Atto terzo

 

Scena prima

Portici della reggia corrispondenti al mare. Navi poco lontane dalla riva.
Ulisse, ed Achille in abito militare.

Bozzetti

 Q 

Ulisse, Achille

 

ULISSE

Achille, or ti conosco. Oh, quanta parte  

del maestoso tuo real sembiante

defraudavan le vesti! Ecco il guerriero,

ecco l'eroe. Ringiovanita al sole

esce così la nuova serpe; e sembra,

mentre s'annoda e scioglie,

che altera sia delle cambiate spoglie.

ACHILLE

Sì, tua mercé, gran duce, io torno in vita,

respiro al fin; ma, qual da' lacci appena

disciolto prigionier, dubito ancora

della mia libertà: l'ombre ho su gli occhi

del racchiuso soggiorno;

mi sento il suon delle catene intorno.

ULISSE

(guardando intorno)

(Ed Arcade non vien!)

ACHILLE

Son queste, Ulisse,

le navi tue?

ULISSE

Sì; né superbe meno

andran del peso lor, che quella d'Argo

già del suo non andò. Compensa assai

di tanti eroi lo stuolo

e i tesori di Frisso Achille solo.

ACHILLE

Dunque, che più si tarda?

ULISSE

Olà! nocchieri,

appressatevi a terra.

(guardando intorno)

(E pur non miro

Arcade ancora.)

ACHILLE

Ah, perché mai le sponde

del nemico Scamandro

queste non son! Come s'emendi Achille,

là si vedrà. Cancellerà le indegne

macchie del nome mio di questa fronte

l'onorato sudor; gli ozi di Sciro

scuserà questa spada; e forse tanto

occuperò la fama

co' novelli trofei,

che parlar non potrà de' falli miei.

ULISSE

Oh sensi! oh voci! oh pentimento! oh ardori

degni d'Achille! E si volea di tanto

fraudar la terra? E si sperò di Sciro

nell'angusto recinto

celar furto sì grande? Oh troppo ingiusta,

troppo timida madre! E non previde

che a celar tanto fuoco

ogni arte è vana, ogni ritegno è poco?

 

Del terreno nel concavo seno  

vasto incendio se bolle ristretto,

a dispetto del carcere indegno

con più sdegno gran strada si fa.

Fugge allora; ma, intanto che fugge,

crolla, abbatte, sovverte, distrugge

piani, monti, foreste e città.

 

ACHILLE

Ecco i legni alla sponda:  

Ulisse, io ti precedo.

(s'incammina al mare)

Achille ->

 

Scena seconda

Arcade frettoloso e detti.

<- Arcade

 

ULISSE

Arcade, oh quanto  

tardi a venir!

ARCADE

Partiam, signor, t'affretta;

non ci arrestiam.

ULISSE

Che mai t'avvenne?

ARCADE

Andiamo:

tutto saprai.

ULISSE

Ma con un cenno almeno...

ARCADE
(piano ad Ulisse)

Oh numi! ebbra d'amor, cieca di sdegno,

Deidamia ci siegue. Io non potei

più trattenerla, e la prevenni.

ULISSE

Ah! questo

fiero assalto s'eviti.

 

ACHILLE

(tornando impaziente dalla riva del mare)

Or che si attende?

<- Achille

ULISSE

Eccomi.

ACHILLE

Sì turbato,

Arcade? Che recasti?

ARCADE

Nulla.

ULISSE

Partiam.

ACHILLE
(ad Arcade)

Ma che vuol dir quel tanto

volgerti indietro e rimirar? Che temi?

Parla.

ULISSE

(Oh stelle!)

ARCADE

Signor... temo... potrebbe

il re saper la nostra

partenza inaspettata,

ed a forza impedirla.

ACHILLE

A forza? Io sono

dunque suo prigionier; dunque pretende...

ULISSE

No; ma è saggio consiglio

fuggir gl'inciampi.

(vuol prenderlo per mano)

ACHILLE

(scostandosi)

A me fuggir!

ULISSE

Tronchiamo

le inutili dimore. Al mare, al mare,

or che l'onde ha tranquille.

(lo prende per mano e seco s'incammina)

 

Scena terza

Deidamia e detti.

<- Deidamia

 

DEIDAMIA

Achille, ah! dove vai? Fermati, Achille!  

 
(Achille si rivolge, vede Deidamia, e s'arrestano entrambi guardandosi attentamente senza parlare)
 

ULISSE

(Or sì ch'io mi sgomento!)

(avendo lasciato Achille)

ARCADE

(E la gloria e l'amore ecco a cimento.)

DEIDAMIA

Barbaro! è dunque vero?

(con passione, ma senza sdegno)

Dunque lasciar mi vuoi?

ULISSE
(piano ad Achille)

Se a lei rispondi,

sei vinto.

ACHILLE
(ad Ulisse)

Tacerò.

 

DEIDAMIA

Questa, o crudele,

questa bella mercede

serbavi a tanto amore? Alma sì atroce

celò quel dolce aspetto? Andate adesso,

credule amanti! alle promesse altrui

date pur fé! Quel traditor poc'anzi

mi giurava costanza: in un momento

tutto pose in oblio;

parte, mi lascia, e senza dirmi addio.

ACHILLE

Ah!

ARCADE

(Non resiste.)

DEIDAMIA

E qual cagion ti rese

mio nemico in un punto? Io che ti feci?

Misera me! di qual delitto è pena

quest'odio tuo?

ACHILLE

No, principessa...

ULISSE

Achille!

ACHILLE
(ad Ulisse)

Due soli accenti.

ULISSE

(Ahimè!)

 

ACHILLE

No, principessa,

non son, qual tu mi chiami,

traditore o nemico. Eterna fede

giurai: la serberò. Legge d'onore

mi toglie a te; ma tornerò più degno

de' cari affetti tuoi. S'io parto e taccio,

odio non è né sdegno,

ma timore e pietà: pietà del tuo

troppo vivo dolor; tema del mio

valor poco sicuro. Uno previdi;

non mi fidai dell'altro. Io so che m'ami,

cara, più di te stessa; io sento...

ULISSE

Achille!

ACHILLE

Eccomi!

ARCADE

(E pur non viene.)

ACHILLE

Io sento in petto...

 

DEIDAMIA

Non più: troppo, lo veggo,

troppo trascorsi. Al grande amor perdona

i miei trasporti. È ver: sé stesso Achille

deve alla Grecia, al mondo

ed alle glorie sue. Va; non pretendo

d'interromperne il corso: avrai seguaci

gli affetti, i voti miei. Ma, già ch'io deggio

restar senza di te, sia meno atroce,

sia men sùbito il colpo. Abbia la mia

vacillante virtù tempo a raccorre

le forze sue. Chiedo un sol giorno; e poi

vattene in pace. Ah! non si niega a' rei

tanto spazio a morir; temer degg'io

ch'abbia a negarsi a me?

ARCADE

(Se un giorno ottiene,

tutto otterrà.)

DEIDAMIA

Pensi? non parli? e fisse

tieni le luci al suol?

ACHILLE
(ad Ulisse, quasi con timore)

Che dici, Ulisse?

ULISSE

Che, signor di te stesso,

puoi partir, puoi restar; che a me non lice

premer più questo suolo;

che a venir ti risolva, o parto solo.

ACHILLE

(Che angustia!)

DEIDAMIA

E ben, rispondi.

ACHILLE

Io resterei,

ma... udisti?

ULISSE

E ben, risolvi.

ACHILLE

Io verrei teco,

ma...

(accennandogli Deidamia)

vedi?

DEIDAMIA

Eh! già comprendo:

già di partir scegliesti.

Va, ingrato! Addio!

(mostrando partire)

ACHILLE

(seguendola)

Ferma, Deidamia!

ULISSE

Intendo:

hai la dimora eletta.

Resta, imbelle! io ti lascio.

(mostrando partire)

ACHILLE

Ulisse, aspetta!

DEIDAMIA

Che vuoi?

ULISSE

Che brami?

ACHILLE

(a Deidamia)

A compiacerti... (Oh stelle!

È debolezza.)

(ad Ulisse)

A seguitarti (Oh numi!

È crudeltà.) Sì, ma la gloria esige...

No, l'amor mio non soffre... Oh gloria! oh amore!

ARCADE

(È dubbio ancor chi vincerà quel core.)

 

DEIDAMIA

E ben, giacché ti costa

sì picciola pietà pena sì grande,

più non la chiedo. Or da te voglio un dono

che è più degno di te. Parti; ma prima

quel glorioso acciaro

immergi in questo sen. L'opra pietosa

giova ad entrambi. Ad avvezzarti, Achille,

tu cominci alle stragi; io fuggo almeno

un più lungo morir. Tu lieto vai

senza aver chi t'arresti; io son contenta

che quella destra amata,

arbitra di mia sorte

se vita mi niegò, mi dia la morte.

(piange)

ARCADE

(Io cederei.)

DEIDAMIA

L'ultimo dono...

ACHILLE

Ah! taci;

ah! non pianger, mia vita. Ulisse, ormai

l'opporsi è tirannia.

ULISSE

Lo veggo.

ACHILLE

Al fine

non chiede che un sol giorno. Un giorno solo

ben puoi donarmi.

 

ULISSE

Oh! questo no. Me n' vado

d'Achille a' duci argivi

le glorie a raccontar. Da me sapranno

qual nobile sudor le macchie indegne

lavi del nome suo; quai scuse illustri

fa degli ozi di Sciro

già la tua spada; e di qual serie augusta

va per te di trofei la fama onusta.

ACHILLE

Ma valor non si perde...

ULISSE

Eh! di valore

più non parlar. Spoglia quell'armi; a Pirra

non sarian che d'impaccio.

(ai detti mordaci di Ulisse, Achille si turba, s'accende e sdegnasi per gradi)

 

Olà! rendete

la gonna al nostro eroe. Riposi ormai,

ché sotto l'elmo ha già sudato assai.

ARCADE

(Vuol destarlo, e lo punge.)

ACHILLE
(ad Ulisse)

Io Pirra! Oh dèi!

La gonna a me!

ULISSE

No? D'animo virile

desti gran prova in ver. Non sei capace

di vincere un affetto.

ACHILLE
(risoluto)

Ah! meglio impara

a conoscere Achille. Andiam!

DEIDAMIA

Mi lasci?

ACHILLE

Sì!

DEIDAMIA

Come!

ACHILLE

All'onor mio

è funesto il restar; Deidamia, addio.

 
Achille parte risoluto ed ascende il ponte della nave, dove poi s'arresta. Ulisse ed Arcade il van seguendo: Deidamia rimane alcun tempo immobile.
 

ARCADE

(Sentì lo sprone.)

ULISSE

(E pur non son sicuro.)

 

DEIDAMIA

Ah, perfido! ah, spergiuro!

Barbaro! traditor! Parti? E son questi

gli ultimi tuoi congedi? Ove s'intese

tirannia più crudel? Va, scellerato!

Va pur, fuggi da me: l'ira de' numi

non fuggirai. Se v'è giustizia in cielo,

se v'è pietà, congiureranno a gara

tutti, tutti a punirti. Ombra seguace,

presente ovunque sei,

vedrò le mie vendette. Io già le godo

immaginando; i fulmini ti veggo

già balenar d'intorno!... Ah! no, fermate,

vindici dèi. Di tanto error se alcuno

forza è che paghi il fio,

risparmiate quel cor; ferite il mio.

S'egli ha un'alma sì fiera,

s'ei non è più qual era, io son qual fui:

per lui vivea; voglio morir per lui.

(sviene sopra un sasso)

ACHILLE
(ad Ulisse)

Lasciami!

ULISSE

Dove corri?

ACHILLE

A Deidamia in aiuto.

ULISSE

Ah! dunque...

ACHILLE

E speri

ch'io l'abbandoni in questo stato?

ULISSE

È questa

di valore una prova.

ACHILLE
(sdegnoso)

Eh! tu pretendi

prove di crudeltà, non di valore.

Scostati, Ulisse!

(si fa strada con impeto e corre a Deidamia)

ARCADE

(Ha trionfato Amore.)

ACHILLE

Principessa! ben mio! sentimi! Oh numi!

L'infelice non ode. Apri le luci,

guardami: Achille è teco.

ULISSE

Arcade, il tempo

di sperar più vittoria ora non parmi.

Cediamo il campo: adopreremo altr'armi.

(parte con Arcade, non veduto da Achille)

Ulisse, Arcade ->

 

Scena quarta

Achille, Deidamia, poi Nearco.

 

DEIDAMIA

Ahimè!  

ACHILLE

Lode agli dèi,

comincia a respirar. No, mia speranza,

Achille non partì.

DEIDAMIA

Sei tu? m'inganno?

Che vuoi?

ACHILLE

Pace, cor mio.

DEIDAMIA

Potesti, ingrato,

negarmi un giorno solo! Ed or...

ACHILLE

Non fui

io che m'opposi; eccoti il reo... Ma... come!

Non veggo Ulisse! Ah! mi lasciò...

 

<- Nearco

NEARCO

Se cerchi  

d'Ulisse, ei corre al re: dal re ti vuole,

or che scoperto sei.

DEIDAMIA

(s'alza da sedere)

Questa sventura

sol mancava fra tante. Ecco palese

al padre il nostro arcano.

NEARCO

Infino ad ora

nascosto non gli fu. Già Teagene

cercò de' tuoi trasporti,

ritrovò la cagione: al re se n' corse,

ed ancora è con lui.

DEIDAMIA

Misera! oh dèi,

che fia di me! Se m'abbandoni, Achille,

a chi ricorrerò?

ACHILLE

Ch'io t'abbandoni

in periglio sì grande! Ah! no: sarebbe

fra le imprese d'Achille

la prima una viltà. Vivi sicura:

lascia pur di tua sorte a me la cura.

 

Tornate sereni  

begli astri d'Amore:

la speme baleni

fra il vostro dolore:

se mesti girate,

mi fate morir.

O dio! lo sapete,

voi soli al mio core,

voi date e togliete

la forza e l'ardir.

(parte)

Achille ->

 

Scena quinta

Deidamia e Nearco.

 

DEIDAMIA

Nearco, io tremo: ah! mi consola.  

NEARCO

E come

consolarti poss'io, se son più oppresso,

più confuso di te?

DEIDAMIA

Numi clementi,

se puri, se innocenti

furon gli affetti miei, voi dissipate

questo nembo crudel: voi gl'inspiraste;

proteggeteli voi. Se colpa è amore,

sì, lo confesso, errai;

ma grande è la mia scusa: Achille amai.

 

Chi può dir che rea son io,  

guardi in volto all'idol mio,

e le scuse del mio core

da quel volto intenderà:

da quel volto, in cui ripose,

fausto il ciel, benigno Amore,

tante cifre luminose

di valore e di beltà.

(parte)

Deidamia ->

 

Scena sesta

Nearco solo.

 

 

Di tue cure felici  

or va, Nearco, insuperbisci. A Teti

di' che il feroce Achille

sapesti moderar. Vanta gli scaltri

lusinghieri discorsi: ostenta i molli

piacevoli consigli. Ecco perduti

gli accorgimenti e l'arti. Il solo Ulisse

tutto a scompor bastò. Qual astro infido

fu mai quel che lo scorse a questo lido!

 

Cedo alla sorte  

gli allori estremi;

non son più forte

per contrastar.

Nemico è il vento,

l'onda è infedele;

non ho più remi,

non ho più vele;

e a suo talento

mi porta il mar.

(parte)

Sfondo schermo () ()

Nearco ->

 
 

Scena settima

Reggia.
Licomede, Achille, Teagene, con numeroso Corteggio.

 Q 

Licomede, Achille, Teagene, corte

 

ACHILLE

Né di risposta ancora  

Licomede mi degna?

TEAGENE

È troppo ormai,

gran re, lungo il silenzio. I prieghi miei,

le richieste d'Achille

soddisfa al fin. Che ti sospende? È forse

la fé che a me donasti? Ah! non son io

tanto incognito a me, che oppormi ardisca

a sì grande imeneo. So quanto il mondo

debba quindi aspettar; veggo che in cielo

si preparò: tante vicende insieme

non tesse mai senza mistero il fato.

Che sdegnar ti potria? L'amor? Ma quando

fu colpa in cor gentile

un innocente amor? L'inganno? È Teti

la rea: già fu punita. Ella in tal guisa

celare ad ogni ciglio

il figlio volle, e fe' palese il figlio.

Oh, come al nodo illustre

la terra esulterà, che mai non vide

tanto valor, tanta bellezza e tante

virtudi unir! Qual di tai sposi il cielo

cura non prenderà, se ne deriva

l'uno e l'altro egualmente! E quai nipoti

attenderne dovrai, se tutti eroi

furon gli avi d'Achille e gli avi tuoi!

ACHILLE

(Chi mai sperato avrebbe

in Teagene il mio sostegno!)

LICOMEDE

Achille,

sì grande questo nome

suona nell'alma mia, che usurpa il loco

a tutt'altro pensier. Che dir poss'io

dell'imeneo richiesto? Il generoso

Teagene l'applaude, il ciel lo vuole,

tu lo domandi: io lo consento. Ammiro

sì strani eventi; e, rispettoso, in loro

del consiglio immortal gli ordini adoro.

ACHILLE

Ah, Licomede!... Ah, Teagene!... Andate

la mia sposa, il mio bene,

custodi, ad affrettar.

(a Teagene)

Principe, oh quanto,

quanto ti deggio mai! Padre, signore,

come a sì caro dono

grato potrò mostrarmi?

LICOMEDE

A Licomede

l'esser padre a tal figlio è gran mercede.

 

Or che mio figlio sei,  

sfido il destin nemico;

sento degli anni miei

il peso alleggerir.

Così chi a tronco antico

florido ramo innesta,

nella natia foresta

lo vede rifiorir.

 

Scena ottava

Ulisse, poi Deidamia, e detti; indi tutti.

<- Ulisse

 

ACHILLE

Ah! vieni, Ulisse. I miei felici eventi  

sapesti forse?

ULISSE

Assai diversa cura

qui mi conduce. Eccelso re, conviene

che, deposto ogni velo, al fin t'esponga

della Grecia il voler. Sappi...

LICOMEDE

Già tutto

mi è noto: a parte a parte alle richieste

risponderò.

 

<- Deidamia

ACHILLE

(incontrandola)

Mia cara sposa, al fine  

giungesti pur. Non te 'l diss'io? La sorte

non cambiò di sembianza?

DEIDAMIA

(inginocchiandosi)

A' piedi tuoi,

mio re, mio genitor...

LICOMEDE

Sorgi.

(Deidamia si alza)

LICOMEDE

È soverchio

ciò che dir mi vorresti. Io già de' fati

tutto l'ordine intendo. Una gran lite

compor bisogna; a me s'aspetta: udite.

Tutto del cor d'Achille

l'impero ad usurpar pugnano a gara

e la gloria e l'amor. Questo capace

sol di teneri affetti, e quella il vuole

tutto sdegni guerrieri. Ingiusti entrambi,

chiedon soverchio. E che sarebbe, Ulisse,

il nostro eroe, se respirasse ognora

ira e furor? Qual diverrebbe, o figlia,

se languir si vedesse

sempre in cure d'amor? Dove lo chiama

la tromba eccitatrice,

vada, ma sposo tuo. Ti torni al fianco,

ma cinto di trofei. Co' suoi riposi

del sudor si ristori,

e col sudore i suoi riposi onori.

ACHILLE

Sposa, Ulisse, che dite?

DEIDAMIA

Alle paterne

giuste leggi m'accheto.

ULISSE

Lieta il saggio decreto

ammirerà la Grecia.

ACHILLE

Or non mi resta

che desiar.

LICOMEDE

Gl'illustri sposi unisca

il bramato da lor laccio tenace;

e la gloria e l'amor tornino in pace.

 

CORO

Ecco, felici amanti,  

ecco Imeneo già scende:

già la sua face accende,

spiega il purpureo vel.

Ecco a recar se n' viene

le amabili catene

a voi, per man de' numi,

già fabbricate in ciel.

 
Mentre cantasi il coro che precede, scenderà dall'alto denso globo di nuvole, che prima ingombrerà, dilatandosi, gran parte della reggia, e scoprirà poi agli spettatori il luminoso tempio della Gloria, tutto adornato de' simulacri di coloro ch'ella rese immortali. Si vedranno in aria innanzi al tempio medesimo la Gloria, Amore ed il Tempo, ed in sito men sollevato numerose schiere di lor Seguaci.

 Q 

<- Gloria, Amore, Tempo, seguaci

La Gloria, Amore, ed il Tempo.
 

GLORIA

E quale a me vi guida,  

rivali dèi, nuova cagione? Amore,

che a sedurmi i seguaci

sempre pensò; l'invido Tempo, inteso

ad oscurarmi ognor, come in un punto

cambia costume, e l'uno e l'altro amico

orma in volto non ha dell'odio antico!

TEMPO

Non v'è più sdegno in cielo.

AMORE

A' numi ancora

questa lucida aurora

messaggiera è di pace. Oggi dell'Istro

su la sponda real l'anime auguste

di Teresa e Francesco

stringe nodo immortale. Opra è d'Amore

la fiamma lor; ma di sì bella fiamma

deggio i principii a te. Bastar potea

quella sola a destarla, onde son cinte,

maestosa beltà; ma trarla io volli

da fonti più sublimi. Agli alti sposi

le scambievoli esposi

proprie glorie ed avite, e le comuni

vive brame d'onor. L'anime grandi

si ammiraro a vicenda, e sé ciascuna

nell'altra ravvisò. Le rese amanti

tal somiglianza. Indi in entrambe Amore

fu cagione ed effetto; in quella guisa

che il moto, ond'arde e splende

face a face congiunta, acquista e rende.

Ah! mentre il fuoco mio,

se alimento ha da te, tanto prevale,

tuo seguace son io, non tuo rivale.

TEMPO

Né me, dèa degli eroi,

tuo nemico chiamar. Come oscurarti

dopo un tale imeneo? Su' grandi esempi

e di Carlo e d'Elisa i regi sposi

formar sé stessi. Or che gli accoppia il cielo

propagheran ne' figli

le cesaree virtù. Qual ombra opporre

a tanto lume? Ah! non lo bramo: altero

son d'esser vinto. A' secoli venturi

dian nome i grandi credi. Io della loro

inestinguibil lode

farò tesoro e ne sarò custode.

GLORIA

Giunse dunque una volta il dì felice,

di cui tanto nel cielo

si ragionò? che le speranze accoglie

di tanti regni, e che precorso arriva

da tanti voti? Oh lieto dì! Corriamo,

amici dèi, della festiva reggia

ad accrescer la pompa. Unir conviene

a pro de' chiari sposi

tutte le nostre cure.

AMORE

Al nobil fuoco,

che in lor destai, somministrar vogl'io

sempre nuovo alimento.

TEMPO

Io de' lor anni

lunghissimo e tranquillo

il corso reggerò.

AMORE

Per me d'eroi

il talamo reale

sarà fecondo.

TEMPO

Io serberò gli esempi

degli atavi remoti

ai più tardi nipoti.

GLORIA

Io fui di quelli,

io di questi sarò compagna e duce:

tutti i lor nomi io vestirò di luce.

 

TUTTI TRE

Tutti venite, o dèi,  

il nodo a celebrar,

i dolci ad affrettar

bramati istanti.

 

CORO

Ecco, felici amanti,

ecco Imeneo già scende:

già la sua face accende,

spiega il purpureo vel.

 

TUTTI

Ecco a recar se n' viene

le amabili catene

a voi, per man de' numi,

già fabbricate in ciel.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Portici della reggia corrispondenti al mare; navi poco lontane dalla riva.

Ulisse, Achille
 

Achille, or ti conosco

Ecco i legni alla sponda

Ulisse
Achille ->
Ulisse
<- Arcade

Arcade, oh quanto

Ulisse, Arcade
<- Achille

Or che si attende?

Ulisse, Arcade, Achille
<- Deidamia

Achille, ah! dove vai?

Achille, Deidamia
Ulisse, Arcade ->

Aimè! / Lode agli dèi

Achille, Deidamia
<- Nearco

Se cerchi d'Ulisse

Deidamia, Nearco
Achille ->

Nearco, io tremo

Nearco
Deidamia ->

Di tue cure felici

Nearco ->

Reggia

Licomede, Achille, Teagene, corte
 

Né di risposta ancora

Licomede, Achille, Teagene, corte
<- Ulisse

Ah! vieni, Ulisse

Licomede, Achille, Teagene, corte, Ulisse
<- Deidamia

Mia cara sposa

Scende dall'alto denso globo di nuvole, che scoprirà il tempio della Gloria.

Licomede, Achille, Teagene, corte, Ulisse, Deidamia
<- Gloria, Amore, Tempo, seguaci

E quale a me vi guida

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava
Aspetto esteriore di magnifico tempio dedicato a Bacco, donde si scende per due spaziose scale; è il... Appartamenti di Deidamia. Deliziosa nella reggia di Licomede. Logge terrene adornate di statue rappresentanti varie imprese d'Ercole. Gran sala illuminata in tempo di notte, corrispondente a diversi appartamenti, parimente illuminati;... Portici della reggia corrispondenti al mare; navi poco lontane dalla riva. Reggia Scende dall'alto denso globo di nuvole, che scoprirà il tempio della Gloria.
Atto primo Atto secondo

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