Atto terzo

 

Scena prima

Stanza di Popea con porta in facciata, e due altre per parte.
Popea.

 Q 

Popea

 
Recitativo

 

Il caro Otone al precipizio io spinsi;  

ma inganno meditato

la vendetta nel cor oggi rinchiuse,

per deluder colei, che mi deluse.

 

Scena seconda

Otone, Popea.

<- Otone

 

OTONE

Ah mia Popea, ti prego,  

non mi sia di delitto

un fiero tradimento:

donna rea m'ingannò; quando a' mie preci

del mio amor, di mia fede esser promise

protettrice pietosa.

Del mio amor son seguace, altro non curo,

e a te, mio ben, eterna fede io giuro.

POPEA

Ed io con quanto ho mai di core in petto

anima mia, l'accetto.

Per far nostra vendetta,

la macchina disposi, e s'io del male

fui la cagion, a me di ripararlo

conviene ancora. Qui t'ascondi, e taci.

Non temer di mia, fede,

di ciò, ch'io dica, o faccia,

non ti render geloso.

Soffrir devi per poco un rio tormento,

che in altrui farà pena, e in te contento.

 
[N. 41 - Aria]

 N 

OTONE

Tacerò  

purché fedele

nel tuo sen conservi amor.

Soffrirò,

benché crudele,

contro me sia il tuo rigor.

Tacerò

purché fedele

nel tuo sen conservi amor.

(si nasconde in una porta coperta da portiera)

 

Scena terza

Popea.

 
Recitativo

 

Attendo qui Nerone, e Claudio ancora.  

Quest'alma impaziente già s'è resa

di vendicar l'offesa.

 

Scena quarta

Nerone, Popea, Otone nascosto.

<- Nerone

 

NERONE

Anelante ti reco, o mia diletta,  

a ricever mercé l'alta mia fede.

POPEA

Veggo ben, ch'il tuo ardor nella tardanza

stimoli a te non diede;

quel, che a te destinai, tempo felice,

trascorse già; del cor con pena, è d'uopo

differirne l'effetto;

ma, oh dio, temo.

NERONE

Di che?

POPEA

Che qui Agrippina

porti il piede, e ci scopra.

(guarda per la scena)

NERONE

Qui dée venir la madre?

POPEA

Ed in brev'ora;

ma acciò, che tu comprenda

i sensi del mio cor, vedi qual prova

io te ne dono, quivi

vuò, che t'asconda, e attendi

fin, ch'ella parta, e all'ora

sciolta da ogni timore

vedrai quanto Popea t'ama, e t'adora.

NERONE

Qual già dolce piacer nel seno io sento.

OTONE

(Sempre più in me s'accresce il rio tormento.)

 
[N. 42 - Aria]

 N 

NERONE

Con l'ardor del tuo bel core  

fa' più rapidi i momenti

che famelico il mio amore

troppo è già de' suoi contenti.

Con l'ardor del tuo bel core

fa' più rapidi i momenti

che famelico il mio amore

troppo è già de' suoi contenti.

(si nasconde in una porta coperta da portiera dirimpetto a quella dove sta Otone)

 

Scena quinta

Popea.

 
Recitativo

 

Amico ciel seconda il mio disegno.  

Credo, ch'Otone il core

avrà pieno di sdegno;

ma soffrir sempre dée chi ha in petto amore.

 

Scena sesta

Lesbo, Claudio, Popea, Nerone, Otone nascosti.

<- Lesbo, Claudio

 

LESBO

Qui non v'è alcun, signore  

la piaga, ch'hai nel cor, sana d'amore.

 

Lesbo ->

POPEA

Claudio tu mi lusinghi,  

però davver non m'ami.

CLAUDIO

Come? Dubbiosa ancora

vivi dell'amor mio? Cara vedesti

quel, ch'io feci per te.

POPEA

Di', che facesti?

Ogn'or più ardito, e audace

io provo il turbator della mia pace.

CLAUDIO

Forse ancor insolente

no 'l ritiene il castigo?

POPEA

E qual castigo?

CLAUDIO

Ei balzato dal soglio

nutre ancor tant'orgoglio?

POPEA

Non intendo signor, ei più che mai

di salirvi ha speranza.

CLAUDIO

E risiede in ton tanta baldanza?

POPEA

D'Oton, signor, che parli?

Ah Claudio già comprendo

la mia sorte fatal la mia sventura.

(finge di piangere)

CLAUDIO

Bella tu piangi? Dimmi

che deggio far? Imponi.

Come già ti promisi

dalle tempia d'Oton tolsi l'alloro.

NERONE

(Che pena è non udir?)

OTONE

(Soffro, e non moro.)

POPEA

Dalle tempia d'Otone?

CLAUDIO

D'Otone sì, che ardito

leggi al tuo cor impone.

POPEA

Oton, signor, non fu.

CLAUDIO

Ma chi?

POPEA

Nerone.

Per Nerone esclamai;

ei mi vietò di non mirarti mai.

CLAUDIO

Come? Otone dicesti.

POPEA

Nerone dissi, signor, male intendesti.

CLAUDIO

Nerone? Come s'accorda

il desio di regnar, lo scettro il soglio?

Tu m'inganni o Popea.

POPEA

Io cesare ingannarti! E che? Non sai,

ch'il desio d'Agrippina,

pria che giungessi, in Roma,

sieder lo fe' sul trono, ed acclamato

cesare fu? Meco tu fingi ancora?

NERONE

(E ancor non parte, o ciel.)

OTONE

(Il duol m'accora.)

CLAUDIO

Che mi narri di strano!

Ma non dicesti Oton? Dimmi rispondi?

POPEA

Signor, forse prendesti

con equivoco il nome;

han Nerone, ed Otone un egual suono.

CLAUDIO

Quel, ch'io creda non so, stupido sono.

POPEA

Dubiti ancor? Ognuno

del mio dir farà fede, e se tu vuoi,

darò prove evidenti,

che del mio cor l'insidiator molesto

è sol Neron; ma poi

e che farai signor?

CLAUDIO

Le tue vendette.

POPEA

Ciò mi prometti?

CLAUDIO

Giuro.

POPEA

E tanto io da te spero.

Vedrai se ho cor mendace, oppur sincero.

Vieni meco signor. E qui t'arresta.

 
(Popea conduce Claudio dentro alla porta, ch'è in faccia, e poi va ove è Nerone, ed apre la portiera)
 

NERONE

(Claudio partì?)  

OTONE

(Quanto il tardar molesta.)

POPEA

Nerone dove sei?

NERONE

Son qui mia vita.

 

Scena settima

Claudio, Popea, Nerone, Otone nascosto.

 

CLAUDIO

Temerario insolente.  

NERONE

O cieli, aita.

CLAUDIO

Sin nella reggia stessa

baldanzoso garzon, osi impudico

alle vergini eccelse

usar gl'insulti, e ardito.

NERONE

Odi signore.

CLAUDIO

Taci.

POPEA

(Contenta son.)

OTONE

(Giubila o core.)

CLAUDIO

Parti da mia presenza,

né ardir mai più di comparirmi inante.

(Nerone parte, e Popea gli si accosta)

POPEA

Va' ad Agrippina, e di'.

NERONE

(Ahi crudo fato.)

POPEA

(Che chi cerca ingannar resta ingannato.)

NERONE

(nel partire)

(Quale ad augusto cor, empia, s'aspetta,

Agrippina saprà far la vendetta.)

Nerone ->

 

Scena ottava

Claudio, Popea, Otone nascosto.

 

POPEA

Ora Claudio che dici?  

CLAUDIO

Io son convinto.

POPEA

Il mio sincero cor ora discopri.

(Per togliermi da Claudio, arte s'adopri.)

Ma d'Agrippina tutte

lassa, parmi veder sciolte le furie.

Pien di sdegno Nerone

alla madre ricorre; ah che mi veggo

circondata d'affanni.

CLAUDIO

Nulla o cara temer, asciuga il ciglio.

POPEA

Io sono per tuo amor in gran periglio.

Cesare, or non è tempo;

la mia mente confusa

non distingue gioire;

verrà tosto Agrippina, ahi che martire.

CLAUDIO

No non verrà.

POPEA

Deh parti;

nulla otterrai da me.

CLAUDIO

Sempre infelice

sarà dunque il mio amor?

POPEA

Della consorte

tempra prima il rigor; fa' che sicura

io sia dal suo furore,

allor chiedi, e saprai qual sia il mio core.

 
[N. 43 - Aria]

 N 

CLAUDIO

Io di Roma il Giove sono,  

né v'è già chi meco imperi

van raminghi a piè del trono

dov'io son, gl'altrui pensieri.

Claudio ->

 

Scena nona

Popea, che guarda per accertarsi della partenza di Claudio.

 
Recitativo

 

Alfin ei se n'andò, deh quanto alletta  

il cor dolce vendetta.

Claudio partì, dubbio non v'è d'inganno;

volo a trar il mio ben dal lungo affanno.

(apre la portiera, dove sta nascosto Otone)

 

Scena decima

Popea, Otone.

 

POPEA

Ora Otone che dici?  

Vedi come schernito

restò Nerone, e come d'Agrippina

si vendicò il mio cor; vedi, ch'io sprezzo

il regnator del mondo,

e per te sol mio bene

vivo involta d'amor tra le catene.

OTONE

Catene fortunate,

se ci stringono insieme, e in nodi eterni

per la mano d'amore

formano di due cori un solo core.

POPEA

Sperar dunque poss'io

da te fede sincera?

OTONE

Pria, che mancarti o bella,

mille volte morrò.

POPEA

Ciò mi prometti?

OTONE

E unisco alle promesse il giuramento;

scagli fulmini il ciel, cara, se mento.

POPEA

Ma se Claudio?

OTONE

No 'l curo.

POPEA

Agrippina, Neron?

OTONE

Io gli disprezzo.

POPEA

Lo splendore del soglio?

OTONE

Pur, ch'io ti stringa al sen tutto abbandono.

POPEA

A te mio ben offro me stessa in dono.

 
[N. 44 - Aria]

 N 

OTONE

Pur ch'io ti stringa al sen  

mio caro, e dolce ben,

io son contento.

Senza di te mio cor

è tutto in me dolor

e rio tormento.

Pur ch'io ti stringa al sen

mio caro, e dolce ben,

io son contento.

 
Recitativo

POPEA

Piega pur del mio cor nel dolce nido  

placido le tue piume o mio cupido.

 
[N. 45 - Aria]

 N 

Bel piacere,  

è godere

un fido amor.

Questo fa contento il cor;

di bellezza

non s'apprezza

lo splendor

se non vien da un fido ardor.

Bel piacere,

è godere

un fido amor.

 

Popea, Otone ->

 

Scena undicesima

Salone imperiale.
Agrippina, Nerone.

 Q 

Agrippina, Nerone

 
Recitativo

AGRIPPINA

Cotanto osò Popea?  

NERONE

Come narrai,

m'allettò, m'invitò, m'accolse, e poi

a cesare scoprimmi,

egli freme, essa ride, ed io tremante

a te ricorro o madre,

per sottrarmi allo sdegno

di Claudio, e al mio periglio.

Egli è sposo, tu madre, ed io son figlio.

AGRIPPINA

Ah mal cauto Nerone,

allor, ch'io tutti adopro

per innalzarti al trono arti, ed inganni,

tu seguace d'un cieco,

e folle amor, al precipizio corri?

NERONE

È vero, errai; ma l'arti tue, e gl'inganni

già discoprì Popea.

Vanne, ella disse, ad Agrippina, e dille,

che chi cerca ingannar resta ingannato.

AGRIPPINA

Non perciò tutta ancora

languisce la mia speme;

figlio mora nel seno

la fiamma indegna; guarda

qual nemica Popea; del tuo pensiero

degno oggetto non sia, che il solo impero.

(parte)

Agrippina ->

 
[N. 46 - Aria]

 N 

NERONE

Come nube, che fugge dal vento  

abbandono sdegnato quel volto.

Il mio foco nel seno è già spento,

di quest'alma già il laccio è disciolto.

Come nube, che fugge dal vento

abbandono sdegnato quel volto.

Sfondo schermo () ()

Nerone ->

 

Scena dodicesima

Pallante, Narciso.

<- Pallante, Narciso

 
Recitativo

PALLANTE

Evvi donna più empia.  

NARCISO

E qual rigore?

Nutrir si può maggior dentro ad un core?

E che farem?

PALLANTE

È d'uopo

tutto a Claudio scoprir; egli ha per noi

bontà, ch'ogn'altra eccede;

si prevenga l'accusa,

e d'augusta l'error a noi sia scusa.

NARCISO

In così gran periglio

approvo il tuo consiglio.

PALLANTE

Ma qui se n' viene augusto.

NARCISO

Amico, è questo il tempo,

ch'adopri del tuo dir l'arte faconda.

PALLANTE

Lascia la cura a me; tu mi seconda.

 

Scena tredicesima

Claudio, Pallante, Narciso.

<- Claudio

 

CLAUDIO

Agrippina, Nerone, Oton, Popea,  

nell'accuse discordi

conturban la mia quiete;

né so chi dice il vero, oppur chi mente,

perché provi chi è reo, giusto rigore.

PALLANTE

Alle auguste tue piante,

signor, ecco prostrato

l'infelice Pallante.

NARCISO

Per difender sua vita

chiede da te Narciso, augusto, aita.

CLAUDIO

Miei fidi, e quale insidia

contro di voi si tenta?

Che fia? Scoprite.

PALLANTE

Umile

per la nostra discolpa

porgo, signor, l'accusa;

poiché sol d'Agrippina

la minaccia è ver noi d'alta rovina.

CLAUDIO

Per qual cagion?

PALLANTE

Sul trono

pria, che giungessi in Roma,

qual cesare ella fe' sieder Nerone;

di nostr'opra si valse;

ma chi opra per inganno, è senza colpa.

NARCISO

Di tua morte il supposto è a noi discolpa.

CLAUDIO

Agrippina tant'osa? Ora confermo

ciò, che disse Popea; entro la reggia

son domestici occulti i miei nemici,

la tema al cor giusto sospetto infonde,

e fra tante vicende ei si confonde.

Voi siete fidi; il braccio mio possente

di scudo a voi sarà; non più timore.

 

Scena quattordicesima

Agrippina, Claudio, Pallante, Narciso.

<- Agrippina

 

AGRIPPINA

Adorato mio sposo; è questi il giorno,  

in cui di tue promesse attendo il fine;

a Nerone l'alloro oggi destina,

e a' tuoi piedi prostrato

ogni rubel vedrai.

PALLANTE

(Non già Agrippina.)

AGRIPPINA

Sdegnoso mi favella.

Già il periglio t'è noto;

e il rimedio sicuro è a te palese;

signor, che tardi più? Pronto ripara

l'imminente rovina,

i nemici reprimi.

PALLANTE

Ed Agrippina?

AGRIPPINA

(Dissimular non giova.

Qui è Narciso, e Pallante;

superi un pronto ardir ogni riguardo?)

PALLANTE E NARCISO

(Come volge ver me sdegnosa il guardo.)

AGRIPPINA

Dal tuo dir già suppongo

l'arte accorta de' miei, de' tuoi nemici.

Parla, parla, discopri

qual dello sdegno tuo sia la cagione.

PALLANTE

Cesare lo dirà; lo sa Nerone.

AGRIPPINA

Ah Claudio, ora m'avveggo,

ch'ancora il ben oprar talora è colpa.

NARCISO

(Or che dirà?)

PALLANTE

(Sentiam la sua discolpa.)

CLAUDIO

Tu chiami ben oprar tentar audace

d'usurparmi l'impero, e colto il tempo

della mia lontananza,

por Nerone sul trono?

Qual scusa addur potrai, che ti ricopra?

AGRIPPINA

Le scuse non adopra un cor sincero.

Quel che dici, signor, il tutto è vero.

PALLANTE

L'error confessi ardita?

AGRIPPINA

Error non è il salvarti, e trono, e vita.

Godo, che qui presenti

sian Narciso, e Pallante.

NARCISO

(Che fermezza ha costei.)

PALLANTE

(Che cor costante.)

AGRIPPINA

Precorse, lode al ciel, fama bugiarda,

che nel fatal naufragio

tua vita ancor perisse

già le milizie, il popolo, il senato

rivolta al successor avean la mente.

Vidi, che un cor altiero alzato al soglio,

con quella novità, che sempre piace,

formava un gran nemico alla tua pace.

Per riparar al danno,

acclamar feci il figlio;

egli al soglio salì; ma ciò fu solo

per conservarlo a te, caro mio sposo.

Nel difender tua vita,

per mantenerti in trono,

io la nemica, io la rubella sono.

PALLANTE

(Quanto è scaltra costei.)

NARCISO

(Quant'ella è accorta.)

AGRIPPINA

E Pallante, e Narciso

del mio oprar faccian fede,

forse voi non richiesi

per assister all'opra.

Dite pur, se all'avviso,

che il ciel Claudio salvò, Nerone umile,

non discese dal soglio.

S'egli unito a mie voci

non fe' da tutta Roma

i viva risuonar di Claudio al nome.

Parli d'ogn'un di voi il cor sincero.

CLAUDIO

E voi, che dite?

PALLANTE E NARCISO

Signor, il tutto è vero.

AGRIPPINA

E chi fuor, ch'il mio figlio,

una volta regnante

dall'aura popolar fatto superbo,

ceduto avria lo scettro?

Per difender tua vita,

per mantenerti in trono,

io la nemica, io la rubella sono?

CLAUDIO

(Mi confonde Agrippina,

dai stessi accusatori ella è difesa.)

NERONE

(Stupido son.)

PALLANTE

(Della sua colpa ha merto.)

CLAUDIO

Di tua fé, del tuo amor, cara son certo.

AGRIPPINA

Ma, oh dio, certa io non sono

né di tua fedeltà, né del tuo amore.

Penso che presso te fatta son rea,

perché il tuo cor ascolta.

CLAUDIO

E chi?

AGRIPPINA

Popea;

duolmi sol, che l'inganno

a te non sia palese.

CLAUDIO

Scoprilo pur.

AGRIPPINA

Costei

vagheggiata da Otone...

CLAUDIO

Agrippina t'inganni; egli è Nerone.

Olà vengano tosto

Oton, Neron, Popea.

 

Pallante, Narciso ->

AGRIPPINA

Vedrai, s'io ti tradisco o s'ella è rea.  

(Ciò, che deve avvenire io già preveggo.)

CLAUDIO

Fra tanti avvenimenti

sarò, chi è contumace;

vuò, che viva nei cor riposo, e pace.

 
[N. 47 - Aria]

 N 

AGRIPPINA

Se vuoi pace o volto amato  

l'odio reo, fuga da te.

Guarda in me nume adorato

il mio amore, e la mia fé.

Se vuoi pace o volto amato

l'odio reo, fuga da te.

 

Scena quindicesima

Otone, Nerone, Popea, Claudio, Agrippina.

<- Otone, Nerone, Popea

 
Recitativo

AGRIPPINA

(Ecco la mia rivale.)  

POPEA

(Ecco quell'empia

cagion di doglia ria.)

NERONE

(Che sarà mai di me?)

OTONE

(Cieli, che fia?)

CLAUDIO

Vedi, Agrippina, il figlio

quell'ardito garzon, che nella reggia

delle vergini eccelse

tenta offender l'onor.

AGRIPPINA

T'inganni, augusto.

CLAUDIO

No, non m'inganno no, l'error confessa.

Di Popea nelle stanze

non ti trovai nascoso?

AGRIPPINA

Cieli, che sento mai!

NERONE

(Parlar non oso.)

CLAUDIO

Accusa col silenzio il suo delitto.

Tu l'attesta o Popea con cor sincero.

POPEA

Lo vedesti signor, purtroppo è vero.

AGRIPPINA

(L'arte ancor di costei sarà ingannata.)

OTONE

(Come accorta Popea s'è vendicata.)

CLAUDIO

Vuò, che colpa palese,

palese abbia l'emenda.

AGRIPPINA

(Spera ancora il mio cor.)

POPEA

(Oh quanto io godo.)

CLAUDIO

Di Nerone, e Popea

stringa dolce imeneo l'illustre nodo.

POPEA

(Che sento mai!)

AGRIPPINA

(Che intendo!)

NERONE

A tue grazie, signor, vinto mi rendo.

OTONE

Ecco prostrato o augusto

quell'Otone infelice.

CLAUDIO

Omai t'accheta.

Ebbi delle tue colpe il disinganno,

ti promisi l'alloro,

cesare tu sarai.

AGRIPPINA

(Sento, e non moro!)

OTONE

Io l'alloro rifiuto,

di regnar non mi curo, e solo apprezzo

la mia cara Popea;

se di darti la vita ebbi la sorte,

nel togliermi il mio ben, tu mi dai morte.

AGRIPPINA

Ora vedi, chi sia, che ha l'alma rea

s'è Nerone od Oton, ch'ama Popea.

CLAUDIO

E tu Neron, che dici?

NERONE

Ubbidiente io sono alle tue voglie;

ma doppio mio castigo

è il togliermi l'impero, e darmi moglie.

POPEA

E con me non si parla?

Scettri, regni, ed imperi abbia Nerone,

d'altri mai non sarò, fuor che d'Otone.

CLAUDIO

Io dei vostri desir volli far prova.

(a Nerone)

Se lasci per l'allor volto divino...

(a Otone)

Se sprezzi per amor di Roma il trono...

ai posteri sarete

dell'amar, del regnar, eroi ben degni.

Cesare sia Neron, tu stringi Otone

la tua Popea costante.

(Ho sciolto il cor, s'ell'è d'un altro amante.)

POPEA E NERONE

Felice son.

OTONE

Più il duol non mi tormenta.

AGRIPPINA

(Or che regna Neron, moro contenta.)

CLAUDIO

Abbian termine gli odii, e Roma applauda

a questo dì bramato,

ch'ognun rende contento, e fortunato.

Dall'augusto mio genio

per gli eccelsi sponsali

della bella Popea pronuba Giuno

già s'invitò nell'apparato illustre.

Ella omai scenda, e Roma

intrecci di Neron lauri alla chioma.

 
Qui scende Giunone con suoi Seguaci.

<- Giunone, deità

 
[N. 48 - Coro]

 N 

CORO

Lieto il Tebro increspi l'onda  

sotto i rai del novo allor.

E festeggi sulla sponda,

pien di gioia il dio d'amor.

 
Recitativo

GIUNONE

D'Oton, e di Popea sul lieto innesto  

scende Giuno dal cielo a sparger gigli;

e nel talamo eccelso io lieta appresto

vassalli a Claudio, e all'alta Roma i figli.

 
[N. 49 - Aria]

 N 

V'accendono le tede  

i raggi delle stelle;

esse per tanta fede

risplendono più belle.

V'accendono le tede

i raggi delle stelle;

esse per tanta fede

risplendono più belle.

 

Otone, Nerone, Popea, Claudio, Agrippina, Giunone ->

Segue il ballo di Deità seguaci di Giunone.
 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Stanza di Popea con porta in facciata, e due altre per parte.

Popea
 

Il caro Otone al precipizio io spinsi

Popea
<- Otone

Ah mia Popea, ti prego

[N. 41 - Aria]

(Otone si nasconde)

Attendo qui Nerone, e Claudio ancora

Popea, Otone
<- Nerone

Anelante ti reco, o mia diletta

[N. 42 - Aria]

(Nerone si nasconde)

Amico ciel seconda il mio disegno

Popea, Otone, Nerone
<- Lesbo, Claudio

Qui non v'è alcun, signore

Popea, Otone, Nerone, Claudio
Lesbo ->

Claudio tu mi lusinghi

(Popea nasconde Claudio e rivela Nerone)

Claudio partì? / Quanto il tardar molesta

(Claudio si rivela)

Temerario insolente / O cieli, aita

Popea, Otone, Claudio
Nerone ->

Ora Claudio che dici? / Io son convinto

[N. 43 - Aria]

Popea, Otone
Claudio ->

Alfin ei se n'andò, deh quanto alletta

(Popea rivela Otone)

Ora Otone che dici?

[N. 44 - Aria]

Piega pur del mio cor nel dolce nido

[N. 45 - Aria]

Popea, Otone ->

Salone imperiale.

Agrippina, Nerone
 

Cotanto osò Popea? / Come narrai

Nerone
Agrippina ->

[N. 46 - Aria]

Nerone ->
<- Pallante, Narciso

Evvi donna più empia / E qual rigore?

Pallante, Narciso
<- Claudio

Agrippina, Nerone, Oton, Popea

Pallante, Narciso, Claudio
<- Agrippina

Adorato mio sposo; è questi il giorno

Claudio, Agrippina
Pallante, Narciso ->

Vedrai, s'io ti tradisco o s'ella è rea

[N. 47 - Aria]

Claudio, Agrippina
<- Otone, Nerone, Popea

Ecco la mia rivale / Ecco quell'empia

Claudio, Agrippina, Otone, Nerone, Popea
<- Giunone, deità

[N. 48 - Coro]

D'Oton, e di Popea sul lieto innesto

[N. 49 - Aria]

deità
Otone, Nerone, Popea, Claudio, Agrippina, Giunone ->

(ballo di deità)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima
Gabinetto d'Agrippina. Piazza del Campidoglio con trono. Stanza di Popea. Strada di Roma contigua al palazzo imperiale apparata per il trionfo di Claudio. Giardino. Stanza di Popea con porta in facciata, e due altre per parte. Salone imperiale.
[Sinfonia] [N. 1 - Aria] [N. 2 - Aria] [N. 3 - Aria] [N. 4 - Aria] [N. 5 - Arioso] [N. 6 - Quartetto] [N. 7 - Arietta] [N. 8 - Aria] [N. 9 - Aria] [N. 10 - Aria] [N. 11 - Aria] [N. 12 - Aria] [N. 13 - Aria] [N. 14 - Aria] [N. 15 - Arietta] [N. 16 – Terzetto] [N. 17 - Aria] [N. 18 - Aria] [N. 19 - Aria] [N. 20 - Preludio] [N. 21 - Coro] [N. 22 - Aria] [N. 23 - Aria] [N. 24 - Aria] [N. 25 - Aria] [N. 26 - Recitativo accompagnato] [N. 27 - Aria] [N. 28 - Aria] [N. 29 - Arioso] [N. 30 - Recitativo e arioso] [N. 31 - Aria] [N. 32 - Aria] [N. 33 - Aria] [N. 34 - Aria] [N. 35 - Aria] [N. 36 - Aria] [N. 37 - Aria] [N. 38 - Aria] [N. 39 - Aria] [N. 40 - Aria] [N. 41 - Aria] [N. 42 - Aria] [N. 43 - Aria] [N. 44 - Aria] [N. 45 - Aria] [N. 46 - Aria] [N. 47 - Aria] [N. 48 - Coro] [N. 49 - Aria]
Atto primo Atto secondo

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