Atto secondo

 

Scena prima

Giardino nel Trastevere.
Valeria. Porfiria.

 Q 

Valeria, Porfiria

 

VALERIA

Per ammorzar l'ardor,  

che vive nel mio cor

d'un empio, d'un ribel,

deh prestatemi pietose

il vostro freddo gel

alpi nevose.

Perch'io non arda più

di chi scoperto fu

di fellonia ripien,

deh venite per pietate

ad agghiacciarmi il sen

orse gelate.

 

PORFIRIA

Senz'invitar dal più remoto polo,  

o dall'eccelse rupi, i ghiacci, e l'orsa,

com'in rapido fiume

l'onda incalza l'altr'onda,

tal da prudente core

si discaccia un ardor con altro ardore.

VALERIA

Io più non amerò: troppo mi sembra,

che mal cauto si guardi,

chi per fuggir le piaghe incontra i dardi.

PORFIRIA

Di non amar anch'io

mille volte giurai,

e mille volte a riamar tornai.

 

Scena seconda

Clodio. Floro. Valeria. Porfiria.

<- Clodio, Floro

 

VALERIA

Felice chi sa  

senza seguir amor

viver in libertà.

Insieme

CLODIO E FLORO

Beato chi sa

senza seguir amor

viver in libertà.

 

CLODIO E FLORO

Sue dure catene

non cessano mai.

VALERIA E CLODIO

Non dà se non pene.

VALERIA E FLORO

Non ha se non guai.

VALERIA

Gioire non sa.

FLORO

Languire sol fa.

Insieme

CLODIO

Penare sol fa.

VALERIA

Felice chi sa

senza seguir amor

viver in libertà.

Insieme

CLODIO E FLORO

Beato chi sa

senza seguir amor

viver in libertà.

 

CLODIO E FLORO

Bella!  

CLODIO

Ecco il mio ardor.

FLORO

Ecco 'l mio foco.

CLODIO

Soffra chi non ha cor.

FLORO

Taccia chi non ha senso.

(mettono mano alle spade per uccidersi, e si fa di mezzo Valeria)

VALERIA

Primo si fermi chi più m'ama.

CLODIO

Dunque

chi più t'ama, crudele,

soffrir deve il rival?

FLORO

Dunque il rivale

vuoi preservar di chi più t'ama, ingrata?

VALERIA

E che dirà la plebe

dell'Etruria nemica,

se invece d'impugnar brandi fedeli

per la patria, che langue

qui per un vano amor versate il sangue?

Vivete a miglior fato,

la ragion non vi bendi amor bendato.

(parte)

Valeria ->

 

CLODIO

Floro, perch'io più l'amo il brando arresto.  

FLORO

Io perché l'amo più non ti molesto.

(parte)

Floro ->

 

PORFIRIA

Fermati. Ed io chi son? Che di mirarmi  

folle, ne pur ti pensi?

CLODIO

(A fé che può costei molto giovarmi.)

Confesso non osai.

PORFIRIA

(Chi sa, ch'io non li piaccia.)

CLODIO

E non sperai

sì lieta sorte.

PORFIRIA

Non ottien chi tace,

chi pretende dimanda.

(A fé, che vettovaglia amor mi manda.)

CLODIO

Or che sperar poss'io? Che mi prometti?

PORFIRIA

Soavissimi affetti.

CLODIO

O me felice!

PORFIRIA

E se tacer saprai

baci, ed amplessi avrai.

CLODIO

Eh mi burli.

PORFIRIA

Se io mento

mi copra or ora il ciel d'eterno oblio.

CLODIO

Dunque amato son io?

PORFIRIA

E chi non t'amerebbe idolo mio.

Tu resti?

CLODIO

Di'! Chi m'ama?

PORFIRIA

Io, mia speranza.

CLODIO

E Valeria?

PORFIRIA

T'aborro.

CLODIO

Scusami non t'intesi: il tuo sembiante

ha ceffo di mezzana, e non d'amante.

Clodio ->

 

PORFIRIA

S'il veder piacer arreca,  

ma vecchiezza ognun rifiuta,

saria meglio farsi cieca,

che non è venir canuta.

Se vecchiezza tanto ingombra,

ch'ogni senso gl'è nemico

saria meglio l'esser ombra,

ch'esser corpo tanto antico.

Porfiria ->

 

Scena terza

Elisa vestita d'abito servile, lavorando con la zappa il giardino. Vitellia.

<- Elisa, Vitellia

 

ELISA

Dure glebe io pur vi frango:  

ma s'indura 'l mio destino

più ch'io peno, e più che piango.

Io vi svello erbe crescenti,

ma non tronca irato cielo

le radici a' miei tormenti.

 

VITELLIA

Deh cessa o madre: e la fatica ingiusta  

mi partecipa alquanto,

e tu respira, e ti solleva intanto.

(Vitellia vuol levar la zappa ad Elisa, ella non vuole)

ELISA

No, no viscere mie.

VITELLIA

Sì, sì mia genitrice.

ELISA

No, che questi sudori,

ch'il ciel stillar mi vede

imperlano la fronte alla mia fede.

VITELLIA

Sì: che diventa a chi sostien costante

la fortuna nemica

un gioco pueril sin la fatica.

 

Scena quarta

Milo. Orazio. Elisa. Vitellia.

<- Milo

 

MILO

Se 'l favellarti Elisa,  

non v'è chi noti, Orazio a te se n' viene.

ELISA E VITELLIA

Dov'è?

 

<- Orazio

VITELLIA

Padre!  

ELISA

Signore!

ORAZIO

Figlia! Mio bene!

Ah ben conosco in queste

amarezze servili

l'altrui viltà, la tua costanza, e 'l cielo

incrudelito. Ma tu piangi. Oh dio!

Perché i bei rai mi celi?

E se tanto aborrisci

fortuna rea, ch'ogni mia mal arreca,

perché l'imiti poi col farti cieca?

Lascia veder quai lampi

torbido 'l ciglio scocchi

tu se 'l mi' amor senza bendarti gl'occhi.

ELISA

Mio nume.

MILO

Fuggi, fuggi, arriva Ismeno.

VITELLIA

O cieli!

ELISA

Oh dèi!

MILO

S'egli di te s'avvede

non è per me sicuro

l'abisso più profondo.

ORAZIO

Quant'ho nemico 'l ciel! (Qui mi nascondo.)

 

Scena quinta

Ismeno. Elisa. Vitellia. Milo. Orazio nascosto.

<- Ismeno

 

ISMENO

Neppur mi guarda.  

VITELLIA

(Barbaro.)

ELISA

(Inumano.)

ISMENO

Milo?

MILO

Signore.

ISMENO

Tenta piegar costei:

di', che ceda, o repugni,

possederla ho risolto.

Fingerò di partir, ma qui t'ascolto.

(si nasconde)

MILO

Signor non so.  

ISMENO

Ubbidisci.

MILO

(Affé ci sono. Eh oh che veggio! Orazio

non è di qui partito!)

(Ismeno in disparte con cenni stimola Milo a parlar ad Elisa, onde segue Milo a dire di lui)

 

(Dell'ingresso ardente

dell'infernal Cocito

sembra 'l dragon custode.)

(Ismeno gl'accenna sdegnoso che li parli, onde egli dice piano a lui)

 

Ora comincio.

(va verso Elisa, poi timoroso dice verso dove sta Orazio)

Affé ch'Orazio m'ode.

(poi tremando dice ad Elisa)

D'Ismeno (oh maledetto)

deh gradisci l'affetto, e così l'ire

del tuo destino ammorza.

(poi dice piano verso Orazio)

Signor non t'adirar lo fo per forza.

ELISA

Bifolco vil, dai solchi, e dagl'aratri

chi di mezzan t'indusse

all'esercizio indegno?

ORAZIO

(O dolcissimo sdegno!)

ISMENO
(piano a Milo)

Segui, segui che tardi?

MILO

(Oh, lo potessi avvelenar coi guardi.)

(poi timoroso dice ad Elisa)

E che sarebbe Elisa

compiacerlo una volta?

(Signor parlo così perch'ei m'ascolta.)

ELISA

(gli vuol dare con la zappa)

Seppellisci malnato

i sensi abominosi.

ISMENO

Ferma. Tanto odiosi  

ti sono i preghi? E che saran gl'insulti?

ELISA

I vermigli virgulti

son molli in grembo a Teti,

ma se li scopre avara mano all'Etra

sanno, acciò non li turbi

l'aria nemica, trasformarsi in pietra.

ISMENO

Che follie? Che chimere?

Son amante.

ELISA

Son moglie.

ISMENO

Marte mi ti concesse.

ELISA

E onor mi toglie.

ISMENO

Alle dure ripulse

succederan le pene.

ELISA

Seminerai nell'infeconde arene.

ISMENO

Ti vincerà il tormento.

ELISA

Erri: tanto sarebbe

percoter l'aria, e flagellar il vento.

ORAZIO

(Della costanza sua parto contento.)

(parte)

Orazio ->

 

ISMENO

E che più m'avvilisco?  

(va per abbracciar Elisa)

Io voglio.

ELISA

Ferma iniquo.

ISMENO

Che ferma?

ELISA

Griderò.

ISMENO

Chi fia che t'oda?

ELISA

Il cielo, se non altri.

ISMENO

È assai lontano.

ELISA

Ti giungerà coi fulmini.

VITELLIA

Inumano,

che fai?

ELISA

Lasciami furia.

(Ismeno le dà uno schiaffo, e parte)

Ismeno ->

 

VITELLIA

Crudo, perfido.  

MILO

Cieli, e non si muove

il giusto sdegno vostro.

VITELLIA

Empio, demone, mostro.

ELISA

Quest'ingiurie son sfregi alla mia fede,

e tal dalle percosse

di giusta cetra l'armonia procede.

(Elisa siede, e prende in braccio la figlia)
 

Dolce gioia del mio core  

un sol bacio, ch'io ti porgo

m'addolcisce ogni dolore.

Lungi vola dal mio petto

ogni pena nel baciarti

caro labbro pargoletto.

 
(torna Ismeno, e prende Vitellia)

<- Ismeno

VITELLIA

Ahimè.  

ISMENO

Lascia.

ELISA

Perché?

ISMENO

Non tocca a' vinti

chieder ragione al vincitor.

ELISA

Tiranno

ferma: oh dio.

VITELLIA

Madre aita.

ELISA

Sì barbaro furore

da chi apprendesti mai?

ISMENO

Dal tuo rigore.

(parte)

Ismeno, Vitellia ->

 

ELISA

Uccidimi piuttosto, sì ti prego, e pria,  

ch'allontanarmi dalla cara prole,

negami l'aria, e mi contendi il sole.

 

E qual delitto, o ciel, commisi mai,  

che sostener mi fai

di Tizio 'l rio dolore

lasciarmi in vita, e sradicarmi 'l core!

Dimmi di qual misfatto il senso ho reo,

che sebben di Tifeo

non ebbi l'empio ardire

grave monte di pene è 'l mio martire!

Elisa, Milo ->

 

Scena sesta

Orazio.

<- Orazio

 
(torna credendo ritrovar la moglie)

 

Partì la mia diletta: invan io torno  

qualunque volta arrivo

a scior le labbra, per indur Elisa

a fuggir meco, tronca

sorte importuna i fiati;

così desio mi strugge,

e a Tantalo simile,

quand'ho l'onda vicina allor mi fugge.

Ditemi, siete voi,

crudelissimi numi,

ch'il nodo che stringeste, ora sciogliete?

Ditemi, dall'avare

vostre rapine il mio tesoro è invaso?

O ciò, ch'uniste voi, disgiunge il caso?

 

Della linea degl'amori    

chi sciogliendo i punti va!

E del centro di due cori

chi divide l'unità!

Chi discioglie questo nodo,

che sì stretto amor unì,

potrebb'anco, in egual modo,

disunir il sol, e 'l dì.

S

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Orazio ->

 
 

Scena settima

Sala con trono regale nel Trastevere.
Muzio con Guardie. Poi Porsenna, e Tarquinio.

 Q 

Muzio, guardie

 

MUZIO

Se parca intempestiva  

il mio stame vital

troncar dovrà,

pur ch'il mio nome viva,

acerbo il dì fatal

non mi sarà.

Se meco all'ombre ignude

la memoria di me

non condurrò,

alla fatal palude

con non irato piè

mi volgerò.

 

<- Tarquinio, Porsenna

TARQUINIO

Ecco l'empio.  

PORSENNA

Volò dalla tua mano

la micidial saetta?

MUZIO

Sì.

PORSENNA

Che t'indusse a ciò?

MUZIO

L'esser romano.

TARQUINIO

E ribel ti fingesti? E sotto il velo

d'amicizia bugiarda, e fraudolente

la morte de' nemici

così rubando vai?

MUZIO

Un nemico ingannar, virtù stimai!

PORSENNA

Ti stancheran le pene.

MUZIO

Dimmi, che stancheranno?

Quest'union di polve,

questa mole di linee, e d'ombre adorna!

Ch'alfin uscì dal nulla, e in nulla torna?

PORSENNA

Farò da fiamme ultrici

arder la destra.

MUZIO

Di quel foco il lume

la memoria di me farà più chiara.

PORSENNA

Avrai la morte.

MUZIO

Per la patria è cara.

PORSENNA

(Giunge Valeria.) Alquanto

il reo mi s'allontani,

e fiamme ubbidienti ardano intanto.

 
(partono le guardie con Muzio, e parte Tarquinio)

guardie, Muzio, Tarquinio ->

 

Scena ottava

Valeria, che ancora crede Muzio ribelle alla patria. Porsenna.

<- Valeria

 

VALERIA

Per me  

speranza

non v'è:

chi tradì

i Penati, e se n' fuggì,

come può serbarmi fé?

Per me

speranza

non v'è.

(Porsenna sente questi soli versi)
 

PORSENNA

E per me v'è speranza idolo mio,  

ch'amor giammai t'accenda?

VALERIA

Quanto si può sperar, ch'il grave ascenda.

 

PORSENNA

Così bella, e spietata!  

Da qual gioco inaccesso

l'invecchiate pruine, o 'l gel più adulto

scelse rozza natura

per circondarti 'l cor, rupe animata?

Così bella, e spietata!

Né già te l'onda insana

del mar produsse, né dell'orsa algente

il più inospito clima

tra le fasce indurò l'alma gelata.

Così bella e spietata!

 

VALERIA

Vuoi tu ch'ami un nemico? Amansi insieme  

i contrari elementi?

PORSENNA

Se d'amarmi consenti,

di Marte strepitoso

farò tacer le trombe.

VALERIA

Dunque il giusto, il dovere

alla follia d'un vano amor soccombe?

E a momenti all'onesto,

senza il senso d'amante

lo spron della virtù non è bastante?

PORSENNA

Della stessa virtute

è meta 'l premio. Ascolta

d'un Roman, non volgare ai detti, al volto,

reo di morte tenera,

ti darò in don la vita,

se non mi neghi amor.

VALERIA

Mora s'è giusto:

né già comprar tu déi

con l'ingiustizia tua gl'affetti miei.

PORSENNA

(Ch'inesorabil cor! Più, che gl'accenti

moveran forse l'opre.) Olà si porti

la fiamma, e venga il reo. Né men de' tuoi

fia che pietà ti mova!

(va a sedersi nel trono, dicendo)

Tentar senza speranza anco mi giova.

 

Scena nona

Muzio. Porsenna. Valeria. Cavalieri. Soldati. Servi.

<- Muzio, cavalieri, soldati, servi

 
Si porta il fuoco per arder la mano a Muzio.
 

MUZIO

Eccomi, o re.  

VALERIA

Che miro!

MUZIO

I tuoi rigori adempi.

VALERIA

È quest'il reo?

Dunque chi a te rifugge

così ricevi?

PORSENNA

Ei finse,

né sicuro al mio fianco un duce estinse.

VALERIA

Che sento!

PORSENNA

Vivo, e sciolto

t'avrà Valeria in don, s'all'amor mio

ammollir non ricusa il cor di pietra.

Tu da lei vita, e libertade impetra.

 

VALERIA

Muzio!  

MUZIO

Valeria!

VALERIA E MUZIO

Oh dèi!

VALERIA

Leggi nel mio pallor.

MUZIO

In questi lumi

osserva.

VALERIA E MUZIO

I sensi miei.

VALERIA

Muzio!

MUZIO

Valeria!

VALERIA E MUZIO

Oh dèi!

 

PORSENNA

Valeria non rispondi?  

VALERIA

Muzio ancor nulla chiese.

PORSENNA

Chiedi Muzio.

MUZIO

Sì vile

non son io, ch'i miei giorni

le vergini del Tebro

con sozzi affetti a prolungar inviti.

PORSENNA

(O generoso cor!)

MUZIO

Bella se mai

a latino amator giurasti fede,

serbala intatta pur.

(Muzio mette la mano sul fuoco, e segue)

 

Vedi s'ho core,  

ch'ai martir si sgomenti.

VALERIA

(O cieli.)

PORSENNA

Ferma.

MUZIO

O di morir paventi.

PORSENNA

Ferma.

(scende dal trono, e segue)

S'arresti 'l pertinace.

VALERIA

(Oh dio!)

PORSENNA

Vilipeso son io

fin col disprezzo de' tormenti! E quando,

e qual temerità vider le stelle!

Del giudice esitante

prevenir l'ire, e non mature ancora

ir'incontro alle pene!

MUZIO

Errò la mano: e ben del foco è rea,

che non seguì 'l desio,

che te ferir volea. Ma d'altrettanti

congiurati latini alla tua morte,

quanti pur sono appunto,

di tre secoli gl'anni il prim'io fui.

Tutti non andran vuoti i colpi altrui.

(Porsenna si ritira in disparte in atto di considerare)

PORSENNA

Che ascolto!

(in disparte l'uno all'altra)

VALERIA

A che t'indusse

sconsigliato desio!

MUZIO

Non ti scoprir amante idolo mio.

PORSENNA

Il Tebro ha tanti eroi!

(seguono in disparte)

MUZIO
(piano)

Un momento è la vita,

un sol fiato volante

e ci ruba la morte un solo istante.

VALERIA

Mio ben.

MUZIO

Deh taci non parlar da amante.

PORSENNA

Ed io per un superbo. Eh non è giusto.

(si rivolta a Muzio)

Muzio 'l tuo cor invitto

l'ardir eccelso, e la virtù latina

più, che le numerose ampie falangi

mi combatte, e mi vince,

vivi, e libero torna,

che l'arsa man la tua costanza adorna.

VALERIA

O me beata!

PORSENNA

Al console di Roma

vattene, e di', che farò uscir le schiere

dai romani confini,

licenzierò i Tarquini,

lascerò 'l colle trionfato; e tutti

renderò i prigionieri,

mentre Valeria, che di Marte è preda,

moglie in trofeo d'amor a me conceda.

VALERIA

Misera me!

MUZIO

(Infelice

che sento! Era la morte

pena men grave assai.)

VALERIA

Senza Muzio il mio ben non vivrò mai.

PORSENNA

Così ammutisci?

MUZIO

Ammiro

il tuo gran cor. (Oh dio,

in qual di pene acerbe

labirinto son io!) Ma che più tardi?

Effeminato core!

Vinca la dolce patria, e ceda amore.

Andrò signor, e tua

sarà Valeria.

VALERIA

(Oh numi!)

Tu dunque del mio cor dispor presumi?

MUZIO

Signor sarà mia cura,

ch'il tuo voler s'adempia.

PORSENNA

Or vanne. Seco

voi partirete, ostaggi

della mia fede. Addio.

(a Valeria)

Or comprendi se t'amo idolo mio.

Porsenna, soldati, servi, cavalieri ->

 

Scena decima

Muzio. Valeria.

 

VALERIA

Tu, mentitor, tu, falso,  

mai ardesti di me? Io ti fui cara?

Sì, che mentisti, ingrato,

nel chiamarmi tuo core,

che se tuo cor io fui

sì di leggero il cor si cede altrui?

MUZIO

(Ahimè!)

VALERIA

Crudel sospiri?

Anco l'angue del Nilo

piange l'uomo, ch'uccise.

MUZIO

(Ahi che feci!)

VALERIA

Al tuo amore,

se disprezzarmi dovevi,

perché allettarmi, di'? Perché spietato?

MUZIO

Non aggiunger martire a un tormentato.

VALERIA

Muzio, vita, cor mio!

Deh mira questi lumi,

già tue lucide stelle

dall'angosce del cor fatti due fiumi,

e non ti movi, oh dio!

Muzio, vita, cor mio.

MUZIO

(Ahi che pena!) Valeria

t'adorerò regina.

Da' pur bando al dolore.

Vinca la dolce patria, e ceda amore.

Muzio ->

 

VALERIA

Dio bendato,  

nume alato,

la ferita,

che mortal mi piagò,

o risana, o morirò.

Cieco infante,

dio volante,

quell'ardore,

che vorace m'infiammò,

o s'estingua, o morirò.

Valeria ->

 

Scena undicesima

Orazio. Poi Elisa.

<- Orazio

 

ORAZIO

Con la rota d'Issione  

la mia pena cangerei,

tanto sono spietati i dolori miei.

Il gran sasso del mio duolo

pur alfin depor sperai,

ma Sisifo novel, non poso mai.

 

<- Elisa

 

Affé se n' vien Elisa.  

ELISA E ORAZIO

Per te mia luce, mio bene,

dolci mi sono i guai, liete le pene.

 

Scena dodicesima

Tarquinio. Ismeno. Elisa.

<- Tarquinio, Ismeno

 

TARQUINIO

Dunque Porsenna...  

ELISA

(Partì ahimè!)

TARQUINIO

Vilmente

trionfato dal senso...

ELISA

Ingiurioso ciel!

TARQUINIO

Rinunzia all'armi?

ORAZIO

(O destin sempre egual nel tormentarmi!)

(parte)

Orazio ->

 

ISMENO

Amor l'incatenò.  

TARQUINIO

Sì di repente

vedrò dunque cangiarsi

in amplessi gl'assalti?

L'aste sanguigne in amorose faci?

Lo strepito di Marte in suon di baci?

ISMENO

Amor nudo, e bambino

vuol inerme l'amante.

TARQUINIO

Ed io schernito

rimango! Farà Giove,

che, del cielo incontrando il giusto sdegno,

chi non difende i re, perda il suo regno.

(parte)

Tarquinio ->

 

ISMENO

Sei pertinace ancora  

rigida Elisa?

ELISA

Son fedele.

ISMENO

Alfine

sarà forza cangiarsi.

ELISA

Quando vedrò costante

del fugace Mercurio il piè fermarsi.

ISMENO

Languirai fra i tormenti.

ELISA

Ma sarà la mia fede

come di Tizio 'l core,

sempre lo strugge un mostro, e mai non more.

ISMENO

Che sofismi? Che sogni?

Son risoluto.

ELISA

Anch'io.

ISMENO

Di possederti.

ELISA

Di morir piuttosto.

ISMENO

Né fia giammai, ch'il tuo rigor si stempre?

ELISA

Chi ben odia una volta, odia per sempre.

ISMENO

(parte dicendo)

Ora m'attendi.

Ismeno ->

 

ELISA

(sola)  

All'anime rubelle

per aver martir peggiore

manca solo il mio dolore.

 
(Ismeno torna con Vitellia)

<- Ismeno, Vitellia

VITELLIA

Genitrice!  

ELISA

Cor mio!

ISMENO

Elisa, o mi compiaci, o in questo seno

immergo il ferro.

(Ismeno mostra con uno stile voler uccidere Vitellia)

VITELLIA

Ahimè!

ELISA

Spietato, oh dio!

Che fai? Che tenti? Ferma.

Apri piuttosto queste vene.

VITELLIA

Madre,

s'il mio sangue ti giova

lascia pur, ch'io lo sparga.

ELISA

(Ah, che tormento!)

ISMENO

Acconsenti, o la sveno.

ELISA

Odimi.

ISMENO

Attento

mi fermo.

ELISA

(Che risolvo? In quali estremi

di miseria son io?)

ISMENO

Tu non risolvi? Mira.

ELISA

Piano, aspetta,

che l'attonita mente

s'avvezzi ad esser empia. (Ad una figlia

l'altra succede, ma caduto onore

più non risorge!)

ISMENO

Uccido.

ELISA

No ferma. (Oh dio! Disumanata dunque

sarò.)

ISMENO

Più non aspetto.

ELISA

Barbaro, adesso. (E per non esser cruda

sarò adultera forse?)

ISMENO

Ancora tardi?

ELISA

(Cieli

dov'è un fulmine vostro?)

ISMENO

Di', mi compiaci?

ELISA

No, saziati mostro.

(parte)

Elisa ->

 

ISMENO

A mio dispetto, ahi lasso,  

o costei non ha core, o l'ha di sasso.

 
 

Scena tredicesima

Luogo solitario, che corrisponde sul Trastevere.
Porfiria. Valeria fuggendo.

 Q 

Porfiria

<- Valeria

 

PORFIRIA

Maledetta  

questa fretta

senza un poco riposar,

io non posso respirar.

Sia detto con tua pace

anco 'l tempo va lento, ed è fugace.

 

VALERIA

Il desio di fuggir da chi s'aborre  

dà l'ali al piede.

PORFIRIA

Alato

solo Mercurio ha 'l piè, ch'è dio de' furti.

VALERIA

Ed io, ch'all'inimico

rubo la libertà, ch'ei m'avea tolta,

aver deggio all'istante

quanto il nume de' ladri 'l piè volante.

PORFIRIA

Ma di varcar il Tebro

la via non scopro.

VALERIA

Qualche breve pino

di pescatrici turbe

trovar sperai, ma veggio

dalle romite sponde

rapir i baci solitarie l'onde.

PORFIRIA

Or che farem?

VALERIA

O fossi

sotto il gelido polo,

dove io ceppi di ghiaccio

incatenati i fiumi

serve di via, nel nostro clima ignota,

al passegger la superficie immota.

PORFIRIA

Io no, che non vorrei

esser là tra le brine,

troppo in odio mi son queste del crine.

VALERIA

Ma forse pigra aspetto

chi la fuga mi vieti?

Passerò l'onde a nuoto.

PORFIRIA

No: che se quanto in terra, anco fra l'acque

l'amoroso desio desti ed accresci

farai peccar di carne infino i pesci.

 

Scena quattordicesima

Clodio. Valeria. Porfiria. Coro di Soldati. Poi Floro.

<- Clodio

 

CLODIO

Bella, forse te n' fuggi?  

VALERIA

Sì: ma l'onda deserta

mi nega il varco.

CLODIO

Giace,

lontano alquanto pescareccio legno,

vieni, e all'angusta prora

non sdegnar, che ti scorga un che t'adora.

 
Soldati mandati da Porsenna dietro a Valeria.

<- soldati

 

PORFIRIA

Ahimè turba d'armati  

ci sopraggiunge.

VALERIA

Oh dio!

CLODIO

Non temer.

 
Clodio assale li Soldati, li combatte, e fuggitivi li segue.

soldati, Clodio ->

 

VALERIA

Dove fuggo? Ove mi celo?  

PORFIRIA

Per lo spavento mi si rizza il pelo.

 
Floro viene a cavallo.

<- Floro

 

FLORO

Qui ti trovo mio nume!  

VALERIA

Soccorri alla mia fuga.

FLORO

E come?

VALERIA

O son costretta

a tornar prigioniera.

PORFIRIA

Deh presto.

FLORO

All'altra sponda

ti porterà questo corsier; se pure

non temi 'l rischio.

VALERIA

Andiam, nulla pavento.

PORFIRIA

Ed io che fo?

VALERIA

Dal cielo

avrai soccorso.

(parte Valeria con Floro)

PORFIRIA

Bene.

Così va: non v'è chi aiuti

gl'anni antichi, e vilipesi,

ma diventano cortesi

per le belle insino i brutti.

 
(si vede Valeria passar per il Tevere a cavallo)

Valeria ->

 
(torna Clodio che ha scacciato i soldati)

<- Clodio

CLODIO

Che veggio? Il foco mio  

fugge per l'acque! Oh dio

Porfiria il grand'ardire

chi fomentò? Chi diede

il nuotante destriero alla fugace?

PORFIRIA

Floro.

CLODIO

L'emulo mio?

PORFIRIA

Sì, tu va' in pace.

 

CLODIO

Così appunto ai fidi amanti  

avvenir talvolta s'ode:

uno serve, e fatica, e l'altro gode.

So, ch'il cieco faretrato

spesso adopra simil frode:

uno serve, e fatica, e l'altro gode.

Clodio ->

 

FLORO

Fugge Valeria, e non intendo ancora  

io, che so del suo cor il fiero orgoglio,

come fugga per l'onde un duro scoglio.

 

Come la luce 'l sol,  

la fiamma l'ardor,

così produce il duol

nell'alme amor,

e sol, per non penar,

è rimedio il non amar.

Come de' prati i fior,

le stelle del ciel,

così è proprio d'amor

l'esser crudel.

E sol per non penar,

è rimedio il non amar.

Floro ->

 

Scena quindicesima

Porsenna. Porfiria.

<- Porsenna, guardie

 

PORSENNA

E tu pur la seguivi? Adunque rea  

sei della fuga.

PORFIRIA

Sire

anzi m'opposi, e ostai,

ma superò la rapida corrente

del giovanil desire

gl'argini del consiglio.

PORSENNA

E perché seco

non fuggisti?

PORFIRIA

Non ebbi

possibil modo.

PORSENNA

Il mezzo dunque solo

mancò, non il desio.

PORFIRIA

Ci son caduta.

PORSENNA

Pagherai le pene

dell'altrui fuga con le tue catene.

 

Se liquefatto ghiaccio  

tanto mai non vi gonfi, o vi rinforzi,

che tumide vi sforzi

dalle sponde gradite a uscir di braccio

rendete a questo loco

acque sorde, e rapaci il mio bel foco.

Ma voi, crude, e fugaci

più correte? Di Zefiro cortese

non vi baci aura dolce. Irato Borea

sol vi stanchi, e confonda

in continue percosse onda con onda.

Porsenna ->

 

PORFIRIA

(assistita dalle guardie)  

Uditemi o stelle

miratemi ahimè!

Ma sete rubelle

o misera me.

De' regni profondi

accoglimi o re,

ma tu non rispondi

o misera me!

Porfiria, guardie ->

 
 

Scena sedicesima

Campidoglio in quella parte dove si trova il tempio della dèa Vesta.
Publicola. Melvio. Due Vestali. Genti. Soldati. Popolo.

 Q 

Publicola, Melvio, 2 Vestali, genti, soldati, popolo

 

MELVIO

Saggio chi ne' perigli  

rifugge all'immortal,

che d'umani consigli

poco la forza val.

MELVIO E PUBLICOLA

Saggio chi, ne' perigli

rifugge all'immortal,

che d'umani consigli

poco la forza val.

 

PUBLICOLA

Or, ch'a' trofei nemici  

il Gianicolo cesse, e nell'interno

della patria languente

serpe l'incendio ostile, è ben prudenza,

rammemorar del venerato foco,

che qui si serba, il cui durar prescrive

la libertà latina,

la più vigile cura.

MELVIO

E di Pallade insieme,

perché de' nostri ossequi, il ciel sia pago,

qui dentro eretta, venerar l'imago.

 

2 VESTALI

Vieni, vieni,  

vedi belle

come stelle

e vivaci

quelle faci.

 
Si vede il fuoco custodito nel tempio della dèa Vesta.
 

Scena diciassettesima

Muzio. Principi toscani. Publicola. Melvio. Due Vestali. Soldati. Popolo.

<- Muzio, principi toscani

 

MUZIO

Arde la sacra fiamma  

lucida sì, che non scortese il cielo

al Tebro arride.

PUBLICOLA

Muzio

che riporti? Che optasti?

MUZIO

E perché più l'arsiccia mano ascondo?

(alza la destra abbruciata, e segue)

Vedi tu, veggia Roma, e veggia il mondo.

MELVIO E PUBLICOLA

Che rimiro!

MUZIO

Alle fiamme

stesi la man spontanea, e su mio senso

punir l'error di mal vibrato strale,

ch'al re non giunse: espressi

il nostro ardir, il suo periglio; ei, vinto,

(sia timor, o virtute)

mentre Valeria (oh dio) sposa gli sia

nunzio d'amica pace a te m'invia.

(Io son ministro della morte mia.)

PUBLICOLA

Gran cose arrechi.

MELVIO

Roma

respirerà per te.

PUBLICOLA

Se può Valeria,

con imenei felici,

l'afflitta patria coronar d'uliva

facciasi.

MELVIO

(O voce, che del cor mi priva.)

CORO DI POPOLO

Viva Muzio viva: viva.

PUBLICOLA

L'ire d'un regno intero

frena un'adusta mano, e trae dai ceppi

Roma, che già principia esser cattiva.

CORO DI POPOLO

Viva Muzio viva: viva.

 

Scena diciottesima

Valeria. Muzio. Publicola. Melvio. Vestali. Soldati. Genti. Popolo.

<- Valeria

 

VALERIA

Della patria esultante  

il giubilo s'accresca

con la mia libertà.

PUBLICOLA

Figlia.

MUZIO

Che miro!

PUBLICOLA

Come a noi vieni?

VALERIA

Generosa fuga

mi vi rende.

PUBLICOLA

A Porsenna,

che sposa ti desia,

ch'offre cortese pace al Tebro oppresso,

quest'ingiuria tu fai?

VALERIA

(Così m'accoglie

il genitor!)

MUZIO

Con novità imprudente,

mentre trattiam di pace,

così offendi, Valeria,

la ragion delle genti?

VALERIA

(Così m'incontra un amator!) E deggio

a sforzati imenei

soggettar l'alma?

PUBLICOLA

Dunque

alla patria tu sola

negherai la salute? Al re nemico

torna Muzio, e dirai,

che tutto approvo: e rendi

a lui Valeria. Vinca

il fallo suo questa bontà cortese,

che chi tratta favor non merta offese.

VALERIA

Padre.

PUBLICOLA

Vanne: si deve

con provvidi consigli

amar prima la patria, e poscia i figli.

(entra nel tempio)

Publicola, Melvio, 2 Vestali, genti, soldati, popolo, principi toscani ->

 

Scena diciannovesima

Valeria. Muzio.

 

VALERIA

Ah Muzio, ingrato Muzio!  

MUZIO

Ah Valeria adorata!

VALERIA

Che farai?

MUZIO

Morirò.

VALERIA

Pensi condurmi

al tuo rival?

MUZIO

(Oh dio!

Altrui mieto le spiche?

Altrui fabbrico 'l miele?)

VALERIA

Che rispondi crudele?

MUZIO

(Io mi condenso l'ombre

per celarmi del sole

il benigno riflesso?

Io son del mio tesor ladro a me stesso!)

Come poss'io, Valeria,

perché tronchi 'l mio stame

dalla forbice a Cloto? (Ah senso frale,

a che pieghi? Ove vai?)

Vieni Valeria, e non parlarmi mai.

VALERIA

Ch'io non parli, spietato? Insino un marmo

tocco dai rai del sole

parlò. Voci canore

sparge morendo il bianco cigno, ed io

non posso agonizzante

dolermi d'un crudel, d'un empio amante?

MUZIO

Oh dio, morir mi fai!

Vieni Valeria, e non parlarmi mai.

 

Scena ventesima

Publicola. Melvio. Soldati. Genti. Popolo tornano fuori del tempio, e partono. Pallade e Coro di suoi Seguaci. Venere. Coro d'Amorini in aria.

<- Publicola, Melvio, 2 Vestali, genti, soldati, popolo, principi toscani

 

PUBLICOLA

Placan nume adirato  

riverenti preghiere.

MELVIO

E già fur viste

fermar il sole, immobilir le sfere.

 

Publicola, Melvio, 2 Vestali, genti, soldati, popolo, principi toscani, Muzio, Valeria ->

<- Pallade, otto seguaci di Pallade, Venere

PALLADE

Negar non sa  

invocata,

supplicata deità.

L'aspetto feroce

di fiera Bellona,

ch'a Roma già nuoce

cangiar si vedrà.

Negar non sa

invocata,

supplicata deità.

VENERE

Un dardo d'amore

gli sdegni frenò,

di Marte l'ardore

sua face placò,

onde solo amor giocondo

e delizia del ciel, pace del mondo.

 

PALLADE E VENERE

Elmi, e loriche,

aste, e bandiere

in cetre amiche

cangiate o schiere:

e ogni mio seguace

tosto principi a festeggiar la pace.

 
Otto Seguaci di Pallade usciti dalla sua nube, formano il ballo in terra: e 6 Amorini ballano in aria.

<- sei amorini

sei amorini ->

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Giardino nel Trastevere.

Valeria, Porfiria
 

Senz'invitar dal più remoto polo

Valeria, Porfiria
<- Clodio, Floro
Valeria, Clodio e Floro
Felice chi sa

Bella! / Ecco il mio ardor

Porfiria, Clodio, Floro
Valeria ->

Floro, perch'io più l'amo

Porfiria, Clodio
Floro ->

Fermati. Ed io chi son?

Porfiria
Clodio ->
Porfiria ->
<- Elisa, Vitellia

Deh cessa o madre: e la fatica ingiusta

Elisa, Vitellia
<- Milo

Se 'l favellarti Elisa

Elisa, Vitellia, Milo
<- Orazio

Padre! / Signore! / Figlia! Mio bene!

(Orazio nascosto)

Elisa, Vitellia, Milo, Orazio
<- Ismeno

Neppur mi guarda / Barbaro / Inumano

(Ismeno si nasconde)

Signor non so / Ubbidisci

(Ismeno si rivela)

Ferma. Tanto odiosi

Elisa, Vitellia, Milo, Ismeno
Orazio ->

E che più m'avvilisco?

Elisa, Vitellia, Milo
Ismeno ->

Crudo, perfido / Cieli, e non si muove

Elisa, Vitellia, Milo
<- Ismeno

Ahimè / Lascia / Perché?

Elisa, Milo
Ismeno, Vitellia ->

Uccidimi piuttosto, sì ti prego

Elisa, Milo ->
<- Orazio

Partì la mia diletta: invan io torno

Orazio ->

Sala con trono regale nel Trastevere.

Muzio, guardie
 
Muzio, guardie
<- Tarquinio, Porsenna

Ecco l'empio / Volò dalla tua mano

Porsenna
guardie, Muzio, Tarquinio ->
Porsenna
<- Valeria

E per me v'è speranza idolo mio

Vuoi tu ch'ami un nemico? Amansi insieme

Porsenna, Valeria
<- Muzio, cavalieri, soldati, servi

(si porta il fuoco per arder la mano a Muzio)

Eccomi, o re / Che miro!

Valeria non rispondi?

(Muzio mette la mano sul fuoco)

Vedi s'ho core

Valeria, Muzio
Porsenna, soldati, servi, cavalieri ->

Tu, mentitor, tu, falso

Valeria
Muzio ->
Valeria ->
<- Orazio
Orazio
<- Elisa

Affé se n' vien Elisa

(Orazio si nasconde)

Orazio, Elisa
<- Tarquinio, Ismeno

Dunque Porsenna / Partì ahimè!

Elisa, Tarquinio, Ismeno
Orazio ->

Amor l'incatenò / Sì di repente

Elisa, Ismeno
Tarquinio ->

Sei pertinace ancora

Elisa
Ismeno ->

All'anime rubelle

Elisa
<- Ismeno, Vitellia

Genitrice! / Cor mio!

Ismeno, Vitellia
Elisa ->

A mio dispetto, ahi lasso

Luogo solitario sul Trastevere.

Porfiria
 
Porfiria
<- Valeria

Il desio di fuggir da chi s'aborre

Porfiria, Valeria
<- Clodio

Bella, forse te n' fuggi?

Porfiria, Valeria, Clodio
<- soldati

Ahimé turba d'armati

(Clodio combatte i soldati)

Porfiria, Valeria
soldati, Clodio ->

Dove fuggo? Ove mi celo?

Porfiria, Valeria
<- Floro

(Floro viene a cavallo)

Qui ti trovo mio nume!

(si vede Valeria passar per il Tevere a cavallo)

Porfiria, Floro
Valeria ->
Porfiria, Floro
<- Clodio

Che veggio? Il foco mio

Porfiria, Floro
Clodio ->

Fugge Valeria, e non intendo ancora

Porfiria
Floro ->
Porfiria
<- Porsenna, guardie

E tu pur la seguivi? Adunque rea

Porfiria, guardie
Porsenna ->
Porfiria, guardie ->

Campidoglio in quella parte dove si trova il tempio della dèa Vesta.

Publicola, Melvio, 2 Vestali, genti, soldati, popolo
 
Melvio, Publicola
Saggio chi ne' perigli

Or, ch'a' trofei nemici

Due vestali
Vieni, vieni

(si vede il fuoco custodito nel tempio della dèa Vesta)

Publicola, Melvio, 2 Vestali, genti, soldati, popolo
<- Muzio, principi toscani

Arde la sacra fiamma

Publicola, Melvio, 2 Vestali, genti, soldati, popolo, Muzio, principi toscani
<- Valeria

Della patria esultante

Muzio, Valeria
Publicola, Melvio, 2 Vestali, genti, soldati, popolo, principi toscani ->

Ah Muzio, ingrato Muzio!

Muzio, Valeria
<- Publicola, Melvio, 2 Vestali, genti, soldati, popolo, principi toscani

Placan nume adirato

Publicola, Melvio, 2 Vestali, genti, soldati, popolo, principi toscani, Muzio, Valeria ->

(Pallade sopra una nube, che s'aggrandisce, ed occupa buona parte della scena; Venere sopra un'altra nube)

<- Pallade, otto seguaci di Pallade, Venere
Pallade e Venere
Negar non sa
Pallade, otto seguaci di Pallade, Venere
<- sei amorini

(i seguaci di Pallade formano il ballo in terra; gli amorini ballano in aria)

Pallade, otto seguaci di Pallade, Venere
sei amorini ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima
Tevere con il ponte Sublicio. Foro romano. Trastevere, piazza d'armi con padiglioni. Tempio di Giano in Roma. Qui sarà aperto un luogo dov'è la statua di Giano con altre otto. Giardino nel Trastevere. Sala con trono regale nel Trastevere. Luogo solitario sul Trastevere. Campidoglio in quella parte dove si trova il tempio della dèa Vesta. Stanze in un palazzo nel Trastevere. Quartieri di soldati nel Trastevere. Logge deliziose, con stanze nel Trastevere. Sala reale in Roma.
Atto primo Atto terzo

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