Atto secondo

 

Scena prima

Prato fiorito, dove passa il fiume Giordano con platano sulla riva.
Pastore, che guida al pascolo la greggia, seguito da tre Fanciulli.

 Q 

<- Pastore, tre fanciulli

 

PASTORE

Qui dove il bel Giordano  

co' la sponda fiorita

chiama al pasco la greggia, or noi dobbiamo

figli arrestar il piede,

e far di questa pianta

per il nostro lavoro ombrosa sede.

(siede con i fanciulli sotto il platano a lavorar cestelle. Fanciulli cantando a suono di flauti)

PASTORE

Chi s'adatta alla fatica  

l'ozio insieme, e 'l vizio uccide:

neghittoso il forte Alcide

oscurò la gloria antica.

 

Scena seconda

Erminia, e detti.

<- Erminia

 

ERMINIA

(Da qual in riva al fiume  

chiaro suono improvviso,

che sembra, ed è di pastorali accenti

son rotti i miei lamenti.)

 
(seguono i fanciulli come sopra)

ERMINIA

Chi seguace è del riposo  

l'ozio insieme, e 'l vizio pasce:

ben sovente, il mal che nasce

sta dell'ozio in sen nascoso.

 

 

(Ora compresi il vero: intento osservo  

omo d'età canuta

tesser fiscelle alla sua greggia accanto,

ed ascoltar di tre fanciulli il canto.)

PASTORE

Fuggiam.

(balza in piedi prendendo per mano li detti fanciulli)

ERMINIA

Ferma: fermate:

non v'ingombri timor, che sotto l'elmo

fronte amica s'asconde.

(s'alza la visiera)

Seguite pur avventurosa gente

al ciel diletta, il bel vostro lavoro,

che non portano già guerra quest'armi

all'opre vostre, ai vostri dolci carmi.

PASTORE

Il bellicoso aspetto

insolito fra noi, signor'infuse

terror nell'alma.

ERMINIA

Padre, or che d'intorno

alto incendio di guerra arde il paese,

come qui state in placido soggiorno,

senza temer le militari offese?

PASTORE

Figlio dirò che d'ogn'oltraggio, e scorno

la mia famiglia, e la mia greggia illese

sempre qui fur: né strepito di Marte

giammai turbò questa remota parte.

 

ERMINIA

O felice povertà!  

Vero albergo della gioia:

sta la noia,

dove sol grandezza sta.

 

PASTORE

Felice sì, perché felice è reso  

chi di lei si contenta.

ERMINIA

Oh potess'io

teco goderla insieme:

se però nel tuo cor pietà risiede,

pietade oggi ti mova

delle miserie mie.

PASTORE

Che brami?

ERMINIA

Accogli

me pur, che te ne prego

nel tuo medesmo tetto.

PASTORE

Volentieri t'accetto.

ERMINIA

Che se di gemme e d'or, ch'il volgo adora

sì com'idoli suoi tu fossi vago,

potresti ben tante n'ho meco ancora

rendere il tuo desio contento, e pago.

PASTORE

Senza mercede alcuna

ospite mi sarai: ma qual ti punge

stral di sì fiera doglia?

ERMINIA

Altrove i' serbo

di narrar mie sventure:

guidami al tuo soggiorno; ivi udirai

forse non senza pianto

ciò, che d'udir non crederesti mai.

 

Nell'udir mie doglie asprissime  

è impossibile a non piangere.

Se le rupi anco durissime

han vigor di poter frangere.

(presa per mano dal pastore parte con i di lui fanciulli)

Pastore, tre fanciulli, Erminia ->

 
 

Scena terza

Castello d'Armida posto in mezzo d'un lago con ponte levatoio, quale s'abbassa al suono d'un Corriero, ch'arriva.
Tancredi, e Corriero.

 Q 

Tancredi

<- Corriero

 

TANCREDI

Dunque di Boemondo sei tu messaggio?  

CORRIERO

Io sono: e là m'invio

dove in fretta corriero egli m'ha spinto.

TANCREDI

(Non credo mai che servo

del mio gran zio nel favellar sia finto.)

CORRIERO

Quando latin sia tu, qui far soggiorno

potrai signor infin ch'il sol rimonte,

che questo loco, e non è 'l terzo giorno

tolse a' pagani di Cosenza il conte.

(entra per il ponte del castello)

Corriero ->

 

TANCREDI

Opportuno è il consiglio: ecco m'accingo  

a seguir l'orme tue: ma dove incauto

lascio condurmi? Ah ch'in magion, sì forte

potrebbe in qualche inganno

farmi cader costui,

e sotto un falso invito

rendere fraudolenti i detti sui.

Non m'arresto però, che ad ogni rischio

son per long'uso avvezzo,

e più grande, ch'egli è più lo disprezzo.

(denuda la spada)

 

Col fulmine guerrier,  

ch'audace impugnerò

l'aspetto benché fier

di morte atterrirò,

sì, ch'orrore

nel suo core

di spavento infonderò.

(va per salire sul ponte)

 

Scena quarta

Alindo frettoloso, e Tancredi.

<- Alindo

 

ALINDO

Signor, signor, deh ferma il piè soltanto  

che brevi accenti ascolti.

TANCREDI

Chi sei? Da me che chiedi?

(torna alquanto indietro)

ALINDO

(Astri che miro!)

TANCREDI

(Il messo di Clorinda?)

ALINDO

Tancredi tu?

TANCREDI

Son io: dove lasciasti

l'amata diva?

ALINDO

Appunto

qui mi trasse anelante

per averne contezza.

TANCREDI

È pur Clorinda

quella, che fugge?

ALINDO

È dessa (a lui m'impose

di non scoprirla Erminia).

TANCREDI

Invan finora

corsi la selva tutta

per rintracciarla.

ALINDO

Io la smarrii nel bosco

dopo quasi raggiunta.

TANCREDI

Ove? In qual parte?

ALINDO

Assai lungi da noi.

TANCREDI

Notte importuna:

perché sì di repente

uccidesti la luce? Era fors'anco

l'adorata mia vita

in periglio di morte?

ALINDO

Ancor'esposta

al cacciator la belva.

TANCREDI

Ah se fia vero,

ch'oltraggiata ne sia, giura Tancredi,

farsi cader l'oltreggiator a' piedi.

ALINDO

Ah mira, mira.

TANCREDI

E quale

armato cavalier, feroce in vista

ver me discende? E d'improvviso lume

splende il castel d'intorno!

ALINDO

Rinato par di mezzanotte il giorno.

 

Scena quinta

S'illumina il castello con cielo stellato, e macchina, nella quale sta rinchiusa Armida invisibile.
Rambaldo co' la visiera calata discende dal ponte con spada ignuda nella destra.

<- Armida

<- Rambaldo

 

RAMBALDO

O tu che siasi tua fortuna, o voglia  

al paese fatal d'Armida arrive

pensi indarno al fuggir: or l'armi spoglia

e porgi ai lacci suoi le man cattive,

ed entra pur nella guardata soglia

con quelle leggi, ch'ella altrui prescrive,

né più sperar di riveder il cielo

per volger d'anni, o per cangiar di pelo.

ALINDO

(Ch'ascolto mai?)

TANCREDI

Tristo Rambaldo all'armi

ti conobbi, e alle voci:

quel Tancredi son io, che tue minacce

rintuzzerò col ferro: e se tu fosti

rubello al ciel in commutar protervo

con quella de' pagani

la vera fé forse dal ciel eletta

ora è mia destra a far in te vendetta.

RAMBALDO

(Tancredi? Ohimè ch'intesi: e pur m'è forza

celar la tema) or come

misero vieni ove rimanga ucciso?

Qui saran le tue forze oppresse, e dome,

e questo altero tuo capo reciso,

e manderollo ai due Franchi in dono

s'altro da quel soglio oggi non sono.

 
(segue fiero duello fra Tancredi, e Rambaldo, il quale vedendosi in pericolo d'essere ucciso fugge nel castello, rimanendo estinti tutti i lumi)

Rambaldo ->

 

TANCREDI

Così mi tronchi il capo?  

Così lo mandi in dono

ai duci Franchi? Empio tu fuggi? E chiami

le tenebre in soccorso? O vile: e queste

son le prodezze tue? Questi tuoi vanti?

Per sottrarti alla morte

in mancanza d'ardir usar gl'incanti?

ALINDO

Sparir le faci, ed ogni stella insieme

né più rimane all'orba notte, alcuna

sotto povero ciel luce di luna.

TANCREDI

Il lampo dell'acciar almen potesse

fra le dense caligini notturne

in traccia dell'indegno

servir al piè di guida.

(lo va cercando per la scena)

ARMIDA
(voce in alto)

Lo cerchi invan sei prigionier d'Armida.

(Tancredi resta fra i lacci d'un invisibil prigione)

ALINDO

Fuggi signor.  

TANCREDI

Me 'l vieta

d'invisibil catena

forza non conosciuta: ah troppo è vero

in carcere son io.

ALINDO

Affé mi trovo in libertade: addio.

(fugge)

Alindo ->

 

Scena sesta

Tancredi solo.

 

 

O amor! O sorte! O mia sciocchezza! O frodi  

previste, e non credute! Io stimo lieve

la perdita del sol, quella m'è grave,

che di più dolce vista

e sol più vago assai, poiché di lui

con perpetuo rancor privo rimango:

Clorinda ah sì, che tal sciagura io piango.

Ma l'obbligo d'Argante,

ch'appunto or mi sovviene:

ah troppo, troppo al mio dover mancai.

È ben ragion, ch'egli mi sprezza, e scherna,

o mia gran colpa, o mia vergogna eterna.

 

Meglio pur sarebbe, o stelle  

non lasciarmi in vita più.

Che la vita a un infelice

è peggior di morte assai,

col morir han fine i guai,

e col vivere giammai

esce il duol di schiavitù.

(uscite guardie dal castello, lo conducono in esso prigione)

<- guardie

guardie, Tancredi, Armida ->

 
 

Scena settima

Sala d'armi.
Clorinda, vestita d'armi lugubri, ed Argante.

 Q 

Clorinda, Argante

 

ARGANTE

A le spoglie funeste,  

che rugginose, e nere

ti circondano il sen, vieppiù m'accerto,

che tu pensi notturna

ir tra feri nemici

ad ardere la torre.

CLORINDA

Io vo', che questo

effetto segua, il ciel poi curi il resto.

ARGANTE

Di ferro, e face armato

m'avrai compagno.

CLORINDA

Ah non fia ver, ch'esposta

a sì gran rischio io vegga

l'anima dell'impero:

serbisi a miglior d'uopo un tal guerriero.

ARGANTE

Tu là n'andrai Clorinda, e me negletto

qui lascerai fra la volgare gente?

E da sicura parte avrò diletto

mirar il fumo, e la favilla ardente?

No, no, se fui nell'arme a te consorte

esser vo' nella gloria, e nella morte.

CLORINDA

Argante, ah ti sovvenfa

del trascorso periglio.

ARGANTE

Ho core anch'io, che morte sprezza, e crede

che ben si cambi coll'onor la vita.

CLORINDA

Ben ne festi signor eterna fede

con quella tua sì generosa uscita,

pur'io femmina sono, e nulla riede

mia morte in danno alla città smarrita

ma se tu cadi, tolga il ciel gl'auguri

chi vi sarà che più difenda i muri?

 

ARGANTE

Farmi cangiar pensier  

tu non potrai giammai:

costante mi vedrai

nel primo mio voler.

 

CLORINDA

Al folle tuo desir

giammai mi piegherò.

Costante abbatterò

la forza dell'ardir.

 

Scena ottava

Ismeno, e detti.

<- Ismeno

 

ISMENO

Qual contesa è fra voi?  

ARGANTE

Vieta Clorinda che seco alla grand'opra

d'ardere la nemica eccelsa mole

esca notturno in campo.

CLORINDA

Per vietar, che di morte

ei non incontri il periglioso inciampo.

ISMENO

Lode merta il tuo zel, ma tu non devi

opporti al tuo sovrano.

ARGANTE

S'opponga pur, ch'ella s'oppone invano.

ISMENO

Sappi, ch'in questo punto

dal monarca Aladino ottenne Ismeno

che potesse il gran duce

seguirti all'alta impresa.

CLORINDA

M'inchino al regio cenno: andianne dunque,

andianne Argante insieme.

ISMENO

Attender piaccia

o voi, che uscir dovete ora più tarda

finché di varie tempre un misto in faccia,

ch'alla macchina ostil, s'appigli, ed arda.

Forse allora avverrà, che parte giaccia

di quello stuol, che la circonda, e guarda.

ARGANTE

Saggio parmi il consiglio, e sarà bene

che stanchezza maggior il sonne allette.

CLORINDA

Il tutto approvo.

ISMENO

In sua magion ciascuno

aspetti il tempo al gran fato opportuno.

 

CLORINDA

Nel mio sen con gran contento  

sento l'anima a brillar.

E tal gioia mi predice,

che felice

potrò l'esito sperar.

Clorinda ->

 

Scena nona

Argante, ed Ismeno.

 

ARGANTE

Pari a quel di Clorinda, anch'io nel petto  

sento un giubilo immenso.

ISMENO

E pari a lei

devi sperar'Argante

esito fortunato.

ARGANTE

Non può tradir le mie speranze il fato.

 

In grado di schiavo  

mi serve il destin.

Lo posi in catena

un giorno pugnando

costretto al mio brando

dover con sua pena

arrendersi alfin.

Argante ->

 

Scena decima

Ismeno.

 

 

Di Clorinda, e d'Argante  

seguirò le vestigia,

per istigar più forte

quella virtù, che per sé stessa corre

e porger lor di zolfo, e di bitumi

due palle, e in cavo rame ascosi lumi.

 

Alla fama de' nemici  

forse l'ale tarperò:

né sì rapida e leggera

a volar di schiera in schiera

trionfante io la vedrò.

Ismeno ->

 
 

Scena undicesima

Loco delizioso con piante di faggi, ed allori, ed albergo rusticale.
Erminia, che viene danzando con altre Pastorelle.

 Q 

<- Erminia, pastorelle

 

ERMINIA

Qui dilette compagne  

l'incominciate danze

proseguite fra voi: che stanca omai

son d'intrecciar carole:

(il dolce nome intanto

segnerò di Tancredi

né la scorza de' faggi, e degl'allori,

e tutti gl'aspri casi

de' miei sì lunghi, ed infelici amori).

 

Co' la punta di questo strale  

le mie piaghe rinnoverò,

e per balsamo al crudo male

meste lacrime io spargerò.

 
Mentre eseguono la danza Erminia va incidendo nel tronco degli alberi il nome di Tancredi, e le di lei disavventure; terminato il ballo le pastorelle chete, chete si portano ad osservare l'operazione d'Erminia, quale così:

ERMINIA

In voi, in voi serbate  

questa dolente istoria amiche piante.

Perché se fia ch'alle vostr'ombre grate

giammai soggiorni alcun fedele amante

senta svegliarsi al cor dolce pietate

delle sventure mie, sì varie, e tante,

e dica, ah troppo ingiusta, empia mercede

diè fortuna, ed amor a sì gran fede.

 

Scena dodicesima

Sopraggiunge Alindo, al di cui arrivo le Pastorelle fuggono.

<- Alindo

pastorelle ->

 

ALINDO

(Questa se non traveggo  

Erminia parmi.)

ERMINIA

Ove fuggite?

(voltandosi alle pastorelle)

ALINDO

(È dessa.)

Erminia.

(la prende per un braccio)

ERMINIA

O fido Alindo,

o sospirato servo, e qual fortuna

ti rende agl'occhi miei?

ALINDO

Mi trasser qui per lor pietà gli dèi.

ERMINIA

Che fa Tancredi?

ALINDO

Ei giace

d'Erminia prigionier.

ERMINIA

Come?

ALINDO

Nel mentre

ti cercava anelante

per sottrarti alle furie

delle spade latine, egli rimase

in poter di colei, ch'ora t'espressi.

ERMINIA

O sinistri successi!

ALINDO

Ma con quai spoglie?

ERMINIA

Intenderai fra poco

tutte le mie sventure:

seguimi tosto.

ALINDO

Dove?

ERMINIA

Ad impetrar disciolta

la libertà del piè.

ALINDO

Scusami, che colà non torno affé.

ERMINIA

La cagione?

ALINDO

Pavento

della maga gl'incanti.

ERMINIA

Eh che non scuote

ella contro de' nostri

la sua verga fatal: vieni: discaccia

dal timido tuo core

ogni viltà.

ALINDO

Sia maledetto amore.

 

ERMINIA

Mi par, che la speranza  

mi venga a consolar,

e dica alla costanza

che soffra il suo penar.

Erminia, Alindo ->

 
 

Scena tredicesima

Campo cristiano con torre militare sopra cui vi sono le Guardie, e Soldati che dormono a piè di quella. Raimondo, che viene al campo con Tancredi, e tutti li Capitani, che furono prigionieri d'Armida, liberati da Rinaldo.

 Q 

guardie, due soldati

<- Raimondo, Tancredi, capitani

 

RAIMONDO

Di Rinaldo al valor tutti dovete  

dunque la libertà?

TANCREDI

Disciolse il prode

co' la sua spada

quell'indegne catene,

che per legge d'Armida

ci guidavano schiavi al re d'Egitto.

RAIMONDO

O sempre grande, o sempre duce invitto:

ma tu brevi momenti

fosti suo prigioniero.

TANCREDI

Non rimasi fra ceppi un giorno intero.

RAIMONDO

Vedesti in qual periglio,

ti pose amor?

TANCREDI

Per liberar dal suo

Clorinda, che fuggia

la spada assalitrice

di Poliferno indegno.

RAIMONDO

Perdonami Tancredi

era giusto il suo sdegno.

TANCREDI

Perché?

RAIMONDO

Gli uccise il padre.

TANCREDI

E giusta ancora

era la mia difesa.

RAIMONDO

Perché?

TANCREDI

Di questo core

ella signora è resa.

RAIMONDO

Né t'arrossisti, o prence

di vantarti soggetto

a una beltà nemica, e che professa

varia da te la fede?

TANCREDI

Merto che non ha pari in lei risiede.

RAIMONDO

Scotiti dal letargo, e ti rammenta

chi fosti, ed or chi sei.

TANCREDI

Eterni le donai gl'affetti miei.

RAIMONDO

Ti rampogna Goffredo,

se ne querela il campo,

ognun l'error detesta,

e in me per il gran zelo

dell'onor tuo confusion si desta.

TANCREDI

Raimondo è già la notte

troppo avanzata omai: chiama le luci

a darsi in preda al sonno.

RAIMONDO

Intendo, aborri

d'udir le voci mie.

TANCREDI

Riedi alle tende.

RAIMONDO

Oltre che ti fe' cieco,

sordo pur'anco il dio d'amor ti rende.

 

Aspe, e talpa è il dio d'amor,  

aspe, e talpa ancor sei tu.

Tu non vedi il tuo periglio,

tu non odi il mio consiglio,

così vivi in doppio error,

senza un raggio di virtù.

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Raimondo ->

 

Scena quattordicesima

Tancredi, e li Compagni.

 

TANCREDI

È seguace costui  

della rigida antica disciplina

amici ite al riposo: io qui d'intorno

investigar desio

ciò, che fece il destin dell'idol mio.

 

Stelle se mai crudeli  

voi foste col mio ben vi pentirete:

che s'uccideste il sol

sarà con vostro duol

poiché luce da lui più non avrete.

Tancredi, capitani ->

 

Scena quindicesima

Clorinda, e Argante con chiusi lumi nella destra seguiti da Ismeno.

<- Clorinda, Argante, Ismeno

 

CLORINDA

Eccoci omai vicini  

alla macchina eccelsa.

ARGANTE

Si avanzi il passo ardito.

ISMENO

Piano, che non si desti

stuolo guerrier qui nell'oblio sopito.

CLORINDA

Destisi il campo tutto

io non m'arretro.

ARGANTE

A sostener l'intero

formidabile assalto

dell'esercito franco

basta solo l'acciar, ch'io cingo al fianco.

GUARDIA
(dall'alto)

Olà, chi fra quest'ombre

cheto s'aggira? Il nome?

ISMENO

Ohimè, la guardia

a noi dimanda il segno.

CLORINDA

L'avrà dall'ira mia.

ARGANTE

L'otterrà del mio sdegno.

ISMENO

Scoprite i chiusi lumi e la favilla

tosto s'accenda all'accensibil esca.

CLORINDA

Seguimi Argante.

ARGANTE

Pronto.

ISMENO

O come al par del vento

la generosa copia

vola ad arder la torre:

già s'adatta all'impresa: il foco acceso

serpe già da più lati, e già già folto

turba il fumo alle stelle il puro volto.

GUARDIA

All'arme, all'arme.

CLORINDA

Eh che non giova, o folli

il chiedere soccorso.

ARGANTE

Invan tentate

di rintuzzar la fiamma.

ISMENO

Ecco di spade

un nembo, che ver noi

scagliasi furibondo.

CLORINDA E ARGANTE

Dissiparlo saprem.

ISMENO

Io qui m'ascondo.

(si ritira, spuntano soldati con l'armi ignude)

<- altri soldati

 

CLORINDA

Chi s'avanza perirà.  

(uccide un soldato)

ARGANTE

Chi s'inoltra caderà.

(n'uccide un altro)

CLORINDA

Tu già spiri al suol esangue.

ARGANTE

Tu già versi l'alma, il sangue.

CLORINDA

E ciascun vi spirerà.

ARGANTE

E ciascun lo verserà.

(Argante, e Clorinda danno la fuga agl'altri soldati)

altri soldati, guardie, Clorinda, Argante ->

 

Scena sedicesima

Torna Ismeno impaurito.

 

 

Dov'è Clorinda? Dove  

l'invitissimo Argante: ah teme Ismeno

qualche fatal sciagura.

Se voi cadeste, o prodi

già la caduta è di Sion sicura.

 

Pensier, che dici al cor?  

Rispondi, non tacer!

Deggio sperar o no?

Rispondi, ch'io no 'l so,

oppur dovrò temer.

Ismeno ->

 
 

Scena diciassettesima

Loco deserto.
Clorinda co' la visiera calata inseguita da Tancredi.

 Q 

(nessuno)

<- Clorinda

<- Tancredi

 

CLORINDA

Qual vicin calpestio  

seguemi impetuoso?

(si volta)

O tu, che porte,

che corri sì, rispondi?

TANCREDI

E guerra, e morte.

CLORINDA

E guerra, e morte avrai, ch'io non ricuso

darlati se la cerchi.

 
(combattono insieme, dopo qualche spazio di tempo così Tancredi)

TANCREDI

Nostra sventura è ben, che qui s'impieghi  

tanto valor, dove silenzio il copra

ma poiché sorte rea vien che ci neghi

e lode, e testimon degno dell'opra

pregoti se fra l'armi han loco i preghi

ch'il tuo nome, e 'l tuo stato a me discopra

acciò, ch'io sappia o vinto, o vincitore

chi la mia morte, o la vittoria onore.

CLORINDA

Seguane ciò che voglia, a me tu chiedi,

quel, ch'ho per uso di non far palese,

ma chiunque io mi sia, tu innanzi vedi

un di que' duo, che le gran torri accese.

TANCREDI

In mal punto il dicesti.

Il tuo dir, e 'l tacer di par alletta

barbaro discortese alla vendetta.

(tornato all'assalto, Clorinda viene ferita mortalmente da Tancredi)

CLORINDA

Amico, hai vinto: io ti perdon; perdona  

tu ancora, al corpo no, che nulla pave

all'alma sì, deh per lei prega, e dona

alta virtù, ch'ogni sua colpa lave.

(cade per terra)

TANCREDI

(In queste voci languide risuona

un non so, che di flebile, e soave,

ch'al cor mi scende, ed ogni sdegno ammorza,

e gl'occhi a lacrimar m'invoglia, e sforza.

CLORINDA

Tronca, tronca, gl'indugi.

TANCREDI

Il piè veloce

accorre al vicin fonte.

(parte frettoloso a prender acqua)

Tancredi ->

 

CLORINDA

Non mi lasciar perir,  

donami sì pietà.

Che l'anima in partir

dalla terrena salma

una più degna palma

in ciel riporterà.

 

Scena diciottesima

Torna Tancredi coll'elmo pieno d'acqua.

<- Tancredi

 

TANCREDI

Eccomi pronto al grand'ufficio: i' sciolgo  

con la destra tremante

la sconosciuta fronte. O ciel che miro!

Clorinda! Il sol ch'adoro! Io resto senza

e vita, e moto: ahi vista: ahi conoscenza.

Clorinda anima mia: ma già s'offusca

lo splendor de' bei rai: la man t'asperge

di salutifer'onda, e i mesti lumi

ti bagnano di pianto:

oh dio, la bella guancia

d'ogni color vivace

già già tutta si spoglia.

CLORINDA

Io vado in pace.

(spira affatto)

 

TANCREDI

In pace? E me tu lasci  

Clorinda in aspra guerra? O fato avverso!

In qual gran duol è questo cor immerso!

Io vivo? Io spiro ancora? E gl'odiosi

rai miro ancor di quest'infasto die?

Di testimon de' miei misfatti ascosi

che rimprovera a me le colpe mie.

Ah man timida, e lenta or che non osi

tu che fai tutte del ferir le vie

tu ministra di morte empia, ed infame

di questa vita rea troncar lo stame?

 

Svenami  

squarciami

barbara il cor.

Che non han gl'Ircani chiostri

fra i lor mostri

mostro no di me peggior.

 

 

Ma svenarmi non tenti  

forse perché pietate

ora stimi il dar morte a' miei tormenti.

(giungono soldati cristiani)

<- soldati cristiani, alcuni soldati

 

Amici, ah già, ch'il fato

qui vi spinge opportuni: alle mie tende

deh traete vi prego

quella, che voi mirate

beltà da me trafitta.

O viso, viso, che puoi far la morte

dolce, ma raddolcir non puoi mia sorte.

(i soldati prendono sulle braccia Clorinda)

 

Belle, e care reliquie adorate

in eterno vi seguirò.

Vostre ceneri pregiate

nel mio sen seppellirò.

 

alcuni soldati, Clorinda, Tancredi ->

Ballo di soldati.
 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Prato fiorito, dove passa il fiume Giordano con platano sulla riva.

<- Pastore, tre fanciulli

Qui dove il bel Giordano

Pastore e Fanciulli
Chi s'adatta alla fatica
Pastore, tre fanciulli
<- Erminia

Da qual in riva al fiume

Ora compresi il vero: intento osservo

Felice sì, perché felice è reso

Pastore, tre fanciulli, Erminia ->

Castello d'Armida posto in mezzo d'un lago con ponte levatoio.

Tancredi
 

(suono d'un corriero)

Tancredi
<- Corriero

Dunque di Boemondo sei tu messaggio?

Tancredi
Corriero ->

Opportuno è il consiglio: ecco m'accingo

Tancredi
<- Alindo

Signor, signor, deh ferma il piè soltanto

(s'illumina il castello con cielo stellato, e macchina, nella quale sta rinchiusa Armida invisibile)

Tancredi, Alindo
<- Armida
Tancredi, Alindo, Armida
<- Rambaldo

O tu che siasi tua fortuna, o voglia

(fiero duello fra Tancredi, e Rambaldo, il quale fugge nel castello, rimanendo estinti tutti i lumi)

Tancredi, Alindo, Armida
Rambaldo ->

Così mi tronchi il capo?

(Tancredi resta fra i lacci d'un invisibil prigione)

Fuggi signor / Me 'l vieta

Tancredi, Armida
Alindo ->

O amor! O sorte! O mia sciocchezza! O frodi

Tancredi, Armida
<- guardie
guardie, Tancredi, Armida ->

Sala d'armi.

Clorinda, Argante
 

A le spoglie funeste

Argante e Clorinda
Farmi cangiar pensier
Clorinda, Argante
<- Ismeno

Qual contesa è fra voi?

Argante, Ismeno
Clorinda ->

Pari a quel di Clorinda, anch'io nel petto

Ismeno
Argante ->

Di Clorinda, e d'Argante

Ismeno ->

Loco delizioso con piante di faggi, ed allori, ed albergo rusticale.

<- Erminia, pastorelle

Qui dilette compagne

(danza delle pastorelle)

In voi, in voi serbate

Erminia, pastorelle
<- Alindo
Erminia, Alindo
pastorelle ->

Questa se non traveggo

Erminia, Alindo ->

Campo cristiano con torre militare.

guardie, due soldati
 

(i soldati sono addormentati)

guardie, due soldati
<- Raimondo, Tancredi, capitani

Di Rinaldo al valor tutti dovete

guardie, due soldati, Tancredi, capitani
Raimondo ->

È seguace costui

guardie, due soldati
Tancredi, capitani ->
guardie, due soldati
<- Clorinda, Argante, Ismeno

Eccoci omai vicini

guardie, due soldati, Clorinda, Argante, Ismeno
<- altri soldati

(Ismeno si ritira)

Clorinda e Argante
Chi s'avanza perirà

(Argante e Clorinda uccidono due soldati)

due soldati, Ismeno
altri soldati, guardie, Clorinda, Argante ->

(Ismeno torna)

Dov'è Clorinda? Dove

due soldati
Ismeno ->

Loco deserto

 
<- Clorinda

(Clorinda co' la visiera calata)

Clorinda
<- Tancredi

Qual vicin calpestio

(Clorinda e Tancredi combattono)

Nostra sventura è ben, che qui s'impieghi

(Clorinda e Tancredi combattono, Clorinda viene ferita mortalmente)

Amico, hai vinto: io ti perdon; perdona

Clorinda
Tancredi ->
Clorinda
<- Tancredi

Eccomi pronto al grand'ufficio: i' sciolgo

(Clorinda spira)

In pace? E me tu lasci

Ma svenarmi non tenti

Clorinda, Tancredi
<- soldati cristiani, alcuni soldati

soldati cristiani
alcuni soldati, Clorinda, Tancredi ->

(ballo di soldati)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima
Steccato fuori della città di Gerusalemme con sole, che tramonta all'occaso; torre dentro le mura. Stanze di Clorinda alla turchesca contigue a quelle d'Erminia, coll'armatura della stessa Clorinda appesa in... Finimento di selva con luna piena, picciola collinetta da una parte; padiglioni cristiani dall'altra... Vallo fuori della città di Gerusalemme con piccola collinetta nel mezzo, sotto di cui vedesi la spelonca... Prato fiorito, dove passa il fiume Giordano con platano sulla riva. Castello d'Armida posto in mezzo d'un lago con ponte levatoio. Sala d'armi. Loco delizioso con piante di faggi, ed allori, ed albergo rusticale. Campo cristiano con torre militare. Loco deserto Suburbi di Gerusalemme. Sepolcro di Clorinda co' le di lei armi appese alla pianta d'un cipresso. Selva in forma d'anfiteatro co' la pianta d'un cipresso nel mezzo. Piazza di Gerusalemme con rogo acceso nel mezzo.
Atto primo Atto terzo

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