geme

questo affetto è sola speme...

Senza Edgardo non potrei

un istante respirar...

Egli è luce a’ giorni miei,

e conforto al mio penar.

Stretta

Quando rapito in estasi

del più cocente amore,

col favellar del core

mi giura eterna fé;

gli affanni miei dimentico,

gioia diviene il pianto...

parmi che a lui d’accanto

si schiuda il ciel per me!

ALISA

Giorni d’amaro pianto

si apprestano per te!

[N. 3 - Scena e duetto Lucia e Edgardo]

Recitativo

ALISA

Egli s’avanza... la vicina soglia

io cauta veglierò.

(rientra nel castello)

Scena quinta

Edgardo e Lucia.

EDGARDO

Lucia, perdona

se ad ora inusitata

io vederti chiedea: ragion possente

a ciò mi trasse. Pria che in ciel biancheggi

l’alba novella, dalle patrie sponde

lungi sarò.

LUCIA

Che dici!...

EDGARDO

Pe’ franchi lidi amici

sciolgo le vele: ivi trattar m’è dato

le sorti della Scozia. Il mio congiunto,

Athol, riparator di mie sciagure,

a tanto onor m’innalza.

LUCIA

E me nel pianto

abbandoni così!

EDGARDO

Pria di lasciarti

Asthon mi vegga... stenderò placato

a lui la destra, e la tua destra, pegno

fra noi di pace, chiederò.

LUCIA

Che ascolto!...

Ah! no... rimanga nel silenzio avvolto

per or l’arcano affetto...

EDGARDO

(con amarezza)

Intendo! ~ Di mia stirpe

il reo persecutore

ancor pago non è! Mi tolse il padre...

il mio retaggio avito

con trame inique m’usurpò... né basta?

Che brama ancor? che chiede

quel cor feroce e rio?

La mia perdita intera, il sangue mio?

EDGARDO

Ei mi aborre...

LUCIA

Ah! no...

EDGARDO

(con più forza)

Mi aborre...

LUCIA

Calma, oh ciel! quell’ira estrema.

EDGARDO

Fiamma ardente in sen mi scorre!

M’odi.

LUCIA

Edgardo!...

EDGARDO

M’odi, e trema.

Cantabile

Sulla tomba che rinserra

il tradito genitore,

al tuo sangue eterna guerra

io giurai nel mio furore:

ma ti vidi... in cor mi nacque

altro affetto, e l’ira tacque...

pur quel voto non è infranto...

io potrei compirlo ancor!

LUCIA

Deh! ti placa... deh! ti frena...

può tradirne un solo accento!

Non ti basta la mia pena?

Vuoi ch’io mora di spavento?

Ceda, ceda ogn’altro affetto;

solo amor t’infiammi il petto...

Ah! il più nobile, il più santo

de’ tuoi voti è un puro amor!

Tempo di mezzo

EDGARDO

(con subita risoluzione)

Qui, di sposa eterna fede

qui mi giura, al cielo innante.

Dio ci ascolta, dio ci vede...

tempio, ed ara è un core amante;

(ponendo un anello in dito a Lucia)

al tuo fato unisco il mio

son tuo sposo.

LUCIA

(porgendo a sua volta il proprio anello a Edgardo)

E tua son io.

A’ miei voti amore invoco.

(ne’ tempi a cui rimonta questo avvenimento, fu in Iscozia comune credenza, che il violatore di un giuramento fatto con certe cerimonie, soggiacesse in questa terra ad un’esemplare punizione celeste, quasi contemporanea all’atto dello spergiuro. Perciò allora i giuramenti degli amanti, lungi dal riguardarsi come cosa di lieve peso, avevano per lo meno l’importanza di un contratto di nozze. - La più usitata di queste cerimonie era, che i due amanti rompevano, e si partivano una moneta. Si è sostituito il cambio dell’anello, come più adatto alla scena)

EDGARDO

A’ miei voti invoco il ciel.

LUCIA E EDGARDO

Porrà fine al nostro foco

sol di morte il freddo gel...

EDGARDO

Separarci omai conviene.

LUCIA

Oh parola a me funesta!

Il mio cor con te ne viene.

EDGARDO

Il mio cor con te qui resta.

LUCIA

Ah! talor del tuo pensiero

venga un foglio messaggiero,

e la vita fuggitiva

di speranza nudrirò.

EDGARDO

Io di te memoria viva

sempre, o cara, serberò.

Stretta

LUCIA E EDGARDO

Verranno a te sull’aure

i miei sospiri ardenti,

udrai nel mar che mormora

l’eco de’ miei lamenti...

Pensando ch’io di gemiti

mi pasco, e di dolor.

Spargi una mesta lagrima

su questo pegno allor.

EDGARDO

Io parto...

LUCIA

Addio...

EDGARDO

Rammentati!

Ne stringe il cielo!...

LUCIA

E amor.

(Edgardo parte; Lucia si ritira nel castello)

Il contratto nuziale - I

Parte seconda.

Scena prima

Gabinetto negli appartamenti di Lord Asthon.
Enrico e Normanno.

[N. 4 - Duetto Enrico e Lucia]

(Enrico è seduto presso un tavolino: Normanno sopraggiunge)

Recitativo

NORMANNO

Lucia fra poco a te verrà.

ENRICO

Tremante

l’aspetto. A festeggiar le nozze illustri

già nel castello i nobili congiunti

di mia famiglia accolsi; in breve Arturo

qui volge...

(sorgendo agitatissimo)

E s’ella pertinace osasse

d’opporsi?...

NORMANNO

Non temer: la lunga assenza

del tuo nemico, i fogli

da noi rapiti, e la bugiarda nuova

ch’egli s’accese d’altra fiamma, in core

di Lucia spegneranno il cieco amore.

ENRICO

Ella s’avanza!... Il simulato foglio

porgimi,

(Normanno gli dà un foglio)

ed esci sulla via che tragge

alla città regina

di Scozia; e qui fra plausi, e liete grida

conduci Arturo.

(Normanno esce)

Scena seconda

Lucia e detto.

(Lucia si arresta presso la soglia: la pallidezza del suo volto, il guardo smarrito, e tutto in lei annunzia i patimenti ch’ella sofferse ed i primi sintomi d’un’alienazione mentale)

ENRICO

Appressati, Lucia.

(Lucia si avanza alcuni passi macchinalmente, e sempre figgendo lo sguardo immobile negli occhi di Enrico)

ENRICO

Sperai più lieta in questo dì vederti,

in questo dì, che d’imeneo le faci

si accendono per te. ~ Mi guardi, e taci!

Tempo d'attacco

LUCIA

Il pallor funesto orrendo

che ricopre il volto mio

ti rimprovera tacendo

il mio strazio... il mio dolor.

Perdonar ti possa iddio

l’inumano tuo rigor.

ENRICO

A ragion mi fe’ spietato

quel che t’arse indegno affetto...

ma si taccia del passato...

tuo fratello io sono ancor.

Spenta è l’ira nel mio petto

spegni tu l’insano amor.

LUCIA

La pietade è tarda omai!...

Il mio fin di già s’appressa.

ENRICO

Viver lieta ancor potrai...

LUCIA

Lieta! e puoi tu dirlo a me?

ENRICO

Nobil sposo...

LUCIA

Cessa... ah! cessa.

Ad altr’uom giurai la fé.

ENRICO

(iracondo)

No ’l potevi...

LUCIA

Enrico!...

ENRICO

(raffrenandosi)

Or basti.

(porgendole il foglio, ch’ebbe da Normanno)

Questo foglio appien ti dice,

qual crudel, qual empio amasti.

Leggi.

LUCIA

Il core mi balzò!

(legge: la sorpresa, ed il più vivo affanno si dipingono nel suo volto, ed un tremito l’investe dal capo alle piante)

ENRICO

Tu vacilli!...

(accorrendo in di lei soccorso)

LUCIA

Me infelice!...

Ahi!... la folgore piombò!

Cantabile

Soffriva nel pianto... languia nel dolore...

la speme... la vita riposi in un core...

quel core infedele ad altra si diè!...

L’istante di morte è giunto per me.

ENRICO

Un folle ti accese, un perfido amore:

tradisti il tuo sangue per vil seduttore

ma degna dal cielo ne avesti mercé:

quel core infedele ad altra si diè!

(si ascoltano echeggiare in lontananza festivi suoni, e clamorose grida)

LUCIA

Che fia!...

ENRICO

Suonar di giubilo

senti la riva?

LUCIA

Ebbene?

ENRICO

Giunge il tuo sposo.

LUCIA

Un brivido

mi corse per le vene!

ENRICO

A te s’appresta il talamo...

LUCIA

La tomba a me s’appresta!

ENRICO

Ora fatale è questa!

M’odi.

LUCIA

Ho sugli occhi un vel!

ENRICO

Spento è Guglielmo... a Scozia

comanderà Maria...

prostrata è nella polvere

la parte ch’io seguia...

LUCIA

Tremo!...

ENRICO

Dal precipizio

Arturo può sottrarmi,

sol egli...

LUCIA

Ed io?...

ENRICO

Salvarmi

devi.

LUCIA

Ma!...

ENRICO

Il devi.

(in atto di uscire)

LUCIA

Oh ciel!...

Stretta

ENRICO

(ritornando a Lucia, e con accento rapido, ma energico)

Se tradirmi tu potrai,

la mia sorte è già compita...

tu m’involi onore, e vita;

tu la scure appresti a me...

Ne’ tuoi sogni mi vedrai

ombra irata e minacciosa!...

Quella scure sanguinosa

starà sempre innanzi a te!

LUCIA

(volgendo al cielo gli occhi gonfi di lagrime)

Tu che vedi il pianto mio...

tu che leggi in questo core,

se respinto il mio dolore

come in terra in ciel non è,

tu mi togli, eterno iddio,

questa vita disperata...

io son tanto sventurata,

che la morte è un ben per me!

(Enrico parte affrettatamente. Lucia si abbandona su d’una seggiola, ove resta qualche momento in silenzio; quindi vedendo giungere Raimondo, gli sorge all’incontro ansiosissima)

Scena terza

Raimondo, e detta.

[N. 5 - Scena e aria Raimondo]

Recitativo

LUCIA

Ebben?

RAIMONDO

Di tua speranza

l’ultimo raggio tramontò! Credei

al tuo sospetto, che il fratel chiudesse

tutte le strade, onde sul franco suolo,

all’uom che amar giurasti

non giungesser tue nuove: io stesso un foglio

da te vergato, per secura mano

recar gli feci... invano!

Tace mai sempre... quel silenzio assai

d’infedeltà ti parla!

LUCIA

E me consigli?

RAIMONDO

Di piegarti al destino.

LUCIA

E il giuramento?...

RAIMONDO

Tu pur vaneggi! I nuziali voti

che il ministro di dio non benedice

né il ciel, né il mondo riconosce.

LUCIA

Ah! cede

persuasa la mente...

ma sordo alla ragion resiste il core.

RAIMONDO

Vincerlo è forza.

LUCIA

Oh, sventurato amore!

Cantabile

RAIMONDO

Deh, t’arrendi, o più sciagure

ti sovrastano infelice...

per le tenere mie cure,

per l’estinta genitrice

il periglio d’un fratello

ti commova; e cangi il cor...

o la madre nell’avello

fremerà per te d’orror.

Tempo di mezzo

LUCIA

Taci... taci: tu vincesti...

non son tanto snaturata.

RAIMONDO

Oh qual gioia in me tu desti!

Oh qual nube hai disgombrata!...

Stretta

Al ben de’ tuoi qual vittima

offri Lucia, te stessa;

e tanto sacrifizio

scritto nel ciel sarà.

Se la pietà degli uomini

a te non fia concessa;

v’è un dio, v’è un dio,

che tergere il pianto tuo saprà.

LUCIA

Guidami tu... tu reggimi...

son fuori di me stessa!...

lungo crudel supplizio

la vita a me sarà!

(partono)

Scena quarta

Magnifica sala, pomposamente ornata pe ’l ricevimento di Arturo.
Nel fondo maestosa gradinata, alla cui sommità è una porta. Altre porte laterali.
Enrico, Arturo, Normanno, Cavalieri e Dame congiunti di Asthon, Paggi, Armigeri, Abitanti di Lammermoor, e Domestici, tutti inoltrandosi dal fondo.

[N. 6 - Finale atto secondo]

Coro

ENRICO, NORMANNO E CORO

Per te d’immenso giubilo

tutto s’avviva intorno

per te veggiam rinascere

della speranza il giorno.

Qui l’amistà ti guida,

qui ti conduce amor,

qual astro in notte infida

qual riso nel dolor.

Cavatina

ARTURO

Per poco fra le tenebre

sparì la vostra stella;

io la farò risorgere

più fulgida e più bella.

La man mi porgi Enrico...

ti stringi a questo cor.

A te ne vengo amico,

fratello e difensor.

Tempo d'attacco

ARTURO

Dov’è Lucia?

ENRICO

Qui giungere

or la vedrem... se in lei

soverchia è la mestizia,

maravigliar non déi.

Dal duolo oppressa e vinta

piange la madre estinta...

ARTURO

M’è noto. ~ Or solvi un dubbio:

fama suonò, ch’Edgardo

sovr’essa temerario

alzare osò lo sguardo...

ENRICO

È ver... quel folle ardia...

NORMANNO E CORO

S’avanza a te Lucia.

Scena quinta

Lucia, Alisa, Raimondo e detti.

ENRICO

(presentando Arturo a Lucia)

Ecco il tuo sposo...

(Lucia fa un movimento come per retrocedere)

(sommessamente a Lucia)

Incauta!...

perder mi vuoi?

LUCIA

(Gran dio.)

ARTURO

Ti piaccia i voti accogliere

del tenero amor mio...

ENRICO

(accostandosi ad un tavolino su cui è il contratto nuziale, e troncando destramente le parole ad Arturo)

Omai si compia il rito.

(ad Arturo)

T’appressa.

ARTURO

Oh dolce invito!

(avvicinandosi ad Enrico che sottoscrive il contratto, egli vi appone la sua firma. Intanto Raimondo, ed Alisa conducono la tremebonda Lucia verso il tavolino)

LUCIA

(Io vado al sacrifizio!...)

RAIMONDO

(Reggi buon dio l’afflitta.)

ENRICO

(piano a Lucia, e scagliandole furtive, e tremende occhiate)

Non esitar.

LUCIA

(Me misera!...)

(piena di spavento, e quasi fuor di sé medesima, segna l’atto)

(La mia condanna ho scritta!)

ENRICO

(Respiro!)

LUCIA

(Io gelo e ardo!

Io manco!...)

(si ascolta dalla porta in fondo lo strepito di persona, che indarno trattenuta, si avanza precipitosa)

TUTTI

Qual fragor!...

(la porta si spalanca)

Chi giunge?...

Scena sesta

Edgardo, alcuni Servi, e detti.

EDGARDO

Edgardo.

(con voce e atteggiamento terribili. Egli è ravvolto in gran mantello da viaggio, un cappello con l’ala tirata giù, rende più fosche le di lui sembianze estenuate dal dolore)

GLI ALTRI

Edgardo!...

LUCIA

Oh fulmine!...

(cade tramortita)

GLI ALTRI

Oh terror!...

(lo scompiglio è universale. Alisa, col soccorso di alcune donne solleva Lucia, e l’adagia su una seggiola)

Largo concertato

Insieme

ENRICO

(Chi trattiene il mio furore,

e la man che al brando corse?

Della misera in favore

nel mio petto un grido sorse!

È il mio sangue! io l’ho tradita!

Ella sta fra morte e vita!...

Ah! che spegnere non posso

un rimorso nel mio cor!)

EDGARDO

(Chi mi frena in tal momento?...

chi troncò dell’ire il corso?

Il suo duolo, il suo spavento

son la prova d’un rimorso!...

Ma, qual rosa inaridita,

ella sta fra morte e vita!...

Io son vinto... son commosso...

t’amo, ingrata, t’amo ancor!)

LUCIA

(riavendosi)

(Io sperai che a me la vita

tronca avesse il mio spavento...

ma la morte non m’aita...

vivo ancor per mio tormento! ~

Da’ miei lumi cadde il velo...

mi tradì la terra e il cielo!...

vorrei pianger, ma non posso...

ah, mi manca il pianto ancor!)

ARTURO, RAIMONDO, ALISA, NORMANNO E CORO

(Qual terribile momento!...

Più formar non so parole!...

Densa nube di spavento

par che copra i rai del sole! ~

Come rosa inaridita

ella sta fra morte e vita!...

chi per lei non è commosso

ha di tigre in petto il cor.)

Tempo di mezzo

ENRICO, ARTURO, NORMANNO E CAVALIERI

(scagliandosi con le spade denudate contro Edgardo)

T’allontana sciagurato...

o il tuo sangue fia versato...

EDGARDO

(traendo anch’egli la spada)

Morirò, ma insiem col mio

altro sangue scorrerà.

RAIMONDO

(in tuono autorevole)

(mettendosi in mezzo alle parti avversarie)

Rispettate, o voi, di dio

la tremenda maestà.

In suo nome io ve ’l comando,

deponete l’ira e il brando...

pace pace... egli aborrisce

l’omicida, e scritto sta:

chi di ferro altrui ferisce,

pur di ferro perirà.

(tutti ripongono le spade. Un momento di silenzio)

ENRICO

(facendo qualche passo verso Edgardo, e guardandolo biecamente di traverso)

Ravenswood in queste porte

chi ti guida?

EDGARDO

(altero)

La mia sorte,

il mio dritto... sì; Lucia

la sua fede a me giurò.

RAIMONDO

Questo amor per sempre oblia;

ella è d’altri!...

EDGARDO

D’altri!... ah! no.

RAIMONDO

Mira.

(gli presenta il contratto nuziale)

EDGARDO

(dopo averlo rapidamente letto, e figgendo gli occhi in Lucia)

Tremi!... ti confondi!

(mostrando la di lei firma)

Son tue cifre? A me rispondi:

(con più forza)

son tue cifre?

LUCIA

(con voce simigliante ad un gemito)

Sì...

EDGARDO

(soffocando la sua collera)

Riprendi

il tuo pegno, infido cor.

(le rende il di lei anello)

Il mio dammi.

LUCIA

Almen...

EDGARDO

Lo rendi.

(lo smarrimento di Lucia lascia divedere, che la mente turbata della infelice intende appena ciò che fa: quindi si toglie tremando l’anello dal dito, di cui Edgardo s’impadronisce sul momento)

EDGARDO

Hai tradito il cielo, e amor!

(sciogliendo il freno del represso sdegno getta l’anello, e lo calpesta)

Maledetto sia l’istante

che di te mi rese amante...

stirpe iniqua... abominata

io dovea da te fuggir!...

Ah! di dio la mano irata

ti disperda...

ENRICO, ARTURO, NORMANNO E CAVALIERI

Insano ardir!...

Stretta

Esci, fuggi il furor che ne accende

solo un punto i suoi colpi sospende...

ma fra poco più atroce, più fiero

sul suo capo aborrito cadrà...

Sì, la macchia d’oltraggio sì nero

col tuo sangue lavata sarà.

EDGARDO

(gettando la spada, ed offrendo il petto a’ suoi nemici)

Trucidatemi, e pronubo al rito

sia lo scempio d’un core tradito...

del mio sangue bagnata la soglia

dolce vista per l’empia sarà!...

Calpestando l’esangue mia spoglia

all’altare più lieta ne andrà!

LUCIA

(cadendo in ginocchio)

Dio lo salva... in sì fiero momento

d’una misera ascolta l’accento...

è la prece d’immenso dolore

che più in terra speranza non ha...

e l’estrema domanda del core,

che sul labbro spirando mi sta!

RAIMONDO, ALISA E DAME

(a Edgardo)

Infelice, t’invola... t’affretta...

i tuoi giorni... il tuo stato rispetta.

Vivi... e forse il tuo duolo fia spento:

tutto è lieve all’eterna pietà.

Quante volte ad un solo tormento

mille gioie succeder non fa!

(Raimondo sostiene Lucia, in cui l’ambascia è giunta all’estremo: Alisa, e le dame son loro d’intorno. Gli altri incalzano Edgardo fin presso la soglia. Intanto si abbassa la tela)

Il contratto nuziale - II
Scena prima

Salone terreno nella torre di Wolferag, adiacente al vestibulo. Una tavola spoglia di ogni ornamento, e un vecchio seggiolone ne formano tutto l’arredamento. Vi è nel fondo una porta che mette all’esterno: essa è fiancheggiata da due finestroni che avendo infrante le invetriate, lasciano scorgere gran parte delle rovine di detta torre, ed un lato della medesima sporgente sul mare.
È notte: il luogo viene debolmente illuminato da una smorta lampada.
Il cielo è orrendamente nero; lampeggia, tuona, ed i sibili del vento si mescono coi scrosci della pioggia.

[N. 7 - Scena e duetto Edgardo e Enrico]

Recitativo

(Edgardo è seduto presso la tavola, immerso ne’ suoi malinconici pensieri; dopo qualche istante si scuote, e guardando attraverso delle finestre)

EDGARDO

Orrida è questa notte

come il destino mio!

(scoppia un fulmine)

Sì, tuona o cielo...

imperversate o turbini... sconvolto

sia l’ordin delle cose, e pera il mondo...

Io non mi inganno! scalpitar d’appresso

odo un destrier! - S’arresta!

Chi mai nella tempesta

fra le minacce e l’ire

chi puote a me venirne?

Scena seconda

Enrico e detto.

ENRICO

Io.

(gettando il mantello, in cui era inviluppato)

EDGARDO

Quale ardire!...

Asthon!

ENRICO

Sì.

EDGARDO

Fra queste mura

osi offrirti al mio cospetto!

ENRICO

Io vi sto per tua sciagura.

Non venisti nel mio tetto?

Tempo d'attacco

EDGARDO

Qui del padre ancor s’aggira

l’ombra inulta... e par che frema!

Morte ogn’aura a te qui spira!

Il terren per te qui trema!

Nel varcar la soglia orrenda

ben dovresti palpitar.

Come un uom che vivo scenda

la sua tomba ad albergar!

ENRICO

(con gioia feroce)

Fu condotta al sacro rito

quindi al talamo Lucia.

EDGARDO

(Ei più squarcia il cor ferito!...

oh tormento! oh gelosia!)

ENRICO

Di letizia il mio soggiorno

e di plausi rimbombava;

ma più forte al cor d’intorno

la vendetta a me parlava!

Qui mi trassi... in mezzo ai venti

la sua voce udia tuttor;

e il furor degli elementi

rispondeva al mio furor!

Tempo di mezzo

EDGARDO

(con altera impazienza)

Da me che brami?

ENRICO

Ascoltami:

onde punir l’offesa,

de’ miei la spada vindice

pende su te sospesa...

ch’altri ti spenga? Ah! mai...

chi dée svenarti il sai!

EDGARDO

So che al paterno cenere

giurai strapparti il core.

ENRICO

Tu!...

EDGARDO

(con nobile disdegno)

Quando?

ENRICO

Al primo sorgere

del mattutino albore.

EDGARDO

Ove?

ENRICO

Fra l’urne gelide

dei Ravenswood.

EDGARDO

Verrò.

ENRICO

Ivi a restar preparati.

EDGARDO

Ivi... t’ucciderò.

Stretta

ENRICO E EDGARDO

O sole più rapido a sorger t’appresta...

ti cinga di sangue ghirlanda funesta...

così tu rischiara ~ l’orribile gara

d’un odio mortale, d’un cieco furor.

Farà di nostr’alme atroce governo

gridando vendetta, lo spirto d’Averno...

(l’uragano è al colmo)

Del tuono che mugge ~ del nembo che rugge

più l’ira è tremenda, che m’arde nel cor.

(Enrico parte: Edgardo si ritira)

Scena terza

Galleria del castello di Ravenswood, vagamente illuminata per festeggiarvi le nozze di Lucia. Dalle sale contigue si ascolta la musica di liete danze.
Il fondo della scena è ingombro di Paggi ed Abitanti di Lammermoor del castello.
Sopraggiungono molti gruppi di Dame e Cavalieri sfavillanti di gioia, si uniscono in crocchio e cantano il seguente

[N. 8 - Coro e scena Lucia]

CORO

Di vivo giubilo

s’innalzi un grido:

corra di Scozia

per ogni lido;

e avverta i perfidi

nostri nemici,

che più terribili,

ne rende l’aura

d’alto favor;

che a noi sorridono

le stelle ancor.

Scena quarta

Raimondo, Normanno e detti.

Recitativo

(Normanno traversa la scena ed esce rapidamente)

RAIMONDO

(trafelato, ed avanzandosi a passi vacillanti)

Cessi... ahi cessi quel contento...

CORO

Sei cosparso di pallore!...

Ciel! Che rechi?

RAIMONDO

Un fiero evento!

CORO

Tu ne agghiacci di terrore!

RAIMONDO

(accenna con mano che tutti lo circondino, e dopo avere alquanto rinfrancato il respiro)

Dalle stanze ove Lucia

trassi già col suo consorte,

un lamento... un grido uscia

come d’uom vicino a morte!

Corsi ratto in quelle mura...

ahi! terribile sciagura!

Steso Arturo al suol giaceva

muto freddo insanguinato!...

E Lucia l’acciar stringeva,

che fu già del trucidato!...

(tutti inorridiscono)

Ella in me le luci affisse...

«Il mio sposo ov’è?» mi disse:

e nel volto suo pallente

un sorriso balenò!

Infelice! della mente

la virtude a lei mancò!

TUTTI

Oh! qual funesto avvenimento!...

Tutti ne ingombra cupo spavento!

Notte, ricopri la ria sventura

col tenebroso tuo denso vel.

Ah! quella destra di sangue impura

l’ira non chiami su noi del ciel. ~

Recitativo

RAIMONDO

Eccola!

Scena quinta

Lucia, Alisa e detti.

(Lucia è in succinta e bianca veste: ha le chiome scarmigliate, ed il suo volto, coperto da uno squallore di morte, la rende simile ad uno spettro, anziché ad una creatura vivente. Il di lei sguardo impietrito, i moti convulsi, e fino un sorriso malaugurato manifestano non solo una spaventevole demenza, ma ben anco i segni di una vita, che già volge al suo termine)

CORO

(Oh giusto cielo!

Par dalla tomba uscita!)

LUCIA

Il dolce suono

mi colpì di sua voce!... Ah! quella voce

m’è qui nel cor discesa!...

Edgardo! Io ti son resa:

fuggita io son da’ tuoi nemici... ~ Un gelo

mi serpeggia nel sen!... trema ogni fibra!...

vacilla il piè!... Presso la fonte, meco

t’assidi alquanto... Ahimè!... sorge il tremendo

fantasma e ne separa!...

Qui ricovriamci, Edgardo, a piè dell’ara...

sparsa è di rose!... un’armonia celeste

di’, non ascolti? ~ Ah, l’inno

suona di nozze!... il rito

per noi, per noi s’appresta!... Oh me felice!

Oh gioia che si sente, e non si dice!

Cantabile

Ardon gl’incensi... splendono

le sacre faci intorno!...

Ecco il ministro! Porgimi

la destra... Oh lieto giorno!

Alfin son tua, sei mio!

A me ti dona un dio...

ogni piacer più grato

mi fia con te diviso

del ciel clemente un riso

la vita a noi sarà!

RAIMONDO, ALISA E CORO

(sporgendo le mani al cielo)

In sì tremendo stato,

di lei, signor, pietà.

Tempo di mezzo

RAIMONDO

S’avanza Enrico!...

Scena sesta

Enrico, Normanno e detti.

ENRICO

(accorrendo)

Ditemi:

vera è l’atroce scena?

RAIMONDO

Vera, pur troppo!

ENRICO

Ah! perfida!...

ne avrai condegna pena...

(scagliandosi contro Lucia)

RAIMONDO, ALISA E CORO

T’arresta... Oh ciel!...

RAIMONDO

Non vedi

lo stato suo?

LUCIA

(sempre delirando)

Che chiedi?...

ENRICO

Oh qual pallor!

(fissando Lucia, che nell’impeto di collera non aveva prima bene osservata)

LUCIA

Me misera!...

RAIMONDO

Ha la ragion smarrita.

ENRICO

Gran dio!...

RAIMONDO

Tremare, o barbaro,

tu déi per la sua vita.

LUCIA

Non mi guardar sì fiero...

segnai quel foglio è vero... ~

Nell’ira sua terribile

calpesta, oh dio! l’anello!...

Mi maledice!... Ah! vittima

fui d’un crudel fratello,

ma ognor t’amai... lo giuro...

chi mi nomasti? Arturo! ~

Ah! non fuggir... perdono...

GLI ALTRI

Qual notte di terror!

LUCIA

Presso alla tomba io sono...

odi una prece ancor. ~

Deh! tanto almen t’arresta,

ch’io spiri a te d’appresso...

già dall’affanno oppresso

gelido langue il cor!

Un palpito gli resta...

è un palpito d’amor.

Spargi di qualche pianto

il mio terrestre velo,

mentre lassù nel cielo

io pregherò per te...

al giunger tuo soltanto

fia bello il ciel per me!

(resta quasi priva di vita, fra le braccia di Alisa)

RAIMONDO, ALISA E CORO

Omai frenare il pianto

possibile non è!

ENRICO

(Vita di duol, di pianto

serba il rimorso a me!)

Recitativo

Si tragga altrove... Alisa,

(a Raimondo)

pietoso amico... Ah! Voi

la misera vegliate...

(Alisa e le dame conducono altrove Lucia)

Io più me stesso

in me non trovo!...

(parte nella massima costernazione: tutti lo seguono, tranne Raimondo e Normanno)

RAIMONDO

Delator! gioisci

dell’opra tua.

NORMANNO

Che parli?

RAIMONDO

Sì, dell’incendio che divampa e strugge

questa casa infelice hai tu destata

la primiera favilla.

NORMANNO

Io non credei...

RAIMONDO

Tu del versato sangue, empio! tu sei

la ria cagion!... Quel sangue

al ciel t’accusa, e già la man suprema

segna la tua sentenza... Or vanne, e trema.

(egli segue Lucia: Normanno esce per l’opposto lato)

Scena settima

Parte esterna del castello, con la porta praticabile: un appartamento dello stesso è ancora illuminato internamente.
In più distanza una cappella: la via che vi conduce è sparsa delle tombe dei Ravenswood. - Albeggia.

[N. 9 - Ultima scena]

Recitativo

EDGARDO

Tombe degli avi miei, l’ultimo avanzo

d’una stirpe infelice

deh! raccogliete voi. ~ Cessò dell’ira

il breve foco... sul nemico acciaro

abbandonar mi vo’. Per me la vita

è orrendo peso!... L’universo intero

è un deserto per me senza Lucia!...

Di liete faci ancora

splende il castello! Ah! scarsa

fu la notte al tripudio!... Ingrata donna!

Mentr’io mi struggo in disperato pianto,

tu ridi, esulti accanto

al felice consorte!

Tu delle gioie in seno, io... della morte!

Cantabile

Fra poco a me ricovero

darà negletto avello...

Una pietosa lagrima

non scorrerà su quello!...

Fin degli estinti, ahi misero!

Manca il conforto a me!

Tu pur, tu pur dimentica

quel marmo dispregiato:

mai non passarvi, o barbara,

del tuo consorte a lato...

rispetta almen le ceneri

di chi moria per te.

Scena ottava

Abitanti di Lammermoor, dal castello, e detto.

Tempo di mezzo

CORO

Oh meschina! Oh caso orrendo!

Più sperar non giova omai!...

Questo dì che sta sorgendo

tramontar tu non vedrai!

EDGARDO

Giusto cielo!... Ah! rispondete:

di chi mai, di chi piangete?

CORO

Di Lucia.

EDGARDO

(esterrefatto)

Lucia diceste!

CORO

Sì; la misera se n’ muore.

Fur le nozze a lei funeste...

di ragion la trasse amore...

s’avvicina all’ore estreme,

e te chiede... per te geme...

EDGARDO

Ah! Lucia! Lucia!...

(si ode lo squillo lungo, e monotono della campana de’ moribondi)

CORO

Rimbomba

già la squilla in suon di morte!

EDGARDO

Ahi!... quel suono al cor mi piomba! ~

È decisa la mia sorte!...

Rivederla ancor vogl’io...

rivederla e poscia...

(incamminandosi)

CORO

Oh dio!...

(trattenendolo)

Qual trasporto sconsigliato!...

Ah desisti... ah! riedi in te...

(Edgardo si libera a viva forza, fa alcuni rapidi passi per entrare nel castello, ed è già sulla soglia quando n’esce Raimondo)

Scena ultima

Raimondo e detti.

RAIMONDO

Ove corri sventurato?

Ella in terra più non è.

(Edgardo si caccia disperatamente le mani fra’ capelli, restando immobile in tale atteggiamento, colpito da quell’immenso dolore che non ha favella. Lungo silenzio)

Stretta

EDGARDO

(scuotendosi)

Tu che a dio spiegasti l’ali,

o bell’alma innamorata,

ti rivolgi a me placata...

teco ascenda il tuo fedel.

Ah! se l’ira dei mortali

fece a noi sì lunga guerra,

se divisi fummo in terra,

ne congiunga il nume in ciel.

(trae rapidamente un pugnale e se lo immerge nel cuore)

Io ti seguo...

(tutti si avventano, ma troppo tardi per disarmarlo)

RAIMONDO

Forsennato!...

CORO

Che facesti!...

RAIMONDO E CORO

Quale orror!

CORO

Ahi tremendo!... ahi crudo fato!...

RAIMONDO

Dio, perdona un tanto error.

(prostrandosi, ed alzando le mani al cielo; tutti lo imitano: Edgardo spira)

Fine del libretto.

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Locandina La partenza Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Il contratto nuziale - I Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Il contratto nuziale - II Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena ultima