Atto primo

 
[Sinfonia]

 N 

 

Scena prima

Parte di giardino, a cui corrisponde l'appartamento di Donna Anna con porta socchiusa.
Pasquariello involto nella sua cappa, che passeggia, indi Don Giovanni, e Donna Anna, che lo tiene afferrato per il mantello.

 Q 

Pasquariello

 
[Introduzione]

 N 

 

PASQUARIELLO

La gran bestia è il mio padrone!  

Ma il grand'asino son io,

che per troppa soggezione

non lo mando a far squartar.

Invaghito di Donn'Anna,

là di furto si è introdotto;

ed io gramo chiotto, chiotto,

qui ad attenderlo ho da star...

Sento fame? sento noia...

ma che venga alcun già parmi...

che sia lui vo' lusingarmi...

ma non vogliomi fidar.

 
Si ritira da una parte. In questo Don Giovanni e Donna Anna dalla porta che introduce nell'appartamento.

<- Don Giovanni, Donna Anna

 

DON GIOVANNI

Invano mi chiedete,  

ch'io mi discopra a voi.

DONNA ANNA

Un traditor voi siete,

un uomo senza onor.

DON GIOVANNI

Se fosse il Duca Ottavio

nemmeno parlereste.

DONNA ANNA

Azioni disoneste

non fece il Duca ancor.

DON GIOVANNI

Lasciatemi.

DONNA ANNA

Scopritevi.

DON GIOVANNI

Voi lo sperate invano.

DONNA ANNA

Vi strapperò il mantello.

DON GIOVANNI

Vi stroppierò la mano.

DONNA ANNA

Aiuto! Son tradita!

Soccorso, genitor!

PASQUARIELLO

Ohimè! La bestia ardita

va' ancora a far rumor.

Insieme

DON GIOVANNI

Acchetati, impazzita.

Non ho d'alcun timor.

 
In questo il Commendatore. Al comparir del medesimo Donna Anna lascia Don Giovanni, e si ritira.

<- Commendatore

Donna Anna ->

 

Scena seconda

Il Commendatore, e Don Giovanni, che sfodera la spada, Pasquariello in disparte.

 

COMMENDATORE

Qual tradimento! Perfido! Indegno!  

Sottrarti invano speri da me.

(alle prime parole del Commendatore, Don Giovanni con un colpo gli smorza il lume ed all'oscuro si battono)

DON GIOVANNI

Vecchio, ritirati, ch'io non mi degno

del poco sangue, che scorre in te.

PASQUARIELLO

(Ah, che ci siamo!)

COMMENDATORE

Non fuggirai.

DON GIOVANNI

Ch'io da vil fugga non pensar mai.

COMMENDATORE

Un'alma nobile, no, in te non v'è.

PASQUARIELLO

(Per dove fuggasi non so più affé.)

COMMENDATORE

(Ahi, che m'ha infissa mortal ferita!...

sento a mancarmi diggià la vita...

Se n' fugge l'anima... già vo a spirar...)

(cade sopra un sasso)

PASQUARIELLO

(Io tremo tutto. Son qua di gelo.

Ad arricciarsi mi sento il pelo...

più non si sentono... nemmen fiatar.)

Insieme

DON GIOVANNI

(Di mortal piaga ferito il credo...

che già traballa fra l'ombre io vedo.

Solo singulti d'udir mi par...)

 
Recitativo

DON GIOVANNI

Zh, zh?  

PASQUARIELLO

Eh?

DON GIOVANNI

Pasquariello?

PASQUARIELLO

Siete voi?

DON GIOVANNI

Sono io.

PASQUARIELLO

Vivo, o morto?

DON GIOVANNI

Che bestia!

E non senti ch'io parlo?

PASQUARIELLO

E il vecchio? Se n'è ito?

DON GIOVANNI

È morto, o mortalmente io l'ho ferito.

PASQUARIELLO

Bravo! Due azioni eroiche.

Donn'Anna violentata,

e al padre una stoccata?

DON GIOVANNI

Ehi: te l'ho detto ancora,

che non vo' rimostranze.

Seguimi, e taci. Andiamo.

PASQUARIELLO

Sì signore...

(Simular mi convien perché ho timore.)

 
(partono)

Don Giovanni, Pasquariello ->

 

Scena terza

Il Duca Ottavio, e Donna Anna preceduti da Servi con torcie.

<- servi (I), servi (II), Duca Ottavio, Donna Anna

 

DUCA OTTAVIO

Ecco col sangue istesso... (Ah! Che rimiro!)  

(tiene la spada in mano)

DONNA ANNA

Ohimè! Misera! Ohimè! Padre! Addio! Padre!

DUCA OTTAVIO

Signor! Ah! Dov'è l'empio

che vibrò il fatal colpo!

DONNA ANNA

Ah! Che di morte

il pallore sul viso ha già dipinto...

il cor più non ha moto... ah, il padre è estinto!

(cade fra le braccia del Duca)

DUCA OTTAVIO

Servi, servi, togliete agli occhi suoi

così funesto oggetto. E se alcun segno

scopersi in lui di vita,

medica man tosto gli porga aita.

 
Due Servi portano in casa il corpo del Commendatore.

servi (I), Commendatore ->

 

DONNA ANNA

Duca, estinto è mio padre; e ignoro, o misera,  

l'empio che lo ferì.

DUCA OTTAVIO

Ma in qual maniera

s'introdusse l'iniquo

ne' vostri appartamenti?

DONNA ANNA

A voi, Duca, stringendomi

la promessa di sposa, io me ne stava

ad aspettarvi nel mio appartamento

pe 'l nostro concertato abboccamento.

La damigella uscita

era per pochi istanti; allor che tutto

nel suo mantello involto

uno ad entrar nella mia stanza io vedo,

che al primo tratto, o Duca, io voi lo credo.

DUCA OTTAVIO

Che ascolto mai! Seguite.

DONNA ANNA

A me s'accosta, e tacito

fra le sue braccia stringemi. Io arrossisco,

mi scuoto, e dico: ah! Duca,

che osate voi! Che fate!

Ma colui non desiste: anzi mi chiama

suo ben, sua cara, e dicemi, che m'ama.

Resto di gelo allora. Egli malnato

ne volea profittar: io mi difendo;

lo vo' scoprir, lo afferro, palpitante

chiamo la damigella:

egli allor vuol fuggir: lo seguo, voglio

smascherar per lo meno il traditore,

e chiamo in mio soccorso il genitore.

Al suo apparir io fuggo; e l'assassino

per compir l'esecrando suo delitto,

misera, oddio! lo stese al suol trafitto.

DUCA OTTAVIO

Ardo di sdegno, e tutto d'ira avvampo

per sì enorme misfatto. Ignoto a lungo

non resterà l'iniquo: il suo castigo

sarà eguale al delitto, e voi Donn'Anna,

se un rio destino il genitor v'invola,

nell'amor d'uno sposo

il sollievo cercate.

DONNA ANNA

Di ciò Duca, per or più non parlate.

Finché il reo non si scopre, e finché il padre

vendicato non resta, in un ritiro

voglio passar i giorni;

né alcun mai vi sarà, che me n' distorni.

(parte co' li servi)

Donna Anna, servi (II) ->

 

Scena quarta

Il Duca solo.

 

 

Qual doppio eccesso è questo  

di sventura per me! Tutto si faccia

per scoprir l'empio intanto; e non si lasci

Donn'Anna senz'aita in questo stato.

Oh disgrazia crudele! Oh avverso fato!

 
[Aria]

 N 

Vicin sperai l'istante  

d'entrar felice in porto;

ma appena il lido ho scorto,

che torno in alto mar.

Cede l'amore in lei

ai moti del dolore;

e il misero mio core

ritorna a palpitar.

(parte)

Duca Ottavio ->

 
 

Scena quinta

Campagna con case rustiche, e nobile casino, fuori delle mura di Villena.
Don Giovanni e Pasquariello.

 Q 

Don Giovanni, Pasquariello

 
Recitativo

DON GIOVANNI

Posto che non mi parli  

più del Commendatore, o di Donn'Anna,

la libertà ti lascio

di potermi ora dir quello che vuoi.

PASQUARIELLO

Quand'è dunque così, veniamo a noi.

Sapete voi ch'io son scandalezzato

della vita che fate!

DON GIOVANNI

Come! Qual vita faccio?

PASQUARIELLO

Buona. Ma se non più, con giuramenti,

con inganni, e con cabale

sedur quanto potete,

cercando tutti i dì qualche conquista,

mi par che sia una vita alquanto trista.

E poi, qui discorrendola, il burlarsi,

come voi d'ogni legge, o Signor caro?

DON GIOVANNI

Basta, basta così, mastro Somaro.

Sai tu perché venuto

son fuori delle porte?

PASQUARIELLO

Per non andar a letto;

e per farmi crepar dal patimento.

DON GIOVANNI

Come sei tu poltrone!

Tieni, tieni una doppia

per il sonno che perdi.

PASQUARIELLO

Questo po' di cordiale

mi corrobora alquanto. Ebben: sentiamo

perché siete ora qui.

DON GIOVANNI

Perché invaghito

son di Donna Ximena. Ella se n' venne

ieri qui al suo casino

per poter meco aver qualche colloquio

con maggior libertà.

PASQUARIELLO

Prudentemente.

DON GIOVANNI

Ma vedi una signora,

che smonta di carrozza.

PASQUARIELLO

Dunque pria che qui giunga

entriamo nel casino

per non esser veduti.

DON GIOVANNI

Oibò. Vogl'io

qui in disparte osservar anzi chi sia.

Vieni; e mettiamoci qui fuor della via.

 
(si ritirano)
 

Scena sesta

Donna Elvira con due Servitori, Don Giovanni e Pasquariello in disparte, che poi si avanzano.

<- Donna Elvira, due servitori

 
[Cavatina]

 N 

DONNA ELVIRA

Povere femmine,  

noi siam chiamate

cervelli istabili,

anime ingrate,

cori volubili

nel nostro amor.

Ma sono gli uomini,

che fan gli amanti,

di noi più deboli,

più assai incostanti;

anzi son perfidi,

son senza cor.

Siamo pur misere

se noi li amiamo,

se ci fidiamo

del loro ardor.

 
Recitativo

 

In questo borgo io penso  

trattenermi piuttosto,

ch'entrar nella città. Là in quell'albergo

prenderò alloggio intanto

che scopro gli andamenti

dello sposo infedele,

che dopo avermi la sua fé giurata

mi lasciò il terzo giorno abbandonata.

 

due servitori ->

DON GIOVANNI

(restando sorpreso nel riconoscere Donna Elvira)

Oh cielo!

DONNA ELVIRA

Ah! Don Giovanni.

PASQUARIELLO

Oh! Ve'!

DONNA ELVIRA

Cotanto,

vi sorprende il vedermi?

DON GIOVANNI
(affettando disinvoltura)

Io vi confesso,

che tutt'altro qui adesso

aspettava che voi.

DONNA ELVIRA

Ed io tutt'altro

aspettava d'aver che un tradimento.

Fin a questo momento

non fu il mio che un sospetto;

ma la vostra sorpresa or qui ad un tratto

più non mi lascia dubitar del fatto.

DON GIOVANNI

Donna Elvira, scusatemi,

ma voi foste una pazza a far il viaggio

con un così magnifico equipaggio.

PASQUARIELLO

(A proposito.)

DONNA ELVIRA

È questo

quel che mi rispondete! Anima ingrata!

Fate ch'io sento almen qual fu il motivo

che da Burgos partiste, abbandonandomi

tacito, a precipizio,

dopo la data fé di sposalizio.

DON GIOVANNI

Oh, quanto a questo poi, qui Pasquariello

vi dirà la ragione.

PASQUARIELLO

Io!

DON GIOVANNI

Sì, tu. Digliela...

digliela...

PASQUARIELLO

Ma...

DON GIOVANNI

Ti dico

che gliela dici. Ed io perdon vi chiedo

se un premuroso affar, con mio tormento,

vuol ch'io debbo lasciarvi in tal momento.

(entra nel casino)

Don Giovanni ->

 

Scena settima

Donna Elvira, e Pasquariello.

 

DONNA ELVIRA

E mi lascia così! Parla tu: dimmi  

la cagione qual fu del suo abbandono;

e pensa ben che disperata io sono.

PASQUARIELLO

Per me... sentite... vi dirò... siccome...

DONNA ELVIRA

Non confonderti.

PASQUARIELLO

Oibò: non v'è pericolo.

Siccome io dico, che Alessandro il Grande...

DONNA ELVIRA

E che c'entra Alessandro!

PASQUARIELLO

C'entra; e statevi cheta.

Siccome, io dico, che Alessandro il Grande

non era giammai sazio

di far nuove conquiste, il mio padrone

se avesse ancora cento spose, e cento,

sazio non ne sarìa, né mai contento;

egli è il Grande Alessandro delle femmine;

onde per far le sue amorose imprese

spesso, spesso cangiar suol di paese.

DONNA ELVIRA

Dunque ha dell'altre femmine?

PASQUARIELLO

Ih, ih! Se voi volete averle in vista

ecco signora mia, quest'è la lista.

(getta una lista di alcuna braccia di carta)

 
[Duetto]

 N 

Dell'Italia, ed Alemagna  

ve n'ho scritte cento, e tante.

Della Francia, e della Spagna

ve ne sono non so quante:

fra madame, cittadine,

artigiane, contadine,

cameriere, cuoche, e guattere;

perché basta che sian femmine

per doverle amoreggiar.

Vi dirò ch'è un uomo tale,

se attendesse alle promesse,

che il marito universale

un dì avrebbe a diventar.

Vi dirò che egli ama tutte,

che sian belle, o che sian brutte:

delle vecchie solamente

non si sente ad infiammar.

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PASQUARIELLO

Vi dirò...  

DONNA ELVIRA

Tu m'hai seccata.

PASQUARIELLO

Vi dirò...

DONNA ELVIRA

Non più: va' via.

PASQUARIELLO

Vi dirò che si potria

fin domani seguitar.

Insieme

DONNA ELVIRA

(Il mio cor da gelosia

tutto sento a lacerar.)

 
(Pasquariello parte)

Pasquariello ->

 

Scena ottava

Donna Elvira sola.

 
Recitativo

 

Infelice ch'io sono! E tanti torti  

potrà soffrir quest'anima gelosa?

No. Il diritto di sposa

farò valer; e qual si sia rivale

che giungerò a scoprire,

farò tremar, né mi saprò avvilire.

(parte)

Donna Elvira ->

 

Scena nona

Don Giovanni, e Donna Ximena, dal casino.

<- Don Giovanni, Donna Ximena

 

DON GIOVANNI

Più di ciò non si parli,  

dolcezza del mio cor. Io, vostro sposo,

nuotando fra i contenti

sarò il più fortunato fra i viventi.

DONNA XIMENA

Oh quanto sono dolci

queste vostre espressioni!

Ma quando seguiranno

i sponsali fra noi?

DON GIOVANNI

Quando? Vorrei che subito

qua ci fosse un notaro,

riguardo al genio mio; ma un certo affare

mi obbligherà con sommo mio martire

ancora qualche giorno a differire.

DONNA XIMENA

Ricordatevi bene

il vostro giuramento. Rammentate

ch'io son d'umor geloso:

che voi siete mio sposo;

e che non soffrirei

nemmen per civiltà, che a un'altra donna

voi toccaste la man, nemmen col guanto.

DON GIOVANNI

Che dite mai! Mi vanto

d'esser io il più fedele, il più costante

uomo che vi sia al mondo.

Non temete mio ben, che d'ora in poi

ogn'altra donna io fuggirò per voi.

 
[Aria]

 N 

Per voi nemmeno in faccia  

io guarderò le belle.

Se fossero ancor stelle

io gli occhi abbasserò.

Voi sola, voi mia cara,

porto scolpita in petto.

Voi siete il solo oggetto,

che amar da me si può.

Mio idolo, mio bene

mia fiamma, mio tesoro,

per voi mi struggo, e moro,

più pace al cor non ho.

(Pur questa nel catalogo

a scrivere me n' vo.)

(parte)

Don Giovanni ->

 

Scena decima

Donna Ximena.

 
Recitativo

 

Or che sicura io son della sua fede,  

chi di me è più contenta?

Se amor per lui m'impiaga,

amor per lui mi sanerà la piaga.

(parte)

Donna Ximena ->

 

Scena undicesima

Maturina, Biagio, e Villani, che suonano le nacchere, indi Pasquariello.

<- Maturina, Biagio, villani

 
[Cavatina con coro]

 N 

 

MATURINA

Bella cosa per una ragazza  

è il sentirsi promessa in isposa!

Ma più bella diventa la cosa

in quel giorno che sposa si fa.

TUTTI

(ballano)

Tarantan, tarantan, tarantà.

Su via, allegri balliamo, e saltiamo,

che quel giorno ben presto verrà.

(in questo Pasquariello in disparte)

<- Pasquariello

MATURINA

Bella cosa per una ragazza

è l'aver un amante che adora!

Ma più bella diventa in allora

che in marito a pigliarlo se n' va.

TUTTI

(ballano)

Tarantai, tarantai, tarantà.

Su via, allegri balliamo, e saltiamo,

che quel giorno ben presto verrà.

Pasquariello si caccia anch'esso fra li Villani, prende Maturina per la mano, e balla.

PASQUARIELLO

Bella cosa, cospetto di Bacco,

è il trovar una femmina bella!

Ma facendo la tan-taran-tella

molto meglio la cosa se n' va.

TUTTI
(eccettuato Biagio che mostra dispetto)

Tarantella con tarantà.

Via su, allegri balliamo, e saltiamo,

che un piacere maggior non si dà.

 
Recitativo

BIAGIO

Oh, oh! Poffar Diana!  

Tralasciate voi altri; e andate in casa!

 
(li villani partono)

villani ->

 

BIAGIO

E voi cosa venite, o signor caro,

a meschiarvi con noi,

ed a pigliar per man le nostre femmine?

PASQUARIELLO

Oh oh! Poffar Mercurio,

che ti faccia andar stroppio! E crederesti

ch'io fossi come te qualche facchino?

Son cavaliero, e son... Don Giovannino.

MATURINA

È un gentiluomo: senti?

Dunque lascialo fare.

BIAGIO

Come lasciarlo fare! Io non intendo

che punto s'addomestichi

colle donne, che sono a noi promesse,

né che tarantellar voglia con esse.

 

Scena dodicesima

Don Giovanni, Maturina, Biagio, e Pasquariello.

<- Don Giovanni

 

DON GIOVANNI

Cosa c'è? cosa c'è?  

PASQUARIELLO

(Cedo maioribus.)

BIAGIO

Quest'altro cavaliero

vien con la nostra sposa

a far l'impertinente.

MATURINA

Eh, non c'è male, non c'è mal per niente.

DON GIOVANNI

Quel cavaliero là?... Questo si prende

così per un'orecchia?

PASQUARIELLO

Ahi! Ahi! Che fate?

(Biagio ride forte)

PASQUARIELLO

(Diavolo che te 'l porti!)

DON GIOVANNI

V'insegnerò, ser cavaliero Selvatico

a far l'impertinente

con le belle ragazze.

(Biagio seguita a ridere)

PASQUARIELLO

Ma se...

DON GIOVANNI

Zitto... Le belle s'accarezzano

(si accosta a Maturina, la piglia per la mano)

gentilmente così. Quanto mai siete

vezzosa, e graziosina!

Che delicata, e morbida manina!

MATURINA

Ah! Signor voi burlate...

BIAGIO

(frapponendosi)

Eh! dico io.

DON GIOVANNI

Che dici?

BIAGIO

Dico, corpo di Bacco!

Che voi fate di peggio.

MATURINA

Biagio, non riscaldarti.

BIAGIO

Anzi vo' riscaldarmi. Animo, parti.

DON GIOVANNI

(allontanando Biagio con una spinta)

Eh, Eh!

BIAGIO

Come cospetto! A me una spinta!

DON GIOVANNI

Va' via.

(gli dà uno schiaffo)

BIAGIO

Come! Uno schiaffo!

(Pasquariello ride forte)

DON GIOVANNI

Va' via.

(gli dà un altro schiaffo)

(Pasquariello seguita a ridere forte)

BIAGIO

Come! Anche un altro! Corpo... Sangue...

E tu trista lo sopporti?

Niuno m'ha fatto mai simili torti!

(piangendo)

Avete voi ragione che adesso son poltrone,

ma mi vendicherò dell'insolenza.

DON GIOVANNI

Taci; e va' via.

(minacciando di batterlo ancora)

(Biagio si salva dietro a Maturina)

MATURINA

Va' Biagio. Abbi pazienza.

 
[Aria]

 N 

BIAGIO

A me schiaffi sul mio viso!  

A me far un tal affronto!...

ma gli schiaffi non li conto

quanto conto, fraschettaccia,

che tu stai con quella faccia,

a vedermi maltrattar.

(a Don Giovanni)

Ma aspettate. Ma lasciate.

Ch'io mi possa almen sfogar.

Da tua madre, da tua zia,

da tua nonna, adesso io vado,

vo da tutto il parentado

la faccenda a raccontar.

(osserva Pasquariello che ride)

Maledetto sia quel ridere,

che di più mi fa arrabbiar!

Sì, sì vado, più non resto,

vado subito di trotto.

Sento il sangue sopra, e sotto

che si va a rimescolar.

(parte)

Biagio ->

 

Scena tredicesima

Maturina, Don Giovanni, e Pasquariello.

 
Recitativo

MATURINA

(per partire)

Con vostra permissione.  

DON GIOVANNI

Oibò. Restatevi,

anima mia.

MATURINA

A me?

DON GIOVANNI

Sì, a voi, mia cara.

MATURINA

Signore, io mi vergogno

a sentirmi parlar teneramente

quando un altro vi sia che tutto sente.

PASQUARIELLO

Poverina!

DON GIOVANNI

(voltandosi a Pasquariello)

Ecco subito?

PASQUARIELLO

Signore

non state a incomodarvi

di dirmi niente affatto;

che capisco per aria, e me la batto.

(Va', che stai fresca!)

(parte)

Pasquariello ->

 

Scena quattordicesima

Don Giovanni, e Maturina.

 

DON GIOVANNI

(dietro a Pasquariello)

Ehi? Dico?  

Statene qui d'appresso...

(la prende per la mano)

in due soli restati eccoci adesso.

MATURINA

Ma signor...

DON GIOVANNI

Oh mia gioia!

E voi con quegli occhietti così belli,

con quel bocchin di rose,

questa sì cara mano

darete ad un villano?

No, mia dolcezza, no. Voi meritate

un assai miglior stato;

e di voi già mi sento innamorato.

MATURINA

Ah, signor! Mi dà gusto

quello che voi mi dite; ed io vorrei

che quello che mi dite fosse vero;

ma sempre mi fu detto,

che voi altri signori

per lo più siete falsi, e ingannatori.

DON GIOVANNI

Oh! Io non son di quelli. Il ciel me n' guardi!

MATURINA

Sentite: io sono, è vero,

povera paesana;

ma però non per questo avrei piacere

di lasciarmi ingannar; e poi il mio onore

più di tutto mi preme.

DON GIOVANNI

Ed io che avessi

un'anima sì trista

per ingannarvi, o cara? Oh! In questo poi

son troppo delicato.

Son di voi innamorato;

e posso ben giurarvi

che mio solo disegno è lo sposarvi.

MATURINA

Voi me 'l giurate?

DON GIOVANNI

Sì, ch'io ve lo giuro

per il cielo, o mio ben. E se volete

che ve lo giuri ancor per qual cos'altro,

ditelo voi.

MATURINA

No, no. Comincio a credere

a quel che voi mi dite;

e da questo momento

innamorata anch'io di voi mi sento.

 
[Aria]

 N 

MATURINA

Se pur degna voi mi fate  

di goder d'un tanto onore,

sarò vostra, o mio signore,

e di core v'amerò.

Sento già che in riguardarvi

tutto il sangue in me si move.

Tal dolcezza in sen mi piove,

che spiegarla, oddio! Non so.

Caro, caro, che ve 'l dico

ma di core, ma di voglia!

Niun fia mai che mi distoglia

dal gran ben che vi vorrò.

 
(partono ed entrano in casa di Maturina)

Maturina, Don Giovanni ->

 

Scena quindicesima

Pasquariello, poi Donna Ximena, indi Don Giovanni.

<- Pasquariello

 
Recitativo

PASQUARIELLO

Io penso ad ogni modo  

che il lasciar questa bestia è necessario

a costo ancor di perdere il salario.

Sento a far un gran strepito

per il Commendator, che fu ammazzato;

e se il diavolo fa... servo obbligato.

 

<- Donna Ximena

DONNA XIMENA

Pasquariello, mi ascolta,

e sincero mi parla. Anzi ora vedi

come voglio impegnarti

a parlar schiettamente.

(gli dà alcune monete)

PASQUARIELLO

Due doppie! E chi, cospetto,

non avrebbe con voi da parlar schietto?

DONNA XIMENA

Innamorata io son del tuo padrone:

ei giurò di sposarmi.

Ma di lui tante cose a dirmi io sento,

che da due ore in qua tutta pavento.

PASQUARIELLO

Per esempio, di lui vi avranno detto,

ch'è un discolo, un briccone, un prepotente,

un cane...

(avvertendosi di Don Giovanni che si avanza)

Oibò: non date retta a niente.

Il mio padrone è un vero galantuomo,

uno che ha tutti i numeri;

e se a me non credete... eccolo appunto;

domandatelo a lui.

 

<- Don Giovanni

DON GIOVANNI

Costui che dice?

PASQUARIELLO

E che ho da dire? Io faccio

giustizia al vostro merito

ma tante male lingue...

DON GIOVANNI

E che? Mia cara,

forse talun?

DONNA XIMENA

No, no sposo adorato,

del vostro cor non ho mai dubitato.

 

Scena sedicesima

Donna Elvira, e detti.

<- Donna Elvira

 

DONNA ELVIRA

Signor mio, una parola.  

DON GIOVANNI

Oh, Donna Elvira...

DONNA ELVIRA

Vi trovo ingrato, alfin...

DON GIOVANNI

Zitta, tacete,

adorata mia sposa. È quella dama

una che m'importuna; e godo appunto

della vostra venuta.

DONNA XIMENA

Don Giovanni?

Che avete voi con quella?

DON GIOVANNI

È una bisbetica,

che mi viene a seccar. Entrate in casa,

che son tosto da voi.

DONNA XIMENA

Vado per compiacervi; ma badate

ch'io vi starò a guardar dalla finestra.

(parte)

Donna Ximena ->

 

PASQUARIELLO

(Vedo il turbine in aria; e piano piano

prudentissimamente mi allontano.)

(parte)

Pasquariello ->

 

Scena diciassettesima

Donna Elvira, e Don Giovanni, poi Maturina.

 

DONNA ELVIRA

E credereste voi d'infinocchiarmi,  

ingratissimo sposo?

No. Tremate di me...

DON GIOVANNI

No: che voi siete

in errore, mio ben. Statevi cheta,

che v'amo, che v'adoro; e che col rito

io domani sarò vostro marito.

 

<- Maturina

MATURINA

Con vostra permissione.  

E che parlate voi signor con quella

di essere marito?

DON GIOVANNI

Anima mia,

quella dama è una pazza,

e nella sua pazzia si raffigura

di essere mia sposa.

DONNA ELVIRA

Favorite.

E quai segreti avete

con quella contadina?

DON GIOVANNI

Ah ah! Quella meschina

è una povera matta,

che si è cacciata in testa ch'io la sposi.

MATURINA

Ma vi prego...

DON GIOVANNI

È gelosa

sin ch'io parli con voi.

DONNA ELVIRA

Eh, a me badate.

DON GIOVANNI

(a Donna Elvira)

Se vi volete divertire un poco,

con lei parlate. Io intanto pien d'affetto

sposa, mio bene, a casa mia vi aspetto...

(a Maturina)

Se volete un po' ridere,

parlatele di me. Addio, sposina,

i sponsali farem doman mattina.

(parte)

Don Giovanni ->

 

Scena diciottesima

Donna Elvira, e Maturina.

 
[Duetto]

 N 

 

DONNA ELVIRA

Per quanto ben ti guardo  

davver pietà mi fai.

Ma forse guarirai

col farti salassar.

MATURINA

Proprio così va detta.

Ma c'è una differenza

ch'è pazza sua eccellenza

e stenterà a sanar.

DONNA ELVIRA

Ah ah! Sì, sì, meschina.

MATURINA

Ah, ah, no, no, carina.

DONNA ELVIRA E MATURINA

Ah, ah! Così per ridere...

(La voglio stuzzicar.)

DONNA ELVIRA

Già Don Giovanni, io mi figuro,

che a te di sposo la man darà.

MATURINA

No. Don Giovanni, già per sicuro

è sposo vostro, che ben si sa.

DONNA ELVIRA

Qui non v'è dubbio.

MATURINA

Ah ah ah ah!

DONNA ELVIRA

Ecco qua appunto ragazza mia,

dove consiste la tua pazzia!

Tutto il tuo male sta dentro là!

(additando la testa)

Insieme

MATURINA

Ecco qua appunto signora mia,

dove consiste la sua pazzia!

Tutto il suo male sta dentro là!

(additando la testa)

 

MATURINA

(Che matta vana!)

DONNA ELVIRA

(Che pazza ardita!)

DONNA ELVIRA

Ti puoi, figliola leccar le dita;

ma un tal boccone per te non fa.

Insieme

MATURINA

Voi vi potete leccar le dita;

ma un tal boccone per voi non fa.

 

DONNA ELVIRA

Vanne via, va pazzarella,

ch'ei non ama una sardella.

MATURINA

Via pur voi correte in fretta,

ch'ei non ama una polpetta.

DONNA ELVIRA

Temeraria.

MATURINA

Voi insolente.

DONNA ELVIRA

Mi rispetta.

MATURINA

Non fo niente.

DONNA ELVIRA

Faccio or ora una viltà.

Ah no no, che alfin si tratta

d'altercar con una matta

va' pur via e mi fai ben pietà.

Insieme

MATURINA

Usi lei più civiltà.

Ah no no, che alfin si tratta

d'altercar con una matta

va pur via e mi fate ben pietà.

 
(partono)

Donna Elvira, Maturina ->

 
 

Scena diciannovesima

Luogo rimoto circondato di cipressi, dove nel mezzo si erige una cupola sostenuta da colonne con urna sepolcrale, sopra la quale statua equestre del Commendatore.
Il Duca Ottavio con carta in mano, ed un Incisore.

 Q 

Duca Ottavio, scultore

 
Recitativo

DUCA OTTAVIO

Questo mausoleo, che ancor vivente  

l'eroe Commendatore

apprestare si fece,

un mese non è ancor ch'è terminato;

ed oh! come ben presto

servì di tomba a lui che l'ha ordinato:

su quella base intanto

a caratteri d'oro

sian queste note incise.

(dà la carta allo scultore, che va a formar l'iscrizione)

 

Tremi pur chi l'uccise,

se avvien che l'empio mai

di qua passi, e le scorga.

E apprenda almen, che se occultar si puote

alla giustizia umana,

non sfuggirà del ciel l'ira sovrana.

(parte)

Duca Ottavio ->

 

Scena ventesima

Don Giovanni, e Pasquariello.

<- Don Giovanni, Pasquariello

 

PASQUARIELLO

Io non so, detto sia  

con vostra permissione,

(se dir me lo lasciate)

qual diavolo di uom, signor, voi siate.

DON GIOVANNI

E perché?

PASQUARIELLO

Non parliamo

delle amorose imprese,

che già son bagatelle...

DON GIOVANNI

Oh, bagatelle

sicurissimamente. E che?

PASQUARIELLO

Parliamo...

Zitto... aspettate... piano...

 
(lo scultore in questo frattempo avendo formata l'iscrizione parte)

scultore ->

 

 

Non vi basta  

che l'abbiate ammazzato,

che vi viene anche voglia

di andar vedere la sua sepoltura?

Ma questo non è un far contro natura?

DON GIOVANNI

Che stolido! Che sciocco!

Che male c'è se vengo

a veder per diporto

come sta ben di casa ora ch'è morto?

Ecco, ecco.

(additando il mausoleo)

PASQUARIELLO

Oh cospetto!... Ora vedete

tanti, ma tanti ricchi

per viver nobilmente

guardan perfino un soldo; e poi non guardano

dispendere a migliaia li ducati,

per star con nobiltà dopo crepati.

DON GIOVANNI

Bravo! Qui dici bene. Ma vediamo

quell'iscrizion maiuscola.

(legge)

«Di colui che mi trasse a morte ria,

dal ciel qui aspetto

la vendetta mia.»

Oh vecchio stolto! E ancor di lui più stolto

quel che la fece incidere!

La vendetta dal ciel? Mi vien da ridere.

PASQUARIELLO

Ah! signor, che mai dite!

Osservate... osservate che la statua,

par proprio che vi guardi

con due occhi di fuoco al naturale.

DON GIOVANNI

Ah, ah! Che animale!

Va', va' a dire alla statua,

che della sua minaccia io non m'offendo,

anzi rido. E perché veda ch'io rido

di questo a bocca piena,

meco l'invita questa sera a cena.

PASQUARIELLO

Chi?

DON GIOVANNI

Il Commendatore.

PASQUARIELLO

Eh, via!

DON GIOVANNI

Invitalo, dico: animo, presto.

PASQUARIELLO

Ora vedete che capriccio è questo!

 
[Duetto]

 N 

 

 

Signor Commendatore...  

(Io rido da una parte,

dall'altra ho poi timore,

e in dubbio me ne sto.)

DON GIOVANNI

E quanto ancora aspetti?

PASQUARIELLO

Adesso lo farò.

A cena questa sera

v'invita il mio padrone,

se avete permissione

di movervi di qui.

(la statua china la testa replicatamente)

 

Ahi, ahi, ahi, ahi!

DON GIOVANNI

Cos'hai?

PASQUARIELLO

La testa sua è movibile,

e facemi così.

DON GIOVANNI

Va' via, che tu sei matto.

Insieme

PASQUARIELLO

Così, così mi ha fatto.

 

DON GIOVANNI

No.

PASQUARIELLO

Sì.

DON GIOVANNI

No.

PASQUARIELLO

Sì.

DON GIOVANNI

No.

PASQUARIELLO

Sì.

DON GIOVANNI E PASQUARIELLO

Che ostinazion frenetica!

Che capo è mai quel lì!

 

DON GIOVANNI

Aspetta, o stolido, che per convincerti

io co' la statua favellerò.

V'invito a cena, Commendatore,

se ci venite mi fate onore.

Ci venirete?

LA STATUA

Ci venirò.

DON GIOVANNI

Un'illusione quest'è di già.

Non posso crederla mai verità.

Di te il più stolido trovar non so.

Insieme

PASQUARIELLO

Ah! Mio signore, per carità.

Andiamo subito lontan di qua.

Per me certissimo più non ci sto.

 
(partono)

Don Giovanni, Pasquariello ->

 
 

Scena ventunesima

Camera di Don Giovanni.
Lanterna, che apparecchia la tavola, poi Donna Elvira.

 Q 

Lanterna

 
Recitativo

LANTERNA

È la gran vita quella di servire  

a un padron come il mio! Qui non si trova

mai ora destinata

né al dormir né al mangiare.

E quello che fa lui bisogna fare.

Guai a chi fa al contrario!

Quello ch'è peggio, non vien mai il salario.

Qualche mancia così per estro pazzo;

ma assai più del denaro è lo strapazzo.

(si sente battere)

LANTERNA

Picchiano... e chi mai diavolo vuol'essere?

Vediamo.

(va ad aprire, e nel vedere Donna Elvira resta sorpreso)

 

<- Donna Elvira

 

Oh, poffar Bacco!  

Illustrissima? Voi?

DONNA ELVIRA

La tua sorpresa

non è senza ragione.

Avverti, ch'io qui sono, il tuo padrone.

LANTERNA

Non è ancora arrivato,

ve 'l giuro in verità... ma zitto... io credo

che giusto adesso arrivi... è lui sicuro

ed in cucina io me ne vado tosto

perché si appronti subito l'arrosto.

(parte)

Lanterna ->

 

Scena ventiduesima

Don Giovanni, e Donna Elvira. Pasquariello in disparte.

<- Don Giovanni, Pasquariello

 

DON GIOVANNI

Voi Donna Elvira qui! Brava! La vostra  

è una sorpresa amena.

Meco così restar potrete a cena.

DONNA ELVIRA

No, Don Giovanni. In me vedete adesso

un'altra Donna Elvira

dalla prima diversa. Io già non vengo

né più a rimproverarvi,

né più a cercar da voi l'adempimento

del vostro giuramento,

ma l'interesse vostro, il vostro bene

solo mi guida a voi, che ho tanto amato;

e tutto oblio quel ch'è fra noi passato.

PASQUARIELLO

(Povera donna!)

DON GIOVANNI

Dite.

DONNA ELVIRA

A me dei vostri

pervertiti costumi

tutto è noto il complesso. Ah! Che perfino

da ognun voi l'uccisore

siete creduto del Commendatore.

L'error de' vostri falli

scosse il mio core; e del mio error pentita

in un ritiro io vo a passar la vita.

Ma un estremo dolore

nel mio ritiro ancora io sentirei

se voi, che tanto amai,

diveniste, assai presto,

un esempio funesto

di quell'alta giustizia, e di quell'ira

che sovra di sé ogn'empio alfin s'attira.

PASQUARIELLO

(Povera donna!)

DON GIOVANNI

Avanti!

DONNA ELVIRA

Ah! In ricompensa

di tanto amor ch'ebbi per voi, non chiedo

che il vostro pentimento.

Non per me, ma per voi. Sì, vi scongiuro

colle lagrime agli occhi

per quell'amor che per me aveste un giorno,

per quel ch'è più capace

di toccare il cor vostro,

che richiamando la virtù smarrita,

pensar vogliate ad emendar la vita.

PASQUARIELLO

(Povera donna!)

DON GIOVANNI

Proseguite.

DONNA ELVIRA

Ho detto

quello ch'io dir voleva.

DON GIOVANNI

Ebben fa' tardi,

o cara Donna Elvira; e perciò anch'io

vi prego, vi scongiuro

per quell'amor che per me aveste un giorno,

e per quel che il cor vostro

più movere potria,

di alloggiar questa notte in casa mia.

DONNA ELVIRA

No, Don Giovanni, no. La mia carrozza

mi attende. Io vado. E se voi stesso amate,

a voi soltanto, e non più a me, pensate.

 
[Aria]

 N 

Sposa più a voi non sono:  

spento è già in me l'ardore:

placido sento il core.

L'alma tranquilla ho in me.

Ben v'amerò lontana

se alla virtù tornate.

Io parto. Addio. Restate

fermo tenete il piè...

(a Don Giovanni che con caricatura vorrebbe accompagnarla)

Ah! Vedo che misero,

di me vi ridete:

di tigre le viscere

già vedo che avete.

Ma forse che il fulmine

lontano non è.

(parte)

Donna Elvira ->

 

Scena ventitreesima

Don Giovanni, Pasquariello, e Lanterna.

 
Recitativo

DON GIOVANNI

Lo sai, tu Pasquariello,  

che la sua voce languida,

e quegli occhi piangenti

m'aveano quasi quasi in sen svegliato

un resto ancora dell'estinto affetto?

PASQUARIELLO

Ma però tutto al vento è quel che ha detto.

DON GIOVANNI

(va a sedere alla tavola)

Presto, presto, alla cena.

PASQUARIELLO

Sì signor, sì signore.

DON GIOVANNI

Peraltro, Pasquariello,

pensar bisogna ad emendarsi.

PASQUARIELLO

Oh! questo

è quel che anch'io diceva.

DON GIOVANNI

In fede mia

che bisogna pensarci. Altri trent'anni

di bella vita e poi

sicuramente penseremo a noi.

(Lanterna porge le pietanze a Pasquariello, e questo le mette in tavola)

PASQUARIELLO

Tutto sta, signor mio,  

che il conto non falliate?

DON GIOVANNI

Eh? che vorreste dir?

PASQUARIELLO

Niente. Cenate.

(nel mettere un piatto sulla tavola si prende una polpetta, e la mette in bocca)

DON GIOVANNI

Che cos'hai? Tu mi sembra

ch'abbi una guancia gonfia.

Da quando in qua? Cos'hai?

PASQUARIELLO

Niente, signore.

DON GIOVANNI

Ti è venuto un tumor? Lascia ch'io senta.

È un tumore sicuro;

e tagliarlo convien perch'è maturo.

(si alza, e gli tocca la guancia. Prende il coltello: Pasquariello sputa la polpetta)

DON GIOVANNI

Ah! Briccone che sei!

PASQUARIELLO

In verità, signore,

ch'io soltanto volea sentir un poco

se troppo sal ci aveva posto il cuoco.

DON GIOVANNI

Bene, bene. Ora via, vedo meschino,

che tu hai molta fame; e dopo cena

io bisogno ho di te. Siedi pertanto,

e meco mangia qui.

PASQUARIELLO

Dite davvero?

DON GIOVANNI

Siedi, e mangia.

PASQUARIELLO

Ubbidisco al dolce impero.

(siede alla tavola)

Ehi! Lanterna? Posata, e tovagliolo.

 

<- Lanterna

LANTERNA

(Gode il favor sovrano  

solo costui perché gli fa il mezzano.)

DON GIOVANNI

Olà! Finché si mangia

voglio che il mio concerto d'istromenti

sentir si faccia.

PASQUARIELLO

Bravo! Ottimamente!

Mangeremo così più allegramente.

 
Segue concerto di strumenti.
 
(Don Giovanni e Pasquariello mangiano; Lanterna a misura che Pasquariello gira la testa, subito gli cambia il piatto)

PASQUARIELLO

Ma potere del mondo!  

Sei troppo attento per cambiar di tondo!

Guarda, Lanterna mio, che nel mostaccio

questo piatto tal quale or or ti caccio.

DON GIOVANNI

Da bere.

(viene servito)

PASQUARIELLO

Animo, presto!

Da bere ancora a me.

(un servitore gli presenta un bicchiere; Pasquariello vuol bere, e Don Giovanni lo trattiene)

<- servitore

servitore ->

DON GIOVANNI

Fermati, piano.  

PASQUARIELLO

Ehi, cosa c'è?

DON GIOVANNI

Pria di bere

un brindisi hai da fare.

PASQUARIELLO

Ora vengo... aspettate... l'ho trovato:

«Alla salute del mio signore nonno.»

DON GIOVANNI

Oibò, oibò.

PASQUARIELLO

Ma dunque

a chi farlo conviene?

DON GIOVANNI

L'hai da far... l'hai da far... sentimi bene!

 
[Finale]

 N 

 

DON GIOVANNI

Far devi un brindisi alla città,  

ché noi viaggiando di qua, e di là,

abbiamo trovato che è la miglior.

Dove le femmine, tutte graziose,

son le più belle, le più vezzose,

le più adorabili del sesso lor.

PASQUARIELLO

Questo vostr'estro non disapprovo.

Senza pensarci di già la trovo;

e ci scommetto che già la so.

Quest'è in Italia.

DON GIOVANNI

Dici benissimo.

PASQUARIELLO

Questa è Venezia.

DON GIOVANNI

Bravo bravissimo!

Tu già l'hai detta.

PASQUARIELLO

Oh benedetta!

Io farò il brindisi come potrò.

DON GIOVANNI

Via, su fai il brindisi, ch'io sentirò.

Insieme

LANTERNA

Io viva al brindisi risponderò.

 

PASQUARIELLO

Faccio un brindisi di gusto

a Venezia singolar.

Nei signori il cor d'Augusto

si va proprio a ritrovar.

V'è nell'ordine civile

quel che v'ha di più gentile:

e nel ceto anche inferiore

v'è buon core, e buon trattar.

(suonano gli stromenti da fiato, Pasquariello vuol bere, e Don Giovanni lo trattiene)

DON GIOVANNI

Piano, piano.

PASQUARIELLO

Cos'è stato?

DON GIOVANNI

Tu ti scordi del bel sesso.

Pria di ber anche allo stesso

devi il brindisi indrizzar.

PASQUARIELLO

Sì signore.

(beve tutto il vino)

DON GIOVANNI

Cosa fai?

PASQUARIELLO

Rifondete adesso il vino.

Mascolino, e femminino,

non vo' insieme mescolar.

 
(vien riempito di nuovo il bicchier di Pasquariello)

<- servitore

servitore ->

 
[Aria]

 N 

Alle donne veneziane  

questo brindisi or presento,

che son piene di talento,

di bellezza, e d'onestà.

Son tanto leggiadre

con quei zendaletti,

che solo a guardarle

vi muovon gli affetti.

Se poi le trattate

il cor ci lasciate,

non han che dolcezza,

che grazia, e bontà.

 
(suonano gli stromenti; Pasquariello beve)
 

LANTERNA

Signor... signor, sentite.  

(in questo si sente a battere replicatamente alla porta)
 

DON GIOVANNI

A un'ora sì importuna.

Non ha creanza alcuna

chi a batter vien così.

LANTERNA

Sentite nuovamente.

DON GIOVANNI

Va' a dire all'insolente

che adesso non ricevo,

che torni al nuovo dì.

(Lanterna parte, poi torna spaventato correndo, e casca in terra)

Lanterna ->

<- Lanterna

PASQUARIELLO

Ma se per accidente

mai fosse qualche bella?

DON GIOVANNI E PASQUARIELLO

Si cangeria favella

e si faria star qui.

LANTERNA

Ahimè! Ahimè!

DON GIOVANNI

Cos'hai?

LANTERNA

Ahimè!

PASQUARIELLO

Ma cos'è stato?

DON GIOVANNI

Costui è spiritato:

va' tu a veder cos'è.

(Pasquariello parte, poi subito ritorna spaventato ancor esso)

Pasquariello ->

<- Pasquariello

DON GIOVANNI

Via parla su, animale,

che cosa hai tu veduto?

PASQUARIELLO

Ahimè! Ch'è qui quel tale...

quel tale, sì è venuto...

Cioè quello... ahimè, che spasimo!

Oh poveretto me!...

Don Giovanni prende il lume, e va ad affacciarsi alla porta; in questo il Commendatore: Pasquariello si caccia sotto la tavola.

<- Commendatore

Lanterna ->

 

Scena ventiquattresima

Il Commendatore, e detti.

 

DON GIOVANNI

Siedi Commendator. Mai fin ad ora  

credere non potei, e dal profondo

tornasser l'ombre ad apparir nel mondo.

Se creduto l'avessi

troveresti altra cena.

Pure se di mangiar voglia ti senti,

mangia; che quel che c'è t'offro di core;

e teco mangerò senza timore.

 

COMMENDATORE

Di vil cibo non si pasce  

chi lasciò l'umana spoglia.

A te guidami altra voglia,

ch'è diversa dal mangiar.

DON GIOVANNI

Pasquariello? Dove sei?

Torna subito al tuo sito.

PASQUARIELLO

Non mi sento più appetito.

DON GIOVANNI

Vieni fuori non tardar.

(Pasquariello esce, e si mette in disparte)

PASQUARIELLO

Se la febbre avessi indosso

non potrei così tremar.

DON GIOVANNI
(al Commendatore)

Tu non mangi, tu non bevi:

cosa brami or qui da noi?

Canti, e suoni, se tu vuoi,

io ti posso far servir.

COMMENDATORE

Fa' pur quello che ti aggrada.

DON GIOVANNI

Pasquariello, fatti avanti.

DON GIOVANNI

Che si suoni e che si canti

per poterlo divertir.

Insieme

PASQUARIELLO

Tutti i muscoli ho tremanti,

non poss'io più bocca aprir.

 

COMMENDATORE

Basta così. M'ascolta.

Tu m'invitasti a cena

ci venni senza pena:

or io te inviterò.

Verrai tu a cena meco?

PASQUARIELLO

Oibò, signor, non può.

DON GIOVANNI

Non ho timore in petto:

sì che il tuo invito accetto.

Verrò col servo.

PASQUARIELLO

Oibò.

COMMENDATORE

Dammi la destra per pegno.

DON GIOVANNI

Eccola... ohimè, qual gelo.

COMMENDATORE

Pentiti; e temi il cielo,

ch'è stanco omai di te.

DON GIOVANNI

Lasciami, vecchio insano.

COMMENDATORE

Empio, ti scuoti invano.

Pentiti Don Giovanni.

DON GIOVANNI

Ahi! quai crudeli affanni,

ma il cor non trema in me.

COMMENDATORE

Termina, o tristo, gli anni,

vedi il tuo fin qual è.

Insieme

PASQUARIELLO

Ah! Di Theriaca i panni

m'empio di sotto affé.

 
 
Segue trasformazione della camera in infernale, restandovi solo le prime quinte dove Pasquariello spaventato si rifugia.

 Q 

 
(tra le furie)

<- furie

DON GIOVANNI

Ahi! Che orrore! che spavento!  

Ah, che barbaro tormento!

Che insoffribile martir,

mostri orrendi, furie irate,

di straziarmi deh cessate!

Ah non posso più soffrir.

 

Don Giovanni, furie, Commendatore ->

 
Sparisce l'infernale, e torna come prima la camera di Don Giovanni.

 Q 

 

Scena ultima

Lanterna, Maturina, Donna Elvira, Donna Ximena, Duca Ottavio e Pasquariello.

<- Lanterna, Maturina, Donna Elvira, Donna Ximena, Duca Ottavio

 

DONNA ELVIRA E MATURINA

Qual strepito è questo, che abbiamo sentito!  

DONNA XIMENA E DUCA OTTAVIO

Lanterna che dice, che qui ci chiamò.

PASQUARIELLO

Ohimè! già son morto: già sono arrostito.

Un pelo, un capello in me più non ho.

LANTERNA

Qui qui l'ho veduto, ed io son fuggito.

Lui dicavi il resto, ch'io niente più so.

PASQUARIELLO

I diavoli, il foco, il Commendatore...

Sentite il fetore che indosso averò.

DUCA OTTAVIO

Che diavolo dici?

DONNA ELVIRA

Tu fai confusione.

DONNA XIMENA

Dov'è Don Giovanni?

MATURINA

Dov'è il tuo padrone?

PASQUARIELLO

Signori, aspettate, ch'io tutto dirò.

 

Di lui, pian pian ve 'l dico,  

non se ne parli più.

Coi brutti barabai

qui se n'è andato giù.

Ah! non avessi mai

veduto quel che fu.

E chi non crede al caso

a me che costi il naso,

che dell'odor diabolico

io credo ancor d'aver.

Sfondo schermo () ()

MATURINA, DONNA ELVIRA E DONNA XIMENA

Misero! Resto estatica

ma è meglio di tacer.

Insieme

DUCA OTTAVIO E LANTERNA

Misero! Resto estatico

ma è meglio di tacer.

 

TUTTI

Più non facciasi parola  

del terribile successo

ma pensiamo invece adesso

di poterci rallegrar...

che potressimo mai far?

DONNE

A a a, io vo' cantare:

io vo' mettermi a saltar.

DUCA OTTAVIO

La chitarra io vo' suonare.

LANTERNA

Io sonare vo' il contrabasso.

PASQUARIELLO

Ancor io per far del chiasso

il fagotto vo' suonar.

DUCA OTTAVIO

Tren, tren trinchete, trinchete tre.

LANTERNA

Flon, flon, flon, flon, flon, flon.

PASQUARIELLO

Pu, pu, pu, pu, pu, pu, pu.

 
(ballano)

TUTTI

Che bellissima pazzia!  

Che stranissima armonia!

Così allegri si va a star.

 

Fine (Atto primo)

[Sinfonia]

Parte di giardino, a cui corrisponde l'appartamento di Donna Anna.

Pasquariello
 

[Introduzione]

(Pasquariello si ritira da una parte)

Pasquariello
<- Don Giovanni, Donna Anna
Don Giovanni e Donna Anna, poi Pasquariello
Invano mi chiedete
Pasquariello, Don Giovanni, Donna Anna
<- Commendatore
Pasquariello, Don Giovanni, Commendatore
Donna Anna ->
Commendatore, Don Giovanni e Pasquariello
Qual tradimento! Perfido! Indegno!

(il Commendatore e Don Giovanni all'oscuro si battono)

 

(il Commendatore muore)

Eh? / Pasquariello?

Commendatore
Don Giovanni, Pasquariello ->
Commendatore
<- servi (I), servi (II), Duca Ottavio, Donna Anna

Ecco col sangue istesso

servi (II), Duca Ottavio, Donna Anna
servi (I), Commendatore ->

Duca, estinto è mio padre

Duca Ottavio
Donna Anna, servi (II) ->

Qual doppio eccesso è questo

[Aria]

Duca Ottavio ->

Campagna con case rustiche, e nobile casino, fuori delle mura.

Don Giovanni, Pasquariello
 

Posto che non mi parli

(Don Giovanni e Pasquariello in disparte)

Don Giovanni, Pasquariello
<- Donna Elvira, due servitori

[Cavatina]

Donna Elvira
Povere femmine

In questo borgo io penso

Don Giovanni, Pasquariello, Donna Elvira
due servitori ->

(Don Giovanni e Pasquariello si rivelano)

Oh cielo! / Ah! Don Giovanni

Pasquariello, Donna Elvira
Don Giovanni ->

E mi lascia così! Parla tu

[Duetto]

Pasquariello e Donna Elvira
Vi dirò / Tu m'hai seccata.
Donna Elvira
Pasquariello ->

Infelice ch'io sono!

Donna Elvira ->
<- Don Giovanni, Donna Ximena

Più di ciò non si parli

[Aria]

Donna Ximena
Don Giovanni ->

Or che sicura io son della sua fede

Donna Ximena ->
<- Maturina, Biagio, villani

[Cavatina con coro]

Maturina, Biagio, villani
<- Pasquariello

(Pasquariello rimane in disparte)

 

(Pasquariello si mette a ballare con Maturina)

 

Oh, oh! Poffar Diana!

Maturina, Biagio, Pasquariello
villani ->

Maturina, Biagio, Pasquariello
<- Don Giovanni

Cosa c'è? cosa c'è?

[Aria]

Maturina, Pasquariello, Don Giovanni
Biagio ->

Con vostra permissione

Maturina, Don Giovanni
Pasquariello ->

Ehi? Dico? Statene qui d'appresso

[Aria]

Maturina, Don Giovanni ->
<- Pasquariello

Io penso ad ogni modo

Pasquariello
<- Donna Ximena

Pasquariello, Donna Ximena
<- Don Giovanni

Pasquariello, Donna Ximena, Don Giovanni
<- Donna Elvira

Signor mio, una parola

Pasquariello, Don Giovanni, Donna Elvira
Donna Ximena ->

Don Giovanni, Donna Elvira
Pasquariello ->

E credereste voi d'infinocchiarmi

Don Giovanni, Donna Elvira
<- Maturina

Con vostra permissione

Donna Elvira, Maturina
Don Giovanni ->

[Duetto]

Donna Elvira e Maturina
Per quanto ben ti guardo
Donna Elvira, Maturina ->

Luogo rimoto circondato di cipressi, dove nel mezzo si erige una cupola sostenuta da colonne con urna sepolcrale, sopra la quale statua equestre del Commendatore.

Duca Ottavio, scultore
 

Questo mausoleo, che ancor vivente

scultore
Duca Ottavio ->
scultore
<- Don Giovanni, Pasquariello

Io non so detto sia

Don Giovanni, Pasquariello
scultore ->

Non vi basta che l'abbiate ammazzato

[Duetto]

Pasquariello e Don Giovanni
Signor Commendatore?
Don Giovanni, Pasquariello ->

Camera di Don Giovanni.

Lanterna
 

È la gran vita quella di servire

Lanterna
<- Donna Elvira

Oh, poffar Bacco!

Donna Elvira
Lanterna ->
Donna Elvira
<- Don Giovanni, Pasquariello

(Pasquariello in disparte)

Voi Donna Elvira qui! Brava!

[Aria]

Don Giovanni, Pasquariello
Donna Elvira ->

Lo sai, tu Pasquariello

(Lanterna porge le pietanze a Pasquariello, e questo le mette in tavola)

Tutto sta, signor mio

Don Giovanni, Pasquariello
<- Lanterna

Gode il favor sovrano

(concerto di stromenti; Don Giovanni e Pasquariello mangiano)

Ma potere del mondo!

Don Giovanni, Pasquariello, Lanterna
<- servitore
Don Giovanni, Pasquariello, Lanterna
servitore ->

Fermati, piano / Ehi, cosa c'è

[Finale]

Don Giovanni e Pasquariello
Far devi un brindisi alla città
Don Giovanni, Pasquariello, Lanterna
<- servitore
Don Giovanni, Pasquariello, Lanterna
servitore ->

[Aria]

Lanterna, Don Giovanni e Pasquariello
Signor... signor, sentite

(si sente a battere alla porta)

 
Don Giovanni, Pasquariello
Lanterna ->
Don Giovanni, Pasquariello
<- Lanterna
 
Don Giovanni, Lanterna
Pasquariello ->
Don Giovanni, Lanterna
<- Pasquariello
 
Don Giovanni, Lanterna, Pasquariello
<- Commendatore

(Pasquariello sotto la tavola)

Don Giovanni, Pasquariello, Commendatore
Lanterna ->

Siedi Commendator. Mai fin ad ora

Commendatore, Don Giovanni e Pasquariello
Di vil cibo non si pasce

(Pasquariello esce, e si mette in disparte)

 

Trasformazione della camera in infernale, restandovi solo le prime quinte.

(Pasquariello spaventato si rifugia)

Don Giovanni, Pasquariello, Commendatore
<- furie
Pasquariello
Don Giovanni, furie, Commendatore ->

Sparisce l'infernale, e torna come prima la camera di Don Giovanni.

Pasquariello
<- Lanterna, Maturina, Donna Elvira, Donna Ximena, Duca Ottavio
Maturina, Donna Elvira, Donna Ximena, Duca Ottavio, Pasquariello e Lanterna
Qual strepito è questo
Pasquariello, poi gli altri
Di lui, pian pian vel dico

(tutti ballano)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Scena ventunesima Scena ventiduesima Scena ventitreesima Scena ventiquattresima Scena ultima
Parte di giardino, a cui corrisponde l'appartamento di Donna Anna. Campagna con case rustiche, e nobile casino, fuori delle mura. Luogo rimoto circondato di cipressi, dove nel mezzo si erige una cupola sostenuta da colonne con... Camera di Don Giovanni. Trasformazione della camera in infernale, restandovi solo le prime quinte. Sparisce l'infernale, e torna come prima la camera di Don Giovanni.
[Sinfonia] [Introduzione] [Aria] [Cavatina] [Duetto] [Aria] [Cavatina con coro] [Aria] [Aria] [Duetto] [Duetto] [Aria] [Finale] [Aria]

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