Atto secondo

 

Scena prima

Camera nell'albergo di Lorano.
Lorano ed un Servitore.

 Q 

Lorano, servitore

 

LORANO

Venga chi sa venire,  

non ricevo nessuno. È una miseria.

(il servo parte)

servitore ->

 

Quando s'ha da compor, voglion venire;  

e non val loro il dire:

scusino, che ho da far. «Sì, mio signore,

non la voglio sturbar, vado via subito.»

«Vengo a congratularmi.»

«La prego a comandarmi.»

«Conoscerla bramai...»

E loda, e secca, e non finisce mai.

Poh! chi l'avria mai detto,

ch'io comporre un libretto

dovessi in questi dì! Su via, spicciamola,

al tavolino andiamo;

quest'arietta del buffo terminiamo.

Io smanio come un cane,

che per amor latrando...

(scrive pensando)

Sì, va bene.

Il mastro di cappella è un uom valente,

il latrar spiegherà perfettamente.

...che per amor latrando,

di qua, di là saltando...

Qui m'aspetto

il maestro sentir spiegare il salto

or di terza, or di quinta, ed or più in alto.

(viene il servo)

<- servitore

 

Che c'è? Non te l'ho detto,  

che non voglio nessun? Di' al gentilissimo

signor dottor che lo ringrazio; digli

che, per grazia del cielo, ora sto bene

e il dolor mi è passato,

e che alla sua virtù sono obbligato.

(il servo parte)

servitore ->

 

Gran disgrazia! ogni volta  

che con tanto piacer son qui venuto,

qualche male soffrir mi è convenuto.

Io smanio come un cane,

che per amor latrando,

di qua, di là saltando,

la cagna vuol brancar.

(torna il servitore)

<- servitore

 
(al servitore, con sdegno)

Diavolo! non intendi?  

(ascoltando il servitore)

Come? la prima donna?

La donna seria? Non vorrei dicesse...

Guai, se non la ricevo,

mai più me la perdona.

Di' che resti servita, che è padrona.

(il servo parte)

servitore ->

 

Scortese co' le donne  

essere non saprei,

ma almen quest'aria terminar vorrei.

La cagna a lui s'oppone,

e vedesi il barbone,

sbuffando ed abbaiando,

rabbioso diventar.

 

Scena seconda

Petronilla ed il suddetto.

<- Petronilla

 

PETRONILLA

Serva, monsieur Lorano.  

LORANO

Oh mia signora;

scusi, sarei venuto

a far l'obbligo mio. Ma sa ch'io deggio

l'opera terminar che ho principiata.

Favorisca seder.

PETRONILLA

Bene obbligata.

(siedono)

LORANO

La sua signora madre

che fa? sta ben?

PETRONILLA

Non molto:

è un poco incomodata,

perciò senza di lei

ho dovuto adempire ai dover miei.

LORANO

Troppa bontà.

PETRONILLA

Ricordomi che in Roma

favorì di venire in casa mia;

so con qual cortesia

promise procurarmi

un teatro in Venezia, e s'ella poi

si è per gli affari suoi di me scordata,

alla sua esibizion sono obbligata.

LORANO

Scusi, scusi davvero,

sono mortificato;

eppure ho procurato,

ma fur mie cure vane...

(rileggendo l'aria composta)

«Io smanio come un cane,

che per amor latrando...»

PETRONILLA

Perdono gli domando

se la venni a sturbar.

LORANO

No, mi fa grazia,

desidero servirla.

In che posso obbedirla?

PETRONILLA

Ella saprà

ch'io fo la parte seria.

LORANO

Sì signora,

lo so, e me ne consolo,

che si fa grand'onor.

PETRONILLA

Fo quel ch'io posso,

e per grazia e bontà son compatita.

LORANO

Con estremo piacere io l'ho sentita.

Non mi fe' meraviglia

la nota abilità del suo talento;

ma mi sorprese invero

veder con qual bravura e con qual arte

e con qual pulizia fa la sua parte.

PETRONILLA

Oh signor, cosa dice?

Si sa, che principiando...

LORANO

«Di qua, di là saltando,

la cagna vuol brancar.»

PETRONILLA

La voglio sollevar...

(in atto di alzarsi)

LORANO

No, resti comoda.

La prego ad iscusarmi,

e s'io vaglio a servirla, a comandarmi.

PETRONILLA

Perdoni, in cortesia;

una grazia le chiedo, e vado via.

Giacché in opera buffa

m'impegnai di cantar, la prego almeno

far sì che le mie scene

dalle parti grottesche

siano disobbligate,

e quando agisco, non vi sian risate.

LORANO

Signora, io le prometto,

avrò tutto il rispetto

che a parte seria si convien; ma pure,

in simili operette,

per unire l'intreccio e l'argomento,

sa che per ordinario

qualche cosa soffrire è necessario.

PETRONILLA

Pazienza. Almen nell'arie

il carattere mio serbar procuri.

LORANO

Sì, certo, si assicuri

che di tutto farò per aggradirla.

Ma per meglio servirla,

se sapesse a memoria

qualch'aria favorita,

me la faccia sentir. Sarà servita.

PETRONILLA

E il mastro di cappella?

LORANO

È galantuomo:

non servirassi del motivo istesso,

ma farà poc'appresso

quello che si suol fare in casi tali,

servendola nei passi principali.

PETRONILLA

Giacché tanta bontà ritrovo in lei,

un'aria come questa io bramerei.

(s'alza)

 

Se infelice e sventurata  

vuol ch'io viva il mio destino,

il rigor di sorte ingrata

son costretta a tollerar.

Pur mi resta la speranza

che, in mercé di mia costanza,

s'abbia il fato un dì a cangiar.

(parte)

Petronilla ->

 

Scena terza

Lorano, poi il Servitore.

 

LORANO

Che di men si può far per soddisfarla?  

Ella alfine è discreta, e sono avvezzo

trattar con virtuose

che su tutto von far le schizzignose.

Orsù via, seguitiamo;

per stassera quest'atto almen finiamo.

Scena quarta: Fabrizio e Menichina.

(viene il servo)

<- servitore

 
(al servo)

La finiam stamattina?  

Via di qua, temerario.

Che dici? è l'impresario?

Se faranno così, non farò nulla.

Venga. Il capo mi frulla;

quello che ho fatto straccerei di core,

ma non vo' disgustarmi il protettore.

servitore ->

 

Scena quarta

Tolomeo ed il suddetto.

<- Tolomeo

 

TOLOMEO

Cosa si fa? si scrive?  

LORANO

Sì signore.

Ho di già cominciato, e scrivo in fretta.

TOLOMEO

Per carità, perché il maestro aspetta.

LORANO

Ma lasciatemi star, non mi sturbate.

TOLOMEO

Vado via, vado via; non v'inquietate.

Son venuto soltanto

per saper lo scenario,

e per aver la lista del vestiario.

LORANO

Troppo presto, signor; non so ancor dire

quai saranno le scene e i personaggi.

TOLOMEO

Come! già principiaste,

e lo scheletro ancor non disegnaste?

LORANO

Che parlate di scheletro? Io non uso

quest'inutil fatica. Do principio

come mi salta in testa, e verseggiando

vo il pensier maturando, e giungo al fine

dell'opra e dell'azione

misurando le scene a discrezione.

Capite?

TOLOMEO

(Il cielo me la mandi buona.)

LORANO

Siete mal persuaso?

TOLOMEO

No, signore.

Di voi mi fido, ma mi raccomando,

perché il bisogno mio si va aumentando.

Grida, si lagna e strepita la gente

che l'opera finor non val niente.

LORANO

Questa ch'ora va in scena,

meglio vi riuscirà.

TOLOMEO

Lo voglia il cielo;

ma è vecchia, e gran fortuna io non mi aspetto.

Con un paolo al viglietto,

con tante spese, che sperar mi resta?

La perdita è sicura e manifesta.

LORANO

Per me certo farò

tutto quel ch'io potrò per riuscir bene,

ma chi vuol guadagnar, spender conviene.

TOLOMEO

Come?

LORANO

(Questa campana

gli piace poco.)

TOLOMEO

Almeno nelle scene

spendere non vorrei.

LORANO

No, no, ne' libri miei

non soglio gl'impresari

rovinar co' scenari. A poco servono

le mutazion, le macchine, gli addobbi;

ci vuol musica buona, e buon libretto.

TOLOMEO

Che siate benedetto!

Fatemi un libro bello

in cui molto da ridere vi sia,

e che tenga l'udienza in allegria.

LORANO

Farò quel che potrò.

TOLOMEO

Principalmente

fate che nelle ariette

non manchi novità.

LORANO

Lasciate fare.

TOLOMEO

Vi prego a procurare...

LORANO

Con licenza,

terminare vorrei...

TOLOMEO

Che nei finali

vi sia del movimento e dello strepito.

LORANO

Caro signor, lasciate...

TOLOMEO

Caro signor, badate

che l'atto terzo, come siete usato,

non sia per brevità precipitato.

LORANO

Ho inteso.

TOLOMEO

E se potesse...

LORANO

(Io ci patisco.)

TOLOMEO

Un duetto vorrei...

LORANO

La riverisco.

(parte)

Lorano ->

 

Scena quinta

Tolomeo solo.

 

 

Servo suo. M'ha piantato,  

e il meglio, per mia fé, mi son scordato.

Volea raccomandargli

l'aria pe 'l buffo. Vorrei pur che il buffo

avesse un'aria a gusto mio. Vorrei

una cert'aria... Non so ben spiegarmi.

Oh, se fossi poeta,

delle cose farei da immortalarmi!

 

Vorrei un'aria,  

che principiasse

con una tenera

modulazion.

E poi che il musico

si riscaldasse

con della comica,

con dell'azion.

E poi, all'ultimo,

che si cambiasse

in una musica

da colascion.

Vorrei l'udienza

far giubilar,

vorrei dal ridere

farla crepar.

(parte)

Tolomeo ->

 
 

Scena sesta

Camera di Angiolina con clavicembalo.
Angiolina e Claudio, ambedue con carta di musica in mano.

 Q 

Angiolina, Claudio

 

ANGIOLINA

Oh che rabbia maledetta!  

Mi vien proprio la saetta,

quando si ha da trasportar.

La mia voce è voce umana,

le mie corde son di petto:

cogli acuti, col falsetto,

non mi vo' precipitar.

 

CLAUDIO

Per vero dir, quest'opere,  

che al dosso degli attor non son tagliate,

riescon per ordinario impasticciate.

E poi, che in quattro giorni

s'abbia in scena d'andar, dove s'intese?

Questa parte a imparar ci vuole un mese.

ANGIOLINA

E pure in questa sera

in iscena s'andrà.

CLAUDIO

Si vada pure,

sia con buona fortuna;

dell'arie mie non ne dirò pur una.

ANGIOLINA

Dicono che han Le nozze

altre volte incontrato, e pur vi sono

dei difetti non pochi. Per esempio,

l'arie del primo buffo

sono male annicchiate, e le mie pure

considerar conviene

che cadono ancor esse poco bene.

CLAUDIO

Certo. Nell'atto primo

il primo buffo canta solo, e poi

l'aria del second'atto

la dice in mezzo delle parti serie.

Scusi il signor poeta mio garbato,

questa volta mi par ch'abbia fallato.

ANGIOLINA

Io pur dell'arie mie

col primo buffo non ne dico alcuna.

La prima per fortuna

qualche incontro può far, ma la seconda

è troppo indifferente,

e per dire quel ch'è, non val niente.

CLAUDIO

I finali son buoni.

ANGIOLINA

Sì, il secondo

è migliore del primo.

CLAUDIO

E del duetto

cosa vi par?

ANGIOLINA

Dirò:

non sarebbe cattivo,

ma è un poco stiracchiato.

Compìto, terminato

era già l'argomento,

quand'ecco in un momento

fa nascere il poeta

di pazza gelosia furor mendace,

un duetto per far di sdegno e pace.

CLAUDIO

Zitto; s'ei ci sentisse,

se ne avrebbe per mal.

ANGIOLINA

Non vi è pericolo:

è un uom schietto e sincero,

e soffre volentier chi dice il vero.

CLAUDIO

Quand'è così, se alcuno

si sentisse da lui pungere un poco,

non ha da lamentarsi

s'ei gli dà libertà di ricattarsi.

 

Quel che piace e che diletta,  

e che sempre piacerà,

è la critica corretta

con modestia e carità.

Basta poi non si confonda

con la critica il libello,

perché il vero è sempre bello,

quando salva è l'onestà.

(parte)

Claudio ->

 

Scena settima

Angiolina, poi Rosina e Luigino con carte di musica in mano.

 

ANGIOLINA

Dice il ver, ma è difficile,  

quando di criticare un si compiace,

che non usi la satira mordace.

 

<- Rosina, Luigino

ROSINA

Permette?  

ANGIOLINA

Resti comoda.

LUIGINO

Perdoni.

ANGIOLINA

Che si servino pur. Non son padroni?

ROSINA

Vorrei studiar la parte,

e siccome il mio cembalo è scordato,

mi valerò del suo, se mi è permesso.

LUIGINO

E anch'io la prego del favore istesso.

ANGIOLINA

Bravi, così mi piace.

Quando si studia insieme,

fra due che non si vedon di mal occhio

s'approfitta assai più per ordinario,

e le cose van ben per l'impresario.

ROSINA

A lei piace scherzar.

LUIGINO

Vuol divertirsi.

ANGIOLINA

Via, vadano a servirsi;

ecco lì il clavicembalo:

lo lascio al suo comando.

Perdono a lor domando.

Il parrucchier m'aspetta. Io vo di là,

e li voglio lasciare in libertà.

 

Serva divota, con sua licenza;  

con confidenza pon qui restar.

(a Rosina)

Ehi, favorisca. Una parola;

(piano a Rosina)

non ha piacere di restar sola?

(a Luigino)

Dica, signore, per cortesia:

(piano a Luigino)

non ha piacere ch'io vada via?

Eh via, che serve? Già c'intendiamo,

né lo possiamo dissimular.

(parte)

Angiolina ->

 

Scena ottava

Rosina e Luigino.

 

ROSINA

Venite qui, Luigino,  

passatemi la parte.

LUIGINO

Affé, Rosina,

questa parte a imparar che mi hanno dato,

io non sono di voi meno imbrogliato.

ROSINA

Sì, ma voi finalmente

la musica sapete a sufficienza,

ed avrete del bravo alla cadenza.

LUIGINO

Basta ch'io mi ricordi,

nella confusion nella qual sono,

di terminare la cadenza in tuono.

ROSINA

Eh via, sguaiaterie; badate a mene.

Dite s'io dico bene.

LUIGINO

Perdonate.

ROSINA

Siete pure svenevole.

LUIGINO

Scusate.

ROSINA

Mi viene proprio la saetta.

LUIGINO

Via,

siate bonina ancor, se siete bella.

ROSINA

Vi venga la rovella.

LUIGINO

Poveraccio

mi augurate del male?

ROSINA

Sguaiataccio!

Che serve che venite

a ganzare, a stuccare e a ristuccare,

se una finezza non si può sperare?

LUIGINO

Su via, vi servirò.

ROSINA

Signor no, signor no, non vuò più nulla.

Io sono una fanciulla

che presto si scorruccia e si bisticcia.

Già lo sapete che non c'è più caso,

allorquando mi vien la mosca al naso.

 

Io parlo come penso,  

e penso come parlo,

e il ver non vo' celarlo,

e soggezion non ho.

Non sono bella bella,

ma sono tenerella,

e un giorno mi farò.

Voi, caro Luigino,

voi siete un amorino,

ma spennacchiato un po'.

(parte)

Rosina ->

 

Scena nona

Luigino solo.

 

 

Mi sta ben, me lo merito;  

mi servirà di regola,

s'io dovrò seguitare a far il musico,

a non trattar con femmine

virtuose nel serio, o pur nel comico.

Già si sa che per solito

servir di noi si sogliono,

quando meglio non trovano; e se vengono

cavalieri, milordi o genti simili,

addio, compagno amabile

se da voi mi distacco, io son scusabile.

 

Bel piacer saria l'amare,  

se in mercede dell'amore

ritrovar s'avesse un core

che serbasse fedeltà.

Ma lo disse gentilmente

il drammatico felice,

che cotesta è la fenice

il cui nido non si sa.

(parte)

Luigino ->

 
 

Scena decima

Camera delle prove.
Lorano, Tolomeo e Claudio.

 Q 

Lorano, Tolomeo, Claudio

 

TOLOMEO

Bravo, monsieur Lorano.  

L'atto primo è finito?

LORANO

Certo, è quasi compito,

ma pria di terminarlo

leggere qualcosetta io bramerei;

in tutti i libri miei

procuro sempre soddisfar gli attori,

ma quando i protettori

metton di mezzo perch'io muti, allora,

se poco gli piacea, fo peggio ancora.

CLAUDIO

Veramente i' volea

venir da lei.

LORANO

Non serve;

di core io ve lo dico,

io son di tutto amico.

Le finezze gradisco cordialmente,

e chi non vien da me, servo egualmente.

TOLOMEO

Via, se vuol favorir.

LORANO

Vorrei che almeno

ci fossero le donne.

TOLOMEO

Sì, signore;

andiamo, signor Claudio,

voi dalla seria, ed io dalle due buffe,

e voglia il cielo non ci sian baruffe.

(parte)

Tolomeo ->

 

CLAUDIO

Con grazia, signor mio,

sentirò volentier qualcosa anch'io.

(parte)

Claudio ->

 

LORANO

Certo, partir dovendo,  

e il libretto lasciar, mi spiacerebbe

che alcun si lamentasse,

e che il libro dopo s'impasticciasse.

Ma sono in buone mani;

chi me l'ha fatto fare,

ha spirito, ha potere ed ha ragione

per difender la mia riputazione.

 

TOLOMEO

(viene dalla scena)

Signor, la prima buffa

è sotto al parrucchier: non può venire.

<- Tolomeo

LORANO

E ben, non so che dire;

vengano l'altre almen.

(Tolomeo parte)

Tolomeo ->

 

CLAUDIO

(viene dalla scena)

Signor, la seria

venir non è disposta,

perché le preme di spedir la posta.

<- Claudio

LORANO

Si serva pure.

 

TOLOMEO

(viene, come sopra)

La seconda buffa

di non voler venire si è ostinata,

perché con Luigino è indiavolata.

<- Tolomeo

LORANO

Bella, bella, la godo. Favorite.

Son fra loro divise, o sono unite?

TOLOMEO

Sono per avventura

tutte tre in una stanza.

LORANO

Facciam dunque

quel prodigio oriental che a tutti è noto:

s'esse non vonno favorir da noi,

perché si salvi il femminil decoro,

andiam concordemente, andiam da loro.

 

La testa! la posta! la bile! Cospetto!  

Ragioni son queste che fan sbalordir.

Che libro? che scene? vuol esser tuppè.

Che studio? che prove? carteggio ci vuol.

Che do re mi sol? che sol fa mi re?

Se accendesi una bella

di sdegno e di furor,

si sa per ordinario

che manda l'impresario,

e il mastro di cappella,

ed il poeta ancor.

 
(partono)

Lorano, Tolomeo, Claudio ->

 
 

Scena undicesima

Sala comune.
Petronilla ad un tavolino, che scrive. Angiolina Che si fa assettare il capo dal Parrucchiere. Rosina a sedere ingrugnata. Luigino a sedere poco lontano da Rosina, mortificato.

 Q 

Petronilla, Angiolina, parrucchiere, Rosina, Luigino

 

LUIGINO

Quest'è il premio che si acquista  

a servir con fedeltà.

ROSINA

Signor sì, ci metta in vista

la sua gran sincerità.

PETRONILLA

Stiano zitti, per finezza,

finch'io scrivo, in carità.

ANGIOLINA

Ahi, che fate? ~ mi stroppiate;

lavorate ~ come va.

 

TUTTI

Che giornata tormentosa!

Ciascun freme, ciascun pena,

e stassera si va in scena,

e la parte non si sa.

parrucchiere ->

 

Scena dodicesima

Lorano, Tolomeo, Claudio e detti.

<- Lorano, Tolomeo, Claudio

 

TOLOMEO

Servo di lor signori.  

ANGIOLINA

Che grazie, che favori

degnasi d'impartir monsieur Lorano?

LORANO

Fo il mio dover. Ma non vorrei piuttosto

d'incomodo riuscirle.

TOLOMEO

Egli vorrebbe

leggerci qualcosetta

del novello libretto.

ANGIOLINA

È una finezza

che per la parte mia m'obbliga molto.

ROSINA

Anch'io ne godo, e volentieri ascolto.

TOLOMEO

Via, sediamo, ascoltiamo,

e tutti in confidenza...

PETRONILLA

Signori, con licenza.

Già lo so che per me ci sarà poco.

La lettera a finir vo in altro loco.

(parte)

Petronilla ->

 

LORANO

Servitor suo.  

TOLOMEO

Via, zitto, non importa;

già siam tanti che basta. Principiamo.

CLAUDIO

Qualche cosa di bel noi ci aspettiamo.

TOLOMEO

Venga innanzi ella pur, signor Luigino.

LUIGINO

Signori, a voi m'inchino.

Mi par per questa sera

aver bastantemente a divertirmi;

né più di quel ch'io son, vorrei stordirmi.

(parte)

Luigino ->

 

LORANO

Padron mio.  

TOLOMEO

Non fa nulla.

Quando i buffi ci son, noi siam contenti.

Via, ci faccia sentir. Signori, attenti.

(tutti siedono in giro)

ANGIOLINA

La supplico, signore.

Questa nuova operetta,

che titolo averà?

LORANO

È il titol suo: La bella verità.

ANGIOLINA

Bello, bello davvero!

ROSINA

È un titol nuovo.

CLAUDIO

Veramente ci trovo

un non so che di brio...

TOLOMEO

Signor sì, signor sì, l'approvo anch'io.

LORANO

Se del poco che ho fatto

bramano rilevare il sentimento,

prima gl'informerò dell'argomento.

ANGIOLINA

Va bene.

ROSINA

Sì signore.

CLAUDIO

È necessario.

TOLOMEO

L'argomento ci vuol, per ordinario.

LORANO

Favoriscan sentir benignamente.

 

Questo dunque è l'argomento:  

le notizie intorno vanno,

che a Bologna quest'altr'anno

il magnifico teatro

senza fallo si aprirà.

E i cantanti e i ballerini

in orgasmo se ne stanno,

per l'onor d'esser i primi

a buscarsi quei quattrini

che Bologna spenderà.

 

ANGIOLINA, ROSINA E CLAUDIO

Già dal titolo si sa,

ch'è La bella verità.

 

LORANO

Ehi, l'amico è addormentato.

CLAUDIO

Per l'impresa è affaticato.

ANGIOLINA

Dorma pur placidamente.

ROSINA

L'argomento intieramente

noi bramiamo di saper.

LORANO

Son qui pronto al mio dover.

Una certa virtuosa

ha una voglia inspiritata

d'esser prima ricercata,

ma però non vuol parer.

 

ANGIOLINA, ROSINA E CLAUDIO

Chi mai può essere?  

Chi mai sarà?

LORANO

Da me perdonino,

non si saprà.

ANGIOLINA, ROSINA E CLAUDIO

Ma in cotal opera

che par sì semplice,

qual bell'intreccio

poi ci sarà?

LORANO

È fecondissima

la verità.

Vedransi in moto

di qua, di là,

i protettori

per la città.

Chi per la brava,

chi per la bella,

chi esclude questa,

chi esclude quella;

sentite all'ultimo

la novità.

 
(vengono degli uomini con due vestiti da donna)

<- uomini

 

ANGIOLINA

Ecco il sarto coi vestiti.  

ROSINA

Ora è ben che sian finiti.

(s'alzano)

ANGIOLINA

Quest'è il mio?

ROSINA

Quest'è per me?

ANGIOLINA E ROSINA
(forte, con del rumore)

Questo straccio che cos'è?

uomini ->

TOLOMEO

(svegliandosi)

Bravo, bravo, bene, bene.

È un bel libro, per mia fé.

LORANO

V'è piaciuto?

TOLOMEO

Così è.

ANGIOLINA E ROSINA

Signor mio, badate a me.

Con un abito sì tristo

recitar come potrei?

Dalla rabbia piangerei.

Non lo voglio, signor no.

(gettano i vestiti in terra)

TOLOMEO

Corpo del diavolo,

costano un pavolo?

Così si gettano?

Che indiscrezion!

LORANO
(a Tolomeo)

Di contentarle,

via, procurate;

almen cambiate

la guarnizion.

ANGIOLINA

Voglio le maniche

alla persiana.

ROSINA

Vo' dei rapporti

su la sottana.

ANGIOLINA

Voglio dei veli.

ROSINA

Vo' dei lustrini.

TOLOMEO

E i miei zecchini

s'han da gettar?

LORANO
(a Tolomeo)

Via, signore, siate buono,

cose grandi poi non sono.

S'han le donne a contentar.

CLAUDIO
(a Tolomeo)

Via, signor, siate cortese.

Giacché fate tante spese,

anche questa convien far.

ANGIOLINA E ROSINA
(a Tolomeo)

Impresario bello bello,

e buonin come un agnello,

non mi fate lagrimar.

TOLOMEO

Sì signori, sì signore,

l'impresario di buon core

ci vuol poco a far cascar.

(va facendo delle riverenze in segno di ringraziamento)

 

ANGIOLINA, ROSINA, LORANO E CLAUDIO

Viva il buon core

dell'impresario,

per ordinario

sempre gentile,

sempre civile,

sempre cortese,

che mai s'intese

dire di no.

 

TOLOMEO

Non lo so dire,

non lo dirò.

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Camera nell'albergo di Lorano.

Lorano, servitore
 

Venga chi sa venire

Lorano
servitore ->

Quando s'ha da compor, voglion venire

Lorano
<- servitore

Che c'è? Non te l'ho detto

Lorano
servitore ->

Gran disgrazia!

Lorano
<- servitore

Diavolo! non intendi?

Lorano
servitore ->

Scortese co' le donne

Lorano
<- Petronilla

Serva, monsieur Lorano

Lorano
Petronilla ->

Che di men si può far per soddisfarla?

Lorano
<- servitore

La finiam stamattina?

Lorano
servitore ->
Lorano
<- Tolomeo

Cosa si fa? si scrive? / Sì signore

Tolomeo
Lorano ->

Servo suo. M'ha piantato

Tolomeo ->

Camera di Angiolina con clavicembalo.

Angiolina, Claudio
 

Per vero dir, quest'opere

Angiolina
Claudio ->

Dice il ver, ma è difficile

Angiolina
<- Rosina, Luigino

Permette? / Resti comoda / Perdoni

Rosina, Luigino
Angiolina ->

Venite qui, Luigino

Luigino
Rosina ->

Mi sta ben, me lo merito

Luigino ->

Camera delle prove.

Lorano, Tolomeo, Claudio
 

Bravo, monsieur Lorano

Lorano, Claudio
Tolomeo ->

Lorano
Claudio ->

Certo, partir dovendo

Lorano
<- Tolomeo

Signor, la prima buffa

Lorano
Tolomeo ->
Lorano
<- Claudio

Lorano, Claudio
<- Tolomeo

La seconda buffa

Lorano, Tolomeo, Claudio ->

Sala comune.

Petronilla, Angiolina, parrucchiere, Rosina, Luigino
 
Luigino, Rosina, Petronilla e Angiolina
Quest'è il premio che si acquista
Petronilla, Angiolina, Rosina, Luigino
parrucchiere ->
Petronilla, Angiolina, Rosina, Luigino
<- Lorano, Tolomeo, Claudio

Servo di lor signori

Angiolina, Rosina, Luigino, Lorano, Tolomeo, Claudio
Petronilla ->

Servitor suo / Via, zitto, non importa

Angiolina, Rosina, Lorano, Tolomeo, Claudio
Luigino ->

Padron mio / Non fa nulla

Lorano, Angiolina, Rosina e Claudio
Questo dunque è l'argomento
Angiolina, Rosina, Claudio e Lorano
Chi mai può essere?
Angiolina, Rosina, Lorano, Tolomeo, Claudio
<- uomini
Angiolina, Rosina, Tolomeo, Lorano e Claudio
Ecco il sarto coi vestiti
Angiolina, Rosina, Lorano, Tolomeo, Claudio
uomini ->
 
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima
Camera accomodata per la prova d'un'opera. Camera nell'albergo di Lorano. Camera di Angiolina con clavicembalo. Camera delle prove. Sala comune. Camera. Sala. Altra sala.
Atto primo Atto terzo

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