Atto secondo

 

Scena prima

Bosco sacro vicino al tempio di Pallade corrispondente agli appartamenti delle vergini a lei consacrate, e in fondo veduta d'una parte della città.
Ifigenia, e Dori.

 Q 

Ifigenia, Dori

 

DORI

Dunque nulla ottenesti.  

IFIGENIA

Un tronco, un sasso

vedrei prima ammollirsi,

che quel barbaro cor. Freme, minaccia,

lo vuol morto a momenti.

DORI

Oh dio!

IFIGENIA

Sospiri

e n'hai ragione. A chi non desta, amica,

pietà quel sventurato. Andiamo; omai

differirgli la morte

è crudeltà.

DORI

Ben ti bisogna in questo

doloroso cimento

tutta la sua costanza. Ah se vedessi

la vittima infelice,

se l'udissi parlar!

IFIGENIA

Che fa? Che dice?

 

DORI

Or palpita, e freme,  

or lagnasi, e geme;

l'amico più fido

smarrito ha sul lido;

vorrebbe abbracciarlo,

vorrebbe salvarlo,

vorrebbe morir.

Ha livido il volto

ha gli occhi languenti;

non forma gli accenti,

che in tronchi sospir.

(parte entrando nel tempio)

Dori ->

 

Scena seconda

Ifigenia sola.

 

 

Ah! Qual s'apre al mio cor tragica scena  

d'orrore, e di pietà! Purtroppo, oh dio!

vedrò quell'infelice

e in mal punto il vedrò!... Crudel ministro

d'un'implacabil dèa, d'un re tiranno.

Tu tremi Ifigenia! Donde ti viene

quest'inutil pietà! Già per lungo uso

a sparger sangue avvezza, il fatal colpo,

sbigottirti non può... Che giorno è questo!

Che palpiti inusati

mi percuotono il cor! Qual freddo gelo

tremar lo fa!... Misero core! Oh dio!

A tanti affanni, almeno,

se resister non sai, scoppiami in seno.

 

Che mai risolvere;  

che far poss'io!

Mi struggo in lagrime,

morir desio:

né basta a uccidermi

il mio dolor.

Il cor m'ingombrano

pietà, e spavento;

e crescer sembrano

ogni momento

le nere immagini

del mio terror.

(parte entrando negli appartamenti)

Ifigenia ->

 

Scena terza

Pilade, poi Dori.

<- Pilade

 

PILADE

Dove m'inoltro! Oh stelle! Il caro Oreste  

quando ritroverò! Dovunque sia

vo' vederlo, e morir. Forse la cura

d'involarmi sul primo agl'occhi altrui

troppo (oh dio) mi trattenne, e forse adesso

immerso nel suo sangue,

sol giungo in tempo a rimirarlo esangue...

Ma del tempio esecrando

questo l'atrio mi par... Forse... Oh funesta

orrenda idea! Negli ultimi momenti...

dell'amico fedel...

(va per entrare nel tempio)

 

<- Dori

DORI

Stranier, che tenti?  

Dove corri? Che vuoi?

PILADE

Cerco un amico,

che sul lido perdei.

DORI

Fuggi; t'invola

a una barbara sorte:

cerchi l'amico, e troverai la morte.

PILADE

So l'empia legge, e non la temo. Ascolta

bella ninfa pietosa. Il caro amico

additami dov'è. Senza di lui

viver non posso...

DORI

Oh numi!

PILADE

Ti turbi! Ti confondi!

Parla... Forse morì?

DORI

No... Ma... Fra poco

morrà meschino.

PILADE

Ah! Se ancor vive; almeno

fa', ch'io lo vegga. Il nostro caso è degno

di pianto, e di pietà. Se posso, oh dio!

per un breve momento

abbracciarlo, vederlo: io son contento.

DORI

(Che nuovo oggetto è questo

di tenerezza, e di dolor!)

PILADE

Non m'odi?

Non mi rispondi?

DORI

(Io tremo.) Ah fuggi, ah parti

da un supplizio inumano:

salvati per pietà.

PILADE

Lo speri invano.

Di qui non partirò. La reggia, il tempio

scorrerò per trovarlo. Al re tiranno

dimandarlo oserò. Non sia che neghi

a' miei sospiri il misero conforto

di riveder l'amico. Altro non bramo,

che abbracciarlo, e morir.

(va per entrare nel tempio, e Dori lo trattiene)

DORI

Seguimi. Andiamo.

 
(entrano negli appartamenti)

Dori, Pilade ->

 
 

Scena quarta

Luogo sotterraneo ove si purgano le vittime: lavacro nel fondo; da una parte scala per cui si sale al tempio; dall'altra oscura stanza ove si conservano le spoglie di coloro che sono sacrificati. Lumi di lampade.
Oreste che dorme; coro di Furie, che lo circonda, mostrandogli l'ombra della madre.

 Q 

Oreste, furie, ombra della madre di Oreste

 

CORO

Dormi Oreste! Ti scuote, ti desta    

l'ombra mesta, sdegnosa, negletta

d'una madre svenata da te.

Senti, ingrato, che chiede vendetta,

mostra il seno, ti sgrida, e minaccia;

ti rinfaccia, che vita ti diè.

S

Sfondo schermo () ()

 

ORESTE

(sognando)

Crude larve! Che sonno affannoso!

Che chiedete!

CORO

Vendetta, vendetta;

che per gli empi riposo non v'è.

 

ORESTE

(smaniando, e dormendo)

Ah! per pietà placatevi;

non mi straziate il cor.

Ah! Barbare uccidetemi,

finite il mio dolor.

 

CORO

Nere figlie dell'Erebo

vindici dell'error,

tornate più implacabili

a tormentarlo ognor.

 
Ballo di Furie.
 
(l'ombra della madre gli si accosta minacciandolo)

ORESTE

(sognando)

Ah perdono, crudel genitrice.

CORO

L'infelice non l'ebbe da te.

(spariscono le Furie, e l'ombra)

furie, ombra della madre di Oreste ->

 

ORESTE

(svegliandosi)  

Che fiero caso è il mio, dunque non posso

né viver, né morir? Trovar riposo

in terra, o negli abissi?

Ah, non è vero

l'arbitrio di morir, Furie crudeli,

anche ad onta del Fato

è il solo ben, che non manca a un disperato.

 
(escono le sacerdotesse che accompagnano Ifigenia)

<- sacerdotesse

 

 

Deh, barbare ministre

d'una implacabil dèa, qual più mi resta

nuovo rito a compir? Son pronti ancora

al mio barbaro strazio il ferro, il fuoco?

O una sol morte al furor vostro è poco?

(vedendo piangere le vergini)

Voi piangete? Ah crudeli! A che mi giova

questa vana pietà! Morte domando,

barbare, e di mia morte

la ministra fatale ancor non vedo.

CORO

Eccola sventurato.

 
(entra Ifigenia accompagnata da alcune guardie)

<- Ifigenia, guardie

guardie ->

 

ORESTE

Altro non chiedo.

 

CORO

In queste amare lacrime  

leggi la sua pietà.

Misera! Oh dio! che un barbaro

impietosir non sa.

 

ORESTE

Or, che più vi trattiene? All'are atroci  

chi mi guida a morir? Qual è la mano,

onde il colpo fatale attender deggio?

IFIGENIA

(volgendosi con passione ad Oreste)

Giovanetto infelice!

ORESTE

(alzandosi e scostandosi spaventato)

Ohimè! Che veggio!

Ah qual orrida larva

al carnefice mio dipinge in volto

la madre irata!

(spaventato)

È dessa... Io ne ravviso...

gli sguardi, i moti... Ah! Cruda furia, e quando

stanca sarai di tormentarmi! Or vieni

s'hai sete del mio sangue. Eccoti il seno

trafiggilo a tua voglia. Oltre le rive

del torbido Acheronte

seguirmi non potrà la tua vendetta.

Impotente, negletta

ti lascerò sul fatal varco; e quando

voglia l'ira del fato,

che comune l'albergo abbiam fra noi;

mi torrà l'ombra eterna agli occhi tuoi.

IFIGENIA

Infelice! Delira.

ORESTE

Ohimè! Qual nube

m'offusca i sensi, e qual mi freme in petto

orribile tempesta! Oh dio! Non posso

più tollerar queste mie smanie, e questo

fiero strazio affannoso:

datemi colla morte il mio riposo.

IFIGENIA

Sventurato stranier, se sol la morte

può finire i tuoi mali, ancor per poco

ti rimane a soffrir: al duro passo

vengo a disporti. Inorridir mi sento

al caso atroce. E quella legge, oh dio!

che a te trafigge il cor, lacera il mio.

ORESTE

Tu piangi il mio morire; ed è la morte

il mio solo conforto.

IFIGENIA

E perché mai

t'è sì grave la vita?

ORESTE

Ah, perché sono

da mille smanie oppresso,

orribile a' viventi, ed a me stesso;

perché tutto ho perduto,

perché pace non ho; perché non spero

soccorso, né pietà: perché mi rode

dovunque fuggo un crudo serpe interno;

perché porto nel sen tutto l'inferno.

IFIGENIA

Ma in qual misera terra

sorgesti a' rai del giorno?

ORESTE

In Argo.

IFIGENIA

(sorpresa)

In Argo!

(O caro suol natio! Frenar non posso

gl'impeti del mio cor.) Di': vive ancora

il buon re degli Argivi

l'amor de' suoi, l'onor di Grecia?

ORESTE

(spaventato)

(Oh stelle!

Che richiesta!)

IFIGENIA

E la bella

della Grecia ornamento

Clitennestra fedel?

ORESTE

(Numi! Che sento!)

IFIGENIA

Tu non parli, e ti turbi! E chi ti desta

qual palpito improvviso?

ORESTE

Ah... Taci...

IFIGENIA

(Io tremo...

Mi presagisce il core

qualche altra di Tieste orrida cena.)

Rispondi per pietà.

ORESTE

Taci, e mi svena.

IFIGENIA

Perché tacer?

ORESTE

Perché a squarciarmi il petto

un dardo avvelenato è ogni tuo detto.

 

IFIGENIA

Ah mi palesa almeno  

se i giorni suoi finì?

ORESTE

Strappami il cor dal seno,

ma non mi dir così.

IFIGENIA

(Sento, che il cor mi palpita,

e non so dir perché.)

ORESTE

(delirante)

Odi le strida, e i gemiti;

mira la strage, e il sangue;

vedi quel busto esangue

ma non cercar qual è.

IFIGENIA

(Ah! Chi sarà quel misero,

se il genitor non è.)

ORESTE

Oh dio! Che acerbe pene!

IFIGENIA

Oh dio! Perché non viene

l'ultimo de' miei dì.

IFIGENIA E ORESTE

Qual fu l'astro tiranno

che al mio funesto affanno

tanti disastri unì.

CORO DI VERGINI

Chi può frenar le lagrime

al duro caso, o numi!

Misero! Ah perché i lumi

a' rai del giorno aprì.

(si abbandona a sedere, e tutti parton piangendo)

sacerdotesse, Ifigenia ->

 

Scena quinta

Oreste, poi Pilade, e Dori.

 

ORESTE

Misero me! Dove sperar riposo,  

dove fuggir potrei! Se sino in questo

crudo inospito suol dell'empia madre

l'aborrite sembianze

al carnefice mio ravviso in volto;

e il nome odiato in que' suoi labbri ascolto.

Come! Da chi l'apprese! È dunque piena

de' miei falli la terra? Ah, ch'io mi perdo

in un mar di spaventi! Il sol sentiero,

che mi s'apre è di morte... Eccomi...

(voltandosi, e non vedendo alcuno)

Ah dove,

dov'è l'empia ministra? Ove fuggiro

le barbari custodi? Ah! Dispietate

fermatevi, tornate

finite colla morte i mali miei...

 
(in atto di avanzarsi, entrano Dori, e Pilade dalla porta della stanza oscura)

<- Pilade, Dori

 

PILADE

A morir senza me!  

ORESTE

Pilade! Oh dèi!

Dove... Come... In qual punto...

Perché?...

PILADE

Perché non sia

che il reo destin divida

Pilade dall'amico. A te mi scorse

questa vergin pietosa. Io chiesi a' numi

d'abbracciarti, e morir.

ORESTE

Vieni al mio seno.

Sallo il ciel, se il momento

di rivederti, amico, io sospirai;

ma parti, oh dio!

PILADE

Non lo sperar giammai.

DORI

Io mi sento morir.

ORESTE

Salvati, fuggi,

lasciami per pietà.

PILADE

No, teco io vissi,

teco voglio morir.

(abbracciandolo)

Da queste braccia

staccarti non sapran strazi, e tormenti.

DORI

Più resister non so; tutto si tenti.

Uditemi infelici, ancor mi resta

di salvarvi una via. Per voi mi parla

della patria l'amore,

tenerezza e pietà. Se grati siete

nelle natie contrade

di noi memoria avrete, e dell'indegna,

in cui gemiamo oppresse,

barbara servitù... Forse... potreste...

Chi sa... Ma scorre l'ora; al caso estremo

giova l'estremo ardir. Da quella stanza

per l'ignoro sentier si passa al tempio;

il varco è chiuso;

(porgendo loro una chiave)

ecco onde aprirlo; allora

volgete a destra i passi, e fino al lido

altro inciampo non v'è.

ORESTE

Ma da' sospetti

del barbaro tiranno

chi ti salva frattanto?

DORI

Al rischio mio

saprà sottrarmi il cielo. Andate. Addio.

(parte)

Dori ->

 

Scena sesta

Pilade, e Oreste.

 

PILADE

Oh impensato soccorso!

ORESTE

Oh patria! Oh amore!

Oh sublime virtù!

PILADE

Partiamo, amico,

non perdiamo i momenti.

ORESTE

Ma che farò senz'armi?

PILADE

Osserva è pieno

quell'oscuro sentier d'armi, e di spoglie

delle vittime uccise.

ORESTE

Andiamo. Ormai

fra sì strane vicende

son stanco di pensar; mi freme intorno

un burrascoso mar, che d'ogni parte

m'offre oggetti d'orrore, e di spavento:

io chiudo i lumi, e m'abbandono al vento.

(va ad armarsi)

 

PILADE

Grazie pietosi dèi:  

nelle sventure estreme

sento una dolce speme,

che mi germoglia in sen.

Morrò di fé col vanto,

se vuol, ch'io mora, il fato;

al caro amico accanto,

e vendicato almen.

 
(partono ambedue)

Oreste, Pilade ->

 
 

Scena settima

Gran piazza superbamente addobbata. Nel fondo atrio del tempio. Da questo si parte lentamente il coro delle Vergini, che cantano l'inno della dèa, e i Sacerdoti con esse portando le insegne, gli incensi, le ghirlande.
Toante accompagnato dalle sue Guardie. Le Vergini, e i Ministri vanno a situarsi alle parti laterali della scena.
Poi Ifigenia, poi Dori.

 Q 

vergini, sacerdoti

<- Toante, guardie

 

CORO

Gli strali tremendi,  

gran diva, sospendi,

se il fallo d'un empio

il tempio macchiò.

D'un popolo intiero

non chieder lo scempio,

se un empio straniero

la destra t'armò.

Di dolci costumi

amica è la diva

di placida uliva

la fronte s'ornò.

 

CORO DI SOLDATI

Il padre de' numi

l'accolse sul trono,

sul fulmine, e il tuono

il seggio le alzò.

 

TUTTI

D'un popolo intiero

non chieder lo scempio

se un empio straniero

la destra t'armò.

 

CORO DI MINISTRI

Soccorso, santa dèa difendi il tempio.  

 
(s'oscura il ciel, si veggono lampi, e s'odono tuoni)
 

TOANTE

Quai grida! Qual tumulto! E qual di nembi

improvvisa tempesta in ciel si desta!

 

IFIGENIA

(uscendo spaventata)  

Dove fuggir! Miseri noi!

<- Ifigenia

TOANTE

(sospeso)

T'arresta.

(fermandola)

Perché fuggi? Che fu?

IFIGENIA

Dall'ara uscito

nume vendicator le guardie atterra.

 

DORI

(uscendo spaventata)

È profanato il tempio;

rapito il simulacro.

<- Dori

TOANTE

E chi l'invola?

DORI

Quello stranier...

TOANTE

Ma come!

Ma donde il sai! Lo scampo

chi gli aperse alla fuga?...

Ti turbi! Ti confondi?

La rea tu sei.

DORI

Signor... pensai... Credea...

Mi tradì la pietà.

TOANTE

Che ascolto, indegna!

(alle guardie)

A' miei giusti furori

si riserbi costei.

IFIGENIA

(Povera Dori!)

 

UNA DELLE SACERDOTESSE

(uscendo dal tempio)  

Ah t'affretta, signor! Se più ritardi

è perduta la dèa. L'empio straniero,

che la rapì, qual folgore s'invola,

e non v'è chi l'arresti. Un suo seguace

solo disperde i tuoi custodi.

<- una sacerdotessa

TOANTE

Andiamo:

resiste invan. Che tradimento è questo!

Che follia! Che empietà! Tremi chiunque

ebbe parte al delitto, e orror risenta

della morte crudel, che gli sovrasta:

una vittima sola a me non basta.

 

Smanio di rabbia, e fremo,  

ma la vendetta aspetto;

l'ira, che m'arde in petto

il sangue estinguerà.

Nel mio furore estremo

a sterminar quest'empi

i più crudeli scempi

mi sembrano pietà.

 

Toante, guardie ->

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Bosco sacro vicino al tempio di Pallade corrispondente agli appartamenti delle vergini a lei consacrate, e in fondo veduta d'una parte della città.

Ifigenia, Dori
 

Dunque nulla ottenesti / Un tronco, un sasso

Ifigenia
Dori ->

Ah! Qual s'apre al mio cor tragica scena

Ifigenia ->
<- Pilade

Dove m'inoltro! Oh stelle! Il caro Oreste

Pilade
<- Dori

Stranier, che tenti?

Dori, Pilade ->

Luogo sotterraneo ove si purgano le vittime: lavacro nel fondo; da una parte scala per cui si sale al tempio; dall'altra oscura stanza ove si conservano le spoglie di coloro che sono sacrificati; lumi di lampade.

Oreste, furie, ombra della madre di Oreste
 

(ballo di furie)

 
Oreste
furie, ombra della madre di Oreste ->

Che fiero caso è il mio, dunque non posso

Oreste
<- sacerdotesse

Oreste, sacerdotesse
<- Ifigenia, guardie
Oreste, sacerdotesse, Ifigenia
guardie ->

Or, che più vi trattiene? All'are atroci

Ifigenia e Oreste, Coro di Vergini
Ah mi palesa almeno
Oreste
sacerdotesse, Ifigenia ->

Misero me! Dove sperar riposo

Oreste
<- Pilade, Dori

A morir senza me! / Pilade! Oh dèi!

Oreste, Pilade
Dori ->

Oreste, Pilade ->

Gran piazza superbamente addobbata; nel fondo atrio del tempio.

vergini, sacerdoti
 
vergini, sacerdoti
<- Toante, guardie

Soccorso, santa dèa difendi il tempio

(s'oscura il ciel, si veggono lampi, e s'odono tuoni)

vergini, sacerdoti, Toante, guardie
<- Ifigenia

Dove fuggir! Miseri noi! / T'arresta

vergini, sacerdoti, Toante, guardie, Ifigenia
<- Dori

vergini, sacerdoti, Toante, guardie, Ifigenia, Dori
<- una sacerdotessa

Ah t'affretta, signor! Se più ritardi

vergini, sacerdoti, Ifigenia, Dori, una sacerdotessa
Toante, guardie ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima
Seno di mare ingombrato da scogli: veduta di campagne in lontananza. Piccola nave approdata. Atrio interno del tempio di Pallade corrispondente a un delizioso giardino, e a vari appartamenti. Tempio magnifico; trono da una parte; nel fondo del teatro l'altare, su del quale è il simulacro di Pallade Bosco sacro vicino al tempio di Pallade corrispondente agli appartamenti delle vergini a lei consacrate, e... Luogo sotterraneo ove si purgano le vittime: lavacro nel fondo; da una parte scala per cui si sale... Gran piazza superbamente addobbata; nel fondo atrio del tempio. Spiaggia marittima con veduta della città di Tauri in lontananza: scogli da una parte che nascondono la nave... Atrio interno del tempio di Pallade. Veduta interna del tempio; ara nel mezzo senza il simulacro.
Atto primo Atto terzo

• • •

Testo PDF Ridotto