Atto terzo

 

Scena prima

Giustino, Vitaliano con ginocchio a terra, e spada alla mano; coro di Soldati. Amanzio che sopraggiunge.

Giustino, guardie, Vitaliano, soldati

 

GIUSTINO

Frena l'orgoglio altero  

temerario fellon sei prigioniero.

(levando la spada a Vitaliano)

VITALIANO

Non mi vinse il tuo ferro,

mi tradì quella cieca

della cui labil rota

sempre vario è 'l tenor.

GIUSTINO

Domò la tua superbia il mio valore.

 

<- Amanzio

AMANZIO

(levando a Vitaliano un cinto di pietre)

Questo gemmato cinto  

sarà mia preda.

GIUSTINO

Olà! Tra lacci avvolto

scortate il fier tiranno

d'Augusta al regio piede.

VITALIANO

Io che cinsi il crin d'alloro,

tra catene or porto il piè:

già m'assisi in trono d'oro

or son reso ombra d'un re

così va l'umano orgoglio

lubrico ha 'l seggio, e rovinoso il soglio.

(vien condotto altrove)

Vitaliano, guardie ->

 

GIUSTINO

Scherza, e ride la sorte incostante  

coll'ali alle piante

in giro se n' va;

il tutto sconvoglie

dà scettri, li toglie

di Proteo ha 'l sembiante,

fermezza non ha.

Scherza, e ride la sorte incostante

coll'ali alle piante

in giro se n' va.

Giustino ->

 

Scena seconda

Anastasio, Amanzio, coro di Soldati.

<- Anastasio

 

ANASTASIO

Già fra monti di stragi omai sconfitto  

giace l'empio rubello.

AMANZIO

Signor de' tuoi trionfi

esulta questo cor, ma ch'un bifolco

la vittoria ti usurpi, e Vitaliano

sia trofeo del tuo campo

si dia ad augusta, e a cesare si tolga.

Ah, che Amanzio il tuo fido

soffrir non può; sì, si ben tosto attendi,

mentre uno abbatti, altro involarti il regno.

S'egli mi presta, se colpito ho il segno.

ANASTASIO

A quest'Icaro audace

saprò troncar il volo.

AMANZIO

Quelle figlie del sol gemme lucenti,

ch'al superbo tiranno

formar serto regale offro al tuo crine.

ANASTASIO

(prende le gemme)

O Atlante dell'impero, il don ricevo,

vanne tosto alla reggia, e di Giustino

rintraccia ogni pensiero.

Ahi geloso timor quanto sei fiero!

AMANZIO

Tuoi cenni eseguirò.

Avrò di lince il guardo,

Argo novel sarò.

Amanzio, soldati ->

 

Scena terza

Anastasio.

 

 

E sarà ver, ch'augusta  

d'una mano selvaggia

rechi ad onor l'offerte! ai rai del sole

l'aquila sol s'affissa, augel palustre

alla soverchia luce i lumi abbaglia.

Deh che temi cor mio?

Diffidar d'Arianna,

che nutre eccelso spirto in regia gonna?

Tu vaneggi mio cor, ma pure donna.

 

Non m'uccider gelosia  

figlia sei d'amor, ch'è cieco,

e mill'occhi hai sempre teco

per dar pene all'alma mia.

Non m'uccider gelosia.

 
 

Scena quarta

Luogo delizioso suburbano a Costantinopoli.
Andronico tentando di sforzar Eufemia, Eufemia, Brillo.

 Q 

Andronico, Eufemia

<- Brillo

 

ANDRONICO

Non son donna qual credi.  

BRILLO

Fermo indegno guerrier.

ANDRONICO

Vile, indiscreto.

BRILLO

(cade percosso da un piede)

Misero me son morto?

(sorge da terra, e fugge)

Brillo ->

 

ANDRONICO

Con quel labbro, ch'alletta ai baci  

il mio cor consola almen

lascia o cara, ch'io tempri mie faci

tra le nevi del morbido sen.

Con quel labbro, ch'alletta ai baci

il mio cor consola almen.

 

EUFEMIA

Spargi i tuoi voti al vento.

 

Puoi languire,  

morire,

e penar,

non mi placa il tuo cordoglio,

porto un'anima di scoglio

son di selce al sospirar.

Puoi languire,

morire,

e penar.

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ANDRONICO

Otterrò a tuo dispetto  

di questo sen la palma.

EUFEMIA

S'hai di Tarquinio, ho di Lucrezia l'alma.

 

Scena quinta

Giustino, Brillo, gl'antedetti, coro di Soldati.

<- Giustino, Brillo, soldati

 

BRILLO

Alto campion sottraggi  

dagl'insulti d'un empio

la germana d'augusto.

GIUSTINO

Eccomi all'opra,

tosto cadrai svenato.

(afferrando per un braccio Andronico)

ANDRONICO

Son vinto.

GIUSTINO

Io non permetto

sull'altar del mio sdegno

offrir ostia sì vile: olà traete

a Bisanzio costui!

BRILLO

Con triplicate funi

stringete quel superbo,

di far le mie vendette io mi riserbo.

(parte col prigioniero Andronico)

soldati, Andronico, Brillo ->

 

Scena sesta

Eufemia, Giustino.

 

EUFEMIA

O come a sì gran d'uopo  

tu m'arrechi signor pietosa aita.

Difensor del mio onore, e di mia vita.

GIUSTINO

Sin che rotino i cieli,

fia di Giustino 'l brando

riparo all'innocenza

e chi è colui, che temerario ardì

profanar il tuo sen?

EUFEMIA

Nobil donzella

si finse pria, poscia vestì l'acciaro:

a te nel campo

di condurmi promise, indi infedele

tentò la forza il rapitor crudele.

 

GIUSTINO

Bella mia, dunque ver me  

sì costante è la tua fé?

EUFEMIA

Sin ch'intorno al polo amato

l'orsa in ciel s'aggirerà,

questo cor per te piagato

le tue luci adorerà.

 

GIUSTINO

(Ahi di sì bel sembiante

quando meno credei, divenni amante.)

 

 

Sin che cinto d'aureo lume

Febo in ciel splender vedrò,

del tuo volto o mio bel nume

idolatra ognor sarò.

EUFEMIA

Pur ch'il foco, ond'io m'infiammo

nel tuo sen non fia mai spento.

Mi sia grato il penar, caro il tormento.

Insieme

GIUSTINO

Pur ch'il foco, ond'io m'infiammo

nel tuo cor non fia mai spento.

Mi sia dolce il languir, caro il tormento.

 
 

Scena settima

Deliziosa con torre da un lato.
Arianna, Erasto, Vitaliano, coro di Dame, e Soldati con spoglie, ed insegne nemiche.

 Q 

Arianna, Erasto, Vitaliano, dame, Amanzio, soldati, capitani, guardie

 

ARIANNA

Grazie, ed amori scherzatemi intorno,  

vezzi, e diletti volatemi in sen.

Sacro al genio è questo giorno,

fra quei della mia vita il più seren.

Grazie, ed amori scherzatemi intorno,

vezzi, e diletti volatemi in sen.

 

ERASTO

Giustin in quel novo Marte  

per cui cesare vanta ampi trionfi

al tuo piede regal depresso, e vinto

manda 'l fiero tiran tra ceppi avvinto.

ARIANNA

Di Giustino la spada

scesa dal cielo a fulminar giganti.

(verso di Vitaliano)

Pur cadesti superbo, un punto alfine

sa partorir per gl'empi alte rovine.

VITALIANO

Restai pria, che dell'armi

preda de' tuoi bei lumi.

ARIANNA

Di cesare al trionfo

riserbate 'l fellon, e sia frattanto

entro a profonda torre

alla stessa miseria orrido scherno.

ERASTO

S'inabissi tra l'ombre alma d'inferno.

 

VITALIANO

Un guardo di quegl'occhi  

bella non mi negar,

poi morte il dardo scocchi

non curo fra tormenti

quest'anima spirar.

Un guardo di quegl'occhi

bella non mi negar.

(vien condotto entro la torre)

Vitaliano, guardie, Erasto ->

 

Scena ottava

Anastasio, Arianna, Amanzio, molti Capitani, e Soldati.

<- Anastasio

 

ANASTASIO

Sfavillante di gioia  

rida 'l brio nel tuo volto.

ARIANNA

Pur ricco di trofei, di palme onusto

ti stringo al seno o sospirato Augusto.

ANASTASIO

Dell'empio Vitalian vinto è l'orgoglio.

ARIANNA

Per opra di Giustino,

pur alfin mi formò scabello al soglio.

ANASTASIO

Molto deggio al suo brando

ARIANNA

Merta corone il suo valor sovrano.

AMANZIO

(Non è degno d'onor ferro villano.)

ANASTASIO

Queste fulgide gemme

trofeo del mio valor spoglie di guerra

a tua beltà consacro.

ARIANNA

(prendendo il cinto gemmato)

A luce così rara il pregio cede

quella perla famosa.

Che già in prodiga cena offerse in dono

l'egizia donna al cavalier latino.

Ma che fia di Giustin la di cui destra

colse fasci di palme alla tua fronte?

ANASTASIO
(verso di Arianna)

Tanto ha in pregio costui?

AMANZIO

Cotanto l'ama.

ANASTASIO

Vo', che meco egli segga

sul carro trionfale.

AMANZIO

(Perché la sua caduta

gli rassembri più grave e più mortale.)

ANASTASIO

Parto, de' miei trofei

a preparar le pompe.

 

Bella moro per te,  

per te languisce il cor,

in premio di mia fé

non chieggo altra mercé,

ch'un puro ardor.

Bella moro per te,

per te languisce il cor.

Anastasio, dame, capitani ->

 

Scena nona

Giustino, Eufemia, Andronico incatenato, Brillo, coro di Soldati, Arianna.

<- Giustino, Eufemia, Andronico, Brillo

 

GIUSTINO

Si raddoppin gl'allori al mio crine  

due tiranni

co' lor danni

provaro dal mio acciar scempi, e rovine.

Si raddoppin gl'allori al mio crine.

 

ARIANNA

Fatal guerriero, il cui famoso brando  

merta non men, che di Perseo la spada

esser cinta di stelle! O quanto ammiro

il tuo valor altero,

or che ne' tuoi trionfi

aggiungi nove glorie al nostro impero.

EUFEMIA

Costui, ch'è fra catene

Flavia non è, ma perfido, e spietato

ch'ardì tentar la mia onestà; Giustino

represse 'l suo furor.

ANDRONICO

Merta pietade

la mia fede, il mio amor, mia verde etade.

EUFEMIA

Chi ardì tradir regia fanciulla, or mora.

ARIANNA

Al monarca del mondo

tal giudizio riservo,

stia frattanto fra lacci, e schiavo, e servo.

 
(vien condotto altrove)

Brillo, Andronico, soldati ->

 

EUFEMIA

Mio cor all'armi  

vendetta io vo'.

Farò scempio

di quell'empio,

ch'il mio labbro profanò.

Mio cor all'armi,

vendetta io vo'.

Eufemia ->

 

Scena decima

Giustino, Arianna, Amanzio in disparte.

 

GIUSTINO

Ti lascio eccelsa augusta,  

volgo a cesare il piede.

ARIANNA

Sian queste rare gemme

del tuo merto sublime alta mercede.

AMANZIO

(D'una donna regal questa è la fede!)

GIUSTINO

(prendendo il cinto gemmato)

Tra le gemme di questo cinto

il mio cor legato sta.

Se tua regia bontà m'avvinto

serva l'alma per te sarà.

 

Giustino ->

AMANZIO

(Tra gemmata catena  

vo' che perda il fellon la libertà.)

(parte)

Amanzio ->

 

ARIANNA

Anastasio mia vita? A te mi porta  

a volo amor sulle dorate piume

ricevimi nel seno o mio bel nume.

 

Così cara è quella face,  

che mi strugge a poco a poco,

che il mio cor benché si sface

si ravviva in sì bel foco.

Così cara è quella face,

che mi strugge a poco a poco.

Arianna ->

 

Scena undicesima

Vitaliano, Andronico, sopra di una torre.

<- Vitaliano, Andronico

 

VITALIANO

Andronico tu piangi! Animo core  

ci vuol entro i perigli,

sono i più arditi gl'ottimi consigli

questo lacero lino al forte braccio

servirà di sostegno;

ardisci! Un punto solo

può darci in un la libertade, e 'l regno.

ANDRONICO

L'orme tue seguirò.

VITALIANO

Lunge il timor, ne vada

con questo piè ti segnerò la strada.

(si cala giù dalla torre)

 

ANDRONICO

Fortuna, e Amore assistimi tu  

deh permetti o dio di Gnido,

che un amante così fido

tragga 'l piè di schiavitù,

Fortuna, e Amore assistimi tu.

(scende a terra)

 

VITALIANO

Udì 'l cielo i tuoi voti.  

Su tosto il passo affretta.

ANDRONICO

Allo scampo, alla vendetta.

Insieme

VITALIANO

Alla fuga, alla vendetta.

 

Andronico ->

VITALIANO

Fuggo dalle catene,  

ma porto i lacci al cor;

disciolto vivo in pene

sento più rio dolor.

Fuggo dalle catene,

ma porto i lacci al cor.

Vitaliano ->

 

Scena dodicesima

Anastasio, Amanzio, Giustino che sopravviene, Guardie.

<- Anastasio, Amanzio

 

ANASTASIO

E sarà ver ch'alla mia fede infida  

osasse l'empia Augusta il raro cinto

offrir ad altri in dono?

AMANZIO

Pegno d'amor al fier Giustin lo porse.

ANASTASIO

Vendicarmi saprò, ch'umil vapore

invan pretende entro all'eterea mole

di farsi stella, e gareggiar col sole;

ed ecco appunto il traditor se n' viene.

AMANZIO

(Sulla caduta sua sorge mia speme.)

 

<- Giustino, guardie

GIUSTINO

(che sopravviene)

Cesare tu vincesti, e s'altro manca  

più da vincer in terra,

sin che vive Giustino armati in guerra.

ANASTASIO

Dal tuo brando fatale

riconosco i trionfi

ma qual pregiato cinto

splende al braccio guerriero?

GIUSTINO

(Or che dirò! Per togliere i sospetti

simulerò.) Di questa destra invitta

fra le spoglie del campo

ei fu lucida preda.

ANASTASIO

Io giurerei

che gemme così rare

del mar candide figlie

fosser tesor dell'eritree conchiglie.

GIUSTINO

Sire a te le consacro.

ANASTASIO

(ricevendo il cinto)

Di campion così forte

compenserò il valor, (ma con la morte.)

Vanne, che meco assiso

vo', ch'il mondo t'ammiri

in pompa trionfale.

AMANZIO

Sarà il carro a costui barca letale.

(parte)

Amanzio ->

 

GIUSTINO

Sin che de l'orbe il freno  

tua destra reggerà:

sin, ch'al tuo regio seno

l'ostro risplenderà.

A pro dell'impero

mio braccio guerriero

per te pugnerà.

(parte)

Giustino, guardie ->

 

Scena tredicesima

Arianna, Anastasio, Brillo.

<- Brillo, Andronico

 

BRILLO

Sire, augusta ver te volge le piante.  

ANDRONICO

Ecco l'infida! O dèi come ha raccolto

un inferno nel seno, un ciel nel volto.

 

Brillo ->

<- Arianna

ARIANNA

Mio bel sole, idolo mio  

dolce fiamma di questo cor,

dal tuo sen deh sgombra, o dio

ogni nube di rio dolor.

Mio bel sole, idolo mio

dolce fiamma di questo cor.

 

ANASTASIO

Soggiace ognor di mille cure al pondo  

chi sostiene l'impero, e regge il mondo.

Ma del cinto gemmato,

perché, o bella non fregi 'l sen di neve?

ARIANNA

Che saprò dir! Ogni ombra

vo' sgombrar del suo cor; mentre miravo

colà nel sen di Teti

scherzar i muti armenti

cadé sire il tuo dono in grembo all'onde.

ANDRONICO

Tu mi deridi!

ARIANNA

Io dileggiar Augusto

giuro per la tua vita

ch'il flutto lo rapì.

ANDRONICO

Taci spergiura,

questo è 'l cinto, ah infedel tu resti esangue,

i falli tuoi saprò lavar col sangue.

(vuol partir sdegnato)

ARIANNA

(trattenendo cesare per il manto)

Ah cesare! Ah signor! Mio re! Mio nume!

Odi le mie discolpe.

(s'inginocchia)

ANASTASIO

Tanto ardir impudica!

Levati omai dal mio regal aspetto,

indegna del mio trono, e del mio letto!

(la fa cader a terra, e parte)

Anastasio ->

 

ARIANNA

Così crudel mi lasci?  

Così giudice ingiusto or mi condanni?

In così gravi affanni,

in così gran martir, chi mi conforta,

s'Anastasio mi lascia, o dio son morta:

ma che fare più meco

s'ho perduto l'impero ostri reali!

Ite lungi da me pompe fatali.

 

(getta lo scettro, il manto, e la corona)  

Consola Cupido,

quest'alma che pena.

Bel nume d'Amore

dà pace al mio core,

che vive in catena.

Consola Cupido,

quest'alma che pena.

(parte)

Arianna ->

 

Scena quattordicesima

Giustino, Erasto, con Guardie, Augusto che sopravviene.

<- Giustino

 

GIUSTINO

Quai portenti rimiro? Al suolo infranti  

veggo scettri, e diademi, ah son pur queste

della sublime augusta

le regie spoglie! Oh quanto son fallaci

della sorte i contenti

han sembianze di gioie, e son tormenti.

 

<- Erasto, guardie

ERASTO

Olà deponi 'l brando!  

GIUSTINO

Questa spada famosa,

che di barbaro sangue è ancor fumante

unqua non deporrò fin ch'avrò core...

 

<- Anastasio

ANASTASIO

(che sopraggiunge)

Lascia tosto quel ferro o traditore.  

GIUSTINO

(deponendo il brando al piede di cesare)

Mio imperator ecco al cesareo piede

il fido acciar! Eccoti 'l petto ignudo:

io che l'Asia domai

io ch'il cadente, e vacillante impero

più volte assicurai col mio valore

io fellone, io nemico, io traditore?

Cesare! Gran monarca? E non rispondi?

Narrami e in che t'offesi?

Scoprimi almeno il tuo regal sembiante?

Mirami supplicante,

e se mai col pensiero

offesi 'l tuo decoro,

svenami di tua man contento io moro.

ANASTASIO

Al carnefice infame

destinata è tal opra? Ite miei fidi

paghi cogl'occhi il già commesso errore

chi fe' sua scorta un troppo cieco amore?

(parte adirato)

Anastasio ->

 

Scena quindicesima

Erasto, Giustino, coro di Guardie.

 

GIUSTINO

E mi fugge, e non m'ode il fier tiranno!  

Così in perpetua notte

dovrò restar sepolto,

perch'aquila amorosa

affisai le pupille al sol d'un volto.

 

Eufemia idolo amato  

scopri 'l volto adorato

dona un breve ristoro a' miei martiri

fa' che morendo in que' begl'occhi io spiri.

(vien condotto altrove)

Giustino, guardie ->

 

Scena sedicesima

Amanzio, Erasto.

<- Amanzio

 

AMANZIO

Erasto?  

ERASTO

Alto campione.

AMANZIO

A non volgar impresa

chiamo il tuo cor.

ERASTO

Disponi

del mio acciar, di mia fé.

AMANZIO

La dèa ch'è cieca

dall'aggirante rota

precipitò Giustino.

Tolto sì gran sostegno al greco impero

agevole mi sia de' sacri allori

coronarmi la fronte.

ERASTO

Anima grande

sempre all'altezze aspira; ovunque 'l chiedi

adunerò a' tuoi cenni armi, e guerrieri.

 

AMANZIO

La forza, e l'ingegno  

donar mi può 'l regno

ch'all'uom che di valore ha 'l petto armato

offre a Giove i diademi, e servo il fato.

 
 

Scena diciassettesima

Montuosa con tronchi d'alberi dai lati.
Giustino tra le Guardie.

 Q 

Giustino, guardie

 

GIUSTINO

Sono questi o Fortuna  

i promessi tesori!

Sono questi gli allori,

che la tua mano alle mie tempie aduna

i promessi tesori

sono questi o fortuna!

Ma a chi parli mia lingua? E chi rampogni?

Fur le speranze mie sol ombre, e sogni?

 
Qui il cielo si copre ad un tratto di turbini con folgori scoccando fulmini, da' quali resta aperta una parte del monte, che formerà un'ampia caverna, nel mezzo della quale vedrassi 'l sepolcro del padre di Vitaliano, con molte lampade sepolcrali d'intorno.
 

GIUSTINO

Or tra folgori accesi  

sembra, ch'il mondo avvampi.

Per me combatte il ciel, libero, e sciolto

mie vendette farò.

 
Qui leva il ferro ad un Soldato fugando li Custodi, che difendendosi, lo feriscono lievemente in un braccio.

guardie ->

 

GIUSTINO

Trofeo di questa destra  

foste o turbe codarde.

Ma sento il piè tremante, e mortal ombra

or le mie luci ingombra;

chi mi porge ristoro

cado o stelle trafitto, io manco, io moro.

(cade svenuto sopra d'un sasso, per lo spargimento del sangue)

 

Scena diciottesima

Vitaliano, ch'esce dalla grotta, Ombra del padre di Vitaliano, ch'esce dal sepolcro, Giustino svenuto.

<- Vitaliano

 

VITALIANO

Da queste orrende grotte  

mio asilo tenebroso, ove non osa

portar esule il sole i rai del giorno,

qual fragor bellicoso odo d'intorno!

Ma, che scorgo mie luci, e non è questi

colui, che là nel campo

di catene m'avvinse! Il cielo irato

l'offre in vittima forse al mio furore.

Sì, sì, vo' che dal sonno

passi tosto alla morte.

(leva da terra la spada di Giustino)

Ma qual ignota forza

mi rapisce l'ardir? L'ira sospende?

 

<- Ombra

OMBRA

(ch'esce dal sepolcro)

Frena l'acciar! Contro 'l fraterno sangue  

vibri 'l colpo letal, salva un guerriero,

che solo ti può dar vita, ed impero.

(l'ombra sparisce)

Ombra ->

 

VITALIANO

Dall'urna sepolcral quai voci ascolto!  

Mio germano è costui, forse fia quegli

di cui sovente il genitor narrommi,

che sul veloce Eufrate

gl'involasse una tigre entro la cuna.

Ma s'egli è di mia stirpe

lo scoprirò alla stella,

che con pallida luce

de Vitalian illustri

splende nel lato manco.

(lo guarda)

Ah, ch'egli è d'esso.

Ma dalla piaga versa l'anima fuggitiva!

Or con succhi possenti

sanerò la ferita, e già sul labbro

par che rieda lo spirto.

GIUSTINO

O ciel, respiro!  

E chi sei tu, che del mio mal pietoso

il già reciso stame

Lachesi sforzi a raggruppar sul fuso?

VITALIANO

Vitaliano son io

tuo nemico già tempo, or tuo germano.

GIUSTINO

Che ascolto o dèi, di così nobil pianta

io son tralcio sublime!

VITALIANO

Con portento improvviso

i tuoi natali or pubblicommi 'l cielo,

ma chi è costui, che sembra

aver l'ali alle piante?

 

Scena diciannovesima

Brillo, Eufemia, gl'antedetti, Andronico che sopraggiunge.

<- Brillo, Eufemia

 

BRILLO

Misero, ove m'ascondo?  

Ohimè! Per lo timore

l'anima ho già sbarcata all'altro mondo.

EUFEMIA

Fuggiam da questa reggia

resa omai d'empietà tragica scena;

morì Giustino, augusta

prigioniera restò, cesare stesso

cinto è da vil catena, Amanzio ascese

al tirannico soglio, o come vola

di fortuna 'l favore, al par de' venti,

e ogni stato mortal cangia a momenti.

GIUSTINO

Cessin bella i singulti?

Sin che vivrà Giustino, e Vitaliano

saran della tua reggia alto sostegno.

EUFEMIA

Ed è ver, che tu spiri, o mio tesoro!

Fra le tue braccia or le tue sventure adoro.

 

<- Andronico

ANDRONICO

(che sopraggiunge in disparte)

Quai portenti rimiro in un raccolti!  

VITALIANO

Su pronte alla grand'opra

si radunin le schiere.

GIUSTINO

S'incida il nostro nome in bronzi, e in marmi.

ANDRONICO, VITALIANO E GIUSTINO

Alla guerra, alle stragi, al ferro, all'armi.

Vitaliano, Giustino, Brillo, Eufemia ->

 

Scena ventesima

Andronico.

 

 

Dèa, che sei nuda, e cieca, io non intendo  

della tua rota i giri.

Eufemia con Giustino,

Giustin con Vitaliano, e quando mai

unì fra lor sì gran nemici il fato?

L'orme sue seguirò,

più non vo' lagrimar, per chi è infedele.

Non merta in voto il cor beltà crudele.

 

Non l'intende in amor chi vuol penar.  

Sin ch'ho mercede

conservo fede,

mai non spero gioir col sospirar.

Non l'intende in amor chi vuol penar.

 
 

Scena ventunesima

Stanza imperiale.
Anastasio, Arianna incatenati, Amanzio, Erasto, coro di Soldati romani.

 Q 

(nessuno)

<- Anastasio, Arianna, Amanzio, Erasto, soldati romani

 

ANASTASIO

E dove mi traete empi inumani?  

AMANZIO

A quell'acerba pena,

che si deve a un tiranno.

ARIANNA

A te si deve

il toro d'Agrigento,

o di Scinni il tormento.

AMANZIO

Altera donna

chiudi quel labbro, al temerario ardire

saprò troncar le lingua, ite, eseguite.

 
(s'ode suono di tromba)
 

Scena ventiduesima

Erasto, Giustino, Vitaliano, Eufemia, gl'antedetti.

<- Giustino, Vitaliano, Eufemia

 

ERASTO
(verso d'Amanzio)

Ah mio signor.  

AMANZIO

Ch'apporti?

ERASTO

Stragi, ruine, e morti: al fier Giustino

con torrente d'armati

or questa reggia inonda.

AMANZIO

(vedendo a comparir Giustino)

Ove fuggo, e m'ascondo? Io non ho scampo.

ARIANNA

Il tuo fasto o fellon sparì qual lampo.

GIUSTINO

Olà tra ferrei ceppi

quel perfido s'annodi, e sia quell'empio

della plebe più vil misero scempio.

 
(Amanzio vien condotto altrove)

Erasto, Amanzio, Vitaliano, soldati romani ->

 

 

E tu cesare invitto  

verso d'un innocente

volgi meno sdegnoso il guardo altero.

ANASTASIO

Mi tradì l'altrui frode alto guerriero.

ARIANNA

(inginocchiata)

Ecco sire al tuo piede

la tua fida consorte.

ANASTASIO

Non più, sorgi o mia diva.

Fu mio l'error, l'anima mia fu rea,

creder macchie nel sol non si dovea.

GIUSTINO

Signor, se vile intercessor non sono

concedi alto monarca

al fratel Vitaliano

Andronico al german pace, e perdono.

ANASTASIO

Tu di sangue sì illustre?

Ah, ch'alle imprese eccelse, all'alma invitta

tralucea la gran stirpe.

Sia destin ciò che brami, eleggo, e voglio

tra cesari Giustin compagno al soglio.

E per dar al tuo merto

della fede regal pegno maggiore

vo', ch d'Eufemia al seno

con catena immortal ti leghi amore.

Olà, dove s'innalza

anfiteatro altero, al novo Marte

si preparin gl'allori.

Or tu mia bella augusta

al sospirato sposo

porgi la bianca destra.

 

 

Non più truci tiranni  

per te nel cor avrò.

Dolci mi sian gl'affanni

s'alfin t'abbraccerò.

Non più truci tiranni

per te nel cor avrò.

ARIANNA

Pur dopo tante pene

al sen ti stringerò,

teco l'ore serene

alfin io goderò.

Pur dopo tante pene

al sen ti stringerò.

(partono)

Anastasio, Arianna ->

 

GIUSTINO

Pur ci unisce il destino.

 

EUFEMIA

Son tua mio sol, mia vita,  

mercé del dio d'amor.

Nel rogo de' tuoi guardi

reso è farfalla il cor.

Son tua mio sol, mia vita,

mercé del dio d'amor.

Insieme

GIUSTINO

Son tuo mio sol, mia vita,

mercé del dio d'amor.

Al lume de' tuoi guardi

reso è fenice il cor.

Son tuo mio sol, mia vita,

mercé del dio d'amor.

Giustino, Eufemia ->

 

Scena ventitreesima

Brillo, Andronico.

<- Brillo, Andronico

 

BRILLO

Dell'Ercole di Roma  

tu sei german, deh lascia

ch'io ti baci le piante,

cinto d'ostro regale

vedrassi fra trionfi

questo novello Marte.

ANDRONICO

Anch'io sarò delle sue glorie a parte.

Sia d'Eufemia Giustino,

più non vo' sospirar per un sembiante,

non v'è pena maggior ch'esser amante.

 

Ch'il dolce vuol provar  

di quella dèa, ch'in mar

ebbe la cuna,

porti mille negl'occhi, e al cor nessuna.

 
 

Scena ultima

Anfiteatro, nel quale si apre l'Olimpo, e comparisce la Gloria, col tempio dell'Eternità.
Anastasio, Giustino coronati di alloro, coro di Soldati, e di Popolo.

 Q 

Gloria, Eternità

<- Anastasio, Giustino, soldati, popolo

 

GLORIA

Io che la Gloria sono, e alle grand'alme  

serbo premio immortale,

offro al crin di Giustin serto reale.

 

Le sue glorie,  

sue vittorie

porterò sin dove suole

aver la tomba, e aver la cuna il sole.

 

ETERNITÀ

Ed io, che pria del tempo, e pria del cielo  

sempre fui, non mai nata, e di mia luce

formo fra eterni lampi il trono a Giove,

or del livore a scherno

renderò di Giustino il nome eterno.

 

ANASTASIO

Sì, sì all'uno, e all'altro polo  

spieghi il vol l'occhiuta diva.

GLORIA, ETERNITÀ E ANASTASIO

Viva Giustino, evviva.

GIUSTINO

Con aura sonora

dia fiato alle trombe

la fama canora,

il cielo rimbombe

d'applauso giocondo;

da Giustino apprende il mondo,

ch'a virtù l'onor succede,

e della gloria è solo il merto erede.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo
Giustino, guardie, Vitaliano, soldati
 

Frena l'orgoglio altero

Giustino, guardie, Vitaliano, soldati
<- Amanzio

Questo gemmato cinto

Giustino, soldati, Amanzio
Vitaliano, guardie ->
soldati, Amanzio
Giustino ->
soldati, Amanzio
<- Anastasio

Già fra monti di stragi omai sconfitto

Anastasio
Amanzio, soldati ->

E sarà ver, ch'augusta

Luogo delizioso suburbano a Costantinopoli.

Andronico, Eufemia
 
Andronico, Eufemia
<- Brillo

Non son donna qual credi

Andronico, Eufemia
Brillo ->

Otterrò a tuo dispetto

Andronico, Eufemia
<- Giustino, Brillo, soldati

Alto campion sottraggi

Eufemia, Giustino
soldati, Andronico, Brillo ->

O come a sì gran d'uopo

Giustino e Eufemia
Bella mia, dunque ver me

 

Deliziosa con torre da un lato; spoglie, ed insegne nemiche.

Arianna, Erasto, Vitaliano, dame, Amanzio, soldati, capitani, guardie
 

Giustin in quel novo Marte

Arianna, dame, Amanzio, soldati, capitani
Vitaliano, guardie, Erasto ->
Arianna, dame, Amanzio, soldati, capitani
<- Anastasio

Sfavillante di gioia

Arianna, Amanzio, soldati
Anastasio, dame, capitani ->
Arianna, Amanzio, soldati
<- Giustino, Eufemia, Andronico, Brillo

Fatal guerriero, il cui famoso brando

Arianna, Amanzio, Giustino, Eufemia
Brillo, Andronico, soldati ->
Arianna, Amanzio, Giustino
Eufemia ->

(Amanzio in disparte)

Ti lascio eccelsa augusta

Arianna, Amanzio
Giustino ->

Tra gemmata catena

Arianna
Amanzio ->

Anastasio mia vita?

Arianna ->
<- Vitaliano, Andronico

Andronico tu piangi! Animo core

Udì 'l cielo i tuoi voti

Vitaliano
Andronico ->
Vitaliano ->
<- Anastasio, Amanzio

E sarà ver ch'alla mia fede infida

Anastasio, Amanzio
<- Giustino, guardie

Cesare tu vincesti, e s'altro manca

Anastasio, Giustino, guardie
Amanzio ->
Anastasio
Giustino, guardie ->
Anastasio
<- Brillo, Andronico

Sire, augusta ver te volge le piante

Anastasio, Andronico
Brillo ->
Anastasio, Andronico
<- Arianna

Soggiace ognor di mille cure al pondo

Andronico, Arianna
Anastasio ->

Così crudel mi lasci?

Andronico
Arianna ->
Andronico
<- Giustino

Quai portenti rimiro? Al suolo infranti

Andronico, Giustino
<- Erasto, guardie

Olà deponi 'l brando!

Andronico, Giustino, Erasto, guardie
<- Anastasio

Lascia tosto quel ferro o traditore

Andronico, Giustino, Erasto, guardie
Anastasio ->

E mi fugge, e non m'ode il fier tiranno!

Andronico, Erasto
Giustino, guardie ->
Andronico, Erasto
<- Amanzio

Erasto? / Alto campione

Montuosa con tronchi d'alberi dai lati.

Giustino, guardie
 

Sono questi o Fortuna

(il cielo si copre ad un tratto di turbini con folgori scoccando fulmini, da' quali resta aperta una parte del monte, che formerà un'ampia caverna, nel mezzo della quale vedrassi 'l sepolcro del padre di Vitaliano, con molte lampade sepolcrali d'intorno)

Or tra folgori accesi

Giustino
guardie ->

Trofeo di questa destra

(Giustino cade svenuto)

Giustino
<- Vitaliano

Da queste orrende grotte

Giustino, Vitaliano
<- Ombra

Frena l'acciar! Contro 'l fraterno sangue

Giustino, Vitaliano
Ombra ->

Dall'urna sepolcral quai voci ascolto!

(Giustino rinviene)

O ciel, respiro!

Giustino, Vitaliano
<- Brillo, Eufemia

Misero, ove m'ascondo?

Giustino, Vitaliano, Brillo, Eufemia
<- Andronico

Quai portenti rimiro in un raccolti!

Andronico
Vitaliano, Giustino, Brillo, Eufemia ->

Dèa, che sei nuda, e cieca

Stanza imperiale.

 
<- Anastasio, Arianna, Amanzio, Erasto, soldati romani

(Anastasio e Arianna incatenati)

E dove mi traete empi inumani?

(s'ode suono di tromba)

Anastasio, Arianna, Amanzio, Erasto, soldati romani
<- Giustino, Vitaliano, Eufemia

Ah mio signor / Ch'apporti?

Anastasio, Arianna, Giustino, Eufemia
Erasto, Amanzio, Vitaliano, soldati romani ->

E tu cesare invitto

Giustino, Eufemia
Anastasio, Arianna ->

Eufemia e Giustino
Son tua mio sol, mia vita
Giustino, Eufemia ->
<- Brillo, Andronico

Dell'Ercole di Roma

Anfiteatro, nel quale si apre l'Olimpo, col tempio dell'Eternità.

Gloria, Eternità
 
Gloria, Eternità
<- Anastasio, Giustino, soldati, popolo

Io che la Gloria sono, e alle grand'alme

Ed io, che pria del tempo, e pria del cielo

Anastasio, Gloria, Eternità e Giustino
Sì, sì all'uno, e all'altro polo
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Scena ventunesima Scena ventiduesima Scena ventitreesima Scena ultima
Piazza imperiale con macchine per l'incoronazione, maestoso trono. Qui si spezza il globo in più parti, comparendo la reggia di Venere. Campagna irrigata dal fiume Ismeno. Maestosa reggia tutta risplendente d'oro, e di gemme, di corone, di scettri, e tesori. Ritorna la campagna, spunta il sole, che nasce. Salone imperiale con appartamenti d'Eufemia. Scogli dirupati con mare agitato da venti. Giardino con fontane. Campo di guerra. Luogo delizioso suburbano a Costantinopoli. Deliziosa con torre da un lato; spoglie, ed insegne nemiche. Montuosa con tronchi d'alberi dai lati. Stanza imperiale. Anfiteatro, nel quale si apre l'Olimpo, col tempio dell'Eternità.
Atto primo Atto secondo

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