www.librettidopera.it

Nina o sia La pazza per amore

NINA O SIA LA PAZZA PER AMORE

Commedia in prosa, ed in verso per musica.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

Da qui accedi alla versione estesa del libretto.
Da qui accedi alla versione in PDF del libretto.

Codice QR per arrivare a questa pagina:
QR code

Libretto di Giuseppe CARPANI, Giambattista LORENZI.
Musica di Giovanni PAISIELLO.

Prima esecuzione: 25 giugno 1789, Caserta.


Personaggi:

NINA amante di Lindoro

soprano

LINDORO amante di Nina

tenore

CONTE padre di Nina

basso

SUSANNA governante di Nina

soprano

GIORGIO balio del Conte

basso

PASTORE che canta

tenore


Coro di Villani e Villane. Guardie di caccia. Servi del Conte.



Atto primo

[Ouverture]

Scena prima

Delizioso giardino, che confina da un lato col parco, e dall'altro con una strada maestra, nella quale si passa per un maestoso cancello. Piccoli risalti nel giardino, su de' quali alcuni verdi sedili ombreggiati da pochi alberi, uno de' quali è prossimo alla strada che conduce alle collinette, dalle quali si va al villaggio, non molto distante dal castello del Conte.
Nina, che dorme, ma non vista. Susanna è in scena con Giorgio e con alcuni Villani e Villane; altri di essi van salendo ed altri discendendo dalle vicine collinette.

[N. 1 - Introduzione]

CORO

Dormi, o cara, e nel tuo core

veglin solo idee serene;

più non tornin le tue pene,

quando il sonno cesserà.

VILLANI

Che sventura! che accidente!

In età sì verde, e lieta...

VILLANE

Così buona, e mansueta...

GIORGIO

Così nobil, così bella.

CORO

Padroncina meschinella, ah!

perduta ha la ragion!

GIORGIO

Sottovoce, allegramente:

guarirà, non disperate.

SUSANNA

V'ingannate, buona gente:

troppo fiera è la cagion.

VILLANI E VILLANE

Dunque, oh ciel, non v'è speranza!

GIORGIO

C'è speranza, c'è speranza.

SUSANNA

Più speranza, più speranza.

TUTTI

Ah caso barbaro!

ah padre misero!

chi può resistere!

Si scioglie in lagrime:

non regge il cor.

Dormi, o cara, e nel tuo core

veglin solo idee serene;

né più tornin le tue pene

quando il sonno cesserà.

SUSANNA

Adunque, miei cari, non scema punto in voi la pietà, e l'interesse per la povera Nina?

GIORGIO

Che dite signora Susanna? e vi pare? si può star duri a tanta disgrazia?

SUSANNA

Avete ben ragione: e la bontà del vostro cuore, l'attenzione, la tenerezza vostra per lei mi promettono molto; ma...

GIORGIO

Ma che ma? Allegramente, via.

SUSANNA

Ve lo dirò, ma non ve ne offendete. Appunto voi, caro Giorgio, quella vostra aria sempre lieta, quegli occhi beati, quella faccia contenta... come mai s'accordano con tanto dolore?

GIORGIO

Oh ve lo dirò io: aspettate... S'accordano benissimo.

SUSANNA

Ma come?

GIORGIO

Come? Perché io son fatto così.

SUSANNA

La ragione è ingenua; ma come può essere, che un cuore...

GIORGIO

Oh! sarà, come sarà. Mia madre si sarà dimenticata d'insegnarmi a piangere.

SUSANNA

Gl'infelici l'imparano presto.

GIORGIO

Ed io non l'ho imparato mai: e sì, che ne mandai giù delle grosse. Allegramente.

SUSANNA

E mai mai non piangeste in vita vostra?

GIORGIO

Mai, vi dico: mai, e poi mai. Quando mi morì la moglie il sindaco sostiene di sì, ed io dico di no. Non è vero voi altri?

(i villani accennano che aveva pianto)

GIORGIO

O almeno non me ne sono accorto.

SUSANNA

Oh dite piuttosto così. Il cielo vi conservi quest'aria di letizia, e di felicità, e voglia concedere alle preghiere vostre ciò, che le mie lagrime non bastano ancora... povera mia padrona!

GIORGIO

Oh via ci siamo di nuovo... lasciate fare a noi. Pregheremo noi a nostro modo. Il buon umore è segno di fiducia. Vedrete. Voi tenete da conto la padroncina, per lassù tocca a noi. Guarda là, Tonino: Pierino, vedila. Poverina! come è quieta.

[N. 2 - Coro]

TUTTI

Dormi, o cara, e nel tuo core

scendan solo idee serene;

più non tornin le tue pene,

quando il sonno cesserà.

GIORGIO

Ma voi ci prometteste di contarci la cagione di questa sua malattia.

SUSANNA

Sì, caro Giorgio, ed eccomi a mantenervi la parola.

GIORGIO

Come balio del Conte vi dirò che io ne sapeva già qualche cosa, e non ho mancato di dirgli i miei sentimenti; basta. Ma ho proprio voglia di sentir tutto da voi, e con le minime circostanze.

SUSANNA

Venite qui tutti, e statemi a sentire.

(siede circondata da' villani, e dalle villane)

Vi è noto di qual casato sia il Conte padre della nostra Nina, e quanta la sua ricchezza? Oh bene. Lindoro educato, si può dire, colla damina, non poté a meno d'innamorarsene. Il padre, piacendogli assai il giovinetto, per le sue qualità veramente belle, lo lusingò di dargliela in sposa. Difatti tutto era già accordato: fissato persino il giorno delle nozze. Quando un pretendente più ricco, e di nascita più rinomata si presenta al Conte: gli domanda la figlia. L'incauto padre si lascia piegare: la parola vien ritirata: vane sono le lagrime, le preghiere, i lamenti. Nina sviene: non importa. Lindoro vien congedato. Io mi voglio interporre: ohibò. Non sono né manco ascoltata. Immaginatevi...

GIORGIO

Oh corpo di Bacco! Il Conte? Mio figlioccio è stato capace di un tratto simile? Allegramente! non me la sarei mai aspettata. Egli, che passava per il migliore de' padri, degli amici, degli uomini? Ah! Ma perdonate, non v'interromperò più.

SUSANNA

Immaginatevi la mia situazione. Nina piangeva tutto dì, e m'era tutto dì d'attorno quell'altro, perché li permettessi almeno di dare alla sua Nina l'ultimo addio. Non potei più a lungo disputargli questa misera consolazione. Prendo meco la damina, e calo nel parco. Inoltrati di poco, scopriamo Lindoro che s'affretta verso di noi: già ne distinguevamo la voce; quando odesi a un tratto anche quella del suo rivale. S'accendono ambidue all'improvviso incontro: subito mettono mano alle spade: io mi slancio ad arrestarli; ma tardi. Lindoro dà un grido, ed eccolo a terra immerso nel proprio sangue. Nina a tal vista mi piomba tramortita a' piedi, ed al primo aprir degli occhi, oh dio! chi il crederebbe? Le si fa innanzi spietatamente il padre, che tenendo per mano l'uccisor di Lindoro, le intima di riconoscerlo per suo sposo.

GIORGIO

Oh che colpo! allegramente!

SUSANNA

La disgraziata fanciulla immobile a questa voce, tra lo sdegno e lo spavento vuol parlare e non trova parole: vuol piangere, e le lagrime le s' inaridiscono sugli occhi. Dopo un torbido girar di sguardi, tremito universale la sorprende, impallidisce, contorcesi, s'alterano i tratti del suo volto, e Nina non è più Nina: la ragion l'abbandona, si confondono le sue idee, frenetica, sconnette, e cade in un ostinato delirio. Il povero padre ravveduto allora, e colla disperazione nel cuore, non potendo reggere a questo spettacolo, parte, e mi lascia l'infelice sua figlia nelle mani; e Nina, più interessante, più rispettabile che mai, offre a chiunque la vede, una vittima deplorabile dell' amore, e della severità.

GIORGIO

E Lindoro?

SUSANNA

Quando si ebbe la nuova della sua morte, Nina avea totalmente perduta la memoria di ciò ch'era avvenuto; il solo pensiero del suo Lindoro tenero, e fedele, l' immagine sola di lui, da tanto tempo a lei cara, non si cancellò mai dal suo animo, e tutta l'occupa in oggi. Ella lo crede in viaggio, e sempre in procinto di arrivare. Vedete quel piccolo poggio, che là si sporge sulla strada? Ebbene, là si reca ogni giorno ad aspettarlo, né freddo, né sole, né ira di stagione valgono a distornarla di là. Vi si mette a sedere: vi porta un mazzetto di fiori raccolto per lui, e quando l'ora è passata, esce in un sospiro, sparge qualche lagrima, e se ne torna lentamente a casa, colla seducente speranza, che arriverà all'indomani.

GIORGIO

E suo padre?

SUSANNA

In preda al dolore, ed ai rimorsi mi scrive non poter più a lungo sopportare la privazione di vederla, e che oggi sarà qui. Povero padre! Ed io non ho altra consolazione a offrirgli, che quella di trovare, chi pianga con lui.

GIORGIO

Povera figliuola!

VILLANI

È così buona!

VILLANE

È così generosa, dico io.

GIORGIO

Anche troppo; anzi noi veniamo per avvertirvi... Ma ecco sua eccellenza, ritiriamoci.

SUSANNA

Fate bene, perché averà probabilmente a parlarmi da solo a sola.

(Giorgio parte co' villani e colle villanelle)

Scena seconda

Il Conte, e Susanna.

CONTE

Cara Susanna, la mia inquietitudine mi trasporta in cerca di te. Io non ho pace. Parla, che devo aspettarmi?

SUSANNA

Ah, eccellenza! come prima.

CONTE

Non ho più altro a chiederti. Dov'è ora?

SUSANNA

In quel boschetto.

CONTE

Oh dio! e s'ella mi scorge?

SUSANNA

Non temete. Il sonno l'ha vinta, e riposa tranquillamente; anzi me le voglio accostare, per esser pronta, quando si svegli.

CONTE

Sì: eh? vieni subito ad avvertirmi.

(Susanna parte)

Scena terza

Il Conte solo.

[N. 3 - Aria]

Oh cara, oh, troppo infelice mia figlia! Oh se vedessi, come sta questo misero cuore, e in qual desolazione si vive il pentito, e sconsolato tuo padre! io stesso ho fabbricata la mia rovina. Unico pegno dell'amor mio era costei... Ah, barbaro padre! E voi fantasmi vani di grandezza, e di nome, come potei mai credervi capaci di render felice un cuore a dispetto d'amore, che l'avea sì fattamente allacciato? Ah, povera Nina! Nina mia, chi mi ti rende?

È sì fiero il mio tormento,

è si grave il mal, ch'io provo,

che m'aggiro incerto, e movo,

né so dove, ne perché.

No, che padre più non sono:

gemo invan: non ho più figlia.

Chi mi regge, e mi consiglia?

Son del cielo in abbandono:

son io stesso in odio a me.

Scena quarta

Giorgio con altri Villani, ed il Conte.

GIORGIO

(a' villani)

Di che temete? Anderò innanzi io. Eccellenza, Giorgio, Mengone, Giovanni...

CONTE

Ah! sei tu mio Giorgio?

GIORGIO

Eccellenza sì, son io. I deputati della comunità, allegramente... I capi di casa... veniamo tutti per... ma non vorressimo...

CONTE

Oh non è possibile, massime s'io posso giovarvi.

GIORGIO

Oh! eccellenza, mercé la vostra generosità, e quella della nostra cara padroncina, non manchiamo di nulla. Essa è così cordiale. Dovete sapere, eccellenza, che la non conosce più nessuno, eccetto i poveri: e par non si ricordi più d'altro, che secondo il suo abito, di fare a noi del bene.

CONTE

Sì? È ancora sensibile a questo piacere? Oh quanto io lo sono a tale notizia! Ecco la prima consolazione, che provo da tanto tempo.

GIORGIO

Sappiate, eccellenza, che ci regala continuamente: la governante le ne dà fin che ne vuole, e ci ha ordinato di non contrariarla; sicché noi prendiamo sempre allegramente. Ma per dirvela, eccellenza, qualche scrupolo...

CONTE

(a Giorgio, ed a' villani)

Di che? di ricevere da Nina? da mia figlia? Eh! guardivi, guardivi il cielo, miei cari amici. Le verreste così a togliere il solo mezzo, onde farle passare qualche momento felice. No, no: accettate sempre, accettate tutto; il cielo esaudisce i voti dell'onesta povertà. Pregatelo per lei. Questa è al vostra gratitudine.

GIORGIO

Oh corpo di Bacco! non facciamo altro tutto il giorno. Un'occhiata a lei, e l'altra al cielo. Guardate: non ci è bambino tanto alto, non vecchio cadente, che non faccia la sua preghiera per lei. Vedrete alla lunga, chi la vincerà. Oh allegramente! Ve lo dice Giorgio.

CONTE

Quanto ti son tenuto. Ma dimmi, intanto che Susanna è lontana, come va la salute di mia figlia? Siamo almeno sicuri per questa parte? Di' su liberamente: non mi lusingare.

[N. 4 - Aria]

GIORGIO

Del suo mal non v'affliggete:

lieta, e sana tornerà.

Me lo dice il cor, credete,

sì bel fior non perirà.

Se vedeste, mio signore,

quando par che meglio stia,

come tutta in allegria

la contrada se ne va.

Ognun salta, ognun s'accende,

chi dà baci, chi li rende...

oh che festa! oh che piacere!

più bel giorno non si dà.

Ma se torna l'adorata

padroncina in viso mesta,

torna mesta, e sconsolata

tutta la comunità.

Ma che dico? Allegramente,

non temete guarirà.

CONTE

Che fa Nina tutto il giorno? Raccontami la sua vita. Passeggia molto?

GIORGIO

Oh! tutta la giornata.

CONTE

E sola?

GIORGIO

Quasi sempre.

CONTE

In aria trista, non è vero? passo melanconico?...

GIORGIO

Sì, allegramente! Se vedeste! occhi che fanno pietà; ma se incontra essa per avventura qualche poverello... qualche vecchio... alle certe talun di noi, subito la sua fisionomia...

CONTE

Oh?

GIORGIO

Così è. La sua fisonomia si rallegra: piglia un'aria di contentezza...

CONTE

Un'aria di contentezza? Ah! l'incontrate voi sempre?... E di suo padre parla qualche volta?

GIORGIO

Oh guardi il cielo a nominarglielo. Un giorno ci vollimo provare, le si gonfiarono gli occhi, impallidì...

CONTE

Miei cari, non me le nominate mai.

GIORGIO

Sarete ubbidito. (Mi fa pietà, allegramente!)

CONTE

Il cielo mi vuol ben punito.

GIORGIO

Si placherà, si placherà.

CONTE

Mia figlia non mi ama più.

GIORGIO

Allegramente, vi amerà.

CONTE

Non lo spero. Mi soffrisse almen vicino.

GIORGIO

Vi soffrirà, v'amerà, guarirà anche.

Sperate, eccellenza, fate a modo mio: sperate.

CONTE

No, no...

GIORGIO

Oh! se poi non riusciremo a raddolcire le vostre pene... sapete? le divideremo con voi, allegram...

(piange)

Scena quinta

Susanna frettolosamente, e detti.

SUSANNA

Eccellenza, viene a questa volta. Se la vedeste! muta, concentrata, col capo cadente sul petto, occhi estatici, par che cerchi solitudine: per non inquietarla, nascondiamoci.

CONTE

M'arrendo a tutto, purché non mi sia tolto il vederla, quando la sentirò parlare.

SUSANNA

Anzi da dietro a questi alberi potrete contemplarla a vostro comodo. Là viene d'ordinario a far seduta... Vedete quel poggetto? Ivi assisa fa delle canzoni, che un momento dopo non sa più. S'alza, guarda, sospira, e spesso in un cerchio di villanelle si diverte a far loro delle carezze, godendo infinitamente, se le usano dimestichezza, e glie ne rendono.

GIORGIO

Figuratevi se le ne fanno.

CONTE

Ma eccola. Via di qua. Non mi posso appena trattenere dal correre ad abbracciarla. Oh dio!

(parte il Conte con Giorgio, ed i villani)

Scena sesta

Nina semplicemente vestita, con capelli sciolti, e con un mazzetto di fiori in mano. Il suo passo è ineguale, e sospirando, senza far motto, va poi a sedere sul poggetto, rivolta al cancello, che risponde alla strada

NINA

È questa l'ora che deve arrivare... sì, verrà... oggi... stasera... egli me l'ha promesso... E dove potrebbe star meglio di qui? Vicino a lei che ama, e da cui è sì teneramente riamato?... Questi fiori... per lui... questo cuore per lui...

(vede passare per la strada un pastore, e credendo che sia il suo Lindoro, corre al cancello)

E non viene! Che giornate lunghe!... Oggi la natura è più trista dell'usato... Io non esisto più... No. Allora solo riviverò, che gli sarò vicina.

(come sopra)

E ancor non viene!... Glielo impedissero mai?... Chi?... Essi! I scellerati... Ah! come mi sento male!... Qui... da per tutto... Ma se Lindoro, se Lindoro giungesse, come tutto anderebbe felicemente.

[N. 5 - Aria]

Il mio ben quando verrà,

a veder la mesta amica,

di bei fior s'ammanterà

la spiaggia aprica.

Ma no 'l vedo...

ma sospiro...

e il mio ben,

ahimè, non vien!

Mentre all'aure spiegherà

la sua fiamma, i suoi lamenti,

mille, o augei, v'insegnerà

più dolci accenti.

Ma non l'odo!

E chi l'udi?

Ah! il mio bene

ammutolì.

Tu, cui stanca o mai già fe'

il mio pianto, Eco pietosa,

ei ritorna, e dolce a te

chiede la sposa!

Pian... mi chiama...

piano... ohimè!

No... non mi chiama.

Non mi chiama:

oh dio! non c'è.

(si abbandona al poggetto)

Scena settima

Susanna, e detta.

NINA

Oh sei qui, mia cara!... Non mi ricordo mai quell'altro tuo nome.

SUSANNA

Susanna.

NINA

Oh... no: mi piace più il primo.

SUSANNA

E a me...

NINA

E così, mia cara...

(vedendo passare altro villano, corre al cancello)

Egli non viene!

SUSANNA

Avrà incontrato qualche grande ostacolo.

NINA

Oh... sicuramente... Ma se sapessi dove andare, per trovarlo... Lo credi tu molto lontano?

SUSANNA

Oh! assai, assai.

NINA

Anche a te ne dispiace?

SUSANNA

Infinitamente...

(calano dalla collina diverse villanelle)

Le vostre villanelle sono là.

NINA

Oh care! Perché non me l'hai detto subito? Che vengano, che vengano.

Scena ottava

Le Villane accorrono, e Susanna reca un paniere con frutta, ed altri piccoli doni, che vengono distribuiti da Nina alle suddette Villanelle.

NINA

Addio piccoline... addio, mie care, addio. Prendete... ricordatevi di me.

SUSANNA

Che dite? vi ama la vostra padroncina? è cortese? è con voi generosa?

[N. 6 - Coro]

SUSANNA

Se il cor, gli affetti suoi

con voi divide ognor,

sia Nina il sol oggetto

del vostro affetto ancor.

CORO

Ah dove mai s'intese?

Ah dove mai si vide

anima più cortese?

più generoso cor?

DUE VILLANELLE

(I)

Sui labbri tuoi la rosa

pompeggi ognor vezzosa.

DUE VILLANELLE

(II)

Nelle tue luci belle

splendan'ognor due stelle.

DUE VILLANELLE

(III)

Nel volto tuo gentile

sempre fiorisca aprile!

TUTTE

E all'amor tuo costante

renda l'amante amor.

SUSANNA

E si trasformi in gioia

la noia, ed il dolor.

NINA

Brave... Non mi abbandonate mai, vedete, mai: non ve ne stancate. Il cielo benedice quelli, che hanno cura degl'infelici... Ebbene? Io sono qui, e l'aspetto... Ma, ditemi, vi siete poi ricordate di pregare il cielo, perché lo riconduca presto?

VILLANELLA

Sì, signora.

NINA

Scommetto, che non avete ritenuto il suo nome.

VILLANELLA

Lindoro.

ALTRA

Il mio bene.

NINA

Il mio bene. Sì, sì: tu lo sai, come va... Prendi, carina.

(le dà un anello)

VILLANELLA

Un diamante?

NINA

Sì, non ho altro.

VILLANELLA

Questo solo anellino?

NINA

Anzi... Ah! mi dimenticava... Non te lo posso lasciare. Non sai chi me l'ha dato. Se non me lo vedesse in dito, cosa direbbe al suo ritorno?

(si ripiglia l'anello)

Oh! sapete? sta a momenti... a momenti... Ho fatta una bella canzone: sentite... Ah! non me la ricordo più... Non importa. Ho sempre qualche cosa da dirgli, che non dimenticherò mai... Ah Lindoro! sei qui una volta... Oh me felice!... Ora sì... Ma voi altre mi avevate promesso di dirgli... Che gli direte voi?

SUSANNA

Gli canteranno quella canzone, che loro insegnaste ieri.

NINA

Io le insegnai?... Come tutto m'esce di mente! Cantatemela su un'altra volta, di grazia, una sola. Starò tanto attenta, che non me la dimenticherò mai più.

[N. 7 - Canzone]

DUE VILLANELLE

Lontana da te,

Lindoro suo ben

Nina languia d'amore.

NINA

No, no: più d'espressione. Sentite, come dico io.

Lontana da te,

Lindoro suo ben

Nina languia d'amore.

DUE VILLANELLE

Ma adesso, che al sen

stringendo ti vien,

di gioia more.

NINA

A me ora.

Ma adesso, che al sen

stringendo ti vien,

di gioia muore.

(Nina, riscaldandosele la mente, segue da sola, dando in delirio)

Sì, con te sol

non ha più duol:

Nina è felice appien.

Ma crudo mal

ratto l'assal,

se te non ha, suo ben.

Ma lo vedo, lo vedo. Oh me beata! M'ami ancor? Sì, t'adoro... Oh gioia... oh istante! Deh! vieni a questo cor... fuggi... perché?

Nina è qui:

ei non c'è!

Chi lo rapì?

Meschina me!

Ciel pietoso... ascolta... oh dio!

Rivederlo... un giorno... un'ora...

dirgli: t'amo... Ognor Lindoro

trionfando di tutto qui regnò...

Poi si compia il mio fatto, e Nina mora.

(si abbandona sulle braccia delle villanelle)

VILLANE

Morir? Ah no! Morir? Che dici mai? Nina per noi, Nina per te vivrai.

NINA

Sì; ella vivrà per voi, per te, e per Lindoro.

Nina è qui:

ei non c'è!

Chi lo rapì?

Meschina me!

(le villanelle piangono)

Ma voi altre piangete? Ah! ora non merito compassione, sapete? Ebbi un momento di felicità. Mi parve di vederlo,

SUSANNA

(Ecco il Conte, che non può più resistere al desiderio di parlare a sua figlia.)

Scena nona

Il Conte, Giorgio, e detti.

CONTE

(Seguitiamo. Par che m' abbia osservato, e senza ribrezzo.)

GIORGIO

(Allegramente, non vi conosce di certo.)

(Giorgio si ritira tra gli alberi, ed il Conte resta in qualche distanza da Nina.)

NINA

Mia cara, andiamo via di qui.

SUSANNA

Oh! perché?

NINA

Un uomo là. Andiamo.

SUSANNA

Gli darete disgusto.

NINA

Io disgusto! E lo credi? Ebbene restiamo. Non mi piace dar disgusto ad alcuno... Ma chi sarà mai?

SUSANNA

Un viaggiatore.

NINA

Un viaggiatore!

SUSANNA

Appunto: viene per chiederci alloggio... ospitalità...

NINA

Ma questo è un favore. L'hai tu ringraziato? Io non ardisco parlargli: mi dà soggezione. Parlagli tu.

(il Conte si slontana maggiormente da lei)

NINA

Oh vedi, s'allontana... Che s'adombrasse di me? Ah, signore, signore, avvicinatevi: non vi mettete in apprensione. È Nina una povera giovane: tutti la conoscono, e la compatiscono. Venite avanti: resterete con noi, non è così?

CONTE

Ben volentieri, se non v'è grave la mia presenza.

NINA

(a Susanna)

Ha parlato! l'hai inteso? Mi palpita il cuore di contentezza. Poverino!

CONTE

Oh dio! sempre...

NINA

Signore, scusatemi. Ora mi sono riavuta; ma dovete sapere che in vedervi m'avea investita un certo orror panico, che... Ma via: voi siete buono e perdonerete il molto, che c'è da perdonare allo stato infelice, in cui mi trovo. Se ve ne contassero la cagione, vi farebbe pietà: ne son certa

CONTE

Dite il vero; mentre nessuno sentirà mai più di me le vostre afflizioni. Ah!

NINA

Ma voi sospirate! Cos'è questa cosa? Ditemi: anche voi avreste de' dispiaceri?

CONTE

Oh! e de' ben grandi.

NINA

Ebbene, state con me. Piangeremo assieme. Ma a che veniste fin qui? Aspettereste mai qualcuno?

CONTE

Vengo per trovare mia figlia.

NINA

Voi avete una figlia? E le volete bene, non è vero? E procurate di renderla felice?

CONTE

Questo è l'unico oggetto de' miei desideri.

NINA

Ah siate benedetto! Il cielo vi protegga, vi consoli. Sì: rendetela ben felice, non l'affliggete mai, e sopratutto s'ella fosse presa d'amore, guardatevi bene dal contrastarle la scelta del suo cuore. Ciò fa un male...

CONTE

Lo so... lo so...

NINA

Ah! no, no: voi non potete saperlo.

CONTE

(Oh tormento!)

NINA

Vi giovi il mio esempio. Io era altre volte felicissima, prima che Lindoro partisse, adesso non faccio, che sospirare: a tutti comunico il mio dolore: vivo miseramente qui, abbandonata all'altrui discrezione, senza parenti, senza amici, senz'appoggio...

(Susanna spedisce intanto alcune Villanelle, le quali vanno per le collinette, e dopo qualche tempo ritornano, e parlano segretamente alla Susanna)

CONTE

Ma non avete vostro padre? Il padre...

NINA

Mio padre! io un padre!... No, no: non l'ebbi mai. Ah! se il cielo m'avesse dato un padre, egli m'avrebbe protetta, m'avrebbe unita al mio Lindoro, e la povera Nina non starebbe ora qui sola, raminga, sconsolata, a passare i suoi tristi giorni in aspettare il suo amante, e stancar la pietà di quanti lo vedono.

CONTE

Nina, voi mi passate il cuore.

NINA

Ahimè, che vi dissi mai!... Su via, ch'io non vi veda più con quest'aria trista. Allegri quegli occhi; animo, caro forestiere, rallegratevi, sorridete, e le lagrime siano tutte per la sola Nina.

(Nina cade in una profonda astrazione.)

CONTE

Mia cara... (Ah perché non ti posso dire mia figlia! Ma, oh dio! ancora non oso di proferire questo nome sì dolce.)

SUSANNA

Eccellenza, adesso non vi sente più: è finita.

NINA

Le lagrime... sì... sempre... Me n'anderò... Oh no, no: perché domani... sì domani... Lindoro... qui... domani... domani!

(immersa ne' suoi pensieri, resta per qualche tempo estatica, e va a mettersi sul solito sedile, guardando verso il cancello)

SUSANNA

Eccola nella sua estasi di melanconia, dalla quale non crederete quanto ci vuole talvolta a richiamarla. Ma ho mandato le mie Villanelle a cercare certo pastore, che suona alcune arie per ciò prodigiose. Intanto procurate di rimettervi anche voi dal contrasto, in cui siete.

CONTE

Chi vide mai padre più sventurato!

Scena decima

Pastore di dentro che suona, poi esce a suo tempo con altri Villani.

[N. 8 - Canzone del Pastore]

PASTORE

Già il sol si cela dietro alla montagna,

e il prato al suo partir si fa men bello;

colla zampogna sua per la campagna

gl'armenti suoi raccoglie il pastorello.

Seco la villanella si accompagna

col già pasciuto suo bianco torello,

e per la via de' loro amanti cori

spiegan col canto gl'innocenti ardori.

NINA

Ah mia cara il pastore che suona.

SUSANNA

È lui. Siam sulla sera, e i villani si raccolgono verso casa.

NINA

Stiamo dunque attente... senti che piacevole suono!... ma che! vanno tutti via?

SUSANNA

Si ritirano al villaggio.

NINA

No, no, chiama quel pastorello, che suona.

SUSANNA

Ehi tu? la signora ti vuole.

PASTORE

(piano a Susanna)

Eccomi. Come va col suo male?

SUSANNA

(al Pastore piano)

Nella maniera istessa.

PASTORE

(Povera signorina! povero padre!)

NINA

Accostati. No. Come suona bene! io sempre ti sentirei, sempre... sempre...

SUSANNA

Quand'è così signora andiamo nel villaggio con loro, ove li faremo suonare, e cantare a nostro piacere; poi ricondurremo con noi le villanelle, e i villani, a' quali avete promesso i regali d' oggi.

NINA

Ma c' è poi roba da darli?

SUSANNA

Oh! non ne manca mai.

NINA

Andiamo dunque.

[N. 9 - Quartetto, finale I]

NINA

Come!... ohimè!... partir degg'io

senza il caro mio tesoro?

Come mai partir potrò!

SUSANNA E CONTE

Già nel suo vaneggiamento

l'infelice ritornò!

PASTORE

Le sue pene al core io sento.

Ah che il caso amaro è tanto,

che frenar sul ciglio il pianto

non mi fido, non si può.

NINA

Vieni, o caro: io qui t'attendo,

questi fiori son pur tuoi,

Nina tua coi pianti suoi

per te sempre gl'innaffiò.

CONTE

Più non reggo al tuo tormento:

più resistere non so. Figlia...

SUSANNA

Zitto.

CONTE

Oh dio!

PASTORE

Tacete.

SUSANNA

Se vi sente la vedrete

negli eccessi del furor.

PASTORE

Ah non sia da voi trafitto

maggiormente quel suo cor.

CONTE

Perdonate a un padre afflitto;

perdonate al mio dolor.

SUSANNA

Non andate padroncina

dalle vostre villanelle?

Col pastor su la collina

sono già le poverelle,

e la cara Nina loro

con i doni aspettan là.

NINA

Dunque andiamo... Ma Lindoro...

SUSANNA

Ei più tardi sarà qua.

NINA

E se qui non ci son io...

SUSANNA

Un momento aspetterà.

NINA

Vengo dunque... fiori addio.

Augelletti che al mio pianto

rispondete ogn'or dolenti...

CONTE

Sono spade quegli accenti!

NINA

...seggio amico in cui versai

tante lagrime, e sospiri...

PASTORE

Son saette i suoi deliri.

NINA

..aure... piante... addio.

Deh voi dite all'idol mio,

a Lindoro, alla mia vita,

che fedele io son partita,

che fedele al mio bel foco

mi vedrà qui ritornar.

SUSANNA

Non temete qui fra poco

voi vedrete il caro bene,

che verrà le vostre pene

anche fido a consolar.

CONTE

Ah che il cor mi sento in petto

da' rimorsi lacerato;

dove un padre sventurato

più di me si può trovar?

PASTORE

Deh soffrite, tollerate,

moderate ii vostro affanno;

le tempeste sempre vanno

colla calma a terminar.

Insieme

NINA

Quando, oh ciel potrò sperare

di sentir tranquillo il core?

Tu conforta il mio dolore,

tu dà fine al mio penar.

SUSANNA, CONTE E PASTORE

Quando, oh ciel potrà sperare

di sentir tranquillo il core?

Tu conforta il suo dolore,

tu dà fine al suo penar.

(partono tutti, e Nina lascia sul sedile il mazzetto di fiori)

Atto secondo
Scena prima

Conte, e Susanna.

CONTE

Perché non la seguitasti?

SUSANNA

Eccellenza, perdonate: non bisogna mostrare di troppo osservarla, se no se ne inquieta. Io mi regolo in maniera, che sono sempre lì, quando mi vuole, e non l'annoio, quando le piace altrimenti.

CONTE

Quante obbligazioni!

SUSANNA

Eh, signore, nessuna. Non faccio, che appagare me stessa, secondando il mio cuore.

[N. 10 - Aria]

Per l'amata padroncina

sempre è poco quel ch'io fo.

È sì cara, è sì buonina,

che spiegarlo, oh dio, non so.

L'amo tanto, che per lei

la mia vita spenderei;

né compenso alcun desio,

perché servo all'amor mio,

perché servo alla pietà.

Ah se mio è il suo dolore,

il mio core ~ il ciel lo sa.

(parte per l'istessa strada, che fece Nina)

Scena seconda

Il Conte solo.

Ogni sua parola, ogni motto, che le scappò sopra di me, e sopra di Lindoro, fu una spada, un veleno... Oh dio! E senza di lui il ritorno della ragione non farà in essa, che cambiare di mali. No: riaverla, renderla, come io vorrei... Ah! non è possibile... Ma! che si fa là per quel viale? I miei servitori! le mie guardie! un uomo, che si difende! Ma ecco Giorgio. Cosa c'è?

Scena terza

Giorgio affannato, e detto.

[N. 11 - Cavatina]

GIORGIO

(respirando affannosamente per la stanchezza)

Ah ecce... eccellenza, cose belle vi dirò:

è... ve... nuto... non ho lena...

è... ve... nuto... son crepato...

Se non... prendo un po'... di fiato...

dirvi il... fatto... non potrò.

Signor sì... mi sbrigo adesso...

E così... com'io... diceva...

venne lui... cioè... esso,

cheto cheto... egli voleva...

ma li furon... tutti addosso...

Ri...fiatar... appena... io posso...

Ma signor... se mi... pressate...

più la lingua m'imbrogliate,

e mai più la finirò.

CONTE

Via dunque, levami di pena.

GIORGIO

Lindoro...

CONTE

E così?

GIORGIO

È morto. No...

CONTE

Lindoro non è morto?

GIORGIO

Sì... non lo è... Non mi fidavo di me stesso; ma...

CONTE

Lo vedesti tu? Non è morto?

GIORGIO

È qui...

CONTE

Via, stravedi.

GIORGIO

Come stravedo! Uno, ed uno due: sì signore, con questi occhi l'ho veduto. È lui, e poi lui...

CONTE

Ma per qual prodigio! Come!... Nel parco? Perché?

GIORGIO

Vi dirò, appena fu qui, che cercò di sedurre il giardiniere, acciò lo lasciasse entrare; non voleva altro, a sentirlo, che vedere un momento la padroncina, e dir due parole a Susanna. Mastro Marco, che ci vede, non volle lasciarlo passare; egli allora s'arrampicò da disperato su pel muro di cinta; ma allegramente: siccome lo tenevan d'occhio, usciron fuori tutti, e gli saltarono addosso per arrestarlo. Egli si difendeva, come un demonio; quando per somma fortuna giunsi io, lo riconobbi. La prima cosa che dissi, fu, che guardassero bene di non lasciarlo scappare, allegramente; poi prevedendo quanto una tal nuova dovesse piacervi, impaziente di recarvela, mi misi a correre, come un disperato. Ah! son fuor di me dalla gioia, d'avere anticipata di qualche istante la vostra consolazione.

CONTE

Ah, caro amico, che fortuna è mai questa! come! il cielo l'ha salvato, per condurlo nelle mie mani! Cara, desiderata preda. Oh qual uso io son per farne. Animo: che mi sia qua condotto, e soprattutto che nessuno gli dica...

GIORGIO

Oh, eccellenza, e che? ci burliamo? ci avevamo pensato anche noi. Nessuno parlerà; ma eccolo.

Scena quarta

Lindoro abbattuto, senza cappello, e scarmigliato, condotto da' Servitori, e dalle Guardie di caccia
del Conte, e detti.

LINDORO

Ah! dove mi conducete voi? Per carità... non sapete a qual nemico mi consegnate.

GIORGIO

Allegramente. Il signor Conte è un galantuomo.

LINDORO

È un mancatore, un barbaro.

CONTE

No, eccomi per...

LINDORO

...insultare il mio dolore!

CONTE

Per dividerlo teco, amato figlio...

LINDORO

Amato figlio!

CONTE

Figlio, sì. E avresti cuore di ricusare un sì dolce nome? Vieni, vieni fra le mie braccia.

[N. 12 - Duetto]

LINDORO

Son io desto, o pur deliro?

CONTE

No, mio figlio, non deliri.

LINDORO

Ah non sai chi mi son io.

CONTE

Sì: lo so, mio figlio sei.

Per dar tregua a' mali miei,

qui ti trasse amico ciel.

LINDORO

(Per dar tregua a' mali suoi,

qui mi trasse amico ciel!)

CONTE

Figlio...

LINDORO

Padre, parla, oh dio!

CONTE

Deh parlar no, non poss'io.

LINDORO

Nina?

CONTE

Oh ciel!

LINDORO

Nina morì?

CONTE

Nina vive.

LINDORO

Vive ancor?

Ah se vivo è il mio tesoro:

ah se figlio dir mi sento,

son felice, son contento,

è cessato il mio dolor.

CONTE

Questi amplessi, o mio Lindoro,

van scemando il mio dolor;

ma se parlo, di spavento

ti farò gelare il cor.

LINDORO

Come mai! se il mio tesoro...

forse... oh ciel! cangiò d'affetto?

Deh, parlate...

CONTE

Non cangiò.

Fosti sempre il suo diletto.

LINDORO

M'ama ancor?

CONTE

Come t'amò.

LINDORO

Ah se fida è lei, che adoro:

ah se figlio io dir mi sento,

no, la sorte non pavento:

sfido altero il suo rigor.

CONTE

Figlio, ah figlio! trema ancor.

LINDORO

Se fedele è Nina mia,

se a voi caro è il nostro amor,

morte orror non mi faria:

troppo lieto è questo cor.

CONTE

Adunque rivedrai Nina?

LINDORO

Ardo del desiderio di sì caro momento.

CONTE

Tremane, tremane anzi.

LINDORO

Com' è possibile? Voi mi dite, che m'ama, che...

CONTE

Che vuol dire dunque, tu non intendesti più nuova dopo quella sfida fatale?

LINDORO

Mai. Mi trasportarono più morto, che vivo presso un amico. Là nella ferma credenza, che Nina fosse data al mio rivale, non mi curando più nulla, che ne facessero di mia persona, vissi alcuni giorni, ch'io sperava sempre gli ultimi di mia vita. Ma di lì a qualche tempo risanandosi mio malgrado la mia ferita, mi sentii sbranare più che mai da una inquietudine ardente, cagionata in me dall'amore il più vivo; e mi venne così in odio la vita, che richiamando le poche mie forze, trovai modo di sottrarmi alla vigilanza, e pietà di chi mi voleva tener lontano da qui. Or eccomi giunto. Veder Nina, dirle, che l'amo sempre, e poi morire a' suoi piedi, era l'unico mio intento.

CONTE

Ma da per tutto girò la voce, che fossi morto, e Nina...

LINDORO

Ne fu sensibile? Ah!... dite?... me felice!

CONTE

Che osi tu proferire, disgraziato! Colpita da un fulmine così improvviso... la sua mente... la ragione...

LINDORO

Oh dio! Nina?

CONTE

Pur troppo.

LINDORO

Ah inumano, barbaro... Voi ne foste l'autore: la vostra ostinata severità... Ed io vengo per essere spettatore... Ah padre snaturato!...

CONTE

Deh, figlio... figlio per carità, non mi abbattere affatto. Rifletti, com' io mi sia abbastanza tormentato, come...

LINDORO

Ah perdonate l'eccesso della mia disperazione... È un caso questo...

CONTE

Figlio mio, e tu non ne hai colpa... Ed io, figlio, io che ne fui la cagione...

LINDORO

Mi manca il coraggio di farvi altre domande. Pure... ditemi... e poi?...

CONTE

Ah! pur troppo la sua ragione è talmente offuscata, che non conosce più nessuno.

LINDORO

Non riconoscerebbe nemmen Lindoro?

CONTE

Chi sa! Ma con tutto ciò tu non la intenderesti ragionar d'altro, che di te.

LINDORO

Di me? Oh cielo!

CONTE

Non passa giorno, ch'ella non si rechi ad aspettarti là su quel verde sedile.

LINDORO

Su questo?

CONTE

Proprio ivi. Ella ti chiama, e ti richiama le migliaia di volte.

LINDORO

Si ricorda tuttavia il mio nome?

CONTE

Egli è il solo, che non ha dimenticato. Ti suol preparare un mazzetto di fiori, e poi te lo lascia là sopra.

LINDORO

Ah! eccolo appunto. E lo ha fatto per me? Deh, dove si trova l'idol mio? Vita mia, che fai? Dove sei? Andiamo, voliamo a Nina, caro padre.

CONTE

Amico, convien moderare la tua impazienza. È bene ch'io parli prima a Susanna, e che me la intenda con lei. Chi sa mai? la sorpresa, uno sconvolgimento sì fatto... Orsù vado, e sarò a momenti di ritorno. Intanto trattienti qui... Te lo chiedo per grazia; anzi oso fartene un espresso comando.

(parte per la strada che fece Susanna, seguito da' suoi servitori, e dalle guardie di caccia)

Scena quinta

Lindoro solo.

[N. 13 - Cavatina, recitativo e aria]

Questo è dunque il loco usato,

dove Nina ognor se n' viene;

qui dà sfogo alle sue pene;

seco Amor s'asside qui.

Questi augelli, e questo prato,

queste aurette lusinghiere

mi ritornano al pensiere,

quanto fui felice un dì.

Oh caro, o fido seggio! io pur mi voglio

posar qua su.

(siede)

Ma quale

subita fiamma io provo? Oh ciel! non reggo!

Questo è il trono d'Amor. Nume, perdona,

eccomi a' piedi tuoi. Pietoso nume,

pon fine a' nostri mali. Ah tu deh brilla

dell'errante fanciulla

alla mente agitata, e tu la calma

vi riconduci, Amor. Se cari ognora

ti sono i cuor, che accendi,

saggia, qual era un dì, Nina mi rendi.

Rendila al fido amante,

rendila al genitore;

la tua bell'opra, Amore,

non obliar così.

Rendila al fido amante,

rendila al genitore.

Che da te vien, rammenta,

lo stral che la ferì.

Ch'è un vano don la vita,

a chi ragion smarrì.

Scena sesta

Il Conte, che ritorna dall'istessa strada d'onde partì, accompagnato da' suoi Servitori e dalle
Guardie di caccia, e detto.

CONTE

Tutto è fissato. Sorpresa da prima tra il giubilo, e lo stupore, non sapea Susanna, che suggerire; ma poi riflettendo anch'essa, che il vederti, e riconoscerti così tutto in un tratto, avrebbe messa a rischio la stessa vita di Nina, abbiamo concertato che tu nasconda questa sottovesta, ch'ella troppo conosce, e che poi quando crederai... ma Nina viene... ritiriamoci.

LINDORO

Eccola là tra' quei villani... Ah quali occhi!... Caro padre...

CONTE

Ritiriamoci, dico. Ti avvezzerai un po' per volta a questo doloroso spettacolo. Quando ti sarai travestito, ritornerai. Bada bene di venire per questa via: aprirai il cancello, e quando le sarai vicino, la tua prudenza ti suggerirà, come regolarti, affin di richiamarle la ragione, senza arrischiare i suoi giorni.

LINDORO

Ho inteso.

(partono)

Scena settima

Nina cala dalle collinette, tenendo per una mano una piccola Villanella, e per l'altra un vecchio Villano, accompagnata da molti altri Villani, e Villane, tutti recando diversi doni, da lei ricevuti.
Susanna la segue da lontano, e si ferma sulla prossima collinetta.

Dopo il Coro, vien Lindoro dal cancello, e nel tempo istesso il Conte, e Giorgio dal bosco, i quali si mettono in disparte ad osservare.

[N. 14 - Coro]

VILLANI E VILLANE

Cantiam, Nina, cantiamo

nostra delizia, e amor.

Un sì bel cor lodiamo,

lodiamo il suo favor.

Leggiadra, come il sole,

benefica del par,

e accarezzar ci suole,

e provvida aiutar.

NINA

Amate sempre, amate,

cari, la vostra Nina,

mai non l'abbandonate:

merita amore Amor.

PRIMA VILLANELLA

Il vostro mal pensiamo,

che presto cesserà.

SECONDA VILLANELLA

Noi pure lo speriamo:

fra poco finirà.

TUTTI

Su via state allegramente,

che ben presto tornerà.

NINA

Voglia il ciel; ma non sarà.

TUTTI

Dentro un giorno, dentro due,

al più quattro, cinque, o sei,

oggi ancor. Chi sa? chi sa?

NINA

Veggo, amici, il vostro affetto,

mi vorreste consolar.

CORO

A' nostri voti piegasi

il cielo alfin, credetelo:

l'amico fido, e tenero

quest'oggi tornerà.

NINA

Quest'oggi? Oh cielo! oh giubilo!

Egli? l'amico? tornasi?

Ah! chi potrà comprendere

la mia felicità.

NINA

Addio, addio. Domani noi...

(in questo punto Lindoro, aperto il cancello, si presenta in faccia a Nina, la quale resta a mezza la parola: dà un grido, e dopo di essere stata per poco immobile, corre velocemente verso la collina, ove ritrova Susanna, e la conduce seco nel giardino, perché vegga Lindoro)

NINA

Ah!...

CONTE

(a Lindoro)

Dove va ella mai?

LINDORO

Par che siasi fatto in lei qualche...

CONTE

Pare... Ma non fidiamocene troppo.

NINA

Lo vedi?

SUSANNA

E così?

NINA

Lo vedi, dico?

SUSANNA

Si: è la persona, che voi aspettate.

NINA

È lui? Di' dunque: è lui? Io non ardiva crederlo. Ma non t' inganneresti già? Guarda, come è melanconico. Ah se fosse Lindoro, potrebbe mostrare tanta melanconia, in riveder la sua Nina?... Se fosse Lindoro Nina sarebbe ancora in pena? Sarebbe essa ancora infelice?

LINDORO

(Mi scoppia il cuore!)

NINA

Eh! la sua voce! Hai tu sentita la sua voce? Ah!... Ah la mia testa! Un dolore... una nube agli occhi... per carità non mi lasciate in questa incertezza.

SUSANNA

Via: è proprio lui.

LINDORO

Il tuo amante.

CONTE

Tuo padre.

NINA

Mio padre dic'egli? Mio padre!... E lui viene... Oh dio! cosa vuole da me? E come posso ubbidirgli? Dove rifugiarmi?

(alle villanelle, e villani)

Per pietà salvatemi, salvatemi dal suo risentimento. Non rispondete? M'ingannai!... Non siete più gli stessi, che mi parlaste poc'anzi? Perché tradirmi? Come mi han rovinata! Ahimè!... Che male... Lindoro non è venuto, no, e non verrà mai più... mai più!... Che luogo è questo?... Dove m'hanno condotta?... Tutta questa gente... Andate... Andate via... via tutti...

(a' villani, e villanelle, che vanno via, ma si trattengono fuor del cancello per osservare; il Conte, e Lindoro anche fanno vista di partire, e poi si fermano nuovamente)

NINA

Deh! chiunque voi siate, abbiate pietà di me.

(cade nelle braccia di Susanna)

LINDORO

Ha perduti i sentimenti!

SUSANNA

Respira appena

CONTE

Oh cielo... cielo! Dunque son io, che...

LINDORO

Nina, mia Nina, è Lindoro: il tuo Lindoro in disperazione.

NINA

Tu hai nominato Lindoro? Lo conosci tu Lindoro? L'hai tu veduto? Calmami per carità, guariscimi, rassicura le mie idee... La tua figura è così dolce!... Caro, stammi vicino... dammi coraggio... Così...

(prende la mano di Lindoro, e se la reca alla fronte)

Oh vedi! Or ora come una pietra... un ghiaccio... Adesso un dolce foco... una felicità in vederti.

(guardando suo padre)

Lo vedi là? M'impedisce di guardarti con libertà... Andiamo: ho tante cose da dirti.

LINDORO

A me?

NINA

Senz'altro, dimmi: che fa egli? Che pensa? Dove lo lasciasti? Perché non è venuto?

LINDORO

Ma...

NINA

Tu studi la risposta... Vorresti ingannarmi?

LINDORO

Sono incapace.

NINA

Te lo credo. Dimmi dunque?

LINDORO

Ma se egli comparisse a voi d'avanti?

NINA

Tu mi dici sempre voi, voi; io ti dico tu: fa' lo stesso, te ne prego.

LINDORO

Ebbene: s'egli ti comparisse d'avanti? forse tu non lo riconosceresti?

NINA

Oh meschina me! Converrebbe dire allora, che ho perduto l'uso della ragione. Anche questa terribile disgrazia!

LINDORO

(Oh dio! che farò ora?) Ma se ti fossero fuggiti dalla memoria i suoi delineamenti, il suo cuore almeno...

NINA

Oh sì: il suo cuore. Parlami del suo cuore, mentre chi ebbe più bel cuore di lui? Dimmi, dimmi: m'ama egli sempre?

LINDORO

Più che mai adora la sua Nina.

NINA

L'adora più che mai? Lode al cielo. Qui è dove non hanno mai saputo rispondermi. Erano tutti sordi, tutti muti. Ma sai poi tutto ciò, che passò tra di noi? Il nostro amore, la nostra felicità, le nostre disavventure?

LINDORO

Ah sì: tutto, tutto è scolpito qui.

(accennando il suo cuore)

NINA

Qui? Dici bene. Sì, non è che qui, che si conserva... e me lo racconterai poi tutto l'avvenutoci,

non è vero? Perché il mio maggior dispiacere è d'averlo dimenticato.

LINDORO

Tu dunque l'amavi molto? di'?

NINA

Costui me lo domanda! Non lo san tutti?

[N. 15 - Duetto]

LINDORO

Oh momento fortunato!

Qual contento, amato bene.

NINA

Ei mi dice amato bene!...

L'idol mio dicea così.

LINDORO

Sempre, sempre, amato bene,

Nina mia, dirò così.

Spesso, io t'amo, ti diceva.

NINA

T'amo, io pur gli rispondeva.

LINDORO

Ti diceva?

NINA

T'amo, t'amo.

LINDORO

Rispondevi?

NINA

T'amo, t'amo.

LINDORO

Gli diresti ancor così?

Deh per esso a me lo di'.

NINA

T'amo.

LINDORO

A me?

NINA

Sì t'amo, sì.

Insieme

NINA

Ah! che amabili momenti!

Questi cari e dolci accenti

fida ognor ripeterò.

LINDORO

Ah! che amabili momenti!

Questi cari e dolci accenti

fido ognor ripeterò.

NINA

Vuoi tu darmene parola?

LINDORO

Idol mio, te la darò.

NINA

Al mio fianco ognor sarai?

LINDORO

Da te mai non partirò.

NINA

Ogni sera, ogni mattina,

ogn'istante, ciascun'ora,

poi doman, poi doman l'altro,

poi quell'altro e l'altro ancora?

Dammen, dammene parola,

sempre meco.

LINDORO

Teco ognor.

NINA E LINDORO

Che gioia è mai questa!

Che strano diletto!

Mi balza nel petto

per giubilo il cor.

NINA

E come ti chiamerò io poi?

LINDORO

Chiama Lindoro.

NINA

Oh! no. E s'ei tornasse?

LINDORO

Ma... Ebbene... Chiamami l'amico.

NINA

Oh sì, l'amico. Ti chiamerò l'amico mio.

(si avvede del suo mazzetto di fiori, che Lindoro porta in petto)

Ma chi ti diè quel mazzetto di fiori?

LINDORO

Lo trovai là su quel sedile.

NINA

Su quel sedile! Sai tu, che l'ho fatto io stessa per lui?

LINDORO

Vuoi, che te lo renda?

NINA

Oh! non ne ho coraggio. Mi pare in vederlo innanzi a te, di sentire la medesima compiacenza, che provai nel coglierlo per lui... Ma tu m'hai promesso di raccontarmi... Non dimenticar nulla, ve'. Non v'è circostanza per minuta che sia, che non sia interessante a richiamarsi.

LINDORO

No: non ve n'è una sola.

NINA

Incomincia.

LINDORO

(Dolce, e crudele situazione!)

NINA

Io sto a sentirti.

LINDORO

Dal primo dì, che Lindoro ti vide, ti amò.

NINA

Dal primo dì?

LINDORO

Sì: ma molto passò poi, prima ch'egli osasse dirtelo.

NINA

Era per altro così dolce a sentirsi.

LINDORO

Soltanto i suoi occhi sapevano farsi capire.

NINA

E i miei?

LINDORO

Parlarono... E Lindoro allora ti dichiarò tutta la sua fiamma.

NINA

La sua fiamma? Sì, sì: me ne risovvengo.

LINDORO

D'allora in poi te ne parlava tutti i giorni.

NINA

Difatti... me ne ricordo.

LINDORO

Vi ragionava spesso della speranza che avea, di diventar tuo sposo.

NINA

Sposo! Questo amato nome io avea già incominciato a darglielo.

LINDORO

Egli veniva spesso teco, e con Susanna a far conversazione qui, sotto questi olmi, su quel sedile.

NINA

Sì; ed oh quanto m'era caro quel sedile!

LINDORO

Ivi la sua nella tua mano...

NINA

La sua nella mia mano? Ah! proprio così.

LINDORO

Ti guardava con una tenerezza...

NINA

Oh come sai imitarlo!

LINDORO

Tu ti eri intenerita.

NINA

Come lo son ora.

LINDORO

Lo ascoltavi senza sdegno.

NINA

E come concepirne contro di lui?

LINDORO

Un giorno...

NINA

(a Susanna)

Mia cara, egli sa tutto, tutto.

LINDORO

Un giorno tuo padre...

NINA

Aspetta... Non me ne ricordo più.

LINDORO

Si, tuo padre, che approvava l'amor di Lindoro...

NINA

Ah! sì, sì: me lo ricordo.

LINDORO

Ti diè licenza di ricamargli una sottoveste, e a lui di regalarti un anello.

NINA

Eccolo: non m'ha mai abbandonata.

LINDORO

V'era teco Susanna.

NINA

Ah! sì... Susanna era là... Lindoro qui.

(fa venire vicino a lei anche suo padre)

Venite anche voi: non mi fate più paura. Tu, lei, voi. Ah! Ora mi pare, che nulla mi manchi.

(resta seduta vicino al padre, a Lindoro, ed alla Susanna)

[N. 16 - Finale II]

NINA

Mi sento... oh dio!... che calma!

Parmi... che in seno l'alma...

con te... con voi... con lei...

non sappia più tremar.

SUSANNA, LINDORO, CONTE E GIORGIO

(ciascuno da sé)

(Pietà vi muova, o dei,

del suo, del mio penar.)

NINA

Mio dolce amico, e poi?

LINDORO

E poi il tuo Lindoro

tutti gli affetti suoi

tenero ti spiegò.

PARTE DEL CORO

(tra loro sottovoce)

Ride.

L'ALTRA PARTE

(Si tranquillò.)

NINA

Oh come tutto sai!

LINDORO

Allor, mia Nina, osai...

NINA

Tu!... come?... osasti...

LINDORO

Ah, no. Il tuo Lindoro osò.

PARTE DEL CORO

(tra loro sottovoce)

(Si turba.)

L'ALTRA PARTE

(Si calmò.)

LINDORO

Osò la prima volta

di sposa il sacro nome

darti, seduta qui.

CONTE

Vi era tuo padre allora.

SUSANNA

Vi era Susanna ancora.

GIORGIO

E Giorgio anche l'udì.

LINDORO

Sposa ti disse, e poi...

NINA

(sopraffatta dagli affetti diversi, e non potendo spiegare ciò che avviene dentro di sé, lascia cadere il suo capo sulla spalla di Susanna)

Sposa... mia cara... oh dio!

LINDORO

Poi la tua man Lindoro

prese, la strinse al seno,

e in questo istesso loco

v'impressi, o mio tesoro,

un bacio mio di foco,

anima mia, così.

(le bacia a mano)

NINA

Tu!... cielo!... ah qual momento!

Ciò che nel core io sento,

spiegare a te vorrei,

né so spiegarlo ancor.

SUSANNA, LINDORO, CONTE E GIORGIO

(ciascuno da sé)

(Ah secondate, o dei,

quei moti del suo cor.)

CORO

(tra loro)

Zitto: in lei parla Amor.

LINDORO

(si scopre, ed accenna la sottoveste donatagli da Nina)

Più non reggo. Ah, Nina, vedi,

riconosci il tuo lavoro...

NINA

Ah Lin... do...

LINDORO

Nina.

NINA

Lin... do... ro...

LINDORO

(s'inginocchia)

Sì: Lindoro... ecco a' tuoi piedi

pien d'amore e fedeltà.

NINA

Me felice!... Ah! padre... oh dio!

Son qui desta?... è sogno il mio?...

Per pietà non m'ingannate.

Deh parlate per pietà.

CONTE

Son tuo padre...

LINDORO

Son Lindoro...

SUSANNA

Sono loro, sono loro.

GIORGIO

Anche Giorgio ve lo dice.

NINA

E sarà Nina felice?

TUTTI

Sì: felice alfin sarà.

CONTE

Numi del ciel, deh siate

della promessa mia

voi testimoni ognor.

LINDORO

Numi clementi, ah fate

ch'io nel suo cor le stia,

com'ella è nel mio cor.

NINA

Deh! voi a Nina date

virtute, ond'ella sia

degna del loro amor.

Ah caro padre mio...

CONTE

Ah cara figlia amata.

NINA

Mio dolce amico... oh dio!

LINDORO

Sei mia, Nina adorata...

SUSANNA

Mia cara padroncina...

GIORGIO

Su via, allegramente.

(le villane, ed i villanelli si affollano con atto di rallegramento intorno a Nina)

CORO

Noi anche siamo qua.

NINA

Miei cari, addio... addio...

Tutti ravviso... ma...

CONTE

Ah lascia ogni timore.

LINDORO

Serena il tuo bel core.

CONTE

È tuo, è tuo Lindoro:

tuo padre a te lo dà.

CORO

E faccia ei colla sua

la tua felicità.

LINDORO

Son già tuo, bell'idol mio,

e tuo sempre io viverò.

NINA

Sì, mio ben, già tua son io,

e sperar di più non so.

CONTE

Or che pago è il mio desio,

più rimorsi al cor non ho.

NINA E LINDORO

Caro padre...

CONTE

Figli amati...

NINA, SUSANNA, LINDORO, CONTE E GIORGIO

Contro noi degli astri irati

il rigore alfin cessò.

SUSANNA E GIORGIO

Oh che dolce respirare!

Oh che tenero momento!

CORO

Che contento! che allegrezza!

NINA, LINDORO E CONTE

Sian tra noi in belle gare

pace, amore, e tenerezza.

CORO

Che contento! che allegrezza!

NINA, SUSANNA, LINDORO, CONTE E GIORGIO

Ed apprenda ogn'amatore,

come Amore... in pochi istanti

suol premiare i lunghi pianti

di una cara fedeltà.

CORO

Sì, sperate, afflitti amanti:

figlio è Amor della pietà.

Fine del libretto.

Generazione pagina: 28/08/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40 (W)

Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima