Atto primo

 

Scena prima

Campo di battaglia illuminato di notte. Padiglione reale ove sta Troncone ferito, appoggiato a grand'asta.
Troncone, Cino, Sivenio.

 Q 

Troncone, Cino, Sivenio

 

TRONCONE

Nostro, amici, è il trionfo. Ingo ribelle  

cadde, e la pace al nostro impero è resa.

Ruoti or la falce, e tronchi

i miei stami vitali invida parca:

quello di mie vittorie

l'ultimo è dei miei dì. Più nobil fine

non poteami dal cielo esser prescritto:

s'applauda; vissi assai, se moro invitto.

CINO

Lascia, o signor, che su le regie piume,

posta all'esame la ferita...

TRONCONE

Eh, Cino,

morire in piedi un re sol dée. Tu primo

del voler nostro interprete e custode,

prendi, su, questo foglio

chiuso dal regio impronto.

Chiamo l'erede alla corona, accresco

titoli al sangue, e alla natura applaudo.

Gli dà il testamento sigillato.

CINO

Bacio la man che a tanto onor m'innalza.

TRONCONE

E tu Sivenio, o primo

duce del campo, al cui valor tenute

di non lievi trofei son le nostr'armi,

prendi: il regal sigillo

nella tua man depongo, e tu lo rendi

a chi dovrà le leggi impor del trono.

Gli dà il sigillo reale.

SIVENIO

Chino a terra la fronte, e bacio il dono.

TRONCONE

Ma già vien meno il cor, perpetua notte

mi toglie il giorno, il favellar... m'è rotto.

Nel nuovo erede

chiedo in ultimo don la vostra fede.

 
Muore, e si chiudono l'ali del padiglione.

Troncone, Sivenio, Cino ->

 

Scena seconda

Zidiana che esce dal suo padiglione piangendo, poi Egaro.

<- Zidiana

 

ZIDIANA

Al fiero mio tormento  

par che pianga il ruscel, languisca il fiore.

 

Alma mia, fra tanti affanni  

a che giova il lagrimar?

Dopo l'impeto de' pianti

ci mostriamo più costanti,

e si pensi anco a regnar.

 

<- Egaro

EGARO

Reina, egli è ben giusto il tuo dolore,  

se perdi in un momento e regno, e sposo.

ZIDIANA

Fabbro è ognun di sua sorte: io già che seppi

il diadema acquistar, saprò serbarlo.

EGARO

Nobil, ma vana speme.

ZIDIANA

Di questo cielo i fermi poli.

EGARO

Pria che fossi reina,

sai che per me avvampar Sivenio e Cino.

ZIDIANA

Il foco

cercò sfera maggior; nel re mio sposo

alzò la fiamma e dilatò la vampa.

EGARO

Che pro? Rompono l'armi

il nodo maritale.

ZIDIANA

Ed in un punto

vergine, sposa, vedova già sono.

EGARO

A lasciar già vicina,

asceso appena, è mal gustato il trono.

ZIDIANA

Lasciar il trono? Ah, pria

mi si strappi dal sen l'alma e la vita.

Caro Teuzzon, perdona

se t'insidio l'onor della corona.

EGARO

Qual pietà, qual affetto!

ZIDIANA

Amo Teuzzone; il cielo,

che ben vedea quanto l'amassi, intatta

mi toglie al padre e mi preserva al figlio.

EGARO

Strano amor!

ZIDIANA

Vuò regnar per regnar seco,

vuò ch'egli abbia il diadema

da me, non dal suo sangue, e a me frattanto

servan le fiamme altrui. Cino s'inganni,

Sivenio si lusinghi,

e per regnar tutto si tenti alfine;

l'amante in braccio e la corona al crine.

 

EGARO

Come suol la navicella  

tra le Sirti e la procella

sospirar l'amato lido,

tal si lagna il tuo bel cor.

Gran nocchiero è il dio di Gnido,

ma nel mare della speme

a fugar l'aure serene

move i nembi reo timor.

Egaro ->

 

Scena terza

Sivenio e Zidiana.

<- Sivenio

 

SIVENIO

Ne' miei lumi, o reina,  

legger ben puoi la comun sorte e 'l danno.

ZIDIANA

(Cominci da costui l'opra e l'inganno.)

Nel regio sposo, o duce,

molto perdei. Pur, se convien ne' mali

temprar le pene e raddolcir il pianto,

sol col mio re, non mio consorte ancora,

una fiamma s'è spenta

ch'illustre mi rendea, ma non contenta.

SIVENIO

Ahimè, che più non lice all'amor mio

a quel d'una regina alzar i vanni.

ZIDIANA

I miei voti seconda, e tua mi giuro.

SIVENIO

Come?

ZIDIANA

Serbami un trono

che il ciel mi diede, e non soffrir, se m'ami,

che abbietta io serva, ove regnai sovrana.

Altri m'abbi regina,

tu m'abbi sposa. A che tacer? Che pensi?

SIVENIO

Non ascriver, s'io tacqui, il tacer mio

a rimorso o a viltà. Facile impresa

m'è una guerra svegliar dubbia e feroce;

ma agli estremi rimedi

tardi s'accorra, e giovi

tentar vie più sicure e men crudeli.

ZIDIANA

Quai sien queste?

SIVENIO

Conviene

Cino anche trar nelle tue parti.

ZIDIANA

Egli arde

per me d'amore.

SIVENIO

E per Teuzzon di sdegno.

ZIDIANA

L'odio dunque l'irriti.

SIVENIO

E l'amor lo lusinghi, o mia regina.

ZIDIANA

Mal può, perché ben ama,

gli affetti simular l'anima mia.

SIVENIO

La prim'arte in chi regna il finger sia.

ZIDIANA

Fingasi, se ti piace; e tu con Cino

primo l'opra disponi, offri, prometti.

Io, poco avvezza, intanto

seguirò l'arti; ma te sol, mio caro,

tutta fida, amorosa,

sposo e re abbraccerò, regina e sposa.

 

Tu, mio vezzoso,  

diletto sposo,

mi sii fedele,

e son contenta.

Mio sia quel core,

e del nemico

destin crudele

l'ira e il furore

non mi spaventa.

Zidiana ->

 

Scena quarta

Sivenio e Cino.

<- Cino

 

SIVENIO

Signor, te appunto io qui attendea.  

CINO

Gran duce!

SIVENIO

Poss'io scoprirmi alla tua fede?

CINO

Impegno

nel segreto il mio onor. Parla, t'ascolto.

SIVENIO

Del re l'infausta morte

è periglio comun: molti e molti anni

noi regnammo con lui. Teuzzon, suo figlio,

ci riguardò come nemici, e in noi

a gran colpa imputò l'amor del padre.

CINO

È vero; ma impotente è l'odio nostro.

SIVENIO

Siegui i miei voti, e preveniamo i mali.

CINO

Ne addita il modo.

SIVENIO

Allor ch'è vuoto il soglio,

sai che non basta al più vicino erede

il titolo del sangue.

Vuol la legge, e vuol l'uso

che lo confermi, in chiare note espresso,

il real testamento, e che deporsi

deggia in sua mano il regio impronto; or ambi

Troncon morendo a nostra fé commise.

D'ambi a nostro piacer possiam disporre,

e tor con arte il regno

a chi per noi tutto è livore e sdegno.

CINO

Ma come il foglio aprir, come il reale

carattere mentirne?

SIVENIO

Consenti all'opra, e n'assicuro i mezzi.

CINO

In chi cadranno i nostri voti?

SIVENIO

In quella

che del tuo amor fu meta.

CINO

Nella regina?

SIVENIO

Appunto.

Poi farò sì che del favor eccelso

ella il premio ti renda in farti sposo.

CINO

(Qual assalto, o mio cor!)

SIVENIO

Pensa, e trionfa

d'un inutil timore;

e soddisfa egualmente

nel tuo illustre destin l'odio e l'amore.

 

In trono assiso  

ben vince amore

con frode e core

fiera beltà;

e s'egli prega,

pregando lega

la crudeltà.

Di quel nemico

trionferà

fé lusinghiera

non più sincera,

dando l'assalto

con cuor di smalto

che fingerà.

Sivenio ->

 

Scena quinta

Cino solo.

 

 

Innocenza, ragion, vorrei che ancora  

in quest'alma regnaste;

ma s'ora deggio in sacrificio offrirvi

l'ambizïon, l'amore e la vendetta,

perdonatemi pur: mi sono a core,

più che i vostri trofei, le mie ruine,

e mi siete tiranne, e non regine.

 

Taci per poco ancora,  

ingrato cor spietato,

e lascia che favelli

di fido amante il cor.

Al bel che t'innamora

ritornerai costante,

tanto più grato amante

quanto più traditor.

 
 

Scena sesta

Luogo de' sepolcri.
Teuzzone, poi Zelinda con Séguito.

 Q 

Teuzzone

 

TEUZZONE

Ove giro il mesto sguardo  

trovo pena e trovo orrore.

 

 

Zelinda, oh dio, Zelinda,  

tanto invano aspettata

e tanto sospirata,

pur qui ti rivedrò. Sei lune, e sei

corsero già dal giorno

che nel tartaro cielo io ti lasciai.

Vieni, che qui doglioso,

sposa e amante t'attendo, amante e sposo.

 

<- Zelinda, seguito

ZELINDA

O sposo, o dolce

di quest'alma fedele unica speme;

o felice momento

che dilegui il mio affanno e il mio spavento.

ZELINDA E TEUZZONE

Lega pietoso amore

con bel nodo alma ad alma, e core a core.

 

ZELINDA

Ma qual dolor v'ha, che non lascia intero  

alla tua gioia il corso?

TEUZZONE

Negar no 'l so: il genitor mi tolse

empia immatura morte; ah, tu perdona

s'ora divide i suoi tributi il ciglio

tra gl'uffici d'amante e quel di figlio.

ZELINDA

Del tuo duol degno è il padre.

TEUZZONE

Or or con sacra

pompa verrà qui alla sua tomba il regno

per onorarne il funeral primiero.

ZELINDA

Io, se v'assenti, ad ogni sguardo ignota

ne osserverò la strana pompa e 'l rito.

TEUZZONE

Poi, quando alzato m'abbia

al comando sovrano

col pubblico voler quello del padre,

vieni sposa, ed accresci

del fausto dì col tuo bel volto i rai.

In offrirti le porpore...

ZELINDA

Eh, Teuzzone;

tutto, tutto il mio orgoglio

è regnar sul tuo cor, non sul tuo soglio.

 

Scena settima

Teuzzone, Zidiana, Cino, Sivenio, Egaro.
Popoli e Soldati cinesi dalla città con insegne reali, spoglie guerriere,
stendardi, ombrelle.

<- Zidiana, Cino, Sivenio, Egaro, popolo, soldati (I), soldati (II), soldato

 

CORO

Da gl'Elisi ove posate  

risorgete, alme reali,

e il maggior de' vostri figli,

ombre avite, ombre immortali,

d'onorar non vi sdegnate.

 

TEUZZONE

Perché l'ora più fausta al tuo riposo  

splenda, o mio genitore, arda e consumi

queste la viva fiamma

figlie di puro sol candide perle.

ZIDIANA

Io vi getto l'amare

memorie del mio amore.

CINO

Ed io le ricche

spoglie de' tuoi trionfi.

SIVENIO

Io d'ostro...

EGARO

Io d'oro...

SIVENIO

...spargo la vampa...

EGARO

...e il sacrificio onoro.

 

CORO

Da gl'Elisi ove posate  

risorgete, alme reali,

e il maggior de' vostri figli,

ombre avite, ombre immortali,

d'onorar non vi sdegnate.

Teuzzone, Zelinda, seguito, Egaro, soldati (I), popolo ->

 

Scena ottava

Zidiana, Sivenio e Cino.

 

SIVENIO
(piano, a Zidiana)

D'arte e d'inganno ecco, reina, il tempo.  

ZIDIANA
(piano, a Sivenio)

Ma te non turbi intanto

un geloso timor. Già sai ch'io fingo.

CINO

(Siete in porto, o miei voti,

se l'aureo scettro e il caro bene io stringo.)

ZIDIANA

Cino, l'amor, con cui m'è gloria al fine

ricompensar tua fede,

io non vorrei che interpretassi a fasto.

Ragion mi move ad accettar la destra

che mi ferma sul trono.

Godrò d'esser regina

per esser tua. Da quel poter, cui piacque

innalzarmi agli dèi,

cader senza tua colpa io non potrei.

CINO

Per una sorte onde m'invidii il cielo

non ricuso cimenti;

o cadrò esangue, o tu sarai reina.

ZIDIANA

Oh, come dolce allora

fia l'abbracciarti!

SIVENIO
(piano, a Zidiana)

O dio, troppo amorosa

seco favelli.

ZIDIANA
(piano, a Sivenio)

È tutto inganno, il sai.

CINO

Miglior sorte in amor chi può aver mai?

ZIDIANA

Più non s'indugi; andiamo, o prence, e svelto

cada di mano al fier Teuzzon lo scettro.

SIVENIO

Lascia ch'io teco adempia

il dover di vassallo.

CINO

Anzi d'amico.

SIVENIO

Mio re t'adoro.

CINO

In amistà t'abbraccio.

ZIDIANA

(E due cori così prendo ad un laccio.)

 

(a Cino)

Sarò tua, regina e sposa.  

(a Sivenio)

Non temere, ch'io l'inganno.

(So ben io qual fa per me.)

(a Cino)

Ama pur, bocca amorosa...

(a Sivenio)

Sebben fingo, io non l'adoro...

(Ma se fingo so perché.)

Zidiana, Cino, Sivenio ->

 

Scena nona

Zelinda sola.

<- Zelinda

 

 

Udiste, o cieli, udiste; e che far posso,  

donna sola e straniera in tal periglio?

Suggeritemi, o dèi, forza e consiglio.

Per non solite vie tentar conviene

la comune salute.

Miei fidi, si taccia

la sorte mia; voi nella reggia il passo,

cauti e occulti v'aprite. Ove fia d'uopo,

al vostro braccio avrò ricorso. Argonte

solo mi segua ove m'inspira il cielo,

e verran meco ardir, costanza e zelo.

 
Partono i Soldati e resta uno.

soldati (II) ->

 

ZELINDA

La timida cervetta,  

che fugge il cacciator,

va errando per timor

per la foresta.

Tal io colma d'affanni,

in mezzo a tanti inganni

errando vado ognor,

confusa dal timor

che il sen m'infesta.

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Scena decima

Anfiteatro preparato per la dichiarazione del nuovo imperatore, con trono reale, Popolo spettatore e sedili.
Zidiana, Teuzzone, Cino, Sivenio ed Egaro. Popolo e Soldati.

 Q 

popolo, Zidiana, Teuzzone, Cino, Sivenio, Egaro, soldati

 

SIVENIO

Pria che del morto re l'alto si spieghi  

voler sul nuovo erede,

serbar le prische leggi ognun qui giuri.

ZIDIANA

Alma bella che vedi il mio core,

sarà eterna la fé che prometto.

TEUZZONE

Anche estinto, mio padre diletto,

m'avrai figlio d'ossequio e d'amore.

SIVENIO

Col mio labbro giura il campo.

CINO

Giura Cino, e giura il regno.

(vanno a sedere)
 

 

Questo, o principi, o duci,

chiuso dal regio impronto,

è del morto Troncon l'alto decreto;

già l'apro e leggo, udite:

(legge)

«Noi, della Cina imperator, Troncone,

vogliamo -e serva di destin la legge-

che dopo noi sovra il cinese impero

passi la nostra autorità sovrana

in chi n'ha la virtù. Regni Zidiana.»

TEUZZONE

(si leva con impeto)

Zidiana?

CINO

A chiare note,

leggi, Troncone ei stesso scrisse.

TEUZZONE

Il padre?

...Regni Zidiana.

SIVENIO

Ed a Zidiana, o prence,

è supremo voler ch'io porga il sacro

riverito sigillo.

Ubbidisco, o regina, e adoro il cenno.

CORO

Viva Zidiana, viva.

 
Zidiana scende sul trono.
 

ZIDIANA

Cinesi, i re temuti

non fa il sesso, ma il core.

Norma delle mie leggi

sarà il pubblico bene. A' vostri sonni

veglieran le mie cure;

pia, giusta, e tale insomma

che non abbia a pentirsi

del suo amor, di sua scelta, il re mio sposo.

Cercherò sol nel vostro il mio riposo.

EGARO

Magnanimi pensieri!

CINO

Io primo in grado

gl'altri precedo, e voi,

gran ministri del regno,

meco giurate e vassallaggio, e fede.

EGARO

Sieguo l'invito, e l'umil bacio imprimo.

SIVENIO

Dell'armi io primo duce

rendo a' minori esempio,

e in bacio riverente il giusto adempio.

CINO
(a Teuzzone)

Principe, a che più tardi?

Suddito della legge

tu pur nascesti; a giurar vieni, e vieni...

TEUZZONE

Che vassallo? Che fede?

Cinesi, i numi invoco,

di quel trono usurpato alme custodi,

che voi siete ingannati ed io tradito.

In che errai? Quando offesi

la chiarezza del sangue,

l'amor paterno e le speranze vostre?

Ah, che solo m'esclude

l'altrui perfidia; e ch'io lo soffra? E voi

lo soffrirete? Il cielo,

protettor di ragione e d'innocenza,

meco sarà, meco sarà virtude,

meco ardir, meco fé.

Chi del giusto è amator segua il suo re.

 

Come fra' turbini  

scendono i fulmini,

fra le stragi e le ruine

sul tuo crine

questa spada, empio ribelle,

tutta sdegno piomberà.

E l'orgoglio,

atterrato a' piè del soglio,

le mie glorie segnerà.

popolo, Teuzzone, soldati ->

 

Scena undicesima

Zidiana, Cino, Sivenio ed Egaro.

 

CINO

Custodi, il contumace  

s'arresti, anzi s'uccida.

ZIDIANA

S'uccida?

SIVENIO

Sì, che puote

esser reo di più mali

l'indugio del comando.

ZIDIANA

O dèi!

EGARO

Regina,

vacilla il tuo destin s'egli non cade.

SIVENIO

Il tuo primo periglio è la pietade.

Ite veloci ad eseguire il cenno.

 

Scena dodicesima

Zelinda e suddetti.

<- Zelinda

 

ZELINDA

Fermate, iniqui, e non osate a' danni  

del vostro re volger le spade e l'ire.

E tu, donna, se brami

regnar felice, or non voler che il regno

da una colpa cominci.

CINO

(Che ardir!)

EGARO

(Che volto!)

SIVENIO

O tu, che osi cotanto,

non so se d'ira o da follia sospinta,

parla: chi sei?

ZELINDA

Tal sono,

che risponder non degno ad uom sì iniquo.

SIVENIO

Non la esenti al castigo

il poco senno, il debil sesso. A forza

tosto...

ZELINDA

Guardami, e temi

d'offender nel mio seno

le deità più sacre. Io, che ad Amida

son vergine diletta,

tutto so, tutto vedo, e l'opra mia

quasi raggio del sol vien di là sopra.

SIVENIO

In van...

ZIDIANA

Sivenio, il cielo

mai non si tenti, e in chi i doni ne vanta

si rispetti l'audacia anche del vanto.

Vanne, ed a me costanti

tu del campo fedel conferma i voti.

Della reggia in difesa

Egaro vegli. Cino,

tu osserva il prence, e quanto

egli tenta previeni; indi le pompe

di questo giorno a noi sì sacro, in cui

nacque col maggio il mondo,

sia tua cura dispor. La comun pace

e me stessa confido al vostro affetto.

EGARO

Ubbidirò qual deggio.

 

Egaro ->

CINO

Pria che la fé mancherà l'alma in petto.

 

Mi va scherzando in sen  

un placido seren

che mi lusinga il cor,

e mi consola.

Già certo, il mio goder

fa bello il mio piacer,

e tutto il mio timor

all'alma invola.

Cino ->

 

ZIDIANA

Sivenio, in te confido  

la più forte ragion di mie speranze,

ché quanto caro sei, tanto sei fido.

 

SIVENIO

Non paventa giammai le cadute  

chi, fedele seguace d'amore,

vanta in petto coraggio e valor.

E se cade, cadendo da forte,

l'avversa sua sorte

incontra con fasto,

né teme di morte l'orror.

Sivenio ->

 

Scena tredicesima

Zidiana e Zelinda.

 

ZIDIANA

Tu, s'egli è ver che tanto  

giungi addentro ne' cori, e tanto vedi,

chiaro saprai s'altro più tema il mio

che di Teuzzon la morte e la ruina.

ZELINDA

Regna sovra i tuoi sensi, e sei regina.

ZIDIANA

Ah, che dentro di noi

freme il nostro tiranno.

ZELINDA

Ragione imperi, ed il tiranno è vinto.

ZIDIANA

Impotente ragion!

ZELINDA

Sì, dove il cieco

desio di dominar regge a sua voglia.

ZIDIANA

O il tutto non intendi, o il peggio taci

di mia viltà.

ZELINDA

Quando gli errori in parte

dissimulo d'un core,

assolvo il volto tuo da un gran rossore.

ZIDIANA

Ah, sii pietosa, o donna,

come sei saggia: vanne,

va', te n' priego, a Teuzzon; digli che alfine

l'ire deponga, digli

che non ricusi in dono

ciò che in retaggio ei chiede.

Regni, ma per me regni, e l'abbia a grado.

ZELINDA

Che?

ZIDIANA

Renda...

ZELINDA

Siegui!

ZIDIANA

Amor, Zidiana, il regno.

Ohimè...

ZELINDA

Taci e sospiri?

ZIDIANA

(O silenzio, o sospiro

vergognoso e loquace!

Va', digli... Ah, che assai dissi!

S'intende un cor, quando sospira e tace.)

Zidiana ->

 

Scena quattordicesima

Zelinda sola.

 

 

Mio core, io non m'inganno; una rivale  

scopro nella regina,

né mai con pace una rival si trova.

Ma non sarei sì amante

se non fossi gelosa. In traccia io vado

del mio Teuzzon. Lontano

dai cari lacci onde m'avvinse amore

non sa vivere il core.

 

Ti sento, sì ti sento  

a palpitarmi in sen,

speranza lusinghiera.

E dice al mesto cor:

qual rapido balen

cangerà il tuo martor;

costante spera.

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Campo di battaglia illuminato; padiglione reale; notte.

Troncone, Cino, Sivenio
 

(Troncone ferito)

Nostro, amici, è il trionfo

(Troncone muore, si chiudono le ali del padiglione)

Troncone, Sivenio, Cino ->
<- Zidiana

Al fiero mio tormento

Zidiana
<- Egaro

Reina, egli è ben giusto il tuo dolore

Zidiana
Egaro ->
Zidiana
<- Sivenio

Ne' miei lumi, o reina

Sivenio
Zidiana ->
Sivenio
<- Cino

Signor, te appunto io qui attendea

Cino
Sivenio ->

Innocenza, ragion, vorrei che ancora

Luogo de' sepolcri.

Teuzzone
 

Ove giro il mesto sguardo

Teuzzone e Zelinda
Zelinda, oh dio, Zelinda
Teuzzone
<- Zelinda, seguito
 

Ma qual dolor v'ha, che non lascia intero

Teuzzone, Zelinda, seguito
<- Zidiana, Cino, Sivenio, Egaro, popolo, soldati (I), soldati (II), soldato

(popoli e soldati cinesi dalla città con insegne reali, spoglie guerriere, stendardi, ombrelle)

Perché l'ora più fausta al tuo riposo

Zidiana, Cino, Sivenio, soldati (II), soldato
Teuzzone, Zelinda, seguito, Egaro, soldati (I), popolo ->

D'arte e d'inganno ecco, reina, il tempo

soldati (II), soldato
Zidiana, Cino, Sivenio ->
soldati (II), soldato
<- Zelinda

Udiste, o cieli, udiste; e che far posso

soldato, Zelinda
soldati (II) ->

Anfiteatro preparato per la dichiarazione del nuovo imperatore, con trono reale.

popolo, Zidiana, Teuzzone, Cino, Sivenio, Egaro, soldati
 

Pria che del morto re l'alto si spieghi

Zidiana, Cino, Sivenio, Egaro
popolo, Teuzzone, soldati ->

Custodi, il contumace

Zidiana, Cino, Sivenio, Egaro
<- Zelinda

Fermate, iniqui, e non osate a' danni

Zidiana, Cino, Sivenio, Zelinda
Egaro ->

Zidiana, Sivenio, Zelinda
Cino ->

Sivenio, in te confido

Zidiana, Zelinda
Sivenio ->

Tu, s'egli è ver che tanto

Zelinda
Zidiana ->

Mio core, io non m'inganno

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima
Campo di battaglia illuminato; padiglione reale; notte. Luogo de' sepolcri. Anfiteatro preparato per la dichiarazione del nuovo imperatore, con trono reale. Sala. Reggia. Bosco attiguo al palazzo imperiale. Prigione sotterranea. Nuvolosa con ara nel mezzo, preparata per il sacrifizio. Reggia maestosa.
Atto secondo Atto terzo

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