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La traviata

LA TRAVIATA

Melodramma in tre atti.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Francesco Maria PIAVE.
Musica di Giuseppe VERDI.

Prima esecuzione: 6 marzo 1853, Venezia.


Personaggi:

VIOLETTA Valéry

soprano

FLORA Bervoix

mezzosoprano

ANNINA

mezzosoprano

ALFREDO Germont

tenore

GERMONT Giorgio, padre di Alfredo

baritono

GASTONE Visconte de Letorières

tenore

BARONE Douphol

baritono

MARCHESE d'Obigny

basso

DOTTORE Grenvil

basso

GIUSEPPE servo di Violetta

tenore

DOMESTICO di Flora

basso

COMMISSIONARIO

basso


Coro di Signori e Signore amici di Violetta e Flora, Mattadori, Piccadori, Zingare. Comparse di Servi di Violetta e di Flora, Maschere, ecc. ecc.

Parigi e sue vicinanze, nel 1700 circa. N. B. Il primo atto succede in agosto, il secondo in gennaio, il terzo in febbraio; le indicazioni di destra o sinistra sono prese dalla platea.

Atto primo

[N. 1 - Preludio]

Scena prima

Salotto in casa di Violetta. Nel fondo è la porta che mette ad altra sala; ve ne sono altre due laterali; a sinistra, un caminetto con sopra uno specchio. Nel mezzo è una tavola riccamente imbandita.
Violetta, seduta sopra un divano, sta discorrendo col Dottore e con alcuni Amici, mentre altri vanno ad incontrare quelli che sopraggiungono, tra i quali sono il Barone e Flora al braccio del Marchese.

[N. 2 - Introduzione]

CORO

Dell'invito trascorsa è già l'ora...

voi tardaste...

II°

Giocammo da Flora...

e giocando quell'ore volar.

VIOLETTA

(va loro incontro)

Flora, amici, la notte che resta

d'altre gioie qui fate brillar...

fra le tazze è più viva la festa...

FLORA E MARCHESE

E goder voi potrete?

VIOLETTA

Lo voglio;

al piacere m'affido, ed io soglio

col tal farmaco i mali sopir.

TUTTI

Sì, la vita s'addoppia al gioir.

Scena seconda

Detti, il Visconte Gastone de Letorières, Alfredo Germont; Servi affacendati intorno alla mensa.

GASTONE

In Alfredo Germont, o signora,

ecco un altro che molto vi onora;

pochi amici a lui simili sono...

VIOLETTA

(dà la mano ad Alfredo, che gliela bacia)

Mio visconte, mercé di tal dono.

MARCHESE

Caro Alfredo...

ALFREDO

Marchese...

(si stringono la mano)

GASTONE

(ad Alfredo)

T'ho detto:

l'amistà qui s'intreccia al diletto.

(i servi frattanto avranno imbandite le vivande)

VIOLETTA

(ai servi)

Pronto è il tutto?...

(un servo accenna di sì)

Miei cari, sedete;

è al convito che s'apre ogni cor.

TUTTI

Ben diceste... le cure segrete

fuga sempre l'amico licor.

Siedono in modo che Violetta resti tra Alfredo e Gastone; di fronte vi sarà Flora tra il Marchese ed il Barone, gli altri siedono a piacere. V'ha un momento di silenzio; frattanto passano i piatti, e Violetta e Gastone parlano sottovoce tra loro, poi:

GASTONE

(piano, a Violetta)

Sempre Alfredo a voi pensa.

VIOLETTA

Scherzate?

GASTONE

Egra foste, e ogni dì con affanno

qui volò, di voi chiese...

VIOLETTA

Cessate.

Nulla son io per lui...

GASTONE

Non v'inganno.

VIOLETTA

(ad Alfredo)

Vero è dunque?... onde ciò?... No 'l comprendo.

ALFREDO

(sospirando)

Sì, egli è ver.

VIOLETTA

(ad Alfredo)

Le mie grazie vi rendo.

(al Barone)

Voi Barone non feste altrettanto...

BARONE

Vi conosco da un anno soltanto.

VIOLETTA

Ed ei solo da qualche minuto.

FLORA

(piano al Barone)

Meglio fora se avesse taciuto.

BARONE

(piano a Flora)

M'è increscioso quel giovin...

FLORA

Perché?

A me invece simpatico gli è.

GASTONE

(ad Alfredo)

E tu dunque non apri più bocca?

MARCHESE

(a Violetta)

È a madama che scuoterlo tocca...

VIOLETTA

(mesce ad Alfredo)

Sarò l'Ebe che versa...

ALFREDO

(con galanteria)

E ch'io bramo

immortal come quella.

TUTTI

Beviamo.

GASTONE

O barone, né un verso, un viva

troverete in quest'ora giuliva?...

(il Barone accenna che no)

GASTONE

(ad Alfredo)

Dunque a te...

TUTTI

Sì, sì, un brindisi.

ALFREDO

L'estro

non m'arride...

GASTONE

E non se' tu maestro?

ALFREDO

(a Violetta)

Vi fia grato?...

VIOLETTA

Sì.

ALFREDO

(s'alza)

Sì?... L'ho già in cor.

MARCHESE

Dunque attenti...

TUTTI

Sì, attenti al cantor.

ALFREDO

Libiam ne' lieti calici

che la bellezza infiora,

e la fuggevol ora

s'inebri a voluttà.

Libiam ne' dolci fremiti

che suscita l'amore,

poiché quell'occhio al core

(indicando Violetta)

onnipotente va.

TUTTI

Libiamo; amor fra i calici

più caldi baci avrà.

VIOLETTA

(s'alza)

Tra voi saprò dividere

il tempo mio giocondo;

tutto è follia nel mondo

ciò che non è piacer.

Godiam, fugace e rapido

è il gaudio dell'amore;

è un fior che nasce e muore,

né più si può goder.

TUTTI

Godiam... la tazza e il cantico

le notti abbella e il riso;

in questo paradiso

ne scopra il nuovo dì.

VIOLETTA

(ad Alfredo)

La vita è nel tripudio...

ALFREDO

(a Violetta)

Quando non s'ami ancora.

VIOLETTA

(ad Alfredo)

No 'l dite a chi lo ignora...

ALFREDO

(a Violetta)

È il mio destin così.

TUTTI

Godiam... la tazza e il cantico

le notti abbella e il riso;

in questo paradiso

ne scopra il nuovo dì.

S'ode musica dall'altra sala.

TUTTI

Che è ciò?

VIOLETTA

Non gradireste ora le danze?

TUTTI

Oh, il gentil pensier!... tutti accettiamo.

VIOLETTA

Usciamo dunque...

(s'avviano alla porta di mezzo, ma Violetta colta da subito pallore dice)

VIOLETTA

Ohimè!...

TUTTI

Che avete?

VIOLETTA

Nulla,

nulla.

TUTTI

Che mai v'arresta?

VIOLETTA

Usciamo...

(fa qualche passo, ma è obbligata a nuovamente fermarsi e sedere)

Oh dio!...

TUTTI

Ancora!...

ALFREDO

Voi soffrite!

TUTTI

O ciel!... ch'è questo!

VIOLETTA

Un tremito che provo... or là passate.

(indica l'altra sala)

Tra poco anch'io sarò...

TUTTI

Come bramate.

(tutti passano all'altra sala, meno Alfredo che resta indietro)

Scena terza

Violetta, Alfredo, e Gastone a tempo.

VIOLETTA

(guardandosi allo specchio)

Oh qual pallor!...

(volgendosi, s'accorge d'Alfredo)

Voi qui!...

ALFREDO

Cessata è l'ansia

che vi turbò?

VIOLETTA

Sto meglio.

ALFREDO

Ah, in cotal guisa

v'ucciderete... aver v'è d'uopo cura

dell'esser vostro...

VIOLETTA

E lo potrei?

ALFREDO

Se mia

foste, custode io veglierei pe' vostri

soavi dì.

VIOLETTA

Che dite?... ha forse alcuno

cura di me?

ALFREDO

(con fuoco)

Perché nessuno al mondo

v'ama...

VIOLETTA

Nessun?...

ALFREDO

Tranne sol io.

VIOLETTA

(ridendo)

Gli è vero!...

Sì grande amor dimenticato avea...

ALFREDO

Ridete!... e in voi v'ha un core?...

VIOLETTA

Un cor?... Sì... forse... e a che lo richiedete?...

ALFREDO

Oh, se ciò fosse non potreste allora

celiar...

VIOLETTA

Dite davvero?...

ALFREDO

Io non v'inganno.

VIOLETTA

Da molto è che mi amate?...

ALFREDO

Ah sì, da un anno.

Un dì, felice, eterea,

mi balenaste innante,

e da quel dì tremante

vissi d'ignoto amor.

Di quell'amor ch'è l'anima

dell'universo intero,

misterioso, altero,

croce e delizia al cor.

VIOLETTA

Ah, se ciò è ver, fuggitemi

solo amistade io v'offro:

amar non so, né soffro

di così eroico ardor.

Io sono franca, ingenua;

altra cercar dovete;

non arduo troverete

dimenticarmi allor.

GASTONE

(si presenta sulla porta di mezzo)

Ebbene? Che diavol fate?

VIOLETTA

Si folleggiava...

GASTONE

Ah! ah!... Sta ben... restate.

(rientra)

VIOLETTA

Amor dunque non più... vi garba il patto?

ALFREDO

Io v'obbedisco... Parto.

(per andarsene)

VIOLETTA

A tal giungeste?

(si toglie un fiore dal seno)

Prendete questo fiore.

ALFREDO

Perché?...

VIOLETTA

Per riportarlo...

ALFREDO

(tornando)

Quando?

VIOLETTA

Quando

sarà appassito.

ALFREDO

Allor domani...

VIOLETTA

Ebbene;

domani.

ALFREDO

(prende con trasporto il fiore)

Io son felice!

VIOLETTA

D'amarmi dite ancora?

ALFREDO

(per partire)

Oh, quanto v'amo!...

VIOLETTA

Partite?...

ALFREDO

(torna a lei le bacia la mano)

Parto.

VIOLETTA

Addio.

ALFREDO

Di più non bramo.

(esce)

Scena quarta

Violetta, e tutti gli altri che tornano dalla sala riscaldati dalle danze.

TUTTI

Si ridesta in ciel l'aurora,

e n'è forza ripartir;

mercé a voi, gentil signora,

di sì splendido gioir.

La città di feste è piena,

volge il tempo dei piacer;

nel riposo ancor la lena

si ritempri per goder.

(partono alla destra)

Scena quinta

Violetta sola.

[N. 3 - Aria Violetta; Finale atto I]

È strano!... è strano!... in core

scolpiti ho quegli accenti!

Sarìa per mia sventura un serio amore?...

Che risolvi, o turbata anima mia?...

Null'uom ancora t'accendeva... o gioia

ch'io non conobbi, essere amata amando!...

E sdegnarla poss'io

per l'aride follie del viver mio?

Ah, forse è lui che l'anima

solinga ne' tumulti

godea sovente pingere

de' suoi colori occulti!...

Lui che modesto e vigile

all'egre soglie ascese,

e nuova febbre accese,

destandomi all'amor.

A quell'amor ch'è palpito

dell'universo intero,

misterioso, altero,

croce e delizia al cor.

A me fanciulla, un candido

e trepido desire

questi effigiò dolcissimo

signor dell'avvenire,

quando ne' cieli il raggio

di sua beltà vedea,

e tutta me pascea

di quel divino error.

Sentìa che amore è palpito

dell'universo intero,

misterioso, altero,

croce e delizia al cor!

(resta concentrata un istante, poi dice)

Follie!... follie!... delirio vano è questo!...

in quai sogni mi perdo,

povera donna, sola

abbandonata in questo

popoloso deserto

che appellano Parigi,

che spero or più?... che far degg'io?... Gioire,

di voluttà nei vortici finire.

Sempre libera degg'io

trasvolar di gioia in gioia,

perché ignoto al viver mio

nulla passi del piacer.

Nasca il giorno, il giorno muoia,

sempre me la stessa trovi;

le dolcezze a me rinnovi

ma non muti il mio pensier.

(entra a sinistra)

Atto secondo
Scena prima

Casa di campagna presso Parigi. Salotto terreno. Nel fondo in faccia agli spettatori, è un camino, sopra il quale uno specchio ed un orologio, fra due porte chiuse da cristalli che mettono ad un giardino. Al primo piano, due altre porte, una di fronte all'altra. Sedie, tavolini, qualche libro, l'occorrente per scrivere.
Alfredo entra in costume da caccia.

[N. 4 - Aria Alfredo]

Lunge da lei per me non v'ha diletto!...

Volaron già tre lune

dacché la mia Violetta

agi per me lasciò, dovizie, amori,

e le pompose feste,

ove, agli omaggi avvezza,

vedea schiavo ciascun di sua bellezza...

Ed or contenta in questi ameni luoghi

solo esiste per me... qui presso a lei

io rinascer mi sento,

e dal soffio d'amor rigenerato

scordo ne' gaudi suoi tutto il passato.

(depone il fucile)

De' miei bollenti spiriti

il giovanile ardore

ella temprò col placido

sorriso dell'amore!

Dal dì che disse: vivere

io voglio a te fedel,

dell'universo immemore

mi credo quasi in ciel.

Scena seconda

Detto ed Annina in arnese da viaggio.

ALFREDO

Annina, donde vieni?

ANNINA

Da Parigi.

ALFREDO

Chi te 'l commise?

ANNINA

Fu la mia signora.

ALFREDO

Perché?

ANNINA

Per alienar cavalli, cocchi,

e quanto ancor possiede...

ALFREDO

Che mai sento!

ANNINA

Lo spendio è grande a viver qui solinghi.

ALFREDO

E tacevi?...

ANNINA

Mi fu il silenzio imposto.

ALFREDO

Imposto!... e v'abbisognan?...

ANNINA

Mille luigi.

ALFREDO

Or vanne... andrò a Parigi...

Questo colloquio ignori la signora...

Il tutto valgo a riparare ancora...

(Annina parte)

Scena terza

Alfredo solo.

Oh mio rimorso! Oh infamia!...

e vissi in tale errore!...

ma il turpe sogno a frangere

il ver mi balenò.

Per poco in seno acquetati,

o grido dell'onore;

m'avrai securo vindice,

quest'onta laverò.

(esce)

Scena quarta

Violetta ch'entra con alcune carte, parlando con Annina, poi Giuseppe a tempo.

[N. 5 - Duetto Violetta]

VIOLETTA

Alfredo?

ANNINA

Per Parigi or or partiva.

VIOLETTA

E tornerà?...

ANNINA

Pria che tramonti il giorno...

dirvel m'impose...

VIOLETTA

È strano!...

GIUSEPPE

(presenta una lettera)

Per voi...

VIOLETTA

(prende la lettera)

Sta bene... In breve

giungerà un uom d'affari... entri all'istante...

(Annina e Giuseppe escono)

Scena quinta

Violetta, quindi il signor Germont, introdotto da Giuseppe che avanzate due sedie, riparte.

VIOLETTA

(legge la lettera)

Ah! ah!... scopriva Flora il mio ritiro!...

E m'invita a danzar per questa sera!...

Invan m'aspetterà...

(getta il foglio sul tavolino e siede)

GIUSEPPE

Giunse un signore.

VIOLETTA

(Ah! sarà lui che attendo...)

(accenna a Giuseppe d'introdurlo)

GERMONT

Madamigella Valéry?...

VIOLETTA

Son io.

GERMONT

D'Alfredo il padre in me vedete.

VIOLETTA

(sorpresa gli accenna di sedere)

Voi!

GERMONT

(sedendo)

Sì, dell'incauto che a rovina corre,

ammaliato da voi.

VIOLETTA

(alzandosi risentita)

Donna son io, signore, ed in mia casa;

ch'io vi lasci assentite,

più per voi che per me.

(per uscire)

GERMONT

(Quai modi!) Pure...

VIOLETTA

Tratto in error voi foste...

(torna a sedere)

GERMONT

De' suoi beni

dono vuol farvi...

VIOLETTA

Non l'osò finora;

rifiuterei.

GERMONT

(guardandosi intorno)

Pur tanto lusso...

VIOLETTA

A tutti

è mistero quest'atto... a voi no 'l sia.

(gli dà le carte)

GERMONT

(dopo averle scorse coll'occhio)

D'ogni avere pensate dispogliarvi?

Ah, il passato perché, perché v'accusa!...

VIOLETTA

Più non esiste... or amo Alfredo, e dio

lo cancellò col pentimento mio.

GERMONT

Nobili sensi invero!...

VIOLETTA

Oh, come dolce

mi suona il vostro accento!

GERMONT

(alzandosi)

Ed a tai sensi

un sacrifizio chieggo...

VIOLETTA

(alzandosi)

Ah no... tacete...

terribil cosa chiedereste certo...

il previdi... v'attesi... era felice...

troppo...

GERMONT

D'Alfredo il padre

la sorte, l'avvenir domanda or qui

de' suoi due figli.

VIOLETTA

Di due figli!...

GERMONT

Sì.

Pura siccome un angelo

iddio mi diè una figlia;

se Alfredo nega riedere

in seno alla famiglia,

l'amato e amante giovane,

cui sposa andar dovea,

or si ricusa al vincolo

che lieti ne rendea...

deh, non mutate in triboli

le rose dell'amor.

Ai preghi miei resistere

non voglia il vostro cor.

VIOLETTA

Ah, comprendo... dovrò per alcun tempo

da Alfredo allontanarmi... doloroso

fora per me... pur...

GERMONT

Non è ciò che chiedo...

VIOLETTA

Cielo... che più cercate? offersi assai!

GERMONT

Pur non basta.

VIOLETTA

Volete che per sempre

a lui rinunzi?...

GERMONT

È d'uopo!

VIOLETTA

No... giammai!

Non sapete quale affetto

vivo, immenso m'arda in petto?...

Che né amici, né parenti

io non conto tra' viventi?...

E che Alfredo m'ha giurato

che in lui tutto io troverò?

Non sapete che colpita

d'atro morbo è la mia vita?

Che già presso il fin ne vedo?...

Ch'io mi separi da Alfredo?...

Ah, il supplizio è si spietato,

che morir preferirò.

GERMONT

È grave il sacrifizio,

ma pur tranquilla udite...

Bella voi siete e giovane...

col tempo...

VIOLETTA

Ah, più non dite

v'intendo... m'è impossibile...

lui solo amar vogl'io...

GERMONT

Sia pure... ma volubile

sovente è l'uom...

VIOLETTA

(colpita)

Gran dio!

GERMONT

Un dì, quando le veneri

il tempo avrà fugate,

fia presto il tedio a sorgere...

che sarà allor? Pensate...

Per voi non avran balsamo

i più soavi affetti;

poiché dal ciel non furono

tai nodi benedetti...

VIOLETTA

È vero!...

GERMONT

Ah, dunque sperdasi

tal sogno seduttore,

siate di mia famiglia

l'angiol consolatore...

Violetta, deh, pensateci,

ne siete in tempo ancor...

È dio che ispira, o giovine

tai detti a un genitor.

VIOLETTA

(Così alla misera ~ ch'è un dì caduta,

di più risorgere ~ speranza è muta!...

se pur benefico ~ le indulga iddio,

l'uomo implacabile ~ per lei sarà...)

(a Germont, piangendo)

Dite alla giovine ~ sì bella e pura

ch'avvi una vittima ~ della sventura,

cui resta un unico ~ raggio di bene...

che a lei il sacrifica ~ e che morrà!

GERMONT

Sì, piangi, o misera... ~ supremo, il veggo,

è il sacrifizio ~ ch'or io ti chieggo...

Sento nell'anima ~ già le tue pene...

coraggio e il nobile ~ cor vincerà.

Silenzio.

VIOLETTA

Or imponete.

GERMONT

Non amarlo ditegli.

VIOLETTA

No 'l crederà.

GERMONT

Partite.

VIOLETTA

Seguirammi.

GERMONT

Allor...

VIOLETTA

Qual figlia m'abbracciate... forte

così sarò.

(s'abbracciano)

Tra breve ei vi fia reso,

ma afflitto oltre ogni dire... A suo conforto

di colà volerete.

(indicandogli il giardino, va per scrivere)

GERMONT

Or che pensate?

VIOLETTA

Sapendol, v'opporreste al pensier mio.

GERMONT

Generosa!... e per voi che far poss'io?...

VIOLETTA

(tornando a lui)

Morrò!... la mia memoria

non fia ch'ei maledica,

se le mie pene orribili

vi sia chi almen gli dica.

Conosca il sacrifizio

ch'io consumai d'amor

che sarà suo fin l'ultimo

sospiro del mio cor.

GERMONT

No, generosa, vivere,

e lieta voi dovrete;

mercé di queste lagrime

dal cielo un giorno avrete;

premiato il sacrifizio

sarà del vostro cor;

d'un'opra così nobile

andrete fiera allor.

VIOLETTA

Qui giunge alcun, partite!...

GERMONT

Ah, grato v'è il cor mio!...

VIOLETTA

Non ci vedrem più forse...

(s'abbracciano)

VIOLETTA E GERMONT

Felice siate... Addio!...

(Germont esce per la porta del giardino)

Scena sesta

Violetta, poi Annina, quindi Alfredo.

[N. 6 - Scena Violetta]

VIOLETTA

Dammi tu forza, o cielo!...

Siede, scrive, poi suona il campanello.

ANNINA

Mi richiedeste?

VIOLETTA

Sì, reca tu stessa

questo foglio...

(Annina ne guarda la direzione e se ne mostra sorpresa)

Silenzio... va' all'istante.

(Annina parte)

Ed ora si scriva a lui...

che gli dirò?... Chi me n' darà il coraggio!

(scrive e poi suggella)

(entrando)

ALFREDO

Violetta che fai?...

VIOLETTA

(nascondendo la lettera)

Nulla.

ALFREDO

Scrivevi?

VIOLETTA

(confusa)

No... sì...

ALFREDO

Qual turbamento!... a chi scrivevi?...

VIOLETTA

A te...

ALFREDO

Dammi quel foglio.

VIOLETTA

No, per ora...

ALFREDO

Mi perdona... son io preoccupato.

VIOLETTA

(alzandosi)

Che fu!...

ALFREDO

Giunse mio padre...

VIOLETTA

Lo vedesti?

ALFREDO

No, no, severo scritto mi lasciava...

ma verrà, t'amerà in vederti...

VIOLETTA

(molto agitata)

Ch'ei qui non mi sorprenda...

lascia che m'allontani... tu lo calma...

(mal frena il pianto)

Ai piedi suoi mi getterò... divisi

ei più non ne vorrà... sarem felici...

perché tu m'ami, Alfredo, non è vero?...

ALFREDO

Oh, quanto!... perché piangi?...

VIOLETTA

Di lagrime avea d'uopo... or son tranquilla.

(sforzandosi)

Lo vedi? ti sorrido

sarò là, tra quei fior presso a te sempre...

Amami, Alfredo, quant'io t'amo... Addio.

(corre in giardino)

Scena settima

Alfredo, poi Giuseppe, indi un Commissionario a tempo.

ALFREDO

Ah, vive sol quel core all'amor mio!...

(siede, prende a caso un libro, legge alquanto, quindi si alza guarda l'ora sull'orologio sovrapposto al camino)

È tardi: ed oggi forse

più non verrà mio padre.

GIUSEPPE

(entrando frettoloso)

La signora è partita...

l'attendeva un calesse, e sulla via

già corre di Parigi... Annina pure

prima di lei spariva.

ALFREDO

Il so, ti calma...

GIUSEPPE

(Che vuol dir ciò?)

(parte)

ALFREDO

Va forse d'ogni avere

ad affrettar la perdita... ma Annina

la impedirà...

(si vede il padre attraversare in lontananza il giardino)

Qualcuno è nel giardino!...

Chi è là?

(per uscire)

COMMISSIONARIO

(alla porta)

Il signor Germont?

ALFREDO

Son io.

COMMISSIONARIO

Una dama

da un cocchio, per voi, di qua non lunge

mi diede questo scritto...

(dà una lettera ad Alfredo, ne riceve qualche moneta e parte)

Scena ottava

Alfredo, poscia il signor Germont ch'entra in giardino.

ALFREDO

Di Violetta!... Perché son io commosso?...

A raggiungerla forse ella m'invita...

Io tremo!... Oh ciel!... Coraggio!...

(apre e legge)

«Alfredo, al giungervi di questo foglio»...

(come fulminato grida)

Ah!...

(volgendosi si trova a fronte del padre, nelle cui braccia si abbandona esclamando:)

Padre mio!

GERMONT

Mio figlio!...

Oh, quanto soffri... tergi, ah, tergi il pianto,

ritorna di tuo padre orgoglio e vanto.

Alfredo, disperato, siede presso il tavolino col volto tra le mani.

GERMONT

Di Provenza il mar, il suol ~ chi dal cor ti cancellò?

Al natio fulgente sol ~ qual destino ti furò?...

Oh, rammenta pur nel duol ~ ch'ivi gioia a te brillò,

e che pace colà sol ~ su te splendere ancor può.

Dio mi guidò!

Ah! il tuo vecchio genitor ~ tu non sai quanto soffrì!...

te lontano, di squallor ~ il suo tetto si coprì...

ma se alfin ti trovo ancor, ~ se in me speme non fallì,

se la voce dell'onor ~ in te appien non ammutì.

Dio m'esaudì!

(abbracciandolo)

Né rispondi d'un padre all'affetto?

ALFREDO

Mille serpi divoranmi il petto...

(respingendolo)

Mi lasciate...

GERMONT

Lasciarti!

ALFREDO

(risoluto)

(Oh vendetta!)

GERMONT

Non più indugi; partiamo t'affretta.

ALFREDO

(Ah, fu Douphol!)

GERMONT

M'ascolti tu?

ALFREDO

No.

GERMONT

Dunque invano trovato t'avrò!

No, non udrai rimproveri;

copriam d'oblio il passato;

l'amor che m'ha guidato,

sa tutto perdonar.

Vieni, i tuoi cari in giubilo

con me rivedi ancora;

a chi penò finora

tal gioia non negar.

Un padre ed una suora

t'affretta a consolar.

ALFREDO

(scuotendosi, getta a caso gli occhi sulla tavola, vede la lettera di Flora, la scorre ed esclama:)

Ah!... ell'è alla festa!... volisi

l'offesa a vendicar.

(fugge precipitoso seguìto dal padre)

Scena nona

Galleria nel palazzo di Flora, riccamente addobbata e illuminata. Una porta nel fondo e due laterali. A destra più avanti, un tavoliere, con quanto occorre pe 'l gioco; a sinistra, ricco tavolino con fiori e rinfreschi, varie sedie e un divano.
Flora, il Marchese, il Dottore ed altri Invitati entrano dalla sinistra discorrendo fra loro.

[N. 7 - Finale atto II]

FLORA

Avrem lieta di maschere la notte;

n'è duce il viscontino...

Violetta ed Alfredo anco invitai...

MARCHESE

La novità ignorate?...

Violetta e Germont sono disgiunti.

DOTTORE E FLORA

Fia vero?...

MARCHESE

Ella verrà qui col Barone.

DOTTORE

Li vidi ieri ancor... parean felici.

(s'ode rumore a destra)

FLORA

Silenzio... udite?...

TUTTI

(vanno verso la destra)

Giungono gli amici.

Scena decima

Detti, e molte signore mascherate da Zingare, che entrano dalla destra.

ZINGARE

Noi siamo zingarelle

venute da lontano;

d'ognuno sulla mano

leggiamo l'avvenir.

Se consultiam le stelle

null'avvi a noi d'oscuro,

e i casi del futuro

possiamo altrui predir.

I.

Vediamo!... Voi, signora,

(prendono la mano a Flora e l'osservano)

rivali alquante avete...

II.

(fanno lo stesso al Marchese)

Marchese, voi non siete

model di fedeltà.

FLORA

(al Marchese)

Fate il galante ancora?

Ben, vo' me la paghiate...

MARCHESE

(a Flora)

Che dianci vi pensate?...

L'accusa è falsità.

FLORA

La volpe lascia il pelo,

non abbandona il vizio

Marchese mio, giudizio,

o vi farò pentir.

TUTTI

Su via, si stenda un velo

sui fatti del passato;

già quel ch'è stato è stato,

badiamo all'avvenir.

(Flora ed il Marchese si stringono la mano)

Scena undicesima

Detti, Gastone ed altri amici mascherati da Mattadori, Piccadori spagnuoli, ch'entrano vivamente dalla destra.

GASTONE E MATTADORI

Di Madride noi siam mattadori,

siamo i prodi del circo de' tori,

testé giunti a godere del chiasso

che a Parigi si fa pe 'l bue grasso;

e una storia, se udire vorrete,

quali amanti noi siamo, saprete.

GLI ALTRI

Sì, sì, bravi, narrate, narrate,

con piacere l'udremo...

GASTONE E MATTADORI

Ascoltate.

GASTONE E MATTADORI

È Piquillo un bel gagliardo

biscaglino mattador:

forte il braccio, fiero il guardo,

delle giostre egli è signor.

D'andalusa giovinetta

follemente innamorò;

ma la bella ritrosetta

così al giovane parlò:

«Cinque tori in un sol giorno

vo' vederti ad atterrar;

e, se vinci, al tuo ritorno

mano e cor ti vo' donar.»

«Sì» gli disse, e il mattadore,

alle giostre mosse il piè;

cinque tori, vincitore

sull'arena egli stendé.

GLI ALTRI

Bravo invero il mattadore,

ben gagliardo si mostrò

se alla giovane l'amore

in tal guisa egli provò!

GASTONE E MATTADORI

Poi, tra plausi, ritornato

alla bella del suo cor,

colse il premio desïato

tra le braccia dell'amor.

GLI ALTRI

Con tai prove i mattadori

san le amanti conquistar!

GASTONE E MATTADORI

Ma qui son più miti i cori;

a noi basta folleggiar...

TUTTI

Sì, sì, allegri... Or pria tentiamo

della sorte il vario umor;

la palestra dischiudiamo

agli audaci giocator.

(gli uomini si tolgono la maschera, e chi passeggia e chi si accinge a giocare)

Scena dodicesima

Detti ed Alfredo, quindi Violetta col Barone. Un Servo a tempo.

TUTTI

Alfredo!... Voi!...

ALFREDO

Sì, amici...

FLORA

Violetta?

ALFREDO

Non ne so.

TUTTI

Ben disinvolto!... Bravo!... Or via, giocar si può.

(Gastone si pone a tagliare, Alfredo ed altri puntano)

(Violetta entra al braccio del Barone)

FLORA

(andandole incontro)

Qui desïata giungi...

VIOLETTA

Cessi al cortese invito.

FLORA

Grata vi son, barone, d'averlo pur gradito.

BARONE

(piano a Violetta)

Germont è qui!... il vedete!...

VIOLETTA

(piano)

(Ciel! egli è vero.) Il vedo.

BARONE

(cupo)

Da voi non un sol detto si volga a questo Alfredo.

VIOLETTA

(Ah perché venni! Incauta... Pietà di me, gran dio!)

FLORA

(a Violetta)

Meco t'assidi, narrami, quai novità vegg'io?...

Flora fa sedere Violetta presso di sé; il Dottore si avvicina ad esse, che sommessamente conversano. Il Marchese si trattiene a parte col Barone, Gastone taglia, Alfredo ed altri puntano, altri passeggiano.

ALFREDO

Un quattro!

GASTONE

Ancora hai vinto.

ALFREDO

(punta e vince)

Sfortuna nell'amore

vale fortuna al gioco!...

TUTTI

È sempre vincitore!...

ALFREDO

Oh, vincerò stasera; e l'oro guadagnato

poscia a goder fra' campi ritornerò beato.

FLORA

Solo?

ALFREDO

No, no, con tale che vi fu meco ancor,

poi mi sfuggìa...

VIOLETTA

(Mio dio!)

GASTONE

(ad Alfredo)

(indicando Violetta)

(Pietà di lei!)

BARONE

(ad Alfredo, con mal frenata ira)

Signor!...

VIOLETTA

(piano al Barone)

Frenatevi, o vi lascio.

ALFREDO

(disinvolto)

Barone, m'appellaste?

BARONE

Siete in sì gran fortuna, che al gioco mi tentaste.

ALFREDO

(ironico)

Sì?... la disfida accetto...

VIOLETTA

(Che fia?... morir mi sento.)

BARONE

(puntando)

Cento luigi a destra...

ALFREDO

(puntando)

Ed alla manca cento...

GASTONE

Un asse... un fante... hai vinto!...

BARONE

Il doppio?...

ALFREDO

Il doppio sia.

GASTONE

(tagliando)

Un quattro... un sette...

TUTTI

Ancora!...

ALFREDO

Pur la vittoria è mia!

CORO

Bravo davver!... la sorte è tutta per Alfredo!...

FLORA

Del villeggiar la spesa farà il Baron, già il vedo.

ALFREDO

(al Barone)

Seguite pur...

DOMESTICO

La cena è pronta.

CORO

(s'avviano)

Andiamo.

(tra loro a parte)

ALFREDO

Se continuar v'aggrada...

BARONE

Per ora no 'l possiamo.

Più tardi la rivincita.

ALFREDO

Al gioco che vorrete.

BARONE

Seguiam gli amici; poscia...

ALFREDO

Sarò qual mi vorrete.

Tutti entrano nella porta di mezzo: la scena rimane un istante vuota.

Scena tredicesima

Violetta che ritorna affannata, indi Alfredo.

VIOLETTA

Invitato a qui seguirmi,

verrà desso?... vorrà udirmi?...

Ei verrà... ché l'odio atroce

puote in lui più di mia voce...

ALFREDO

Mi chiamaste?... che bramate?...

VIOLETTA

Questi luoghi abbandonate,

un periglio vi sovrasta...

ALFREDO

Ah, comprendo!... Basta... basta...

E sì vile mi credete?...

VIOLETTA

Ah, no, mai...

ALFREDO

Ma che temete?...

VIOLETTA

Tremo sempre del Barone...

ALFREDO

È tra noi mortal questione...

s'ei cadrà per mano mia

un sol colpo vi torrìa

coll'amante il protettore...

V'atterrisce tal sciagura?

VIOLETTA

Ma s'ei fosse l'uccisore?...

Ecco l'unica sventura

ch'io pavento a me fatale.

ALFREDO

La mia morte!... che ve n' cale?

VIOLETTA

Deh, partite, e sull'istante.

ALFREDO

Partirò, ma giura innante

che dovunque seguirai

i miei passi...

VIOLETTA

Ah, no, giammai.

ALFREDO

No!... giammai!...

VIOLETTA

Va', sciagurato.

Scorda un nome ch'è infamato...

Va'... mi lascia sul momento...

di fuggirti un giuramento

sacro io feci...

ALFREDO

E chi potea?...

VIOLETTA

Chi diritto pien ne avea.

ALFREDO

Fu Douphol?...

VIOLETTA

(con supremo sforzo)

Sì.

ALFREDO

Dunque l'ami?

VIOLETTA

Ebben... l'amo.

ALFREDO

(corre furente a spalancare la porta e grida)

Or tutti a me.

Scena quattordicesima

Detti, e tutti i precedenti che confusamente ritornano.

TUTTI

Ne appellaste?... Che volete?...

(additando Violetta che abbattuta si appoggia al tavolino)

ALFREDO

Questa donna conoscete?

TUTTI

Chi?... Violetta?

ALFREDO

Che facesse

non sapete?

VIOLETTA

Ah, taci.

ALFREDO

No.

Ogni suo aver tal femmina

per amor mio sperdea...

io cieco, vile, misero,

tutto accettar potea.

Ma è tempo ancora, tergermi

da tanta macchia bramo...

qui testimoni vi chiamo,

ch'ora pagata io l'ho.

Getta con furente sprezzo una borsa ai piè di Violetta, che sviene tra le braccia di Flora e del Dottore. In tal momento entra il Padre.

Scena quindicesima

Detti, ed il signor Germont ch'entra all'ultime parole.

TUTTI

Oh, infamia orribile

tu commettesti!...

Un cor sensibile!

Così uccidesti!...

Di donne ignobile

insultator,

di qua allontanati,

ne desti orror.

GERMONT

(con dignitoso fuoco)

Di sprezzo degno sé stesso rende

chi pur nell'ira la donna offende...

Dov'è mio figlio?... più non lo vedo;

in te più Alfredo ~ trovar non so.

(Io sol fra tanti so qual virtude

di quella misera il sen racchiude...

io so che l'ama, che gli è fedele;

eppur, crudele, tacer dovrò!)

ALFREDO

(Ah sì!... che feci! ne sento orrore!...

gelosa smania, deluso amore

mi strazian l'alma... più non ragiono...

da lei perdono ~ più non avrò.

Volea fuggirla non ho potuto...

dall'ira spinto son qui venuto!...

or che lo sdegno ho disfogato,

me sciagurato!... rimorso io n'ho!)

VIOLETTA

(riavendosi)

Alfredo, Alfredo, di questo core

non puoi comprendere tutto l'amore...

tu non conosci che fino a prezzo

del tuo disprezzo ~ provato io l'ho.

Ma verrà giorno, in che il saprai...

com'io t'amassi conoscerai...

dio dai rimorsi ti salvi allora...

io spenta ancora ~ pur t'amerò.

BARONE

(piano ad Alfredo)

A questa donna l'atroce insulto

qui tutti offese, ma non inulto

fia tanto oltraggio... provar vi voglio

che tanto orgoglio ~ fiaccar saprò.

TUTTI

(a Violetta)

Ahi quanto peni... ma pur fa core...

qui soffre ognuno del tuo dolore;

fra cari amici qui sei soltanto,

rasciuga il pianto ~ che t'inondò.

(il signor Germont trae seco il figlio, il Barone li segue. Violetta è condotta in altra stanza dal Dottore e da Flora, gli altri si disperdono)

Atto terzo
Scena prima

Camera da letto di Violetta. Nel fondo è un letto con cortine mezze tirate; una finestra chiusa da imposte interne; presso il letto uno sgabello su cui una bottiglia di acqua, una tazza di cristallo, diverse medicine. A metà della scena una toilette, vicino un canapè; più distante un altro mobile, sui cui arde un lume da notte, varie sedie ed altri mobili. La porta è a sinistra; di fronte v'è un caminetto con fuoco acceso.
Violetta dorme sul letto. Annina, seduta presso il caminetto, è pure addormita.

[N. 8 - Scena e Aria]

VIOLETTA

(destandosi)

Annina?...

ANNINA

(svegliandosi confusa)

Comandate?...

VIOLETTA

Dormivi, poveretta?

ANNINA

Sì, perdonate...

VIOLETTA

Dammi d'acqua un sorso.

(Annina eseguisce)

VIOLETTA

Osserva, è pieno il giorno?

ANNINA

Son sett'ore.

VIOLETTA

Dà accesso a un po' di luce.

(apre le imposte e guarda nella via)

ANNINA

Il signor di Grenvil!...

VIOLETTA

Oh, il vero amico!...

Alzar mi vo': m'aita...

(si alza e ricade; poi, sostenuta da Annina, va lentamente verso il canapè, ed il Dottore entra in tempo per assisterla ad adagiarvisi. Annina vi aggiunge dei cuscini)

Scena seconda

Dette ed il Dottore.

VIOLETTA

Quanta bontà!... pensaste a me per tempo!...

DOTTORE

(le tocca il polso)

Or, come vi sentite?

VIOLETTA

Soffre il mio corpo, ma tranquilla ho l'alma.

Mi confortò iersera un pio ministro.

Religione è sollievo a' sofferenti.

DOTTORE

E questa notte?

VIOLETTA

Ebbi tranquillo il sonno.

DOTTORE

Coraggio adunque... la convalescenza

non è lontana.

VIOLETTA

Oh, la bugia pietosa

a' medici è concessa.

DOTTORE

(le stringe la mano)

Addio... a più tardi.

VIOLETTA

Non mi scordate.

ANNINA

(piano al Dottore accompagnandolo)

Come va, signore?

DOTTORE

(piano)

La tisi non le accorda che poc'ore.

(parte)

Scena terza

Violetta e Annina.

ANNINA

Or fate cor...

VIOLETTA

Giorno di festa è questo?...

ANNINA

Tutta Parigi impazza... è carnevale...

VIOLETTA

Oh, nel comun tripudio, sallo il cielo

quanti infelici gemon! Quale somma

v'ha in quello stipo?

ANNINA

(apre e conta)

Venti luigi.

VIOLETTA

Dieci ne reca ai poveri tu stessa.

ANNINA

Poco rimanvi allora...

VIOLETTA

(sospirando)

Oh, mi sarà bastante!...

cerca poscia mie lettere.

ANNINA

Ma voi?...

VIOLETTA

Nulla occorrà... sollecita, se puoi.

(Annina esce)

Scena quarta

Violetta, sola.

(trae dal seno una lettera e legge)

«Teneste la promessa... la disfida

ebbe luogo! il Barone fu ferito,

però migliora... Alfredo

è in stranio suolo; il vostro sacrifizio

io stesso gli ho svelato.

Egli a voi tornerà pe 'l suo perdono;

io pur verrò... Curatevi... mertate

un avvenir migliore;

Giorgio Germont.»

(desolata)

È tardi!

(Si alza)

Attendo, attendo... né a me giungon mai!...

(si guarda allo specchio)

Oh, come son mutata!...

Ma il dottore a sperar pure m'esorta!...

Ah, con tal morbo ogni speranza è morta!...

Addio, del passato bei sogni ridenti,

le rose del volto già son pallenti;

l'amore d'Alfredo pur esso mi manca,

conforto, sostegno dell'anima stanca...

Ah, della traviata sorridi al desïo;

a lei, deh, perdona, tu accoglila, o dio.

Or tutto finì.

Le gioie, i dolori tra poco avran fine,

la tomba ai mortali di tutto è confine!

Non lagrima o fiore avrà la mia fossa,

non croce col nome che copra quest'ossa!

Ah, della traviata sorridi al desïo;

a lei, deh, perdona; tu accoglila, o dio.

Or tutto finì!

(siede)

[N. 9 - Baccanale, Coro]

CORO BACCANALE

(all'esterno)

Largo al quadrupede

sir della festa,

di fiori e pampini

cinto la testa...

Largo al più docile

d'ogni cornuto,

di corni e pifferi

abbia il saluto.

Parigini, date passo

al trionfo del bue grasso.

L'Asia, né l'Africa

vide il più bello,

vanto ed orgoglio

d'ogni macello...

Allegre maschere,

pazzi garzoni

tutti plauditelo

con canti e suoni.

Parigini, date passo

al trionfo del bue grasso.

Scena quinta

Detta ed Annina, che torna frettolosa.

[N. 10 - Duetto]

ANNINA

(esitando)

Signora...

VIOLETTA

Che t'accadde?

ANNINA

Quest'oggi, è vero?... vi sentite meglio?...

VIOLETTA

Sì, perché?

ANNINA

D'esser calma promettete?

VIOLETTA

Sì, che vuoi dirmi?...

ANNINA

Prevenir vi volli...

una gioia improvvisa...

VIOLETTA

Una gioia!... dicesti?...

ANNINA

Sì, o signora...

VIOLETTA

Alfredo!... Ah, tu il vedesti?... ei vien!... l'affretta...

(Annina afferma col capo, e va ad aprire la porta)

Scena sesta

Violetta, Alfredo e Annina.

VIOLETTA

(andando verso l'uscio)

Alfredo?...

(Alfredo comparisce pallido per la commozione, ed ambedue, gettandosi le braccia al collo, esclamano:)

VIOLETTA

Amato Alfredo!...

ALFREDO

Mia Violetta!...

ALFREDO

Colpevol sono... so tutto, o cara...

VIOLETTA

Io so che alfine reso mi sei!...

ALFREDO

Da questo palpito s'io t'ami impara,

senza te esistere più non potrei.

VIOLETTA

Ah, s'anco in vita m'hai ritrovata,

credi che uccidere non può il dolor.

ALFREDO

Scorda l'affanno, donna adorata,

a me perdona e al genitor.

VIOLETTA

Ch'io ti perdoni?... la rea son io:

ma solo amore tal mi rendé...

VIOLETTA E ALFREDO

Null'uomo o demone, angelo mio,

mai più staccarti potrà da me.

Insieme

VIOLETTA

Parigi, o caro noi lasceremo,

la vita uniti trascorreremo:

de' corsi affanni compenso avrai,

la mia salute rifiorirà.

Sospiro e luce tu mi sarai,

tutto il futuro ne arriderà.

ALFREDO

Parigi, o cara noi lasceremo,

la vita uniti trascorreremo:

de' corsi affanni compenso avrai,

la tua salute rifiorirà.

Sospiro e luce tu mi sarai,

tutto il futuro ne arriderà.

VIOLETTA

Ah, non più, a un tempio... Alfredo, andiamo,

del tuo ritorno grazie rendiamo...

(vacilla)

ALFREDO

Tu impallidisci...

VIOLETTA

È nulla, sai!...

Gioia improvvisa non entra mai

senza turbarlo in mesto core...

(si abbandona come sfinita sopra una sedia col capo cadente all'indietro)

ALFREDO

(spaventato, sorreggendola)

Gran dio!... Violetta!...

VIOLETTA

(sforzandosi)

È il mio malore...

Fu debolezza!... ora son forte...

(sforzandosi)

Vedi?... Sorrido...

ALFREDO

(desolato)

(Ahi, cruda sorte!...)

VIOLETTA

Fu nulla; Annina, dammi a vestire...

ALFREDO

Adesso!... Attendi...

VIOLETTA

(alzandosi)

No... voglio uscire.

(Annina le presenta una veste ch'ella fa per indossare e impedita dalla debolezza, esclama:)

Gran dio non posso!...

(getta con dispetto la veste e ricade sulla sedia)

ALFREDO

(ad Annina)

(Cielo!... che vedo!...)

Va' pe 'l dottore...

(Annina parte)

VIOLETTA

(ad Annina)

Digli... che Alfredo

è ritornato all'amor mio...

Digli che vivere ancor vogl'io...

(Annina parte)

(ad Alfredo)

Ma se tornando non m'hai salvato,

a niuno in terra salvarmi è dato.

(sorgendo impetuosa)

Gran dio!... morir sì giovane,

io che penato ho tanto!...

Morir sì presso a tergere

il mio sì lungo pianto!

Ah, dunque fu delirio

la credula speranza;

invano di costanza

armato avrò il mio cor!

Alfredo... oh, il crudo termine

serbato al nostro amor!...

ALFREDO

Oh mio sospiro, oh palpito,

diletto del cor mio!...

Le mie colle tue lagrime

confondere degg'io...

Or più che mai, nostr'anime

han d'uopo di costanza,

ah! tutto alla speranza

non chiudere il tuo cor.

Violetta mia, deh, calmati,

m'uccide il tuo dolor...

(Violetta s'abbandona sul canapè)

Scena ultima

Detti, Annina, il signor Germont ed il Dottore.

[N. 11 - Finale ultimo]

GERMONT

(entrando)

Ah, Violetta!...

VIOLETTA

Voi, signor!...

ALFREDO

Mio padre!...

VIOLETTA

Non mi scordaste?

GERMONT

La promessa adempio...

A stringervi qual figlia vengo al seno,

o generosa.

VIOLETTA

Ohimè, tardi giungeste!...

Pure, grata ve n' sono...

(lo abbraccia)

Grenvil, vedete?... tra le braccia io spiro

di quanti ho cari al mondo...

GERMONT

Che mai dite!

(osservando Violetta)

(Oh cielo!... è ver!)

ALFREDO

La vedi, padre mio?

GERMONT

Di più non lacerarmi...

Troppo rimorso l'alma mi divora...

Quasi fulmin m'atterra ogni suo detto...

Oh, malcauto vegliardo!...

Ah, tutto il mal ch'io feci ora sol vedo!

VIOLETTA

(frattanto avrà aperto a stento un ripostiglio della toilette, e toltone un medaglione dice:)

Prendi, quest'è l'immagine

de' miei passati giorni;

a rammentar ti torni

colei che sì t'amò.

Se una pudica vergine

degli anni suoi nel fiore

a te donasse il core...

sposa ti sia... lo vo'.

Le porgi questa effigie:

dille che dono ell'è

di chi nel ciel tra gli angeli

prega per lei, per te.

ALFREDO

No, non morrai, non dirmelo

déi viver, amor mio...

a strazio così terribile

qui non mi trasse iddio.

Sì presto, ah no, dividerti

morte non può da me...

Ah, vivi, o un solo feretro

m'accoglierà con te.

GERMONT

Cara, sublime vittima

d'un generoso amore,

perdonami lo strazio

recato al tuo bel core.

GERMONT, DOTTORE E ANNINA

Finché avrà il ciglio lacrime

io piangerò per te;

vola a' beati spiriti;

iddio ti chiama a sé.

VIOLETTA

(alzandosi animata)

È strano!...

TUTTI

Che!

VIOLETTA

Cessarono

gli spasmi del dolore,

in me rinasce... m'anima

insolito vigore!...

Ah! io ritorno a vivere!...

(trasalendo)

Oh gioia!...

(ricade sul canapè)

TUTTI

O cielo!... muor!...

ALFREDO

Violetta?...

ANNINA E GERMONT

Oh dio, soccorrasi...

DOTTORE

(dopo averle toccato il polso)

È spenta!...

TUTTI

Oh mio dolor!

Fine del libretto.

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Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Atto terzo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena ultima