Atto primo

 

Scena prima

Riccardo, e Capitan Rodimarte.

 Q 

Riccardo, Capitan Rodimarte

 

RICCARDO

Già siamo in salvo.  

CAPITAN RODIMARTE

Ah! Cani!

Questo ad un uom il più temuto, e forte?

Gli potea, con le mani,

squartar così; ma rispettai la corte.

RICCARDO

Hai tu ben risoluto:

più star non si potea chiusi in quel loco.

CAPITAN RODIMARTE

Se aveste voi voluto,

avrei mandato Lucca a sangue, e a foco.

RICCARDO

Or già liberi siamo:

è svanito il timore.

CAPITAN RODIMARTE

A' gusto vostro,

girando andar possiamo,

per goder delle donne all'uso nostro.

RICCARDO

Questo è il vero contento,

questo farsi conviene:

più dolce godimento

non v'è di questo.

CAPITAN RODIMARTE

È ver: dici assai bene.

RICCARDO

Questo è 'l diletto immenso,

che rende lieto un core:

cercar servire al senso,

finger l'amante, e non sentir amore.

CAPITAN RODIMARTE

Viva, e viva mill'anni

così nobil pensiero!

L'uom vagante, e leggero,

ch'usa frodi, ed inganni,

di trattar con le donne acquista i modi,

che tutte piene son d'inganni, e frodi.

RICCARDO

Sallo in Lucca Leonora,

che fu del mio piacer meta felice;

e lo saprebbe ancora

la bella Doralice;

ma tu sai qual impegno

s'oppose, in quella notte, al bel disegno.

CAPITAN RODIMARTE

So, che fu duro, e forte.

Quanto di genio eguali

ci fe' natura, e ci accoppiò la sorte!

RICCARDO

Sempre starem contenti;

e lieti, e geniali,

a bel piacer intenti.

Andremo ognor vagando. Al vagabondo,

ch'ha disio di godere,

tutto è piacer, tutto è delizia il mondo.

CAPITAN RODIMARTE

Bellissimo parere!

Non v'è gusto più grato.

RICCARDO

Di Flaminio mio zio,

ecco l'albergo.

CAPITAN RODIMARTE

A noi.

Sta ben sul concertato;

ma falla da maestro.

RICCARDO

È pensier mio.

CAPITAN RODIMARTE

Già i miei sensi intendesti:

cerca quanto più puoi;

e pensa che di questi

(fa segno di danari con le mani)

bisogna averne assai. La borsa grave,

per aprir ogni porta,

è la più bella, e più sicura chiave.

RICCARDO

Lodo i consigli tuoi:

so, che questo più importa.

CAPITAN RODIMARTE

E per apprender poi

valor, e bizzarria, grandezze, e fasti,

Rodimarte vien teco, e tanto basti.

 

Scena seconda

Flaminio, di casa, e suddetti.

<- Flaminio

 

FLAMINIO

(Attente a quel che fate,  

ch'or ora io torno in casa.)

RICCARDO

Eccolo appunto.

FLAMINIO

(L'altra porta serrate.)

RICCARDO

O amato signor zio!

FLAMINIO

O Riccardo! Tu sei! Caro sei giunto.

CAPITAN RODIMARTE

Vostro servo ancor io.

FLAMINIO

Addio buon uom.

RICCARDO

Fidato

al vostro amor qui venni; e quanto io bramo

so che vi sarà grato;

in casa ve 'l dirò.

FLAMINIO

Venite: andiamo.

 

Flaminio, Capitan Rodimarte ->

RICCARDO

Or sentirete,  

che chiede il mio

nobil desio,

desio di gloria,

desio d'onor.

So, che vorrete,

lieto, e giocondo,

ch'io lasci al mondo

bella memoria

del mio valor.

 

Riccardo ->

 

Scena terza

Leonora, sola.

<- Leonora

 

Mio destin, fiero, e spietato:  

troppo dura

mia sventura;

empio fato,

ingiusto amor.

Voi volete...

 

 

Ah! Che dico?  

Invan di voi mi lagno:

il troppo creder mio fu il mio nemico.

Ben di lagrime bagno

le gote, e 'l petto; e ben mi squarcia il core

il ben giusto rimorso

dell'error, che commisi: ah! Mio rossore!

Ahimè!... Cieli... Soccorso...

Manca l'alma nel seno...

perdon gl'occhi la luce... io vengo meno.

(sviene sopra un poggetto sollo la casa di Cornelia)

 

Scena quarta

Cornelia, dal balcone, e la suddetta svenuta.

<- Cornelia

 

CORNELIA

Non esci ancor? Che fai?  

Rosina...

 

Scena quinta

Rosina, dalla porta di casa di Cornelia; e le suddette.

<- Rosina

 

ROSINA

Eccomi lesta.  

CORNELIA

Vedi quanto trattiene!

ROSINA

(Uh! Che cosa molesta!)

CORNELIA

Senti, e ancor gli dirai,

c'ho desio di vederlo.

ROSINA

Ho inteso bene.

CORNELIA

Uh! Che veggio! Chi è quella?

(si accorge di Leonora svenuta)

È morta la meschina!

ROSINA

Che pietate! Ed è bella!

È donna forestiera. Uh! Poverina!

CORNELIA

Chissà, che l'è successo!

ROSINA

Io credo, che sia stato

svenimento di core.

CORNELIA

Vedi: soccorri tu; ch'io calo adesso.

(se n'entra)

Cornelia ->

 

Scena sesta

Rosina, e Leonora.

 

ROSINA

Signora... Uh! Che peccato!  

Uh! Che brutto colore!

Che labbra smorte ha fatte.

Su fate core: a voi...

E scuotila se puoi;

ma sento che pian piano il cor le batte.

 

Scena settima

Cornelia, di casa, e le suddette.

<- Cornelia

 

CORNELIA

Ancor non si risente?  

ROSINA

Come un sasso sta dura.

L'ho scossa un pezzo; e non ne vuol far niente.

CORNELIA

Che pietà! Che sventura!

Questo balsamo è tale,

che può recarle aita.

ROSINA

Già si va risentendo: Oh! Manco male!

LEONORA

Chi mi ritorna in vita:

e vivo, e spiro ancora!

CORNELIA

Animo, figlia mia.

ROSINA

Il balsamo fu buono.

LEONORA

Chi siete voi signora?

CORNELIA

Chi 'l tuo bene desia; e tu chi sei?

LEONORA

O dio! Straniera io sono,

e i duri casi miei son aspri tanto,

che ponno far pietoso

un cor di pietra, e liquefarlo in pianto.

CORNELIA

Non più; vieni al riposo.

ROSINA

Appoggiatevi a me.

CORNELIA

Sta' pur serena:

sfoga meco i tuoi guai;

e credi pur, che piena

di pietade, e d'amor mi troverai.

 

LEONORA

Or ch'un amor sì bello  

trovo nel vostro petto,

sento che cangia aspetto

il mio dolore.

E 'l fato, men rubello,

spero, che doni calma

all'alma,

e al core.

 

Leonora ->

ROSINA

Suda la poveretta!  

CORNELIA

Lasciala in cura mia,

e va' dove ti dissi.

ROSINA

Or vado in fretta.

 

Cornelia ->

 

Scena ottava

Rosina, sola.

 

 

Chissà questa chi sia,  

e che malanni ha sotto; io vo credendo,

che l'imbroglio è d'amore...

Basta: Andremo sentendo.

Gatta ci cova.

 

Scena nona

Flaminio, di casa, e la suddetta.

<- Flaminio

 

FLAMINIO

(Oh! L'è pur buona questa!  

Con la gloria, e l'onore,

vuol vuotarmi la borsa!

Non so, che guerra l'è saltata in testa!)

ROSINA

(Or facciamo una corsa,

per servir la padrona...)

FLAMINIO

Oh! Mia Rosina,

belle guance di rose.

ROSINA

Via, che v'ho da parlar.

FLAMINIO

Sì, mia carina.

ROSINA

E sempre queste cose;

voi mi scandalizzate!

FLAMINIO

Ah no, mia bella,

di zucchero, e cannella,

che io...

ROSINA

Quante parole!

FLAMINIO

Che io per te, mio bene,

già me ne vado in acqua di viole.

ROSINA

Eh! Via, che non conviene!

La padrona vi manda

centomila saluti...

FLAMINIO

Eh! Stiamo a noi;

lascia questo di banda.

ROSINA

Eh! Che burlate voi.

FLAMINIO

No, dolce mio diletto...

ROSINA

Questo è contro il dovere...

FLAMINIO

No, giglio mio fiorito,

che per te nel mio petto

ho le viscere cotte, anzi biscotte.

ROSINA

(Che noia.) E vuol sapere,

se avete ben dormito

nella passata notte.

FLAMINIO

Che sonno! Io non ho posa

sto sempre fra le spine, urlo, schiamazzo,

per te, bocca amorosa.

ROSINA

E pur questo tintinno? (Uh! Com'è pazzo!)

FLAMINIO

Non ti piaccia ch'io mora:

vedi che son distrutto.

ROSINA

Eppur? M'ha detto ancora,

ch'ha desio di vedervi; e questo è tutto.

FLAMINIO

Sì, l'ho inteso; ma io...

ROSINA

Oh! Che tormento è questo!

FLAMINIO

Gioia, spirito mio...

ROSINA

Stupefatta io ne resto!

Dovete alla padrona esser marito;

e date in questo eccesso?

FLAMINIO

No, muso saporito...

Senti... Se m'ami...

ROSINA

Eh! via: ch'è troppo adesso!

Che dirò alla padrona?

FLAMINIO

E tu che dici a me?

ROSINA

Uh! Che seccaggine!

Oh questa sì, ch'è buona!

FLAMINIO

Non torcer quel bel muso:

senti, che ti vo' dire...

ROSINA

Uh! Che scempiaggine!

Ora sì, che v'accuso.

FLAMINIO

Ah, no, no 'l fare.

ROSINA

Ci vorrebbe con voi.

FLAMINIO

Dille, che mi son care

le sue finezze; e ci vedremo poi.

ROSINA

Oh ben.

FLAMINIO

Ma tu...

ROSINA

Torniamo!

Ahimè! Che cosa sozza!

FLAMINIO

Senti questo...

ROSINA

Sentiamo.

Senti, mia vita, un'altra parolozza.

 

FLAMINIO

Con quegl'occhi ladroncelli,    

negri, e belli

questo core mi rubasti;

e nel petto mi scagliasti

dardi, e foco in quantità.

Di ferite n'ho un diluvio;

e di fiamme n'ho un vesuvio,

che mi fan gridar: pietà.

S

 

Flaminio ->

 

Scena decima

Rosina, sola.

 

 

Per me son fuor de' panni!  

Che Cornacchion, che pazzo sbardellato!

Sta pieno di malanni;

e fa l'intabaccato

con una ragazzetta gentilina,

vaguccia, manierosa, e tenerina!

V'è pazzo più di lui?

 

Scena undicesima

Erminio, e la suddetta.

<- Erminio

 

ERMINIO

(Sì bene in questa stalla  

poni la mia cavalla.)

ROSINA

(Si da smorfia più bella! Oh! Chi è costui!

Che nobil garzoncino!)

ERMINIO

(Sappila ben trattare.)

ROSINA

(Che leggiadro visino!

Da questo sì non mi farei pregare;

ma per esser sua sposa.)

ERMINIO

(Chi è questa donzella!)

ROSINA

(Uh! Che vano pensiero!)

ERMINIO

(Pulita, e spiritosa ella si mostra!)

Dimmi ragazza bella...

ROSINA

Bella mo!

ERMINIO

Dico il vero.

ROSINA

È grazia vostra.

ERMINIO

Il tuo merto n'è degno.

ROSINA

Voi di Pisa non siete.

ERMINIO

Di Lucca io sono; e da Livorno io vegno.

ROSINA

M'è caro; e che volete?

ERMINIO

Intanto, che qui resto,

vorrei trovar albergo al mio riposo.

ROSINA

E niente altro di questo?

ERMINIO

No, gentiletta mia.

ROSINA

(Quant'è amoroso!)

ERMINIO

Può trovarsi?

ROSINA

Io vorrei

un palazzo regale,

al vostro merto eguale...

ERMINIO

M'è grato assai l'affetto.

ROSINA

Che albergo vi darei (anco nel petto),

ma mi spiace in estremo,

che mi si nieghi il farlo.

ERMINIO

O mia garbata! E qui lo troveremo?

ROSINA

Sì, potrete trovarlo.

ERMINIO

Dove?

ROSINA

A piè di quel poggio

avrete un buon alloggio.

ERMINIO

Al tuo favore

obbligata mi chiamo.

ROSINA

Tanto servirvi bramo,

che servirvi vorrei col proprio core.

 

Avete nel volto,    

ch'è molto

vivace,

sì dolce attrattiva,

ch'arriva...

che piace...

che... basta così.

Più dirvi vorrei;

ma dirlo non vo';

che dirvi saprei;

ma dirlo non so...

Vi basti sin qui.

S

 

Rosina ->

 

Scena dodicesima

Erminio, solo.

 

 

Quanto è cara costei!  

Ma ne' pensieri suoi quanto vaneggia.

Luce degl'occhi miei,

mia bella Doralice,

quando fia, ch'io ti veggia...

 

Scena tredicesima

Leonora, di casa di Cornelia, e il suddetto.

<- Leonora

 

LEONORA

(Io più starne in riposo...)  

ERMINIO

(Ma non so che mi dice un pensiero geloso...)

LEONORA

(E non s'avanza

l'opra del mio furore...)

ERMINIO

(Che la mia lontananza

smorzasse in lei l'amore...)

LEONORA

(Su Leonora, che fai?

Si trovi l'infedele.)

ERMINIO

(Ah! Non fia mai.)

LEONORA

(Si trovi... a chi è quello!)

ERMINIO

(Chi lo sa... Ma che miro!)

LEONORA

(Oh destin! Mio fratello!)

ERMINIO

(È Leonora, oh deliro! Ah! Sì, ch'è dessa!)

Leonora, e come in Pisa?

Resti fuor di te stessa!

LEONORA

(Or vi rimango uccisa.)

ERMINIO

Tu tremi! Impallidisci! E qual misfatto

qui ti trasse? Rispondi.

LEONORA

(Ah! Che dirò!)

ERMINIO

Tu sospirosa in atto,

gemi, piangi, vacilli, e ti confondi?

LEONORA

(Il timor mi dia forza.

Il periglio prudenza.) Erminio, amato,

il tuo stupore ammorza:

l'infelice mio stato

chiede la morte:

(cava uno stilo, per darlo ad Erminio)

eccoti il ferro: svena

il credulo mio core;

e fia la morte in pena

del fallo mio, de mio perduto onore.

Svena in me la mia colpa...

ERMINIO

Che dicesti? Che sento!

LEONORA

Prendi; fammi morire,

né vaglia in mia discolpa il pentimento.

Prendi...

ERMINIO

Sogno, o son desto!

LEONORA

E se manca l'ardire

al braccio tuo, con questo;

tradita, disperata,

affretterò la mia dovuta sorte.

ERMINIO

Ah! Sorella malnata,

a me quel ferro: esca da me tua morte.

(le toglie lo stilo)

LEONORA

Sì, m'uccidi, ecco il petto,

questo dell'ira tua lo scopo sia.

Da te la morte aspetto.

ERMINIO

Mori indegna... Ma pria,

de' tuoi perversi errori

narra la serie infame.

LEONORA

Ascolta... Oh dio!

Fu Riccardo Albenori

l'inimico crudel dell'onor mio.

ERMINIO

Riccardo!

LEONORA

Sì, Riccardo.

Ei, con fede di sposo,

m'allettò lusinghiero;

ma poi empio, bugiardo,

infedele, sdegnoso,

si partì, mi lasciò, spietato, e fiero.

ERMINIO

Un amico fe' tanto!

LEONORA

Sì; e mesta, e vilipesa,

mi lasciò, lo spergiuro in preda al pianto.

So, che qui venne: ardita

mi fa l'enorme offesa (e più l'amore).

E, delusa, e schernita,

lascio la vecchia madre, e fra l'orrore

della notte passata,

seguo la furia mia,

d'ira, e di sdegno (e più d'amore) armata.

Non m'è nota la via

da quando in Pisa teco venni: il piede,

stanca, qui fermo; e qui donna pietosa

grato albergo mi diede.

L'istoria dolorosa

già udisti de' miei casi: a te s'aspetta

punir gl'errori miei.

Tieni il ferro: ecco il sen; fanne vendetta.

(s'inginocchia)

ERMINIO

Sì, che degna ne sei;

ma perché non ritrovo,

a tua strana pazzia, castigo eguale,

la vendetta rimuovo;

e la dono al tuo sesso infermo, e frale.

Alzati.

LEONORA

(s'alza)

Ah! Fratel mio,

accresce il mio rossor la tua bontade;

e così rea son io,

ch'è doppia morte mia la tua pietade.

ERMINIO

T'accheta; e a tua venuta

ascrivi il mio venir. Quel mancatore

l'avrò in cittade; e sarà mia la cura,

che renda a te, che renda a me l'onore.

LEONORA

Sì, vanne.

ERMINIO

Palesasti

a costei, che t'accolse, i casi tuoi?

LEONORA

No, ch'altro finsi.

ERMINIO

In ciò da saggia oprasti;

resta, ch'io vado. Il ciel sarà per noi.

 

Fra sì torbida procella,  

che confonde la mia pace,

la ragion sarà mia stella,

la giustizia il mio nocchier.

La ragion d'offeso onore

fa, che audace

io senta il core!

Rende ardito il mio pensier.

 

Erminio ->

 

Scena quattordicesima

Leonora, sola.

 

 

Fortuna troppo bella  

mi piove amore pietoso; eppur pavento,

che l'iniqua mia stella

non frapponga sventure al mio contento.

Tra 'l fratello, e l'ingrato,

temo, né so di che! Deh! Cangia, o amore

il rigor del mio fato:

tu concedi al mio core il ben, che bramo:

m'offese, m'ha tradita,

fu infedel, fu spergiuro, eppure io l'amo.

 

Scena quindicesima

Doralice, che sta per precipitare da una rupe; e la suddetta.

<- Doralice

 

DORALICE

(Cieli, datemi aita.)  

LEONORA

(Qual donna cader veggio

da quell'erta pendice!)

DORALICE

(Soccorso...)

LEONORA

A me le braccia.

DORALICE

Ah! mia signora,

la mia vita vi deggio...

LEONORA

Tu sei qui, Doralice!

DORALICE

Come in Pisa, Leonora.

LEONORA

(Fingiam.) Qui si ritrova

il mio german, che da Livorno viene.

So, che t'è caro.

DORALICE

Oh dio! Che questa nuova

mi giunge infausta a raddoppiar mie pene.

LEONORA

Che stravaganza è questa!

Ei t'amò, tu l'amasti.

DORALICE

È ver, ma (oh dio!)

cangiò mia sorte infesta

nella sua lontananza il mio desio.

LEONORA

E come?

DORALICE

A' nuovi amori

m'indusse il mio destin, per mio tormento

di Riccardo Albenori...

LEONORA

Di Riccardo?

DORALICE

Ah! Crudele!

LEONORA

(Ahimè! Che sento!)

DORALICE

Di Riccardo m'accesi...

LEONORA

Sì... parla... e poi!

DORALICE

Diemmi la fé di sposo;

e al suo voler mi resi.

LEONORA

(Ahi! Che tarlo geloso!)

E come ti rendesti?

DORALICE

In una notte

l'ingresso l'accordai.

LEONORA

(Oh speranze interrotte!)

E che successe mai!

Venne... Entrò... Lo godesti?

DORALICE

Io fui schernita.

Non venne, né godei.

Mi burlò l'incostante.

LEONORA

(Io torno in vita.)

DORALICE

Onde da' torti miei

mossa, qui venni a ritrovar l'indegno,

l'ingrato, il menzognero;

che da Lucca partì; colma di sdegno.

Il già noto sentiero

la notte m'occultò: l'erta collina

errando presi; e trovo

in te pronto riparo a mia ruina.

LEONORA

Interna doglia io provo

ne' casi tuoi.

DORALICE

Sì, compatir tu dèi

la grave pena mia.

LEONORA

Mi punge il cor (perché rival mi sei.)

Ma tu, che pensi far?

DORALICE

L'albergo è questo

di Cornelia mia zia.

LEONORA

(Or più confusa io resto!) Anch'io godendo

mi trovo i suoi favori.

 

Scena sedicesima

Cornelia, di casa, e le suddette.

<- Cornelia

 

CORNELIA

(Dov'è andata scorrendo!  

Oh eccola qui fuori.) Oh! Che vegg'io

cara nipote; e quando,

come, e perché venisti?

DORALICE

Il venir mio,

perché fu, poi saprete.

CORNELIA

Sola vai camminando.

DORALICE

No... Basta.

CORNELIA

V'è alcun mal!

DORALICE

No, non temete.

LEONORA

(Ah! Che son mie le pene.)

CORNELIA

Siete amiche!

LEONORA

E ben care.

CORNELIA

Tua madre come sta?

DORALICE

La lasciai bene.

CORNELIA

Ma tu stai scolorita!

Tu mi fai sospettare!

Ti veggo sbigottita,

e non so di che temo!

LEONORA

(Ah! Son mie le sventure!)

DORALICE

In casa parleremo.

CORNELIA

Sì bene: or ora io torno; entrate pure.

 

DORALICE

Spero...    

S

LEONORA

Temo...

DORALICE

Speranza...

LEONORA

Timore...

DORALICE

Nel petto...

LEONORA

Nel core...

DORALICE E LEONORA

Dicendo mi va...

DORALICE

Che lieta...

LEONORA

Che sorte...

DORALICE E LEONORA

Mia sorte sarà.

LEONORA

Ma pure temendo...

DORALICE

Ma pure sperando...

LEONORA

Amor vo sentendo,

che speme mi dà.

DORALICE

Quest'alma penando,

timore mi dà.

 

Leonora, Doralice ->

 

Scena diciassettesima

Cornelia, sola.

 

 

Chissà, che mai sarà!  

Quell'altra spiega mozzo il suo dolore,

e accresce il mio sospetto!

Ma la curiosità cede all'amore.

Il mio caro vecchietto,

è un pezzo che no 'l veggio...

 

Scena diciottesima

Flaminio, e la suddetta.

<- Flaminio

 

FLAMINIO

(Oh! Qui è costei!)  

CORNELIA

(Eppure di vederlo ho gran desio.)

Oh! Qui sei tu?

FLAMINIO

Colomba mia, qui sei?

CORNELIA

Qui son, dolciato mio:

caro Flaminuccio.

FLAMINIO

Cor mio, fata mia bella,

vaguccia mia...

CORNELIA

Vaguccio,

mio tesoro.

FLAMINIO

Mia vita. (Ah! Non sei quella.)

CORNELIA

M'ami tu, mi vuoi bene,

mia gioia inzuccherata?

FLAMINIO

Per te son tutto pene.

CORNELIA

Ed io mi moro.

FLAMINIO

(Oh mia Rosina amata.)

CORNELIA

E quando stringeremo

il bel nodo d'amore?

FLAMINIO

Ben presto lo faremo,

letizia del mio core. In casa è giunto

Riccardo, mio nipote.

CORNELIA

E in casa mia,

pur è arrivata appunto

la mia nipote.

FLAMINIO

Ebben: partano pria;

e poi son tutto tuo.

CORNELIA

Sì, mio diletto;

ma ricordati, intanto,

che 'l core di Cornelia hai tu nel petto.

FLAMINIO

Se tu sapessi quanto

fissa mi stai nel core; o mia bellina;

paga saresti (o mia cara Rosina).

 

CORNELIA

Facciam presto, amor mio bello,  

amoroso mio gioiello,

ch'io per te...

ahimè, ahimè!

Già mi sento spasimar.

Tu mi sembri un garzoncino,

vezzosetto, gentilino,

e mi sforzi a sospirar.

 

Cornelia ->

 

Scena diciannovesima

Flaminio, solo.

 

 

Io mi veggo imbrogliato!  

Mi trovo in questo maledetto impegno;

e 'l cor tutto impiagato,

per la bella Rosina, in petto io tegno.

La vecchia ha gran danari;

gran bellezze ha Rosina:

ha gl'occhi cari, cari;

ed è bella, vezzosa, e tenerina.

Imbrogliato son io!

Son in un brutto imbroglio!

 

Scena ventesima

Riccardo, di casa di Flaminio, e il suddetto.

<- Riccardo

 

RICCARDO

(Più non torna mio zio;  

e l'impazienza mia si fa cordoglio.)

FLAMINIO

(Basta. Saprò che fare.)

RICCARDO

A tempo. Impaziente

io veniva per voi.

FLAMINIO

Tu vuoi burlare!

RICCARDO

Ho fretta del danaro.

FLAMINIO

E ti par niente?

Io t'ho detto, che ancor non ho riscosso

nulla da' tuoi poderi;

e ho detto, che del mio darlo non posso.

RICCARDO

Questo favore io voglio.

FLAMINIO

Invan lo speri.

Io non so qual capriccio

d'onor, guerra, e valor, vai tu seguendo!

Io, per me, no 'l intendo!

Vuoi porti in un impiccio...

RICCARDO

Ogni consiglio è vano;

non mi muove ragione.

Ho meco il capitano...

FLAMINIO

Oh! Quel mi pare un bravo trappolone!

RICCARDO

Burlate voi! Nel mondo,

di coraggio, e valor non v'è l'eguale.

FLAMINIO

Siasi; ma ti rispondo,

che tu vai rintracciando il proprio male.

RICCARDO

Un genio bellicoso

mi vuole in campo, armato.

FLAMINIO

Sei troppo capriccioso:

pensaci meglio su.

RICCARDO

Ci ho ben pensato.

FLAMINIO

Orsù, come tu vuoi:

farò quanto ti piace;

ma, intanto, pensa bene a' fatti tuoi,

che sempre suol pentirsi il pertinace.

 

Tu tieni un bello  

cervello

d'oca!

Sei pollastrone:

opri a casaccio,

fai un marrone,

credilo a me.

Quel tuo bravaccio

gioca

d'inganni:

ei t'inzampogna,

vuole i tuoi danni:

ve', che vergogna!

Pensa per te.

 

Flaminio ->

 

Scena ventunesima

Riccardo, solo.

 

 

Altro, che amor di guerra  

mi stimola il desio.

L'amor, che in me si serra,

è un amor stravagante:

l'amare, e 'l non amar sta in poter mio.

 

Scena ventiduesima

Doralice, di casa di Cornelia, e il suddetto.

<- Doralice

 

DORALICE

(Dovrò, mesta, e penante  

pianger la sorte mia!)

RICCARDO

(Che vegg'io! Doralice!

Di casa di sua zia!)

DORALICE

(E cotanto infelice

esser deggio in amore!)

RICCARDO

(Alle frodi, agli inganni.)

DORALICE

(Né penso...) Ah! Disleale! Ah traditore!

Qui sei? Spergiuro, indegno!

RICCARDO

A che tanto t'affanni?

Da che nasce il tuo sdegno?

DORALICE

E dirlo puoi?

Nasce infedel, da' mancamenti tuoi.

RICCARDO

E come! In che mancai?

DORALICE

Ah! Falso, ah! Lusinghiero!

In che mancasti, dici! E tu no 'l sai?

RICCARDO

Mancai: non venni, è vero;

ma come? Non t'è noto

ciò, che m'accadde in quella notte, in cui

a te venir dovea?

DORALICE

Tutto m'è ignoto.

RICCARDO

Ardita resistenza

feci alla corte; e conosciuto io fui.

Affretto a far partenza,

più giorni in una villa ho trattenuto;

e con gran rischio, or or, son qui venuto.

L'impensato accidente,

bella, déi compatirlo.

DORALICE

Intesi solamente,

che in Pisa tu venisti.

RICCARDO

Io feci dirlo.

DORALICE

E, te seguendo amante,

mesta, e sola qui venni.

RICCARDO

Ah! Mia diletta,

rasserena il sembiante;

e credi, che nel petto arde il mio core.

Del più sincero, e del più fido amore.

DORALICE

Gioia dell'alma mia,

delizia del mio cor; ma che faremo?

RICCARDO

Sta' in casa di tua zia;

dolce mio ben; che poi discorreremo.

 

DORALICE

Sì, dolce diletto;  

tu l'alma smarrita

mi torni nel petto;

tu rendi la vita

al morto mio cor.

Tu cangi in contento

la pena, e 'l tormento,

in gioia il dolor.

 

Doralice ->

 

Scena ventitreesima

Riccardo, solo.

 

 

Quanto di gioia abbondo!  

Che incontro inaspettato!

 

Scena ventiquattresima

Capitan Rodimarte, di casa di Flaminio, e il suddetto.

<- Capitan Rodimarte

 

CAPITAN RODIMARTE

E deggio più aspettar! Poffare il mondo!  

RICCARDO

Amico, io son felice:

posso dirmi beato.

CAPITAN RODIMARTE

E perché mai?

RICCARDO

Qui, venne Doralice,

e qui potrò goderla.

CAPITAN RODIMARTE

E come il sai?

RICCARDO

Qui l'ho parlato or ora:

e appunto in quella casa,

ch'è di sua zia, dimora.

CAPITAN RODIMARTE

Successi curiosi!

RICCARDO

La resi persuasa:

finsi: al solito mio, spasmi amorosi...

Basta. La preda è mia;

e poi ti dirò come.

CAPITAN RODIMARTE

Oh bene! Oh bravo!

Statevi in allegria:

poi la daremo a gambe, e ti son schiavo:

e i danari dal zio?

RICCARDO

Pronti gli tiene.

CAPITAN RODIMARTE

Questa è nuova eccellente: Oh bravo! Oh bene!

 

RICCARDO

È ben far come l'ape:  

da questo, e da quel fior,

succhiato ch'ha l'umor,

poi l'abbandona.

Se cape

nel mio petto

desio

d'amor, d'affetto;

il core, a voler mio,

lo frena, e sprona.

 

Riccardo ->

 

Scena venticinquesima

Capitan Rodimarte, solo.

 

 

Il secondar l'umore,  

è la cosa più bella:

è un'arte ch'assai rende, ed assai piace,

ma pur brama il mio core

trovar qualche donzella,

spiritosa, e vivace,

per poterla ingannar...

 

Scena ventiseiesima

Rosina, di casa di Cornelia, e il suddetto.

<- Rosina

 

ROSINA

(Tutto si tiene  

di queste donne, in molta segretezza.

CAPITAN RODIMARTE

(Oh! Eccone una! Oh bene!)

Portento di bellezza,

il portento degl'armi, e degli amori;

d'amor, di vezzi armato;

a te s'inchina, o bella dèa de' cori.

ROSINA

(Dond'è uscito costui?)

meco avete parlato?

CAPITAN RODIMARTE

Bella in estremo, a cui

diero, natura, amor, le stelle, e 'l sole

quanto han di bel.

ROSINA

So, che burlar mi vuole!

Piano, adagio un tantino;

ma pur con tutto questo,

per far la mia creanza, anch'io v'inchino.

CAPITAN RODIMARTE

Or, che lieto m'appresto

a goder nel tuo volto il mio sollazzo;

tienlo per sommo onore.

Chiamati fortunata.

ROSINA

(Uh! Questi è pazzo!)

Uom mio, tu prendi errore,

ch'io non son chi tu pensi.

CAPITAN RODIMARTE

Eh via! Eh via!

Avrai titoli immensi

or, che sarai la favorita mia.

ROSINA

(Che sciocco!)

CAPITAN RODIMARTE

È il men mio vanto

poter farti regina.

ROSINA

(Uh! Che babbione!)

CAPITAN RODIMARTE

E intanto

il titolo ti do di milordina?

ROSINA

È troppo al merto mio.

(Mi ci voglio spassare.)

CAPITAN RODIMARTE

Che dici? Anzi poss'io,

col mio valor profondo,

il mondo conquistare,

e dar l'impero a te di tutto il mondo.

ROSINA

(Uh! Che pallon da vento!)

Onor cotanto a misera zitella?

Io confusa mi sento!

CAPITAN RODIMARTE

Puoi tutto meritar, perché sei bella.

ROSINA

Tu vuoi farmi arrossire!

Io bella: in te vegg'io certa vaghezza...

Basta...

CAPITAN RODIMARTE

So, che vuoi dire.

Il secondo mio vanto è la bellezza...

 

Quando ruoto feroce il mio brando    

in guerra

pugnando,

il cielo, la terra

si pone in scompiglio,

si colma d'orror;

ma se giro amoroso il bel ciglio,

al mondo diffondo

dolcezza ed amor.

In me dunque del pari s'apprezza

valore, e bellezza,

bellezza, e valor.

S

Sfondo schermo () ()

 

ROSINA

Ah, ah, ah, che bel gusto!  

Ne fai più gaglioffone!

Chiamarti déi, e ciò ti calza giusto,

pazzo millantator, sciocco, e poltrone.

CAPITAN RODIMARTE

So, che scherzar tu vuoi.

Dove di me più degno, o bella mia;

che tuo marito sia, trovar tu puoi?

ROSINA

Marito ancor so bene!

Fratello, tu t'infogni!

Vedi, se ciò conviene!

Tu mio marito? E non te ne vergogni?

 

Vedi tu, s'una zitella,  

gentilina,

vistosina,

graziosa, vaga, e bella,

può pigliar un gocciolone,

un babbione

come te!

Vatti un po' guardando addosso:

c'hai di buono? c'hai di bello?

Tu sei tutto

sconcio, e brutto:

di legname sei pur grosso:

sei poltron, non hai cervello,

e ti par, che fai per me!

 

CAPITAN RODIMARTE

O quanto più m'alletti,  

spiritosa così, così vivace!

Quei modi bizzarretti

sono al cor d'un eroe fiamma vorace.

ROSINA

Tu sei tutto tristizia,

ed io, benché ragazza,

ho pur la mia malizia.

Tu pretendi uccellarmi: e che? Son pazza?

CAPITAN RODIMARTE

Dubitar d'un par mio!

Rodimarte Bombarda in tal concetto!

Se non sai, chi son io,

te 'l dica pure il mio venusto aspetto.

ROSINA

(Non mi spiace l'umore.)

Bombarda! Uh! Mi spaventi!

Mamma mia, che terrore!

Parti, va' via di qua.

CAPITAN RODIMARTE

No, bella, senti:

il nome spaventoso

non accorda col cuor tutto amoroso.

ROSINA

Oh ben.

CAPITAN RODIMARTE

Tu mia bellina,

dimmi, come ti chiami?

ROSINA

Il mio nome è Rosina.

CAPITAN RODIMARTE

Bel nome! E dimmi ancor...

ROSINA

Che più?

CAPITAN RODIMARTE

Tu m'ami?

ROSINA

Tu sei troppo attrivito!

È ben ch'io me ne vada...

CAPITAN RODIMARTE

No, cor mio saporito...

ROSINA

Addio, addio: non posso star più in strada.

CAPITAN RODIMARTE

Ci vedrem?

ROSINA

Dove stai?

CAPITAN RODIMARTE

In casa di Flaminio, ivi dimoro.

ROSINA

Ben spesso mi vedrai:

mia casa è questa.

CAPITAN RODIMARTE

Addio mio bel tesoro.

Ferma, ferma. Oh! Cospettaccio!

 

ROSINA

Che cos'è?  

CAPITAN RODIMARTE

Scusi l'errore:

ecco il braccio.

ROSINA

Non vo' questo.

CAPITAN RODIMARTE

Goda pur di questo onore:

lei lo prenda...

ROSINA

Non è onesto.

CAPITAN RODIMARTE

Lei si serva...

ROSINA

Via, via,

tu sei troppo impertinente!

CAPITAN RODIMARTE

E perché vezzosa mia?

Vo' servirla...

ROSINA

Io non vo' niente.

CAPITAN RODIMARTE

Schiavo, dunque...

ROSINA

Serva sua...

ROSINA E CAPITAN RODIMARTE

Io parto già.

ROSINA

Ferma, ferma. Oh! Cospettaccio!

CAPITAN RODIMARTE

Che mio ben?

ROSINA

Scusi l'errore:

ecco il braccio...

CAPITAN RODIMARTE

Ah! tristarella!

ROSINA

Goda pur di questo onore:

lei lo prenda...

CAPITAN RODIMARTE

Oh cara, oh bella!

ROSINA

Lei si serva...

CAPITAN RODIMARTE

Oh leggiadria.

Che mi ruba il cor dal petto!

ROSINA

E, perché vezzosa mia?

Vo' servirla...

CAPITAN RODIMARTE

Oh mio diletto!

ROSINA

Bel balocco! Ah, ah, ah, ah.

CAPITAN RODIMARTE

Ah! Furbetta! Ah, ah, ah, ah.

 

Rosina, Capitan Rodimarte ->

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Una villa di Pisa poco lontana dalla città.

Riccardo, Capitan Rodimarte
 

Già siamo in salvo / Ah! Cani!

Riccardo, Capitan Rodimarte
<- Flaminio

Attente a quel che fate

Riccardo
Flaminio, Capitan Rodimarte ->
Riccardo
Or sentirete
Riccardo ->
<- Leonora

Ah! Che dico?

Leonora
<- Cornelia

Non esci ancor? Che fai?

Leonora, Cornelia
<- Rosina

Eccomi lesta

Leonora, Rosina
Cornelia ->

Signora... Uh! Che peccato!

Leonora, Rosina
<- Cornelia

Ancor non si risente?

Rosina, Cornelia
Leonora ->

Suda la poveretta!

Rosina
Cornelia ->

Chissà questa chi sia

Rosina
<- Flaminio

Oh! L'è pur buona questa!

Rosina
Flaminio ->

Per me son fuor de' panni!

Rosina
<- Erminio

Sì bene in questa stalla

Erminio
Rosina ->

Quanto è cara costei!

Erminio
<- Leonora

Io più starne in riposo

Leonora
Erminio ->

Fortuna troppo bella

Leonora
<- Doralice

Cieli, datemi aita.

Leonora, Doralice
<- Cornelia

Dov'è andata scorrendo

Cornelia
Leonora, Doralice ->

Chissà, che mai sarà!

Cornelia
<- Flaminio

Oh! Qui è costei!

Flaminio
Cornelia ->

Io mi veggo imbrogliato!

Flaminio
<- Riccardo

Più non torna mio zio

Riccardo
Flaminio ->

Altro, che amor di guerra

Riccardo
<- Doralice

Dovrò, mesta, e penante

Riccardo
Doralice ->

Quanto di gioia abbondo!

Riccardo
<- Capitan Rodimarte

E deggio più aspettar! Poffare il mondo!

Capitan Rodimarte
Riccardo ->

Il secondar l'umore

Capitan Rodimarte
<- Rosina

Tutto si tiene

Ah, ah, ah, che bel gusto!

O quanto più m'alletti

Rosina e Capitan Rodimarte
Che cos'è? / Scusi l'errore
Rosina, Capitan Rodimarte ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Scena ventunesima Scena ventiduesima Scena ventitreesima Scena ventiquattresima Scena venticinquesima Scena ventiseiesima
Una villa di Pisa poco lontana dalla città. Una villa di Pisa poco lontana dalla città. Una villa di Pisa poco lontana dalla città.
Atto secondo Atto terzo

• • •

Testo PDF Ridotto