Atto primo

 

Scena prima

Gabinetto negli appartamenti di Ubaldo.
Ubaldo siede presso una tavola, immerso in cupa tristezza: lo accerchiano i suoi nobili Amici ed i Familiari della potente sua casa.

 Q 

Ubaldo, amici, familiari

 

CORO

Ti scuoti Ubaldo, e svelane  

i crudi affanni tuoi:

dolce ti fia dividere

l'ascoso duol con noi,

dolce versar le lagrime

in sen dell'amistà.

(piano fra loro)

Muto egli resta, immobile!...

Ogni conforto è vano:

ahi! L'infelice è vittima

del suo cordoglio arcano!

Ahi! Volge a sera il misero

nell'alba dell'età!

 

Scena seconda

Guido, e detti.

<- Guido

 

GUIDO

Diletto amico!...  

UBALDO

(scosso dalla voce di Guido, sorge e lo abbraccia)

Qual cagion ti guida

ne' lari miei?

GUIDO

Svelarla

a te soltanto io deggio.

 
(ad un cenno di Ubaldo il coro si allontana)

amici, familiari ->

 

 

Del tuo valor, de' prodi tuoi m'è d'uopo

l'alto soccorso.

UBALDO

Parla.

GUIDO

È a te palese

che il fero Boemondo a me destina

dell'orgogliosa figlia

il talamo superbo... Io lo detesto...

Altra donna m'accese.

UBALDO

E le promesse, o Guido, e la speranza

che l'antica possanza

risorga in te degli avi?

GUIDO

Cede tutto ad amor.

UBALDO

Tu dunque?...

GUIDO

Io volo

del signor di Comino entro il castello

un asilo a cercar... Diman qui riedo...

Accanto alla magion di lei che m'arde

un tempio sorge, col favor notturno

ivi la traggo, e sciolto

il voto nuzial, fuggo repente

questa città dolente.

Pur sai che intorno delatori ascosi

erran tuttora; ove i disegni miei

discopra alcuno, assicurar mi déi

tu con l'armi uno scampo.

Me 'l prometti?

UBALDO

Lo giuro. ~ E qual si noma

colei che tua sarà dinanzi al cielo?

GUIDO

Elena degli Uberti.

UBALDO

(come colpito da un fulmine)

Elena!... (Io gelo!...) ~

 

GUIDO

Che fu?... T'assale un tremito!  

Hai di pallor estremo

tinte le gote!...

UBALDO

Io?... Palpito

per te... Per te sol tremo... ~

Deh! Qual maligno genio,

amico, a te consiglia?

D'uom che fuggì al patibolo

amar puoi tu la figlia?

Puoi d'Eccelin la collera

sul capo tuo chiamar?

Ah! no: ti cangia...

GUIDO

Ed Elena

potrei dimenticar?

Tu non sai qual dolce incanto,

qual poter m'avvince a lei,

e il destin de' giorni miei,

è la vita, è il ciel per me.

Io l'adoro: Iddio soltanto

per amarla un cor mi diè.

UBALDO

(Tanto avversa, orribil tanto

la mia sorte io non credei...

lei perduta, insiem con lei

ogni speme il cor perdé...

Sol per vivere nel pianto

l'esistenza il ciel mi diè.)

GUIDO

Per temer del tuo coraggio

troppo, amico, io ti conosco.

Quando in mar discese il raggio

fia del giorno, e l'aer fosco,

te domani, al fianco mio

presso il tempio rivedrò?

UBALDO

(nella massima confusione)

Sì...

GUIDO

Un amplesso. ~ Un bacio. ~ Addio.

UBALDO

(Che promisi!... Che farò?...)

GUIDO

In te riposo, in te m'affido:

sia l'amistade scudo all'amore.

Di gioia immensa ho pieno il core...

Ah! La dividi pu pur con me.

UBALDO

Sì, la tua gioia con te divido...

fia l'amistade scudo all'amore...

(Più lacerato di questo core

no, sulla terra un cor non v'è!)

 
(Guido parte. Ubaldo cade su una seggiola)

Guido ->

 

UBALDO

(dopo qualche momento di silenzio)  

La madre estinta, il genitor fuggiasco

di tue repulse, ingrata,

pretesti furo! Amavi...

(sorgendo agitatissimo)

Ma non Ubaldo! ~ E renderò felice

te col rivale, io stesso?

No. ~ Pur... ~ Che mai decido?

Il tutto sappia Boemondo... ~ Ah! Guido

io perdo, e non ottengo

la fatal donna!

(rimane taciturno colle braccia conserte, lo sguardo affisso nel suolo; quindi si riscuote, come colui che ha già preso una determinazione)

Sì: rapirla... E fia

che l'amistà, che la giurata fede

sì vilmente io calpesti?...

Cede tutto all'amor. Tu lo dicesti!

(entra nei suoi appartamenti)

Ubaldo ->

 
 

Scena terza

Sala del palazzo di Sigifredo. ~ Porte laterali e verone in prospetto che risponde sul giardino.
Elena.

 Q 

Elena

 

 

Del tremendo Eccelin, di Boemondo  

qui suo ministro, né di lui men crudo,

all'ire il padre s'involò!... Belluno

ricovero e difesa entro sue mura

al fuggente assicura. ~

Lieta son io, più lieta

il sol cadente mi vedrà domani!

Voti che amor formò, che benedisse

il consenso paterno,

benedirà domani anche l'eterno!

 

Ah! Del tenero amor mio  

al trasporto appena io reggo...

Gl'inni ascolto, l'ara io veggo

ove sposa diverrò.

Sarò tua dinanzi a dio,

tua per sempre, o mio diletto...

si comprende in questo detto

quanta gioia il ciel creò!

 

Scena quarta

Gualtiero, e detta.

<- Gualtiero

 

GUALTIERO

(avanzandosi dal verone)  

Elena?...

ELENA

Ebben, Gualtiero?...

Sembri agitato!...

GUALTIERO

È vero...

Tutta l'alma ho commossa... Un peregrino,

dalla romita via che al parco adduce

inoltrava guardingo; a lui d'incontro

io mossi... Ah! Chi poteva

immaginar soltanto!...

Egli mi segue... Vedi...

 

Scena quinta

Sigifredo, e detti.

<- Sigifredo

 
(egli appena arrivato protende le braccia ad Elena, e getta il cappello che fa parte del suo arnese da pellegrino, e di cui l'ala rovesciata gli ombreggiava il volto. Gualtiero si ritira da una porta laterale)

Gualtiero ->

 

SIGIFREDO

Figlia...  

ELENA

Tu, padre!...

SIGIFREDO

O figlia mia...

ELENA

Qui riedi,

qui, dove a prezzo il capo tuo fu posto!

SIGIFREDO

Vano il fuggir tornò: cadde Belluno,

cadde in potere anch'essa

del barbaro Eccelino,

all'odio ghibellino

co' miei seguaci un'ospital capanna

più dì m'ascose, ma drappel di sgherri

ne rintracciò...

ELENA

Che ascolto!...

SIGIFREDO

In questo arnese, dalla notte avvolto,

a me soltanto il fato

scampar concesse... Al fianco tuo ritorno,

che almen perir vogl'io

fra le tue braccia, o figlia...

ELENA

Un calpestio

l'udito mi ferì!... T'ascondi...

 
(Sigifredo entra dal lato opposto a quello onde si ritirò Gualtiero)

Sigifredo ->

 

Scena sesta

Gualtiero, quindi Ubaldo, e detta.

<- Gualtiero

 

GUALTIERO

(comparendo sulla soglia)  

Ubaldo

s'appressa.

(rientra)

Gualtiero ->

 

<- Ubaldo

ELENA

Egli!... Che fia?...

(ad Ubaldo)

- Tu giungi ad ora

ben tarda!

UBALDO

In tempo a possederti ancora

io giungo. Vieni.

ELENA

Ah! Dove?

UBALDO

Ne' lari miei.

ELENA

Che parli?...

UBALDO

Donde non uscirai che mia consorte.

ELENA

Ed oseresti?

UBALDO

Opporti a' miei desiri,

più, crudele, or non puoi...

ELENA

Ciel! Tu deliri!

 

UBALDO

Tremendo è il mio delirio!  

Ebbro d'amor son io!...

Forza è seguirmi...

ELENA

Scostati...

Cessa...

UBALDO

Che indugi?

ELENA

Oh dio!...

parla sommesso...

(guardando atterrita dalla parte ove si nascose il padre)

UBALDO

Ascolta:

schiera è de' miei raccolta

quinci da presso...

ELENA

(Io palpito!...)

UBALDO

Se parlo un solo accento,

accorrerà sollecita...

ELENA

(M'opprime lo spavento!...)

UBALDO

Che giova omai resistere?

Chi può sottrarti a me?

(accostandosi ad Elena, come per trascinarla seco)

 

Scena settima

Sigifredo, e detti.

<- Sigifredo

 

SIGIFREDO

Io...  

(egli ha deposte le spoglie di pellegrino e stringe nella destra il brando sguainato)

UBALDO

Sigifredo!... ~ Un demone

qui lo conduce!...

ELENA

Ahimè!...

SIGIFREDO

Un nume, un nume vindice

qui, traditor, mi guida.

L'onore in suon terribile

sangue domanda, e grida...

E nel tuo sangue, o perfido,

l'oltraggio io laverò.

UBALDO

Tutto m'investe un fremito,

corre all'acciar la mano;

dell'ira temeraria,

dovrei punirti, insano...

ma togliere al carnefice

i dritti suoi non vo'.

ELENA

Ah! può scovrirti e perdere

un grido solo, un detto!...

Rammenta qual patibolo

hanno i crudeli eretto!...

Pensa che sopravvivere

la figlia a te non può.

SIGIFREDO

(avviandosi dalla parte del giardino)

Snuda il ferro, ed esci meco,

o dirò, che un vil tu sei.

UBALDO

Vile!

ELENA

(supplichevole)

Ubaldo!

UBALDO

Io vile!... Ah cieco

son di sdegno!... Andiam...

ELENA

No... Déi

prima uccidermi spietato...

(cadendo a piè di Ubaldo, e stringendogli le ginocchia)

SIGIFREDO

Vieni...

UBALDO

Resta...

(sciogliendosi da Elena)

 

Scena ottava

I seguaci di Ubaldo, poi Gualtiero, quindi un drappello di Armigeri e detti.

<- seguaci di Ubaldo

 

SEGUACI

(accorrendo)  

In tuo soccorso...

Qui costui!...

 

<- Gualtiero

GUALTIERO

(nel massimo spavento)

Nemico fato!...

Stuol di sgherri ai gridi accorso,

già si avanza...

ELENA

Cielo! Aiuto...

ELENA E GUALTIERO

Fuggi...

(spingendo Sigifredo verso i giardini)

SIGIFREDO

È tardi.

 

<- armigeri

IL CAPO DEGLI ARMIGERI

Chi mai vedo!...

UBALDO

(Ah, che feci!...)

SIGIFREDO

(Son perduto.)

(getta la spada)

ARMIGERI

Il ribelle Sigifredo!

IL CAPO DEGLI ARMIGERI

Si circondi.

ELENA

Ah!...

(avviticchiandosi al padre)

ARMIGERI

T'allontana.

ELENA

Non fia ver...

GUALTIERO

Di lei pietà...

ARMIGERI

Stolta, ed osi!...

ELENA

Forza umana

separarci non potrà.

Tigri... Furie dell'averno,

quelle spade in me vibrate,

ma strapparmi al sen paterno,

fin ch'io vivo, non sperate. ~

Disfidiam la cruda sorte

ne colpisca insiem la morte,

ed insieme, o padre amato,

ne raccolga iddio nel ciel.

SIGIFREDO

Figlia, addio... Per sempre addio...

al supplizio già m'appresto;

ma l'onor del sangue mio

sulla terra illeso io resto.

È confin di mie sciagure,

è trionfo a me la scure...

Tu conforta il cor piagato,

miglior padre avrai nel ciel.

UBALDO

(Mi seguiro al giunger mio

lutto e morte in queste mura...

quale un empio in ira a Dio

porto meco la sciagura?

Ho nel cor l'atroce morso

d'un terribile rimorso...

Ah! L'amico è vendicato,

maledetto fui dal ciel.)

GUALTIERO

Trista notte!... Sventurato!...

Ho di morte in petto il gel!

ARMIGERI

T'apparecchia, scellerato,

al supplizio più crudel.

 
Elena è divelta dal fianco del Padre, e mentre lo vede allontanarsi ferocemente trascinato, cade priva di sensi nelle braccia di Gualtiero.

Sigifredo, armigeri ->

 
Ubaldo si allontana desolato, la sua Gente lo segue.

Ubaldo, seguaci di Ubaldo ->

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Gabinetto negli appartamenti di Ubaldo.

Ubaldo, amici, familiari
 
Ubaldo, amici, familiari
<- Guido

Diletto amico! / Qual cagion ti guida

Ubaldo, Guido
amici, familiari ->

Ubaldo
Guido ->

La madre estinta, il genitor fuggiasco

Ubaldo ->

Sala del palazzo di Sigifredo; porte laterali e verone in prospetto che risponde sul giardino.

Elena
 

Del tremendo Eccelin, di Boemondo

Elena
<- Gualtiero

Elena? / Ebben, Gualtiero?

Elena, Gualtiero
<- Sigifredo
Elena, Sigifredo
Gualtiero ->

Figlia / Tu, padre! / O figlia mia / Qui riedi

Elena
Sigifredo ->
Elena
<- Gualtiero

Ubaldo s'appressa

Elena
Gualtiero ->
Elena
<- Ubaldo

Elena, Ubaldo
<- Sigifredo
Sigifredo, Ubaldo e Elena
Io / Sigifredo! Un demone
Elena, Ubaldo, Sigifredo
<- seguaci di Ubaldo
Coro, Gualtiero, Elena, Sigifredo
In tuo soccorso... Qui costui!
Elena, Ubaldo, Sigifredo, seguaci di Ubaldo
<- Gualtiero
 
Elena, Ubaldo, Sigifredo, seguaci di Ubaldo, Gualtiero
<- armigeri
 
Elena, Ubaldo, seguaci di Ubaldo, Gualtiero
Sigifredo, armigeri ->
Elena, Gualtiero
Ubaldo, seguaci di Ubaldo ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava
Gabinetto negli appartamenti di Ubaldo. Sala del palazzo di Sigifredo; porte laterali e verone in prospetto che risponde sul giardino. Sala nel palazzo municipale. Appartamenti di Boemondo. Magnifica sala, pomposamente apparecchiata. Galleria adorna di ritratti, nel palazzo di Sigifredo. Appartamenti di Ubaldo, come all'atto I. Stanza di Elena: due porte laterali, ed in fondo gran verone aperto da cui scorgesi la...
Atto secondo Atto terzo

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