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Marion Delorme

MARION DELORME

Melodramma in quattro atti.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Enrico GOLISCIANI.
Musica di Amilcare PONCHIELLI.

Prima esecuzione: 17 marzo 1885, Milano.


Personaggi:

MARION Delorme

soprano

DIDIER

tenore

Il Marchese di SAVERNY

baritono

Il signor di LAFFEMAS

basso

LELIO comico

mezzosoprano

BRICHANTEAU ufficiale del reggimento d'Angiò

tenore

Un CAPITANO d'Arcieri

basso

Un CARCERIERE

basso

Un BANDITORE

basso


Cori. Ufficiali. Popolo. Comici. Vassalli del Marchese di Nangis. Comparse. Il Marchese di Nangis. Un Consigliere della camera di giustizia. Un Familiare. Guardie del Marchese di Nangis. Arcieri. Valletti.

La scena è in Francia: 1638. Luigi XIII.

Atto primo

[Preludio]

Scena prima

Camera di Marion Delorme a Blois, semplicemente addobbata.
Nel fondo balcone che si apre su d'un terrazzo. - A sinistra porta d'ingresso. - A destra porta adorna di cortina trapunta. - Seggiole e tavolo sul quale ricca lampada accesa. - La sera è avanzata.
Marion in elegante vestaglia, seduta, ricama. - Il marchese di Saverny, in costume di vagheggino dell'epoca è in piedi presso di lei.

[Scena e duetto]

SAVERNY

E che? Mentre il bel mondo

cerca a Parigi invan le vostre tracce,

d'una provincia in fondo

io vi rinvengo!

MARION

Libera

pur sempre io son!

SAVERNY

Ma liberi non siamo

noi altri che v'amammo... e che v'amiamo,

ed io pe 'l primo a cui rubaste il core.

MARION

(alzandosi)

Scordate...

SAVERNY

No... rammento.

Per voi che foste del piacer la dèa,

nostra gioia e tormento,

quanti sospiri, e quanti

spergiuri, e gelosie,

suicidi, duelli... frenesie!

(presentandole un elegante volume)

Ed or... mirate - carmi di poeti...

MARION

(leggendo il titolo del volume che tosto rende a Saverny)

«Serto d'amore - A Marion Delorme.»

SAVERNY

(declamando col volume alla mano)

«Sia gloria a Venere

che i dì ne infiora!

Degno è di vivere

sol chi l'adora»...

MARION

Tai sensi...

SAVERNY

(deponendo il volume sul tavolo)

Ah! Tutta, o cara,

la galante città, com'io mi struggo,

si strugge dal desio

di vedervi... adorarvi...

MARION

E quella io fuggo

I colpevoli deliri

di malcauta giovinezza

ampio solco in cor m'impressero

di rimorso e d'amarezza.

Nel solingo mio ricovero,

o d'un chiostro all'ombra austera,

cancellar quel solco infausto

vo' col pianto e la preghiera.

D'un'insana che ravvedesi

forse il ciel pietade avrà,

e su me di pace un angelo

l'ali un giorno stenderà.

SAVERNY

Ma ch'è ciò?... Vaneggia? Celia?

In un eremo sepolta?

E i suoi fasti così splendidi

una fine avran sì stolta?

Non ci credo, o mia Lucrezia;

vi conosco, e ci scommetto

che veniste qui a nascondere

qualche dolce cappriccetto.

Dal febbril tumulto d'orgie

stanca omai nella città,

d'un idillio vi solletica

l'ignorata voluttà.

MARION

Son sola - è tarda

notte, signor...

SAVERNY

Il che traducesi:

va' via! - Ma no...

vaga beffarda,

non me ne andrò

prima ch'io sappia

qual sia l'erede

che a noi succede

nel vostro cor.

MARION

Ebben... sappiatelo.

(guardando verso il terrazzo)

Amo... ed attendo...

SAVERNY

(con scoppio d'ilarità)

Ah! Ah! che apprendo!

Amate! Ah! Ah!

Se nuova simile

si spargerà,

Parigi attonita

ne resterà! ~

E... l'invidiabile

pastore... ha nome?...

MARION

(recisamente)

Basti! ~

SAVERNY

(con galanteria)

Più insistere

non oso. ~ Or ben,

se non vi spiace

facciam la pace.

MARION

(freddamente, stendendogli la mano)

Addio!

SAVERNY

Ma come?

(avvicinandosele)

Un bacio almen...

MARION

(retrocedendo e additandogli la porta a sinistra)

Morta al mondo io son - lasciatemi...

il passato un sogno fu.

SAVERNY

Oh! Marion virtù ci predica?

Screditata è la virtù.

(Saverny, salutando comicamente, esce per la sinistra)

Scena seconda

Marion sola.

[Recitativo e romanza]

Il vile!... Io paventavo

che Didier qui giungesse. ~ A quel linguaggio

come un ribrezzo

provai di me. ~ Il passato

fu gioconda visione ingannatrice.

M'è tolto, ahimè, d'esser quaggiù felice.

(con effusione)

Amar di vero, di profondo amore

un nobil core

e sol del suo disprezzo

sentirsi degna...

Disperato dolore,

de' falli miei terribile castigo!...

Pure anch'io vissi un dì

casta, innocente,

rosa fiorente

su verde stel.

E la vita anche a me

donò esultanze,

l'april fragranze,

e raggi il ciel!

Ma breve gioia fu:

è l'illusion svanita.

Folle! Ora a me la vita

non riderà mai più.

Oh! Potessi morir

a lui d'accanto

pria che arrossir

ei non debba di me!...

L'invoco in pianto,

gran dio, da te!...

[Scena e duetto]

(suona mezzanotte)

Mezzanotte... e non giunge...

(un giovane apparisce dietro la balaustrata del terrazzo, la scavalca lestamente, entra e depone il mantello e la spada. È Didier)

Scena terza

Marion e Didier.

MARION

(muovendogli incontro con effusione)

Ah!... O momento!

Aspettandoti l'ore contava.

DIDIER

Mi perdona... un fatal sentimento

esitante mi rese. Io pensava:

là, in quel nido che olezza di rosa,

come un fior tra le foglie, nascosa,

v'ha una stella che brilla di tutto

il candor di sua luce divina...

La mia notte confondere e il lutto

a' suoi vergini incanti perché?

MARION

Ah! Non dire...

(siede, vinta dall'emozione)

DIDIER

Ma il cor mi trascina...

e son teco...

MARION

Al mio fianco!

(accennandogli di sederle vicino)

DIDIER

Al tuo piè.

(siede su di uno sgabello a' di lei piedi)

Amor che fosse non conobbi mai...

orfano e triste pe 'l creato errai...

La vita, il fato, gli uomini

io maledivo affranto

quel dì che a me d'accanto

un angelo passò.

Ed io t'amai, e di quel primo amore

sembrai rinato al soffio animatore.

MARION

(O detti che schiudermi ~ l'empireo dovreste

e al cor mi scendete ~ quai note funeste!)

DIDIER

Sparisti ~ ma il prodigio

durò nel cor beato,

che benedisse il fato,

la vita, il mondo amò.

Qui ti riveggo; estatico

altro, o Maria, non chiedo,

io t'amo, e spero, e credo,

tutto è l'amarti a me.

MARION

Questo immenso gioir

ogni dolor cancelli!

È solo mio desir

i giorni tuoi far belli,

della tua vita vivere,

soffrir, morir per te!

Insieme

MARION

Son tua... Fra le braccia mi serra!

Deh vieni, sei l'angelo mio...

Insieme fuggiamo la terra...

in noi splende un raggio di dio.

È fiamma possente immortale

la fiamma che avvince due cor.

Al ciel d'una ebbrezza ideale

ci guidi la voce d'amor.

DIDIER

Son tuo... Fra le braccia mi serra!

Deh vieni, sei l'angelo mio...

Insieme fuggiamo la terra...

in noi splende un raggio di dio.

È fiamma possente immortale

la fiamma che avvince due cor.

Al ciel d'una ebbrezza ideale

ci guidi la voce d'amor.

DIDIER

Ah! m'odi... la pura ~ ebbrezza coroni

un sacro suggel.

Più tenero nome ~ io vo' che mi doni!

Se amico, fratel

per te fui sinora ~ deh! chiamami sposo.

MARION

(turbandosi)

Ah!

DIDIER

In plaga remota, ~ agli uomini ignota

il gaudio supremo ~ si celi, che un re,

che un nume geloso ~ sarebbe di me.

Ma... tu taci? vacilli?...

Ma... tu taci? vacilli?...

Dimmi... vuoi tu esser mia?

MARION

(chinando il capo)

Io... non lo posso.

DIDIER

(colpito prima, poi amaramente)

È giusto!...

Demente! e chi mai sono?

È ingeneroso dono

offrir gli stenti ad adorata donna!

(si getta a sedere accanto al tavolo)

MARION

(E m'è forza tacer!)

DIDIER

(scorgendo il volume di Saverny sul tavolo e aprendolo)

Ma questi infami

scritti... come in tua mano?

MARION

(trasalendo)

Il caso... forse...

DIDIER

(leggendo il frontespizio del libro)

«Marion Delorme»!... E chi sia dessa ignori?

Novella Frine

dalle forme divine,

da l'alma abbietta,

veder la Francia agogna

che d'oro la covrì

e di vergogna!

Alle sue turpi glorie

impreco con orror.

(scaglia il volume al suolo)

MARION

(O mio dolor!)

DIDIER

(fissandola)

Triste ti ho resa, il veggo.

Oh! ancor m'abbraccia... e tutto,

fuor che t'adoro, oblia.

MARION

(Mentirgli sempre

e ingannarlo dovrò!)

DIDIER

Maria... perdoni?

MARION

(dominandosi)

Io... perdonarti?

T'amo, t'amo, Didier, né vo' che amarti!

Scena quarta

Saverny, Didier, Marion.

[Scena e terzetto, finale I]

SAVERNY

(di dentro)

A me... soccorso!

DIDIER

Ascolta!

MARION

Chi mai?

SAVERNY

(di dentro)

Codardi! Sei contr'uno!

DIDIER

(osservando dal terrazzo)

Inseguono

un cavalier! Son ladri.

(in un lampo afferra la spada e si slancia dal terrazzo)

MARION

Didier! Didier! ti ferma! Oh! mio spavento!

Le angosce mie s'addoppino,

ma illeso ei rieda a me!...

(corre al terrazzo)

Battonsi ancora...

SAVERNY

(di dentro)

Eccoli in fuga... ma un demonio siete.

MARION

(Questa voce?)

DIDIER

(di dentro)

Securo andar potete.

MARION

Ei ritorna! Mio dio!

(correndo ad incontrare Didier che torna)

SAVERNY

(mostrandosi anch'egli al terrazzo colla spada in mano)

Non sarà detto

che da buon gentiluom non v'abbia espresso

il grato animo mio!

DIDIER

Fin qui seguirmi?

MARION

(scorgendo Saverny che scala il terrazzo)

(Ah!)

SAVERNY

(guardandosi intorno e scorgendo Marion)

(Diamine!

Tutto or comprendo!)

DIDIER

(guardando sospettoso Saverny)

(Quale

sguardo ei le volse? L'importun!)

(spegne rapidamente la lampada ch'è sul tavolo)

SAVERNY

(sorpreso)

Che fate?

(sorridendo, da sé)

(Che indovini l'astuto in me un rivale?)

(avvicinandosi a tastoni presso Marion, le dice sottovoce)

(Ah! Ah! l'amico freme già.

Chi mai sarà?

È quegli forse il bel pastor?

(Brava di cor!)

MARION

(piano a Saverny)

Non mi tradite per pietà!

Ei nulla sa.

(Ahimè! d'un brivido mortal

il cor trasal.)

DIDIER

(Perché Maria così fissò?

Spiegar no 'l so.

D'aver salvato un seduttor

paventa il cor.)

(poi risolutamente verso Saverny)

Insiem partiamo, ~ signore!

SAVERNY

Eh! Via,

ben strano siete. ~ Lasciate pria

almen palese ~ farvi il mio nome.

Sono il Marchese ~ di Saverny,

v'offro amicizia, ~ franca, leale...

E voi?

DIDIER

Didier.

SAVERNY

~ Soltanto?

DIDIER

(fremendo)

Sì.

SAVERNY

(Parmi ch'ei sbuffi!)

MARION

~ (Smania ferale!)

SAVERNY

(ironico)

I due colombi ~ più non turbiam!

V'arrida eterna ~ luna di miele.

Coppia fedele!

MARION

(agitata)

~ Marchese!

DIDIER

Andiam!

(conduce seco Saverny per il terrazzo)

SAVERNY

(in strada, da lontano)

Sia gloria a Venere

che i dì ne infiora!

Degno è di vivere

sol chi l'adora...

(la voce si sperde)

MARION

(abbandonandosi sconfortata su di una seggiola)

Con me placato ancora ~ il ciel non è!

Atto secondo
Scena prima

Piazza a Blois.
Osteria a dritta innanzi alla quale tavoli e scranni. A sinistra palazzo del prevosto, al di cui angolo un fanale. Più indietro porta d'un piccolo albergo. Nel fondo la città in forma di anfiteatro. Su di una collina, sparsa di case, le torri di S. Nicolao. È vicina la sera.
Gruppi di Ufficiali del reggimento d'Angiò, fra cui Brichanteau, dinanzi all'osteria, quali bevendo, quali giocando ai dadi.
Accanto ad essi Lelio, anch'egli bevendo.

[Coro d'introduzione e strofe]

UFFICIALI E BRICHANTEAU

Non ha che un tempo solo

l'allegra gioventù:

passa quel tempo a volo

e non ritorna più.

Per coglier tutti i fior

dell'ora del piacer

spendiamola a goder

fra il gioco, il vin, l'amor!

(bevono)

BRICHANTEAU

(dopo qualche pausa a Lelio)

Co' tuoi comici, o Lelio, tu da Parigi arrivi?

LELIO

Appunto.

CORO

E quali nuove?

LELIO

Il sangue scorre a rivi...

Sempre sfide e duelli.

BRICHANTEAU

Nulla dunque ha giovato

il decreto di morte da Richelieu segnato?

LELIO

Del boia e del capestro a Parigi si ride.

Io stesso, che vi parlo, fui presente a due sfide,

vere inezie da farsa...

CORO

Ci narra, Lelio, un po'...

LELIO

Sentite prima questa... più amena esser non può.

Gontran v'è noto, il piccolo poeta e gran stordito

che vi dicea: buon sonno! benché in pieno mattin!

Un dì madama Pons, e il vecchio suo marito

senza ch'ei se ne accorga, gli passano vicin.

Gontran, che ruminava un sonetto d'amore,

alla vaga donnina pesta per caso il piè.

Il marito va in bestia e strilla: al seduttore!

Ecco tosto un duello! Al Pré aux Clercs! Ma perché?

Gontran testa sventata,

coll'armi al prato va:

si prende una stoccata

che al suol lo stende là.

UFFICIALI E BRICHANTEAU

Ameno è il caso infatti, e riderne si de'.

Un ospedal di matti ~ Parigi è resa affé!

ALCUNI

Ed il re che ne disse?

LELIO

Il cardinal furioso

giurò porre alla corda ogni vecchio geloso.

GLI ALTRI

Oh! Questa è original!

Del re gli si domanda ~ risponde: il cardinal!

LELIO

E dell'altra avventura

non v'alletta saper?

Questa poi l'altra oscura!

GLI ALTRI

Narra su!

LELIO

Con piacer!

Ricorda ognun il celebre Dandin, re dei gradassi,

conquistator di belle, de' rivali terror.

Un dì Brissac gli dice: t'attende a cento passi

una gentil donzella che spasima d'amor.

Con aria di trionfo Dandin muove al convegno,

e una vecchia vi trova che sclama: eccomi a te!

Egli fiuta la burla... vola all'amico indegno...

Ecco un altro duello! Al Pré aux Clercs! Ma perché?

Dandin, lama provata,

al prato se ne va,

gli tocca una stoccata

che al suol lo stende là.

CORO

Ameno è il caso infatti ~ e riderne si de'.

Un ospedal di matti ~ Parigi è resa affé!

Scena seconda

Saverny, e detti.

[Scena e sortita, recitativo e aria]

SAVERNY

(entrando spigliato)

Miei cari, vi saluto.

TUTTI

Amico... Saverny!

LELIO

(a Saverny)

M'inchino a voi, marchese...

SAVERNY

(stringendogli la mano)

Ad ogni piè ch'io mova

una sorpresa nuova...

TUTTI

Ti spiega...

SAVERNY

Ebbene... udite!

Dell'evento stupite!

Marion Delorme è qui!

TUTTI

Qui! La Marion! È strano

davver!

SAVERNY

Più strano ancora

il caso che m'ha fatto

scoprir la sua dimora,

e il delizioso idillio

ch'ella vorria celar.

TUTTI

La Marion! un idillio? è singolar!

SAVERNY

(caricato, con accento derisorio)

Sì, l'idillio di due tortorelle

che al chiaror delle tacite stelle

si rimbeccano i baci e i sospir...

(imitando l'enfasi degli innamorati)

M'ami? t'amo! ~ me sola? ~ te sola!

Oh! ripeti la santa parola! ~

Oh dolcezza! mi sento morir! ~

CORO

Idillio inver sì strano

tutti vorran plaudir.

SAVERNY

Sembra una favola,

grottesca, enorme,

ma pure è storia

dei nostri dì.

A me credetelo,

Marion Delorme

ier notte in estasi

parlò così.

A tai miracoli,

a tai prodigi

il mondo scettico

fede non dà.

Oh! come ridere

dovrà Parigi

quando tal storia

si narrerà!

CORO, LELIO E BRICHANTEAU

Ma con noi or ne vieni a trincar.

SAVERNY

Altre storie vi debbo narrar...

CORO, LELIO E BRICHANTEAU

Ad onor degli amanti felici

teco un nappo si voli a vuotar!

(entrano tutti nell'osteria)

Scena terza

Laffemas, dal fondo agitato.

LAFFEMAS

Che mi vale il potere?

(guardando il piccolo albergo)

Ecco una donna

fragile al par che bella:

mi disprezza... mi scaccia. Un tale scorno

soffrir dovrò? Ma dunque

questa Marion ignora

che onnipotente in Francia

è Richelieu... non sa che di quell'astro

raggio son io?

Ei la giustizia,

e talor la vendetta,

ma il ferreo braccio che le compie è il mio.

(dopo qualche passo)

Te sola, o donna, il forte mio voler,

superba indomita, mai non piegò.

D'ira e vergogna avvampo a tal pensier:

te voglio e... intendilo ~ donna, t'avrò!

Tu disprezzarmi

osi, e non sai

che de' tuoi vezzi

forse dovrai

l'offerta porgere

tremante a me,

col volto in lagrime,

curve al mio piè!

(entra nel palazzo del prevosto)

Scena quarta

La sera è scesa. Le finestre s'illuminano internamente. Didier, avvolto nel suo mantello, il cappello sugli occhi, esce pensoso dal piccolo albergo. Poi Saverny, Brichanteau, Lelio, dall'osteria.

[Scena della sfida e finale II]

DIDIER

Marchese ei disse

di Saverny nomarsi. Perché in mente

sempre colui mi torna, e il suo procace

sarcasmo, e quello sguardo

che su Maria vibrò? Se d'incontrarlo

dato mi fosse ancora... Io vorrei bene

misurarmi con lui...

VOCI

(dall'osteria ridendo)

Ah! Ah!

DIDIER

Chi viene?

(si ritira in disparte, avvolgendosi nel mantello, e guardando verso l'osteria)

LELIO, BRICHANTEAU E UFFICIALI

(dall'osteria)

Ah! Ah! Ah! Fino a domani

riderem dell'avventura.

LELIO

(salutando)

Buona notte!

SAVERNY

Ti allontani?

LELIO

Partir debbo al nuovo dì.

SAVERNY, CORO E BRICHANTEAU

(stringendo la mano a Lelio, che poi se ne va)

Dunque addio...

DIDIER

(guardando Saverny)

Quella figura

non mi è nuova... sta' a vedere!

SAVERNY

(osservando Didier)

Sì... l'ignoto cavaliere

di ier notte...

DIDIER

(avanzandosi risolutamente)

Saverny?...

SAVERNY

(fa per stringergli la mano)

Cui la vita ier salvasti...

DIDIER

(con insolenza)

L'uom che in terra io più disprezzo.

CORO E BRICHANTEAU

Qual furor?

SAVERNY

(sorpreso)

Non sono avvezzo

a tai celie...

DIDIER

Di celiar

non intendo...

SAVERNY

Amico... bada!

DIDIER

(sguaina la spada)

Via! non più! mano alla spada...

SAVERNY

Tu vuoi dunque?

DIDIER

In guardia! basti!

(si battono)

CORO E BRICHANTEAU

(come per frapporsi)

Ferma... no!...

SAVERNY

Lasciate far.

Scena quinta

Marion, accorrendo dall'albergo e detti, indi un Capitano con pattuglia d'Arcieri, e Popolo.

MARION

Didier! che veggo! aita!

CORO E BRICHANTEAU

Chi è mai?

MARION

Gran dio! si uccidono.

BRICHANTEAU

Cessate!... una notturna

scolta quel grido udì.

CORO

Fuggiam...

ALCUNI UFFICIALI E BRICHANTEAU

(a Saverny)

Morto ti fingi, o sei perduto...

SAVERNY

(lasciandosi cadere a terra)

Ohimè!

CAPITANO

(accorrendo)

Così gli editti

del cardinal ministro

si ardisce offender qui?

(indicando Didier)

Costui si arresti! ~ In nome

del re, la vostra spada

consegnate...

(Didier eseguisce)

E quest'altro?

(additando Saverny)

UFFICIALI

Morto...

CAPITANO

Morto? ~ con dio

se la intenda...

(a Didier)

Venite!

DIDIER

(a Marion)

A te mia donna l'ultimo saluto,

l'ultimo pianto mio.

Di me giammai non iscordarti... addio!

MARION

Ah! no! Didier! fermate!

CAPITANO

(respingendola)

Indietro!

(via con Didier e gli arcieri)

MARION

Me ascoltate!

Voglio con lui morir!

(segue affannata il drappello che si allontana. Il popolo la segue)

UFFICIALI E BRICHANTEAU

(dopo essersi assicurati di essere soli, sottovoce a Saverny)

Sei salvo... alzati! su!

SAVERNY

(alzandosi)

Io non reggeva più!

(forte)

Al diavolo gli arcieri,

l'editto, e il cardinale!

UFFICIALI E BRICHANTEAU

Sta' zitto! Ora è mestieri

metter ai piedi l'ale!

SAVERNY

Ma l'altro?...

UFFICIALI

Non badar!...

Marion lo salverà...

a te devi pensar...

Andiamcene di qua...

Le ciglia nel cappello...

il mento nel mantello...

Per quella strada buia

noi scorta a te farem...

SAVERNY

(avvolto nel mantello, giulivo)

Or gli aguzzini io sfido;

del cardinal mi rido...

UFFICIALI E BRICHANTEAU

Taci...

SAVERNY

Qualcun...

TUTTI

Nell'ombra

celati attenderem...

(si ritirano verso la parte più buia della piazza)

Scena sesta

Marion, che retrocede ansante dalla strada ond'era partita.
Laffemas che la segue a poca distanza, e detti.

MARION

(con angoscia)

Respinta! e dietro lui

chiuse le tetre porte

del carcere! Di morte

salvarlo or chi potrà?

LAFFEMAS

(cupamente)

Io solo il posso...

MARION

(atterrita nel vederlo)

Indietro!

Va'! va'! nefando spetro!

Non fia contaminato

un tale amor giammai,

no! l'onta del passato

su me non ricadrà!

LAFFEMAS

Tu dunque vuoi ch'ei muoia?

MARION

Indietro!

LAFFEMAS

(seguendola)

Un detto ancora!

MARION

Gran dio, m'invola a Satana!...

(entra precipitosamente nel piccolo albergo)

LAFFEMAS

(minaccioso con ira)

Stolta! ~ ei morir dovrà!

SAVERNY, UFFICIALI E BRICHANTEAU

(sottovoce allontanandosi)

Andiamo! senza strepito,

per calli inabitati,

potremo inosservati

uscir dalla città.

Atto terzo
Scena prima

Un parco.
Su d'un rialto in fondo l'esterno del castello di Nangis, il vecchio ed il nuovo: il vecchio a sesto acuto, co' la gran porta parata di nero, e sormontata dalle armi della famiglia Nangis e Saverny; il nuovo in mattoni cogli angoli di pietra a tetto acuminato. - A sinistra sentiero tortuoso che discende nel parco. - A dritta sul davanti, ingresso ad un granaio appartenente al medesimo castello. - È giorno.
Saverny, completamente trasformato con barba finta, travestito da ufficiale del reggimento d'Angiò, e Brichanteau, che giungono entrambi discorrendo - indi Laffemas.

[Introduzione e scena]

BRICHANTEAU

(entrando spigliato)

Venir qui, te 'l ripeto,

fu una follia!

SAVERNY

Resistere non seppi.

Qui feste, danze, giocolieri, attrici

leggiadre...

BRICHANTEAU

Ma lo zio,

o alcun altro potrebbe

riconoscerti...

SAVERNY

Via! niente paura!

abbastanza son io trasfigurato.

LAFFEMAS

(dal fondo con una lettera suggellata)

Dal cardinal ministro

mi giunge questo foglio...

(scorgendo Saverny e Brichanteau)

Ad ogni passo

degli importuni...

VOCI

(al di fuori)

Avanti! Avanti ancora!

Superba è la dimora!

LAFFEMAS

(a Brichanteau)

Che avvien laggiù?

BRICHANTEAU

Di comici,

di danzatori una festosa banda

nel castel poco dianzi venne accolta.

LAFFEMAS

Del buon marchese il lutto

per essa sparirà.

SAVERNY

(a Brichanteau)

Moviamo a quella volta,

da rider ci sarà.

LAFFEMAS

(disuggellando la lettera)

Vediam! «Luogotenente

criminal! ~ Di prigione

l'uccisore è fuggito del marchese

di Saverny; voglion che a lui sia scorta

una donna, la nota

Marion Delorme: ad ogni

costo raggiungasi.»

A stender su entrambi la mia man

tu m'assisti, Satan!

(s'allontana rapidamente)

Scena seconda

Lelio, e i Comici.

[Scena e canzone]

LELIO

Il campo finalmente

è sgombro!

COMICI

Alla buon'ora!

Potrem liberamente

la prova incominciar.

LELIO

Ciascun la sua parte

attenda a ripassar.

CORO

Qual dramma, qual commedia

dobbiam noi studiar?

LELIO

Avete voi presente

«I dispetti d'amor»?

COMICI

Sì, è bella!

LELIO

Ed a proposito

vo' farvi udire adesso

quella canzon nuovissima,

che v'ho adattata io stesso.

COMICI

Bravo!

LELIO

L'ho tutta in mente!

COMICI

Comincia, Lelio, allor!

LELIO

Mia cara signora,

il vostro sposino,

è vero, v'adora

se a voi sta vicino!

Vi siede ai ginocchi,

vi guarda negli occhi,

e intanto egli pizzica

il suo mandolin!

Ma quando va in piazza,

ohimè! senza tregua

non sbircia ragazza

che a casa ei non segua!

Le siede ai ginocchi,

la guarda negli occhi,

e intanto egli pizzica

il suo mandolin!

COMICI

Bravo! ~ a proposito...

e quei due timidi

nostri esordienti

non sono qua?

LELIO

(additando da un lato)

Eccoli là!...

Qual bella coppia

d'innamorati!

COMICI

(osservando)

Come sospirano!

Sembran beati.

TUTTI

Chi mai quell'estasi

turbar vorrà?

(si allontanano dirigendosi verso il granaio)

Scena terza

Marion, e Didier.

[Scena e duetto]

DIDIER

Seguirmi volesti... ~ l'abisso misura

in cui, sciagurata, ~ m'immersi con te.

Deserta dovevi ~ lasciar quest'oscura

mia vita!

MARION

È rampogna ~ la tua?

DIDIER

No... no! ~ A me,

dal mondo reietto, ~ dal ciel maledetto,

il cor d'odio pieno, ~ asilo sereno

di pace, d'oblio ~ o cara, sei tu!

Chi amato mi ha tanto? ~ chi i ceppi mi ha franto?

Al mesto fuggiasco ~ compagna chi fu?

Tu sola!...

MARION

E nei giorni di gaudio e d'ambascia

seguirti vo' sempre... amarti così

vogl'io...

DIDIER

(facendosi cupo)

La sventura ~ tu invochi! ~ Oh! mi lascia,

ti dico!... Un oceano ~ io varco, dall'onda

infida, vorago ~ funesta... profonda

che cela il sepolcro!

MARION

(prorompendo in lagrime)

Ahi! Tutto finì!

DIDIER

Tu piangi! e crudele ~ cagion ne son io

che tutto il mio sangue ~ anelo versar

perché risparmiata ~ ti venga una lacrima?...

No! resta ad amarmi! Mia vita, angiol mio,

mia sposa, mio tutto sarai!... Vedi, l'aere

di fascini ignoti ~ sorridere par...

in noi del creato ~ ha un'eco il sorriso!

MARION

(abbracciandolo)

In te l'angiol mio ~ ancora ravviso!

Son resa alla speme ~ son resa alla vita...

MARION E DIDIER

Io libo de' cieli la gioia infinita

dolcezza divina ~ inonda il mio cor!

Scena quarta

Lelio, e detti.

[Scena e aria]

LELIO

Ma dimmi un po', brunetta,

per la prova del «Cid» sol te si aspetta,

e al fresco te ne stai? ~ animo! in scena!

MARION

Eccomi...

LELIO

Presto...

DIDIER

Ed io?...

LELIO

Signor geloso, voi restate...

MARION

(a Didier)

Addio!

Fra pochi istanti qui ci rivedremo.

LELIO

(prendendola a braccio)

Così! al mio braccio...

(partono insieme)

DIDIER

Io fremo!

E soffrirò che schiava

di simile ciurmaglia essa rimanga?...

Giammai! giammai! dovessi

sfidar la morte...

Scena quinta

Saverny, inquieto, venendo dal palazzo, e detto.

SAVERNY

(guardando intorno, come chi cerchi qualcuno)

Pur che in tempo io giunga

a salvarlo... vediam!

(vedendo Didier)

Costui potrebbe...

DIDIER

Perché così mi guarda?

SAVERNY

Ah! non m'inganno...

Didier...

DIDIER

Signor...

SAVERNY

Chiamatemi

Saverny...

DIDIER

Voi! marchese!

SAVERNY

(sottovoce rapidamente)

Sì, un amico...

Incognito serbarvi

più non potete... la Marion Delorme

venne riconosciuta...

DIDIER

Ebben?... Gli strani

accenni non comprendo...

Della Marion parlate!

SAVERNY

Di più non domandate...

Ora convien fuggir!

DIDIER

(con forza)

No! no! vi spiegherete!

SAVERNY

Fuggite!

DIDIER

Un nome infame

voi proferito avete...

Tutto degg'io saper...

SAVERNY

Ebbene... odi... insensato!

Quella che hai tanto amato,

quella che forse t'ama

come mill'altri amò...

DIDIER

Ebben?

SAVERNY

Colei si chiama

Marion Delorme...

DIDIER

(vivamente colpito)

Ah! No!

no, per l'inferno!

SAVERNY

Va'! fuggi, insensato.

(cavando un'effige)

Teco, se il vuoi, riporta

quest'effigie che un tempo ella mi ha dato,

ma salvati, ma fuggi!

DIDIER

(al colmo dello stupore e del dolore)

Il suo ritratto...

in vostra mano?... ed io...

È troppo! È troppo!

(rimane accasciato cogli occhi fissi sul ritratto)

SAVERNY

Che! tanto l'amate?

È una strana follia... pietà mi fate!

(movimento di Didier)

Sì, vi compiango... nel fiore degli anni,

mentre vi arride sì lieto avvenir,

per un'astuta maestra d'inganni

sul ceppo infame vorreste morir!

Sanerà il tempo la crude ferita

che quell'indegna v'impresse nel cor:

mille dolcezze promette la vita,

ma il tetro abisso si schiude a chi muor.

DIDIER

(movimento di Didier)

Sì bella, e infame!...

SAVERNY

Vi incalza la morte.

DIDIER

(con disperazione)

Io tutto sfido... con gioia morrò.

SAVERNY

Ebben... segnata d'entrambi è la sorte...

Con te la morte sfidare saprò!...

(s'allontanano dirigendosi verso il castello)

Scena sesta

Laffemas, poi Marion, Lelio e i Comici.
Più tardi Didier e Saverny, indi Arcieri, etc.

[Coro dei comici e finale III]

LAFFEMAS

Circondato è il castello;

or quel Didier in mia mano

cadrà... godermi io voglio

questa commedia strana... vendicarmi

de' suoi rifiuti... e forse...

(a Lelio e ai comici che si mostrano dal fondo. Marion è con essi)

Olà, venite!

LELIO

Che bramate da noi?

LAFFEMAS

Brevi parole:

il cardinal ministro

una commedia ha scritto, e vi propone

di recitarla a corte. Se vi garba

l'onorifico assunto,

delle sue doti sceniche

deve ciascun di voi

ragguaglio darmi.

LELIO

È natural!

COMICI

(spingendo Marion, che si teneva indietro)

Tu pure

avanti!

MARION

Oh! mio tormento!

COMICI

Non t'alletta

la nostra gran ventura?

LAFFEMAS

(La rete è tesa

e la preda sicura!)

LELIO

Colleghi, avanti, e all'eccellenza sua

tutti esponete

in che valenti siete!

UN GRUPPO DI COMICI

Figli siam del genio comico,

siam Coviello ~ siam Scapin,

Mascarillo, Sganarello,

Scaramuccia ed Arlecchin.

SECONDO GRUPPO

Amorosi ~ sospirosi,

padri, re, ministri, eroi,

sommi tragici siam noi

facciam piangere e tremar.

LE DONNE

Siam regine ~ contadine,

siam civette ~ siam servette,

siam matrone ~ ingenue siam,

ci vantiam ~ d'interessar!

LELIO

(a Marion che si sarà avvicinata a Didier entrato poco prima. Questi la respinge)

E tu che fai? Vieni de' tuoi talenti

a dar saggio...

LAFFEMAS

(ironico)

Già noti

mi son... costei si chiama...

MARION

(con terrore, accostandosi a Laffemas)

Pietà, signor!... tacete!

DIDIER

(avanzandosi fieramente)

Me pur riconoscete,

la vostra preda è qui...

MARION

Cielo!

DIDIER

Didier son io!

LAFFEMAS

Didier!... Voi l'uccisore

di Saverny...

MARION

Gran dio!

CORO

Un assassin! Che orrore!

MARION

No! No! Desso è innocente...

LAFFEMAS

Ei l'affermava...

DIDIER

Sì...

quell'uomo uccisi...

SAVERNY

(che si sarà smascherato, avanzandosi)

Ei mente...

io sono Saverny!

Stringetemi la mano,

amici!

(stende la mano a Brichanteau e ad altri)

GLI ALTRI

Evento strano!

LAFFEMAS

(Il cardinal ministro

due prede avrà così...)

Arcieri, olà!...

Giungono gli Arcieri, seguiti da Vassalli, Famigliari e Signori di Nangis d'ambo i sessi che accorrono curiosi. - Movimento generale.

(a Marion che si sarà appressata a lui)

DIDIER

Ti scosta!

Tutto fra noi finì!

(sorpresa di Marion - egli si rivolge a Laffemas)

Come serpe feroce e codardo

a me intorno strisciar t'ho veduto:

io la trama ti lessi nel guardo,

e sventarla avrei certo potuto.

Ma la vita ch'io sprezzo, in tua mano

ecco, io getto, la vieni a ghermir!

Or nessuno all'abbietto scherano

può la vile mercede rapir.

LAFFEMAS

A me sottrarvi più non v'è dato:

la legge entrambi colpir vi de',

e questa donna che m'ha sprezzato

dovrà, pentita, prostrarsi a me.

DIDIER

Di fango un idolo vile adorai.

Demente e cieco l'amor mi fe';

oh! fossi morto nel dì che amai

questa sirena che mi perdé!

MARION

(supplichevole ora a Laffemas, ora a Didier)

Perché respinta così mi vedo?

Grazia per esso, grazia per me!

Col cor straziato pietà vi chiedo

se più giustizia quaggiù non v'è!

SAVERNY

(agli amici)

Del suo delitto complice io fui,

se pur delitto chiamar si de':

s'ei dée morire, morrò con lui,

o anch'egli assolto sarà con me.

LELIO

(ai comici)

Mal venga al giorno che in queste mura

sinistre e tetre ponemmo il piè!

Uscirne illesi fia gran ventura...

quel bieco spettro fuggir si de'.

COMICI, VASSALLI E SIGNORI

Tra lor si cela ~ mister fatale...

del cardinale ~ ministro egli è!

Già s'ode il fremito dell'uragano...

lottare è vano: tremar si de'.

SAVERNY

(risoluto, prendendo per mano Didier)

Vieni! Di sangue sete ha il vampiro

di Francia!

SIGNORI

Infamia al cardinal!

DIDIER

(nella massima disperazione)

La vita abomino, ~ morte sospiro...

LAFFEMAS

Stolti!

MARION

(cadendo ai piedi di Laffemas)

Deh! grazia!

COMICI, SIGNORI E BRICHANTEAU

Giorno fatal!

Saverny e Didier si portano verso il fondo della scena ove sono circondati dagli Arcieri. Laffemas sorride biecamente. Marion si getta ai suoi piedi, mentre Lello e i Comici da un lato, e i Vassalli e i Signori formano diversi gruppi.

Atto quarto

[Intermezzo]

Scena prima

Vecchio cortile all'interno della fortezza di Beaugency.
A destra alta porta a sesto acuto, presso la quale un banco di pietra. - A sinistra piccola porta che conduce alle carceri. - All'intorno del cortile bastioni merlati. - La sera è vicina.
Marion dal fondo, vestita a bruno, agitatissima, dirigendosi verso la piccola porta a destra.

[Recitativo e scena]

Ecco... son giunta... ~ Egli non v'è... ~ Sbarrata

è questa porta... attenderò... ~ Se perdere

un istante d'indugio lo dovesse...

Non permetterlo, o dio!... ~ Tu mi guidasti

fino ai piedi del re... la sua clemenza

ne ottenesti per me; voler non puoi

che disperata io mora!

Notte profonda e cupa ~ era la vita mia;

io movea nell'infamia e nell'orror,

ma nella fosca tenebra ~ brillò una luce pia!...

Eri tu che sorgevi, astro d'amor!

Or tu dunque mi guida ~ io m'affido al tuo raggio...

la speranza per te al mio cor tornò

o mia stella d'amore, ~ tu m'infondi coraggio!

Tu brilli sempre... ed io lo salverò!

Scena seconda

Laffemas dalla porta a dritta, e detta.

MARION

Alcuno... Lui!

LAFFEMAS

(scorgendo Marion)

Che miro?

MARION

(mostrando una pergamena)

Ordin del re... la grazia!

LAFFEMAS

(traendo un altro foglio)

La condanna!

MARION

(stupita)

Oggi ei firmolla...

LAFFEMAS

E questa

ha da un'ora firmata.

MARION

(costernata)

Didier, l'ultima speme

si dileguò!...

LAFFEMAS

(avvicinandosele, le dice a mezza voce)

L'ultima... no!

(Marion si rialza e lo guarda fisso)

V'ha in queste mura

un uom, che un sol tuo detto

può far beato e più di un re... possente.

MARION

(con orrore)

Che! tu! no! ~ mai!

LAFFEMAS

Severa

Marion, per suo capriccio,

altra volta non era...

MARION

Alma nefanda, immergermi entro la tua sozzura

tu speri invan! ~ D'amore la fiamma ardente e pura

redenta ha questa misera, e dal sublime incanto

del paradiso mio scender non posso a te!

LAFFEMAS

(freddamente)

Amalo dunque! ~ Intanto,

se dirgli addio tu brami,

libero varco aprirti

poss'io... ~ Della giustizia

vicina è l'ora...

MARION

Ahimè!

LAFFEMAS

Pensa qual vita riscattar puoi tu...

e, fin che in tempo sei, t'arrendi a me!

Omai demenza è l'ostentar virtù...

fra poco, intendi, egli morrà per te!

Salvarlo... è in tuo voler... T'attendo... là.

(indicandole la porta a dritta)

Se è ver che l'ami, devi aver pietà!

(s'allontana lentamente)

Scena terza

Marion sola.

[Scena e aria]

(seguendo con gli occhi Laffemas)

Tutto quest'uom può dunque?...

Altri non v'ha che il mio Didier mi salvi

né in terra... né lassù?...

(rimane immobile piangendo, indi, come colta da visioni, si guarda intorno atterrita)

Parmi un lontano ruggito di tempesta

udir... ~ Mi corre per le vene un gel...

là... il palco è ritto... alla cruenta festa

la folla accorre... briaca... crudel!

Le funebri scale...

un'ombra... ecco sale...

sinistra lampeggia una scure...

colpisce... recide... ~ Ah! me pure

con lui trucidate!

Perversi, fermate!

(in preda alla sua eccitazione, fa per slanciarsi innanzi, poi ritornando in sé)

Delirio è il mio! ~ Pietà, signore,

se la mia prece ~ vien fino a te...

mira lo strazio ~ di questo core,

tu che puoi tutto, ~ pietà di me!

(cade in ginocchio)

LAFFEMAS

(voce in lontananza)

Per sovrana clemenza

il re la scure ai condannati accorda.

Entro un'ora si compia la sentenza!

MARION

(disperata)

Pregato ho invan!

Nel cielo è scritto:

a me riman

solo un delitto...

si compirà!

Egli al supplizio

sia tolto, e l'orrido

mio sacrificio

misericordia

ritroverà!

(si precipita fuori la porta a destra)

Scena quarta

Dalla porta a sinistra Didier e Saverny fra quattro Arcieri, poi a suo tempo il Carceriere.

[Scena]

SAVERNY

Almen più liberi

qui si respira, amico!

DIDIER

Anche una volta!

(va a sedere sul banco di pietra, quindi trae il ritratto di Marion che contempla fissamente)

SAVERNY

La vita che è mai?

Dorata chimera!

Si teme... si spera...

goderla niun sa.

Ben destro è chi gioco

si fa della sorte,

e incontro alla morte

ridendo se n' va!...

DIDIER

(parlando al ritratto)

Vieni... negli occhi figgimi

i tuoi... caldi d'amor!

Così! Così sorridimi,

guardami ognor!...

SAVERNY

(a Didier)

E ancor Marion? Ah! ah!

(ridendo)

Un pensier fisso è il tuo!

DIDIER

(proseguendo)

Quanta beltà!

E quali strani vezzi!

Donna è costei? no! d'angelo ha la fronte!

Lo stesso Iddio, creando

quello sguardo gentile,

quanto ardente lo fe', lo fe' pudico!

SAVERNY

(osservando dal fondo della scena)

Ve' come quella rondine

volando in basso va!

Infallibile indizio...

stasera pioverà!

CARCERIERE

(dal fondo, appressandosi a Saverny, a bassa voce)

Monsignore!

SAVERNY

Che vuoi?

CARCERIERE

Da vostro zio

di salvarvi m'è imposto...

SAVERNY

Il vero dici?

(Ottimo vecchio! ~ Il ballo di domani

m'interdiceva il cardinal!... ~ Cospetto!

A suo dispetto

al ballo andrò.) ~

(al Carceriere, indicando Didier)

Di'... meco

egli verrà?

CARCERIERE

Fuggir non può che un solo.

SAVERNY

Ebben... fugga colui...

CARCERIERE

Tal non è il cenno

di vostro zio!

SAVERNY

Due bare appronta allora!

(il Carceriere si scosta guardandolo sorpreso)

Io fui che a questo varco

meco lo trascinai...

salvarlo non potei... con lui si mora!

CARCERIERE

Di separarvi ho l'ordine, signori.

SAVERNY

Addio dunque, Didier!

DIDIER

Per poco addio!

SAVERNY E DIDIER

(abbracciandosi)

Congiunti in una sorte,

verso la morte,

fieri, sereni, camminerem ~

e nell'istesso avello,

dolce fratello,

l'eterno sonno noi dormirem.

(Saverny parte fra gli arcieri)

Scena quinta

Didier solo.

[Romanza]

Ed or si muoia! ~ Vanne...

mi rodi il sen, dannata effigie... vanne!

(per gettar via il ritratto)

Ah! no... torna! qui resta!

Fin l'anelito estremo

co' tuoi baci m'attosca, e tutta compi

la tua mission funesta!

(ripone il ritratto sul cuore ~ lunga pausa)

Silenzio... tenebre...

pace ed oblio

sospira il povero

affranto cor!

Sull'ignorato

sepolcro mio

non scenda lagrima,

non posi fior!

Troppo sognai,

e palpitai!

Insani palpiti!

Triste sognar!

Ogni memoria

spenga quest'ora,

né dio consenta

ch'io viva ancora

se chi adorai

deggio esecrar!

Silenzio... tenebre...

pace ed oblio

sospira il povero

affranto cor!

Sull'ignorato

sepolcro mio

non scenda lagrima,

non posi fior! ~

Scena sesta

Marion, Didier. ~ Il Carceriere.

[Scena e duetto]

CARCERIERE

(piano a Marion che entra ed allontanandosi)

(Badate ad esser lungi pria dell'ora!)

MARION

(entra come smarrita senza vedere Didier ~ da sé)

(Rovente era il suo labbro!... Sul mio v'ha il marchio impresso!)

(scorgendo Didier fra l'ombra e precipitandosi a lui incontro esclama)

Didier! Didier!

(cadendogli ai piedi sfinita)

DIDIER

(colpito)

Qual voce? Chi veggo? Voi?

MARION

Io... sì...

(nella massima agitazione)

A' tuoi ginocchi lasciami... son beata adesso!

Le mani dammi.

(prendendo con affetto le mani di Didier)

I ceppi le han straziate!... Ma qui...

io venni... sappi... ~ Ah! è orribile!

DIDIER

Piangi... e perché?

MARION

Chi piange?

Vedi... son gaia... rido... Vivrai... noi fuggirem.

Tutto è passato... Ah! soffoco!... Il cuore mi si frange!

DIDIER

Donna!

MARION

Gl'istanti volano e perduti sarem!

(porgendogli mantello e cappello)

Questo mantel ti celi... partiam...

DIDIER

(gettando l'uno e l'altro freddamente)

V'ha tempo ancor.

MARION

Sì gelido m'accogli!

DIDIER

Ben stolti siam talora.

MARION

Qual ira in te favella?

DIDIER

Morir mi lascia!

MARION

Ah! tu non m'ami più! ~

Più col pensier non torni all'umile stanzetta,

ove co' baci fervidi tessevi i giorni a me?

Più non rammenti l'ansie di questa tua diletta,

morta per l'universo e viva sol per te?

Per quel tempo felice che mai più non s'oblia,

t'imploro in pianto... chiamami tua sposa... tua Maria!

DIDIER

(terribilmente)

Maria... o Marion?

MARION

(come fulminata cade ai suoi piedi)

Didier! siate clemente!...

DIDIER

Nelle prigion di stato non s'entra impunemente!

Son di ferro le porte, alte le mura; vegliano

gli arcieri del re.

Parla... sacrilega,

a chi ti desti in braccio per giunger sino a me?

MARION

(rialzandosi inorridita)

Ah!... Chi ti disse?

DIDIER

Indovinai!

MARION

Lo giuro,

fu per sottrarti

a morte... per salvarti...

perché t'amo... e non voglio che tu muoia.

DIDIER

Mercé! ~ Ma ov'è codesto

mercator d'ignominia, che a tal prezzo

comprava il capo mio?

MARION

Deh!...

DIDIER

(gettando e calpestando il ritratto di Marion)

Ch'io lo schiacci al par

di questa sozza immagine!...

~ A lui tu puoi tornar!

MARION

Didier! non vilipendermi,

o ch'io spiro al tuo piè!

Truce martirio

è il tuo disprezzo a me...

Ah! se mortal fu mai

da donna idolatrato,

fosti sol tu.

D'affetto immensurato,

com'io t'amai

non s'ama che lassù!

DIDIER

Ne' vezzi tuoi rapito

io venni a te fidente,

in nome del più santo,

del più sublime amor...

Tu m'hai mentito...

tradito m'hai vilmente...

tu in brani franto

m'hai, qual trastullo, il cor!

Dovevi tanta infamia

pria di compir,

in una fossa, o perfida,

te viva seppellir!

MARION

(come fuori di sé)

Sì, merto il tuo disprezzo e l'ira tua.

Copri d'oltraggi questa sciagurata!

La respingi... l'uccidi... la calpesta,

su me passa, crudel!... ~ Ma, fuggi, deh!

il carnefice giunge...

DIDIER

Sulla terra

non ho a fuggir che te...

e profondo è l'avel!

Scena settima

Rullo di tamburo. ~ Un Consigliere; Arcieri col loro Capitano recanti delle torce accese. ~ Popolo che si accalca in fondo curioso. ~ Poi Saverny dalla piccola porta a sinistra, e detti.

[Scena e finale ultimo]

MARION

Ah! l'ora scorse!

(si caccia le mani nei capelli e rimane impietrita)

Gli Arcieri, ad un cenno del Capitano entrano a sinistra e quindi tornano con Saverny.

SAVERNY

(uscendo)

Eccoci presti! ~ Voi!

Marion? n'ero certo!

DIDIER

(a Saverny)

L'ultimo amplesso!

SAVERNY

Sì.

(si abbracciano)

MARION

(tendendo le braccia)

Didier...

DIDIER

Egli è mio

unico amico.

MARION

(con voce rotta dal pianto)

Ed io?...

(supplichevole ai piedi di Didier)

Pietà di me!

Dal profondo dell'anima mia

è il fioco rantolo

d'un'agonia

che s'erge a te!

Pietà di me!

Volgi un detto, uno sguardo alla misera,

che prona ai giudici,

che prona al re,

chiede a tutti, con voce di lagrime,

grazia per te,

e a te per lei!

Se d'un dio più terribil non sei,

pietà di me!

DIDIER

(che avrà finora a stento frenata la sua commozione prorompe)

Ah! no! l'ho tanto amata! abbandonarla

così non puoi, mio core!

(aprendo le braccia a Marion)

Fra le tue braccia avvincimi!

MARION

Che intendo?

DIDIER

Ah! vieni, io t'amo!

(si abbandonano piangendo l'una nelle braccia dell'altro)

CORO, SAVERNY, BANDITORE

(In tutti destasi ~ al fero schianto

alta pietà.

Chi resta inerte ~ chi frena il pianto

un cor non ha.)

DIDIER

A tutti addio!

(s'allontana con Saverny fra gli arcieri)

MARION

Didier! Didier! t'arresta!

Chi dal mio sen ti svellerà?...

TUTTI

Il ministro!

Appare in fondo una gran lettiga, tutta di rosso, sorretta da venti Guardie; è chiusa da cortine e adorna della stemma di Richelieu. Torce e folla dappertutto.

MARION

(vacillando, si porta verso la lettiga e s'inginocchia)

Deh! grazia! in nome

del vostro dio! grazia per essi!

VOCE

(dall'interno della lettiga)

No!

POPOLO

Perir dovranno!

La lettiga s'allontana, e il Popolo la segue in disordine.

MARION

Ahimè!

(cade svenuta. Dopo qualche momento si riscuote e guarda intorno come fuori di sé)

Didier! Dov'è?... ~ Sparì!... ~ Di lui che han fatto?...

Atro silenzio!

(rullo di tamburo, colpo di cannone interno)

Ah!...

(come fuori di sé)

Il varco... aprite a me...

Infamia eterna al cardinale, al re!...

(fa alcuni passi barcollando, quindi cade al suolo come fulminata)

Fine del libretto.

Generazione pagina: 14/01/2016
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Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Atto terzo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Atto quarto Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima