Atto secondo

 

Scena prima

Gabinetto.
Il signor Geronimo, poi il Conte.

 Q 

Geronimo

 
Recitativo

GERONIMO

Questa è ben curiosa!  

Che si siano accordati

in masticar parole

perché io non intenda?

Ma voglio ben capir questa faccenda.

 

<- Conte

 

Venite pur, venite o Conte amato.

Mi volete ora dir quello ch'è stato?

CONTE

Anzi, apposta me n' vengo,

per dichiararvi il tutto

senza riguardo alcuno.

GERONIMO

No, non c'è alcuno.

CONTE

Alcun riguardo, ho detto.

Non ho di dirvi il tutto, e il dirò schietto.

Vi dirò in primo luogo in stil laconico,

che pe 'l mio gusto armonico

cosa non ha Elisetta

che possa, qual vorrei,

accendere il mio cor, gli affetti miei;

e che mancando in me l'inclinazione,

impossibil divien fra noi l'unione.

GERONIMO

Che armonico? Che affetti?

Che unione? E cosa adesso

mi andate voi dicendo?

CONTE

Che Elisetta sposar più non intendo.

GERONIMO

Che? Cosa avete detto?

CONTE

Ho detto che non trovo

cosa in lei che mi piaccia,

e che più non la voglio.

GERONIMO

Non la volete più! Mia figlia? Quella

per cui steso è il contratto?

Non la volete più? Voi siete un matto.

La vorrete benissimo.

La sposerete, signorsì. A Geronimo

non se ne fan di queste. E non è un uomo

Geronimo da prendersi

per un qualche babbeo.

E Geronimo dice e vi ripete,

che la vorrete, e che la sposerete.

CONTE

Ed al signor Geronimo

io pur dico, e ripeto

che non la sposerò: ma che lo prego

di mostrarsi contento

che fra noi segua un accomodamento.

GERONIMO

Ed io vi torno a dire in brevi accenti

che non si parli d'accomodamenti.

 
[N. 11 - Duetto]

 N 

 

Se fiato in corpo avete,    

sì, sì, la sposerete.

Un bambolo non sono.

Veder ve la farò.

S

Brano musicale ()

CONTE

Se mi ascoltate un poco,

si calmerà quel foco,

ma poi se v'ostinate,

anch'io mi ostinerò.

 

GERONIMO

La sposerete, amico.

CONTE

Io non la sposerò.

GERONIMO

Sì, sì, sì, sì, io dico.

CONTE

Io dico no, no, no.

GERONIMO E CONTE

Con questo uom frenetico

sfiatare non mi vo'.

 
Si mettono a sedere, uno da una parte e l'altro dall'altra.
 

GERONIMO

(Ora vedete che bricconata!

Chi se l'avrebbe mai immaginata?

Questa è un'azione da mascalzone,

ed al suo impegno non dée mancar.)

CONTE

(Ora vedete che uom bilioso!

Come s'accende! Com'è impetuoso!

Non vuol sentire quel che vo' dire,

d'aggiustamenti non vuol parlar!)

GERONIMO

(Vediamo un poco se ci ha pensato.)

(si alza)

CONTE

(Proviamo un poco se si è calmato.)

(si alza)

GERONIMO

Ebben, signore? La sposerete?

CONTE

Ebben, signore? M'ascolterete?

GERONIMO E CONTE

Il mio discorso vi può calmar.

GERONIMO

Via, dite pure quel che vi par.

 

CONTE

Se invece di Elisetta

mi date la cadetta,

cinquantamila scudi

vi voglio rilasciar.

GERONIMO

Quest'è per quel ch'io sento

quell'accomodamento

che voi vorreste far?...

GERONIMO

(va di nuovo a sedere)

Lasciatemi, mio caro,

lasciatemi pensar.

Insieme

CONTE

(va di nuovo a sedere)

Vedete qual denaro

potete risparmiar.

 

GERONIMO

(Qua risparmio del bell'oro,

così si salva anche il decoro

con un baratto l'affare ho fatto.

Io non ci trovo difficoltà.)

CONTE

(Va l'amico ruminando,

al risparmio va pensando.

È il boccone da ghiottone

né scappar se 'l lascerà.)

 

GERONIMO

Ci ho già pensato.

(si alza)

CONTE

Vi ascolto attento.

(si alza)

 

GERONIMO

Io del baratto sarò contento,

s'anche Elisetta lo accorderà.

CONTE

Non dubitate: farò in maniera,

che avanti sera mi aborrirà

GERONIMO E CONTE

Siamo, siamo accomodati,

ritorniam di buon'umore.

Abbracciamoci di core,

e speriam felicità.

 
(Geronimo parte)

Geronimo ->

 

Scena seconda

Il Conte, poi Paolino.

 
Recitativo

CONTE

Per fare ch'Elisetta mi ricusi  

il modo è facilissimo.

Oh, Paolino, Paolino!

 

<- Paolino

PAOLINO

In che posso servirvi?

CONTE

Da me stesso

ho fatto tutto. Il padre è contentissimo

ch'io sposi Carolina.

PAOLINO

Ma... Lo dite davvero?

CONTE

Certamente. Consolati, e tu stesso

va' a darle questa nuova.

Dille che ogni riguardo è omai finito;

e che disponga il core

ad ubbidir con gioia al genitore.

(parte)

Conte ->

 

Scena terza

Paolino, poi Fidalma.

 

PAOLINO

Ecco che or ora scoppia  

da sé la cosa. Io sono rovinato,

scacciato co' la sposa, e disperato.

Ma no. Mi resta ancora una speranza

nel buon cor di Fidalma. A lei me n' volo

benché tutto tremante...

ma Fidalma qui giunge... Ecco l'istante.

 

<- Fidalma

FIDALMA

(fermandosi in disparte)

(Egli è qua solo; e questo gabinetto

è un luogo adattissimo

per parlar di segreti.)

PAOLINO

(Ella mi sembra

che volga in sé qualche pensier molesto.

Ah, che son disgraziato ancora in questo!)

FIDALMA

(Mi ha guardato sott'occhio, e ha sospirato.)

PAOLINO

(È turbata senz'altro. Il cor mi manca.)

FIDALMA

(E sospira di nuovo! Ah! fosse mai

che anch'ei per me sentisse

quel ch'io sento per lui?)

PAOLINO

(Orsù coraggio.

Il tempo pressa; ed io me le avvicino.)

Se mi è permesso...

FIDALMA

Addio, caro Paolino.

Non mi avete veduta altro che adesso?

PAOLINO

Vi vidi pensierosa, e non mi parve

di dover disturbarvi.

FIDALMA

Voi non mi disturbate.

Pensieroso, però, se non m'inganno,

eravate anche voi?

PAOLINO

Questo è ben vero.

FIDALMA

Paolino?

PAOLINO

Signora?

FIDALMA

I pensier nostri

da un'istessa cagion per avventura

sarebbero prodotti?

PAOLINO

È ciò impossibile.

FIDALMA

Non pensavate a me?

PAOLINO

Non so negarlo.

FIDALMA

Ed io pensava a voi. Femmina esperta

dal più menomo indizio ancor s'avvede

di quel che non si pensa e non si crede.

PAOLINO

(Che se ne sia avveduta?)

FIDALMA

Via non vi confondete

parlatemi con tutta confidenza.

PAOLINO

(Se n'è accorta senz'altro.)

Ah! Signora...

FIDALMA

Mi avrete

pietosa, e non crudel.

PAOLINO

La bontà vostra

il mio merito eccede, e mi consola.

Ma con vostro fratello?

FIDALMA

Il fratel mio

deve ben accordar quel che vogl'io.

PAOLINO

E non farà rumore?

FIDALMA

Quale rumor? Contento ei dée mostrarsene

quando ancor non lo fosse.

PAOLINO

Oh mio conforto!

Dunque quando?

FIDALMA

Prestissimo.

PAOLINO

Anzi senza dimora.

FIDALMA

Ebbene: in questo punto

vi do la mia parola

che sarete mio sposo.

PAOLINO

Sposo?

FIDALMA

Sì, caro mio.

PAOLINO

Io?

FIDALMA

Sì, mio bene.

Consolati, consolati...

ma di color ti cangi? E che cos'hai?

PAOLINO

(Qual nuovo contrattempo è questo mai!)

 
[N. 12 - Terzetto]

 N 

 

 

Sento, ohimè, che mi vien male,  

già mi manca quasi il fiato.

Fogli partitura

FIDALMA

Non è niente, sposo amato:

quest'è effetto del piacer.

PAOLINO

Per pietà, che in svenimento

io mi sento già cader.

(siede)

FIDALMA

Quest'è effetto del contento:

passerà: no, non temer...

Mio caro Paolino...

ma certo è svenuto.

Porgiamogli aiuto,

c'è alcuno di là?

 

Scena quarta

Carolina, e detti.

<- Carolina

 

FIDALMA
(a Carolina)

L'amore e il contento  

vedete che fa.

CAROLINA

Ma cosa è accaduto?

Ma cos'è stato?

FIDALMA

Il povero giovine

di me innamorato

per gioia in deliquio

vedete che sta.

Io vado a pigliare

un certo elisire;

non state a partire,

restatevi qua.

(parte, poi ritorna)

Fidalma ->

 

CAROLINA

(Che creder, che dire

da me non si sa.)

Giusto cielo! Qual affanno!

Qual sospetto mi martella!

Su, ti scuoti. Su, favella,

ch'io mi sento lacerar.

PAOLINO

(s'alza)

Carolina!... Deh, va' via.

CAROLINA

Tu invaghito di mia zia!

PAOLINO

Taci, taci, che per ora

non mi posso qui spiegar.

Insieme

CAROLINA

Ci mancava questa ancora

per più farmi delirar!

 

<- Fidalma

FIDALMA

Son qua pronta, son qua lesta...

ma già in piedi ti ritrovo.

Dal contento che ne provo

questa man ti do a baciar.

PAOLINO

Non mi prendo tanto ardire.

CAROLINA

Mia signora, pian pianino.

FIDALMA

Bacia, bacia Paolino.

(a Carolina)

Non ci avete voi da entrar.

CAROLINA E PAOLINO

Questa certa confidenza

di fanciulle alla presenza

che stia bene non mi par.

Insieme

FIDALMA

Di qualunque alla presenza

posso dar tal confidenza

a colui che ho da sposar.

 
(Fidalma parte; Carolina e Paolino mostrano di partire, ma poi si arrestano)

Fidalma ->

 

Scena quinta

Carolina, e Paolino.

 
Recitativo

CAROLINA

Vanne, vanne: la séguita... No, arrestati.  

Dimmi, tristo, su, dimmi:

quante pensi sposarne? Ora comprendo

perché a svelar non pensi

il nodo clandestin che ci ha legati.

Lo fai per il piacere

di tradire due donne a un solo istante,

me come sposa, e l'altra come amante.

PAOLINO

No, Carolina, no: chetati, e ascoltami.

CAROLINA

E che deggio ascoltar? Non ti ho trovato

svenuto per amore

al fianco di mia zia? Non l'ho sentita

vantarsi del tuo affetto?

E che l'hai da sposar non ha già detto?

PAOLINO

Questo è un inganno, o cara...

CAROLINA

Eh sì un inganno

che da te si commette.

Se tu amavi mia zia,

perché non sposar lei? Perché sedurre

una fanciulla onesta

priva d'ogni esperienza e d'accortezza

per farla poi crepar dall'amarezza?

PAOLINO

Mi ascolta, per pietà...

CAROLINA

Che vuoi ch'io ascolti?

Comprendo in questo istante

il peso del mio fallo.

Ma senti: io corro adesso

a' piedi di mio padre;

svelerò quel che ho fatto,

a qualunque castigo

mi renderò soggetta.

Di te poi, seduttor, tristo, spergiuro,

segua quel che si voglia, io non mi curo.

(per partire)

PAOLINO

Ferma, ferma, ti prego...

CAROLINA

Oibò... Mi lascia.

PAOLINO

No, ti dico.

CAROLINA

Vo' andar...

PAOLINO

Sentimi, e poi

subito te ne andrai, se andar tu vuoi.

CAROLINA

Ah! Chi poteva mai

questo da te aspettarsi!

PAOLINO

Ascolta io dico.

CAROLINA

Io mi sento morir!

PAOLINO

Calmati un poco.

CAROLINA
(piangendo)

Così resterai libero;

così la sposerai.

PAOLINO

Ah, no, che tu così morir mi fai.

Nell'inganno tu sei, ragion non senti

e ti scordi in un punto di furore

chi sei tu, chi son io, tutto l'amore...

CAROLINA

Cosa potresti dir?

PAOLINO

Dir che tua zia

soltanto in quell'istante

mi si scoperse amante;

e la sorpresa mia fu che mi tolse

l'uso dei sensi. Or vanne a pubblicarmi

qual seduttor. Rovinami. Ma prima

prendi questo coltello;

e poiché sei impazzita,

qui dammi prima una mortal ferita.

CAROLINA

Guarda ch'io te la do.

PAOLINO

Non mi ritiro.

CAROLINA

Ma non disse ella stessa

che tu l'amavi?

PAOLINO

Equivocò Fidalma.

CAROLINA

Confessa, o fo davvero.

PAOLINO

Se un bugiardo mi credi,

spingi senza pietade.

CAROLINA

Ah! Mi vien freddo, ed il coltel mi cade.

PAOLINO

Or sappi, sposa mia, che più maneggio

non trovo al scoprimento

per salvar il decoro; e a noi non resta

che di fuggir. Co' buoni uffizi il padre

farem poi che si plachi.

Quel ch'è fatto è già fatto; ed alla fine

presto o tardi lo sdegno ha il suo confine.

 
[N. 13 - Aria]

 N 

Pria che spunti in ciel l'aurora    

cheti cheti, a lento passo,

scenderemo fin abbasso

che nessun ci sentirà.

Sortiremo pian pianino

dalla porta del giardino:

tutta pronta una carrozza

là da noi si troverà.

Chiusi in quella il vetturino

per schivar qualunque intoppo,

i cavalli di galoppo

senza posa caccerà.

Da una vecchia mia parente

buona donna, e assai pietosa,

ce n'andremo, cara sposa,

e staremo cheti là.

Come poi s'avrà da fare

penseremo a mente cheta.

Sposa cara, sta pur lieta,

che l'amor ne assisterà.

(parte)

S

Sfondo schermo () ()

Brano musicale ()

Fogli partitura

Paolino ->

 

Scena sesta

Carolina sola.

 
Recitativo

 

Fuggir? Palese al mondo  

render il nostro fallo? E far di noi

parlar con disonor? Questo sarebbe

render più acerba ancora la ferita

al seno di mio padre...

no, no. Pria di risolvermi

a così duro passo,

che costerebbe a me troppo dolore,

voglio tentar quel che mi dice il core.

(parte)

Carolina ->

 
 

Scena settima

Appartamenti.
Elisetta da una parte, indi il Conte dall'altra.

 Q 

Elisetta

 

ELISETTA

Qua nulla si conclude,  

qua ognuno sta in silenzio;

ed io mastico intanto amaro assenzio.

 

<- Conte

CONTE

(Qui la trovo alfin. Voglio provarmi

se la posso ridurre a ricusarmi.)

Servo, servo umilissimo.

ELISETTA

Venite come sposo o mancatore?

CONTE

Vengo qual mi volete. Conoscitor del vostro

merito singolar degno d'un soglio,

sol dal vostro piacer dipender voglio.

ELISETTA

Voi parlate d'incanto.

CONTE

E più v'incanterò se mi ascoltate.

ELISETTA

Benissimo. Parlate.

CONTE

In primo luogo

creder voi mi dovete il più sincero,

il più ingenuo di tutti:

che ho il core sulle labbra: e che son tale

che di me pur io dico il bene e il male.

ELISETTA

Vediamone una prova. Per esempio:

quel di far all'amor con mia sorella,

essendo a me promesso,

lo dite male o bene?

CONTE

Male, male, malissimo.

Ecco ch'io lo confesso. In certi incontri

sono di un naturale

facile a sdrucciolar. Ma meglio udite

s'è ver ch'io son sincero. In me sicuro

che c'è del buon; ma prima

che i lacci d'imeneo fra noi sian stretti,

io vi avverto di aver dei gran difetti.

ELISETTA

Quando li conoscete, è cosa facile

che possiate emendarvi.

CONTE

Oh! Lo credo impossibile.

Sempre ho sentito a dire

che co' la vita si mantiene e dura

quel vizio che nell'uom passa in natura.

ELISETTA

Voi mi sgomentereste

se vi credessi in tutto.

CONTE

Basta... credete pure

quello sol che vi piace. Io con voi tratto

da galantuomo, e in termini assai schietti

io vi avverto di aver dei gran difetti.

ELISETTA

Poiché me lo avvertite.

Obbligata vi son. Ma non temete.

Cercherò di adattarmi.

CONTE

Oh! Questo poi

sarà difficilissimo:

ve ne sono di fisici.

Ve ne son di morali. Insomma io parlo

ingenuamente: e tocca a voi, signora,

di far poi riflessione a questi detti,

ch'io vi avverto di aver dei gran difetti.

ELISETTA

(A mettermi comincia

un poco in apprensione.) Orsù, signore,

giacché siete sincero, anche vi piaccia

di dirmi quali sono

per poter regolarmi.

(Alla fine non vorrei sacrificarmi.)

CONTE

Sentite: io ve li dico

perché voi lo volete, e vi ubbidisco;

per altro in verità che ne arrossisco.

 
[N. 14 - Aria]

 N 

 

 

Son lunatico bilioso.  

Son soggetto all'emicrania:

ho sovente certa smania

che in delirio mi fa andar.

Son sonnambulo perfetto

che dormendo vo a girar.

Sogno poi, se sono a letto,

di dar calci, e di pugnar.

Sfondo schermo () ()

ELISETTA

Tutto questo? Bagatelle!

(Qui ci va della mia pelle...

ma saprommi riguardar.)

CONTE

Piano, piano. Non è tutto,

per gli amori ho un gran trasporto.

Per le donne casco morto;

e di questo che vi par?

ELISETTA

Questo è un vizio troppo brutto...

ma il potrete un dì lasciar.

CONTE

Ma aspettate, mia signora:

tutto detto non ho ancora.

Son vizioso giocatore,

crapulone, bevitore:

mi ubriaco spesso spesso,

che vo fuori di me stesso,

casco in terra, oppur traballo:

son più strambo di un cavallo.

Vado tutti a maltrattar.

ELISETTA

Ora poi non credo niente,

voi lo dite per scherzar.

CONTE

Quando poi non lo credete,

dico questo, e ve lo giuro:

che a me nulla voi piacete,

che non v'amo, e non vi curo,

non vi posso tollerar.

(parte)

Conte ->

 

Scena ottava

Elisetta, poi Fidalma.

 
Recitativo

ELISETTA

Potea parlar quell'anima incivile  

con più di scandescenza!

 

<- Fidalma

FIDALMA

Elisetta mia cara,

vi trovo ben turbata!

ELISETTA

Se dagli occhi del Conte

non si toglie ad un tratto Carolina,

qui nasce una rovina.

Convien togliergli affatto ogni speranza

di poterla sposar.

FIDALMA

Dite benissimo.

Ma se voi la credete

invaghita del Conte, io poi vi dico,

che forse, forse con ragion fondata

la credo di Paolino innamorata.

ELISETTA

Di quello non mi curo.

FIDALMA

Me ne curo ben io: né più mi sento

di tenerlo celato.

ELISETTA

Dunque facciam che debba

passar in un ritiro

acciò non ci disturbi.

FIDALMA

Ottimamente.

Questo è il pensier che anch'io volgeva in mente.

Lasciate far a me: la fraschettina

mandata vi sarà doman mattina.

 

Scena nona

Il signor Geronimo, e detti.

<- Geronimo

 

GERONIMO

Ebben? Sei persuasa  

di rinunziar a questo matrimonio?

ELISETTA

Non sarà vero mai ch'io vi rinunzi

perché poi mia sorella

debba sposar il Conte.

GERONIMO

Si può fare un baratto

per te vantaggiosissimo.

FIDALMA

Non si fanno baratti.

Anzi mi meraviglio,

che un uomo come voi prudente e saggio

proponga ad essa un altro maritaggio.

GERONIMO

Sì, un altro maritaggio. Ecco, tua zia

è della mia opinione.

FIDALMA

Anzi, dico di no. Si deve togliere

la causa del disordine.

Carolina fomenta

la passione del Conte; onde si deve

farla sparir, mandarla in un ritiro;

e acchetàti che sian tutti i rumori,

allora poi... Sì, allor venirà fuori.

ELISETTA

Avete ben capito?

GERONIMO

Sì, sì, parlate pure.

FIDALMA

E se questo non fate, il mio decoro

non vuol che in questa casa

io me ne resti più. Voi mi farete

de' capitali miei restituzione,

e così finiremo ogni questione.

ELISETTA

Avete inteso bene?

GERONIMO

Sordo non son. Farò quanto conviene.

 
[N. 15 - Terzetto]

 N 

 

FIDALMA

Cosa farete? Via, su, parlate.  

ELISETTA

Via, risolvete; via non tardate.

ELISETTA E FIDALMA

Presto, anzi, subito si deve far.

GERONIMO

Ma non strillate tutte due unite.

Sento che il timpano voi mi ferite.

Parlate piano senza gridar.

ELISETTA E FIDALMA

Diremo dunque, diremo piano,

che in un ritiro di qua lontano

per metter ordine al gran disordine

la Carolina si dée mandar...

(piano)

Voi ci sentite?

GERONIMO

Che cosa dite?

ELISETTA
(forte, all'orecchio)

Abbiam parlato...

FIDALMA
(come sopra)

Vi abbiamo detto...

GERONIMO

Sia maledetto questo strillar!

ELISETTA

In un ritiro ~ la Carolina...

GERONIMO

Già v'ho capito ~ cara signora.

FIDALMA

Mandar dovete ~ doman mattina...

GERONIMO

Già v'ho capito ~ ch'è un quarto d'ora.

ELISETTA E FIDALMA

O che fracasso di satanasso

tutta la casa farà tremar.

Insieme

GERONIMO

Senza far chiasso, senza fracasso

si può ben dire, si può parlar.

 
(Fidalma ed Elisetta partono)

Fidalma, Elisetta ->

 

Scena decima

Il signor Geronimo solo.

 
Recitativo

 

In un ritiro? E perché in un ritiro  

la devo far passar, se il mio interesse

anzi vuol ch'io permetta

che il Conte se la sposi!

No. Piano. E mia sorella

se sdegnata perciò, dal mio negozio

leva i suoi capitali? Ella è una scossa

ch'oggi io non so se sostener la possa...

dunque andrà in un ritiro.

Pensiamo or dunque in qual miglior maniera

devo darle la nuova innanzi sera.

 

Scena undicesima

Carolina in disparte, e detto.

<- Carolina

 

CAROLINA

(Son risoluta io stessa  

di vincere il rossor. Io sudo... io gelo...

ma farlo, oddio! convien... M'aiuta, o cielo!...)

Ah, signore! Ai piè vostri ecco una figlia...

GERONIMO

Che cos'hai? Che cos'è? Cos'è accaduto?

Alzati, e parla in piedi...

CAROLINA

Ah, no signore...

GERONIMO

Alzati ed ubbidisci al genitore.

Io però ti prevengo

in quello che vuoi dirmi.

Tua sorella e tua zia t'hanno già detto

che devi in un ritiro

passar doman mattina: e tu te n' vieni

tremante e sbigottita,

quasi ci avessi da restar in vita.

CAROLINA

Io in un ritiro? Ah! mio signor...

GERONIMO

Tu devi

far la mia volontà.

CAROLINA

Fuori di tempo

è un ritiro per me.

GERONIMO

Soli due mesi

ci starai, e non più...

CAROLINA

Deh! Padre mio.

Altro è quel che mi affanna...

GERONIMO

Il mio interesse

il vuole, e la mia pace...

CAROLINA

Ah! Permettete

che ai vostri piè mi getti; e che implorando

la pietade paterna...

GERONIMO

Orsù, mi secchi

signora fraschettina.

Nel ritiro anderai doman mattina.

(parte)

Geronimo ->

 

Scena dodicesima

Carolina sola.

 

 

E possono mai nascere  

contrattempi peggiori!

Il padre mio sedotto,

mia sorella e mia zia con me alterate,

tutti in orgasmo: e come mai poss'io

svelar in tai momenti il fallo mio?

(segue con strumenti)
[N. 16 - Recitativo accompagnato]

 N 

 

Come tacerlo poi, se in un ritiro  

ad entrar son costretta?...

Misera!... In qual contrasto

di pensieri mi trovo! Io son smarrita...

cielo, deh, tu m'addita

il consiglio miglior. Qualche speranza

rendi al cor mio... Ma il core, oddio! mi dice:

Carolina infelice,

pietà di te non sente il ciel tiranno...

Ah! Disperata io vo a morir d'affanno...

 
(per partire disperatamente, s'incontra nel Conte che la trattiene)

<- Conte

 

Scena tredicesima

Il Conte e Carolina.

 
Recitativo

CONTE

Dove, dove mia cara  

con tanta agitazione? Ohimè! Parlate,

che avete? Che chiedete? Io son per voi

col cor, col sangue, co' la vita istessa;

più di voi nulla al mondo or m'interessa.

CAROLINA

Ah, potessi parlar!

CONTE

Chi vi trattiene?

CAROLINA

Mi trattiene il decoro,

e quella diffidenza

che deggio aver nel caso mio importante

d'uno che già mi si è scoperto amante.

CONTE

Diffidar d'un che v'ama! Oh, questo caso

esser non può che quello

di scoprirgli un rival. Ma udite, o cara:

un uom di mondo io sono:

s'egli è prima di me, ve lo perdono.

D'esser tardi arrivato

incolperò la sorte mia rubella.

CAROLINA

E dareste la mano a mia sorella?

CONTE

Questo poi no.

CAROLINA

Sposata pur l'avreste

senza contraddizion, s'io più di lei,

per un gioco del caso in quel momento,

non vi fossi piaciuta?

CONTE

Sì, è ver: ma mi piaceste; ed il mio core

or non vorria che voi.

CAROLINA

Ma però tutto quel che il cor vorrebbe

non è sempre possibile.

CONTE

Ve l'accordo anche questo.

CAROLINA

Dunque se l'ottenermi

impossibile fosse, ah! signor mio,

perché coltivereste un tal desio?

Perché se voi m'amate

mi vorreste infelice,

quando potreste invece

rendermi voi, con una eroica azione,

oggi la vita, e la consolazione?

CONTE

In orgasmo mi mette

questo vostro parlar, che par d'incanto.

Però non mi confondo.

Sì, v'amo; e questo amor, se a voi ciò piace,

d'ogni più bella azion sarà capace.

CAROLINA

Giuratemelo, Conte.

(in questo Elisetta, Fidalma ed il signor Geronimo che osservano)

CONTE

Io ve lo giuro

sull'onor mio, su questa bella mano

ch'io vo' baciar. Sentiamo ora l'arcano.

 

Scena quattordicesima

Fidalma, Elisetta, il signor Geronimo e detti.

<- Fidalma, Elisetta, Geronimo

 

ELISETTA

Còlti vi abbiam.  

FIDALMA

Còlti vi abbiam sul fatto.

ELISETTA
(a Geronimo)

Vedete la sguaiata?

FIDALMA

Vedete la fraschetta?

Tutti gli uomini alletta:

e la mano si lascia

baciar da ognun che amore a lei protesta.

GERONIMO

Ora da dubitar più non mi resta.

CAROLINA

Ma signor...

GERONIMO

Taci là.

CONTE

Ma non sapete...

ELISETTA

Tacete voi, che ben vi sta.

FIDALMA

Tacete.

GERONIMO

Domani nel ritiro. E voi, signore,

o doman sposerete

quella cui prometteste, o dell'affronto

noi la vedrem se mi farò dar conto.

CONTE

Ma se...

GERONIMO

Non vi do ascolto.

CAROLINA

Ma io...

ELISETTA

Voi in un ritiro.

FIDALMA

In un ritiro.

CAROLINA

(Ah, ch'io pazza divento! Io già deliro!)

 
[N. 17 – Quintetto]

 N 

 

 

Deh, lasciate ch'io respiri,  

disgraziata, meschinella!

Io rival di mia sorella

no, non sono, ed il ciel lo sa.

Incolpata son a torto.

(al Conte)

Deh, parlate voi, signore:

sincerate il genitore,

che a voi più si crederà.

CONTE

Quest'amabile ragazza...

ELISETTA E FIDALMA

È un'astuta, è una sguaiata.

Siete parte interessata.

ELISETTA, FIDALMA E GERONIMO

Nel ritiro andar dovrà.

CAROLINA

Sol tre giorni alla partenza

io vi chiedo per pietà.

Palesar la mia innocenza

qualche cosa vi potrà.

FIDALMA

No: il ritiro è destinato.

ELISETTA

No: il ritiro è preparato.

GERONIMO

No: il ritiro è pronto già.

CAROLINA

Ma voi siete tanto cani

senz'amor né carità!

(Io mi perdo, mi confondo,

il cervel da me se n' va!)

ELISETTA, FIDALMA E GERONIMO

(Se cadesse ancora il mondo

deve andarci, e ci anderà.)

CONTE

(Io divengo furibondo

s'anche un poco resto qua.)

 
(Carolina, il Conte ed il signor Geronimo partono per diverse parti)

Carolina, Conte, Geronimo ->

 

Scena quindicesima

Elisetta, e Fidalma.

 
Recitativo

ELISETTA

Sarete or persuasa  

ch'è il Conte, e non Paolino,

quello di cui è invaghita?

Ma non vi penso or più: sarà finita.

FIDALMA

Ed io credo benissimo

che sia una civettina: o che piuttosto

una di quelle sia

che s'innamoran sol per debolezza

di ciascun che le guarda o le accarezza.

 
[N. 18 - Aria]

 N 

ELISETTA

Se son vendicata  

contenta già sono.

Al Conte perdono

la sua infedeltà.

Se tolto è l'oggetto

che il cor gl'incatena,

con faccia serena

la man mi darà.

 
(partono)

Elisetta, Fidalma ->

 
 

Scena sedicesima

Sala. Tavolino con quattro lumi accesi.
Il signor Geronimo, e Paolino.

 Q 

Geronimo, Paolino

 
Recitativo

GERONIMO

Venite qua, Paolino. Questa lettera  

spedite per espresso

a Madama Intendente del ritiro

che vedete qui scritto, acciò le arrivi

domani di buon'ora.

Sia cura vostra ancora,

prima di andar a letto,

d'avvertire la posta, acciò non manchi

di qui mandarmi all'alba

quattro buoni cavalli... Eh? Cosa dite?

PAOLINO

Io non parlo, signor.

GERONIMO

Bene. Eseguite.

Io mi ritiro adesso. Andate pure.

Stanco oggi son di tante seccature.

(prende un lume ed entra nella sua stanza)

Geronimo ->

 

Scena diciassettesima

Paolino solo.

 

 

E a risolversi adesso  

ad una pronta fuga

forse ancor tarderà la sposa mia?

Forse ancor potria,

in queste circostanze,

lusingarsi e sperar favore o aiuto?

Da chi? Come? In qual modo?... Io son perduto!

No, si risolverà. Per affrettarmela,

vado nella sua stanza.

Non v'è più tempo: non v'è più speranza.

(prende un altro lume ed entra nella stanza di Carolina)

Paolino ->

 

Scena diciottesima

Il Conte, poi Elisetta.

<- Conte

 
[N. 19 - Duetto]

 N 

 

CONTE

(Il parlar di Carolina  

penetrato m'è nel seno.

Ah, saper potessi almeno

il segreto del suo cor!

Per sì amabile ragazza

io non so quel che farei:

e salvarla ben vorrei

dal domestico livor.)

Fogli partitura

 

<- Elisetta

ELISETTA

(Ritirato io lo credeva

e lo trovo or qui vagante

un sospetto stravagante

mi fa nascere nel sen.)

CONTE

(A trovarla me ne andrei

se credessi di far ben.)

 

ELISETTA

Signor Conte, serva a lei;

che vuol dir che qui la trovo?

CONTE

Vuol dir questo, ch'io mi movo.

ELISETTA

Che stia solo non convien.

CONTE

Grazie, grazie, mia signora:

vada pur, ch'io vado ancora.

Tempo è già di riposar.

(si prendono un lume per cadauno)

ELISETTA

Buona notte al signor Conte.

CONTE

Dorma bene. Madamina.

ELISETTA

(Finché venga domattina

in sospetto devo star.)

Insieme

CONTE

(Questa furba sopraffina

non vo' farla sospettar.)

 
Si ritirano nelle proprie stanze, resta la scena oscura.

Conte, Elisetta ->

 

Scena ultima

Paolino e Carolina dalla sua stanza, indi Elisetta, poi Fidalma, poi il signor Geronimo ed infine il Conte, tutti dalle rispettive loro stanze.

<- Paolino, Carolina

 
[N. 20 - Finale II]

 N 

PAOLINO

Deh, ti conforta, o cara.  

Seguimi piano piano.

CAROLINA

Stendimi pur la mano

che mi vacilla il piè.

CAROLINA E PAOLINO

Oh, che momento è questo

d'affanno e di timore!

Ma qui dobbiam far core,

ch'altro per noi non c'è.

(s'avviano per partire)

 

PAOLINO

Zitto... Mi par sentire...

Sì, sento un uscio aprir.

CAROLINA E PAOLINO

Potrebbe alcun venire:

si tardi un po' a partir.

(rientrano nella stanza)

Carolina, Paolino ->

 

ELISETTA

(con lume)

Sotto voce qua vicino

certo intesi a favellar.

Una porta pian pianino

ho sentito poi serrar...

Ho sospetto... Vo' scoprire.

(va ad ascoltare alla porta di Carolina)

A parlar pian pian si sente...

vi sta il Conte certamente...

io li voglio svergognar.

(va a battere alla porta di Fidalma)

Sortite, sortite.

Venite qui in fretta!

<- Elisetta

FIDALMA

(di dentro)

Chi batte? Chi chiama?

ELISETTA

Son io, Elisetta...

(va a battere alla porta del signor Geronimo)

Aprite, deh, aprite,

sortite signore!

GERONIMO

(di dentro)

Chi picchia sì forte?

Chi fa tal rumore?

ELISETTA

Venite qua fuori:

si tratta d'onor.

 
(sortono Fidalma ed il signor Geronimo con lume in mano)

<- Fidalma, Geronimo

FIDALMA

Che cosa è accaduto?  

GERONIMO

Che cosa è mai nato?

FIDALMA

Io sono tremante.

GERONIMO

Io son sconcertato.

ELISETTA

Il Conte sta chiuso

con mia sorellina.

Si faccia rovina

di quel traditor.

ELISETTA, FIDALMA E GERONIMO

(gridando alla porta di Carolina)

Conte perfido, malnato!

Conte indegno, scellerato...

fuori, fuori vi vogliamo,

che scoperto siete già.

 
(esce il Conte dalla sua stanza)

<- Conte

CONTE

Qui dal Conte che si vuole?  

Quai indegnissime parole?

Ecco il Conte: eccolo qua.

ELISETTA, FIDALMA E GERONIMO

Quale sbaglio! Qual errore!

Perdonate, mio signore;

qui un equivoco ci sta.

CONTE

Ubriachi voi sarete.

FIDALMA E GERONIMO

(indicando Elisetta)

Io no certo: sarà lei.

ELISETTA

No signor: lo giurerei:

qualcun altro vi sarà.

FIDALMA, GERONIMO E CONTE

Stando in piedi questa sogna.

Qua confonderla bisogna.

GERONIMO

Carolina, fuori, fuori...

Anche questa si vedrà.

 
All'uscio di Carolina, la quale sorte con Paolino, e vanno ad inginocchiarsi ai piedi del signor Geronimo.

<- Carolina, Paolino

CAROLINA E PAOLINO

Ah, signore, ai vostri piedi  

a implorar veniam pietà!

Insieme

ELISETTA, FIDALMA, GERONIMO E CONTE

Or che vedo io resto estatico!

Quest'è un'altra novità.

 

GERONIMO

Cosa s'intende?

FIDALMA

Cosa vuol dire?

CAROLINA E PAOLINO

Vi supplichiamo di compatire,

che d'amor presi... Son già due mesi...

il matrimonio fra noi seguì.

FIDALMA E GERONIMO

Il matrimonio!

CAROLINA E PAOLINO

Signori sì.

GERONIMO

Ah, disgraziati! Qual tradimento!

Andate, o tristi: pietà non sento.

Più non son padre: vi son nemico.

Io vi discaccio, vi maledico,

raminghi andate lontan da me.

CAROLINA E PAOLINO

Pietà, perdono. Colpa è d'amore.

FIDALMA

Pietà non s'abbia d'un traditore.

ELISETTA E CONTE

Deh! Vi calmate. Deh! Vi placate,

rimedio al fatto più già non c'è.

Insieme

FIDALMA

Sian discacciati. Sian castigati.

Azion sì nera punir si de'.

 

CONTE

Ascoltate un uom di mondo,

qui il gridar non fa alcun frutto:

ma prudenza vuol che tutto

anzi s'abbia d'aggiustar.

Il mio amor per Carolina

m'interessa a suo favore.

Perdonate a lor di core.

Ch'io Elisetta vo a sposar.

ELISETTA

M'interesso anch'io signore,

deh! Lasciatevi placar.

GERONIMO
(a Fidalma)

Voi che dite?

FIDALMA

Voi che fate?

ELISETTA, CAROLINA, CONTE E PAOLINO

(tutti inginocchiati)

Perdonate, perdonate.

FIDALMA

Già che il caso è disperato,

ci dobbiamo contentar.

GERONIMO

Bricconacci! Furfantacci!...

Son offeso, son sdegnato...

ma... vi voglio perdonar.

ELISETTA, CAROLINA, CONTE E PAOLINO

Che trasporto d'allegrezza!

Che contento! Che dolcezza!

Io mi sento giubilar!

 

TUTTI

Oh che gioia! Oh che piacere!  

Già contenti tutti siamo!

Queste nozze noi vogliamo

con gran pompa celebrar.

Che si chiamino i parenti,

che s'invitino gli amici,

che vi siano gli strumenti.

Che si suoni, che si canti.

Tutti quanti han da brillar.

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo

Gabinetto.

Geronimo
 

Questa è ben curiosa!

Geronimo
<- Conte

[N. 11 - Duetto]

Geronimo e Conte
Se fiato in corpo avete
Conte
Geronimo ->

Per fare ch'Elisetta mi ricusi

Conte
<- Paolino

Paolino
Conte ->

Ecco che or ora scoppia

Paolino
<- Fidalma

[N. 12 - Terzetto]

Paolino, Fidalma, poi Carolina
Sento, oimè, che mi vien male
Paolino, Fidalma
<- Carolina
Fidalma, Carolina
L'amore e il contento
Paolino, Carolina
Fidalma ->
 
Paolino, Carolina
<- Fidalma
 
Paolino, Carolina
Fidalma ->

Vanne, vanne: la séguita

[N. 13 - Aria]

Carolina
Paolino ->

Fuggir? Palese al mondo

Carolina ->

Appartamenti.

Elisetta
 

Qua nulla si conclude

Elisetta
<- Conte

[N. 14 - Aria]

Conte e Elisetta
Son lunatico bilioso
Elisetta
Conte ->

Potea parlar quell'anima incivile

Elisetta
<- Fidalma

Elisetta, Fidalma
<- Geronimo

Ebben? Sei persuasa

[N. 15 - Terzetto]

Elisetta, Fidalma e Geronimo
Cosa farete? Via, su, parlate
Geronimo
Fidalma, Elisetta ->

In un ritiro? E perché in un ritiro

Geronimo
<- Carolina

Son risoluta io stessa

Carolina
Geronimo ->

E possono mai nascere

[N. 16 - Recitativo accompagnato]

Come tacerlo poi, se in un ritiro

Carolina
<- Conte

Dove, dove mia cara

Carolina, Conte
<- Fidalma, Elisetta, Geronimo

Còlti vi abbiam

[N. 17 – Quintetto]

Carolina, Conte, Elisetta, Fidalma e Geronimo
Deh, lasciate ch'io respiri
Fidalma, Elisetta
Carolina, Conte, Geronimo ->

Sarete or persuasa

[N. 18 - Aria]

Elisetta, Fidalma ->

Sala; tavolino con quattro lumi accesi.

Geronimo, Paolino
 

Venite qua, Paolino

Paolino
Geronimo ->

E a risolversi adesso

Paolino ->
<- Conte

[N. 19 - Duetto]

Conte e Elisetta
Il parlar di Carolina
Conte
<- Elisetta
 
Conte, Elisetta ->

(resta la scena oscura)

<- Paolino, Carolina

[N. 20 - Finale II]

Paolino e Carolina
Deh, ti conforta, o cara
Carolina, Paolino ->
<- Elisetta
Elisetta (Fidalma e Geronimo da dentro)
Sotto voce qua vicino
Elisetta
<- Fidalma, Geronimo
Fidalma, Geronimo e Elisetta
Che cosa è accaduto?
Elisetta, Fidalma, Geronimo
<- Conte
Conte, Elisetta, Fidalma e Geronimo
Qui dal Conte che si vuole?
Elisetta, Fidalma, Geronimo, Conte
<- Carolina, Paolino
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena ultima
Sala che corrisponde a vari appartamenti. Nobile appartamento. Gabinetto. Sala. Gabinetto. Appartamenti. Sala; tavolino con quattro lumi accesi.
[Sinfonia] [N. 1 - Introduzione] [N. 2 - Duetto] [N. 3 - Aria] [N. 4 - Terzetto] [N. 5 - Aria] [N. 6 - Cavatina] [N. 7 - Quartetto] [N. 8 - Duetto] [N. 9 - Aria] [N. 10 - Finale I] [N. 11 - Duetto] [N. 12 - Terzetto] [N. 13 - Aria] [N. 14 - Aria] [N. 15 - Terzetto] [N. 16 - Recitativo accompagnato] [N. 17 – Quintetto] [N. 18 - Aria] [N. 19 - Duetto] [N. 20 - Finale II]
Atto primo

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