Atto terzo

 

Scena prima

Campagna corta.
Sordidone con lo scrigno e un badile, poi Malgoverno.

 Q 

Sordidone

 

SORDIDONE

Terra, terra, madre terra,  

prendi, prendi, serra, serra

il mio scrigno ed il mio cor.

(cantando scava una fossa, in cui seppellisce lo scrigno, poi copre con la terra. Malgoverno in disparte osserva)

<- Malgoverno

 

Ora questi bricconi

non mi ruberan più l'argento e l'oro.

Ho nascosto, ho nascosto il mio tesoro.

(parte)

Sordidone ->

 

MALGOVERNO

Terra, terra, madre terra,  

lascia, lascia, a me disserra

questo scrigno, ch'è il mio cor.

 
(cava la terra, leva il tesoro e lo prende)

 

O povere monete,

condannate in prigion, che avete fatto?

Seppellir il denaro? Oh che gran matto!

 

Scena seconda

Madama Gloriosa e detto.

<- Gloriosa

 

GLORIOSA

Ecco lo sprezzator di mia bellezza.  

MALGOVERNO

Madama, vi son schiavo.

GLORIOSA

In man che cosa avete?

MALGOVERNO

Un tesor, se il volete;

ma voi non vi degnate;

ma voi l'oro e l'argento ricusate.

GLORIOSA

Lo prenderò, con patto

che dite ch'io son bella fra le belle.

MALGOVERNO

Splendete come il sol tra tante stelle.

GLORIOSA

Ora contenta io sono.

MALGOVERNO

Prendetelo, mia cara, io ve lo dono.

(le dà lo scrigno, e parte)

Malgoverno ->

 

Scena terza

Madama Gloriosa, poi Furibondo.

 

GLORIOSA

La bellezza  

non s'apprezza

se non prende,

se non rende,

se non chiede,

se non dà.

FURIBONDO

Lascia, lascia,

lascia qua.

(le prende lo scrigno)

<- Furibondo

 

GLORIOSA

Ohimè, che pe 'l timore

perderò delle guance il bel rossore.

(parte)

Gloriosa ->

 

Scena quarta

Furibondo, poi madama Garbata.

 

FURIBONDO

L'oro e la terra,  

tutto è per me.

Voglio far guerra

con tutti i re.

GARBATA

Così furente?

Dite, perché?

<- Garbata

FURIBONDO

Non voglio niente;

tutto è per te.

(le dà lo scrigno, e parte)

Furibondo ->

 

GARBATA

Oh questa è bella assai!

Chi nasce matto non guarisce mai.

Che ho da far, che ho da far di questo imbroglio?

L'ho donato una volta, e più no 'l voglio.

 

Scena quinta

Arcifanfano e detta.

<- Arcifanfano

 

ARCIFANFANO

Olà, donna rapace,  

restituisci a me

quello che tuo non è.

GARBATA

Tenete quest'intrico,

che del denar non me n'importa un fico.

 

 

Non sono interessata,  

per fiori rendo frutti;

mi spoglierei per tutti;

son tutta carità.

(parte)

Garbata ->

 

Scena sesta

Arcifanfano, poi madama Semplicina.

 

ARCIFANFANO

Che diavolo ha quest'oro?  

Pare che sia fatato:

si vede ch'è denar mal acquistato.

Ma io che sono il re,

io ne posso disporre a modo mio;

a Semplicina mia dar lo vogl'io.

Eccola che se n' viene.

Presentarlo conviene

all'amorose piante,

come s'io fossi un cavalier errante.

 
(frattanto che si fa il ritornello dell'aria, viene madama Semplicina)

<- Semplicina

 

Idolo mio diletto,  

mi levo il cor dal petto,

e lo consegno a te.

Prendilo, o bella,

prendilo, o cara,

ch'io sono il re.

Unico mio tesoro,

ahi, per te languo e moro.

Cosa sarà di me?

Prendilo, o bella,

prendilo, o cara,

sono il tuo re.

(le lascia lo scrigno, e parte)

Arcifanfano ->

 

Scena settima

Semplicina, poi Sordidone.

 

SEMPLICINA

M'ha detto la mia mamma  

che, quando si vuol bene, si regala.

Se mi regala il re,

dunque l'affetto suo sarà per me.

Ma poi dell'amor suo

che cosa ne vuò fare?

Non lo voglio guardare,

non lo voglio toccare;

e non voglio più fare

la gente innamorare

di queste luci chiare, rare, avare.

 

<- Sordidone

SORDIDONE

Avare, o non avare,

che cosa v'ha a importare?

Questo denaro è mio,

ed a vostro dispetto lo vogl'io.

 

 

Sì lo voglio, lo voglio, lo voglio.  

Maledetto! Che pena, che imbroglio!

Non so dove nasconderlo più.

Zitto, zitto, so quel che farò.

Liquefatto me lo beverò.

(parte)

Sordidone ->

 

Scena ottava

Semplicina sola.

 

 

Crede d'avermi fatto un dispiacere,  

e m'ha fatto servizio:

l'oro delle fanciulle è il precipizio.

 

 

Mi diceva un dì mia nonna:  

il denaro tutto fa;

e la povera onestà

per cagione del denaro

qualche volta se ne va.

(parte)

Semplicina ->

 
 

Scena nona

Camera con trono e tre sedie.
Arcifanfano con Guardie; poi madama Gloriosa, madama Garbata e madama Semplicina.

 Q 

Arcifanfano, guardia, altre guardie

 

ARCIFANFANO
(alle guardie)

Dunque il regno de' pazzi  

vuol che il suo re si unisca in matrimonio.

Cospetto del demonio,

l'hanno ben ritrovata fuor del mazzo,

per farmi diventar sempre più pazzo.

Olà, giacché le belle

novelle pazzarelle

aspirano de' pazzi alla corona,

vengano tutte tre,

che una di loro sceglierò per me...

 
Parte una Guardia, e Arcifanfano va in soglio. Vengono le tre Donne.

guardia ->

<- Gloriosa, Garbata, Semplicina

 

GLORIOSA

Monarca, per voi carca  

la rocca della parca

sia sempre, e stia da voi lungi la barca

di Caronte, che l'alme a Stige varca.

ARCIFANFANO

Viva la bella Laura del Petrarca.

 

GARBATA

Sovrano, sempre sano

il cielo vi mantenga, e stia lontano

dal vostro corpo il morbo oltramontano.

ARCIFANFANO

Elena siete voi del ciel troiano.

 

SEMPLICINA

(senza mirarlo)

Signore, con il core

m'inchino al bel splendore,

perché ho un po' di rossore, ed ho timore

di perder, se vi miro, il mio pudore.

ARCIFANFANO

Siete sorella del bambino Amore.

 

 

Orsù, quel che volete,

chete, liete, discrete,

esponete, e sedete se potete.

 

GLORIOSA

Brama la mia bellezza

del trono la grandezza,

se la vostra rozzezza non mi sprezza.

ARCIFANFANO

A me troppo non piace la grassezza.

 

GARBATA

Io vi voglio pregare

volermi, se vi pare,

fra queste pazze rare incoronare.

ARCIFANFANO

Voi mi fareste in pochi dì crepare.

 

SEMPLICINA

Vorrei e non vorrei...

spiegare i desir miei...

ohimei, che di vergogna morirei.

ARCIFANFANO

Ho inteso, ho inteso, e tu mia sposa sei.

 

GLORIOSA

Io sdegno il vostro regno,

e siete voi di mia bellezza indegno.

(parte)

Gloriosa ->

ARCIFANFANO

La bellezza superba è un grande impegno.  

 

GARBATA

Dell'allegria nemico,

sapete che vi dico?

Che già di voi non me n'importa un fico.

(parte)

Garbata ->

ARCIFANFANO

Il ciel m'ha liberato da un intrico.  

 

SEMPLICINA

Ed io cosa dirò?

Davvero io non lo so.

ARCIFANFANO

Venite.

SEMPLICINA

Signor no.

ARCIFANFANO

Per darvi confidenza scenderò.

(scende dal trono, e va a sedere vicino a lei)

SEMPLICINA

Oibò, signore, oibò.

ARCIFANFANO

Lo scettro vi darò.

SEMPLICINA

Lo scettro mi darete? Il prenderò.

ARCIFANFANO

Brava, brava!

SEMPLICINA

Però

che mantenete io vuò

tutti, tutti quei patti ch'io farò.

ARCIFANFANO

Cosa son questi patti?

SEMPLICINA

Or li dirò:

 

 

Se sposa sarò,  

io sempre farò

quel mai che vorrò!

Né mai sentirò

da voi dirmi no.

ARCIFANFANO

Non son sì cocò.

SEMPLICINA

Io dunque me n' vo;

sposarmi non vuò.

ARCIFANFANO

Fermate; sarò,

mia cara, un cocò.

(partono)

Semplicina, Arcifanfano ->

 
 

Scena decima

Sala.
Sordidone, Malgoverno, Furibondo, madama Gloriosa, madama Garbata, Servi pazzi.

 Q 

Sordidone, Malgoverno, Furibondo, Gloriosa, Garbata, servi

 

TUTTI

Saper vogliamo  

da sua maestà

il nome proprio

della città.

DUE PAZZI

Ce n'anderemo,

se no 'l dirà.

Vogliamo il nome

della città.

TUTTI

Saper vogliamo

da sua maestà

il nome proprio

della città.

 

Scena ultima

Arcifanfano, Semplicina e detti.

<- Arcifanfano, Semplicina

 

ARCIFANFANO

Pazzi, sudditi miei,  

or contenti sarete.

Tutti saper volete

il nome della nostra gran città;

ora, ve lo prometto, si saprà.

Vengano innanzi a noi

i sei pazzi novelli.

Io voglio che da quelli,

uniti alla real persona mia,

il nome alla cittade oggi si dia.

 
Vengono avanti sei Pazzi cantando:

<- sei pazzi

 

Saper vogliamo  

da sua maestà

il nome proprio

della città.

 

ARCIFANFANO

Olà, diasi, o ministri,  

una lettera a ognun dell'alfabeto,

che il nome abbia a compor chiaro e perfetto.

 
I Servi pazzi danno a tutti una lettera dell'alfabeto, ed una anche all'Arcifanfano.
 

 

Su via, tutti schieratevi,

e in buona consonanza accomodatevi.

Or ora si vedrà

il nome della nostra alma città.

 
Li va accomodando, ma non si vede nome perfetto.
 

 

No, così non va bene;

tramutarvi conviene.

 
Li dispone diversamente.
 

 

Così non viene ancora:

eh, lo farò ben io venir or ora.

 
Li dispone diversamente, e unendosi lui agli altri, si vede dalle lettere formare queste due parole: «IL MONDO».
 

ARCIFANFANO

Ecco il nome, ecco il nome.

Sarete soddisfatti.

Poco vi vuole a soddisfare i matti.

 

 

Nel mondo albergano  

i savi e i matti;

e si confondono

spesso fra lor.

Chi pazzo credesi,

talor è saggio;

e saggio credesi,

chi ha pazzo il cor.

Sfondo schermo () ()

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Campagna corta.

Sordidone
 
Sordidone
<- Malgoverno

Malgoverno
Sordidone ->

Malgoverno
<- Gloriosa

Ecco lo sprezzator di mia bellezza

Gloriosa
Malgoverno ->
Gloriosa e Furibondo
La bellezza non s'apprezza
Gloriosa
<- Furibondo
 

Furibondo
Gloriosa ->
Furibondo e Garbata
L'oro e la terra
Furibondo
<- Garbata
 
Garbata
Furibondo ->

Garbata
<- Arcifanfano

Olà, donna rapace

Arcifanfano
Garbata ->

Che diavolo ha quest'oro?

Arcifanfano
<- Semplicina
Semplicina
Arcifanfano ->

M'ha detto la mia mamma

Semplicina
<- Sordidone

Semplicina
Sordidone ->

Crede d'avermi fatto un dispiacere

Semplicina ->

Camera con trono e tre sedie.

Arcifanfano, guardia, altre guardie
 

Dunque il regno de' pazzi

Arcifanfano, altre guardie
guardia ->
Arcifanfano, altre guardie
<- Gloriosa, Garbata, Semplicina

Monarca, per voi carca

Arcifanfano, altre guardie, Garbata, Semplicina
Gloriosa ->

La bellezza superba è un grande impegno

Arcifanfano, altre guardie, Semplicina
Garbata ->

Il ciel m'ha liberato da un intrico

Semplicina e Arcifanfano
Se sposa sarò
altre guardie
Semplicina, Arcifanfano ->

Sala.

Sordidone, Malgoverno, Furibondo, Gloriosa, Garbata, servi
 
Sordidone, Malgoverno, Furibondo, Gloriosa, Garbata, servi
<- Arcifanfano, Semplicina

Pazzi, sudditi miei

Sordidone, Malgoverno, Furibondo, Gloriosa, Garbata, servi, Arcifanfano, Semplicina
<- sei pazzi

Olà, diasi, o ministri

(distribuzione delle lettere dell'alfabeto)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena ultima
Campagna deliziosa con collina amena in prospetto, adornata di alberetti; veduta della città. Camera. Ritorna la prima scena con collina. Camera. Salone stravagante, o altra scena capricciosa, con cinque gabbie di ferro. Campagna corta. Camera con trono e tre sedie. Sala.
Atto primo Atto secondo

• • •

Testo PDF Ridotto