Atto primo

 
[Sinfonia]

 N 

 

Scena prima

Gran pianura, in distanza veduta di collina praticabile, sopra la sommità della quale casa pastorale, con porta e finestra; in maggior distanza veduta di villaggio; in fondo, alcuni alberi.

 Q 

cacciatori

 
[Introduzione]

 N 

 

CORO DI CACCIATORI

Salva, salva, o dèa de' boschi,  

lo splendor della Castiglia,

salva lei, che a te somiglia

in bellezza, ed onestà.

Tu la madre al figlio rendi,

e ad un re la sua metà.

 

Scena seconda

La Regina, vestita da cacciatrice con asta insanguinata, con Séguito e Corrado.

<- Regina, seguito, Corrado

 
Recitativo

REGINA

Allegri, o miei vassalli;  

eccovi il fausto segno di mia vittoria;

grande il periglio fu, di gran valore al mio

braccio fu d'uopo; estinta al fine

giace l'orribil belva,

ch'empia di strage e di terror la selva.

Se di lugubri strida

suonar le valli e i monti,

or di festose grida si faccian risuonar.

 
[Ripresa coro]

 N 

CORO DI CACCIATORI

Suoni pur di grati evviva  

ogni riva ed ogni sponda,

e risponda da ogni speco

facil eco al nostro amor.

Viva l'astro d'Aragona,

ch'or corona il suo valor.

 
Recitativo

REGINA

Andiam, miei fidi,  

e ristoriamci un poco

della lunga fatica;

ma dov'è il figlio mio?

CORRADO

Dietro i vestigi vostri

il magnanimo prence

spronò il destrier,

quando il cinghial feroce

da voi vide inseguito.

Ma qualcuno s'inoltra: eccolo!

 

Scena terza

I suddetti, e entra il Principe con fretta.

<- Principe

 
[Terzetto]

 N 

 

PRINCIPE

Perché mai nel sen, perché,  

cara madre ognor per te

palpitarmi il cor dovrà?

REGINA

Perché mai nel sen, perché,

caro figlio, ognor per me

palpitarti il cor dovrà?

CORRADO

Perché mai nel sen, perché,

gran Regina, ognor per te

palpitarci il cor dovrà?

REGINA, PRINCIPE E CORRADO

Deh, conserva a chi t'adora

una vita al ciel sì cara.

REGINA

Meco godi, amato figlio,

e discaccia il tuo timor.

PRINCIPE E CORRADO

In te vive il figlio ancora,

in te vive il genitor.

 
Recitativo

REGINA

Su via, mio caro figlio,  

discacciate l'affanno; al gran cimento

è ver molto sudai; ma uccisa al fine

la formidabil fiera

la gloria accrebbe de' trionfi miei.

(si vede venir da lontano Lilla, affannata)

<- Lilla

 

Ma chi giù di quel luogo a questa volta  

move rapido il passo?

PRINCIPE

Una fanciulla

a me rassembra, e di gentil sembiante.

CORRADO

Affannosa ed ansante,

real donna, a me par.

 

Scena quarta

Lilla, e i suddetti.

 

REGINA

Chi cerchi?  

LILLA

La... Regina...

(s'inginocchia)

REGINA

Io son la stessa.

 
[Cavatina]

 N 

LILLA

Ah, pietade... mercede... soccorso!  

Dal timor... dal tormento... dal corso...

son s... stanca che il fiato... mi manca...

ed ho lena... d'appena... parlar.

 
Recitativo

REGINA

Sorgi, calma l'affanno,  

e quel che brami

esponi, o giovin bella,

e l'otterrai.

PRINCIPE
(a Corrado)

Amico, hai vista mai

fanciulla più gentile di costei?

CORRADO

Non ha beltà la Spagna uguale a lei.

LILLA

Signora, al regio piede

per implorar pietà mi guida amore:

il più vago pastore

delle nostre contrade amato m'ama,

in sposa ei mi brama, e se uguaglianza

di costume, di stato, e di desio

può nodo marital render felice,

un più fasto imeneo sperar non lice.

REGINA

E chi potrebbe opporsi

ad affetto sì bello?

LILLA

Un barbaro fratello,

che sol per vanità

la mia destra promise al Podestà.

REGINA

Il tuo amante dov'è?

LILLA

Da questo loco

allontanato, sia ventura od arte,

lasciò spazio frattanto al fratel mio

di tentar che per forza io dia la mano

a l'odiato da me brutto villano!

E se da quella stanza ov'ei mi chiuse

con disperato ardire

dal balcone saltando io non fuggìa,

del vil bifolco già preda sarei,

e il mio caro Lubin perduto avrei.

 
[Cavatina]

 N 

REGINA

Calma l'affanno,  

Lilla vezzosa,

sarai sua sposa,

fidati in me.

Bella ti vedo,

saggia ti credo;

sarà, se l'ami,

degno di te.

 
Recitativo

 

Figlio, vo a riposarmi. Or voi, Corrado,  

voi che siate sua guida al nostro tetto,

alla vostra prudenza io la commetto.

 
[Ripresa coro]

 N 

CORO DI CACCIATORI

Suoni pur di grati evviva  

ogni riva ed ogni sponda,

e risponda da ogni speco

facil eco al nostro amor.

Viva l'astro d'Aragona,

ch'or corona il suo valor.

 
(la Regina parte col suo séguito)

Regina, seguito, cacciatori ->

 

Scena quinta

Corrado, il Principe, e Lilla.

 
Recitativo

PRINCIPE

Amico, mi consolo  

che sei fatto

custode di fanciulle.

CORRADO

Signor, dell'età mia

è per me questo un infelice indizio.

(È un idolo costei; ci vuol giudizio.)

PRINCIPE

Oh quanto volentieri

con te mi cangerei

per esser io guardiano di costei.

Venite qui, ragazza.

LILLA

Signor...

PRINCIPE

Avvicinatevi,

non abbiate paura.

CORRADO

(Che modestia, che grazia,

che figura!

Se mi scappa mio danno.)

PRINCIPE

Il vostro nome?

LILLA

Lilla, a' comandi suoi.

PRINCIPE

Oh che bel nome!

E bello come voi.

LILLA

Grazie alla sua bontà.

PRINCIPE

Perché vi ritirate?

Datemi la manina.

(vuol prenderla per mano)

LILLA

Oh mi perdoni,

sono nubile ancora e son villana,

e non la diedi ancora a chi che sia.

PRINCIPE

Sentite; se io v'amassi

amereste voi me?

CORRADO

(L'affare si fa serio.)

LILLA

Io no.

PRINCIPE

Perché?

LILLA

Perché amo il mio Lubin.

PRINCIPE

E non potreste amarne due?

LILLA

Fanciulle di contado

non han questa virtù.

Signore, io vado.

(in atto di partire)

PRINCIPE

Perché tal fretta?

CORRADO

Prence, ella ha ragione.

La Regina ci attende al noto loco.

PRINCIPE

Andate, andate, io pur verrò tra poco.

 

Corrado, Lilla ->

[Aria]

 N 

Più bianca di giglio,  

più fresca di rosa,

bell'occhio, bel ciglio,

vivace, graziosa.

La mano a un villano

la Lilla darà?

Almen, crude stelle,

non fossi chi sono...

ma val più d'un trono

sì rara beltà.

(parte)

Principe ->

 
 

Scena sesta

Strada, collinetta da un lato, casa rustica con porta e finestra, che mette nella strada; in fondo alcuni alberi.
Ghita e Tita entrano disputando.

 Q 

<- Ghita, Tita

 
[Duetto]

 N 

 

GHITA

Un briccone senza core  

no, non voglio più sposar.

TITA

Un'ingrata senza amore

no, non voglio maritar.

GHITA

Far d'occhietto a tutte quante.

TITA

Far con tutti la galante!

GHITA

Ir girando tutta notte!

TITA

Ir con Mengo in quelle grotte!

GHITA

Dar a Berta il mio cappello!

TITA

Dir a Cecco ch'è più bello!

GHITA E TITA

Son azioni da birboni

e non s'hanno a sopportar.

TITA

Non dir più ch'io sono Tita

se non cavo a te quegli occhi.

GHITA

Non dir più che io son la Ghita

se non graffio a te l'orecchio.

TITA

Villanaccia!

GHITA

Villanaccio!

TITA

Taci brutta!

GHITA

Taci brutto!

Assassino!

TITA

Malandrina.

GHITA E TITA

Esser vuol la mia rovina

mi vuol far precipitar.

 

Scena settima

I suddetti, entra il Podestà, poi Lubino.

<- Podestà

 
Recitativo

PODESTÀ

E così, miei padroni,  

non volete finir, queste questioni?

Un bel esempio inver date alla Lilla,

s'anco il dì delle nozze, e vostre e mie,

fate tali pazzie.

TITA

Parlate con la Ghita,

che fa pensar sì mal de' fatti suoi.

GHITA

Anzi ditelo a Tita,

che lo scandalo sol nasce da lui.

 
(entra Lubino, che non vede gli altri attori che dopo l'aria)

<- Lubino

[Cavatina]

 N 

LUBINO

Lilla mia dove sei gita?  

Lilla bella dove sei?

Non t'asconder, o mia vita,

o bel sol degli occhi miei.

Senza te non posso vivere,

morirò senza di te.

Dove sei, mia cara Lilla?

Lilla cara, vieni a me.

 
Recitativo

 

Siete qui scellerati? alfin vi trovo,  

alfin v'ho nelle mani.

Or dite, iniqui,

la mia Lilla dov'è?

PODESTÀ

E dove sta?

GHITA

Guarda che fai Lubin!

LUBINO

Ah perfido, furfante!

Mori per le mie mani.

(prende per il collo il Podestà)

PODESTÀ

Gente!

GHITA

Aiuto!

TITA

Pietà! Misericordia!

LUBINO

Per voi geme il mio ben!

GHITA

Eh! Lubino, dico;

non conosci la Ghita,

l'amica tua?

Calmati, guarda, ascolta.

LUBINO

Ah, ditemi una volta,

dov'è la sposa mia

o sollevo il villaggio,

o do foco alla casa,

o vi spacco la testa!

PODESTÀ

Che demonio infernal!

GHITA

Che bestia è questa?

TITA

(parla nascondendosi dietro la Ghita)

Io, io la sfacciatella

rinchiusi in quella stanza,

perché ardisce d'opporsi al voler mio,

e finalmente suo fratel son io.

LUBINO

Fratello, no, carnefice tu sei!

Ah, vanne a terra, indegna porta!

Invano s'opporrebbe l'inferno

a questa mano!

(getta giù la porta ed entra in casa)

Lubino ->

 

Scena ottava

Tita, il Podestà, e Ghita.

 

TITA

Già per sola tua colpa  

nascon tutti i malanni.

GHITA

Io, cosa c'entro

nelle vostre pazzie?

TITA

Se non mi trattenevi

colle tue frenesie,

a quest'ora ei la Lilla

avria sposata!

GHITA

Se non ti difendevi

dietro le spalle mie,

ei ti facea del cranio

una frittata!

PODESTÀ

Non volete, o ragazzi,

una volta finir di fare i pazzi?

(s'ode internamente un grande strepito)

GHITA

O cieli! Udite!  

LUBINO

O Lilla, Lilla mia, mia cara Lilla...

GHITA

Che strepito! che gridi!

Che fracasso è mai questo?

TITA

Quel marrano

mi smantella la casa!

LUBINO

Ah, Lilla, Lilla...

GHITA

Partiam, per carità, che s'ei qui

torna, preveggo un precipizio.

PODESTÀ

Lasciate pur, gli farem far giudizio.

 
[Aria]

 N 

Or se pericolo  

di star qui trovi,

verso quel culmine

rapido movi,

o tra quegli arbori

di dense frondi

stattene tacito

ovver t'ascondi,

là dove imboscasi

quel picciol speco,

e quando sortono

se Lilla è seco,

stando lontano

per un lunghissimo

tiro di mano,

sempre guardandoli

li déi seguir.

Sfondo schermo () ()

(Tita parte)

 

Tu Ghita vattene

franca all'albergo,

in l'uscio serrati

poi dietro il tergo,

ch'io per la ripida

strada, ma breve,

vo a dar cert'ordini,

come si deve,

e quando avvisoti

del mio ritorno,

col rauco fremito

di tromba e corno,

dove si trovano

volami a dir.

Presto, che crescere

sento il tumulto!

Ah, il temerario

per tale insulto

in una carcere

vo' far morir.

 
(Ghita e il Podestà partono)

Ghita, Podestà ->

 

Scena nona

Lubino solo dalla finestra, da cui pende un velo.

<- Lubino

 
Recitativo

LUBINO

Dov'è dunque il mio ben?  

Già son fuggiti...

Barbari, al tradimento

aggiungete lo scherno?

Ma raggiunger si provi.

(salta giù dalla finestra)

Qual uom, qual dio potrebbe

trattener l'ire mie? stelle! che miro?

Il velo non è questo

della mia Lilla bella?

Forse la meschinella

ne' moti della sua disperazione

saltò giù dal balcone e il molle viso

e le tenere membra ahi chi sa quale

soffrirò oltraggio ad ambi due fatale.

Non è vano il sospetto,

la camera rinchiusa...

il balcon spalancato... il velo appeso...

ah se questo adivenne... a tutti io giuro

i numi dell'abisso e a quei del cielo

di farne di coloro

nuovo, tremendo, temerario scempio;

qual fui d'amor, sarò d'atrocia esempio.

 
[Aria]

 N 

Vo' da l'infami viscere  

strappar agli empi il cor.

Vo' farli a brani, a brani,

e dar per cibo ai cani

l'ossa e le carni lor.

(s'avvolge il velo al braccio)

E tu, su questo braccio,

rimani, o infausto segno,

e se giammai nell'anima

langue l'usato sdegno,

porgi alimento ed esca

che accresca il mio furor.

(va per partire, ma vede Tita nascosto dietro un albero in qualche distanza)

 

Scena decima

Lubino e Tita.

 
Recitativo

LUBINO

Indarno ti nascondi; il giusto cielo  

in mano mi ti manda.

(afferra Tita per i crini)

TITA

Ohimè! Son morto!

LUBINO

Su quel capo ribaldo

il mio sdegno cadrà; con questo cerro...

(svelle un grosso ramo, e si mette in atto di accoppar Tita, la Ghita sopravviene e trattiene il colpo)

<- Ghita

GHITA

Oh dèi! Ferma, Lubino!

 
Entra il Podestà con séguito di Ministri di giustizia.

<- Podestà, ministri di giustizia

 

PODESTÀ

Ecco lo sgherro.  

Animo, assicuratevi...

LUBINO

Traditori...

TITA

Bravissimo, cognato.

PODESTÀ

Tenetelo e legatelo sì stretto

ch'egli non muova più piedi, né mani.

LUBINO

Tu mi vendica, o ciel, con questi cani.

 
(parte Lubino tra i ministri, il Podestà, e Tita, cui la Ghita trattiene)

Podestà, Lubino, ministri di giustizia ->

 

Scena undicesima

Ghita e Tita.

 

GHITA

Oh, povero Lubino! Tita...  

TITA

Lasciami andar.

GHITA

Tita, m'ascolta!

Sai che tua suora Lilla

è l'idol della villa,

sai ch'ella ama Lubino, ed egli lei,

e ostinato ti sei

a voler ch'ella pigli il Podestà?

TITA

O crepar, o pigliarlo...

E di cosa hai paura?

GHITA

Oggi alla caccia s'attende la Regina;

se alcuno la previen contra di te,

cosa sarà di me?

TITA

E a te che importa?

Non son io più un briccone,

un assassino?

GHITA

No, se' il mio bene, il caro mio sposino.

 
[Aria]

 N 

Purché tu m'ami,  

purché sia mio,

sempre vogl'io

te solo amar.

Se un po' di rabbia

teco mi viene,

parlo per bene

lo puoi pensar.

Ma è poi di paglia

tutto il mio foco,

e poco, poco

mi suol durar.

In un momento

di meglio torno

e in questo giorno

l'hai da provar.

Dammi l'anello,

Tita mio bello,

dammelo caro,

non indugiar.

Allor conoscere

potrai la Ghita,

che bella vita

vogliam passar.

(parte)

Ghita ->

 

Scena dodicesima

Tita solo.

 
Recitativo

 

Da ridere mi vien quand'odo dire  

che bisogna star forte

quando la donna cede.

Io non son così bravo,

e allorché vedo la mia Ghita

che piange e che vien meco

colla buona maniera,

se fossi più arrabbiato d'un leone

cado giù qual babbione,

un agnello divento, anzi un coniglio,

né già la Ghita sol, ma ogni altra donna

far può meco lo stesso;

che grande amico anch'io son del bel sesso.

 
[Aria]

 N 

In quegli anni in cui solea  

ir le capre a pascolar,

mio bisnonno mi dicea,

ch'era un uom di grandi affar:

«Figlio mio, la donna è foco,

guarda ben, non t'accostar.»

Io ripien de' detti suoi

per paura d'abbruciarmi,

donne mie lontan da voi

procurava di restar.

Ma l'istinto naturale

superò l'educazion,

e trovai che male, male

predicava quel buffon.

Qual farfalla, pian pianino,

pria cercai girarvi intorno:

poi mi feci più vicino

ed osai toccarvi un giorno,

e sentendo che la pelle

delle dita tenerelle

non abbrucia, ma diletta,

volli far per voi vendetta

con amarvi e rispettarvi

e con darvi questo cor.

Non credete?... non credete?

Alle prove, o donne care,

tutto, tutto io voglio fare

per provarvi un vero amor.

(parte)

Sfondo schermo () ()

Tita ->

 
 

Scena tredicesima

Atrio dove abita la Regina con tre porte, una grande di mezzo; due grandi finestre.
Ghita e Lilla; e a suo tempo la Regina.

 Q 

Lilla

<- Ghita

 
Recitativo

GHITA

Sei pur qui, pur ti trovo,  

Lilla, mia cara amica.

LILLA

Ed hai coraggio

di venirmi davanti?

GHITA

Di venirti davanti?

E perché no?

LILLA

Il perché lo sai tu,

quant'io lo so.

GHITA

Io?

LILLA

Tu!

GHITA

Io?

LILLA

Tu, vorresti farmi credere

che d'accordo non sei per rovinarmi

col Podestà e con Tita?

(qui comparisce la Regina, ma poi si ritira)

<- Regina

GHITA

Io d'accordo con lor?  

Povera Ghita!

LILLA

Povera innocentina!

Chi non ti conoscesse...

GHITA

E per chi mi conosci?

LILLA

Dunque lo deggio dir?

GHITA

Sì, lo déi dire.

 
[Terzetto]

 N 

 

LILLA

Dirò che perfida,  

che falsa sei,

che da te nascono

gli affanni miei,

che per uccidermi

fingi d'amarmi,

per farmi perdere

il mio tesor.

GHITA

Io che in giardino

fatta ho la spia

quando Lubino

teco venìa,

che nel mio forno

l'ascosi un giorno,

ho questo merto

del mio bon cor.

LILLA

Dal dì che han detto

ch'io son più bella,

tu con dispetto

mi vedi ognor.

GHITA

Oh per bellezza

chi può uguagliarti?

Dovrian chiamarti

la dèa d'amor!

(con atti di dispetto)

LILLA

Via brutta stolida

non far schiamazzi.

GHITA

A me, pettegola,

questi strapazzi!

GHITA E LILLA

In altro loco

t'insegnerei

come tu déi

meco trattar.

GHITA

Chiamarmi stolida!

LILLA

Dirmi pettegola!

GHITA E LILLA

Son proprio titoli

da far crepar.

(qui la Regina si mostra, con finto sdegno)

REGINA

Cosa veggio? Cosa sento?  

Cos'è questo mancamento?

Dove alberga la Regina,

questo chiasso osare far!

GHITA E LILLA

La Regina! La Regina!

Quale scusa ho da trovar?

GHITA

Illustrissima...

LILLA

Eccellenza...

REGINA

(È pur bella l'innocenza!)

GHITA E LILLA

Imploriam da voi mercede.

REGINA

È un ardir, che troppo eccede,

e scostatevi da me.

 
[Canone]

 N 

GHITA E LILLA

Per pietà non vi sdegnate,  

ascoltate per pietà.

(si metton in ginocchio un po' lontane dalla Regina)

Vi commova quel lamento,

che tormento al cor mi dà.

REGINA

(Mi commove il lor lamento,

e tormento al cor mi dà.)

(a le due)

Sorgete, sorgete,

mie care innocenti,

se amiche sarete

saprovvi premiar.

GHITA E LILLA

Di core t'abbraccio,

ti bacio di core,

la pace, e l'amore

tra noi dée regnar.

GHITA E LILLA

Chi avrebbe mai detto

che il nostro timore

in tanto diletto

s'avesse a cangiar?

Insieme

REGINA

Chi avrebbe mai detto

che il loro timore

in tanto diletto

s'avesse a cangiar?

 
Recitativo

REGINA
(alla Ghita)

Venite qui: chi sei?  

GHITA

La Ghita io sono, promessa sposa a Tita,

sorella di Lisargo,

Podestà della villa,

e son, dopo la Lilla,

la prima contadina del paese.

REGINA

Delle vostre contese

fui spettatrice non veduta io stessa;

e do torto alla Lilla.

Io non credo capace

d'un inganno la Ghita,

ella a me piace.

LILLA

Signora, se fallai, chiedo perdono.

(Ghita fa degli atti semplici di reverenza)

REGINA
(alla Ghita)

Vattene, e senza indugi

fa' che vengano a me Tita e Lisargo.

 
(Ghita parte)

Ghita ->

 

 

Tu Lilla, fatti core,  

sarà felice in breve il vostro amore.

(parte)

Regina ->

 

Scena quattordicesima

Lilla, poi Corrado.

 
[Cavatina]

 N 

LILLA

Dolce mi parve un dì,  

un dì mi piacque amor,

ma non è più così,

ma non mi piace ancor.

Finché vicino a te

vivea, mio caro ben,

ch'io ti vedea per me

languir d'amor ripien.

Dolce mi fu quel dì,

quel dì mi piacque amor,

ma non è più così,

ma non mi piace ancor.

 
Recitativo
(entra Corrado)

<- Corrado

CORRADO

Lilla, il ciel sia con voi.  

LILLA

Serva.

CORRADO

Siam soli?

LILLA

Soli.

CORRADO

Buono buono! Chiudiamo.

(chiude la porta)

LILLA

Signor che fate?

CORRADO

Figlia, non dubitate.

Son galantuom.

LILLA

Lo credo. Ma se mai

capitasse qualcun...

CORRADO

Io son già vecchio;

alla custodia mia

v'affidò la Regina,

nessun penserà male.

Parlar deggio con voi

d'un affar d'importanza.

Lasciatemi operar: io v'amo.

LILLA

Grazie.

CORRADO

V'amo da padre e nulla più.

LILLA

Son certa.

CORRADO

Sentite, se mai vi manca nulla

io vi posso servire.

(la prende per mano tremando)

LILLA

Signor, ma voi tremate...

cosa avete?

CORRADO

Ah voi sì bella siete

Lilla... Lilla...

 
(entra il Principe)

<- Principe

 

PRINCIPE

(Corrado e Lilla;  

udiam come mi tratta.)

CORRADO

(L'infante è qui; cangiam registro.)

(a Lilla)

Figlia, siete fortunatissima.

LILLA

A me pare il contrario.

CORRADO

Avete la fortuna

di piacere all'infante.

LILLA

Peggio per me.

CORRADO

Perché?

LILLA

Perché io non l'amo.

CORRADO

Un prence è sempre amabile.

LILLA

Può darsi.

PRINCIPE

Dunque è a voi sì difficile,  

cara Lilla, l'amarmi?

LILLA

Io v'amerò, signor,

come da' figli amasi il padre,

come il padrone dal servo,

dal suddito il sovrano.

PRINCIPE

Ah, ch'io v'amo assai più,

mia bella face.

LILLA

E giusto questo più,

che a me non piace

PRINCIPE

Barbara...

LILLA

Non è ver.

PRINCIPE

Siete insensibile alla stima,

all'amore, ai prieghi miei.

LILLA

No, barbara sarei

se sensibile io fossi.

PRINCIPE

Perché?

LILLA

Perché morria il mio caro

Lubin di gelosia.

CORRADO

(Questa rara fermezza

innamora ancor più di sua bellezza.)

PRINCIPE

Ma sapete, ch'io posso

a forza aver quel che per

grazia or chiedo.

LILLA

Oh troppo grande io credo

un infante di Spagna, un che dal cielo

fu scelto a far il popolo felice.

CORRADO
(a Principe)

Dove apprese costei quello che dice!

PRINCIPE
(a Corrado)

Altro mezzo tentiam. Corrado parti,

forse da sola a solo

cangerà la fanciulla.

CORRADO

Ubbidisco signor. (Non farà nulla.)

(va in gabinetto)

Corrado ->

 

LILLA

Dove andate? Sentite...  

PRINCIPE

Non temete mia cara, io non vo' niente

senza il vostro consenso.

LILLA

Io non temo per questo,

temo per chi potesse

sorprenderci da soli.

PRINCIPE

Cara Lilla

dunque ostinatamente

mi negate di dar la vostra grazia.

LILLA

Non ho grazia da dare ai vostri pari.

PRINCIPE

(Proviamo coi danari.)

(A Lilla)

Lilla mia, questa borsa di doppie

è tutta vostra,

se voi dite d'amarmi.

LILLA

Io di doppie, signor, non so che farmi.

PRINCIPE

(Che sia tutto artifizio?

Carichiamo la dose.)

(a Lilla)

Vi darò quest'anello

questo bell'orologio,

proteggerò Lubin,

farò che andiate

per le vie di Madrid

ricca di gemme,

con un bel equipaggio,

mostrata a dito

per l'amica del prence,

procurerò che abbiate

ricchezze, gradi, titoli ed onori.

LILLA

Tutto ciò noi troviam nei nostri amori.

 
[Finale I]

 N 

 

<- Lubino, Podestà

LUBINO
(ad alta voce, di fuori)

Traditori invan sperate  

me staccar da questo loco;

l'ingiustizia che mi fate

la Regina or or saprà.

LILLA

Giusto ciel! Che voce è questa!

PRINCIPE

Donde vien questo lamento?

PODESTÀ
(di dentro)

(Con costui veggo in cimento

la mia stessa dignità.)

(ad alta voce)

Vivo, o morto, il malandrino

via portate in un istante.

LUBINO
(come sopra)

Ah crudel!

LILLA

Quest'è Lubino.

PRINCIPE

(Sarà forse il caro amante?)

LILLA

(Se con lui chiusa mi trova,

me meschina, che dirà?)

PRINCIPE

(Mi mancava questa nuova

per la mia infelicità.)

LILLA

Per pietà, di qua partite!

PRINCIPE

E perché vi sbigottite?

Voi restate. Io vo di fori

a veder quel che si fa.

LILLA

(Tra l'affanno ed il timore

ondeggiando il cor mi va.)

PRINCIPE

(Tra il sospetto e tra l'amore

ondeggiando il cor mi va.)

LUBINO

Traditori, invan sperate

di staccarmi più di qua.

PODESTÀ

Vivo o morto, il malandrino

strascinate via di qua.

 
Il Principe apre la porta e si vede Lubino avviticchiato ad un albero.
 

Scena quindicesima

Lilla, Corrado, il Principe e Lubino.

 

PODESTÀ

Il Principe!  

LUBINO

L'infante!

PRINCIPE

Che veggio!

LILLA

Ove mi celo?

LILLA, PRINCIPE, PODESTÀ E LUBINO

Palpito, avvampo e gelo,

non so quel che sarà.

(il Podestà e Lubino entrano in scena, e Lilla si nasconde in un gabinetto)

LUBINO

(entra in scena disperatamente, e si mette ai piedi dell'infante)

Prence, a' reali piedi

un misero tu vedi,

che chiede carità.

PODESTÀ

Perturbatore audace

costui di nostra pace

non merita pietà.

PRINCIPE
(a Lubino)

Sorgi, chi sei, favella.

LUBINO

Io son di Lilla bella,

promesso sposo e amante.

PRINCIPE
(al Podestà)

E tu?

PODESTÀ

Grazie a Isabella,

io sono il Podestà.

PRINCIPE

(guardando Lubino)

Onesto all'aria parmi.

(guardando il Podestà)

Ha un volto da furfante.

Ma posso già ingannarmi?

Ma meglio si vedrà.

LUBINO E PODESTÀ

(Mi guarda e, piano, piano

favella tra sé stesso.

Non so se io debba adesso

temere o pur sperar.)

 

Scena sedicesima

Entra la Regina.

<- Regina

 

REGINA

Che fa il caro figlio?  

Perché d'una madre

il tenero ciglio

non viene a bear?

PRINCIPE

Da lungi e da presso

son sempre lo stesso

e serbo nel petto

da figlio e da suddito

rispetto ed amor.

LUBINO

Quel volto reale

quel guardo sovrano

mi par più che umano,

ravviva il mio cor.

Insieme

PODESTÀ

Quel volto reale

quel guardo sovrano

mi par più che umano,

spaventa il mio cor.

 

REGINA

Ma qui cosa fanno?

Chi sono costor?

LUBINO

A voi, gran Regina,

si prostra, s'inchina

un povero oppresso

da quel traditor.

REGINA

Esponi, infelice,

se a dritto ti lagni,

giustizia ti lice

sperare da me.

PRINCIPE

(Costui m'interessa

né so già perché.)

LUBINO

Di Lilla vezzosa

l'amante son io,

la chiesi in isposa,

le diedi il cor mio,

e il barbar, il perfido,

rapir me la fe'.

(accennando il Podestà)

PODESTÀ

Io sono...

REGINA E PRINCIPE

Tu taci!

REGINA

Non parlo con te.

Insieme

PRINCIPE

Non parla con te.

 

LUBINO

Un crudo fratello

voleva a lui darla.

(accennando il Podestà)

 

Scena diciassettesima

Entrano Tita, che abbraccia Lubino, e Ghita che si mette ai piedi della Regina.

<- Tita, Ghita

 

TITA

No, più non son quello  

per me Ghita parla

perdono ti chiedo

il fallo mio vedo

tua Lilla esser de'.

Insieme

GHITA

No, più non è quello

per lui Ghita parla

perdono ti chiede

il fallo suo vede

tua Lilla esser de'.

 

REGINA, GHITA, PRINCIPE, PODESTÀ, LUBINO E TITA

A tali vicende

di sdegni e d'amori

appena s'intende

la cosa com'è.

REGINA

(additando Lubino)

I lacci si sciolgano

a quel meschinello.

(additando il Podestà)

E vada egli carico...

GHITA

Egli è mio

fratello, signora mercé!

LUBINO

Egli è suo

fratello, signora mercé!

Insieme

PODESTÀ

Io son suo

fratello, signora mercé!

 

REGINA

Via presto si tolgano

i lacci a Lubino.

Non sono inflessibile,

già cede il mio cor.

PRINCIPE E GHITA

Scioglietelo presto.

Insieme

TITA E PODESTÀ

Sciogliamolo presto.

 

Scena diciottesima

Entra Lilla dal gabinetto.

 

LILLA

(va per sciogliere Lubino)

Io devo far questo,  

che gli ho destinata

catena miglior.

TUTTI

La Lilla? Da dove uscì fuor?

LUBINO

Lasciami i lacci miei,

non vo' più libertà.

Un infedel tu sei,

togliti via di qua.

GHITA, LILLA, PODESTÀ E TITA

Alla sua Lilla, o dèi!

Lubin così favella!

LUBINO

La Lilla non è quella,

Lubin io più non sono.

Tu, di quel loco uscisti,

ho i torti miei già visti.

Torna là dentro, o barbara,

in braccio ad altro amor.

LILLA

Ah, maestà, perdono...

Pietà del suo dolor.

REGINA E GHITA

Io non intendo il caso,

son piena di stupor.

Insieme

LUBINO

Ah, maestà, perdono...

Pietà del mio dolor.

PRINCIPE, PODESTÀ E TITA

Io non intendo il caso,

son pieno di stupor.

 

LILLA

No, non temer ben mio,

qui sola non son io,

v'è il mio custode ancor.

(Lilla fa uscir Corrado)

<- Corrado

REGINA E PRINCIPE

Corrado!

CORRADO

De' tuoi cenni

il fido esecutor.

REGINA

Or più temer non déi,

prendila, ella è tua sposa;

a te son io, per lei,

garante d'onestà.

LILLA, GHITA, LUBINO, PODESTÀ E TITA

Dèi, che clemenza è questa!

che generosità!

PRINCIPE E CORRADO

(Che improvvisata è questa!

che brutta novità!)

REGINA

E perché sia la festa

in questo dì compita,

(a Tita)

fo' sposa tua la Ghita,

perdono al Podestà!

LILLA, GHITA, LUBINO, PODESTÀ E TITA

Dèi, che clemenza è questa!

che generosità!

PRINCIPE E CORRADO

(Che improvvisata è questa!

che brutta novità!)

GHITA

O Tita tu sei mio.

TITA

Sei mia Ghita bella.

Insieme

LILLA

O Lubino tu sei mio.

LUBINO

Sei mia Lilla bella.

 

LILLA, GHITA, LUBINO, PODESTÀ E TITA

Cantiam solo Isabella,

lodiam la sua bontà.

 

REGINA

O quanto un sì bel giubilo,  

o quanto alletta e piace!

Di pura gioia e pace

sorgente ognor sarà.

S

LILLA, GHITA, LUBINO, PODESTÀ E TITA

Godiamo, su godiamo

e con sincero amore

rendiamo grazie al core

di vostra maestà.

REGINA

E il figlio mio non parla?

LILLA E GHITA

E voi non dite niente?

LILLA
(al Principe)

Guardate il mio Lubino.

PRINCIPE

Andate, ho visto, ho visto.

GHITA
(a Corrado)

Guardate Tita mio.

CORRADO

Andate, addio, addio.

TUTTI
(salvo Corrado e il Principe)

(Corrado muto resta,

l'infante mi par mesto.

Non so che storia è questa,

non so cosa pensar.

Ma quel ch'è fatto è fatto

e non si può cangiar.)

Insieme

PRINCIPE E CORRADO

(Fremo del mio destino,

perdo colei che adoro,

né deggio dir: io moro,

né posso contrastar,

che quel ch'è fatto è fatto

e non si può cangiar.)

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo

[Sinfonia]

Gran pianura, in distanza veduta di collina praticabile, sopra la sommità della quale casa pastorale, con porta e finestra; in maggior distanza veduta di villaggio; in fondo, alcuni alberi.

cacciatori
 

[Introduzione]

cacciatori
<- Regina, seguito, Corrado

Allegri, o miei vassalli

[Ripresa coro]

Coro di cacciatori
Suoni pur di grati evviva

Andiam, miei fidi

cacciatori, Regina, seguito, Corrado
<- Principe

[Terzetto]

Principe, Regina e Corrado
Perché mai nel sen, perché

Su via, mio caro figlio

cacciatori, Regina, seguito, Corrado, Principe
<- Lilla

Ma chi giù di quel luogo a questa volta

Chi cerchi? / La Regina

[Cavatina]

Sorgi, calma l'affanno

[Cavatina]

Figlio, vo a riposarmi

[Ripresa coro]

Coro di cacciatori
Suoni pur di grati evviva
Corrado, Principe, Lilla
Regina, seguito, cacciatori ->

Amico, mi consolo

Principe
Corrado, Lilla ->

[Aria]

Principe ->

Strada, collinetta da un lato, casa rustica con porta e finestra, che mette nella strada; in fondo alcuni alberi.

<- Ghita, Tita

[Duetto]

Ghita, Tita
<- Podestà

E così, miei padroni

Ghita, Tita, Podestà
<- Lubino

[Cavatina]

Siete qui scellerati?

Ghita, Tita, Podestà
Lubino ->

Già per sola tua colpa

(s'ode internamente un grande strepito)

O cieli! Udite!

[Aria]

(Tita si nasconde dietro un albero)

 
Tita
Ghita, Podestà ->
Tita
<- Lubino

Dov'è dunque il mio ben?

[Aria]

(Lubino vede Tita)

Indarno ti nascondi; il giusto cielo

(Lubino svelle un grosso ramo, e si mette in atto di accoppar Tita, la Ghita sopravviene e trattiene il colpo)

Tita, Lubino
<- Ghita

Tita, Lubino, Ghita
<- Podestà, ministri di giustizia

Ecco lo sgherro

Tita, Ghita
Podestà, Lubino, ministri di giustizia ->

Oh, povero Lubino!

[Aria]

Tita
Ghita ->

Da ridere mi vien quand'odo dire

[Aria]

Tita ->

Atrio dove abita la Regina con tre porte; due grandi finestre.

Lilla
 
Lilla
<- Ghita

Sei pur qui, pur ti trovo

Lilla, Ghita
<- Regina

(la Regina si ritira)

Io d'accordo con lor?

[Terzetto]

Lilla e Ghita
Dirò che perfida

(la Regina si mostra)

Regina, Ghita e Lilla
Cosa veggio? Cosa sento?

[Canone]

Ghita, Lilla e Regina
Per pietà non vi sdegnate

Venite qui: chi sei?

Lilla, Regina
Ghita ->

Tu Lilla, fatti core

Lilla
Regina ->

[Cavatina]

Lilla
<- Corrado

Lilla, il ciel sia con voi

Lilla, Corrado
<- Principe

(Principe non visto da Lilla)

Corrado e Lilla

(Principe si rivela a Lilla)

Dunque è a voi sì difficile

Lilla, Principe
Corrado ->

Dove andate? Sentite

[Finale I]

Lilla, Principe
<- Lubino, Podestà

(Lubino e Podestà di fuori)

Lubino, Lilla, Principe e Podestà
Traditori invan sperate

(il Principe apre la porta e si vede Lubino avviticchiato ad un albero)

(il Podestà e Lubino entrano in scena, e Lilla si nasconde)

 
Lilla, Principe, Lubino, Podestà
<- Regina
Regina, Principe, Lubino e Podestà
Che fa il caro figlio?
Lilla, Principe, Lubino, Podestà, Regina
<- Tita, Ghita
Lilla, Principe, Lubino, Podestà, Regina, Tita, Ghita
<- Corrado
 
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima
Gran pianura, in distanza veduta di collina praticabile, sopra la sommità della quale casa... Strada, collinetta da un lato, casa rustica con porta e finestra, che mette nella strada; in fondo... Atrio dove abita la Regina con tre porte; due grandi finestre. Camera rustica. Atrio terreno. Strada, da un lato la casa di Tita, dall'altro alberi. È notte scura. Camera rustica, con due porte, e due finestre. Campagna con casa; notte. Campagna.
[Sinfonia] [Introduzione] [Ripresa coro] [Terzetto] [Cavatina] [Cavatina] [Ripresa coro] [Aria] [Duetto] [Cavatina] [Aria] [Aria] [Aria] [Aria] [Terzetto] [Canone] [Cavatina] [Finale I] [Duetto] [Aria] [Aria] [Coro] [Coro] [Rondò] [Aria] [Duettino] [Sestetto] [Aria] [Aria] [Aria] [Cavatina] [Settetto] [Duetto] [Aria] [Finale II (Coro)] [Finale II (Seghidiglia)] [Finale II (Coro finale)]
Atto secondo

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