Atto terzo

 

Scena prima

Tenda greca.
Ulisse, Erifile, Arcade.

 Q 

Ulisse, Erifile, Arcade

 

ULISSE

Dunque la principessa  

forte è così?

ARCADE

Sì Ulisse, Ifigenia

il suo fato non teme, e generosa

in mezzo al pianto altrui

offre pel comun bene i giorni sui.

Ma furibondo Achille

freme, e minaccia forse in questo giorno

qualche fiero tumulto esser potria

cagion d'alte sventure.

ULISSE

Se la forza adoprar pretende Achille

saprò oppormi coll'armi.

ARCADE

E l'infelice

Ifigenia dovrebbe...

ULISSE

Il sacrificio

ne chiedono gli dèi, da questo pende

tutto il destin dell'armi nostre.

ARCADE

Oh quanta

pietà mi desta l'innocente!

ERIFILE

Anch'io

sento pietà d'Ifigenia, ma pure

sempre al pubblico bene

ceder deve il privato.

ULISSE
(con ironia)

Oh quanto sei

tu del pubblico bene,

Erifile, gelosa.

ERIFILE

E che pretendi,

Ulisse, dir con ciò?

ULISSE

Tu sai, che tutto

già scopersi il tuo cor. Con me non giova

ora più simular. Quello ti leggo

espresso sulla fronte, e nelle ciglia;

non il pubblico bene,

il privato amor tuo sol ti consiglia.

ERIFILE

Perché, crudele Ulisse,

gl'incauti detti, che mi uscir dal labbro

mi rinfacci così? Sarò qual vuoi.

Sì lo confesso alfine,

Achille adoro. Se il destin mi toglie

una rival, spenta colei, potrebbe

allora l'amor mio... Ah se la sorte

contro me non si ostina,

felice far mi può l'altrui rovina.

 

Perder vedrò la vita  

a chi di me fa gioco,

a chi m'invola ardita,

un cor che m'invaghì.

Ma se delusa io resto,

se giusti, o numi, siete,

deh fate, che sia questo

l'ultimo dei miei dì.

(parte)

Erifile ->

 

Scena seconda

Ulisse, ed Arcade.

 

ULISSE

Forse crudel io posso,  

Arcade, a te sembrar, ma pur no 'l sono,

anch'io compiango Ifigenia. Se fosse

in mio poter salvarla,

salvo anche il ben di tutti, io lo farei,

ma il voler degli dèi

chiaro parlò. Chi vi s'oppone è un empio,

e non già chi sostiene

nel comando del ciel il comun bene.

ARCADE

Ma se Achille co' suoi

tessali valorosi...

ULISSE

E che? nel petto

le varie schiere in Aulide raccolte

da tanti invitti prenci

non han forse valor? Ah s'egli tenta

la grand'opra scompor... Ma no. Finora

saggio non men, che valoroso Achille

ognora si mostrò. Saprà dai lumi

sciorre d'amore il velo,

né vorrà contrastar co' dèi del cielo.

 

Alma grande all'armi avvezza  

se talor diviene amante,

non si parte un solo istante,

dalla gloria, e dall'onor.

Non vaneggia il forte Achille

anche allor che prova amore,

del valore alle faville

arde tutto quel gran core.

 
(parte con Arcade)

Ulisse, Arcade ->

 
 

Scena terza

Oscuro fondo di antica, e rovinata torre, dove è custodita Ifigenia.
Ifigenia, poi Arcade.

 Q 

Ifigenia

 

IFIGENIA

Misera Ifigenia! a qual sventura  

ti serbaron gli dèi!

Son questi gli imenei

col tuo diletto Achille? e il premio è questo

di tanto amor, di tanta fede?... oh numi!

Chi intender può le vie, per cui guidate

queste umane vicende?... al cenno vostro

piego la fronte, e volontaria il capo

offro pronta all'acciaro. Il labbro mio

di voi no, non si duole;

corro al mio fato. Il ben comun lo vuole.

Achille, amato Achille

io ti lascio per sempre! Ah splenda il cielo

più fausto ai giorni tuoi. E se talora

la memoria di me... Ma che ragiono?

Si tronchi un tal parlar... Forte s'incontri

quel destin... Chi s'avanza?... Arcade.

 
(Arcade giunge con guardie.)

<- Arcade, guardie

 

ARCADE

(affannato)

Io vengo...  

(Oh numi che dirò!)

IFIGENIA

Parla.

ARCADE

(come sopra)

Nel campo.

(Ah mi si spezza il core

nell'annunzio crudel!)

IFIGENIA

T'intendo, io sono

chiamata al sacrifizio. E che paventi?

Andiam. Vedrà la Grecia

come saprò sull'ara

intrepida morir.

ARCADE

Il tuo coraggio

al campo è noto. Ognun t'ammira. Ognuno

versa nell'applaudire all'alma forte

lagrime di dolor sulla tua sorte.

IFIGENIA

Degna sarei di pianto

se d'incontrar temessi il fato estremo

pe 'l bene della Grecia. Io vo superba

che della patria mia dalla mia morte

penda il fausto destin. In me si sfoghi

tutta l'ira del ciel. Così fia grato

agli nemici dèi, come contenta

tutto a versar m'invio

per placarli una volta il sangue mio.

 

Conservate, o dèi pietosi,  

nell'amato mio tesoro,

una parte almen di me.

Più contenta allora io moro;

e l'aspetto della morte

più terribile non è.

 
(parte con Arcade e le guardie)

Ifigenia, Arcade, guardie ->

 
 

Scena quarta

Gran piazza nel centro del campo greco. Statua di Diana nel mezzo con ara accesa innanzi alla medesima.
Agamennone, poi Ulisse.

 Q 

Agamennone, soldati

 

AGAMENNONE

Qual funesto apparato! ove m'aggiro?  

Per me più speme ormai non v'è, fra poco

svenar sugli occhi miei

io la figlia vedrò. Costretto sono

ad ostentar quella costanza in volto,

che non trovo nel cor, perché non squarcia

pria questo sen la preparata scure;

e pietosa al mio duolo

morte non viene, e non m'inghiotte il suolo?

 

<- Ulisse

ULISSE

Al par di te son padre;  

e piango anch'io con te; ma ti rammenta...

AGAMENNONE

Ciò che a me debbo, io so. Vanne. Conforto

dall'autor non vogl'io, de' mali miei.

ULISSE

Per onor tuo crudele

al tuo sangue mi serbo, io non errai,

tu pensa che re sei. Desta l'usato

coraggio tuo nell'anima smarrita,

e nel passo crudel la figlia imita.

AGAMENNONE

Misera! Il proprio scempio

ella stessa affrettò. Quale splendeva,

allor che i lumi aprì, maligna stella,

né si placano i numi?

Né il move a pietà virtù sì bella?

 

Come di tenebre  

non copre il sole

un dì foriero

di tanto orror!

Né cela rapido

l'infausta luce

pietoso ai palpiti

d'un genitor!

 
(s'ode una marcia lugubre. Ulisse va dietro. Agamennone resta nella maggior desolazione appoggiandosi ad un soldato)
 

Scena quinta

S'avanza ordinatamente tutta l'armata greca schierandosi da entrambi i lati, e circondando il campo, segue Ifigenia in bianca veste coronata di fiori, accompagnata da Calcante, preceduta dai sacri ministri, che portano sopra bacili d'oro le bende, e gl'istrumenti pe 'l sacrifizio; è seguita da donzelle, da Arcade, e dagli altri duci del campo greco.

<- armata greca, Ifigenia, Calcante, sacri ministri, donzelle, Arcade, duci

 

CALCANTE

Sa il ciel, vergine eccelsa,  

s'oggi con pena il suo volere adempio.

A quest'are giammai

sinor non m'appressai con più d'orrore,

vacillante è la man, mi trema il core.

IFIGENIA

Degli dèi non mi lagno,

né destino miglior bramar poss'io

quando giova ad ognuno il morir mio.

Tu amato genitor, lascia che ancora

ti stringa al seno, e a' prieghi miei concedi

l'estremo don.

AGAMENNONE

Figlia... Ti spiega... Io voglio

ah non posso parlar!

IFIGENIA

Gelosa a torto

d'Erifile, poc'anzi

la misera insultai, deh tu compensa

l'involontario error. Qui prigioniera

geme la sventurata,

dell'avverso destino è scherno, e gioco;

deh ottenga nel tuo core essa il mio loco.

AGAMENNONE

Che niegarti potrei? Ma tu se vuoi,

ch'io pria di te non spiri, ah non mostrarti

così degna d'amor! Figlia diletta

è dunque ver? Mi lasci?

Io più non ti vedrò?

(abbracciandosi colla maggiore tenerezza)

IFIGENIA

Mi rendi a' numi

da cui mi avesti. Cara

ognor d'Ifigenia

la memoria ti fia. Non obliarmi,

e calma il tuo dolor.

AGAMENNONE

Queste le pompe

son di tue nozze! È questo

il talamo bramato!

Oh padre sventurato!

IFIGENIA

Al ciel sì piace;

prendi l'ultimo amplesso, e resta in pace.

 
Si ripiglia la marcia lugubre. Agamennone resta abbattuto dal suo dolore coprendosi il volto. Ifigenia s'avanza verso l'ara, ma nell'atto, che vuole inginocchiarsi, si ascolta uno strepito d'armi. Tutti i personaggi restano sorpresi, i Soldati greci si pongono in atto di difesa.
 

ULISSE

Quale strepito ascolto!  

CALCANTE

Achille armato

quindi s'avanza.

AGAMENNONE

Oh dèi!

IFIGENIA

Che sento?

ULISSE
(a' greci)

Amici,

de' numi, e della Grecia

la ragion si difenda, io vi son guida.

IFIGENIA

M'assisti, o ciel.

 

Scena sesta

Achille furibondo con séguito di Tessali facendosi strada fra i Greci.

<- Achille, tessali

 

ACHILLE
(a' suoi seguaci)

Chi mi s'oppon s'uccida.  

CALCANTE

Così l'are rispetti?

ULISSE

Alfin che brami?

ACHILLE

In libertade Ifigenia lasciate.

ULISSE

Il ciel di lei decise.

 
(Achille co' suoi vogliono assalire i greci; Ifigenia s'oppone)
 

ACHILLE

Difendetevi dunque.

IFIGENIA

Oh dio fermate.

ACHILLE

Non lo sperar, non giungerà l'acciaro

infino a te senza passarmi il seno.

 
(Achille sciogliendosi da Ifigenia vuol nuovamente assalire i greci)
 

IFIGENIA

Arrestati crudele, o qui mi sveno.

(impugna uno stile in atto di uccidersi)

ACHILLE

Ah che fai?

AGAMENNONE

Giusto ciel!

IFIGENIA

Fo ciò, ch'io debbo.

ACHILLE

Ricusi il mio soccorso?

IFIGENIA

Il tuo soccorso

colpevole mi fa.

ACHILLE

T'offro uno scampo...

IFIGENIA

Che macchia l'onor mio.

ACHILLE

Morrai...

IFIGENIA

Col vanto

dell'amor della Grecia, e col suo pianto.

ACHILLE

Non sperar, ch'io lo soffra

sinché vita mi resta.

IFIGENIA

Dunque mira, o spietato...

(vuol ferirsi)

ACHILLE

Ah no, t'arresta!

Ma se ricusi aita, io sull'esangue

tua spoglia troncherò l'odioso nodo

d'una vita dolente, e disperata.

IFIGENIA

E vorresti lasciarmi invendicata?

Il mio Achille dov'è? Forte ti voglio,

non disperato. Va', sopra i nemici

vendica il comun torto, e il fato mio.

Ricusarlo potrai? Rispondi.

ACHILLE

Ah senza,

che tu mora, mio ben, saprò...

IFIGENIA

T'inganni.

L'ira, e l'amor t'accieca. Alla mia morte

non v'ha riparo, e intanto

se ti perdi, mio ben, la Grecia tutta

solo per tua cagione

avvilita sarà. Del grande Achille

allor, che si dirà? Così il tuo nome

chiaro non più tra valorosi eroi,

ma sol tra quei degli insensati amanti

andrà negletto, e oscuro.

ACHILLE

Taci. Sarò qual vuoi.

IFIGENIA

Giuralo.

ACHILLE

Il giuro.

IFIGENIA

(lascia cadere lo stile)

Ora il ferro abbandono, e qualche sfogo

si conceda al mio cor: Achille amato,

benché crudele il fato

ci divida così, s'oltre la tomba

aman gli estinti, ognor sarai qual fosti

l'adorato mio ben. Ah qualche volta

ricordati di me. Secondi il cielo

il tuo valor. Io dagli elisi ancora

godrò degli onor tuoi. Per la tua mano

il perfido troiano

di chi insultare osò sopporti il giogo.

La fiamma Ilio consumi

e del cenere mio fia quello il rogo.

ACHILLE

Ah sì; tremi il nemico. Alla vendetta

il tuo labbro, il tuo fato

più m'accende, e mi sprona. Arder nel core

mi sento un nuovo ardir, nuovo valore.

Troia cadrà. Già parmi

d'invitti lauri cinto

premer col piè trionfatore il capo

d'Elena al rapitor... Ma pure... oh dio!

mi dovrà nella via di queste imprese

preceder l'ombra tua? Funesti allori

sparsi del sangue tuo! Tristi vittorie,

che costan la tua morte!

Infelici trofei, di cui non posso

divider teco il frutto! E che mi giova

di vincitore il vanto,

se ogni bene in te sola io perdo intanto!

 

Questa non era, o cara,    

nel mio felice amor

la dolce del mio cor

bella speranza!

Addio; per sempre addio.

Mai più non ti rivedrò.

Ah che imitar non so

la tua costanza!

Ma dov'è il coraggio mio?

Crudo ciel no 'l soffrirò.

S

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ACHILLE

Vieni, o cara.

IFIGENIA

E il giuramento?

ACHILLE

Tu mi fai, oh dio! tremar.

Alme belle, al mio tormento

chi pietà potrà negar?

IFIGENIA E ACHILLE

Va', ti lascio. Oh fier momento!

Io non reggo al mio dolor.

Perché mai non proteggeste,

giusti dèi, sì bell'ardor?

 

Scena ultima

Erifile, e detti.

<- Erifile

 

ERIFILE

(Della nemica mia sul fato estremo  

a pascer io qui vengo i sguardi miei.)

IFIGENIA

Erifile!

CALCANTE

Che veggo, eterni dèi!

IFIGENIA
(ad Erifile abbracciandola)

Vieni fra queste braccia. Involontaria

t'offesi, e chieggo dell'error mio perdono.

ACHILLE

Oh eccesso di virtude!

ERIFILE

(Io dove sono?)

CALCANTE

(No, non m'inganno. Numi eterni, voi

rischiarate la mente. Intendo adesso

l'oracol vostro.)

(ad Erifile con maestà)

Mi conosci?

ERIFILE

Noto

sì poco mi saresti? In questo lido

in traccia di te venni, acciò palesi

l'origin mia, che fu finora oscura.

CALCANTE

Or lo saprai per tua fatal sventura.

Udite argivi. Questa,

che si credea del re di Lesbo figlia,

d'Elena nacque, che con nodo occulto

a Teseo unita fu, prima che sposa

fosse con Menelao. L'ascose a ognuno

la madre, onde salvar la propria fama,

né già Erifile, Ifigenia si chiama.

IFIGENIA

Che sento!

AGAMENNONE

Giusto cielo!

ERIFILE

Ah qual m'assale

improvviso tremor!

CALCANTE

La vidi in Lesbo,

e le annunziai de' mali il più funesto

in quel giorno, che fosse

a se medesma nota, e il giorno è questo.

Aprite i lumi. D'Elena l'errore

ecco espiar chi deve. Al suo destino

i numi la guidar, del fallo è rea

di chi vita le diede,

e la vittima è lei, che il ciel richiede.

(avanzandosi verso Erifile)

ERIFILE

A me non appressarti. Il sangue illustre,

da cui scender mi fai,

non smentirò. Nata a penar soltanto,

vilipesa, schernita,

aborrisco la vita. Il fine io stessa

saprò affrettarne, e accelerar quel fato

che il ciel con tanta industria a me prepara,

mira, o crudel, come si more, impara.

 
(s'avvicina all'ara, prende la scure dalle mani d'uno de' ministri, si ferisce, e cade fra i sacerdoti.)
 

IFIGENIA

Ah infelice!  

AGAMENNONE

E non sogno?

ARCADE

Respiro.

ACHILLE

Oh cangiamento inaspettato!

CALCANTE

La vittima spirò. Son paghi i numi,

saran propizi i venti,

e nuova serie in questo dì per noi

greci, incomincerà di lieti eventi.

ACHILLE

Ah mio bene! Ah mia vita

salva pur sei!

AGAMENNONE

Pur libera ti miro

dopo tante vicende.

IFIGENIA

Mesta a ragion la sorte altrui mi rende.

AGAMENNONE

Quai grazie a voi non deggio

amici dèi? Vostra mercé mi rese

un impensato evento

dal più misero padre il più contento.

 
Coro.
 

ACHILLE

Chi potrà fra l'alme amanti  

più felice esser di me?

IFIGENIA

De' miei tristi affanni, e pianti

come dolce è la mercé!

ACHILLE E IFIGENIA

Contro un'alma ognor fedele!

no, crudele amor non è.

ACHILLE

Caro bene.

IFIGENIA

Idolo amato.

AGAMENNONE

Alme belle.

AGAMENNONE, ACHILLE E IFIGENIA

Il nostro fato

come in lieto si cangiò!

Ah compita, amici dèi,

la mia speme ormai vedrò.

 

CORO

Or placato il vento infido

si può alfine veleggiar

al troian nemico lido

gl'alti torti a vendicar.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Tenda greca

Ulisse, Erifile, Arcade
 

Dunque la principessa

Ulisse, Arcade
Erifile ->

Forse crudel io posso

Ulisse, Arcade ->

Oscuro fondo di antica, e rovinata torre, dove è custodita Ifigenia

Ifigenia
 

Misera Ifigenia! a qual sventura

Ifigenia
<- Arcade, guardie

Io vengo... / (Oh numi che dirò!)

Ifigenia, Arcade, guardie ->

Gran piazza nel centro del campo greco. Statua di Diana nel mezzo con ara accesa innanzi alla medesima.

Agamennone, soldati
 

Qual funesto apparato! ove m'aggiro?

Agamennone, soldati
<- Ulisse

Al par di te son padre

Agamennone
Come di tenebre

(s'ode una marcia lugubre)

Agamennone, soldati, Ulisse
<- armata greca, Ifigenia, Calcante, sacri ministri, donzelle, Arcade, duci

Sa il ciel, vergine eccelsa

(si ripiglia la marcia lugubre; strepito d'armi)

Quale strepito ascolto! / Achille armato

Agamennone, soldati, Ulisse, armata greca, Ifigenia, Calcante, sacri ministri, donzelle, Arcade, duci
<- Achille, tessali

Chi mi s'oppon s'uccida.

Achille, Ifigenia
Questa non era, o cara
Agamennone, soldati, Ulisse, armata greca, Ifigenia, Calcante, sacri ministri, donzelle, Arcade, duci, Achille, tessali
<- Erifile

Della nemica mia sul fato estremo

(Erifile s'avvicina all'ara, prende la scure dalle mani d'uno de' ministri, si ferisce, e cade)

Ah infelice! / E non sogno?

Achille, Ifigenia, Agamennone, Coro
Chi potrà fra l'alme amanti
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena ultima
Recinto di palme, e cipressi, con tempio in mezzo consacrato a Diana, le cui porte sono chiuse. Accampamento de' greci sulla riva del mare con flotta greca ancorata. Gran padiglione d'Agamennone Padiglione d'Agamennone in diverso aspetto Luogo ristretto in mezzo ad orride rupi, che lascia vedere un angusto seno di mare, con piccola barca legata... Padiglione d'Agamennone aperto, che lascia vedere parte dell'accampamento greco. Tenda greca Oscuro fondo di antica, e rovinata torre, dove è custodita Ifigenia Gran piazza nel centro del campo greco. Statua di Diana nel mezzo con ara accesa innanzi alla medesima.
Atto primo Atto secondo

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