Atto primo

 

Scena prima

Valle ombrosa. In un lato tempietto. Qualche capanna sparsa, e il fiume Osso in lontananza.
Molti Sciti, ch'escono dal tempio giulivi, poi Indatiro, e Sozame presi per mano, indi Ermodano.

 Q 

<- sciti, Indatiro, Sozame

 

CORO

La gioia, ed il piacere  

respiri d'ogn'intorno:

un sì felice giorno

è sacro al dio d'amor.

Fra d'anime guerriere

un puro, e dolce affetto,

accende, e accresce in petto

di gloria il vivo ardor.

 

INDATIRO

D'amor la bella imago,

la figlia tua vezzosa,

oggi sarà mia sposa!

Felice alfin sarò.

SOZAME

Di questo cor gli oggetti

tu, e la mia figlia siete:

se lieti voi sarete,

figli, con voi godrò.

(abbracciandosi)

INDATIRO

Ah se a me padre sei

se figlio a te son io:

son paghi i voti miei,

che più bramar non so.

Insieme

SOZAME

Ah se a me figlio sei

se padre a te son io:

son paghi i voti miei,

che più bramar non so.

(il coro ripete; in questo:)

<- Ermodano

ERMODANO

Figlio! Amici! Gran nuove!  

Temerari stranieri, dell'Immaro

superaro i dirupi, e all'Osso in riva

di scender par, che abbian pensier.

SOZAME
(turbato)

Stranieri!

Chi fieno mai?

ERMODANO

Fra noi

alcun guerrier, che i loro campi vide,

che son persi assicura.

SOZAME
(agitato)

Persi!... Oh dèi!

Sorte crudel! Temerli ancor dovrei?

INDATIRO

De' persi il nome ti turbò? Che temi?

Calmati: qui sicuro sei: che importa

a noi l'arrivo di costoro? Un core

abbiam, che non li teme, e a questo in seno

sciogliamo a pura, amica gioia il freno.

Vieni, Sozame, a offrire questa destra,

che per te pugnerà: destra felice

ad Obeida promessa,

fedele a te, guidata dal valore,

e de' nemici tuoi scempio, e terrore.

 

SOZAME

Vengo ~ son teco: andiamo  

SOZAME E INDATIRO

Poi questi audaci a debellar vogliamo.

ERMODANO, SOZAME, INDATIRO E CORO

Se a cimentarci vengono,

questi superbi tremino:

del lor ardir si pentano:

nel scempio lor conoscano

dei Sciti il braccio, e il cor.

 
(partono Indatiro, e Sozame)

Indatiro, Sozame ->

 

Scena seconda

Ermodano, e Sciti.

 

ERMODANO

Sciti; parte di voi  

nel maggior tempio la gran pompa appresti.

Altri i sparsi compagni

a raccorre, e ad armar voli, e s'affretti:

veggano i persi arditi

tanti guerrieri, quanti sono i sciti.

(parte coi sciti)

Ermodano, sciti ->

 
 

Scena terza

Interno della capanna di Sozame. Essa è formata di giunchi, e vincigli vagamente connessi.
Obeida (ella dimostra una profonda tristezza), poi Zulma.

 Q 

Obeida

 

OBEIDA

Calma, tormenti miei;  

pace, tiranno amore:

pietà del mio dolore,

di questo cor pietà.

Ah! Tutto, oh dio! perdei...

più speme non mi resta:

la sorte mia funesta

più guai per me non ha.

 

 

Misera Obeida!  

(s'abbandona concentrata su d'un sedile di vincigli)

 

<- Zulma

ZULMA

(entra, vede Obeida sì concentrata: la compiange, poi accostandosele)

E sempre

nel duolo immersa ti vedrò? Né fia,

che un dì men triste, Obeida, ti rimiri?

Sì concentrata ognor? Sempre in sospiri?

OBEIDA
(con sentimento)

Amica! ~ Oh dio! Costume

si fe' in me la tristezza ~ Oh Zulma! Zulma!

ZULMA

Oggi, che ad Indatiro...

OBEIDA

(alzandosi con forza)

Ah taci. Il core

mi trafiggi così: oggi ~ per sempre,

più sventurata ancora,

s'è possibile mai,

io diverrò: ~ Questo mio cor ~ non sai! ~

Ah! compagnimi, amica!

Sappi, che un dì ~ nella mia patria... ~ Ah! Il padre...

(osservando)

E chi è seco? Indatiro? Ah forse è questo

il momento terribile, e funesto.

 

Scena quarta

Indatiro, Sozame, Obeida, e Zulma.

<- Sozame, Indatiro

 

SOZAME

(presentandole Indatiro)  

Ecco, figlia, il tuo sposo.

INDATIRO

Co' la mia destra, Obeida mia diletta,

un puro core, un vivo amore accetta.

Ah! Ben lieto sarò, se dal tuo labbro

udrò la mia felicità! Di', Obeida,

ami, hai caro Indatiro?

OBEIDA

Il tuo valor, le tue virtude ammiro.

INDATIRO

Sposo m'accetti?

OBEIDA

Al padre, che ti scelse,

obbedirò. Al mio dovere adempio.

SOZAME

(Non è quel cor tranquillo.)

INDATIRO

Adunque al tempio:

tu mi precedi. Incontro i Persi intanto

io vo, e son teco.

OBEIDA
(scossa)

Oh ciel! Che dici? I persi?

INDATIRO

Inorridisci!

(osservandola, essa è inquietissima)

SOZAME

(Incauto! ~ Oh mio timore!)

INDATIRO

(accostandosele)

Che vuol dir quel pallore ~ Obeida!

OBEIDA

(abbandonandosi a Zulma)

Ah! Zulma!

INDATIRO

Agitata tu sei?...

OBEIDA

(riavendosi)

No: ~ breve istante

in libertà mi lascia...

SOZAME
(marcato)

Obeida!

OBEIDA

(Oh affanno!)

INDATIRO

Sì, ~ ma al tempio verrai?

OBEIDA

Verrò.

INDATIRO

La mia felicità sarai.

 
(con trasporto baciandole una mano, che Obeida che gli lascia fremendo)

 

Oh destra adorata,  

se alfin ti possiedo,

non avvi non credo

contento maggior.

OBEIDA

La destra ~ (oh dolore!)

se brami ~ l'avrai. ~

(Ma amarti giammai

saprà questo cor.)

SOZAME

Oh figli! D'amore

la face già brilla...

(Ma l'alma tranquilla

la figlia non ha.)

INDATIRO

Quai teneri affetti

nell'anima io sento?

Frenare il contento

quest'alma non sa.

SOZAME

Quai fieri sospetti

nell'anima io sento?

Frenare il tormento

quell'alma non sa.

Insieme

OBEIDA

Quai barbari affetti

nell'anima io sento?

Frenare il tormento

quest'alma non sa.

 
(Obeida va lentamente, e affatto oppressa ritirandosi da una parte; Sozame, nell'uscire con Indatiro, le dà un'occhiata espressiva; Obeida sospira, ed entra)

Indatiro, Sozame ->

Obeida ->

 

Scena quinta

Zulma sola.

 

 

Ah, d'Obeida l'affanno  

ha profonde radici: e qual ne fia

la segreta cagion? Per Indatiro

stima in lei scorgo, e non amor. Ah, forse,

(e lei misera allora!)

ad un primiero, e disperato affetto

quell'infelice cor arde nel petto.

(parte)

Zulma ->

 
 

Scena sesta

Scoscesa montagna; è mezza ingombrata da' boschi. Vi si veggono delle capanne sparse.
Atamaro si vede discendere dall'alto della montagna con Ircano, e col suo Séguito. Alcuni de' suoi seguaci vi restano sopra: poi Indatiro con Sciti.

 Q 

<- Atamaro, Ircano, seguito di Atamaro

 

ATAMARO

Questa è dunque la Scizia?  

E qui Obeida respira! ~ In sen di queste

terribili foreste! ~

(sempre discendendo, e seco Ircano)

Fra tai selvagge, abbandonate sponde!

tanta beltà, tanta virtù s'asconde! ~

Obeida! Idolo mio! ~ Oh tu, cui sempre

tutti impegnarti i puri affetti miei,

vedi, ~ ascolta Atamaro ~ Ah! Dove sei?

 

Ah! Che all'aure i mesti accenti  

vo spargendo, sventurato!

L'eco sol quel nome amato!

S'ode intorno a replicar... ~

Come mai violento in petto

sento il core a palpitar!

Ah t'intendo! Al caro oggetto

tu vorresti, oh dio! Volar.

Ma una voce lusinghiera

dolce al cor mi scende, e dice,

che alla fin sarò felice,

che son presso a respirar.

 

 

Sì, ~ si vada.  

(incamminandosi)

IRCANO

Signor, dove t'inoltri?

ATAMARO

Vo d'Obeida a cercar; frenar non posso

più l'impazienza mia...

(incamminandosi)

IRCANO

Resta: turba di sciti a noi s'avvia.

 
Indatiro esce con molti Sciti: tutti hanno un ramo d'ulivo in mano: gli osserva, poi volgendosi ad Atamaro:

<- Indatiro, molti sciti

 

A te, stranier, cui l'oro,  

e le gemme distinguono dagli altri,

parla, di'! Che pretendi in questi luoghi?

Vieni tu a riguardarci

come uomini, ed amici? O ad insultarci?

ATAMARO

(Quanto ardir! Quale orgoglio!)

Le frontiere venuti

a visitare del persiano impero

vago desio ci prese

un popol di veder sì valoroso,

e pe' costumi suoi tanto famoso.

INDATIRO

Se questo sol desio

nella Scizia vi trasse, ebben restate:

in libertà girate

per le nostre contrade: amico sempre

lo scita è d'amistà.

ATAMARO

Noi la cerchiamo.

INDATIRO

E l'avrete da noi: più che amistade

alla vostra nazion caro legame

oggi mi stringerà.

ATAMARO
(sorpreso)

Come? Che dici?

INDATIRO

Saper ti basti, ch'io fra i più felici

oggi sarò: che dalla Persia viene

la mia felicità! ~ Ti turbi!... Forse?...

Lunge i sospetti; te leal cred'io:

rammenta sol, che se insultarci mai

tentasse un'alma ardita

vedria di che capace è il cor d'una scita.

 

 

Paventi un core ingrato,  

che l'amistà tradisce:

chi cimentarci ardisce

vinto da noi cadrà.

CORO

Chi cimentarci ardisce

vinto da noi cadrà.

INDATIRO

A te la destra intanto,

offro di pace in segno:

ed a voi tutti un segno

sia questo d'amistà.

(egli, ed i suoi compagni presentano il ramo d'olivo ai persiani)

CORO

Ed a voi tutti un segno

sia questo d'amistà.

INDATIRO

(Ah qual mai dubbio in petto

mi turba a mio dispetto?)

Ma in campo formidabile

lo scita ognor sarà.

(parte co' suoi)

Indatiro, molti sciti ->

 
 

Scena settima

Boschetto.
Zulma, indi Ircano.

 Q 

Zulma

 

ZULMA

Si vada al tempio: è questa  

l'ora della gran festa: ah sia felice

per Obeida! Una volta

che possa respirar...

(per partire in questo)

IRCANO

(uscendo)  

Ferma: m'ascolta

donna gentil...

<- Ircano

ZULMA

Che vuoi?

IRCANO

Dirmi sapresti

ove il perso sovrano ha il suo soggiorno?

ZULMA

Or non lo troveresti: co' la figlia

pe 'l gran nodo è nel tempio: se hai desio

pur di vederla, vieni al tempio: addio.

(parte)

Zulma ->

 

IRCANO

Pe 'l gran nodo Che fia? ~ S'avverta il prence.  

Vegga al tempio il suo ben: propizio amore

gli arrida alfine, e gli consoli il core.

(parte)

Ircano ->

 
 

Scena ottava

Gran tempio de' sciti. Ara accesa nel mezzo.
Sciti, e Scite. Gran sacerdote con nappo nuziale, molti altri Sacerdoti intorno all'ara.

 Q 

sciti, scite, gran sacerdote, altri sacerdoti

 

CORO

D'Imene la face  

serena risplenda,

quell'anime accenda

un tenero ardor.

E provino pace,

piaceri innocenti

gli sposi contenti

nel seno d'amor.

(al finire del coro escono Ermodano, Indatiro, Sozame, Obeida, e Zulma, poi Atamaro, e Ircano)

<- Ermodano, Indatiro, Sozame, Obeida, Zulma

 

OBEIDA

(Vittima miserabile  

d'un avverso destino, del dovere,

povero cor, ad immolarti io vengo.)

ERMODANO

Figli: ecco l'ara. I vostri

solenni giuramenti,

giusta il sacro costume

offerite sinceri al sommo nume.

SOZAME

Dalla paterna mano,

figlia, lo sposo tuo ricevi.

OBEIDA

(Oh pene!

Fiero istante per me!)

INDATIRO

Vieni, mio bene.

(s'accosta all'ara)

Alla mia patria, ai genitori, ai numi,

a me medesmo, al caro oggetto io giuro.

(prende il nappo)

(E veleno mi sia questo liquore,

se dal mio labbro va disgiunto il core.)

Sposo sarò ad Obeida:

e sempre acceso più, sempre più fido

ne' dolci affetti miei

vivrò, combatterò, morrò per lei.

(beve, e rende il nappo al gran sacerdote: Obeida rimane immobile. Breve silenzio)
 

ERMODANO

E tu non giuri, Obeida?  

SOZAME

Figlia!...

INDATIRO

Sposa!

OBEIDA

Eccomi: (oh dio!) Io pur la fronte, o dèi,

(riavendosi)

piego alle vostre auguste leggi, e sacre...

e ad Indatiro... (ohimè!) Fede...

(ah non reggo...) eterna giù...

(mentr'è per prendere la tazza, Atamaro si fa largo fra i sciti, e s'avanza)

<- Atamaro, Ircano

ATAMARO

Qual festa!...  

(Obeida lo riconosce, e lasciandosi cadere il nappo sviene quasi tra le donzelle scite)

OBEIDA

Oh dèi! Che veggo!

 

TUTTI
(fuorché Obeida, in analoghe attitudini, e sentimento)

Ah! Che avvenne? Qual terrore  

l'infelice opprime, e assale!

Qual ferale altro pallore!

Che vuol dire? Che sarà?

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INDATIRO

Obeida! Obeida mia! ~  

SOZAME

(Terribile momento!)

ATAMARO
(ad Ircano)

Obeida è quella:

è d'essa... è lei...

IRCANO

Ti frena, e pensa almeno

al luogo dove sei.

ATAMARO

Ah non vedo, non sento altro, che lei.

ERMODANO

Quanti pensier! ~ sarebbe mai! ~ Potrebbe! ~

SOZAME

Figlia! Mia cara figlia!

ZULMA

Amica!

INDATIRO

Obeida!

OBEIDA

(Misera me!)

ATAMARO

(ad Ermodano, Indatiro, che non gli abbadano)

Di', che le avvenne? ~ Questa...

(ad Obeida)

Ti rinfranca ~ che fu?

OBEIDA

(Voce funesta!)

(riavendosi)

Oh padre! Oh padre mio! ~

(espressivamente)

Doglia improvvisa

m'oppresse il cor: una crudele idea

di passate sciagure. ~ Or però sento,

che cessando mi va.

(ad Indatiro fingendo calma)

Io sono adesso,

vedi, tranquilla. ~ (Ah disperata invece.)

Ah perché in tal momento

perché, spietati dèi!

Accrescer, rinnovar gli affanni miei?

 

 

Fredda man mi stringe il core...  

di terrore ho ingombro il seno...

ah venisse morte almeno

le mie pene a terminar.

(affettando ilarità)

No, per me non v'affannate...

(al padre)

Frena il duolo.

(ad Indatiro)

Il cor serena.

È cessata la mia pena,

son vicina a respirar.

CORO

Mostra l'alma invan serena,

vuol l'affanno, invan celar.

SOZAME

Figlia incauta!

OBEIDA
(sottovoce con arte)

(con passione)

Ah genitore! ~

(poi con sorriso forzato)

Indatir!...

INDATIRO

Mio ben!... Fa' core...

OBEIDA

(gira gli occhi, e veggendo Atamaro che se le accosta)

Atamar!...

ATAMARO

Sei fida ancora?

OBEIDA
(sottovoce con arte)

Ah mi sento oh dio! mancar.

(s'appoggia alle donzelle scite)

SOZAME, INDATIRO E ATAMARO

Ah, non so, che mai pensar.

OBEIDA

Ah l'eccesso di mie pene

mi trasporta a delirar.

Insoffribil mi diviene

più la vita sopportar.

Ah venisse morta almeno

tanti affanni a terminar.

CORO

Mostra l'alma invan serena

vuol l'affanno invan mostrar.

(parte con desolazione tra le donzelle scite)

Obeida, Zulma, scite, sciti, gran sacerdote, altri sacerdoti ->

 

Scena nona

Indatiro, Ermodano, Atamaro, Sozame. Ircano, dopo breve pausa.

 

ATAMARO
(ad Ircano)

Vieni, voglio seguirla.  

IRCANO

Ah pensa, ~ ah senti... ~

ATAMARO

Taci, che invan trattenermi tenti.

(parte, e seco Ircano)

Atamaro, Ircano ->

 

INDATIRO

Padre! ~ Sozame! ~ Oh dèi!  

(in tono cupo)

Qual sospetto crudel! Padre, consiglio ~

se tradito foss'io!

ERMODANO

Vieni, mio figlio...

(parte con Indatiro)

Ermodano, Indatiro ->

 

SOZAME

Ah più dubbio non v'ha. La mia sciagura  

è giunta al colmo omai.

D'Atamaro l'arrivo ~ quel momento! ~

Indatiro! ~ Ermodano! ~ I lor sospetti! ~

Atamaro! ~ La figlia! ~

Che risolver? Che far? ~ Chi mi consiglia?

 

Dèi, che nel cor leggete  

d'un padre sventurato

in sì tremendo stato

reggete questo cor.

Se è rea la figlia tremi,

davanti il Perso indegno:

di questo cor lo sdegno

sì piomberà su lor.

(parte)

Sozame ->

 
 

Scena decima

Veduta delle capanne degli sciti.
Atamaro, ed Ircano, e Persiani.

 Q 

Atamaro, Ircano, persiani

 

ATAMARO

E non saprò più di così? Degg'io  

dunque vivere in questa

incertezza funesta?

IRCANO

Calma, frena

gl'impeti di quel core...

ATAMARO

Ch'io mi freni? ~

Ma di'? Vedesti Obeida? ~ Ella mi vide,

mi riconobbe.

IRCANO

E la tua vista appunto

fu, che sì la turbò.

ATAMARO

Ah! Fosse vero!

Sperar potrei. Ma quella pompa! ~ Io fremo

a un orribil pensier... ~ Se mai! ~ Se lei! ~

Ah qui invano venuto io non sarei.

È suo padre.

IRCANO

T'accheta: alcun s'appressa.

ATAMARO

È Sozame.

IRCANO

Oh qual mostra anima oppressa.

 

Scena undicesima

Sozame con Sciti, e detti.

<- Sozame, sciti

 

ATAMARO

Oh Sozame!  

(andandogli incontro)

SOZAME
(fiero)

Atamaro!

E sei pur tu? ~ A che vieni? Che ricerchi

in questi asili di riposo, e pace? ~

Ad insultarmi ancora,

ad insidiar la figlia mia ritorni?

Per salvarla qui son: per tua cagione

è il capo mio dal padre tuo proscritto:

vieni tu stesso forse

a ricercarlo in Scizia? ~ Sciagurato!

Eccolo, è pronto il mio: Ma ti rammenta,

che sei fra sciti, e per il tuo paventa.

ATAMARO

Il padre mio, che più non è, fu ingiusto,

fu barbaro con te. T'offesi io pure;

ma perdona, Sozame. ~ A riparare

qui vengo i torti tuoi. L'aure natie

ritorna a respirar. Ne' primi onori

degnati rientrar: de' miei tesori,

della grandezza mia,

vieni, a parte ti chiamo:

formar la tua felicità sol bramo.

SOZAME

Atamaro, t'intendo. Ivan t'adopri

onde sedurmi. Dentro al cor ti leggo.

ATAMARO

Dunque?

SOZAME
(sempre fiero)

Parti.

ATAMARO

E ricusi

le offese mie?

SOZAME

Sì.

ATAMARO

Forse che non credi

sincero questo cor.

SOZAME

Lasciami...

ATAMARO

Ah cedi

almeno al pianto mio.

SOZAME

Tu no 'l versi per me. ~ M'intendi. Addio.

(per partire)

ATAMARO

Inflessibil! La tua vendetta eccede!

Ah senti, ~ Obeida!

SOZAME

(ritornando, e in tono feroce)

Audace!

E nominarla ardisci ancora?... Obeida

or più per te non è: scordarla déi.

Vanne.

ATAMARO

Lo speri invan: fu Obeida il primo,

e il solo affetto mio: l'offersi, è vero:

ma fu colpa d'amor: ma sempre in seno

quella celeste idea portai scolpita:

sempre l'amai, l'amerò sempre ~ Ah, come

io scordarla potrei?

Ah! Se il volessi ancor, no: no 'l potrei.

 

Io lasciar l'amato oggetto?  

Io scordare il mio tesoro?

Ah che troppo oh dio! l'adoro,

il dolor m'ucciderà.

No: non temo il tuo rigore:

non paventa un fido amore:

questo cor non cangia affetto,

e costante ognor sarà.

(Sozame va fremendo)

 

Non ti sdegnar: perdona

dell'ardor mio l'eccesso:

son dal dolore oppresso,

e merito pietà.

Sì quest'alma ognor fedele

al suo primo, e dolce affetto:

tremi pur con me, crudele!

adorarla ognor saprà.

(parte coi persiani)

Atamaro, persiani ->

 

SOZAME

Ah! Che pace sperar più non poss'io!  

Quel cor violento, intraprendente, acceso

di cieco, e vivo ardore

mi fa tremare: orrore

mi destan mille idee, mille perigli.

La più fatal sciagura

il torbido pensier sol si figura.

(parte)

Sozame ->

 

Scena dodicesima

Obeida, e Zulma; poi Atamaro, poi Indatiro, e Sozame, e detti.

<- Obeida, Zulma

 

OBEIDA

Che feci? Che giurai? Qual nodo strinsi  

sacro, eh indissolubile?

(s'abbandona su d'un sasso)

ZULMA

Misera! Ti compiango!

OBEIDA

Ad uno scita,

ora, Obeida orgogliosa,

dunque sei fatta sposa! Ed hai per sempre

rinunziato! Ah pensiero! Oh quale avversa,

crudel fatalità qui ti condusse!

In qual funesto istante

troppo infelice, e troppo caro amante!

ZULMA

Amica sventurata!

ATAMARO

(esce dal fondo del teatro)

Ah dove mai,

(guardando attorno)

dove la troverò?

<- Atamaro

ZULMA

Chi a noi s'appressa?

OBEIDA

(volgendosi)

Stelle! Atamar!

ATAMARO

(vedendola)

È quella. Obeida! Ah è dessa!

(con trasporto verso di lei)

OBEIDA

Qual cimento! S'eviti.

(s'alza, e va per entrare nella sua capanna)

ATAMARO
(con passione)

Tu mi fuggi! T'arresta: Obeida!

OBEIDA

(senza guardarlo)

(Oh dio!)

ATAMARO

Nemmen mi guardi? Ingrata!

OBEIDA

Mi lascia, o mio fatale

persecutor. Tu mi ritorni innanzi

per isvellermi il core.

(per partire)

ATAMARO

Odi, senti Atamar...

OBEIDA

(con passione)

Barbaro! In questo

crudo stato funesto e che puoi dirmi?

(sostenuta)

Va'... non posso ascoltarti, e no 'l degg'io.

ATAMARO

Eccomi a' piedi tuoi, bell'idol mio.

Pietade almen, se non amor, spietata!

Ti disarmi, e commova. Forse i climi,

in cui vivi, il tuo cuor reser feroce!

O cor, sol nato per amar, non puoi

tu fuorché odiar?

(tenerissimo)

De' nostri numi imago

non sai fuorché punir?

(con tutto sentimento)

I numi sanno,

Obeida, perdonar, e tu?

OBEIDA
(agitatissima)

(Che affanno!)

ATAMARO

(con tutto sentimento)

E non parli?... Ma Obeida!

OBEIDA

Ah sappi...

ATAMARO

Segui.

OBEIDA

(tremando)

Un destino tiranno...

del genitor la scelta...

un momento crudele...

ATAMARO
(ansioso)

Ebben... Parla...

OBEIDA

Indatiro... uno Scita... la mia mano...

là... nel tempio... fremendo...

ATAMARO

Taci, crudel non proseguir: t'intendo.

 

ATAMARO

E tradir potesti, infida!  

Quell'amor, che a me giurasti!

Così, ingrata! Mi serbasti

la tua man, la fedeltà?

OBEIDA

Ah! non ero adunque ancora

abbastanza sventurata!

Non chiamarmi infida, ingrata,

no, tradito il cor non t'ha.

ATAMARO

Ah! da quanti affetti il core

agitato, oppresso io sento!

Ma il maggior, più fier tormento

è che mia più non sarà.

Insieme

OBEIDA

Ah! da quanti affetti il core

agitato, oppresso io sento!

Ma il maggior, più fier tormento

è che mio più non sarà.

 
(rimangono dolenti alcun poco, in questo escono Indatiro e Sozame, il primo fremendo addita Obeida a Sozame)

<- Indatiro, Sozame

 

INDATIRO

Mira la figlia indegna...  

SOZAME

Stelle! Atamar con lei!

SOZAME E INDATIRO

Ah tanto oltraggio, o dèi!

soffrire il cor non sa.

Perfidi!

(avanzandosi)

OBEIDA

Il padre!

ATAMARO

Oh cielo!

SOZAME E INDATIRO

Audaci!

ATAMARO

Io fremo...

OBEIDA

Io gelo.

SOZAME, OBEIDA, INDATIRO E ATAMARO

Istante più funesto

di questo non si dà.

INDATIRO

(ad Obeida)

Perfida! Tu m'inganni!

(ad Atamaro)

Tu la seduci, indegno!

Tremate del mio sdegno,

temete il mio furor.

OBEIDA

(ad Indatiro)

Ah che innocente io sono...

deponi un cieco errore:

ingiusto è il tuo furore,

fedele è questo cor.

SOZAME

(ad Atamaro)

D'una famiglia oppressa

persecutore audace!

Vanne: ci lascia in pace,

fuggi: mi desti orror.

ATAMARO

(a Sozame)

Barbaro! Tu lo sai

qual ben per te perdei!

De' nostri guai tu sei,

spietato! il solo autor.

INDATIRO

(ad Atamaro)

Trema...

ATAMARO

Ti sprezzo...

SOZAME E OBEIDA

Arrestati.

(il primo ad Atamaro, e Obeida ad Indatiro)

INDATIRO E ATAMARO

(volendo assalirsi)

Ah! Il mio furor...

SOZAME E OBEIDA
(come sopra)

(il primo ad Atamaro, e Obeida ad Indatiro)

Deh placati!

INDATIRO E ATAMARO

Morte... vendetta!...

SOZAME E OBEIDA

Ah! Barbari!...

SOZAME E OBEIDA

Vi plachi il mio dolor.

Insieme

INDATIRO E ATAMARO

M'irrita il suo dolor.

SOZAME E OBEIDA

Quante smanie! Quanti affetti!

Quanti affanni! Quai sospetti!

Dall'amore dal furore

vacillando il cor mi va.

CORO
I

Quante smanie! Quanti affetti!

Quanti affanni! Quai sospetti!

Ah! Amore, ed il furore

vacillar quell'alme fa.

Insieme

INDATIRO E ATAMARO

Quante smanie! Quanti affetti!

Quanti affanni! Quai sospetti!

Dall'amore dal dolore

vacillando il cor mi va.

CORO
II

Quante smanie! Quanti affetti!

Quanti affanni! Quai sospetti!

Ah! Amore, ed il dolore

vacillar quell'alme fa.

 
(Sozame prende per mano Obeida, e la conduce nella capanna; Indatiro la segue; Atamaro fremendo va per altra parte, il coro si disperde in varie attitudini)

Sozame, Obeida, Indatiro, Atamaro, sciti ->

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo

Valle ombrosa; in un lato tempietto; qualche capanna sparsa, e il fiume Osso in lontananza.

<- sciti, Indatiro, Sozame
Coro, poi Indatiro e Sozame
La gioia, ed il piacere
sciti, Indatiro, Sozame
<- Ermodano

Figlio! Amici! Gran nuove!

Sozame e Indatiro
Vengo, son teco: andiamo
sciti, Ermodano
Indatiro, Sozame ->

Sciti; parte di voi

Ermodano, sciti ->

Interno della capanna di Sozame: essa è formata di giunchi, e vincigli vagamente connessi.

Obeida
 

Misera Obeida! / E sempre

Obeida
<- Zulma

Obeida, Zulma
<- Sozame, Indatiro

Ecco, figlia, il tuo sposo

Indatiro, Obeida e Sozame
Oh destra adorata
Obeida, Zulma
Indatiro, Sozame ->
Zulma
Obeida ->

Ah, d'Obeida l'affanno

Zulma ->

Scoscesa montagna; è mezza ingombrata da' boschi; vi si veggono delle capanne sparse.

<- Atamaro, Ircano, seguito di Atamaro

Questa è dunque la Scizia?

Sì, si vada / Signor, dove t'inoltri?

Atamaro, Ircano, seguito di Atamaro
<- Indatiro, molti sciti

A te, stranier, cui l'oro

Atamaro, Ircano, seguito di Atamaro
Indatiro, molti sciti ->

Boschetto.

Zulma
 

Si vada al tempio: è questa

Zulma
<- Ircano

Ferma: m'ascolta

Ircano
Zulma ->

Pe 'l gran nodo Che fia? S'avverta il prence

Ircano ->

Gran tempio; ara accesa nel mezzo.

sciti, scite, gran sacerdote, altri sacerdoti
 
sciti, scite, gran sacerdote, altri sacerdoti
<- Ermodano, Indatiro, Sozame, Obeida, Zulma

Vittima miserabile

(breve silenzio)

E tu non giuri, Obeida? / Figlia! / Sposa!

sciti, scite, gran sacerdote, altri sacerdoti, Ermodano, Indatiro, Sozame, Obeida, Zulma
<- Atamaro, Ircano

Qual festa! / Oh dèi! Che veggo!

Obeida! Obeida mia!

Ermodano, Indatiro, Sozame, Atamaro, Ircano
Obeida, Zulma, scite, sciti, gran sacerdote, altri sacerdoti ->

Vieni, voglio seguirla / Ah pensa, ah senti

Ermodano, Indatiro, Sozame
Atamaro, Ircano ->

Padre! Sozame! Oh dèi!

Sozame
Ermodano, Indatiro ->

Ah più dubbio non v'ha. La mia sciagura

Sozame ->

Veduta delle capanne degli sciti.

Atamaro, Ircano, persiani
 

E non saprò più di così? Degg'io

Atamaro, Ircano, persiani
<- Sozame, sciti

Oh Sozame! / Atamaro!

Ircano, Sozame, sciti
Atamaro, persiani ->

Ah! Che pace sperar più non poss'io!

Ircano, sciti
Sozame ->
Ircano, sciti
<- Obeida, Zulma

Che feci? Che giurai? Qual nodo strinsi

Ircano, sciti, Obeida, Zulma
<- Atamaro

Ah dove mai, dove la troverò?

Ircano, sciti, Obeida, Zulma, Atamaro
<- Indatiro, Sozame
Indatiro, Sozame, Obeida e Atamaro, Coro
Mira la figlia indegna
Ircano, Zulma
Sozame, Obeida, Indatiro, Atamaro, sciti ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima
Valle ombrosa; in un lato tempietto; qualche capanna sparsa, e il fiume Osso in lontananza. Interno della capanna di Sozame: essa è formata di giunchi, e vincigli vagamente connessi. Scoscesa montagna; è mezza ingombrata da' boschi; vi si veggono delle capanne sparse. Boschetto. Gran tempio; ara accesa nel mezzo. Veduta delle capanne degli sciti. Valle ombrosa. Interno della capanna di Sozame. Gran tempio. Esterni della capanna di Sozame: molte altre, bosco vicino. Vastissime grotte: nel fondo vi si vede un foro in un lato, per cui si va al fiume. Boschetto. Bosco sacro destinato ai sacrifici; simulacro della vendetta nel mezzo; ara nel mezzo, e coltello confitto...
Atto secondo

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