Atto secondo

 

Scena prima

Galleria nella casa di campagna del Contino di Pontigny.
È notte, e il luogo è illuminato da ricchi doppieri.
Elena è seduta ad un tavolino modestamente vestita e melanconica: due Cameriere le sono d'intorno acconciandole i capelli; alcune Ballerine dell'opera la vanno distraendo con porle sott'occhio vari ornamenti.

 Q 

Elena, due cameriere, ballerine

 

CORO

Perché piangi? ~ In tal maniera  

e fors'anco più infelici,

cominciammo la carriera

di cantanti e danzatrici. ~

Pria di toglierci d'attorno

la tenace povertà,

v'ha chi suda notte e giorno,

si tormenta, e nulla fa.

Tu all'incontro, appena uscita

dall'angustie del villaggio,

sei da un grande favorita,

or possiedi amore e omaggio.

Il Contino spende e spande,

dà banchetti, feste dà...

Se così principi in grande,

pensa tu che poi sarà!

Sfondo schermo () ()

 

ELENA

(alzandosi)

Ah! non è con quest'idea

che il villaggio abbandonai...

Uno sposo io mi credea

di seguire alla città...

Me infelice! M'ingannai...

il Contin più amor non ha.

CORO

Il Contin sarà costante...

ma dov'anche ei t'abbandoni,

troverai più d'un amante

fra i marchesi e fra i baroni. ~

Dietro a noi ciascuno impazza...

Questo è il secolo, o ragazza,

che un gorgheggio, un salto, un gesto

val per ogni abilità.

ELENA

Che m'importa? ~ Ah! non è questo

che il Contin promesso m'ha.

 

Scena seconda

Il Contino con séguito d'Amici invitati alla festa, e dette.

<- Contino, amici

 

CONTINO

Elena mia!...  

ELENA

Pur giungi!...

Diletto Enrico!

(corre ad abbracciarlo)

CONTINO

Ad ordinar la festa

mi trattenni finor. ~ Entrate, amici.

La mia dèa vi presento.

CORO

Felice Pontigny!... dessa è un portento.

CONTINO

Modesta quanto bella, ~

è l'amore e il pudor. ~ ma che? negletta

è ancor la tua toletta?

E in abito da ballo ancor non sei?...

ELENA

(prendendolo a parte)

In pubblico ballar?... sfigurerei.

CONTINO

Eh! pazza! il tuo maestro,

il signor Zeffirino, anco stamane

contento m'accertò de' tuoi progressi.

ELENA

Se vuoi ch'io te 'l confessi...

io sono malinconica... mi sento...

un tantin d'emicrania.

CONTINO

(ridendo)

Ah! ah! non manca,

a far di te verace parigina,

che

(imitando la di lei voce)

«un tantin d'emicrania».

CORO

È malattia del giorno, è vera smania.

 

CONTINO

Via discaccia, o mia carina,  

quest'incomoda tristezza:

va', t'adorna e tua bellezza

brilli in tutto il suo splendor.

Se ti vedo a me vicina

in un abito pomposo

io farò più d'un geloso,

tu più d'uno adorator.

Di'... consenti?

ELENA

Ah! non poss'io

cosa alcuna ricusarti.

CORO

Brava! brava!

ELENA

Oh! Enrico mio!

voglio in tutto contentarti...

(con vezzo)

ma tu pure...

CONTINO

Oh mia diletta!

So che vuoi... t'affida in me.

CORO

(Sa già fare la civetta!...

il Contin sta fresco affé!)

CONTINO

Come il dì che i nostri cuori

s'incontrar la prima volta,

io t'adoro e tu m'adori,

tu in me regni, io regno in te.

Ah! da mille invidïata

mi sarai, ma non già tolta:

pura sempre, come è nata,

durerà la nostra fé.

ELENA

Ah tu m'hai rassicurata!

CORO

(Il Contin sta fresco affé.)

 
Il Contino dà la mano ad Elena, e l'accompagna fino alla porta d'un appartamento. Le Cameriere la seguono con abiti ecc..

Elena, due cameriere ->

 

Scena terza

Scaramuccia, Lelio, Sandrina, e Comici. Il Contino, e detti.

 

SCARAMUCCIA
(di dentro)

Ebben? dov'è il Contino?  

Dove abbiam da vestirci?

CONTINO
(alla porta)

Entrate, entrate.

 

<- Scaramuccia, Lelio, Sandrina, comici

(ai cori)

Amici, in sala andate;

e per pochi momenti in vece mia

fate d'intrattener la compagnia.

 
(le donne e gli amici del Contino si ritirano)

amici, ballerine ->

 

SCARAMUCCIA

Contino; siamo ancora

belli e spogliati.

CONTINO

(accennando in fondo)

In quelle stanze è pronto

quanto occorrer vi può.

SCARAMUCCIA
(ai comici)

Vesti ed attrezzi

riponete là dentro, e ognun s'attenga

a quanto ho stabilito e concertato.

 
(i comici entrano nelle stanze assegnate)

comici ->

 

CONTINO

Or veggiamo qual dramma hai preparato.  

SCARAMUCCIA

Non ci è tempo da perdere: vedrete. ~

Lasciatevi servir...

(segue i compagni, Lelio è fermo sulla porta)

Scaramuccia ->

 

SANDRINA
(con ironia)

Dite, Contino?

Dove si trova quella cara afflitta

che dobbiam consolar? Non vedo l'ora

di poter vagheggiar sì bella cosa.

CONTINO

(Maschera, ti conosco.)

LELIO

(Ella è gelosa.)

CONTINO
(con disinvoltura)

Tu la vedrai, Sandrina,

né avrai da scomparire in faccia a lei.

Bella del par tu sei,

ma più gaia, più vispa e furfantella.

(fugge rapidamente)

Contino ->

 

SANDRINA

(Maledetto!)  

LELIO

Non vedi? Ei ti corbella.

SANDRINA

Che importa a voi?

LELIO

M'importa,

perché di quel bel mobile ti curi

più di quel che non devi. Un giorno o l'altro

mi stancherò davvero.

SANDRINA

Oh! ve' il balordo!

L'ho detto, e ve 'l ricordo,

che son di me padrona, e che aborrisco

gl'importuni, i gelosi, i seccatori,

che vorrebbero impormi a questo segno.

LELIO

Sandrina!

SANDRINA

Andate via.

LELIO

Calma lo sdegno.

SANDRINA

Andate via, vi dico.

LELIO

Andrò; ma dimmi

che in collera non sei. ~ La tua manina

dammi in pegno di pace.

 

Scena quarta

Tomaso con un fagotto, e detti.

<- Tomaso

 

SANDRINA

Io mai non vidi  

per tentar di placarmi uomo più scaltro.

Ecco.

(porge la mano a Lelio, il quale la bacia e parte)

Lelio ->

 

TOMASO

Buon pro, Sandrina.  

SANDRINA

(E dagli! all'altro!)

TOMASO

Signorina, un momento.

SANDRINA

Non ho tempo per ora...

TOMASO

Hai da trovarlo

per udir due parole.

SANDRINA

Parla dunque; fa' presto. (Io so che vuole.)

 

TOMASO

Se vuoi far la banderuola,  

se ogni piatto ti fa gola,

io t'avverto, e parlo schietto,

ch'io non ci ho nessun diletto...

te lo ficca bene in mente,

e non fartel replicar.

Vo' esser Cesare, o nïente:

solo in te vogl'io regnar.

SANDRINA

(imitandolo)

Nel cervel ti pianta bene

che io non vo' siffatte scene,

ch'io detesto i sospettosi,

che mi rido dei gelosi,

che pretendo dagli amanti

che mi debban rispettar.

Tu, gaglioffo, da qui avanti

déi vedere e non fiatar.

 

TOMASO

Sì, davvero?

SANDRINA

Sì, davvero.

TOMASO

Oh, la Venere!

SANDRINA

Oh, l'Adone!

TOMASO

Con quell'occhio da sparviero!...

SANDRINA

Con quel becco da grifone!...

TOMASO

Vuole il mondo ai piedi suoi!...

SANDRINA

Il bascià pretende far!

SANDRINA E TOMASO

Chi dia retta ai sogni tuoi

vanne al diavolo a cercar.

TOMASO

È dunque rotta.

SANDRINA

È rotta affatto.

TOMASO

Sciolto ogni accordo?

SANDRINA

Sciolto ogni patto.

A lei m'inchino.

TOMASO

Son servitore.

SANDRINA

La bella fede!

TOMASO

Il bell'amore!

SANDRINA

(imitando Tomaso)

Ho qui un pensiero...

TOMASO

(egualmente)

Ho qui una speme...

SANDRINA

Torniamo uniti.

TOMASO

Viviamo insieme.

SANDRINA E TOMASO

Oh mio tesoro! siam nel villaggio

in cui si accese il nostro amor.

Ah! sì, mio bene, facciamo un saggio

de' nostri affetti, del nostro cor.

SANDRINA

Asinaccio! in tal maniera

questa mane mi parlavi.

TOMASO

E tu, strega, tu megera,

me in tal guisa infinocchiavi.

SANDRINA

Torna, o vero scarafaggio

a marcir nel tuo villaggio...

Vivi là coi pari tuoi,

fra le capre, in mezzo ai buoi:

che t'aiuti a trar l'aratro

qualche bestia avrai colà...

Non sei nato pe 'l teatro,

per gli amori di città.

Insieme

TOMASO

Va', civetta; e in tua malora

fra' tuoi comici dimora:

sazia pur l'antica smania,

gonzi invischia, allocchi impania...

ma non sempre sarà maggio...

ma la tua pur qui verrà...

Un amante del villaggio

bramerai nella città.

 
(partono)

Sandrina, Tomaso ->

 
 

Scena quinta

Sala con sedili.
Di prospetto teatro col sipario calato.
Orchestra con Suonatori. Gl'Invitati alla festa, Uomini e Donne: altri stanno seduti, altri passeggiano discorrendo fra loro.

 Q 

suonatori, spettatori

 
Coro.
 

UOMINI

L'avete veduta cotesta damina!  

DONNE

Sì, sì... non c'è male: piuttosto bellina. ~

Ma è priva di spirto, ma garbo non ha.

UOMINI

È nata in campagna... ma qui si farà:

TUTTI

Quel caro Contino! Ha speso tesori...

maestri di ballo!... modiste e sartori!...

Ha messo a soqquadro sobborghi e città.

E poi qual mercede?... Piantato sarà.

 

Scena sesta

Il Contino dando di braccio ad Elena, indi uno Staffiere. Per ultimo il Visconte di San Vallier.

<- Contino, Elena

 

CONTINO

Chiedo perdono, amici,  

se un po' troppo tardai. Ma che volete?

Non sempre le tolette delle dame

come quelle degli uomini son pronte.

(prendendo per mano Elena in atto di presentarla)

Io vi presento...

 

<- Staffiere

STAFFIERE
(annunziando)

Il conte

di San Vallier.

CONTINO
(sbigottito)

(Lo zio!)

ELENA
(sotto voce)

Quell'uom severo

che mi è contrario, e separar ci puote?

CONTINO

Quello; ma non temer. ~

 

<- Visconte

Staffiere ->

 

(incontrandolo)

Mio zio!  

VISCONTE

(entrando con disinvoltura)

Nipote!

(agli astanti, che lo salutano)

Non fate cerimonie...

Signori... io ve ne prego. ~ Ebbene, Enrico,

io giungo inaspettato alla tua festa...

anzi non invitato.

CONTINO

Io so che amico

non siete del rumore, e...

VISCONTE

Questa volta

desio mi prese di veder la dama

che tu festeggi; poiché è voce intorno

che viva ignota, e da mestizia oppressa.

ELENA

(Misera me!)

CONTINO

(Ch'ei tutto sappia!)

VISCONTE

(osservando Elena)

(È dessa!)

CONTINO

Son voci, o caro zio,

son ciarle de' maligni. ~ Assicurarvi

potrete da lei stessa

che la cosa non è come si dice.

(gli presenta Elena)

VISCONTE

Signora, io son felice

di potervi mostrar l'ossequio mio.

(Elena s'inchina senza parlare)

 

(È bella.)

ELENA

(Oh come io tremo!)

CONTINO

(Ah! tremo anch'io.)

 

Scena settima

Scaramuccia, e detti. - Si presenta dal sipario.

<- Scaramuccia

 

SCARAMUCCIA

Signori, se vi piace,  

possiamo cominciar... Tutto è disposto.

CONTINO

Sì, sì. ~ Prendete posto.

Io spero che la farsa vi contenti.

(Che mi dica io non so.)

TUTTI

Sediamo: attenti.

(tutti siedono)

SCARAMUCCIA

Il dramma è pastorale,

con danze e con ariette, intitolato

«Il rapimento di Elena».

ELENA

(Che ascolto?)

VISCONTE

(Come si cambia in volto!)

CONTINO

(Oh, il malaccorto!)

SCARAMUCCIA

Due novelli attori

al pubblico io presento, e tai ch'io spero

di non averne critica, né biasimo.

Sono le note del maestro Orgasmo.

 
 
Scaramuccia rientra, e va a porsi nel buco del suggeritore. L'orchestra principia la sinfonia. Dopo alcune battute si alza il sipario.

<- Sandrina, genii, amori

La decorazione del teatro rappresenta un'amena campagna con colli, boschetti e grotta da un lato.
 
Pastorale.
 
Elena, rappresentata da Sandrina, è addormentata sopra un sedile d'erba presso ad una grotta. Durante la sinfonia un drappello di Genii e di Amori le intrecciano intorno un balletto. Quando ella si sveglia, si ritirano.

genii, amori ->

 

SANDRINA
Elena

Oh! come dolcemente  

su quell'erba io dormia! Con qual diletto

a dormir tornerei!... ma non conviene.

È d'uopo le mie pene

all'eco raccontar di questo speco.

Senza di me non parlerebbe l'eco.

Cominciam. ~

(odesi suono di flauto)

 

Ma che sento?

Egli è il gentil pastor, di cui si dice

che innamorata io sia.

Fuggiam...

(esce Lelio che rappresenta Paride vestito da antico pastore)

<- Lelio

LELIO
Paride

Ferma crudel... non andar via.  

Ascolta i miei tormenti,

che a narrar m'apparecchio...

Non hai nulla da far.

SANDRINA
Elena

Parla all'orecchio.

 

LELIO
Paride

Quando mi sei vicina  

un non so che mi sento...

è quasi svenimento,

quasi un uscir di sé.

Tu lo saprai, carina;

dimmi un po' tu cos'è.

SANDRINA
Elena

Per quel che pare in vista...

per quel che ne so io...

è certo un mal ben rio

cui riparar si dé'.

Ricorri al farmacista,

sciroppi avrà per te.

LELIO
Paride

Cara, il miglior sciroppo

l'hai tu ne' tuoi begli occhi...

SANDRINA
Elena

Olà... t'avanzi troppo,

non vo' che tu mi tocchi.

Un male attaccaticcio

il male tuo si fe'.

LELIO
Paride

Cara! son bello e spiccio

se non soccorri a me.

(odesi suonare un corno)

SANDRINA
Elena

Di mio marito il sindaco

odo suonare il corno:

guai se mi vede un giovane

a bazzicar d'intorno!

Egli ha un possente topico

per certi non so che.

LELIO
Paride

Di tuo marito il sindaco

mente non dare al corno:

odi pietosa il piffero

che per te suono intorno...

guariscimi, guariscimi

da questo non so che.

 
(il suono del corno si fa più vicino; Elena fugge, e Paride la segue; esce Tomaso che rappresenta Menelao vestito grottescamente, con una parrucca all'antica, ecc. ecc.)

Sandrina, Lelio ->

<- Tomaso

 

TOMASO
Menelao

Fauni, satiri, silvani,  

dèi cornuti, dèi codati,

vo cercando in monti e in piani,

vo chiamando in boschi e in prati

una moglie crudelaccia

che da me s'allontanò.

Menelao pietà vi faccia,

Menelao più non ne può.

 
(cade una candela sul teatro)

TOMASO

È caduto un candelotto...

SCARAMUCCIA
(dal buco)

Sbagli!

TOMASO
Menelao

Sbagli.

SCARAMUCCIA

Bestia.

TOMASO
Menelao

Bestia!

TUTTI
(ridendo)

(ridono)

Ah! ah! ah!

TOMASO

È costui qui sotto

che mi turba e dà molestia:

io non vo' suggeritore:

che stia zitto, e seguirò.

TUTTI

Segui, segui...

ELENA
(commossa)

(Oh, come in core

la sua voce mi suonò!...)

TOMASO
Menelao

Vo cercando in monti in piani

la mia bella fuggitiva:

se qualcun l'ha fra le mani

me la rechi morta o viva.

Dove, dove ti nascondi?

Crudel Elena, rispondi.

ELENA

(È Tomaso!)

TOMASO
Menelao

Elena bella

se ti perdo morirò.

ELENA

(sorgendo)

Oh Tomaso!

TOMASO

(riconosce la voce)

È quella, è quella.

CONTINO

(Ciel!)

TUTTI

Che fu?

TOMASO

Trovata io l'ho.

(salta in platea)

 
(balza dal teatro sull'orchestra; grande scompiglio; cala il sipario: escono dal teatro Sandrina, Lelio e Scaramuccia)

<- Sandrina, Lelio

 
 

TUTTI

Egli è un matto... Olà impeditelo...  

TOMASO

(difendendosi da quelli che vogliono trattenerlo)

Vi scostate.

CONTINO

(Son tradito.)

VISCONTE

Piano un po'... Signori, uditelo.

SCARAMUCCIA

(Nell'intento ho rïuscito.)

TOMASO
(ad Elena)

(correndo)

Padroncina!...

ELENA

(abbracciandoli)

Buon Tomaso!...

TOMASO

Son qua io... vi salverò.

TUTTI

Questo sì, questo è un bel caso!

CONTINO

(Scaramuccia m'ingannò!)

 

TOMASO

Cara pecora smarrita,

non temete fate core:

io son qua per darvi aita,

siete in braccio del pastore.

Vostro padre disperato,

solo, vedovo, malato

da lontano a sé v'appella,

vi perdona e v'ama ancor.

O smarrita pecorella,

torna, torna al tuo pastor.

SCARAMUCCIA
(al Visconte)

Una vittima svelarvi

ho promesso, e la vedete.

Questo è tempo di mostrarvi

quel magnanimo che siete.

Deh non sia della meschina

consumata la rovina:

per mio mezzo intatta ell'esca

dalle man di un seduttor.

(Questa fia, se ben riesca,

di mie farse la miglior.)

SANDRINA

E così, Contino mio,

perché fate il brutto viso?

Vi dispiace che lo zio

v'abbia colto all'improvviso?...

Ma il destin è cosìffatto;

tanto al lardo corre il gatto

che rimane alla fin fine

preso al laccio ingannator.

Villanelle e contadine

vendicar pur volle amor!

LELIO E CORO

(Questa in vero io me la godo...

è bizzarra la commedia.

Aspettiam, veggiamo il modo

che il Contino ci rimedia.

Bell'imbusto! bel galante!

Ne hai già fatte tante e tante,

che giustizia non saria

se ad uscir ne avessi ancor!

È finita la pazzia,

è venuto il punitor.)

Insieme

ELENA

Sì, Tomaso; sì, m'invola

all'abisso a cui son presso:

la tua vista mi consola,

mi solleva il core oppresso:

fui sedotta un sol momento...

io lo veggo e me ne pento...

Mi sottraggi a queste mura,

mi conduci al genitor.

Ah! se a lui ritorno pura,

di lui degna sono ancor.

VISCONTE

Qui da te ben m'aspettava

qualche scena originale;

ma trovarmi non pensava

a tal punto, a impegno tale.

Da gran tempo t'ho scoperto

per poeta e attor di merto;

ma stasera io ti trovai

un brav'uomo, un uom d'onor.

E tu pur mi troverai

degno tuo cooperator.

CONTINO

Eh! sta zitta, malandrina:

di scherzar non è il momento.

Scaramuccia m'assassina,

m'ha tramato un tradimento...

ma l'aspetto a tempo e a loco,

ma vedrem alfin del gioco,

ma vedrà co' pari miei

che guadagna un giuntator.

Col suo ridere costei

fiamme accresce al mio furor.

 
(un momento di silenzio)
 

VISCONTE

(appressandosi severamente al Contino)

Enrico!...  

TOMASO

(Ah! ah! ci siamo.)

VISCONTE

Che vuol dir ciò?

CONTINO
(imbarazzato)

Voi lo vedete...

VISCONTE

Io vedo

che della mia bontà troppo t'abusi,

e che conviene che un esempio io dia.

ELENA

Signor, la colpa è mia.

Siate con lui pietoso. Esso a quest'ora

già sposato m'avria, se voi non foste

avverso al nostro amor.

VISCONTE
(con sarcasmo)

Ah! il reo son io!

Ma il fallo emenderò.

CONTINO

(Che imbroglio è il mio!)

VISCONTE

Elena, non temete:

meco venite; più decente albergo

avrete in casa mia.

CONTINO

Come, signore?

(Avessi almen dell'opera il contratto!)

 

Scena ultima

Uno Staffiere che reca una lettera, e detti.

<- Staffiere

 

STAFFIERE

Ecco un foglio, o Contino.  

CONTINO

Oh gioia!

TUTTI

(È matto.)

CONTINO

Nessuno ha su costei

autorità. Da questo è dessa

ballerina dell'opera francese,

il di cui privilegio è manifesto.

Questo è il decreto...

(aprendo il foglio)

VISCONTE

È questo

l'ordine che ti chiude alla Bastiglia.

CONTINO

(leggendo)

Che vedo?

TUTTI

Oh questa è bella!

SANDRINA

A meraviglia.

Quand'è così, signore,

la Bastiglia sarà per molto tempo

l'ordinaria dimora del Contino.

VISCONTE

Come? Perché?

SCARAMUCCIA

(Indovino

il suo pensier.)

SANDRINA

Se la Bastiglia è pena

per avere ingannata una zitella,

un'altra ei ne ingannò; ne paghi il fio.

CONTINO

(Barbara!)

TUTTI

E l'altra dov'è?

SANDRINA

Zitti... son io...

 

 

In questa carta autentica  

che a tutti manifesto,

sposar Sandrina ei s'obbliga

senza cercar pretesto. ~

È chiaro il mio diritto, ~

mirate: «Io sottoscritto

giuro, prometto», etcetera.

Segnato «Pontigny».

TUTTI

E c'era questa lettera?

SANDRINA

C'era, signori, sì.

 

ELENA

Misera me!

TOMASO

(Corbezzoli!

È il gallo del villaggio.)

SANDRINA

Ma che? voi siete mutoli?

Contin, dov'è il coraggio?

CONTINO

Mio zio!...

VISCONTE

Che zio!... giurasti.

Sai che vuol dire, e basti.

CONTINO

Sandrina!...

SANDRINA

Qua la mano.

CONTINO

Pietà Sandrina!

SANDRINA

È vano.

CONTINO

Sposarti in vece d'Elena?

In carcere morrò.

SANDRINA

(Qui ti volea...)

TUTTI

(L'imbroglio

che fine avrà non so.)

 

SANDRINA

Signor Conte, a voi consegno

il suo foglio sciagurato.

Egli è sciolto dall'impegno,

ma col patto ch'io dirò.

TUTTI

Parla... parla...

SANDRINA

Con costei

su due piè sia maritato;

altrimenti i dritti miei

nuovamente io sosterrò.

TUTTI

Via, risolvi...

CONTINO

Pronto io sono.

TUTTI

Viva, viva!

ELENA

Oh mio contento!

CONTINO

E voi, zio?

VISCONTE

Ti do perdono...

se verace è il pentimento.

LELIO
(a Sandrina)

Or che tu pensasti altrui,

devi a te pensare un po'.

TOMASO

Sposo tuo, qual vuoi di nui?

SANDRINA

Mah... deciso ancor non ho.

Vo' godermi un poco ancora

della cara libertà.

Ah! pur troppo verrà l'ora

che rapita a me sarà.

Vo' studiar s'io posso al mondo

diventare qualche cosa.

L'alma mia, non ve 'l nascondo,

è un tantino ambizïosa:

se verrò così bel bello

un'attrice di cartello,

il mio cuore poverino

all'amore penserà.

Ho speranza che un Contino

anche a me toccar potrà.

TUTTI

Cominciasti così bene,

che affermar, giurar conviene,

che un'attrice un dì sarai

della prima qualità.

LELIO E TOMASO

Ah! di me ti sovverrai

se un Contin ti mancherà.

 
(gioia generale: cala il sipario)
 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo

Galleria in una casa di campagna; è notte, e il luogo è illuminato da ricchi doppieri.

Elena, due cameriere, ballerine
 
Elena, due cameriere, ballerine
<- Contino, amici

Elena mia! / Pur giungi!

Contino, Elena, Coro
Via discaccia, o mia carina
ballerine, Contino, amici
Elena, due cameriere ->

Ebben? Dov'è il Contino?

ballerine, Contino, amici
<- Scaramuccia, Lelio, Sandrina, comici

Contino, Scaramuccia, Lelio, Sandrina, comici
amici, ballerine ->

Contino, Scaramuccia, Lelio, Sandrina
comici ->

Or veggiamo qual dramma hai preparato

Contino, Lelio, Sandrina
Scaramuccia ->

Lelio, Sandrina
Contino ->

Maledetto! / Non vedi? Ei ti corbella

Lelio, Sandrina
<- Tomaso

(Tomaso non visto)

Io mai non vidi

Sandrina, Tomaso
Lelio ->

(Tomaso si rivela)

Buon pro, Sandrina

Tomaso e Sandrina
Se vuoi far la banderuola
Sandrina, Tomaso ->

Sala con sedili; di prospetto teatro col sipario calato.

suonatori, spettatori
 
Coro di dame e cavalieri
L'avete veduta cotesta damina!
suonatori, spettatori
<- Contino, Elena

Chiedo perdono, amici

suonatori, spettatori, Contino, Elena
<- Staffiere

suonatori, spettatori, Contino, Elena, Staffiere
<- Visconte
suonatori, spettatori, Contino, Elena, Visconte
Staffiere ->

Mio zio! / Nipote! Non fate cerimonie

suonatori, spettatori, Contino, Elena, Visconte
<- Scaramuccia

(Scaramuccia si presenta dal sipario)

Signori, se vi piace

suonatori, spettatori, Contino, Elena, Visconte, Scaramuccia
<- Sandrina, genii, amori

(Sandrina che rappresenta Elena della pastorale, addormentata)

(Sandrina (come Elena) si sveglia)

suonatori, spettatori, Contino, Elena, Visconte, Scaramuccia, Sandrina
genii, amori ->

Oh! come dolcemente su quell'erba io dormia!

(odesi suono di flauto)

suonatori, spettatori, Contino, Elena, Visconte, Scaramuccia, Sandrina
<- Lelio

(Lelio che rappresenta Paride vestito da antico pastore)

Ferma crudel, non andar via

Lelio e Sandrina
Quando mi sei vicina

(odesi suonare il corno)

 
suonatori, spettatori, Contino, Elena, Visconte, Scaramuccia
Sandrina, Lelio ->
suonatori, spettatori, Contino, Elena, Visconte, Scaramuccia
<- Tomaso
Tomaso, poi Elena, Contino, Tutti
Fauni, satiri, silvani
suonatori, spettatori, Contino, Elena, Visconte, Scaramuccia, Tomaso
<- Sandrina, Lelio

(Tomaso salta in platea, scompiglio; cala il sipario, fine della pastorale)

(un momento di silenzio)

Enrico! / Ah! ah! ci siamo

suonatori, spettatori, Contino, Elena, Visconte, Scaramuccia, Tomaso, Sandrina, Lelio
<- Staffiere

Ecco un foglio, o Contino

Sandrina, poi Tutti
In questa carta autentica

(gioia generale)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ultima
Vestibolo del teatro nel palazzo di Borgogna; cartellone appeso con l'annunzio della commedia:... Salanell'abitazione di Scaramuccia. Galleria in una casa di campagna; è notte, e il luogo è illuminato da ricchi doppieri. Sala con sedili; di prospetto teatro col sipario calato.
Atto primo

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