www.librettidopera.it

Il re pastore

IL RE PASTORE

Serenata in due atti.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

Da qui accedi alla versione estesa del libretto.
Da qui accedi alla versione in PDF del libretto.

Codice QR per arrivare a questa pagina:
QR code

Libretto di Pietro METASTASIO.
Musica di Wolfgang Amadeus MOZART.

Prima esecuzione: 23 aprile 1775, Salisburgo.


Personaggi:

AMINTA pastorello, amante di Elisa, che, ignoto prima anche a sé stesso, si scopre poi unico legittimo erede del regno di Sidone

soprano

ALESSANDRO re di Macedonia

tenore

TAMIRI principessa fuggitiva, figliola del tiranno Stratone, in abiti di pastorella, amante di Agenore

soprano

ELISA nobile ninfa di Fenicia, dell'antica stirpe di Cadmo, amante di Aminta

soprano

AGENORE nobile di Sidone, amico di Alessandro, amante di Tamiri

tenore




La scena si finge nella campagna dove è attendato il campo macedone, a vista della città di Sidone.

Argomento

Fra le azioni più luminose di Alessandro il Macedone, fu quella di aver liberato il regno di Sidone dal suo tiranno, e poi, in vece di ritenere il dominio, l'aver ristabilito su quel trono l'unico rampollo della legittima stirpe reale, che, ignoto a sé medesimo, povera e rustica vita traeva nella vicina campagna (Curzio, lib. IV, cap. III; Giustino, lib. II, cap. X).

Come si sia edificato su questo istorico fondamento, si vedrà nel corso del dramma.

Atto primo
Scena prima

Vasta e amena campagna irrigata dal fiume Bostreno, sparsa di greggi e di pastori. Largo ma rustico ponte sul fiume. Innanzi tuguri pastorali. Veduta della città di Sidone in lontano.
Aminta assiso sopra un sasso, cantando al suono delle avene pastorali: indi Elisa.

[N. 1 - Aria]

Andantino (do maggiore)

Archi, 2 flauti, 2 corni.

AMINTA

Intendo amico rio

quel basso mormorio:

tu chiedi in tua favella

il nostro ben dov'è?

Recitativo

(vedendo Elisa getta le avene, e corre ad incontrarla)

Bella Elisa? Idol mio? Dove?

ELISA

(lieta, e frettolosa)

A te caro Aminta.

AMINTA

O dèi! Non sai,

che il campo d'Alessandro

quindi lungi non è? Che tutte infesta

queste amene contrade

il macedone armato?

ELISA

Il so.

AMINTA

Ma dunque

perché sola t'esponi all'insolente

licenza militar?

ELISA

Rischio non teme,

non ode amor consiglio.

Il non vederti è il mio maggior periglio.

AMINTA

E per me?

ELISA

Deh, m'ascolta. Ho colmo il core

di felici speranze: e non ho pace

finché con te non le divido.

AMINTA

Altrove

più sicura potrai...

ELISA

Ma d'Alessandro

fai torto alla virtù. Son della nostra

sicurezza custodi

quelle schiere, che temi. Ei da un tiranno

venne Sidone a liberar: né vuole

che sia vendita il dono:

ne franse il giogo, e ne ricusa il trono.

AMINTA

Chi sarà dunque il nostro re?

ELISA

Si crede,

che ignoto anche a sé stesso occulto viva

il legittimo erede.

AMINTA

E dove?

ELISA

Ah lascia,

che Alessandro ne cerchi. Odi. La mia

pietosa madre (oh cara madre!) alfine

già l'amor mio seconda.

AMINTA

Ah!

ELISA

Tu sospiri, Aminta!

Che vuol dir quel sospiro?

AMINTA

Contro il destin m'adiro,

che sì poco mi fece

degno, Elisa, di te. Tu vanti il chiaro

sangue di Cadmo; io pastorello oscuro,

ignoro il mio. Tu abbandonar dovrai

per me gli agi paterni. Offerirti in vece

io non potrò nella mia sorte umìle

che una povera greggia, un rozzo ovile.

ELISA

Non lagnarti del ciel: prodigo assai

ti fu de' doni suoi. Se l'ostro, e l'oro

a te negò; quel favellar, quel volto,

quel cor ti diè. Non le ricchezze, o gli avi;

cerco Aminta in Aminta: ed amo in lui

fin la sua povertà. Dal dì primiero,

che ancor bambina io lo mirai, mi parve

amabile, gentile

quel pastor, quella greggia, e quell'ovile:

e mi restò nel core

quell'ovil, quella greggia, e quel pastore.

AMINTA

Oh mia sola, oh mia vera

felicità! Quei cari detti...

ELISA

Addio.

Corro alla madre e vengo a te. Fra poco

io non dovrò mai più lasciarti. Insieme

sempre il sol noi vedrà, parta, o ritorni.

Oh dolce vita; oh fortunati giorni!

[N. 2 - Aria]

Allegro (sol maggiore)

Archi, 2 oboe, 2 corni.

Alla selva, al prato, al fonte

io n'andrò col gregge amato;

e alla selva, al fonte, al prato

l'idol mio con me verrà.

In quel rozzo angusto tetto,

che ricetto a noi darà,

con la gioia e col diletto

l'innocenza albergherà.

(parte)

Scena seconda

Aminta solo.

Recitativo

Perdono, amici dèi. Fui troppo ingiusto

lagnandomi di voi. Non splende in cielo

dell'astro che mi guida astro più bello.

Se la terra ha un felice, Aminta è quello.

(entrano Alessandro ed Agenore, non notati da Aminta)

AGENORE

(piano ad Alessandro)

Ecco il pastor.

AMINTA

Ma fra' contenti oblio

la mia povera greggia.

(in atto di partire)

ALESSANDRO

(ad Aminta)

Amico? ascolta.

AMINTA

(Un guerrier!)

(ad Alessandro)

Che dimandi?

ALESSANDRO

Sol con te ragionar.

AMINTA

Signor, perdona

(qualunque sei) d'abbeverar la greggia

l'ora già passa.

ALESSANDRO

Andrai: ma un breve istante

donami sol.

(piano ad Agenore)

Che signoril sembiante!

AMINTA

(Da me che mai vorrà!)

ALESSANDRO

Come t'appelli?

AMINTA

Aminta.

ALESSANDRO

E il padre?

AMINTA

Alceo.

ALESSANDRO

Vive?

AMINTA

No; scorse

un lustro già, ch'io lo perdei.

ALESSANDRO

Che avesti

dal paterno retaggio?

AMINTA

Un orto angusto,

ond'io traggo alimento;

poche agnelle, un tugurio, e il cor contento.

ALESSANDRO

Vivi in povera sorte...

AMINTA

Assai benigna

sembra a me la mia stella.

Non bramo della mia sorte più bella.

ALESSANDRO

Ma in sì scarsa fortuna...

AMINTA

Assai più scarse

son le mie voglie.

ALESSANDRO

Aspro sudor t'appresta

cibo volgar...

AMINTA

Ma lo condisce.

ALESSANDRO

Ignori

le grandezze, gli onori.

AMINTA

E rivali non temo,

e rimorsi non ho.

ALESSANDRO

T'offre un ovile

sonni incomodi, e duri.

AMINTA

Ma tranquilli, e sicuri.

ALESSANDRO

E chi fra queste,

chi ti fremono intorno armate squadre,

chi assicurar ti può?

AMINTA

Questa, che tanto

io lodo, tu disprezzi, e il ciel protegge,

povera oscura sorte.

AGENORE

(piano ad Alessandro)

Hai dubbi ancora?

ALESSANDRO

(Quel parlar mi sorprende, e m'innamora.)

AMINTA

S'altro non brami, addio.

ALESSANDRO

Senti. I tuoi passi

ad Alessandro io guiderò, se vuoi.

AMINTA

No!

ALESSANDRO

Perché?

AMINTA

Sedurrebbe

ei me dalle mie cure; io qualche istante

al mondo usurperei del suo felice

benefico valor. Ciascun sé stesso

deve al suo stato. Altro il dover d'Aminta,

altro è quel d'Alessandro. È troppo angusta

per lui tutta la terra: una capanna

assai vasta è per me. D'agnelle io sono,

ei duce è di guerrieri:

picciol campo io coltivo, ei fonda imperi.

ALESSANDRO

Ma può il ciel di tua sorte

in un punto cangiar tutto il tenore.

AMINTA

Sì, ma il ciel finor mi vuol pastore.

[N. 3 - Aria]

Allegro aperto (si bemolle maggiore) / Grazioso

Archi, 2 oboe, 2 corni.

Aer tranquillo e dì sereni,

freschi fonti e verdi prati

sono i voti fortunati

della greggia e del pastor.

Che se poi piacesse ai fati

di cambiar gl'offici miei

avran cura allora i dèi

di cambiarmi e mente e cor.

(parte)

Scena terza

Alessandro ed Agenore.

Recitativo

AGENORE

Or che dici, Alessandro?

ALESSANDRO

Ah, certo asconde

quel pastorel lo sconosciuto erede

del soglio di Sidone! Eran già grandi

le prove tue; ma quel parlar, quel volto

son la maggior. Che nobil cor! Che dolce,

che serena virtù! Seguimi: andiamo

la grand'opra a compir. De' fasti miei

sarà questo il più bello. Abbatter mura

eserciti fugar, scuoter gl'imperi

fra' turbini di guerra,

è il piacer, che gl'eroi provano in terra.

Ma sollevar gli oppressi,

render felici i regni,

coronar la virtù, togliere a lei

quel, che l'adombra ingiurioso velo,

è il piacer, che gli dèi provano in cielo.

[N. 4 - Aria]

Allegro (re maggiore)

Archi, 2 oboe, 2 corni, 2 trombe.

Si spande al sole in faccia

nube talor così

e folgora, e minaccia

sull'arido terren.

Ma poi che in quella foggia

assai d'umori unì,

tutta si scioglie in pioggia

e gli feconda il sen.

(Alessandro parte; Agenore fa per seguirlo)

Scena quarta

Tamiri in abito pastorale ed Agenore.

Recitativo

TAMIRI

Agenore? T'arresta. Odi...

AGENORE

Perdona

leggiadra pastorella; io d'Alessandro

deggio or su l'orme... (Oh dèi! Tamiri è quella!)

Principessa!

TAMIRI

Ah, mio ben!

AGENORE

Sei tu?

TAMIRI

Son io.

AGENORE

Tu qui! In questa soglia!

TAMIRI

Io deggio a questa

il sol ben che mi resta,

ch'è la mia libertà: già che Alessandro

padre, e regno m'ha tolto.

AGENORE

Oh, quanto mai

ti piansi, e ti cercai! Ma dove ascosa

ti celasti finor?

TAMIRI

La bella Elisa

fuggitiva m'accolse.

AGENORE

E qual disegno?...

Ah m'attende Alessandro.

Addio; ritornerò.

TAMIRI

Senti. Alla fuga

tu d'aprirmi un cammin ben mio procura.

Altrove almeno io piangerò sicura.

AGENORE

Vuoi seguir, principessa,

un consiglio più saggio? Ad Alessandro

meco ne vieni.

TAMIRI

All'uccisor del padre!

AGENORE

Straton sé stesso uccise, ei la clemenza

del vincitor prevenne.

TAMIRI

Io stessa ai lacci

offrir la destra? Io delle greche spose

andrò gl'insulti a tollerar?

AGENORE

T'inganni:

non conosci Alessandro. Ed io non posso

per or disingannarti. Addio, fra poco

a te verrò.

(in atto di partire)

TAMIRI

Guarda: d'Elisa i tetti

colà...

AGENORE

(in atto di partire)

Già mi son noti.

TAMIRI

Odi.

AGENORE

Che brami?

TAMIRI

Come sto nel tuo core?

AGENORE

Ah non lo vedi?

A' tuoi begl'occhi, o principessa, il chiedi.

[N. 5 - Aria]

Grazioso (sol Maggiore)

Archi.

Per me rispondete,

begl'astri d'amore:

se voi no 'l sapete

chi mai lo saprà?

Voi tutte apprendeste

le vie del mio core,

talor che vinceste

la mia libertà.

(parte)

Scena quinta

Tamiri sola.

Recitativo

No: voi non siete, o dèi,

quanto finor credei

inclementi con me.

Cangiaste, è vero,

in capanna il mio soglio; in rozzi velli

la porpora real; ma fido ancora

l'idol mio ritrovai.

Pietosi dèi, voi mi lasciaste assai!

[N. 6 - Aria]

Allegro aperto (mi bemolle maggiore)

Archi, 2 oboe, 2 corni.

Di tante sue procelle

già si scordò quest'alma:

già ritrovò la calma

sul volto del mio ben.

Fra l'ire delle stelle

se palpitò d'orrore,

or di contento il core

va palpitando in sen.

(parte)

Scena sesta

Elisa, sommessamente allegra e frettolosa, poi Aminta.

Recitativo

ELISA

Oh lieto giorno! oh me felice! oh, caro

mio genitor! Ma dove andò? Pur dianzi

qui lo lasciai.

(guardando la capanna)

Sarà là dentro. Aminta!...

(batte alla porta)

Aminta!... Oh stolta! mi sovviene; è l'ora

d'abbeverar la greggia. Al fonte io deggio,

e non qui ricercarne...

AMINTA

(entrando mentre Elisa sta per partire)

Dove t'affretti Elisa?

ELISA

Ah tornasti una volta. Andiamo.

AMINTA

E dove?

ELISA

Al genitor.

AMINTA

Dunque ci consente.

ELISA

Il core

non m'ingannò. Sarai mio sposo, e prima

che il sol tramonti. Impaziente il padre

n'è al par di noi. D'un così amabil figlio

superbo, e lieto... ei te 'l dirà. Vedrai

dall'accoglienze sue... vieni!

AMINTA

Ah ben mio

lasciami respirar. Pietà d'un core,

che fra le gioie estreme...

ELISA

Deh non tardiam: respireremo insieme.

(in atto di partire)

Scena settima

Agenore seguìto da Guardie reali, e Nobili di Sidone, che portano sopra bacili d'oro le regie insegne, e detti.

AGENORE

Dal più fedel vassallo

il primo omaggio eccelso re ricevi.

(si inginocchia)

ELISA

(ad Aminta)

Che dice?

AMINTA

(ad Agenore)

A chi favelli?

AGENORE

A te, signor.

AMINTA

(con viso sdegnoso)

Lasciami in pace: e prendi

alcun altro a schernir. Libero io nacqui,

se re non sono; e se non merto omaggi,

(crescendo il risentimento)

ho un core almen che non sopporta oltraggi.

AGENORE

(levandosi)

Quel generoso sdegno

te scopre, e me difende. Odimi: e soffri,

che ti sveli a te stesso il zelo mio.

ELISA

Come! Aminta ei non è?

AGENORE

No!

AMINTA

E chi son io?

AGENORE

Tu Abdolonimo sei: l'unico crede

del soglio di Sidone.

AMINTA

Io!

AGENORE

Sì! Scacciato

dal reo Stratone il padre tuo, bambino

al mio ti consegnò. Questi morendo

alla mia fé commise

te, il segreto, e le prove.

ELISA

E il vecchio Alceo?...

AGENORE

L'educò sconosciuto.

AMINTA

E tu finora...

AGENORE

Ed io, finor tacendo, alla paterna

legge ubbidii. M'era il parlar vietato,

finché qualche cammin t'aprisse al trono

l'assistenza de' numi. Io la cercai

nel gran cor d'Alessandro: e la trovai.

ELISA

O giubilo! o contento!

il mio bene è il mio re.

AMINTA

(ad Agenore)

Dunque Alessandro...

AGENORE

T'attende, e di sua mano

vuol coronarti il crin. Le regie spoglie

quelle son, ch'ei t'invia. Questi, che vedi,

son tuoi servi, e custodi. Ah vieni ormai;

ah questo giorno ho sospirato assai.

(parte col séguito)

Scena ottava

Elisa allegra, Aminta attonito.

AMINTA

Elisa!

ELISA

Aminta!

AMINTA

È sogno?

ELISA

Ah no.

AMINTA

Tu credi

dunque...

ELISA

Sì. Non è strano

questo colpo per me, benché improvviso,

un cor di re sempre io ti vidi in viso.

AMINTA

Sarà. Vadasi intanto

al padre tuo.

(s'incammina)

ELISA

(l'arresta)

No, maggior cura i numi

ora esigon da te. Va', regna, e poi...

Recitativo accompagnato

Andante / Allegro

Archi.

AMINTA

Che! M'affretti a lasciarti? E non ti cale,

che il genitor, oh dèi!

a cui la tua tu déi,

la mia felicità degg'io, de' nuovi

improvvisi contenti or ne sia a parte?

Perdona, Elisa, ubbidirti non posso;

me 'l vietan l'amor tuo, il gran piacere,

il rispetto, il dovere.

Ah pria, ch'altri il prevenga,

dal mio labbro sì lieta nuova intenda,

e ad Alessandro, e al regno poi n'andrò;

quindi fra poco nel fido pastore

un re tuo sposo a te ritornerà.

(Elisa guarda tristemente a terra)

Soffri, ch'io vada... Ah se sapessi, quanto

lungi da te, idol mio, un solo istante,

peni il mio cor amante...

ELISA

Ah se vedessi,

come sta questo cor! Di gioia esulta,

ma pur... No no tacete

importuni timori.

(guardandolo con orgoglio)

Or non si pensi,

se non che Aminta è re. Deh va': potrebbe

Alessandro sdegnarsi.

AMINTA

(circondandola con un braccio)

Amici dèi,

son grato al vostro dono:

ma troppo è caro a questo prezzo un trono.

[N. 7 - Duetto]

Andante (la maggiore) / Allegro

Archi, 2 oboe, 2 corni.

ELISA

Vanne a regnar, ben mio,

ma fido a chi t'adora

serba, se puoi, quel cor.

AMINTA

Se ho da regnar, ben mio,

sarà sul trono ancora

il fido tuo pastor.

ELISA

Ah che il mio re tu sei!

AMINTA

Ah che crudel timor!

ELISA

Ah proteggete oh dèi,

questo innocente amor.

Variante recitativo atto I, scena II

Alternativa ai versi che vanno da «Ecco il pastor / Ma fra' contenti oblio» e «Sì, ma il cielo finor mi vuol pastore».

AMINTA

Campagne amene,

romite selve, a voi quanto degg'io:

la mia pace, il riposo e dì sereni

d'ogni gioia ripieni,

d'ogni vero piacer, per cui contento

il fasto, ogn'or ricuserei d'un trono,

tutto, lo riconosco, è vostro dono.

Se soletto tra voi

della tenera greggia i passi osservo,

col rozzo suon dell'umil mia zampogna

a quella i paschi raddolcisco, e intanto

scaccio dal cuor la noia, e lieto io canto.

Canto della mia ninfa i dolci amori,

che se meco non è, so che sospira;

tutto amor ella spira,

tutto fuoco è per me, e al suo fuoco anch'io

qual fenice mi struggo indi rinasco.

Recitativo accompagnato

Andante (fa maggiore)

Archi.

Ditelo, voi pastori,

se un più di me felice e fortunato

si ritrova fra voi? Che al fido Aminta

fida è la bella Elisa, ogni ruscello

garrulo il dice a tutti, il cavo monte

lo ripete giulivo, ed ogni fronda

chinandosi l'afferma, e fin gl'augelli

emuli al nostro amor amano anch'essi;

e fra baci, ed amplessi

separandosi, all'un e all'altro polo

portan de' pastorelli Elisa e Aminta

al chiaro esempio il testimon verace:

che il riposo, la pace, e il vero amore

nella vita s'annida del pastore.

Atto secondo
Scena prima

Grande, e ricco padiglione d'Alessandro da un lato; ruine inselvatichite di antichi edifici dall'altro. Campo de' greci in lontano. Guardie del medesimo in vari luoghi.
Elisa, poi Agenore.

Recitativo

ELISA

(entrando, si guarda attorno)

Questa del campo greco

è la tenda maggior. Qui l'idol mio

certo ritroverò.

AGENORE

(arrestandola)

Dove t'affretti

leggiadra ninfa?

ELISA

(vuol passare)

Io vado al re.

AGENORE

(la ferma)

Perdona

veder no 'l puoi.

ELISA

Per qual ragione?

AGENORE

Or siede

co' suoi greci a consiglio.

ELISA

Co' greci suoi?

AGENORE

Sì.

ELISA

(incamminandosi)

Dunque andar poss'io.

Non è quello il mio re.

AGENORE

(arrestandola)

Ferma; né pure

al tuo re lice andar.

ELISA

Perché?

AGENORE

Che attenda

Alessandro or convien.

ELISA

(incamminandosi)

L'attenda. Io bramo

vederlo sol.

AGENORE

No, d'inoltrarti tanto

non è permesso a te.

ELISA

Dunque l'avverti:

egli a me venga.

AGENORE

E questo

non è permesso a lui.

ELISA

Permesso almeno

mi sarà d'aspettarlo.

(siede sopra un sasso)

AGENORE

Amica Elisa

va': credi a me. Per ora

deh non turbarci. Io col tuo re fra poco

piuttosto a te verrò.

ELISA

No: non mi fido.

Tu non pensi a Tamiri,

ed a me penserai?

AGENORE

T'inganni. Appunto

io voglio ad Alessandro

di lei parlar. Già incominciai, ma fui

nell'opera interrotto. Ah va'! S'ei viene,

gli opportuni momenti

rubar mi puoi.

ELISA

(si leva)

T'appagherò. Ma senti:

se tardi, io torno.

AGENORE

È giusto.

ELISA

Addio.

(s'incammina e poi si volge)

Frattanto

non celare ad Aminta

le smanie mie.

AGENORE

No.

ELISA

(s'incammina e poi si volge)

Digli

che le sue mi figuro.

AGENORE

Sì.

ELISA

(ad Agenore, ma da lontano)

Da me lungi oh quanto

penerà l'infelice!

AGENORE

Molto!

ELISA

(da lontano)

E parla di me?

AGENORE

Sempre!

ELISA

(torna ad Agenore)

E che dice?

AGENORE

Ma tu partir non vuoi. Se tutte io deggio

ridir le sue querele...

ELISA

(con impeto)

Vado: non ti sdegnar, sei pur crudele!

[N. 8 - Aria]

Andante (si bemolle maggiore) / Allegro

Archi, 2 oboe, 2 corni.

Barbaro! oh dio, mi vedi

divisa dal mio ben,

barbaro! E non concedi

ch'io ne dimandi almen?

Come di tanto affetto

alla pietà non cedi?

Hai pure un core in petto,

hai pure un'alma in sen!

(parte)

Scena seconda

Agenore e Aminta.

Recitativo

AGENORE

Nel gran cor d'Alessandro, o dèi clementi,

secondate i miei detti

a favor di Tamiri. Ah n'è ben degna

la sua virtù, la sua beltà...

(ad Aminta che arriva in fretta)

Ma dove

dove corri mio re?

AMINTA

La bella Elisa

pur da lungi or mirai, perché s'asconde?

Dov'è?

AGENORE

Partì.

AMINTA

Senza vedermi? Ingrata!

Ah! raggiungerla io voglio.

(s'incammina)

AGENORE

(l'arresta)

Ferma, signor.

AMINTA

Perché?

AGENORE

Non puoi.

AMINTA

Non posso?

Chi dà legge ad un re?

AGENORE

La sua grandezza,

la giustizia, il decoro, il bene altrui,

la ragione, il dover.

AMINTA

Dunque pastore

io fui men servo. E che mi giova il regno?

AGENORE

Se il regno a te non giova,

tu giovar devi a lui. Se te non reggi,

come altrui reggerai? Come - ah mi scordo,

che Aminta è il re, che un suo vassallo io sono.

Errai per troppo zel; signor perdono!

(vuole inginocchiarsi)

AMINTA

(lo solleva)

Che fai! Sorgi. Ah se m'ami.

Parlami ognor così. Mi par si bella,

che di sé m'innamora

la verità, quando mi sferza ancora.

AGENORE

Ah, te destina il fato

veramente a regnar.

AMINTA

Ma dimmi, amico:

non deggio amar chi m'ama? È poco Elisa

degna d'amor? Chi condannar potrebbe

fra gli uomini, fra i numi, in terra, in cielo

la tenerezza mia?

AGENORE

Nessuno. È giusta;

ma pria di tutto...

AMINTA

Ah! Pria di tutto andiamo

amico, a consolarla, e poi...

AGENORE

(arrestando Aminta)

T'arresta.

Sciolto è il consiglio: escono i duci: a noi

viene Alessandro.

Alessandro, i suoi Generali ed il suo Séguito escono dalla tenda.

AMINTA

Ov'è?

AGENORE

Non riconosci

i suoi custodi alla real divisa?

AMINTA

Dunque...

AGENORE

Attender convien.

(si ritira verso la tenda)

AMINTA

Povera Elisa!

Scena terza

Alessandro e detti.

ALESSANDRO

(ad Aminta)

Per qual ragione

resta il re di Sidone

ravvolto ancor fra quelle lane istesse?

AMINTA

Perché ancor non impresse

su quella man, che lo solleva al regno,

del suo grato rispetto un bacio in pegno.

Soffri, che prima al piede

déi mio benefattor...

(vuole inginocchiarsi)

ALESSANDRO

(lo solleva)

No: dell'amico

vieni alle braccia; e di rispetto in vece

rendigli amore. Esecutor son io

dei decreti del ciel. Tu del contento

che in eseguirli io provo,

sol mi sei debitor. Per mia mercede

chiedo la gloria tua.

AMINTA

Qual gloria, oh dèi,

io saprò meritar; se fino ad ora

una greggia a guidar solo imparai?

ALESSANDRO

Sarai buon re, se buon pastor sarai.

AMINTA

Sì. Ma in un mar mi veggo

ignoto, e procelloso. Or se tu parti

chi sarà l'astro mio? Da chi consigli

prender dovrò?

ALESSANDRO

Già questo dubbio solo

mi promette un gran re.

AMINTA

Ma donde un sì gran lume

può sperare un pastor?

ALESSANDRO

Dal ciel, che illustra

quei, che sceglie a regnar. Or va', deponi

quelle rustiche vesti; altre ne prendi,

e torna a me. Già di mostrarti è tempo

a' tuoi fidi vassalli.

AMINTA

Ah fate, oh numi

fate che Aminta in trono

sé stesso onori, il donatore, e il dono.

(parte)

Scena quarta

Alessandro, Agenore.

AGENORE

(Or per la mia Tamiri

è tempo di parlar.)

ALESSANDRO

La gloria mia

me fra lunghi riposi,

o Agenore, non soffre. Oggi a Sidone

il suo re donerò; col nuovo giorno

partir vogl'io. Ma (te 'l confesso) a pieno

soddisfatto non parto. Il vostro giogo

io fransi, è vero; io ritornai lo scettro

nella stirpe real: nel saggio Aminta

un buon re lascio al regno: un vero amico

in Agenore al re. Sarebbe forse

onorata memoria il nome mio

lungamente fra voi. Tamiri, oh dèi,

sol Tamiri l'oscura. Ov'ella giunga

fuggitiva, raminga,

di me, che si dirà? Che un empio io sono

un barbaro, un crudel.

AGENORE

Degna è di scusa

se, figlia d'un tiranno, ella temea...

ALESSANDRO

Questo è il suo fallo. E che temer dovea?

Se Alessandro punisce

le colpe altrui, le altrui virtudi onora.

AGENORE

L'Asia non vide altri alessandri ancora.

ALESSANDRO

Quanta gloria m'usurpa! Io lascerei

tutti felici. Ah per lei sola or questa

riman del mio valore orma funesta!

AGENORE

(Coraggio!)

ALESSANDRO

Avrei potuto

altrui mostrar, se non fuggìa Tamiri

ch'io distinguer dal reo, so l'innocente.

AGENORE

Non lagnarti: il potrai.

ALESSANDRO

Come?

AGENORE

È presente.

ALESSANDRO

Chi?

AGENORE

Tamiri.

ALESSANDRO

E me 'l taci?

AGENORE

Il seppi appena,

che a te venni: e or volea...

ALESSANDRO

Corri, t'affretta,

guidala a me.

AGENORE

Vado, e ritorno.

(in atto di partire)

ALESSANDRO

(pensa)

Aspetta!

(risoluto da sé)

(Ah sì Mai più bel nodo

non strinse amore.) Or sì contento a pieno

partir potrò. Vola a Tamiri: e dille

che oggi al nuovo sovrano

io darò la corona, ella la mano.

AGENORE

La man!

ALESSANDRO

Sì amico. Ah con un sol diadema

di due bell'alme io la virtù corono!

Ei salirà sul trono,

senza ch'ella ne scenda; a voi la pace,

la gloria al nome mio

rendo così: tutto assicuro.

AGENORE

(Oh dio!)

ALESSANDRO

Tu impallidisci! e taci!

Disapprovi il consiglio? È pur Tamiri...

AGENORE

Degnissima del trono.

ALESSANDRO

È un tal pensiero...

AGENORE

Degnissimo di te.

ALESSANDRO

Di quale affetto

quel tacer dunque è segno, e quel pallore?

AGENORE

Di piacer, di rispetto e di stupore.

[N. 9 - Aria]

Allegro moderato (fa maggiore)

Archi, 2 flauti, 2 oboe, 2 corni.

ALESSANDRO

Se vincendo vi rendo felici,

se partendo non lascio nemici,

che bel giorno fa questo per me!

De' sudori ch'io spargo pugnando,

non dimando più bella mercé.

(partono)

Scena quinta

Parte interna di grande e deliziosa grotta formata capricciosamente nel vivo sasso dalla natura: distinta, e rivestita in gran parte dal vivace verde delle varie piante, o dall'alto pendenti, o serpeggianti all'intorno: e rallegrata da una vena di limpid'acqua, che scendendo obliquamente fra' sassi, or si nasconde, or si mostra, e finalmente si perde. Gli spaziosi trafori, che rendono il sito luminoso, scoprono l'aspetto di diverse amene, d'ineguali colline in lontano: e in distanza minore di qualche tenda militare: onde si comprenda essere il luogo nelle vicinanze del campo greco.
Aminta solo.

Recitativo

(assiso sopra un sasso)

Ohimè! declina il sol; già il tempo è scorso,

che a' miei dubbi penosi

Agenore concesse. Io nel periglio

di parer vile, o di mostrarmi infido

tremo, ondeggio, m'affanno, e non decido.

E questo è il regno? E così ben si vive

fra la porpora, e l'or? Oh me infelice!

(all'avvicinarsi di Agenore)

Agenore già vien. Che dirgli? Oh dio!

(si leva)

Scena sesta

Agenore e detto.

AGENORE

E irresoluto ancora

ti ritrovo o mio re?

AMINTA

No.

AGENORE

Decidesti?

AMINTA

Sì.

AGENORE

Come?

AMINTA

Il dover mio

a compir son disposto.

AGENORE

Ad Alessandro

dunque d'andar più non ricusi?

AMINTA

A lui

anzi già m'incammino.

AGENORE

Elisa, e trono

vedi, che andar non ponno insieme.

AMINTA

È vero,

né d'un eroe benefico al disegno

oppor si dée chi ne riceve un regno.

AGENORE

Oh fortunato Aminta! Oh qual compagna

ti destinan le stelle! Amala; è degna

degl'affetti d'un re.

AMINTA

Comprendo amico,

tutta la mia felicità. Non dirmi

d'amar la sposa mia. Già l'amo a segno,

che senza lei mi spiacerebbe il regno.

[N. 10 - Rondò]

Andantino (mi bemolle maggiore)

Archi, violino solo, 2 flauti, 2 corni inglesi, 2 fagotti, 2 corni.

L'amerò, sarò costante:

fido sposo, e fido amante

sol per lei sospirerò.

In sì caro, e dolce oggetto

la mia gioia, il mio diletto,

la mia pace io troverò.

(parte)

Scena settima

Agenore solo.

Recitativo

Uscite, alfine, uscite,

trattenuti sospiri,

oh dio, bella Tamiri, oh dio...

Scena ottava

Elisa e detto.

ELISA

Ma senti,

Agenore quai fole

s'inventan qui per tormentarmi. È sparso

ch'oggi Aminta a Tamiri

darà la man di sposo.

AGENORE

Esci d'error. Nessun t'inganna.

ELISA

E sei

tu sì credulo ancor?

AGENORE

Io non saprei

per qual via dubitarne.

ELISA

E mi abbandona

dunque Aminta così? Donde apprendesti

novella sì gentil?

AGENORE

Da lui.

ELISA

Da lui!

AGENORE

Sì, dall'istesso Aminta.

ELISA

Dove?

AGENORE

Qui.

ELISA

Quando?

AGENORE

Or ora.

ELISA

E disse?

AGENORE

E disse,

che al voler d'Alessandro

non dessi oppor chi ne riceve un regno.

ELISA

Santi numi del ciel! Come! A Tamiri

darà la man?

AGENORE

La mano, e il cor.

ELISA

Che possa

così tradirmi Aminta!

AGENORE

Ah cangia Elisa,

cangia ancor tuo pensiero:

cedi al destin.

ELISA

No, non sarà mai vero!

AGENORE

Ma s'ei più tuo non è, con quei trasporti

che puoi far?

ELISA

Che far posso? Ad Alessandro

agli uomini, agli dèi, pietà, mercede,

giustizia chiederò. Voglio, che Aminta

confessi a tutti in faccia

che del suo cor m'ha fatto dono; e voglio,

se pretende il crudel, che ad altri il ceda,

voglio morir d'affanno: e ch'ei lo veda.

(parte piangendo)

Scena nona

Agenore e poi Tamiri.

AGENORE

Povera ninfa! Io ti compiango: e intendo

nella mia la tua pena. Io da Tamiri

convien che fugga; e ritrovar non spero

alla mia debolezza altro ricorso.

(in atto di partire)

TAMIRI

(entra con un foglio in mano)

Agenore t'arresta!

AGENORE

(Oh dèi! soccorso!)

TAMIRI

(con ironia)

D'un regno debitrice

ad amator sì degno

dunque è Tamiri?

AGENORE

Il debitore è il regno.

TAMIRI

(con ironia)

Perché sì gran novella

non recarmi tu stesso?

AGENORE

È ver; ma forse

l'idea del dover mio

in faccia a te... Bella regina, addio.

(in atto di partire)

TAMIRI

Sentimi. Dove corri?

AGENORE

A ricordarmi

che sei la mia sovrana.

TAMIRI

(con impero)

Alle mie nozze

io presente ti voglio.

AGENORE

Ah no, perdona:

questo è l'ultimo addio.

TAMIRI

(con impero)

Ubbidienza io voglio

da un suddito fedel.

AGENORE

(Oh dio!)

TAMIRI

(con impero)

M'udisti?

AGENORE

Ubbidirò, crudele.

[N. 11 - Aria]

Andantino grazioso (la maggiore)

Archi.

TAMIRI

Se tu di me fai dono:

se vuoi che d'altri io sia:

perché la colpa è mia?

Perché son io crudel?

La mia dolcezza imita;

l'abbandonata io sono:

e non t'insulto ardita,

chiamandoti infedel.

(parte)

Scena decima

Agenore solo.

Recitativo

Misero cor! Credevi

d'aver tutte sofferte

le tirannie d'amore.

Ah non è vero:

ancor la più funesta,

misero core, a tollerar ti resta!

[N. 12 - Aria]

Allegro (do minore)

Archi, 2 oboe, 2 fagotti, 4 corni.

Sol può dir come si trova

un amante in questo stato

qualche amante sfortunato,

che lo prova al par di me.

Un tormento è quel ch'io sento,

più crudel d'ogni tormento,

e un tormento disperato

che soffribile non è.

(parte)

Scena undicesima

Parte dello spazio circondato dal gran portico del celebre tempio di Ercole Tirio. Tutto il vasto recinto è riccamente adornato (per l'incoronazione del nuovo re di Sidone) e di vasi d'oro, e di barbari tappeti, e di festoni di verdure, e di fiori, che intorno alle numerose colonne artificiosamente s'avvolgono, e tutte tra loro le intrecciano. Dal destro lato, molto innanzi, ricco ed elevato trono con due sedili, sopra de' quali scettro e corona reali. Dal lato medesimo, ma in distanza maggiore, magnifico ingresso del tempio suddetto, a cui s'ascende per ampia e superba scala. Fuori dal portico, alla destra, veduta del faro e del porto di Sidone guarnito di folte navi: alla sinistra, della falange macedone disposta in ordinanza, a vista del trono. Concorso per tutto di Cittadini, e Pastori.
Fra l'armonia strepitosa de' militari strumenti esce Alessandro preceduto da' Capitani greci, e seguìto da Nobili di Sidone. Poi Tamiri, indi Agenore.

[N. 13 - Aria]

Allegro (do maggiore)

Archi, 2 oboe, 2 corni, 2 trombe.

ALESSANDRO

Voi, che fausti ognor

donate nuovi germi a' lauri miei,

secondate amici dèi

anche i moti del mio cor.

Recitativo

Olà! Che più si tarda? Il sol tramonta:

perché il re non si vede?

Dov'è Tamiri?

TAMIRI

(venendo avanti, seguita da Agenore)

È d'Alessandro al piede.

ALESSANDRO

Sei tu la principessa?

TAMIRI

Son io.

AGENORE

Signor, non dubitarne; è dessa.

TAMIRI

Odi: Agenore amante

la mia grandezza all'amor suo prepone:

se alla grandezza mia posporre io debba

un'anima sì fida,

esamini, Alessandro, e ne decida.

ALESSANDRO

Dèi! Qual virtù! Qual fede!

Scena dodicesima

Elisa e detti.

ELISA

(entrando con impeto)

Ah giustizia signor, pietà, mercede!

ALESSANDRO

Chi sei? Che brami?

ELISA

Io sono Elisa. Imploro

d'Alessandro il soccorso

a pro d'un core ingiustamente oppresso.

ALESSANDRO

Contro chi mai?

ELISA

Contro Alessandro istesso.

ALESSANDRO

Che ti fece Alessandro?

ELISA

Egli m'invola

ogni mia pace, ogni mio ben: d'affanno

ei vuol vedermi estinta.

D'Aminta io vivo: ei mi rapisce Aminta.

ALESSANDRO

Aminta! E qual ragione

hai tu sopra di lui?

ELISA

Qual! Da bambina

ebbi il suo core in dono.

ALESSANDRO

Colui, che il cor ti diè, ninfa gentile,

era Aminta, il pastore: a te giammai

Abdolonimo, il re, non diede il core.

Scena tredicesima

Aminta e detti.

AMINTA

(entrando, in abito da pastore, seguito da alcuni pastori e recando le vesti regali)

Signore, io sono Aminta, e son pastore.

ALESSANDRO

Come!

AMINTA

Le regie spoglie

ecco al tuo piè.

(depone le vesti davanti ad Alessandro)

Con le mie lane intorno,

alla mia greggia, alla mia pace io torno.

ALESSANDRO

E Tamiri non è...

AMINTA

Tamiri è degna

del cor d'un re; ma non è degna Elisa

ch'io le manchi di fé. Abbiasi il regno

chi ha di regnar talento:

pur ch'Elisa mi resti, io son contento.

AGENORE

Che ascolto!

ALESSANDRO

Ove son io?

ELISA

Agenore, io te 'l dissi; Aminta è mio!

ALESSANDRO

Sì generosi amanti

non divida Alessandro. Eccoti, Aminta,

la bella Elisa. Ecco, Tamiri, il tuo

Agenore fedel.

(ad Aminta ed Elisa)

Voi di Sidone or sarete i regnanti,

(ad Agenore e Tamiri)

e voi soggetti

non resterete. A fabbricarvi' il trono

la mia fortuna impegno,

ed a tanta virtù non manca un regno.

ELISA, AMINTA, TAMIRI E AGENORE

Oh, grande! Oh, giusto!

ALESSANDRO

Ah, vegga alfin Sidone

coronato il suo re!

AMINTA

Ma in queste spoglie...

ALESSANDRO

In queste spoglie a caso

qui non ti guida il cielo. Il ciel predice

del tuo regno felice

tutto per questa via forse il tenore:

bella sorte d'un regno è IL RE PASTORE.

[N. 14 - Finale / Quintetto]

Molto Allegro (re maggiore)

Archi, 2 oboe, 2 corni.

TUTTI

Viva l'invitto duce,

viva del cielo il dono,

più caro al nostro cor

ELISA E AMINTA

Con fortunati auspici

in questi dì più belle

splendano in ciel le stelle

rida più lieto amor.

ELISA

Nell'adorarti ognora,

qual sia un felice amore

caro, il mio cor saprà.

AMINTA

Se quel tuo cor m'adora,

cara, più dolce ardore

no che l'amor non dà.

ALESSANDRO

Questo è per me contento.

AGENORE

Gioia ne provo al cor.

AMINTA, TAMIRI, ELISA E AGENORE

No, che ad amore un cor

resistere non sa.

ELISA

Vaghe luci, mio tesoro.

AMINTA

Cari accenti del mio bene.

ELISA E AMINTA

Nel mirarti mi conviene,

dolcemente sospira.

TAMIRI E AGENORE

Alme liete, alme care,

sì godete nell'amar!

Fine del libretto.

Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40 (W)

Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Variante recitativo atto I, scena II Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima