Atto terzo

 

Scena prima

Suburbi di Gerusalemme.
Erminia, ed Alindo.

 Q 

Erminia, Alindo

 

ERMINIA

No, che di me, le stelle  

non videro giammai

donna più sventurata.

ALINDO

Ti concedeva Armida

Tancredi in libertà, ma che può farsi

s'a lei giungesti in tempo,

che spedito l'avea

fra schiavi al re d'Egitto.

ERMINIA

E tu m'esorti

a rinchiudere il passo

nel mio soggiorno antico?

ALINDO

Io ti consiglio al ben so quel che dico.

ERMINIA

Perché mi vieti Alindo

di seguir l'orme sue? Certa, ch'in dono

dall'egizio monarca

ottenuto l'avrei; mentr'ei fu sempre

al nostro scettro amico.

ALINDO

Io ti consiglio al ben, so quel che dico.

ERMINIA

Temi forse, o buon servo,

ch'in paesi lontani

malsicuro si trovi

l'onor del sen pudico?

ALINDO

Io ti consiglio al ben, so quel che dico.

ERMINIA

Narrami per qual fine

a me t'opponi?

ALINDO

Erminia

non ti voglio tradir: è d'altra bella

adorator Tancredi.

ERMINIA

Di chi mai?

ALINDO

Di Clorinda.

ERMINIA

Come t'è noto?

ALINDO

Andianne

al tuo real albergo, e la palesi

tali incendi farò.

ERMINIA

(Sorte, ch'intesi!)

 

Con quest'afflitto sen  

sei pur tiranno amor.

Quando ti stancherai

di tormentarmi, di'?

Crudel ti sento sì,

che mi rispondi mai

che sempre vibrerai

contro di me rigor.

 

Scena seconda

Argante, Ismeno piangendo, e detti.

<- Argante, Ismeno

 

ARGANTE

Alindo, e tu non piangi  

di Clorinda la morte?

ISMENO

E come puoi

donna, nel comun pianto

tener asciutto il ciglio?

ARGANTE
(ad Alindo)

Piangi.

ISMENO
(ad Erminia)

Piangi, e da noi

ogn'aspetto di gioia abbia l'esilio.

ALINDO

Morta è Clorinda?

ARGANTE

Uccisa

dal barbaro Tancredi.

ERMINIA
(ad Ismeno)

Quando?

ISMENO

Non son momenti.

ALINDO
(ad Argante)

Dove?

ARGANTE

Vicino al campo.

ERMINIA

È questa certo

all'assediate mura

deplorabil sciagura.

ARGANTE

O di Gerusalem ciò che prometta

Argante, odi! Tu cielo, e s'in ciò manco

fulmina sul capo: alta vendetta

giuro di far nell'omicida franco

che per la costei morte a me s'aspetta.

Né questa spada mai depor dal fianco

infin ch'ella a Tancredi il cor non passi

e il cadavere infame ai corvi lasci.

 

Volo in traccia dell'infido  

corro l'empio a trucidar.

O fortuna, se l'uccido

ti voglio ergere un altar.

Argante ->

 

Scena terza

Ismeno, e detti.

 

ISMENO

Spirò dopo la gloria  

d'aver con face accesa

incenerita, ed arsa

de' nemici la torre: or perché questi

più non osino in campo

nova mole rifar: volo con fretta

a precluder del bosco

quel che da lor fu praticato ingresso

e vietar cogl'incanti,

ch'un sol ramo troncar non sia permesso.

Ismeno ->

 

Scena quarta

Erminia, ed Alindo.

 

ERMINIA

Udisti Alindo?  

ALINDO

Udii.

ERMINIA

Tancredi in libertà?

ALINDO

Per quanto espresse

ed Argante, ed Ismeno.

ERMINIA

Come poté quel prence

svenar crudele alla sua diva il seno?

ALINDO

Dirtelo non saprei.

ERMINIA

Voglio accertarmi.

ALINDO

Fermati dove vai?

ERMINIA

Del nemico fra l'armi.

ALINDO

E fermati.

ERMINIA

Invan resisti

del mio genio alla forza.

ALINDO

E che ti giova

benché fosse ciò ver?

ERMINIA

Per avvertirlo

dell'insidia d'Argante.

ALINDO

Un nemico al tuo affetto?

ERMINIA

Non seppe ancor, ch'io gli vivessi amante.

 

Quando saprà, ch'io l'amo  

forse si cangerà,

e dando egli mercede

alla mia giusta fede

amato riamerà.

Erminia, Alindo ->

 
 

Scena quinta

Loco, dove s'alza il sepolcro di Clorinda co' le di lei armi appese alla pianta d'un cipresso.
Tancredi, che viene a visitare il detto sepolcro.

 Q 

(nessuno)

<- Tancredi

 

 

Qui pur siete sepolte  

ossa adorate, e care:

o sasso amato, ed onorato tanto,

che dentro hai le mie fiamme, e fuori il pianto

non di morte sei tu, ma di vivaci

ceneri albergo, ove è riposto amore

e ben sent'io da te l'usate faci

men dolci sì ma non men calde al core

deh prendi i miei sospiri, e questi baci

prendi, ch'io bagno di doglioso umore,

e dagli tu poiché io non posso almeno

all'amate reliquie, ch'hai nel seno.

(bacia il sepolcro)

Ma già l'afflitte luci

stanche dal lacrimar, chiedono ai sensi

qualche breve riposo

m'adagerò sul marmo

che tiene avaro il mio tesor nascoso.

(si pone a sedere sopra il sepolcro di Clorinda)

 

Già ch'il sonno, in tutto parmi  

che di morte abbia l'imago;

sarei pur contento, e pago.

Qui dormir, senza destarmi

o soave, e dolce oblio

se dormisse per sempre il viver mio.

(s'addormenta)

 

Scena sesta

Lo spirito di Clorinda sopra un gruppo di nuvole. Tancredi che dorme.

<- Clorinda

 

CLORINDA

Fuga il pianto, e torni il riso  

sul tuo labbro a pullular.

Dolce nume, amato viso!

Da' l'esilio al lacrimar.

 

 

Mira come son bella, e come lieta  

fe' del mio caro, e in me tuo duol accheta.

Tal i' son tua mercé: tu me dai vivi

del mortal mondo, per error togliesti

tu in grembo al ciel fra gl'immortali divi

per pietà di salir degna mi festi.

Quivi io beata, amando io godo, e quivi

spero, che per te loco anco s'appresti.

Ove al gran sol, e nell'eterno die

vagheggerai le sue bellezze, e mie.

Se tu medesmo non t'invidi il cielo

e non travii col vaneggiar de' sensi

vivi, e sappi, ch'io t'amo, e non te 'l celo

quanto più creatura amar conviensi.

 

Di te mio ben giammai  

giammai mi scorderò;

discaccia pur la noia

e chiama in sen la gioia

ch'io t'amo, e t'amerò.

(sparisce)

Clorinda ->

 

Scena settima

Tancredi che si rifugia, e poi Raimondo.

 

TANCREDI

Che vidi! Che mirai! Lieta Clorinda  

m'apparve in sonno, e di stellata veste

cinte le vaghe membra

il pianto mi tergea:

vista così gentil l'alma si bea.

 

<- Raimondo

RAIMONDO

O Tancredi, Tancredi, o da te stesso  

troppo diverso: a vaneggiar qui resti

co' l'ombre de' sepolcri.

TANCREDI

Oh dio Raimondo.

RAIMONDO

Vanne là dove il campo

lasciato in abbandono

dalla tua spada: in dubbio

lasci ancor sua vittoria.

TANCREDI

Clorinda, amata dèa.

RAIMONDO

Voce più degna

è quella della fama,

che dagl'abusi alla virtù ti chiama.

TANCREDI

Oh se sapessi...

RAIMONDO

Il cielo

per suo campion t'elesse; e tu condona

se libero favello,

per beltà già defunta

al ciel ti fai, senza rossor rubello?

TANCREDI

L'amar non è gran colpa.

RAIMONDO

In te ben grave

per l'offesa del nume: e può la morte

giungere inaspettata

a punirti o malcauto.

TANCREDI

La morte?

RAIMONDO

Sì, colei

ch'a suo piacer raccoglie

frutto acerbo, e maturo:

che non perdona a grado.

Ch'ogni valor disprezza, e ciò che deve

atterrir il mortale

colei, ch'in un istante

dispensa eternitate al bene, e al male.

TANCREDI

È l'idol mio fra gl'astri.

RAIMONDO

Eh torna omai

all'ufficio primiero

di cavalier, che pugna

contro la turca fede.

Al sentier degl'eroi rivolgi il piede.

TANCREDI

Cara tomba ti lascio.

RAIMONDO

Involati signor.

TANCREDI

Permetti almeno

ch'un altro bacio ancora

sul freddo marmo imprima.

RAIMONDO

E qual attendi

tu conforto soave

da quel sasso gelato?

TANCREDI

Ch'in baciarlo: il mio labbro

crederà di baciar il labbro amato:

RAIMONDO

Bacialo forsennato.

 
(Tancredi si porta di nuovo a baciare il sepolcro di Clorinda)

TANCREDI

Del mio ben la dolce bocca  

può chiamarsi un'urna ancor.

Ma dell'urne ha varia sorte,

che son l'altre urne di morte,

ed è questa urna d'amor.

Tancredi ->

 

Scena ottava

Raimondo guardando dietro a Tancredi.

 

 

Oh come la ragione  

precipitò dal soglio: e di regnante

suddita già divenne:

amor tu quello sei,

che l'intelletto acciechi,

onde non è stupore

se 'l fai cader, che san cadere i ciechi.

 

Co' la benda, che porta agl'occhi  

gl'occhi benda di tutti amor.

Non v'è scampo

dall'inciampo

poiché cieco è il conduttor.

Raimondo ->

 
 

Scena nona

Selva in forma d'anfiteatro co' la pianta d'un cipresso nel mezzo.
Ismeno con la chioma scarmigliata.

 Q 

Ismeno

 

 

Già di questa mia verga  

demoni il cenno udiste:

prendete in guardia questa selva, e queste

piante che numerate a voi consegno

come il corpo è dell'alme, albergo, e veste

così d'alcun di voi, sia ciascun legno;

onde il franco ne fuga, o almen s'arreste

ai primi colpi, e tema il vostro sdegno.

Spirti invocati, or non venite ancora?

Che sì, che sì; ma frena l'ira o Ismeno

ecco adempito il tuo disegno appieno.

 
Sorgono all'improvviso molti Spiriti di sotterra, occupando tutta la selva.

<- molti spiriti

 

Lieto volo a consolar  

di Giudea l'afflitto re.

E quel pianto ad asciugar,

che dal ciglio gli cadé.

Ismeno ->

 

Scena decima

Tancredi con spada alla mano entra nella selva incantata uscendo fiamme dappertutto.

<- Tancredi

 

TANCREDI

D'Acheronte a dispetto  

penetrai questa selva: eh che non giova

con la falsa apparenza

di spaventose fiamme

intimorir quest'alma:

larve di voi riporterò la palma.

 
(suono di trombe guerriere nella selva)

Io mi rido al suono orribile  

delle trombe, che movete.

V'ingannate se credete

d'instillarmi in sen terror.

Ch'agli strepiti di Marte

più si rende invitto il cor.

 

 

Ma di qual notte impressa  

nel tronco è questa pianta?

Tosto leggiam ciò contenga in essa.

(legge)

«Oh tu che dentro ai chiostri della morte

osasti por guerriero audace il piede

deh se non sei crudel quanto sei forte

deh non turbar questa remota fede,

perdona all'alme omai di luci prive

non dée guerra coi morti aver chi vive?»

(resta alquanto sospeso poi...)

E cada al suol recisa

pianta così funesta.

 

Scena undicesima

Percossa co' la pianta dell'accennato cipresso esce da quello un fantasma in sembianza di Clorinda.
Clorinda, Tancredi.

<- Clorinda

 

CLORINDA

Crudel con chi ti prega  

tanto rigor? Pazienza.

Verso l'amato ben,

credei ch'avesti in sen

qualche clemenza.

 

TANCREDI

(Alle voci, all'aspetto  

costei parmi Clorinda.)

CLORINDA

Ah troppo troppo

m'hai tu Tancredi offeso: or tanto basti:

tu dal corpo, che meco, e per me visse

felice albergo già mi discacciasti

perché il misero tronco, a cui m'affisse

il mio duro destino, ancor mi guasti?

Dopo la morte, gl'avversari tuoi

crudel ne' lor sepolcri offender vuoi?

TANCREDI

(Attonito qui resto.)

CLORINDA

Clorinda fui, né sol qui spirto umano

albergo in questa pianta rozza, e dura

ma ciascun altro ancor Franco o Pagano

che lasci i membri a' piè dell'alte mura

astretto è qui da novo incanto, e strano

non so, s'io dica in corpo, o in sepoltura.

Son di sensi animati i sassi, i tronchi

e micidial sei tu se legno tronchi.

(spariscono i fantasmi)

molti spiriti ->

 

Nel mio sangue qui stillante  

scorgi omai tua crudeltà.

Vedi come, o ingrato amante

meco sei senza pietà.

(sparisce anche quello di Clorinda nel qual tempo gl'alberi si tramutano in mostri)

Clorinda ->

<- mostri

 

TANCREDI

Ah che gl'espressi accenti  

di Clorinda non son: ben di fantasma,

che parla a' sensi miei: ma dove il passo

trovasi all'improvviso?

Che tutt'opra è d'incanti io ben m'avviso?

mostri ->

 

Scena dodicesima

Spariti anche li Mostri, Tancredi ritrovasi in una campagna, dove sopraggiunge Argante.

<- Argante

 

ARGANTE

(Per notizia d'Ismeno, io so, che l'orme  

qui Tancredi raggira: eccolo appunto.)

Così la fé Tancredi

mi serbi tu? Così alla pugna riedi?

TANCREDI

(Questa non è del guardo

illusion mendace, Argante io miro.)

ARGANTE

Tardo riedi, ma giungi

in tempo di cader al suol trafitto:

che non potrai dalle mie mani, o forte

delle donne uccisor fuggir la morte.

TANCREDI

(È d'esso, e non m'inganno.)

Tardo è 'l ritorno mio, ma pur m'avviso,

che frettoloso ei ti parrà ben tosto

e bramerai, che da me diviso

o Calpe avesse, o fosse il mar frapposto.

E che del mio indugiar non fu cagione

tema, o viltà vedrai col paragone.

(combattono insieme, e Tancredi va alle prese d'Argante)

TANCREDI

Cedimi uom forte, o riconoscer vaglia  

me per tuo vincitor, o la fortuna,

né ricerco da te trionfo, o spoglia.

Né, mi riserbo in te ragione alcuna.

ARGANTE

Tancredi or dunque il meglio aver ti vante,

et osi di viltà tentar Argante?

(tornano a combattere, e di nuovo Tancredi va alle prese d'Argante)

TANCREDI

Renditi, che sei vinto.  

ARGANTE

Prima cadrai tu dal mio ferro estinto.

TANCREDI

Giacché pietà ricusi

spirami al piede esangue:

bagna la tua follia nel proprio sangue.

(lo ferisce a morte)

 

ARGANTE

Di vendetta, e d'ira armato  

anco estinto risorgerò.

E nel sen di te spietato

quest'acciar seppellirò.

(cade supino a terra spirando con terrore l'ultime voci)

 

Scena tredicesima

Tancredi, ed Argante morto.

 

TANCREDI

Numi grazie vi rendo  

del trionfale onor: ma lasso il fianco

per il sangue, che versa,

d'alcun riposo ha d'uopo: in grembo al suolo

tregua darò delle ferite al duolo.

(siede sopra d'un sasso)

 

Sento a mancar la salma  

l'alma a partir dal sen.

Il tutto parmi,

che giri intorno,

perdo del giorno

il bel seren.

(cade dal sasso svenuto a terra)

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Scena quattordicesima

Erminia, ed Alindo, e detti.

<- Erminia, Alindo

 

ERMINIA

Alla fine è poi caduta  

l'alta Gerusalemme.

ALINDO

In questo punto

cesse al valor de' Franchi.

ERMINIA

Ma ch'osservo!

ALINDO

Che miro!

ERMINIA

Un guerrier morto,

che le vie tutte ingombra, e la gran faccia

tien volta al ciel, e morto anco minaccia.

ALINDO

Argante egli è vedilo Erminia in viso.

ERMINIA

È vero.

ALINDO

Ohimè signora

poco distante è qui Tancredi ucciso.

ERMINIA

Tancredi?

ALINDO

Eccolo estinto.

ERMINIA

In che misero punto or qui mi mena

fortuna: ahi che veduta amara, e trista:

dopo gran tempo i' ti ritrovo appena

Tancredi, e ti riveggo, e non son vista

vista non son da te benché presente,

e trovando ti perdo eternamente.

ALINDO

Si trafissero entrambi.

ERMINIA

Pietosa bocca, che solevi in vita

consolar il mio duol di tue parole

lecito sia, ch'anzi la mia partita

d'alcun tuo caro bacio io mi console.

E forse allor s'ero a cercarlo ardita

quel davi tu, ch'ora convien, ch'invole.

Lecito sia, ch'ora ti stringa, e poi

versi lo spirto mio fra labbri tuoi.

TANCREDI

Oh dio.

(respira)

ALINDO

Senti, che l'alma

non ancora partì.

ERMINIA

Tosto s'adatti

balsamo portentoso

a riserbarlo in vita.

ALINDO

È ben degno quel prence

d tua pietosa aita.

ERMINIA

Fa' coraggio Tancredi, e ti confida

nella medica tua.

ALINDO

Signor coraggio:

non dubitar.

TANCREDI

(verso Alindo)

Come qui giungi? E quando?

(verso Erminia)

E chi sei tu medica mia pietosa?

ERMINIA

Il saprai fra momenti: io te 'l comando

come medica tua, taci, e riposa.

ALINDO

De' guerrieri cristiani

giunge rapido stuol.

ERMINIA

Entro le mura

della vinta città: sulle lor braccia

fa' recar il gran duce.

ALINDO

Pronto eseguisco.

Alindo ->

 

ERMINIA

(sopra Tancredi)

Tosto

ravvivata sarai morta mia luce.

 

Ti voglio ancora in sen,  

mio ben

legar, e stringere;

legarti in seno ancor.

Da' fede a questo cor

che non sa fingere.

Erminia ->

 
 

Scena quindicesima

Piazza di Gerusalemme con rogo acceso nel mezzo.
Raimondo, e Soldati, che tengono imprigionato Ismeno.

 Q 

Raimondo, soldati, Ismeno

 

RAIMONDO

Già, che amico di Stige, entro le fiamme  

arso, o iniquo cadrai: tosto scagliate

costui nel rogo acceso.

ISMENO

Non sarò vilipeso

da te, come presumi: o di Cocito

servi miei fidi, almeno

da tal scorno salvate il vostro Ismeno.

(nel volerlo i soldati gettar nelle fiamme quattro spiriti lo portano per aria)

<- quattro spiriti

quattro spiriti, Ismeno ->

 

RAIMONDO

Sacrilego, rendesti  

il cenno mio schernito,

ma sarai dalla forza

del gran braccio del ciel un dì punito.

 

Contro te Giove adirato,  

il suo telo scaglierà:

e da quello fulminato

il tuo petto al suol cadrà.

 

Scena ultima

Alindo, Raimondo, e poi Tancredi, Erminia sopra maestoso carro tirato da Schiavi turchi sull'eminenza del quale vedesi trionfante Goffredo.

<- Alindo

<- schiavi turchi, Tancredi, Erminia, Goffredo

 

ALINDO

Allegrezza, allegrezza: in un momento  

seppe con la virtù ch'alta possiede

dar Erminia a Tancredi

la primiera salute: e in ricompensa

le di lui nozze ottenne.

RAIMONDO

La turca donna?

ALINDO

Appunto

mi cangiò di sua fede

il falso rito; eccola in plaustro d'oro

di Goffredo all'aspetto,

tutta giuliva al vago sposo accanto.

RAIMONDO

Merta nodo sì degno eterno vanto.

 

ERMINIA E TANCREDI

Più dolce catena  

amor non formò,

del cor ogni pena

in gioia cangiò.

 
Fama che comparisce a volo sopra il carro suddetto.

<- Fama

 

FAMA

Al confuso rimbombo  

delle voci giulive,

che feriscono il ciel: stesi veloce

al caduceo la destra; e in questo suolo

precipitai sin dalle sfere a volo.

Scorgo vinta Sionne.

Di sublimi sponsali osservo il nodo.

Goffredo ah ben discerno

che le palme son tue: che son le nozze

di Tancredi, ed Erminia: o bel trionfo

d'amor, ma più di Marte;

col fiato di mia tromba

a parlarne di te s'oda ogni parte.

 

S'udirà da Battro a Thile  

tal vittoria a celebrar

e per tutto il prode, e 'l vile

l'alte glorie a raccontar.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Suburbi di Gerusalemme.

Erminia, Alindo
 

No, che di me, le stelle

Erminia, Alindo
<- Argante, Ismeno

Alindo, e tu non piangi

Erminia, Alindo, Ismeno
Argante ->

Spirò dopo la gloria

Erminia, Alindo
Ismeno ->

Udisti Alindo? / Udii

Erminia, Alindo ->

Sepolcro di Clorinda co' le di lei armi appese alla pianta d'un cipresso.

 
<- Tancredi

Qui pur siete sepolte

(Tancredi s'addormenta)

(Clorinda in spirito sopra un gruppo di nuvole)

Tancredi
<- Clorinda

Mira come son bella, e come lieta

Tancredi
Clorinda ->

(Tancredi si sveglia)

Che vidi! Che mirai! Lieta Clorinda

Tancredi
<- Raimondo

O Tancredi, Tancredi, o da te stesso

Raimondo
Tancredi ->

Oh come la ragione

Raimondo ->

Selva in forma d'anfiteatro co' la pianta d'un cipresso nel mezzo.

Ismeno
 

Già di questa mia verga

(sorgono all'improvviso molti spiriti di sotterra, occupando tutta la selva)

Ismeno
<- molti spiriti
molti spiriti
Ismeno ->

(escono fiamme dappertutto)

molti spiriti
<- Tancredi

D'Acheronte a dispetto

(suono di trombe guerriere nella selva)

Ma di qual notte impressa

(Tancredi percuote il cipresso)

molti spiriti, Tancredi
<- Clorinda

(Clorinda come fantasma)

Alle voci, all'aspetto

Tancredi, Clorinda
molti spiriti ->
Tancredi
Clorinda ->

(gl'alberi si tramutano in mostri)

Tancredi
<- mostri

Ah che gl'espressi accenti

Tancredi
mostri ->

(Tancredi ritrovasi in una campagna)

Tancredi
<- Argante

Per notizia d'Ismeno, io so, che l'orme

(Tancredi e Argante combattono)

Cedimi uom forte, o riconoscer vaglia

(Tancredi e Argante tornano a combattere)

Renditi, che sei vinto

(Tancredi ferisce a morte Argante)

(Argante cade supino a terra spirando)

Numi grazie vi rendo

(Tancredi cade svenuto a terra)

Tancredi, Argante
<- Erminia, Alindo

Alla fine è poi caduta

Tancredi, Argante, Erminia
Alindo ->

Tancredi, Argante
Erminia ->

Piazza di Gerusalemme con rogo acceso nel mezzo.

Raimondo, soldati, Ismeno
 

(Ismeno imprigionato)

Già, che amico di Stige, entro le fiamme

Raimondo, soldati, Ismeno
<- quattro spiriti

(gli spiriti portano per aria Ismeno)

Raimondo, soldati
quattro spiriti, Ismeno ->

Sacrilego, rendesti

Raimondo, soldati
<- Alindo

(Tancredi e Erminia sopra maestoso carro tirato da schiavi turchi sull'eminenza del quale si vede Goffredo)

Raimondo, soldati, Alindo
<- schiavi turchi, Tancredi, Erminia, Goffredo

Allegrezza, allegrezza: in un momento

Erminia e Tancredi
Più dolce catena

(Fama che comparisce a volo)

Raimondo, soldati, Alindo, schiavi turchi, Tancredi, Erminia, Goffredo
<- Fama

Al confuso rimbombo

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena ultima
Steccato fuori della città di Gerusalemme con sole, che tramonta all'occaso; torre dentro le mura. Stanze di Clorinda alla turchesca contigue a quelle d'Erminia, coll'armatura della stessa Clorinda appesa in... Finimento di selva con luna piena, picciola collinetta da una parte; padiglioni cristiani dall'altra... Vallo fuori della città di Gerusalemme con piccola collinetta nel mezzo, sotto di cui vedesi la spelonca... Prato fiorito, dove passa il fiume Giordano con platano sulla riva. Castello d'Armida posto in mezzo d'un lago con ponte levatoio. Sala d'armi. Loco delizioso con piante di faggi, ed allori, ed albergo rusticale. Campo cristiano con torre militare. Loco deserto Suburbi di Gerusalemme. Sepolcro di Clorinda co' le di lei armi appese alla pianta d'un cipresso. Selva in forma d'anfiteatro co' la pianta d'un cipresso nel mezzo. Piazza di Gerusalemme con rogo acceso nel mezzo.
Atto primo Atto secondo

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