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Norma

NORMA

Tragedia lirica.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Felice ROMANI.
Musica di Vincenzo BELLINI.

Prima esecuzione: 26 dicembre 1831, Milano.


Personaggi:

POLLIONE proconsole di Roma nelle Gallie

tenore

OROVESO capo dei Druidi

basso

NORMA druidessa, figlia di Oroveso

soprano

ADALGISA giovane ministra del tempio d'Irminsul

soprano

CLOTILDE confidente di Norma

mezzosoprano

FLAVIO amico di Pollione

tenore


Due Fanciulli, figli di Norma e Pollione.
Cori e Comparse.
Druidi, Bardi, Eubagi, Sacerdotesse, Guerrieri e Soldati galli.


La scena è nelle Gallie, nella foresta sacra e nel tempio d'Irminsul.

Atto primo

[Sinfonia]

Scena prima

Foresta sacra de' druidi; in mezzo la quercia d'Irminsul, al piè della quale vedesi la pietra druidica che serve d'altare. Colli in distanza sparsi di selve.
È notte; lontani fuochi trapelano dai boschi.

[Introduzione]

Al suono di marcia religiosa difilano le schiere de' Galli, indi la processione de' Druidi.

Per ultimo Oroveso coi maggiori Sacerdoti.

OROVESO

Ite sul colle, o druidi,

ite a spiar ne' cieli

quando il suo disco argenteo

la nuova luna sveli;

ed il primier sorriso

del virginal suo viso

tre volte annunzi il mistico

bronzo sacerdotal!

DRUIDI

Il sacro vischio a mietere

Norma verrà?

OROVESO

Sì, Norma.

DRUIDI

Dell'aura tua profetica,

terribil dio, l'informa!

Sensi, o Irminsul, le inspira

d'odio ai Romani e d'ira,

sensi che questa infrangano

pace per noi mortal.

OROVESO

Sì: parlerà terribile

da queste querce antiche;

sgombre farà le Gallie

dall'aquile nemiche;

e del suo scudo il suono,

pari al fragor del tuono,

nella città dei cesari

tremendo echeggerà.

OROVESO E DRUIDI

Luna, ti affretta sorgere!

Norma all'altar verrà!

(si allontanano tutti e si perdono nella foresta; di quando in quando si odono le loro voci risuonare in lontananza. Escono quindi da un lato Flavio e Pollione guardinghi e ravvolti nelle loro toghe)

Scena seconda

Pollione e Flavio.

[Recitativo e Cavatina]

POLLIONE

Svanir le voci! ~ dell'orrenda selva

libero è il varco.

FLAVIO

In quella selva è morte.

Norma te 'l disse.

POLLIONE

Profferisti un nome

che il cor m'agghiaccia.

FLAVIO

Oh, che di' tu? l'amante!...

la madre de' tuoi figli!...

POLLIONE

A me non puoi

far tu rampogna, ch'io mertar non senta;

ma nel mio core è spenta

la prima fiamma, e un dio la spense, un dio

nemico al mio riposo: ai piè mi veggo

l'abisso aperto, e in lui m'avvento io stesso.

FLAVIO

Altra ameresti tu?

POLLIONE

Parla sommesso.

Un'altra, sì... Adalgisa...

tu la vedrai... fior d'innocenza e riso

di candore e d'amor. Ministra al tempio

di questo iddio di sangue, ella vi appare

come raggio di stella in ciel turbato.

FLAVIO

Misero amico! E amato

sei tu del pari?

POLLIONE

Io n'ho fiducia.

FLAVIO

E l'ira

non temi tu di Norma?

POLLIONE

Atroce, orrenda,

me la presenta il mio rimorso estremo...

un sogno...

FLAVIO

Ah! Narra.

POLLIONE

In rammentarlo io tremo.

Meco all'altar di Venere

era Adalgisa in Roma,

cinta di bende candide,

sparsa di fior la chioma.

Udia d'Imene i cantici,

vedea fumar gl'incensi,

eran rapiti i sensi

di voluttade e amor.

Quando fra noi terribile

viene a locarsi un'ombra:

l'ampio mantel druidico

come un vapor l'ingombra;

cade sull'ara il folgore,

d'un vel si copre il giorno,

muto si spande intorno

un sepolcrale orror.

Più l'adorata vergine

io non mi trovo accanto;

n'odo da lunge un gemito

misto de' figli al pianto...

Ed una voce orribile

echeggia in fondo al tempio ~

«Norma così fa scempio

di amante traditor.»

Squilla il sacro bronzo.

FLAVIO

Odi?... I suoi riti a compiere

Norma dal tempio move.

DRUIDI

(lontani)

Sorta è la luna, o druidi.

Ite, profani, altrove!

FLAVIO

Vieni! Fuggiam... sorprendere,

scoprire alcun ti può.

POLLIONE

Traman congiure i barbari...

ma io li preverrò...

Me protegge, me difende

un poter maggior di loro.

È il pensier di lei che adoro;

è l'amor che m'infiammò.

Di quel dio che a me contende

quella vergine celeste

arderò le rie foreste,

l'empio altare abbatterò.

(partono rapidamente)

Scena terza

Druidi dal fondo, Sacerdotesse, Guerrieri, Bardi, Eubagi,
Sacrificatori, e in mezzo a tutti Oroveso.

[Coro]

CORO

generale

Norma viene: le cinge la chioma

la verbena ai misteri sacrata;

in sua man come luna falcata

l'aurea falce diffonde splendor.

Ella viene, e la stella di Roma

sbigottita si copre d'un velo;

Irminsul corre i campi del cielo

qual cometa foriera d'orror.

Scena quarta

Norma in mezzo alle sue Ministre. Ha sciolti i capelli, la fronte circondata di una corona di verbena, ed armata la mano d'una falce d'oro.
Si colloca sulla pietra druidica, e volge gli occhi d'intorno come ispirata.
Tutti fanno silenzio.

[Scena e Cavatina]

NORMA

Sedizïose voci,

voci di guerra avvi chi alzar si attenta

presso all'ara del dio? v'ha chi presume

dettar responsi alla veggente Norma,

e di Roma affrettar il fato arcano?...

ei non dipende da potere umano.

OROVESO

E fino a quando oppressi

ne vorrai tu? Contaminate assai

non fur le patrie selve e i templi aviti

dall'aquile latine? Omai di Brenno

ozïosa non può starsi la spada.

UOMINI

Si brandisca una volta!

NORMA

E infranta cada.

Infranta, sì, se alcun di voi snudarla

anzi tempo pretende. Ancor non sono

della nostra vendetta i dì maturi:

delle sicambre scuri

sono i pili romani ancor più forti.

UOMINI E OROVESO

E che t'annunzia il dio? parla: quai sorti?

NORMA

Io ne' volumi arcani

leggo del cielo; in pagine di morte

della superba Roma è scritto il nome...

ella un giorno morrà; ma non per voi.

Morrà pei vizi suoi;

qual consunta morrà. L'ora aspettate,

l'ora fatal che compia il gran decreto.

Pace v'intimo... e il sacro vischio io mieto.

(falcia il vischio: le sacerdotesse lo raccolgono in canestri di vimini.

Norma si avanza e stende le braccia al cielo.

La luna splende in tutta la sua luce; tutte si prostrano)

Preghiera.

NORMA E MINISTRE

Casta diva, che inargenti

queste sacre antiche piante,

a noi volgi il bel sembiante,

senza nube e senza vel.

Tempra tu de' cori ardenti,

tempra ancor lo zelo audace,

spargi in terra quella pace

che regnar tu fai nel ciel.

TUTTI

A noi volgi il bel sembiante,

senza nube e senza vel!

NORMA

Fine al rito; e il sacro bosco

sia disgombro dai profani.

Quando il nume irato e fosco

chiegga il sangue dei romani,

dal druidico delubro

la mia voce tuonerà.

TUTTI

Tuoni; e alcun del popolo empio

non isfugga al giusto scempio;

e primier da noi percosso

il proconsole cadrà.

NORMA

Sì, cadrà... punirlo io posso...

(Ma punirlo il cor non sa.)

(Ah! bello a me ritorna

del fido amor primiero;

e contro il mondo intiero

difesa a te sarò.

Ah! bello a me ritorna

del raggio tuo sereno;

e vita nel tuo seno

e patria e cielo avrò.)

CORO

(Sei lento, sì, sei lento,

o giorno di vendetta;

ma irato il dio t'affretta

che il Tebro condannò!)

(Norma parte, e tutti la seguono in ordine)

Scena quinta

Adalgisa sola.

[Scena e Duetto]

(entra)

Sgombra è la sacra selva,

compiuto il rito. Sospirar non vista

alfin poss'io, qui, dove a me s'offerse

la prima volta quel fatal romano,

che mi rende rubella al tempio, al dio...

Fosse l'ultima almen! ~ Vano desio!

Irresistibil forza

qui mi trascina... e di quel caro aspetto

il cor si pasce... e di sua cara voce

l'aura che spira mi ripete il suono.

(corre a prostrarsi sulla pietra d'Irminsul)

Deh! proteggimi, o dio: perduta io sono.

Scena sesta

Pollione, Flavio, e detta.

POLLIONE

(a Flavio)

Eccola! ~ va' ~ mi lascia ~

ragion non odo!

(Flavio parte)

ADALGISA

(veggendolo, sbigottita)

Oh, Pollïon!

POLLIONE

Che veggo?

Piangevi tu?

ADALGISA

Pregava. Ah! t'allontana,

pregar mi lascia!

POLLIONE

Un dio tu preghi atroce,

crudele, avverso al tuo desire e al mio.

O mia diletta! il dio

che invocar devi, è Amor.

ADALGISA

Amor! deh! taci...

ch'io più non t'oda!

(si allontana da lui)

POLLIONE

E vuoi fuggirmi? e dove

fuggir vuoi tu ch'io non ti segua?

ADALGISA

Al tempio,

ai sacri altari ch'io sposar giurai.

POLLIONE

Gli altari!... e il nostro amor?...

ADALGISA

Io l'obliai.

POLLIONE

Va', crudele; al dio spietato

offri in dote il sangue mio.

Tutto, ah! tutto ei sia versato,

ma lasciarti non poss'io:

sol promessa al dio tu fosti...

ma il tuo core a me si diè...

Ah! Non sai quel che mi costi

perch'io mai rinunzi a te.

ADALGISA

E tu pure, ah! tu non sai

quanto costi a me dolente!

All'altare che oltraggiai

lieta andava ed innocente...

il pensiero al cielo ergea

e il mio dio vedeva in ciel...

Or per me spergiura e rea

cielo e dio ricopre un vel.

POLLIONE

Ciel più puro e dèi migliori

t'offro in Roma, ov'io mi reco.

ADALGISA

(colpita)

Parti forse?

POLLIONE

Ai nuovi albori...

ADALGISA

Parti! Ed io?...

POLLIONE

Tu vieni meco.

De' tuoi riti è amor più santo...

a lui cedi, ah! cedi a me!

ADALGISA

(più commossa)

Ah! Non dirlo...

POLLIONE

Il dirò tanto

che ascoltato io sia da te.

Insieme

POLLIONE

(con tutta la tenerezza)

Vieni in Roma, ah! vieni, o cara,

dov'è amore, e gioia, e vita:

inebriam nostr'alme a gara

del contento a cui ne invita...

voce in cor parlar non senti,

che promette eterno ben?

Ah! da' fede a' dolci accenti...

sposo tuo mi stringi al sen!

ADALGISA

(Ciel! così parlar l'ascolto

sempre, ovunque, al tempio istesso...

con quegli occhi, con quel volto,

fin sull'ara il veggo impresso...

Ei trionfa del mio pianto,

del mio duol vittoria ottien...

Ah! Mi togli al dolce incanto,

o l'error perdona almen!)

POLLIONE

Adalgisa!

ADALGISA

Ah! mi risparmi

tua pietà maggior cordoglio!

POLLIONE

Adalgisa! e vuoi lasciarmi?

ADALGISA

No 'l poss'io... seguir ti voglio!

POLLIONE

Qui, domani all'ora istessa...

verrai tu?

ADALGISA

Ne fo promessa.

POLLIONE

Giura.

ADALGISA

Giuro.

POLLIONE

Oh! mio contento!

Ti rammenta...

ADALGISA

Ah! mi rammento...

Insieme

ADALGISA

Al mio dio sarò spergiura,

ma fedele a te sarò.

POLLIONE

L'amor tuo mi rassicura,

e il tuo dio sfidar saprò.

(partono)

Scena settima

Abitazione di Norma.
Norma, Clotilde: recano per mano due piccoli Fanciulli.

[Scena e Duetto]

NORMA

Vanne, e li cela entrambi. ~ Oltre l'usato

io tremo d'abbracciarli...

CLOTILDE

E qual ti turba

strano timor, che i figli tuoi rigetti?

NORMA

Non so... diversi affetti

strazian quest'alma. ~ Amo in un punto ed odio

i figli miei... soffro in vederli, e soffro

s'io non li veggo. Non provato mai

sento un diletto ed un dolore insieme

d'esser lor madre.

CLOTILDE

E madre sei?...

NORMA

No 'l fossi!

CLOTILDE

Qual rio contrasto!...

NORMA

Immaginar non puossi.

Mia Clotilde!... richiamato al Tebro

è Pollïon.

CLOTILDE

E teco ei parte?

NORMA

Ei tace

il suo pensiero. Oh! s'ei fuggir tentasse...

e qui lasciarmi?... se obliar potesse

questi suoi figli!...

CLOTILDE

E il credi tu?

NORMA

Non l'oso.

È troppo tormentoso,

troppo orrendo un tal dubbio. Alcun s'avanza.

Va'... li cela.

(Clotilde parte coi fanciulli; Norma li abbraccia)

Scena ottava

Entra Adalgisa.

NORMA

Adalgisa!

ADALGISA

(da lontano)

(Alma, costanza.)

NORMA

T'inoltra, o giovinetta, ~

t'inoltra. E perché tremi? Udii che grave

a me segreto palesar tu voglia.

ADALGISA

È ver. ~ Ma, deh! ti spoglia

della celeste austerità che splende

negli occhi tuoi... Dammi coraggio, ond'io

senza alcun velo ti palesi il core.

(si prostra; Norma la solleva)

NORMA

Mi abbraccia, e parla. Che ti affligge?

ADALGISA

(dopo un momento di esitazione)

Amore...

non t'irritar... Lunga stagion pugnai

per soffocarlo... ogni mia forza ei vinse...

ogni rimorso. ~ Ah! tu non sai, pur dianzi

qual giuramento io fea!... fuggir dal tempio...

tradir l'altare a cui son io legata,

abbandonar la patria...

NORMA

Ahi! sventurata!

Del tuo primier mattino

già turbato è il sereno?... e come, e quando

nacque tal fiamma in te?

ADALGISA

Da un solo sguardo,

da un sol sospiro, nella sacra selva,

a piè dell'ara ov'io pregava il dio.

Tremai... Sul labbro mio

si arrestò la preghiera: e tutta assorta

in quel leggiadro aspetto, un altro cielo

mirar credetti, un altro cielo in lui.

NORMA

(Oh! rimembranza! io fui

così rapita al sol mirarlo in volto.)

ADALGISA

Ma non mi ascolti tu?

NORMA

Segui... t'ascolto.

ADALGISA

Sola, furtiva, al tempio

io l'aspettai sovente;

ed ogni dì più fervida

crebbe la fiamma ardente.

NORMA

(Io stessa... anch'io

arsì così. L'incanto suo fu il mio.)

ADALGISA

Vieni, ei dicea, concedi

ch'io mi ti prostri ai piedi,

lascia che l'aura io spiri

de' dolci tuoi sospiri,

del tuo bel crin le anella

dammi poter baciar.

NORMA

(Oh! cari accenti!

Così li profferia,

così trovava del mio cor la via.)

ADALGISA

Dolci qual arpa armonica

m'eran le sue parole;

negli occhi suoi sorridere

vedea più bello un sole.

Io fui perduta e il sono;

d'uopo ho del tuo perdono.

Deh! tu mi reggi e guida,

me rassicura, o sgrida,

salvami da me stessa,

salvami dal mio cor.

NORMA

Ah! tergi il pianto:

alma non trovi di pietade avara,

te ancor non lega eterno nodo all'ara.

Insieme

NORMA

Ah! sì, fa' core, e abbracciami.

Perdono e ti compiango.

Dai voti tuoi ti libero,

i tuoi legami io frango.

Al caro oggetto unita

vivrai felice ancor.

ADALGISA

Ripeti, o ciel, ripetimi

sì lusinghieri accenti:

per te, per te, s'acquetano

i lunghi miei tormenti.

Tu rendi a me la vita,

se non è colpa amor.

[Scena e Terzetto - Finale I]

NORMA

Ma di'... l'amato giovane

quale fra noi si noma?

ADALGISA

Culla non ebbe in Gallia...

Roma gli è patria.

NORMA

Roma!

Ed è? prosegui...

Scena nona

Pollione, e dette.

ADALGISA

Il mira.

NORMA

Ei! Pollion!...

ADALGISA

Qual ira?

NORMA

Costui, costui dicesti?...

Ben io compresi?

ADALGISA

Ah! sì.

POLLIONE

(inoltrandosi ad Adalgisa)

Misera te! che festi?

ADALGISA

(smarrita)

Io!...

NORMA

(a Pollione)

Tremi tu? per chi?

(alcuni momenti di silenzio. Pollione è confuso, Adalgisa tremante e Norma fremente)

Oh, non tremare, o perfido,

no, non tremar per lei...

Essa non è colpevole,

il malfattor tu sei...

trema per te, fellone,

pei figli tuoi... per me...

ADALGISA

(tremante)

Che ascolto?... ah! Pollione!

Taci! t'arretri! ahimè!

Insieme

NORMA

Oh! Di qual sei tu vittima

crudo e funesto inganno!

Pria che costui conoscere

t'era il morir men danno.

Fonte d'eterne lagrime

l'empio a te pure aperse...

D'orribil vel coperse

l'aurora de' tuoi dì.

POLLIONE

Norma! de' tuoi rimproveri

segno non farmi adesso.

Deh! a quest'afflitta vergine

sia respirar concesso...

Copra a quell'alma ingenua,

copra nostr'onte un velo...

Giudichi solo il cielo

qual più di noi fallì.

ADALGISA

Oh! qual traspare orribile

dal tuo parlar mistero!

Trema il mio cor di chiedere,

trema d'udire il vero...

Tutta comprendo, o misera,

tutta la mia sventura...

essa non ha misura,

s'ei m'ingannò così!

NORMA

Perfido!

POLLIONE

Or basti.

(per allontanarsi)

NORMA

Fermati! ~

E a me sottrarti speri?

POLLIONE

M'udrai fra poco.

NORMA

È inutile;

leggo ne' tuoi pensieri.

Ma di': puoi tu nutrire

speme qual nutri ardire?

Non è in mia man costei,

in mio poter non è?

POLLIONE

Cielo!... e infierire in lei

potresti?

NORMA

In tutti e in me.

POLLIONE

No, no 'l farai.

NORMA

Vietarmelo

credi, o fellon?...

POLLIONE

Io l'oso.

(afferra Adalgisa)

Vieni...

ADALGISA

(dividendosi da lui)

Mi lascia, scostati...

tu sei di Norma sposo.

POLLIONE

Qual io mi fossi oblio...

l'amante tuo son io.

(con tutto il fuoco)

È mio destino amarti...

destin costei fuggir.

NORMA

(reprimendo il furore)

Ebben: lo compi... e parti.

(ad Adalgisa)

Seguilo.

ADALGISA

(supplichevole)

Ah! pria morir.

Insieme

NORMA

(prorompendo)

Vanne, sì: mi lascia, indegno,

figli oblia, promesse, onore...

Maledetto dal mio sdegno

non godrai d'un empio amore.

Te sull'onde, te sui venti

seguiran mie furie ardenti,

mia vendetta e notte e giorno

ruggirà intorno a te.

POLLIONE

(disperatamente)

Fremi pure, e angoscia eterna

pur m'imprechi il tuo furore!

Questo amor che mi governa

è di te, di me maggiore...

Dio non v'ha che mali inventi

de' miei mali più cocenti...

Maledetto io fui quel giorno

che il destin t'offerse a me.

ADALGISA

(supplichevole a Norma)

Ah! non fia, non fia ch'io costi

al tuo core sì rio dolore...

Mari e monti sian frapposti

fra me sempre e il traditore...

Soffocar saprò i lamenti,

divorar i miei tormenti:

morirò perché ritorno

faccia il crudo ai figli, a te.

Squillano i sacri bronzi del tempio. Norma è chiamata ai riti.

(ella respinge d'un braccio Pollione, e gli accenna di uscire. Pollione si allontana furente)

Atto secondo
Scena prima

Interno dell'abitazione di Norma.
Da una parte un letto romano coperto di pelle d'orso.
I figli di Norma sono addormentati.

[Introduzione]

(Norma con una lampa e un pugnale alla mano.

Siede e posa la lampa sopra una tavola. È pallida, contraffatta, ecc.)

NORMA

Dormono entrambi... non vedran la mano

che li percuote. Non pentirti, o core;

viver non ponno... Qui supplizio, e in Roma

obbrobrio avrian, peggior supplizio assai;

schiavi d'una matrigna. Ah! No! Giammai!

(sorge)

Muoiano, sì. Non posso

(fa un passo e si ferma)

avvicinarmi: un gel mi prende e in fronte

mi si solleva il crin. ~ I figli uccido!...

(intenerendosi)

teneri figli... in questo sen concetti

da questo sen nutriti... essi, pur dianzi

delizia mia... ne' miei rimorsi istessi

raggio di speme... essi nel cui sorriso

il perdono del ciel mirar credei!...

Io, io li svenerò?... di che son rei?

(silenzio)

Di Pollïon son figli...

ecco il delitto: essi per me son morti;

muoian per lui: n'abbia rimorso il crudo,

n'abbia rimorso, anche all'amante in braccio,

e non sia pena che la sua somigli.

Feriam...

(s'incammina verso il letto; alza il pugnale; essa dà un grido inorridita: i fanciulli si svegliano)

Ah! no! son figli miei!... miei figli!

(li abbraccia e piange)

Clotilde!

Scena seconda

Clotilde, e detta.

(entra Clotilde)

NORMA

Corri... vola...

Adalgisa a me guida.

CLOTILDE

Ella qui presso

solitaria si aggira, e prega e plora.

NORMA

Va'. ~

(Clotilde parte)

Si emendi il mio fallo... e poi... si mora.

Scena terza

Adalgisa e Norma.

[Recitativo e Duetto]

ADALGISA

(con timore)

Me chiami, o Norma!... Qual ti copre il volto

tristo pallor?

NORMA

Pallor di morte. ~ Io tutta

l'onta mia ti rivelo. A me prostrata

eri tu dianzi... a te mi prostro adesso,

e questi figli... e sai di chi son figli...

nelle tue braccia io pongo.

ADALGISA

O sventurati,

o innocenti fanciulli!

NORMA

Ah! sì... li piangi...

Se tu sapessi!... ma infernal segreto

ti si nasconda. Una preghiera sola

odi, e l'adempi, se pietà pur merta

il presente mio duolo... e il duol futuro.

ADALGISA

Tutto, tutto io prometto.

NORMA

Il giura.

ADALGISA

Il giuro.

NORMA

Odi. ~ Purgar quest'aura

contaminata dalla mia presenza

ho risoluto, né trar meco io posso

questi infelici... a te li affido...

ADALGISA

Oh cielo!

A me li affidi?

NORMA

Nel romano campo

guidali a lui... che nominar non oso.

ADALGISA

Oh! che mai chiedi?

NORMA

Sposo

ti sia men crudo; ~ io gli perdono, e moro.

ADALGISA

Sposo!... Ah! non mai...

NORMA

Pei figli suoi t'imploro.

Deh! con te, con te, li prendi...

li sostieni, li difendi...

non ti chiedo onori e fasci;

a' tuoi figli ei fian serbati:

prego sol che i miei non lasci

schiavi, abbietti, abbandonati...

Basti a te che disprezzata,

che tradita io fui per te.

Adalgisa, deh! ti muova

tanto strazio del mio cor.

ADALGISA

Norma! ah! Norma, ancora amata,

madre ancora sarai per me.

Tienti i figli, non fia mai

ch'io mi tolga a queste arene!

NORMA

Tu giurasti...

ADALGISA

Sì, giurai...

Ma il tuo bene, il sol tuo bene.

Vado al campo, ed all'ingrato

tutti io reco i tuoi lamenti:

la pietà che mi hai destato

parlerà sublimi accenti...

Spera, spera... amor, natura

ridestarsi in lui vedrai...

Del suo cor son io secura...

Norma ancor vi regnerà.

NORMA

Ch'io lo preghi?... ah, no: giammai.

Più non t'odo ~ parti... va'.

Insieme

ADALGISA

Mira, o Norma, a' tuoi ginocchi

questi cari pargoletti!

Ah! pietà di lor ti tocchi,

se non hai di te pietà!

NORMA

Ah! perché la mia costanza

vuoi scemar con molli affetti?

Più lusinghe, più speranza

presso a morte un cor non ha.

ADALGISA

Cedi... deh, cedi.

NORMA

Ah! lasciami. ~

Ei t'ama.

ADALGISA

E già se n' pente.

NORMA

E tu?...

ADALGISA

L'amai... quest'anima

sol l'amistade or sente.

NORMA

O giovinetta!... E vuoi?...

ADALGISA

Renderti i dritti tuoi,

o teco al cielo agli uomini

giuro celarmi ognor.

NORMA

Hai vinto... hai vinto... abbracciami.

Trovo un'amica ancor.

NORMA E ADALGISA

Sì, fino all'ore estreme

compagna tua m'avrai:

per ricovrarci insieme

ampia è la terra assai.

Teco del fato all'onte

ferma opporrò la fronte,

finché il mio core a battere

io senta sul tuo cor.

(partono)

Scena quarta

Luogo solitario presso il bosco dei Druidi cinto da burroni e da caverne.
In fondo un lago attraversato da un ponte di pietra.
Guerrieri galli.

[Coro e Sortita d'Oroveso]

CORO

Non partì?

IIº

Finora è al campo!

Tutto il dice. I feri carmi,

il fragor, il suon dell'armi,

delle insegne il ventilar.

TUTTI

Attendiam: un breve inciampo

non ci turbi, non ci arresti;

e in silenzio il cor s'appresti

la grand'opra a consumar.

Scena quinta

Oroveso e detti.

OROVESO

Guerrieri! a voi venirne

credea foriero d'avvenir migliore.

Il generoso ardore,

l'ira che in sen vi bolle

io credea secondar; ma il dio non volle.

CORO

Come? E le nostre selve

l'aborrito proconsole non lascia?

Non riede al Tebro?

OROVESO

Un più temuto e fiero

latino condottiero

a Pollïon succede, e di novelle

possenti legïoni

afforza il campo che ne tien prigioni.

CORO

E Norma il sa? di pace

è consigliera ancor?

OROVESO

Invan di Norma

la mente investigai: sembra che il nume

più non favelli a lei, che oblio la prenda

dell'universo.

CORO

E che far pensi?

OROVESO

Al fato

piegar la fronte, separarci, e nullo

lasciar sospetto del fallito intento.

CORO

E finger sempre?

OROVESO

Amara legge! il sento.

Ah! del Tebro al giogo indegno

fremo io pure, e all'armi anelo;

ma nemico è sempre il cielo,

ma consiglio è il simular.

Divoriam in cor lo sdegno,

tal che Roma estinto il creda;

dì verrà, che desto ei rieda

più tremendo a divampar.

CORO

Sì, fingiam, se il finger giovi;

ma il furor in sen si covi.

Guai per Roma allor che il segno

dia dell'armi il sacro altar!

(partono)

Scena sesta

Tempio d'Irminsul. Ara da un lato.
Norma, indi Clotilde.

[Scena]

NORMA

Ei tornerà... Sì, mia fidanza è posta

in Adalgisa: ei tornerà pentito,

supplichevole, amante. Oh! a tal pensiero

sparisce il nuvol nero

che mi premea la fronte, e il sol m'arride,

come del primo amore ai dì felici.

(esce Clotilde)

Clotilde!

CLOTILDE

O Norma!... Uopo è d'ardir.

NORMA

Che dici?

CLOTILDE

Lassa!

NORMA

Favella.

CLOTILDE

Indarno

parlò Adalgisa, e pianse.

NORMA

Ed io fidarmi

di lei dovea? di mano uscirmi, e bella

del suo dolore, presentarsi all'empio

ella tramava.

CLOTILDE

Ella ritorna al tempio.

Triste, dolente, implora

di profferir suoi voti.

NORMA

Ed egli?

CLOTILDE

Ed egli

rapirla giura anco all'altar del nume.

NORMA

Troppo il fellon presume.

Lo previen mia vendetta ~ e qui di sangue...

sangue romano... scorreran torrenti.

Si appressa all'ara e batte tre volte lo scudo d'Irminsul.

CORO

di dentro

Squilla il bronzo del dio!

CLOTILDE

Cielo! Che tenti?

Scena settima

Accorrono da varie parti Oroveso, i Druidi, i Bardi e le Ministre.
A poco a poco il tempio si riempie d'Armati.
Norma si colloca sull'altare.

[Scena]

OROVESO

Norma! che fu? Percosso

lo scudo d'Irminsul, quali alla terra

decreti intima?

NORMA

Guerra,

strage, sterminio.

OROVESO E CORO

E a noi pur dianzi pace

s'imponea pe 'l tuo labbro!

NORMA

Ed ira adesso,

stragi, furore e morti.

Il cantico di guerra alzate, o forti.

[Coro]

Inno guerriero.

OROVESO E CORO

Guerra, guerra! Le galliche selve

quante han querce producon guerrier.

Quai sui greggi fameliche belve,

sui romani van essi a cader.

Sangue, sangue! Le galliche scuri

fino al tronco bagnate ne son.

Sovra i flutti del Ligeri impuri

ei gorgoglia con funebre suon.

Strage, strage, sterminio, vendetta!

Già comincia, si compie, s'affretta.

Come biade da falci mietute

son di Roma le schiere cadute.

Tronchi i vanni, recisi gli artigli,

abbattuta ecco l'aquila al suol.

A mirar il trionfo dei figli

viene il dio sovra un raggio di sol!

[Recitativo e Duetto]

OROVESO

Né compi il rito, o Norma?

Né la vittima accenni?

NORMA

Ella fia pronta.

Non mai l'altar tremendo

di vittime mancò. ~ Ma qual tumulto!

Scena ottava

Clotilde, frettolosa, e detti.

CLOTILDE

Al nostro tempio insulto

fece un romano: nella sacra chiostra

delle vergini alunne egli fu colto.

TUTTI

Un romano?

NORMA

(Che ascolto?

Se mai foss'egli?)

TUTTI

A noi vien tratto.

NORMA

(È desso!)

Scena nona

Pollione fra Soldati, e detti.

OROVESO

È Pollïon!

NORMA

(Son vendicata adesso.)

OROVESO

Sacrilego nemico, e chi ti spinse

a vïolar queste temute soglie.

A sfidar l'ira d'Irminsul?

POLLIONE

Ferisci;

ma non interrogarmi.

NORMA

(svelandosi)

Io ferir deggio.

Scostatevi.

POLLIONE

Chi veggio?

Norma!

NORMA

Sì. Norma.

TUTTI

Il sacro ferro impugna,

vendica il tempio e il dio.

NORMA

(prende il pugnale dalle mani d'Oroveso)

Sì. Feriamo.

(si arresta)

Ah!

TUTTI

Tu tremi?

NORMA

(Ah! non poss'io.)

OROVESO

Che fia? Perché t'arresti?

NORMA

(Poss'io sentir pietà!)

CORO

Ferisci!

NORMA

Io deggio

interrogarlo... investigar qual sia

l'insidiata o complice ministra

che il profano persuase a fallo estremo.

Ite per poco.

OROVESO E CORO

(Che far pensa?)

POLLIONE

(Io tremo.)

Oroveso e il Coro si ritirano. Il tempio rimane sgombro.

Scena decima

Norma e Pollione.

NORMA

In mia man alfin tu sei:

niun potria spezzar tuoi nodi.

Io lo posso.

POLLIONE

Tu no 'l déi.

NORMA

Io lo voglio.

POLLIONE

Come!

NORMA

M'odi.

Pe 'l tuo dio, pe' figli tuoi...

giurar déi che d'ora in poi...

Adalgisa fuggirai...

all'altar non la torrai...

e la vita ti perdono...

e mai più ti rivedrò.

Giura.

POLLIONE

No: sì vil non sono.

NORMA

Giura, giura.

POLLIONE

Ah! pria morrò!

NORMA

Non sai tu che il mio furore

passa il tuo?

POLLIONE

Ch'ei piombi attendo.

NORMA

Non sai tu che ai figli in core

questo ferro...

POLLIONE

Oh dio! che intendo?

NORMA

(con pianto lacerante)

Sì, sovr'essi alzai la punta...

Vedi... vedi... a che son giunta!...

Non ferii, ma tosto... adesso

consumar poss'io l'eccesso...

un istante, e d'esser madre

mi poss'io dimenticar.

POLLIONE

Ah! crudele, in sen del padre

il pugnal tu déi vibrar.

A me il porgi.

NORMA

A te!

POLLIONE

Che spento

cada io solo!

NORMA

Solo!... Tutti

i romani a cento a cento

fian mietuti, fian distrutti...

e Adalgisa...

POLLIONE

Ahimè!

NORMA

Infedele

a' suoi voti...

POLLIONE

Ebben, crudele?

NORMA

Adalgisa fia punita;

nelle fiamme perirà.

POLLIONE

Ah! ti prendi la mia vita,

ma di lei, di lei pietà.

Insieme

NORMA

Preghi alfine? indegno! è tardi.

Nel suo cor ti vo' ferire.

Già mi pasco ne' tuoi sguardi,

del tuo duol, del suo morire.

Posso alfine, e voglio farti

infelice al par di me.

POLLIONE

Ah! t'appaghi il mio terrore;

al tuo piè son io piangente...

in me sfoga il tuo furore,

ma risparmia un'innocente:

basti, ah! basti a vendicarti

ch'io mi sveni innanzi a te.

[Recitativo e Terzetto - Finale II]

POLLIONE

Dammi quel ferro.

NORMA

Sorgi:

scostati!

POLLIONE

Il ferro, il ferro!

NORMA

Olà, ministri,

sacerdoti, accorrete.

Scena ultima

Ritornano Oroveso, i Druidi, i Bardi e i Guerrieri.

NORMA

All'ira vostra

nuova vittima io svelo. Una spergiura

sacerdotessa i sacri voti infranse,

tradì la patria, e il dio degli avi offese.

TUTTI

Oh! delitto! Oh! furor! Ne sia palese.

NORMA

Sì, preparate il rogo.

POLLIONE

Oh! ancor ti prego...

Norma, pietà!

TUTTI

Ne svela il nome.

NORMA

(Io rea

l'innocente accusar del fallo mio?)

TUTTI

Parla: chi è dessa?

POLLIONE

Ah! non lo dir!

NORMA

Son io.

TUTTI

Tu! Norma!

NORMA

Io stessa. Il rogo ergete.

CORO

(D'orrore io gelo!)

POLLIONE

(Mi manca il cor.)

TUTTI

Tu delinquente!

POLLIONE

Non le credete!

NORMA

Norma non mente.

OROVESO

Oh! mio rossor!

CORO

Oh! quale orror!

NORMA

Qual cor tradisti, qual cor perdesti

quest'ora orrenda ti manifesti.

Da me fuggire tentasti invano;

crudel romano, tu sei con me.

Un nume, un fato di te più forte

ci vuole uniti in vita e in morte.

Sul rogo istesso che mi divora,

sotterra ancora sarò con te.

POLLIONE

Ah! troppo tardi t'ho conosciuta...

sublime donna, io t'ho perduta...

col mio rimorso è amor rinato,

più disperato, furente egli è!

Moriamo insieme, ah! sì, moriamo;

l'estremo accento sarà ch'io t'amo.

Ma tu morendo, non m'aborrire,

pria di morire, perdona a me.

OROVESO E CORO

Oh! in te ritorna, ci rassicura;

canuto padre te ne scongiura:

di' che deliri, di' che tu menti,

che stolti accenti uscir da te.

Il dio severo che qui t'intende,

se stassi muto, se il tuon sospende,

indizio è questo, indizio espresso

che tanto eccesso punir non de'.

OROVESO

Norma!... deh! Norma, scolpati...

Taci?... ne ascolti appena?

(Norma si troverà vicina a Pollione, che solo sente le sue parole)

NORMA

(scuotendosi con grido)

Cielo! e i miei figli?

POLLIONE

Ah! miseri!

NORMA

(volgendosi a Pollione)

I nostri figli?

POLLIONE

Oh! pena!

CORO

Norma sei rea?

NORMA

Sì, rea,

oltre ogni umana idea.

OROVESO E CORO

Empia!

NORMA

(ad Oroveso)

Tu m'odi.

OROVESO

Scostati.

NORMA

Deh! m'odi!

OROVESO

Oh! mio dolor!

NORMA

(piano ad Oroveso)

Son madre...

OROVESO

Madre!

NORMA

Acquetati...

Clotilde ha i figli miei...

Tu li raccogli... e ai barbari

gl'invola insiem con lei...

OROVESO

No... giammai! va'... lasciami.

NORMA

Ah! padre! Un prego ancor.

(s'inginocchia)

Deh! non volerli vittime

del mio fatale errore...

Deh! Non troncar sul fiore

quell'innocente età.

Grazia per lor non credere

vita così concessa:

dono crudele è dessa,

vita di duol sarà.

Pensa che son tuo sangue...

abbi di lor pietà!

Padre! tu piangi?

OROVESO

Oppresso è il core.

NORMA

Piangi e perdona.

OROVESO

Ha vinto amore.

NORMA

Ah! tu perdoni! ~ Quel pianto il dice.

Insieme

NORMA

Io più non chiedo. ~ Io son felice.

Contenta il rogo ~ ascenderò.

POLLIONE

Ah, più non chiedo. ~ Io son felice.

Contento il rogo ~ io ascenderò.

OROVESO

Ah! consolarmene ~ mai non potrò!

CORO

Piange!... prega!... che mai spera?

Qui respinta è la preghiera.

Le si spogli il crin del serto:

sia coperto ~ di squallor!

(i druidi coprono d'un velo nero la sacerdotessa)

Vanne al rogo; ed il tuo scempio

purghi l'ara e lavi il tempio.

Maledetta all'ultim'ora!

Maledetta estinta ancor!

OROVESO

Va', infelice!

NORMA

(incamminandosi)

Padre!... addio!

POLLIONE

Il tuo rogo, o Norma, è il mio.

Insieme

POLLIONE

Là più puro, là più santo

incomincia eterno amor.

OROVESO

Sgorga alfin, prorompi o pianto,

sei permesso a un genitor.

Fine del libretto.

Generazione pagina: 29/10/2017
Pagina: ridotto, rid
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