Da' fortunati campi, ove immortali
godonsi a l'ombra de' frondosi mirti
i graditi dal ciel felici spirti,
mostromi in questa notte a voi, mortali.
Quel mi son io, che su la dotta lira
cantai le fiamme de' celesti amanti,
e i trasformati lor vari sembianti
soave sì, ch'il mondo ancor m'ammira.
Indi l'arte insegnai come si deste,
in un gelato sen fiamma d'amore,
e come in libertà ritorni un core
cui son d'amor le fiamme aspre e moleste.
Coppia real, ch'alto destino scelse
per serenar, per far beato il mondo,
al cui senno e valor d'Atlante il pondo
fòra soma non grave, anime eccelse.
Seguendo di giovar l'antico stile,
con chiaro esempio a dimostrarvi piglio,
quanto sia, donne e cavalier, periglio
la potenza d'Amor recarsi a vile.
Vedrete lagrimar quel dio, ch'in cielo
reca in bel carro d'or la luce, e 'l giorno,
e dell'amata ninfa il lume adorno
adorar dentro al trasformato stelo.