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I puritani

I PURITANI

Opera seria.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Carlo PEPOLI.
Musica di Vincenzo BELLINI.

Prima esecuzione: 24 gennaio 1835, Parigi.


Personaggi:

Lord Gualtiero VALTON generale governatore - puritano

basso

Sir GIORGIO colonnello in ritiro, fratello di lord Valton - puritano

basso

Lord ARTURO Talbo, cavaliero e partigiano degli Stuardi

tenore

Sir RICCARDO Forth, colonnello - puritano

baritono

Sir BRUNO Roberton, ufficiale - puritano

tenore

ENRICHETTA di Francia, vedova di Carlo I (la quale è sotto il nome di Dama di Villa Forte)

soprano

ELVIRA figlia di lord Valton

soprano


Coro e comparse: Soldati di Cromvello. Araldi ed Armigeri di lord Arturo e di Valton. Puritani. Castellani e Castellane. Damigelle. Paggi. - Servi.

Nella prima parte l'azione è in una fortezza in vicinanza di Plymouth. Nella seconda, in una campagna presso della fortezza.

Atto primo

Parte prima.

Scena prima

Spazioso terrapieno nella fortezza.
Si veggono alcune cinte, torri ed altre specie di fortificazioni con ponti levatoi ecc.
Da lontano si scorgono assai pittoresche montagne, che fanno bellissima e solenne veduta; mentre il sole, che nasce, va gradatamente illuminandole, siccome poi rischiara tutta la scena.
Sopra li baluardi si veggono scambiare le sentinelle.
Sentinelle fuori e dentro la fortezza, indi Bruno e coro di Soldati.

[Introduzione]

SENTINELLE

All'erta.

IIº

All'erta.

TUTTE

L'alba apparì.

(il tamburo e le trombe suonano la sveglia)

SENTINELLE

La tromba...

IIº

Rimbomba...

TUTTE

Nunzia del dì.

BRUNO E CORO DI SOLDATI

(che a poco a poco escono con attrezzi militari; puliscono ed acconciano le arme)

Quando la tromba squilla,

ratto il guerrier si desta,

l'arme tremende appresta,

alla vittoria va!

Pari del ferro al lampo,

se l'ira in cor sfavilla,

degli Stuardi il campo

in cenere cadrà.

(odesi un preludio di armonia religiosa entro la fortezza)

BRUNO

O di Cromvel guerrieri,

pieghiam la mente e il cor

a' mattutini cantici

sacri al divin fattor.

(li soldati s'inginocchiano. La campana suona la preghiera)

CORO DI PURITANI

(dentro la fortezza)

La luna, il sol, le stelle,

le tenebre e il fulgor

dan gloria al creator

in lor favelle!

La terra e i firmamenti

esaltano il signor:

a lui dian laudi e onor

tutte le genti!

SOLDATI

Udisti?

IIº

Udii...

TUTTI

Finì!

BRUNO

Al re che fece il dì

l'inno de' puri cor

salì sui venti!

Scena seconda

Coro di Castellane e Castellani, che recano cestellini di fiori.

CORO

A festa!...

IIº

A festa!...

TUTTI

A festa!...

BRUNO

(invitando i soldati a cantare)

Almo gioir s'appresta...

a tutti rida il cor.

Cantate un casto amor.

CORO

(in forma di canzone a ballo)

Garzon, che mira Elvira

la bella verginella,

l'appella la sua stella...

regina dell'amor.

È il riso e il caro viso

beltà di paradiso;

è rosa in su lo stel,

è un angelo del ciel!

Sincero un cavaliero

in pianto a lei d'accanto,

ha il vanto altero e santo

d'innamorar quel cor.

Elvira allor sospira,

gli chiede eterna fede:

ed oggi dà mercede

a un sì fidato ardor.

A festa!...

IIº

A festa!...

TUTTI

A festa!...

BRUNO

Almo gioir s'appresta:

a tutti ride il cor

se a nozze invita amor.

(tutti partono; il solo Bruno, volgendo il capo e vedendo Riccardo che esce disperatamente afflitto, si ferma in disparte)

Scena terza

Riccardo, e Bruno.

[Cavatina di Riccardo]

RICCARDO

Or dove fuggo io mai?... Dove mai celo

gli orrendi affanni miei? Come quei canti

rispondono al mio cor funerei pianti! ~

Oh Elvira, oh Elvira, oh mio sospir soave,

per sempre io ti perdei!

Senza speme ed amor... in questa vita

or che rimane a me?

BRUNO

La patria e il cielo.

RICCARDO

Qual voce?... Che dicesti? ~ È vero... è vero!

BRUNO

Apri il tuo core intero

all'amistà; n'avrai conforto...

RICCARDO

È vano:

ma pur t'appagherò. ~ Sai che d'Elvira

il genitor m'acconsentia la mano,

quando al campo volai.

Ieri alla tarda sera,

qui giunto con mia schiera,

pien d'amorosa idea,

vo al padre...

BRUNO

Ed ei dicea?

RICCARDO

«Sospira Elvira a Talbo cavaliero

e sovra il cor non v'ha paterno impero.»

BRUNO

Ti calma, o amico...

RICCARDO

Il duol, che al cor mi piomba,

sol calma avrà nel sonno della tomba.

Ah per sempre io ti perdei,

fior d'amore, o mia speranza:

ah la vita che m'avanza

sarà vita di dolor...

sarà esempio di terror!

Quando errai per anni ed anni

al poter della ventura,

io sfidai sciagura e affanni

nella speme del tuo amor...

Oh qual sogno ingannator!

(sentesi una breve marcia; li soldati trapassano la scena per andare alle rassegne)

BRUNO

T'appellan le schiere

a lor condottier.

RICCARDO

Di gloria il sentiere

m'è chiuso al pensier.

BRUNO

A patria e ad onore

non arde il tuo cor?...

RICCARDO

Io ardo... e il mio ardore

è amore, è furor!

BRUNO

Deh poni in oblio

l'età, che fioriva

nei sogni d'amor.

RICCARDO

Mi è in mente ognor viva,

mi accresce il desio,

m'addoppia il dolor.

Bel sogno beato

d'amore e contento

o cangia il mio fato,

o cangia il mio cor.

Oh come è tormento

nei dì del dolore

la dolce memoria

d'un tenero amor!

Scena quarta

Stanze di Elvira.
Le finestre gotiche sono aperte: si vedono le fortificazioni, ecc.
Elvira, e sir Giorgio.

[Duetto Giorgio ed Elvira]

ELVIRA

O amato zio, o mio secondo padre!

GIORGIO

Perché mesta così?... M'abbraccia, Elvira.

ELVIRA

Deh chiamami tua figlia!

GIORGIO

Oh figlia... oh nome,

che la vecchiezza mia consola e alletta,

pe 'l dolce tempo ch'io ti veglio accanto,

e pe 'l soave pianto,

che in questo giorno d'allegrezza pieno,

piove dal ciglio ad inondarmi il seno...

Oh figlia mia diletta,

oggi sposa sarai!

ELVIRA

Sposa?... No: mai!

Sai come arde in petto mio

bella fiamma onnipossente,

sai ch'è puro il mio desio,

che innocente è questo cor.

Se tremante ~ all'ara innante

strascinata ~ un dì sarò...

forsennata ~ in quell'istante

di dolore io morirò!

GIORGIO

Scaccia ormai pensier sì nero.

ELVIRA

Morir sì... Sposa no mai!

GIORGIO

Che dirai, se il cavaliero

qui vedrai... se tuo sarà?...

ELVIRA

Ciel!... Ripeti, chi verrà?

GIORGIO

Egli stesso...

ELVIRA

Egli... Chi?...

GIORGIO

Arturo.

ELVIRA

E fia vero!...

GIORGIO

Oh figlia... il giuro!

ELVIRA

Desso?... Arturo?

GIORGIO

Arturo.

ELVIRA

Oh gioia!

Insieme

ELVIRA

Non è un sogno... oh Arturo, oh amor!

GIORGIO

Non è un sogno... oh Elvira, oh amor!

(Elvira s'abbandona tra le braccia dello zio)

GIORGIO

Piangi, o figlia, sul mio seno,

piangi, ah piangi di contento,

ti cancelli ogni tormento

questa lacrima d'amor.

E tu mira, o dio pietoso

l'innocenza in uman velo:

benedici tu dal cielo,

questo giglio di candor!

ELVIRA

Quest'alma, al duolo avvezza,

sì vinta è dal gioir,

che ormai non può capir

sì gran dolcezza!

Chi mosse a' miei desir

il genitor?...

GIORGIO

Ascolta.

Sorgea la notte folta,

tacea la terra e il ciel;

parea natura avvolta

d'un fosco e mesto vel.

L'ora propizia a' miseri,

il tuo pregar, tue lagrime

m'avvalorar sì l'anima,

ch'io corsi al genitor.

ELVIRA

Oh mio consolator!

GIORGIO

Incominciai: «Germano»,

né più potei parlar;

allor bagnai sua mano

d'un muto lagrimar.

Poi ripigliai, tra gemiti:

«L'angelica tua Elvira

al prode Artur sospira;

se ad altre nozze andrà...

la misera... morrà.»

ELVIRA

Oh! Spirto di pietà,

sceso dal ciel per me.

(con ansietà)

E il padre?...

GIORGIO

Ognor tacea...

ELVIRA

Poscia?...

GIORGIO

Sclamò: «Riccardo

chiese e ottenea mia fé:

ei la mia figlia avrà!»

ELVIRA

Ciel! Sol a udirti io palpito!...

E tu?...

GIORGIO

«La figlia misera!»,

io ripetea, «morrà!».

«Ah, viva!» ei mi dice,

e stringemi al cor,

«Sia Elvira felice,

sia lieta d'amor».

(mentre Elvira nuovamente corre fra le braccia dello zio e vuol parlare, odesi fuori della fortezza un suono di corni di caccia)

ELVIRA

Odi... oh ciel, qual suon si desta?

GIORGIO

Ascoltiam: ti rassecura.

ELVIRA

Vien lo suon dalla foresta...

GIORGIO

È il segnal di gente d'arme,

che dal vallo nelle mura

chiede forse penetrar.

ARMIGERI

(fuori della fortezza)

Viene il prode e nobil conte,

Artur Talbo cavalier!

GIORGIO

Non te 'l dissi?

ELVIRA

(abbracciando Giorgio)

Ah padre mio!...

GIORGIO

Pago alfin è il tuo desio?

ARMIGERI

(dentro la fortezza)

Lord Arturo varchi il ponte,

fate campo al pro' guerrier!

GIORGIO

A quel suono, al nome amato,

al tuo core or presta fede;

questo giorno venturato

d'ogni gioia è bel forier!...

ELVIRA

A quel nome, al mio contento,

al mio core io credo appena:

tanta gioia, oh dio, pavento,

non ho lena ~ a sostener!

Coro d'Armigeri, Araldi e Castellane dentro le scene, dal lato per ove si crede che Arturo faccia il suo ingresso nella fortezza.

Ad Artur de' cavalieri,

bel campione in giostra e amor,

le donzelle ed i guerrieri

fanno festa e fanno onor!

Scena quinta

Sala d'arme con logge vaste, ove l'architettura gotica mostra la intera sua pompa.
Il fondo della scena è aperto.
Fra le colonne si veggono sempre alcune tracce delle fortificazioni, ecc.
Elvira, Valton, sir Giorgio, lord Arturo, Bruno.

[Coro e Cavatina]

Dal lato destro esce lord Arturo con alcuni Scudieri e Paggi, li quali recano vari doni nuziali; e tra questi si vedrà un magnifico velo bianco.

Dal lato sinistro escono Elvira, Valton, sir Giorgio, Damigelle con Castellani e Castellane che portano festoni di fiori e gl'intrecciano alle colonne.

Dal fondo della scena escono li Soldati guidati da Bruno che fanno corteggio e danno compimento al decoro della festa.

N. B. Tutti li principali attori vengono in scena alla fine del coro.

Coro generale.

UOMINI

Ad Arturo.

DONNE

Onor!

TUTTI

A Elvira

coroniam beltà e valor!

Coro di Scudieri d'Arturo, e di Damigelle d'Elvira.

DAMIGELLE

Ella è fior di verginelle,

bella al par di primavera,

com'è l'astro della sera

spira all'alma pace e amor!

SCUDIERI

Bello egli è tra cavalieri,

com'è il cedro alla foresta:

in battaglia egli è tempesta:

è campione in giostra e amor.

ARTURO

A te, o cara, amor talora

mi guidò furtivo e in pianto,

or mi guida a te d'accanto

tra le feste e l'esultar!

Al brillar di sì bell'ora,

se rammento il duol passato,

vo in ebbrezza... e son beato,

m'è celeste il giubilar!

Il mio fremito, il mio sguardo,

questo palpito frequente

ti diran la fiamma ond'ardo,

come amor m'inebria il cor.

Sempre assorto al tuo sembiante,

o mio angelo d'amore,

vivrò ognor felice amante...

sul tuo seno io spirerò.

CORO GENERALE

Tregua ai sospiri

pace al dolore

imene e amore

vi arriderà.

A chi è fedele

dopo il tormento

ogni contento

divin si fa.

GIORGIO E VALTON

Senza occaso questa aurora

mai null'ombra, o duol vi dia:

santa in voi la fiamma sia:

pace ognor v'allieti il cor!

ELVIRA

Oh mio Arturo!...

ARTURO

Ah Elvira mia!...

ELVIRA

Or son tua...

ARTURO

Sì, mia tu sei!...

ELVIRA, ARTURO, VALTON, GIORGIO, BRUNO, CORO

Cielo arridi a' voti miei,

benedici e fede e amor!

Scena sesta

Arturo, Valton, Giorgio, Elvira, poi Bruno ed Enrichetta.

[Recitativo dopo la Cavatina d'Arturo]

VALTON

(dopo aver piano detto un motto a Bruno che s'inchina e parte)

Tu m'intendesti. ~ Fia mortal delitto

a chi s'attenta escir da queste mura

se non abbia il mio assenso. ~ O cari figli,

si compia senza me l'augusto rito.

(ad Arturo cui dà un foglio)

Mercé di questo scritto

voi, sino al tempio, aperto passo avrete.

(a Giorgio)

Tu gli accompagnerai. ~

(Bruno giunge con Enrichetta)

Oh nobil dama,

l'alto anglican sovrano parlamento

ti chiama al suo cospetto: io ti son scorta!

ENRICHETTA

(Ahimè, che sento!) E che da me si chiede?...

VALTON

(esitando; poi colla figlia s'accosta ai doni nuziali guardandoli)

A me s'addice

obbedir e tacer. ~ Altro non lice.

ARTURO

(a Giorgio in disparte)

È de' Stuardi amica?

GIORGIO

(ad Arturo in disparte)

È prigioniera

da molte lune, e fu da ognun creduta

amica de' Stuardi e messaggera,

in mentito abito e nome.

(Valton gli fa cenno colla mano e gli parla all'orecchio)

ARTURO

(da sé, ma guardando pietosamente Enrichetta)

(Oh dio! Che ascolto!

È deciso il suo fato: essa è perduta.

Oh sventurata!...)

ENRICHETTA

(accorgendosi del guardar pietoso di Arturo)

(Qual pietà in quel volto!...)

VALTON

Oh figli: al tempio e alle pompose feste

accorra ognun.

(ad Elvira, poi alle damigelle)

La nuziale veste

va' o diletta, a indossar. Ite voi seco.

(a Bruno)

Fuori del vallo i miei destrier sien presti;

ché in breve io qui sarò.

(ad Enrichetta)

La nostra andata

ci è forza d'affrettar!

(ai figli)

Com'io v'unisca

e a voi sorrida il cielo, o coppia amata.

(Valton unisce nuovamente le destre di Elvira e di Arturo, li benedice e parte co' le guardie: Giorgio ed Elvira partono co' le damigelle. Arturo fa sembiante di partire, ma guarda attentamente all'intorno, quasi per assicurarsi che tutti sono andati)

Scena settima

Enrichetta, ed Arturo.

ENRICHETTA

(guardando attentamente lord Arturo)

(Pietà e dolore

ha in fronte e fanno sicurtà del core.)

Cavalier!

ARTURO

(torna ad Enrichetta)

S'or ti è d'uopo di consiglio,

di soccorso e d'aita, in me t'affida!

(con franchezza leale)

ENRICHETTA

(con mistero e fiducia)

Se mi stesse sul capo alto periglio?...

ARTURO

Deh, parla; oh dio!... Che temi?

ENRICHETTA

Breve ora... e sarò spenta!...

(Arturo fa un segno di fremito)

Ah tu ne fremi!...

ARTURO

(con risoluzione)

Sì, fremo... io fremo

per te, per me... pe 'l padre mio, che spento

cadea fido a' Stuardi! ~ E tu chi sei?...

(con entusiasmo)

Oh chi tu sii, ti vuò salvar...

ENRICHETTA

È tardi!

[Finale I]

ENRICHETTA

Figlia a Enrico, e a Carlo sposa,

pari ad essi avrò la sorte...

ARTURO

(s'inginocchia)

Oh... regina...

ENRICHETTA

Attendo morte!

ARTURO

(alzandosi)

Taci, ah taci per pietà!...

Fuor le mura... a tutti ascosa

ti trarrò per vie sicure...

tu n'andrai di qui...

ENRICHETTA

Alla scure!

Scampo e speme... Oh Artur, non v'ha.

ARTURO

No, reina, ancor v'è speme:

o te salva... o spenti insieme.

ENRICHETTA

Cangia, o Arturo, il pio consiglio,

pensa al tuo mortal periglio;

pensa a Elvira, il tuo tesoro,

che ti attende al sacro altar!

ARTURO

Non parlar di lei che adoro:

di valor non mi spogliar!

ENRICHETTA

Sventurata prigioniera,

il mio fato io seguirò:

giunse a me l'estrema sera...

per te l'alba incominciò!...

ARTURO

Sarai salva, o sventurata,

o la morte incontrerò...

e la vergin mia adorata

nel morire invocherò!

Scena ottava

Elvira, Giorgio, Arturo, Enrichetta.

Elvira ha il capo coronato di rose: ha un bellissimo monile di perle al collo: si vede per altro che le manca il compimento della pompa nuziale. Entra in scena avendo nelle mani il magnifico velo bianco regalatole da Arturo.

ELVIRA

Son vergin vezzosa ~ in veste di sposa?

Son bianca ed umil ~ qual giglio d'april?

Ho chiome odorose ~ cui cinser tue rose;

ho il seno gentile ~ del tuo bel monil.

ENRICHETTA E ARTURO

Se miro il suo candor,

mi par la luna, allor

che tra le nubi appar

la notte a consolar.

GIORGIO

Se ascolto il suo cantar

un angelo mi par,

che intoni al primo albor

inni al superno amor.

ELVIRA

Dama, s'è ver che m'ami...

ENRICHETTA

Dimmi, o gentil: che brami?

ELVIRA

Qual mattutina stella

bella vogl'io brillar:

del crin le molli anella

mi giova ad aggraziar.

ENRICHETTA

Elvira mia diletta

son presta al tuo pregar.

(Elvira si accosta ad Enrichetta invitandola ad insegnarle di acconciare il velo)

ARTURO E GIORGIO

(ad Enrichetta, quasi scusando la infantile preghiera di Elvira)

Fanciulla e semplicetta,

ognor desia scherzar:

scusare a te s'aspetta

suo troppo vezzeggiar.

ELVIRA

A illeggiadrir mia prova

deh, non aver a vil

il velo in foggia nova

sul capo tuo gentil!

(Elvira vuol porre il velo sul capo d'Enrichetta, Arturo no 'l vorrebbe: ma la regina gli fa cenno d'allontanarsi: e risponde scherzando ad Elvira)

ENRICHETTA

Il vezzo tuo m'alletta,

mi è caro secondar.

ELVIRA

O bella, ti celo

le anella del crin,

com'io nel bel velo

mi voglio celar.

Ascosa, o vezzosa,

nel velo divin,

or sembri la sposa

che vassi all'altar.

(Arturo nel ritornello dell'aria d'Elvira, alle parole "or sembri la sposa" fa un gesto rimarchevole, e quasi d'idea che gli corre per la mente)

ENRICHETTA

(Ascosa in bianco vel,

or posso, oh dio, celar

l'affanno, il palpitar,

l'angoscia del mio cor!...

Deh, tu pietoso ciel,

raccogli con favor

la prece di dolor

ch'osai a te levar!)

ARTURO

(Oh come da quel vel,

che le nasconde il crin,

veggio un splendor divin

di speme a balenar!

Deh tu pietoso ciel,

m'avviva il tuo favor,

mi fa da reo furor

la vittima salvar!)

GIORGIO

(guardandola con paterna compiacenza)

(Elvira col suo vel

un zeffiretto appar,

un'iride sul mar,

un silfo in grembo ai fior.

T'arrida, o cara, il ciel

col roseo suo favor,

tal ch'io ti veggia ognor

tra vezzi a giubilar!)

Valton dentro le scene, e coro di Damigelle che compariscono sulle soglie degli appartamenti, ripetendo le parole di Valton.

Insieme

VALTON

Elvira... mia Elvira,

il dì l'ore avanza!

CORO

Elvira... deh Elvira,

il dì l'ore avanza!

ELVIRA

Se il padre s'adira...

io volo a mia stanza.

(con vezzo semplice)

Ma poscia, o fedel,

tu posami il vel!

ARTURO, GIORGIO E ENRICHETTA

Se il padre s'adira...

ah riedi a tua stanza!

Sarà il tuo fedel,

che t'orni del vel!

(Elvira parte co' le damigelle e con Giorgio)

Scena nona

Enrichetta, ed Arturo.

(Arturo guarda con grande sospetto all'intorno nuovamente, e trae dalla cintura il foglio avuto da Valton)

ENRICHETTA

(in atto di deporre il velo)

(Sulla virginea testa

d'una felice un bianco vel s'addice.

A me non già...)

ARTURO

(correndo a lei, e trattenendola)

T'arresta!

È chiaro don del ciel! Così ravvolta,

deluderai la vigilante scolta...

tu mia sposa parrai...

(con risolutezza)

Vieni...

ENRICHETTA

Che dici mai?

Tu corri a tua ruina, a orribil sorte!...

(Arturo le afferra la mano in atto di forzarla a partire)

ARTURO

Vieni... Ah vieni... T'involo a certa morte.

Scena decima

Riccardo, e detti.

[Terzetto nel finale]

Riccardo con spada ignuda e con aspetto e accento disperato.

RICCARDO

Ferma. Invan rapir pretendi

ogni ben ch'io aveva in terra:

qui ti sfido a mortal guerra...

trema, ah trema del mio acciar!

ARTURO

Sprezzo, o audace, il tuo furore:

la mortal disfida accetto:

questo ferro nel tuo petto

fino all'elsa io vuò piantar.

(per battersi: Enrichetta si frappone: il velo si scompone, e il suo volto si scuopre)

ENRICHETTA

Pace... pace... ah v'arrestate,

per me sangue non versate.

ARTURO

Ah che fai!...

RICCARDO

(con stupore, e appoggiandosi alla spada)

La prigioniera?

ENRICHETTA

Dessa io son!

ARTURO

(a Riccardo)

Tua voce altéra

or col ferro sosterrai.

Vien...

RICCARDO

(freddamente)

Con lei, tu illeso andrai.

ARTURO

E fia ver?...

ENRICHETTA

(Qual favellar?)

RICCARDO

(freddamente)

Più non vieto a voi l'andar.

ARTURO

(Se il destino a te m'invola,

o mia Elvira, o amor mio santo,

un sospiro a te se n' vola,

e ti dice in suon di pianto:

«Ti consola!»... ~ Io lungi e in guai

t'amerò com'io t'amai.)

RICCARDO

(Parti, o stolto, e prova intanto

quel dolor che a me serbavi;

tu vivrai deserto e in pianto

giorni oscuri, eterni e gravi.

Patria e amor tu perderai...

fia tua vita un mar di guai!)

ENRICHETTA

(Sogno... o avrò conforto al pianto,

avrò tregua a dì sì gravi?

Sogno, o andrommi al figlio accanto

tra gli amplessi suoi soavi?

Tanto ben, se, oh dio, sognai...

non mi far destar giammai!)

[Seguito del finale]

CORO

(dentro le scene)

Genti, a festa! Al tempio andiamo!

ENRICHETTA E ARTURO

Gente appressa?... Oh ciel fuggiamo!

RICCARDO

Sì fuggite... il vuole un dio!

ARTURO

(per partire, poi si volta)

Pria che siam oltre le mura

parlerai?...

RICCARDO

No t'assecura.

ARTURO

Tu lo giura.

RICCARDO

Il giuro!

ENRICHETTA, ARTURO E RICCARDO

Addio.

(Arturo ed Enrichetta partono)

Scena undicesima

Riccardo, poi Valton, Bruno, Elvira con Damigelle in pompa di nozze.
Indi Soldati, Puritani, Castellani e Castellane.

Riccardo con estrema ansietà guarda dalle loggie, e quasi segue coll'occhio i passi dei due fuggiaschi.

RICCARDO

È già al ponte... ~ Passa il forte...

È alle porte... ~ Già n'andò!...

CORO

(uscendo)

Al tempio, al tempio, a festa!

ELVIRA

Dov'è Artur?

RICCARDO

Dianzi fu qui...

ELVIRA

Ove sei, o Artur?...

RICCARDO

Partì!...

(suono di tamburo nella fortezza: tutti guardano fuori delle loggie)

ELVIRA, GIORGIO E RICCARDO

Già fuor delle mura... Laggiù alla pianura.

CORO

Iº (a Valton)

La tua prigioniera... La rea messaggera

col vil cavaliero?

IIº

Ciascun su un destriero...

spronando... volando...

TUTTI

Mirate colà!...

(quadro generale. Elvira getta un grido)

VALTON

Soldati accorrete ~ coi bronzi tuonate

all'armi appellate ~ correte... volate.

Pe 'l crin trascinate i due traditor!

Si vede gran movimento di Soldati e di Gente. Poi, dopo il grido «All'arme» che si ripete dentro le scene, si sente battere la generale. La campana del forte suona a stormo: il cannone spara a lenti intervalli. Elvira fa alcuni passi meccanicamente, poi resta immota dopo qualche doloroso grido.

TUTTI

All'arme!

VALTON

(a Bruno)

T'affretta.

TUTTI

(di dentro)

All'arme!...

TUTTI

Vendetta!

(Valton, gridando vendetta, snuda la spada e alla testa d'un drappello di soldati parte)

RICCARDO

Oh come si pasce ~ d'affanni e d'ambasce

l'ardor di vendetta ~ che m'ange e m'alletta:

oh come nel seno ~ si mesce il veleno

di sdegno e d'amor ~ di speme e dolor!

ELVIRA

La dama d'Arturo ~ è a bianco velata...

la guarda e sospira ~ sua sposa la chiama:

Elvira è la dama?... ~ Non sono più Elvira?

(Elvira è immobile; con gli occhi fissi e spalancati si tocca la testa quasi per verificare se ha il velo. Tutto in lei indica una subitanea follia. Grida «no» con voce disperata, poi resta immobile e mesta come prima)

GIORGIO E CORO

Elvira! Che dici?

ELVIRA

Io Elvira? Ah no... No... No!...

UOMINI

La misera è pallida...

DONNE

È immobile e squallida...

UOMINI

Le luci non gira...

DONNE

Sorride e sospira...

UOMINI

Demente si fa...

TUTTI

Oh cieli, pietà.

ELVIRA

Arturo, ah già ritorni? Dunque sei fido ancor!

(nel suo delirio crede vedere Arturo, e dice questi versi con la più grande mestizia e delirante passione. Poi torna immobile come prima)

Ah vieni al tempio ~ fedel Arturo...

Eterna fede, mio ben ~ ti giuro!

Come oggi è puro ~ sempre avrò il core,

vivrò d'amore ~ morrò d'amor.

DONNE

Si crede all'ara...

UOMINI

Giura ad Arturo...

DONNE

Ella sì tenera...

UOMINI

Ei sì spergiuro...

DONNE

Ella sì candida...

UOMINI

Ei traditor!...

TUTTI

Misera vergine... ~ morrà d'amor!

RICCARDO E CORO

Oh come ho l'anima trista e dolente,

udendo i gemiti dell'innocente:

oh come perfido ~ fu il traditore,

che in tanti spasimi lasciò quel cor!

GIORGIO

Dio di clemenza, t'offro mia vita,

se all'innocenza giovi d'aita:

deh sii clemente a un puro core...

deh sii possente sul traditor!

RICCARDO

Più la miro, ho più doglia profonda,

e più l'alma s'accende in amore!...

Ma più inaspra ed avvampa il furore

contro chi tanto ben m'involò!

GIORGIO

La mia prece pietosa e profonda,

che a te vien sui sospir del dolore,

tu clemente consola, o signore,

per la vergin cui l'empio immolò!

ELVIRA

(fa un moto quasi tornando a vedere Arturo che fugge)

Ti veggo... già fuggi?... O ingrato, abbandoni

chi tanto t'amò!... Arturo... Oh dio!... No!

CORO

Ahi dura sciagura ahi lutto e dolor!

Sì bella, sì pura ~ del ciel creatura,

nel dì del diletto ~ schernita, tradita!

Andrà maledetto ~ il vil traditor!

ELVIRA

Qual febbre vorace ~ m'uccide... mi sface...

qual fiamma, qual ira m'avvampa e martira!

Fantasmi perversi fuggite dispersi!...

O in tanto furor ~ sbranatemi il cor.

CORO D'ANATEMA

tutti

Non casa, non spiaggia raccolga i fuggenti!

In odio del cielo, in odio a' viventi,

battuti dai venti, da orrende tempeste,

le odiate lor teste ~ non possan posar!

Erranti, piangenti ~ in orrida guerra

col cielo, la terra ~ il mar, gli elementi...

ognor maledetti in vita ed in morte,

sia eterna lor sorte ~ eterno il penar!

Atto secondo

Parte seconda.

Scena prima

Gran sala con porte laterali: vedesi per una di esse il campo inglese e sempre qualche fortificazione.
Castellani e Castellane, Puritani e Bruno.

[Coro ed Aria di sir Giorgio]

CORO

Piangon le ciglia ~ si spezza il cor...

l'inferma figlia ~ morrà d'amor!

Il duol l'invase?

IIº

La vidi errante

tra folte piante...

IIIº

Or per sue case

gridando va ~ «Pietà... pietà!»...

TUTTI

Piangon le ciglia ~ si spezza il cor...

l'inferma figlia ~ morrà d'amor!

Scena seconda

Giorgio dagli appartamenti d'Elvira; poi Riccardo con foglio.

DONNE

Qual novella?

GIORGIO

Or prende posa.

TUTTI

Miserella!

DONNE

È ognor dolente?

GIORGIO

Mesta e lieta...

DONNE

È senza tregua?

GIORGIO

Splende il senno... or si dilegua

alla misera innocente.

TUTTI

Come mai?

GIORGIO

Dir lo poss'io?

Se nel duol che m'ange il seno,

ogni voce trema e muor!

CORO

Deh favella...

GIORGIO

Mi lasciate.

CORO

Te n' preghiamo...

GIORGIO

Ah no... cessate!

(per partire; e li castellani lo trattengono)

BRUNO E CORO

Deh ti muova quell'ambascia

che ci aggrava al tuo dolor!

GIORGIO

Siate paghi... v'appressate!

(tutti fanno cerchio intorno a Giorgio)

Cinta di rose e col bel crin disciolto

talor la cara vergine s'aggira:

e chiede all'aura e ai fior con mesto volto:

«Ove andò Elvira!»

Bianco-vestita, e qual se all'ara innante,

adempie al rito, e va cantando: il giuro.

Poi grida, per amor tutta tremante...

«Ah vieni, Arturo!»

CORO

Ahi figlia misera ~ delira amor!

Quanto fu barbaro ~ il seduttor!

GIORGIO

Geme talor, qual tortora amorosa,

or cade vinta da mortal sudore:

or l'odi al suon dell'arpa lamentosa

cantar d'amore!

Or scorge Arturo nell'altrui sembiante...

poi del suo inganno accorta e di sua sorte,

geme, piange, s'affanna... e ognor più amante,

invoca morte.

CORO

Ahi, figlia misera ~ morrà d'amor!...

Scenda una folgore ~ sul traditor!

(all'ultime parole entra Riccardo con un foglio)

[Recitativo dopo l'introduzione]

RICCARDO

Di sua folgore il ciel non sarà lento!

«A scure infame Artur Talbo è dannato

dall'anglican sovrano parlamento.»

CORO

È giusto fato!

RICCARDO

Quaggiù, nel mal che questa valle serra,

a' buoni e a' tristi è memorando esempio.

CORO

Se la destra di dio tremenda afferra

il crin dell'empio.

(Riccardo scorre coll'occhio il foglio che tiene aperto. Segue a proclamare li decreti del parlamento)

RICCARDO

Di Valton l'innocenza a voi proclama

il parlamento, e a' primi onor lo chiama.

CORO

Qual doglia, Valton, se vedran tue ciglia

insana ancor la tua diletta figlia!

RICCARDO

Infuria essa ad ognor?...

GIORGIO

Sol quando un suon marzial misera sente

più ricorda il fuggir del caro amante

e allor fassi furente.

RICCARDO

E non v'ha speme

alcuna?

GIORGIO

Medic'arte n'assicura

che una subita gioia, o gran sciagura

potria sanar la mente sua smarrita.

CORO

Qual mai t'attende, o Artur, pena infinita!

RICCARDO

In me, duce primier, parla Cromvello,

il vil, ch'è ognor in fuga,

e di sangue civil macchiò Inghilterra,

cercate or voi. E se sua rea fortuna,

o malizia lo tragga a questa terra,

non abbia grazia, né pietade alcuna.

(il coro parte)

Scena terza

Elvira, e detti.

[Scena d'Elvira]

ELVIRA

(dentro la scena)

O rendetemi la speme

o lasciatemi morir.

GIORGIO

Essa qui vien... la senti?

Oh come è grave il suon de' suoi lamenti!

Esce Elvira scapigliata e in veste bianca. Il volto, il guardo, ed ogni passo ed atto di Elvira palesano la sua pazzia.

Qui la voce sua soave

mi chiamava... e poi sparì.

Qui giurava esser fedele,

poi crudele... ei mi fuggì!

Ah mai più qui assorti insieme

nella gioia de' sospir?...

Ah rendetemi la speme

o lasciatemi morir!

GIORGIO E RICCARDO

Quanto amore è mai raccolto

in quel volto e in quel dolor!

ELVIRA

Chi sei tu?

(dopo una pausa a Giorgio, il quale per consolarla fa una fisionomia ridente. Elvira ripete le parole che disse a Giorgio allorché, nella prima parte del dramma, le diè la notizia delle sue nozze con Arturo. Giorgio sorride, ma si asciuga le lagrime. Intanto Riccardo dall'altro lato mostra una grande commozione)

GIORGIO

Non mi ravvisi?...

ELVIRA

Padre mio?... Mi chiami al tempio?

Non è sogno... oh Arturo... oh amor!...

Ah tu sorridi... asciughi il pianto!

A imen mi guidi... al ballo, al canto!

Ognun s'appresta a nozze, a festa,

e meco in danza esulterà.

(si volta, e vede Riccardo; lo prende per mano)

Tu pur meco danzerai?...

Vieni a nozze!...

GIORGIO E RICCARDO

(Oh dio!)

ELVIRA

Egli piange!

Egli piange... ei forse amò!...

(a Giorgio in disparte e sotto voce: poi torna a fissare Riccardo; poi gli afferra la mano, e tornando ad atteggiarsi dolorosamente)

GIORGIO E RICCARDO

(Chi frenar il pianto può!)

ELVIRA

(a Riccardo)

M'odi e dimmi, amasti mai?

RICCARDO

Gli occhi affisa in sul mio volto,

ben mi guarda e lo vedrai...

ELVIRA

Ah se piangi... Ancor tu sai

che un cor fido nell'amor,

sempre vive di dolor!...

(si abbandona al pianto, e si pone la mano sul volto. Giorgio l'abbraccia: essa lo lascia e passeggia)

GIORGIO

Deh! Ti acqueta, o mia diletta,

tregua al duol dal tempo aspetta.

ELVIRA

(sempre passeggiando per la scena, né badando mai ai due che parlano)

Mai!...

GIORGIO E RICCARDO

Clemente il ciel ti fia.

ELVIRA

Mai!...

GIORGIO E RICCARDO

L'ingrato ormai oblia.

ELVIRA

Ah! Mai più ti rivedrò!

GIORGIO E RICCARDO

(Si fa mia la sua ferita

mi dispera e squarcia il cor.)

ELVIRA

O toglietemi la vita

o rendetemi il mio amor!

(Elvira si volge in atto di furente verso Riccardo e Giorgio. Poi vi è una pausa generale. Dopo un poco Elvira sorride e atteggia il volto alla maniera dei pazzi)

GIORGIO E RICCARDO

Tornò il riso in sul suo aspetto,

qual pensiero a lei brillò?

ELVIRA

Non temer del padre mio;

co' miei pianti io placherò...

ogni affanno andrà in oblio,

tanto amor consolerò!

GIORGIO

(Essa in pene è abbandonata

sogna il gaudio che perdé!)

RICCARDO

(Qual bell'alma innamorata

un rival rapiva a me!)

ELVIRA

Vien, diletto, è in ciel la luna:

tutto tace intorno intorno:

fin che spunti in ciel il giorno,

vien: ti posa sul mio cor!

Deh t'affretta, o Arturo mio:

riedi, o caro, alla tua Elvira;

essa piange, e ti sospira:

riedi, o caro, al primo amor.

GIORGIO E RICCARDO

Possa un dì, bella infelice,

mercé aver di tanto affetto:

possa un giorno nel diletto

obliare il suo dolor!

Ricovrarti ormai t'addice

stende notte il cupo orror...

(Elvira è abbattuta dal delirio. Giorgio e Riccardo l'invitano a ritirarsi)

Scena quarta

Giorgio osserva all'intorno; poi afferra pe 'l braccio Riccardo come uno che parlando mostra sapere un suo grave segreto.

[Duetto. Finale II]

GIORGIO

Il rival salvar tu devi,

il rival salvar tu puoi.

RICCARDO

Io no 'l posso...

GIORGIO

Tu non vuoi?

RICCARDO

No!

GIORGIO

Tu il salva!

RICCARDO

Ei perirà...

GIORGIO

Tu quell'ora ben rimembri

che fuggì la prigioniera?

RICCARDO

Sì...

GIORGIO

D'Artur fu colpa intera?...

RICCARDO

(quasi sdegnandosi)

Tua favella ormai...

GIORGIO

(con dignità paterna)

È vera!

RICCARDO

(come sopra)

Parla aperto!...

GIORGIO

(come sopra)

Ho detto assai!

RICCARDO

Fu voler del parlamento

se ha colui la pena estrema.

Dei ribelli l'ardimento

in Artur si domerà.

Io non l'odio, io no 'l pavento,

ma l'indegno perirà.

GIORGIO

Un geloso e reo tormento

or t'invade e accieca... Ah trema!...

Il rimorso e lo spavento

la tua vita strazierà...

Se il rival per te fia spento

un'altr'alma il seguirà.

RICCARDO

Chi?

GIORGIO

Due vittime farai,

e dovunque tu n'andrai

l'ombra lor ti seguirà!

Se tra il buio un fantasma vedrai

bianco, lieve... che geme e sospira

sarà Elvira, che mesta s'aggira,

e ti grida: io son morta per te.

Quando il cielo è in tempesta più scuro

s'odi un'ombra affannosa che freme

sarà Artur che t'incalza, ti preme,

ti minaccia de' morti il furor!

RICCARDO

Se d'Elvira il fantasma dolente

m'apparisce e m'incalzi e s'adiri,

le mie preci, i singulti, i sospiri

mi sapranno ottenere mercé.

Se l'odiato fantasma d'Arturo

sanguinoso sorgesse d'Averno,

ripiombarlo agli abissi in eterno

lo farebbe il mio immenso furor!

(Giorgio dopo una pausa lo abbraccia piangendo e con affetto paterno)

GIORGIO

Il duol che sì m'accora

vinca la tua bell'anima...

RICCARDO

Han vinto le tue lacrime...

mira... ho bagnato il ciglio.

GIORGIO E RICCARDO

Chi ben la patria adora

onora la pietà.

RICCARDO

Se inerme ed in periglio...

salvo ei per te sarà.

GIORGIO

Sì; il salva!...

RICCARDO

E dall'esilio

contro la patria libera

se armato ei qui verrà!...

GIORGIO

Mia man non è ancor gelida,

con te il combatterà.

RICCARDO

(con mistero)

Forse dell'alba al sorgere

l'oste ci assalirà...

s'ei vi sarà!...

GIORGIO

Morrà!

Sia voce di terror

patria, vittoria, onor!

GIORGIO E RICCARDO

Suoni la tromba, e intrepido

io pugnerò da forte,

bello è affrontar la morte

gridando libertà!

Amor di patria impavido

mieta i sanguigni allori;

poi terga i bei sudori

e i pianti la pietà.

RICCARDO

All'alba!

GIORGIO

All'alba!

GIORGIO E RICCARDO

All'alba!

RICCARDO

Alba che surgi a un popolo

che a libertà s'affidi

giuliva a lui sorridi

nunzia d'eterno sol.

Alba che surgi ai perfidi

tiranni della terra

sii nunzia a lor di guerra,

alba d'eterno duol.

(stanno per separarsi: nel fondo della scena Giorgio si rivolge a Riccardo, e lo prende per mano)

GIORGIO

Il patto è già fermato,

se Artur è inerme o vinto?...

RICCARDO

Avrà pietà e conforto...

GIORGIO

Se vien ascoso e armato?...

RICCARDO

Ei sarà avvinto e morto!

Atto terzo
Scena prima

Loggia in un giardino e boschetto vicino alla casa d'Elvira: questa casa ha la porta e le finestre con vetri assai trasparenti.
Da lontano si vedono sempre alcune fortificazioni, ecc.
Il giorno comincia ad oscurarsi. - Si leva un uragano, e mentre più imperversa, sentonsi dentro le scene e da lontano alcune grida d'allarme ed un colpo di archibugio. - Poco dopo Arturo comparisce avvolto in un grande mantello. A poco a poco esce la luna. La casa internamente vedesi da varie lampade illuminate.
Arturo, e poi Elvira.

[Scena d'Arturo]

ARTURO

Son salvo, alfin son salvo. I miei nemici

falliro il colpo, e mi smarrir di traccia.

Oh patria... oh amore, onnipossenti nomi!

Quant'io vi sento e adoro! Ad ogni passo

mi balza il cor nel seno e benedico

ogni tronco, ogni fronda ed ogni sasso.

Oh com'è dolce a un esule infelice

dopo il misero errar di riva in riva,

toccar alfin la terra sua nativa:

vedere ed abbracciar colei che in core

gli fu scolpita per la man d'amore!

(vedesi trasparire fra i vetri del palazzo Elvira vestita di bianco. Essa non vista da Arturo, trapassa sola e cantando. La sua voce va perdendosi a mano a mano che essa internasi ne' suoi appartamenti)

ELVIRA

A una fonte afflitto e solo

s'assideva un trovador:

e a sfogar l'immenso duolo,

sciolse un cantico d'amor.

ARTURO

La mia canzon d'amore? Ah Elvira, ah Elvira,

ove t'aggiri tu? Nessun risponde!

A te cos'io cantava

di queste selve tra le dense fronde,

e tu allor facevi eco al cantar mio!

Deh! Se ascoltasti l'amoroso canto...

odi un esule afflitto, odi il mio pianto.

A una fonte afflitto e solo

s'assideva un trovador,

toccò l'arpa, e suonò duolo:

sciolse un canto e fu dolor!

Corre a valle, corre a monte

l'esiliato pellegrin;

ma il dolor gli è sempre a fronte,

gli è compagno nel cammin.

Brama il sole, allorché è sera:

brama sera, allorché è sol:

gli par verno primavera,

ogni riso gli par duol.

(sentesi un sordo battere di tamburo entro le scene)

Qual suon?... Gente s'appressa.

CORO

Iº (sommessamente entro le scene)

Agli spaldi...

IIº

Alle torri sarà.

TUTTI

Si cercherà... ~ Non sfuggirà.

ARTURO

Ove m'ascondo? Ah l'orde di Cromvello

sono ancor di me in traccia...

Arturo si ritira e vedesi un drappello d'Armigeri traversare il fondo della scena: appena che sono passati, Arturo esce e guarda lor dietro.

ARTURO

Ad altro lato

vanno i furenti; perché mai non oso

porre il piè dentro le adorate soglie?...

Dire a Elvira il mio duol, la fede mia?...

Ah! No... perder potrei

me stesso e lei. ~ Tentiam di nuovo il canto!

A me forse verrà, se al cor le suona,

quasi a richiamo de' bei dì felici

quando uniti dicemmo: io t'amo, io t'amo!

Cerca il sonno a notte scura

l'esiliato pellegrin.

Sogna e il desta la sciagura

della patria... e il suo destin!

Sempre eguali ha i luoghi e l'ore

l'infelice trovador.

L'esiliato allorché muore,

ha sol posa al suo dolor.

Scena seconda

Elvira, ed Arturo in disparte.

Si vede dietro le vetriate Elvira che ritorna. Poi essa accostasi alla porta; e sentendosi questo piccolo rumore dalla parte del palazzo, Arturo si ritira. - S'apre il palazzo.

Elvira esce con un andare smarrito, poi si ferma quasi in atto di stare in ascolto.

ELVIRA

Finì... Me lassa!... Oh come dolce all'alma

mi scendea quella voce... Oh dio, finì!

Mi parve... Ahi rimembranze, ahi vani sogni!

Ah mio Arturo; ove sei?

ARTURO

(inginocchiandosi)

A' piedi tuoi!

Elvira, ah mi perdona!

ELVIRA

(gettandosi nelle sue braccia)

Arturo?... È desso!

ELVIRA

Sei pur tu... Or non m'inganni!...

ARTURO

Ingannarti?... Ah no, giammai.

ELVIRA

Io vacillo... temo affanni.

ARTURO

Non temer... spariro i guai,

ove a noi sorride amor!

Nel mirarti un solo istante,

io sospiro e mi consolo

d'ogni pianto, d'ogni duolo

che provai lontan da te.

ELVIRA

(Ch'ei provò lontan da me!)

(dice il primo verso da sé stessa e precisamente coll'accento di persona che ha la mente confusa per meste circostanze)

Quanto tempo!... Lo rammenti?

ARTURO

Fur tre mesi!...

ELVIRA

(con entusiasmo delirante di passione)

Ah no... tre secoli

di sospiri e di tormenti...

fur tre secoli d'orror!

Ti chiamava ad ogni istante:

riedi, o Arturo... e mi consola,

e rompeva ogni parola

coi singulti del dolor!

ARTURO

Deh perdona!... Ella era misera

prigioniera... abbandonata;

in periglio...

ELVIRA

(con rapidità appassionatissima)

E l'hai tu amata?

ARTURO

Io?... Colei?...

ELVIRA

Non è tua sposa?

ARTURO

Chi dir l'osa?

ELVIRA

Io il chiedo, o Arturo!

ARTURO

Mi credevi sì spergiuro?

Da quel dì ch'io ti mirai

avvampai d'un solo ardore,

per te fido insin che muore

il mio core avvamperà.

La mia vita io ti sacrai

nella gioia e nel dolore...

e la morte per amore

cara e santa a me sarà.

ELVIRA

(Oh parole d'amor... lieta son io!

Ei non l'amava adunque? Oh Arturo mio!)

Da quel dì che a te giurai,

solo appresi aver il core;

e a te fido infin che muore

questo cor palpiterà.

La mia vita io ti sacrai

nella gioia e nel dolore...

e la morte per amore

cara e santa a me sarà.

(si danno scambievolmente la destra, e si volgono al cielo)

ELVIRA E ARTURO

Questo giuro sì puro e di fede

che a te alziam, o motor d'ogni affetto,

tu fiorisci d'eterno diletto:

tu consola sventura ed amor.

ARTURO

Tua crudel dubbiezza amara

deponesti, e paga or sei?...

ELVIRA

Di'... se a te non era cara

a che mai seguir colei?

ARTURO

Or t'infingi, o ignori ch'ella

presso a morte...

ELVIRA

Chi? Favella!

ARTURO

La regina.

ELVIRA

La regina?

ARTURO

Un indugio... e la meschina

su d'un palco a morte orribile...

ELVIRA

E fia ver? Qual lume rapido

or balena al mio pensier!

Dunque m'ami?...

ARTURO

E puoi temer?

ELVIRA

Dunque vuoi?...

ARTURO

Star teco ognor

tra gli amplessi dell'amor.

Vieni fra le mie braccia

amor, delizia e vita,

non mi sarai rapita

or che ti stringo al cor.

Ansante, ognor tremante

ti chiamo... e ognor ti bramo...

vien; mi ripeti: io t'amo,

t'amo d'immenso amor.

ELVIRA

Caro, non ho parola

ch'esprima il mio contento:

l'alma elevar mi sento

in estasi d'amor.

Ansante... ognor tremante

ti chiamo e te sol bramo

e mille volte: io t'amo

a te ripete il cor.

(Elvira si pone sul core la mano d'Arturo)

[Finale III]

(odesi ancora il suono del tamburo)

ARTURO

Ancor di nuovo questo suon molesto!

Li miei nemici!

ELVIRA

(si vede che a questo suono la sua testa comincia a vacillare)

Sì, quel suon funesto!

Io conosco quel suon... ma tu non sai

che più no 'l temo ormai! ~ Nella mia stanza

squarciai il vel, di che s'ornò sua testa...

Calpestai sue pompe... ed all'aurora...

con me tu ancora... verrai a festa e a danza.

ARTURO

Oh dio che dici?

(Arturo si ritira un passo e la guarda con stupore e spavento fissamente nel volto)

ELVIRA

Così come guardi,

mi guardan essi, e intender mai non sanno

il parlar... il mio riso... il duol, l'affanno!

(Elvira si tocca la testa e il cuore)

ARTURO

Oh ti scuoti... tu vaneggi?

(sentesi da parti opposte dentro il boschetto le voci di vari drappelli d'armigeri, che incontrandosi si scambiano il motto di fazione)

CORO

Alto là!

IIº

Fedel drappello.

E chi viva?

IIº

Anglia, Cromvello!

Viva!

IIº

Viva!

TUTTI

Vincerà!

ARTURO

Vien, ci è forza ormai partir!

ELVIRA

Ah tu vuoi fuggirmi ancor?...

No colei più non t'avrà!

(Arturo prende per mano Elvira che lo guarda e infuria delirando. Essa gettasi ai piedi di Arturo e gli abbraccia le ginocchia. Egli vorrebbesi pure sciogliere da lei, ma questa infelice delirando si volge a gridar soccorso)

ARTURO

Vien...

ELVIRA

T'arresti il mio dolor!

ARTURO

Taci.

ELVIRA

Aiuto... per pietà!...

ARTURO

Ah!

Scena terza

Riccardo, Giorgio, Bruno, Armigeri, con facelle, Castellani, e Castellane.

GIORGIO

È qui Arturo?

RICCARDO

Arturo?

TUTTI

Arturo?

(Arturo che s'avvede della demenza di Elvira resta impietrito di dolore guardandola immoto, né curandosi di tutto ciò che accade intorno a lui. Elvira è invece instupidita per tutto che vede. Riccardo a cui fanno eco li puritani s'avanza ad intimare la sentenza del parlamento. Alle parole «Morte» vedesi che Elvira cangia aspetto, ed ogni suo motto ed atto palesa che questo avvenimento tremendo produsse una commozione nel cervello, ed un totale cambiamento intellettuale)

RICCARDO

Cavalier, ti colse il nume

punitor de' tradimenti.

CORO DI ARMIGERI

Pera ucciso fra tormenti

chi tradiva patria e onor!

GIORGIO E DONNE

Oh infelice! Un destin rio

a tal spiaggia or ti guidò!

RICCARDO E ARMIGERI

Talbo Artur, la patria e dio

te alla morte condannò!

ELVIRA

Morte!

UOMINI

A morte!

DONNE

Ahi qual terror!

PURITANI

Dio raggiunge i traditor!

ELVIRA

Che ascoltai?...

DONNE

(le donne guardando Elvira e circondandola osservano tutti li mutamenti che si mostrano sulla fisionomia di Elvira)

(Si tramutò!...

si fe' smorta... ed avvampò!)

GIORGIO E RICCARDO

Se avrà il senno?... Avrà più lacrime

nel mirar chi per lei muor!

(vedesi che Elvira in sua mente ragiona; ma essa è come persona che svegliasi da lungo sonno, Arturo, dopo averla contemplata, e sentendo le espressioni amorose, le dice le sue parole con affetto immenso e prendendole la mano)

ELVIRA

Qual mai funerea

voce funesta

mi scuote e desta

dal mio martir!

Io fui sì barbara...

lo trassi a morte!...

M'avrà consorte

nel suo morir!

ARTURO

Credeasi misera

da me tradita?

Traea sua vita

in tal martir!

Or sfido i fulmini

disprezzo il fato...

se a lei d'allato

potrò morir!

RICCARDO

Quel suon funereo

ch'apre una tomba

cupo rimbomba,

m'infonde orror.

Lor sorte orribile

spense già l'ira,

mi affanna e inspira

pietà e dolor!

GIORGIO

Quel suon funereo

feral rimbomba

nel sen mi piomba

m'agghiaccia il cor!

Sol posso, ahi misero,

tremar e fremere:

non ha più lacrime

il mio dolor!

CORO DI PURITANI

Quel suon funereo

ch'apre una tomba

cupo rimbomba,

infonde orror.

È dio terribile

in sua vendetta

gli empi ei saetta

sterminator!...

CORO DI DONNE

Quel suon funereo

feral rimbomba,

al cor ci piomba,

gelar ci fa!

Pur fra le lagrime

speme ci affida,

che dio ci arrida

di sua pietà!

(li puritani, mostrandosi impazienti d'indugiare l'esecuzione della sentenza, sono trattenuti dalle donne e da Giorgio. Arturo è sempre intorno ad Elvira)

BRUNO E PURITANI

Dio comanda a' figli suoi

che giustizia alfin si renda...

GIORGIO, RICCARDO E DONNE

Sol ferocia or parla in voi?

La pietade... Iddio v'apprenda!

ARTURO

Deh ritorna a' sensi tuoi!...

ELVIRA

Qual mi cade orribil benda?...

ARTURO

Oh mia Elvira!...

ELVIRA

E vivi ancor?

ARTURO

Teco io sono...

ELVIRA

Ah il tuo perdono!...

Per me a morte, o Arturo mio...

ARTURO

Di tua sorte il reo son io...

ELVIRA E ARTURO

Un amplesso!

Insieme

BRUNO E UOMINI

Avvampo e fremo!

GIORGIO, RICCARDO E DONNE

Io gelo e tremo!

ELVIRA E ARTURO

Un addio!

Insieme

BRUNO E UOMINI

Fia l'estremo!

GIORGIO, RICCARDO E DONNE

Oh dio! L'estremo!

PURITANI

Cada alfin ~ l'ultrice spada

sovra il capo al traditor!

ARTURO

Arrestate... Vi scostate!

Paventate il mio furor.

Ella è tremante,

ella è spirante,

anime perfide

sorde a pietà!

Un solo istante

l'ira affrenate,

poi vi saziate,

di crudeltà!

PURITANI

Ah vendetta sui ribaldi!

IIº

Ah vendetta!

All'improvviso tutti si fermano, perché odesi un suono di corno da caccia; vari Armigeri puritani escono ad esplorare, e tornano guidando un Messaggero. Questi reca una lettera a Giorgio che in compagnia di Riccardo la scorre: entrambi si volgono ai circostanti con faccia ridente.

TUTTI

Suon d'araldi!...

È un messaggio?

DONNE

Un divin raggio!

UOMINI

Esploriam...

TUTTI

Che mai sarà?

GIORGIO

Esultate, ah sì esultate;

già i Stuardi or vinti sono

i captivi han già perdono

l'Anglia terra ha libertà!

RICCARDO E PURITANI

A Cromvello ~ onore e gloria!...

la vittoria ~ il guiderà!

Insieme

ELVIRA

Dall'angoscia al gaudio estremo

par quest'alma al ciel rapita:

ben so dir che sia la vita

or che tua l'amor mi fa.

ARTURO

Dall'angoscia al gaudio estremo

par quest'alma al ciel rapita:

ben so dir che sia la vita

or che tuo l'amor mi fa.

CORO

Siate liete alme amorose

qual d'amor foste dolenti:

lunghi dì per voi ridenti

quest'istante segnerà.

ELVIRA E ARTURO

Ah! Sento, o mio bell'angelo,

che poca è intera l'anima,

per esultar nel giubilo

che amor ci donerà.

Benedirò le lacrime

l'ansia, i sospir, i gemiti,

vaneggerò nel palpito

d'un'ebbra voluttà.

CORO GENERALE

Amor pietoso e tenero

coronerà di giubilo

l'ansia, i sospir, i palpiti

di tanta fedeltà.

Fine del libretto.

Generazione pagina: 14/05/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40 (W)

Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Atto terzo Scena prima Scena seconda Scena terza