Atto terzo

 

Scena prima

Padiglione.
Tito, e Annio.

 Q 

Tito, Annio

 

ANNIO

Vinti furo i ribelli. Il crederesti?  

Fra i prigionier si trova

Arminio...

TITO

Come! Il caro amico! E a tanto

poté giunger quel cor?

ANNIO

Non dubitarne.

Ascolta il mio consiglio:

sinché vivo è Sabin, dura il periglio.

TITO

Basta, t'intesi, vanne, e a me Epponina

fa', che si guidi.

ANNIO

Ah no, signor. Sai quanto

scaltra è colei; ti sedurrà col pianto.

TITO

M'intendesti?

ANNIO

Ubbidisco... Almen rammenta

ciò che tu devi alle romane squadre,

ai comandi di Roma, al mondo, al padre.

(parte)

Annio ->

 

Scena seconda

Tito, indi Epponina.

 

TITO

M'empiono di sospetto  

i detti di costui,

un altro traditore io temo in lui.

(vedendo Epponina va a sedere al tavolino)

 

<- Epponina

EPPONINA

Da me, che si pretende?  

TITO

Che per pochi momenti

tu sospenda lo sdegno.

EPPONINA

Malagevole troppo è a me l'impegno.

Sollecito favella.

TITO

Il padre, e Roma

di Sabino, e di te chiedon la vita.

E pur de' giorni tuoi,

io che l'arbitro sono,

e figli, e vita, e libertà ti dono.

EPPONINA

Viver senza lo sposo?

TITO

Odi Epponina,

e per l'ultima volta i sensi miei:

perdi lo sposo, è vero,

ma te n'offro un migliore,

che d'alloro immortal cinge la chioma,

che dà legge alle Gallie, al mondo, a Roma.

EPPONINA

E con lusinghe ardisci

tentarmi di viltà? Sappi, crudele,

ch'estinto il mio consorte,

io non bramo, che morte:

che non sarò mai tua, ch'odio ti giuro,

che sempre t'odierò quanto t'odiai,

che ti chiedo la morte.

TITO

E morte avrai.

(si alza)

Ma perché più funesto

a te riesca il morir, prima Sabino

versi sugl'occhi tuoi l'indegno sangue.

Al supplizio, o custodi,

sia condotta costei: vegga la morte

del traditor, e poi

termini i giorni suoi. Vedremo allora...

ingrata, se sarai costante ancora.

EPPONINA

Toglimi pur la vita,

che se del caro sposo

divisa non sarò nel punto estremo,

venga pure la morte, io non la temo.

 

Al caro bene a lato  

non sentirò la pena,

e sullo sposo amato

contenta io caderò.

Se così scioglie il fato

la mia crudel catena,

momento più beato

no, che bramar non so.

(parte)

Epponina ->

 

Scena terza

Tito solo.

 

 

E vinto sarà Tito  

da una donna in virtù? No, no 'l consente

il mio nome, il mio sangue,

dell'impero l'onor. Eh si ricerchi

una sagace via d'uscir d'affanno

senza avvilirmi, o comparir tiranno.

 

Bella fiamma, che il seno m'accendi,  

che m'infondi un novello desio,

ben comprendo che chiedi da me.

Tu, che amica alla gloria mi rendi

sul mio amore, deh, spargi un oblio,

che coroni il valore e la fé.

(parte)

Tito ->

 
 

Scena quarta

Stanza lugubre destinata al supplizio di Sabino.
Sabino, e Custodi, che a suono di una marcia lugubre viene condotto al supplizio.

 Q 

<- Sabino, custodi

 

SABINO

D'una vita infelice  

ecco l'infausto fin. Nacqui alle pene,

vissi tra stenti, e guai,

e un raggio di piacer non vidi mai.

Non m'è grave il morir; ma i cari oggetti

del più tenero amore

s'affollan tutti a lacerarmi il core.

Costanza, anima mia, pochi momenti

restano al tuo penar: con petto forte

vadasi pure ad incontrar la morte.

 
(incamminandosi al supplizio si ode nuovamente lugubre marcia)
 

Scena quinta

Epponina, fra le Guardie, e detto.

<- Epponina, guardie

 

SABINO

(incontrandosi)  

Che ascolto? Oh dio!... Che veggio?...

Epponina, il mio ben!... Che doloroso

momento è questo!... Ah cara sposa...

EPPONINA

Oh sposo!

(abbracciandosi)

SABINO

Vieni tu spettatrice,

o meco ad incontrar la sorte istessa?

EPPONINA

Da mille angustie oppressa

spettatrice sarò.

SABINO

Fortezza avrai

nel momento fatal?

EPPONINA

Ah mi condanna

empia legge tiranna

a vederti spirar pria di morire.

SABINO

Numi! Che crudeltà!

EPPONINA

No, caro sposo

non mi pesa la morte. I figli oh dio!

mi stan sul cor.

SABINO

Che fu di loro?

EPPONINA

Invano

sinor ne ricercai. Forse...

SABINO

Deh taci,

non dubitarne, il cielo

veglierà a lor difesa, e forse un giorno

a grandi imprese accinti,

vendicheranno i genitori estinti.

EPPONINA

Ma tu caro, morrai... Potessi almeno

col mio sangue salvarti.

SABINO

Eh di costanza

vero spirto riaccenda i nostri petti,

un passaggio è la morte: ah non l'oscuri

un'ombra di timor: apprenda Tito

con suo rossor da noi,

che nelle Gallie ancor nascon gli eroi.

 

In qual barbaro momento  

io ti do l'estremo addio!

Per le vene il sangue mio

freddo scorre per l'orror.

Ma di Lete in sulle sponde

ti precedo, amato bene:

finiran le nostre pene,

là sarem felici ognor.

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EPPONINA

Che già mi lasci.

SABINO

Sì, che vuoi?

EPPONINA

Se m'attendi... vengo anch'io.

EPPONINA E SABINO

E si compia il fato rio,

si dia fine al mio dolor.

 
 

Scena ultima

A suono di lieta sinfonia si muta la scena in una sala reale illuminata, e piena di Popolo.
Tito co' figli di Sabino, Voadice, Arminio, Annio, e detti.

 Q 

<- popolo, Tito, figli di Sabino, Voadice, Arminio, Annio

 

SABINO

Dove sono?  

EPPONINA

Che incanto?

SABINO

Oh figli!

EPPONINA

Oh care

viscere del mio sen!

TITO

Ecco ti rendo

i figli tuoi, la tua diletta sposa.

Dell'atto generoso

non chiedo altra mercede,

se non che giuri a Roma ossequio, e fede.

SABINO

Vinto da tal virtù. Chiedo perdono,

del mio lungo fallir. Sarò di Roma,

deposto l'odio antico

dell'impero, e di te servo, ed amico.

EPPONINA

Signor...

TITO

Basta, Epponina.

Godi col caro sposo

il meritato amor; e saggia oblia

quanto offesi per te la gloria mia.

VOADICE

Oh prence generoso!

ARMINIO

Ecco Arminio al tuo piè...

TITO

Amico sorgi.

Nacque d'amor la colpa,

e la corregga amor: a Voadice

dona la mano, e vivi

sposo a tanta beltà lieto, e felice.

ANNIO

Tito...

TITO

De' tuoi delitti

consapevole io sono.

Scordo l'indegne colpe, e ti perdono.

ARMINIO

Ma qual saggio d'amore,

qual prova dar potrei d'un cor pentito?

TITO

Imitare ti basti il cor di Tito.

 

TUTTI

Di nobili allori  

s'adorni la chioma,

di Tito s'adori

la bella pietà.

EPPONINA E SABINO

Con palme novelle

al genio di Roma

il premio le stelle

e il cielo darà.

TUTTI

Di Tito s'adori

la bella pietà.

EPPONINA E SABINO

Il gallo, il germano

del Lazio nemico

a cesare amico

la fé giurerà.

TUTTI

Di Tito s'adori

la bella pietà.

EPPONINA E SABINO

Dell'aquila il volo

fermar con tal duce

da questo a quel polo

nessuno ardirà.

TUTTI

Di nobili allori

s'adorni la chioma,

di Tito s'adori

la bella pietà.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Padiglione.

Tito, Annio
 

Vinti furo i ribelli. Il crederesti?

Tito
Annio ->

M'empiono di sospetto

Tito
<- Epponina

Da me, che si pretende?

Tito
Epponina ->

E vinto sarà Tito

Tito ->

Stanza lugubre destinata al supplizio.

<- Sabino, custodi

(marcia lugubre)

D'una vita infelice

(marcia lugubre)

Sabino, custodi
<- Epponina, guardie

Che ascolto? Oh dio!... Che veggio?

Sabino, Epponina
In qual barbaro momento

(lieta sinfonia)

Sala reale illuminata.

Sabino, custodi, Epponina, guardie
<- popolo, Tito, figli di Sabino, Voadice, Arminio, Annio

Dove sono? / Che incanto? / Oh figli! / Oh care

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena ultima
Veduta interiore dell'antico castello di Langres, o antica Lingona; da un lato recinto di folti, e... Interno di magnifico padiglione, che occupa tutta la scena, accanto del quale scorgesi accampato... Veduta interiore dell'antico castello di Langres, o Lingona. Bosco. Fuga di camere. Parte solitaria d'un giardino. Veduta interiore del castello di Langres; notte. Volte sotterranee, sostenute da un colonnato mezzo devastato dal tempo, a cui si scende per una gran scala. Bosco. Padiglione. Stanza lugubre destinata al supplizio. Sala reale illuminata.
Atto primo Atto secondo

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