Prologo

 

Scena unica

Sonno, Panto, Itaton, Morfeo.

Sonno, Panto, Itaton, Morfeo

 

SONNO

Già dell'alba vicina  

l'aure precorritrici,

i venticelli amici

fomentano cortesi

la mia placida forza,

e le palpebre umane

(seppelliti i lor moti in dolce oblio)

resister più non ponno

alla soave deità del Sonno.

Questa è l'ora felice

da me più favorita,

in cui godo vedere

dentro un dormir profondo,

la natura sopita.

Poco lunge è la diva,

che sparge a man profusa umide perle.

Poco lunge è la luce,

che per sentier dorato il dì conduce.

Voi miei cari ministri

Panto, Itaton, Morfeo,

mentre vengono i sogni

dalle porte fatali,

servite pronti al vaticinio loro

con le vostre figure,

e con mille apparenze, e mille forme

itene a visitar chi posa, e dorme.

 

MORFEO

Sonno dio del riposo,

dator della quiete, e della pace,

tutti gli umani volti

io prenderò ben tosto, e com'è l'uso

delle mutanze mie

vaneggerò col sogno avanti il die.

ITATON

Ed io d'augelli, e fere

vestirò le sembianze,

e son pronto a cangiarmi in tante forme,

che non potranno i numeri adeguarle,

e spesso in un oggetto

unirò, mescerò più d'un aspetto.

PANTO

Le figure diverse

delle cose insensate io prenderò,

e tra chi dorme andrò;

del quadro, del triangolo, del cerchio

figurerò le prospettive belle,

e tutte inventerò l'arti novelle.

 

TUTTI

Uscite in varie torme  

immagini gioconde, e strane forme,

e all'addormito mondo

portate in sogni lieti

metamorfosi mille, e mille segni,

e l'uomo frale a indovinar s'ingegni.

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Qui cade il ballo de' Fantasmi, e finisce il prologo.

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Fine (Prologo)

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Sonno, Panto, Itaton, Morfeo
 

Già dell'alba vicina

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(ballo de' fantasmi)

 
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Atto primo Atto secondo Atto terzo

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