Atto terzo

 

Scena prima

La piazza della Fortezza.
Trasimede, Oresde.

 Q 

Trasimede, Oresde

 

TRASIMEDE

Che paventi, che tremi?  

ORESDE

Chi paventa, chi trema?

TRASIMEDE

Ti vedo sbigottito.

Il cammino seguiam con piede ardito.

ORESDE

Fermati, ohimè signore

m'ammazza un batticuore,

esser vorrei digiuno

di sì amara bevanda e medicina

vedo la mia ruina.

TRASIMEDE

Coraggio amico Oresde,

già vicina è l'uscita

l'anima tramortita

ravviva omai ravviva oh come grande

ti vo' far, giunto al regno.

ORESDE

Su tripartito legno

per mia, per mia sciagura,

d'innalzarmi purtroppo ho gran paura.

Quando incontro un soldato

par, che veda un carnefice, che porti

per far ch'in alto io stia, canapi attorti.

TRASIMEDE

Orsù più non s'indugi,

trammi da questo luogo,

movi il passo villan, se non t'affogo.

ORESDE

Pietà. Seguimi io vado

Oresde disgraziato

cammina un appiccato.

 

Scena seconda

Nemeo, Oresde, Trasimede.

<- Nemeo

 

NEMEO

Chi sei tu?  

ORESDE

Morto sono.

NEMEO

L'inferno, che sostienti

è Caonio, e straniero, ove si va?

TRASIMEDE

Siamo agresti fratelli, io son ferito,

e del mio debol piede appoggio, e duce

alla patria capanna ei mi conduce.

ORESDE

È questo il vero, se vuoi, ch'io giuri, giuro.

O se vado in sicuro

voglio fortuna mia,

appender mille voti

alla tua cortesia.

NEMEO

L'egro non è villano,

troppo nobile appetito altri il palesa.

Olà soldati.

ORESDE

Ohimè.

NEMEO

Che stia lontano

fatte costui.

ORESDE

L'ho detto.

Morte, fune t'aspetto.

NEMEO

Così sprezzi languente

la cura cittadina?

Le latebre, i tormenti,

chi vuoi, che tra le selve, e tra gl'armenti

sappia cicatrizzare, e raddolcire

della cruda ferita,

così aborri la vita?

TRASIMEDE

Famoso erbario ho il padre,

ei con medici succhi in pochi giorni

farà, che saldo, e sano il fianco torni.

NEMEO

Hai tu padre.

ORESDE

Egl'è morto.

NEMEO

Eppur l'ha tuo fratello.

Che tremi esangue? Ah rustico bugiardo

così, così tu menti?

Narra, di', chi è costui senza tormenti.

TRASIMEDE

Spirto vile, e codardo

or or mi scopre.

ORESDE

Il tutto

se mi perdonerai ti narrerò.

NEMEO

Il perdono ti do.

ORESDE

Un giardiniero io sono.

Lavoro per mercede,

è colui Trasimede,

NEMEO

Trasimede?

ORESDE

Sì, sì.

NEMEO

Principe non ti valse

per il ferro fuggir veste mentita,

né di finta ferita

falso languor t'assicurò le strade.

Per le prese contrade

anelante te cerco. Or consolati

con la preda bramata andiam soldati.

TRASIMEDE

Quanto, quanto era meglio

morir da generoso;

il fato, invidioso

dell'ultime mie glorie, a morte indegna

di real cavaliero, ahi mi consegna.

Nemeo, Trasimede ->

 

Scena terza

Oresde, Corinta.

<- Corinta

 

ORESDE

Oresde, omai respira,  

passata è la tempesta,

sicura è la tua testa.

Vivo, lodato il ciel; gracchia pur gracchia

di me non ciberai brutta cornacchia.

CORINTA

Dov'è l'anima mia?

Oresde, Oresde, chi

lassa, te la rapì?

ORESDE

Costei non vidi mai

che nel petto non l'hai?

CORINTA

Ohimè lasciamo i scherzi

trammi, trammi di pene.

Trasimede, dov'è? Dov'è il mio bene?

ORESDE

Trasimede è il tuo bene? O donna infida

Oresde poverino.

Quest'è l'affetto vero, e più che fino

che giuravi portarmi?

Amor per vendicarmi

fe', che l'anima tua, cruda mia fera,

restasse prigioniera.

CORINTA

Oh traditrice guida.

Oh scellerata scorta

tu l'hai data al nemico. Oh dio son morta.

Dall'antro custodito ascendi al sole

o tartareo latrante, e con tre gole

inghiotti quest'infido:

o dallo stesso lido,

divorator de' morti,

qui qui sorga Eurinomo

a scarnar, a spolpar perfido un uomo.

Ti seguirò tra l'armi

funesta spettatrice

del tuo fato infelice.

Trasimede mio caro,

ti chiuderò quegl'occhi,

che fiamme m'avventaro.

Tronco, reciso il crine

povere esequie ti farò col pianto,

poscia morrò del tuo bel corpo accanto.

Corinta ->

 

Scena quarta

Oresde.

 

 

Credete poi credete  

amanti a' giuramenti.

I singulti, i lamenti

e le vostre carezze, o donne mie,

sono tutte bugie.

Io, che d'esser credea

solo, solo nel core,

pur in bocca non son della mia dèa.

 

Femmina ingrata va'  

s'amar non mi vuoi tu

seguir non voglio più

anch'io la tua beltà.

Femmina ingrata va'.

 

 

Ho mille, che mi pregano,  

mille, che mi lusingano;

con loro appagherò la mia lussuria,

di donne come te non s'ha penuria.

Oresde ->

 

Scena quinta

Ermino.

<- Ermino

 

Amor se vuoi giocare  

gioco quel che vuoi tu,

che non sei buon di fare,

ch'io viva in servitù.

Le tue panie fuggirò.

Che sospiri? Oh questo no,

per un viso dipinto

per un labbro, ed un sen,

il cui candor è finto,

il cui minio è velen,

pazzo dio non penerò.

Che sospiri? Oh questo no.

 

 

Trasimede, il mio principe infelice,  

per seguire due stelle, o mentecatto

del tuo torbido mar naufrago è fatto.

Vidi andar prigioniero

il meschino, e so bene

che tu, figlio d'un fabbro, iniquo arciero,

le tenaci catene

li fabbricasti sulla patria incude:

la radice de' mali in te si chiude.

Andava il poverino

afflitto, e a capo chino,

senza formar un doloroso accento.

Intenerir mi sento.

Ma perché l'alma ingombri,

Ermin di meste cure?

Non medica il dolor l'altrui sventure.

 

Meco sta  

il contento, e l'allegria.

Canto, e riso

mai da me non fia diviso.

Lieto core

sempre gode, e mai non more.

Sfondo schermo () ()

 
 

Scena sesta

Il campo degl'epiroti, attendato sulle spiagge dell'Ionio.
Eurialo, Trasimede, Diomeda, coro di Molossi.

 Q 

Eurialo, Trasimede, Diomeda, molossi

 

EURIALO

D'Astrea la destra ultrice  

ambo v'incatenò belve omicide.

Già più non vi difende, o voi divide

recinto inespugnabile, e scosceso

dagli strali d'Epiro. Il reo peccato

non può fuggir, che porta a piedi il peso,

le scuri del castigo. Invendicato

non va sangue innocente,

né che goda la colpa il ciel consente.

Oh del mio genitor anima diva,

che dell'Olimpo assisa

in luminosa fede il tutto miri,

da quei stellati giri

quaggiù rivolgi i lumi, e i sacrifici

vedi de' tuoi nemici:

le vittime, ch'io t'offro alma beata

rendino l'ira tua vinta, e placata.

TRASIMEDE

Già già ch'all'innocenza

chiude, nega l'udito empia inclemenza;

già, che morir degg'io

incolpevole, a torto; a te rivolto

adorato mio volto

ti supplico, ch'almen tranquillo, e pio

in quest'ultimo punto

del mio vital respiro, a me ti mostri,

e degl'affetti nostri

le memorie portando anco agl'Elisi,

dell'eterno, indivise

viver possiam la vita

immortale, infinita.

DIOMEDA

Che chiedi, o troppo infido, e mentitore?

L'imago, ch'hai nel core

di cui, per appagar l'occhio rubello,

formar festi il modello,

t'assisterà serena

all'agonie vicine: anzi divina

difenderà da morte il tuo mortale;

ovvero cittadina

de' regni luminosi, al patrio polo

l'anima tua porterà seco a volo.

EURIALO

Al feretro vicini i traditori

contendono d'amori.

TRASIMEDE

Ohimè così tu vuoi.

Con vane gelosie

della parca assistente

la falce già cadente

spargermi di veleno? Ah luci mie

fate, che consolato

m'acconci a teli ingiusti

con sguardi di pietà da voi mirato.

DIOMEDA

Dal tuo sleale inganno

pregne le luci di vipereo tosco

altro, che morte parturir non sanno,

non voglio avvelenarti

cruda l'esizio. Ov'è la benda? Omai

deh chiudetemi i rai.

EURIALO

Terminin le contese

arcieri i vostri strali

la coppia rea di sangue aspersa pera,

e se da fera oprò, cada da fera.

 

Scena settima

Corinta, Trasimede, Eurialo, Diomeda, coro di Molossi.

<- Corinta

 

CORINTA

Che rimiri Corinta?  

La tua speranza, cinta

di ritorte, è cadente?

Perfidissima gente,

perché sapete voi, che quei begl'occhi

d'innamorar la morte hanno possanza

i volete velar? Scocchi, pur scocchi

l'arco crudel (ma non si bendi il sole)

di Scizia i dardi, e uccida poi se puole.

Amato Trasimede

la raminga Corinta

del locro regno erede,

la tua sposa qua vedi, e se ne viene

per morir teco, e spalancar le vene.

EURIALO

Costei, costei di Locri

la principessa?

DIOMEDA

Albinda è la rivale?

Degna è ben di morir salma sleale.

TRASIMEDE

Ah Corinta, Corinta,

che t'abbracci mi nega

Amor vendicativo. Egli sdegnoso

de' miei disprezzi l'empia man mi lega.

Mira le tue vendette,

che tardate, o saette?

Non fate, ch'altri usurpi i vostri uffici:

delle mie colpe infide

la coscienza m'uccide.

EURIALO

Querelar non ti déi vergine bella

se perdi un traditor. Nel patrio soglio,

che t'ingombra il tiran, riporti io voglio.

Ma, che badate voi? Della quadrella

date il volo alle penne.

CORINTA

In questo petto

pria, ch'a lui passi il core, avrà ricetto.

 

Scena ultima

Oristeo, Eurialo, Corinta, Trasimede, Diomeda, coro di Molossi.

<- Oristeo

 

ORISTEO

Sire, che gl'innocenti  

si condannino mai

non vidi in parte alcuna, eppur vagai.

Di costoro a difesa

da region remota, e strania banda,

preregrino guerrier, il ciel mi manda.

EURIALO

Noto è 'l delitto, e in prova

di certa colpa non s'elegge il brando,

né si trova campion d'atto nefando.

Di tenerezze nova

si distrugge al calor l'anima mia.

CORINTA

Pietoso difensor Amor t'invia.

ORISTEO

Di fama mentitrice

non credete a' rapporti;

vivon, vivon i morti.

Si spezzi all'innocenza il nodo reo,

ecco il vostro Oristeo.

CORINTA, DIOMEDA E TRASIMEDE

Oristeo vive?

CORO

Oh sire.

EURIALO

Oh mio re, mio signore,

oh deplorato padre,

ti stringo pur, prostrato,

ti bacio pur questo ginocchio amato.

Ben, ben conobbe il sangue

l'ignota fonte, e simpatia ne diede

alle viscere avviso. Al nobil piede

l'eredità depongo, e di regnante

torno vassallo al genitore innante.

ORISTEO

Oh figlio sospirato,

ne' miei lunghi viaggi. Oh di me stesso

parte più cara. In questo dolce amplesso

delle sfere la gloria in me si stilla.

Ma tu raggio, e pupilla

di questi lumi idolatranti, e schiavi

del tuo vago sembiante,

perdona a un supplicante.

Sai ben, che della morte

del tuo padre diletto è rea la sorte.

Dalle tue rigidezze

disperato, cercai regni remoti,

e sotto climi ignoti

l'involontario error purgai col pianto:

volto cangiato, e manto,

a te tornai Rosmino.

E coltivando il tuo real giardino,

mi laceraro il cor spine infinite,

sana al misero tu l'aspre ferite.

DIOMEDA

Risuscita l'affetto, e nato appena,

l'ira troncando, con la fiamma in mano

il suo nemico sdegno

del mio petto dal regno

fugga, scaccia lontano.

Lusinghiero mio dolce a te mi dono

Oristeo ti perdono;

e dell'estinta face

ravvivato l'ardore

ti ripongo nel core.

ORISTEO

Salite inaspettate

di spirto, traboccato

dalla fede d'Amor, voi, voi mi fate

dall'infelicità sorger beato.

CORINTA

Consolato Oristeo

bacia la sua placata,

ed io quando abbracciata

sarò da te signore?

TRASIMEDE

Or ora, o bella

l'alma ti faccio ancella,

e mentre al sen ti stringo

pentito de' deliri, a te m'annodo.

Godi mia vita?

CORINTA

Sì mio ben, che godo.

ORISTEO

Delle vostre dolcezze

partecipe è Rosmino

illustri sposi, è in Oristeo cangiato

contro lo scellerato,

ch'usurpandoti il regno

il padre t'incatena,

voglio Corinta, che da questa arena

si drizzin l'armi. Perirà l'indegno.

CORINTA E TRASIMEDE

Generosa virtude,

o re, pari al valor in te si chiude.

EURIALO

Principi, condonate,

vi prego, alle mie furie,

da paterna pietà nacquer l'ingiurie?

ORISTEO

È scusabile il fatto,

pure l'oblio l'assorba, e in questo loco

giubili l'allegrezza, e scherzi il gioco.

 

CORINTA, DIOMEDA, TRASIMEDE E ORISTEO

Sparite,  

svanite,

tempeste, procelle,

le stelle

d'Amore

n'han morto il dolore.

 

Fine (Atto terzo)

Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo

La piazza della Fortezza.

Trasimede, Oresde
 

Che paventi, che tremi

Trasimede, Oresde
<- Nemeo

Chi sei tu? / Morto sono

Oresde
Nemeo, Trasimede ->
Oresde
<- Corinta

Oresde, omai respira

Oresde
Corinta ->

Credete poi credete

Ho mille, che mi pregano

Oresde ->
<- Ermino

Trasimede, il mio principe infelice

Il campo degl'epiroti, attendato sulle spiagge dell'Ionio.

Eurialo, Trasimede, Diomeda, molossi
 

D'Astrea la destra ultrice

Eurialo, Trasimede, Diomeda, molossi
<- Corinta

Che rimiri Corinta?

Eurialo, Trasimede, Diomeda, molossi, Corinta
<- Oristeo

Sire, che gl'innocenti

Corinta, Diomeda, Trasimede e Oristeo
Sparite, svanite
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ultima
Giardino. Bosco. Tugurio di Penia. Cortile. La reggia di Pluto. La piazza della Fortezza. Il campo degl'epiroti, attendato sulle spiagge dell'Ionio.
Prologo Atto primo Atto secondo

• • •

Testo PDF Ridotto