Atto primo

 

Scena prima

Sala regia.
L'Ombra di Druso. Germanico. Livia. Agrippina. Seiano. Genti. Cavalieri.

Immagine d'epoca ()

 Q 

Germanico, Livia, Agrippina, Seiano, genti, cavalieri

 
Essendo preceduto un fulmine caduto sopra la statua di Seiano: è comparsa l'Ombra di Druso, a disturbar le nozze, che s'erano concluse nell'opera intitolata La prosperità di Seiano; si vede in questo principio l'istessa scena con li medesimi personaggi nell'istesso stato. E sparisce l'Ombra di Druso.

<- Ombra di Druso

Ombra di Druso ->

 

LIVIA E SEIANO

Che prodigi!  

AGRIPPINA E GERMANICO

Che portenti!

SEIANO

Interrotti sponsali?

GERMANICO

Impediti contenti?

AGRIPPINA E GERMANICO

Che prodigi!

LIVIA E SEIANO

Che portenti!

 

Germanico, Livia, Agrippina, Seiano, genti, cavalieri ->

 

Scena seconda

Cortile.
Vipsanio. G. Cesare.

 Q 

Vipsanio, Cesare

 

VIPSANIO

Quand'il crin si fa d'argento,  

e lo sguardo ha lumi tremoli,

del contento

i martir son fatti gl'emoli,

non si speri di gioire

quando gl'anni incanutiscono,

ch'il martire

e i tormenti sol fioriscono.

Figlio! (Che tal poss'io,

or che non v'è chi m'oda

senza timor chiamarti.) Amato figlio!

CESARE

Genitor riverito

pur ti riveggo in Roma!

VIPSANIO

Resi l'Armenia doma; e l'Asia tutta

al Lazio sottoposi:

e poi che legge universal v'imposi

di perpetuo tributo

donde biondo partii torno canuto.

Agrippina che fa?

CESARE

Sai, ch'a Seiano

fu destinata sposa: e nell'Armenia

Germanico a te venne

per riceverla; giunti al Celio monte

con gl'avvisi ei precorse, e feste, e pompe

s'attendean. Ma Seiano, ingelosito

dai di lei giusti encomi

da Germanico uditi,

ricusò d'accettarla.

VIPSANIO

Ricusò? bench'il crin sparso di neve

anco 'l sangue mi geli;

lo punirò, se no 'l faranno i cieli.

CESARE

Piano signor; mi sono

di Seiano i costumi

odiosi così, ch'io -ti confesso-

non la stimai offesa.

VIPSANIO

Così fu vilipesa!

CESARE

Intanto giunge

in Roma, peregrina,

femmina detta Nisa, e che si vanta

principessa di Cipro.

N'arde Seian; per sposa

la chiede: ella 'l seconda, e solo oppone,

che d'Agrippina pur lo teme amante.

Nega, e giura Seiano, anzi Agrippina

con sdegni, e con disprezzi

a Germanico cede.

Per Agrippina ella si scopre; accetta

di Seian la licenza, e per vendetta

di Germanico è sposa.

VIPSANIO

Prudente! Generosa!

CESARE

Da gl'applausi comuni

io gl'avvisi ne sento

e ne festeggia il cor lieto, e contento.

VIPSANIO

Andiamo a lei.

CESARE

Dimmi? Potrò signore

in giorno così lieto

germano a lei scoprirmi?

VIPSANIO

No.

CESARE

Perché mai?

VIPSANIO

La riverenza eccede

figlio, ch'al genitore

del paterno voler ragion richiede.

 

CESARE

A l'aure vitali  

fui posto da te,

dipendi da me,

dipendo da te.

Non v'è

ne la terrena sorte

mai del paterno amor, amor più forte.

Insieme

VIPSANIO

A l'aure vitali

sei posto da me,

dipendi da me,

dipendo da te.

Non v'è

ne la terrena sorte

mai del paterno amor, amor più forte.

Vipsanio, Cesare ->

 

Scena terza

Seiano. Ligdo.

<- Seiano, Ligdo

 
(Ligdo ha nelle mani alcune lettere)

SEIANO

Non soffrirò giammai  

che Germanico goda.

LIGDO

Io questi fogli adunque

dovrò por d'Agrippina entro le spoglie

oggi da lei deposte?

SEIANO

Sì: così voglio.

LIGDO

Sono

macchie de la sua fama,

offese dell'onore.

SEIANO

A te ch'importa!

LIGDO

Irriteranno il cielo

le calunnie mendaci.

SEIANO

Servi, ubbidisci, e taci.

LIGDO

Scusa signor: non vedi,

prodigioso telo

atterrar la tua statua?

SEIANO

Eh quest'è l'uso

de gli dèi: sarei sciocco,

se punto vi pensassi;

van sempre fulminando i monti, i sassi.

LIGDO

La voce, che gridò: «Ferma Seiano»,

la forza non veduta

che ti respinse dall'unirti a Livia,

al certo fu di Druso a lei già sposo,

ch'avvelenar facesti.

SEIANO

Ciò ch'obliar dovresti

temerario rammenti?

LIGDO

Non irritar i cieli.

SEIANO

Indiscreto plebeo,

ti scoprirò per reo

de la morte di Druso,

se mi movi a lo sdegno.

LIGDO

A me così favelli?

SEIANO

A te. Quei fogli

porrai dov'io t'imposi: animo scaltro

che d'un delitto è reo, non tema l'altro.

 

Seiano ->

LIGDO

Dunque con un misfatto,

a cui l'empio m'indusse,

mi comprò, mi fé schiavo?

Che farò sfortunato!

A i delitti, a le colpe

misero son sforzato!

E con barbaro esempio

son costretto per forza ad esser empio!

Ligdo ->

 

Scena quarta

Livia. G. Cesare.

<- Livia, Cesare

 

LIVIA

La fiamma d'amore  

ch'il core

m'ardé,

non è più viva no.

Un istante la perdé,

un momento l'ammorzò...

Quel vago baleno

ch'il seno

ferì,

sparì, ch'a pena 'l so.

E dal petto se n' fuggì

come rapido v'entrò.

Sfondo schermo () ()

 

CESARE

Dunque le nozze tue  

col superbo Seiano

impediscono l'ombre, anima bella!

LIVIA

Così con i mortal il ciel favella.

CESARE

E più non l'ami?

LIVIA

Un repentino sdegno

s'impossessò del core; e non so come

mi s'è fatto odioso infin il nome.

CESARE

Egli userà preghiere.

LIVIA

Ed io disprezzi.

CESARE

Minacce.

LIVIA

Saran vane.

CESARE

Violenze.

LIVIA

Tiranno,

se irriterà gli dèi, lo puniranno.

CESARE

Ama dunque, chi t'ama.

LIVIA

Cesare è 'l mio desìo.

CESARE

E creder lo poss'io?

LIVIA

La fé ch'a te ne porgo

non fia mai ch'io t'invole,

fin ch'avrà stelle 'l cielo, e raggi 'l sole.

 

CESARE

O sorte felice,

o prospero fato!

Il nume biondo,

ch'è lume del mondo,

non vede amante

di me più beato.

O sorte felice,

o prospero fato!

Livia, Cesare ->

 

Scena quinta

Agrippina. Plancina. Germanico.

<- Agrippina, Plancina

 

AGRIPPINA

Danzatemi 'n seno,  

amori vezzosi,

trionfanti,

festeggianti;

e con accese faci

pubblicate del cor le care paci.

Brillatemi pure

delizie ne l'alma,

desiate,

sospirate.

E con facelle ardenti

itene pubblicando i miei contenti.

PLANCINA

A fé l'hai fatta bella,

e con le tue chimere

tu sei giunta a godere.

T'hai provvisto di sposo

con un bizzarro inganno;

e chi non n'ha suo danno.

 

 

Eccolo a fé.

 

<- Germanico

GERMANICO

Agrippina.  

Così lieto son io di mia fortuna,

ch'a invidia non mi move

la vaghezza degl'astri,

l'eternità di Giove.

AGRIPPINA

Tu sei mio ciel, mio nume.

GERMANICO

Tu mia stella, mio lume.

AGRIPPINA

Parto.

GERMANICO

D'alma resto privo.

AGRIPPINA

Tornerò.

GERMANICO

Se mi vuoi vivo.

AGRIPPINA

Da te lontana moro.

GERMANICO

Peno da te disgiunto.

AGRIPPINA

Chi mi smembra da te divide il punto.

Dimmi chi vive in te?

 

AGRIPPINA

Il mio core,  

che meco più non è.

O mutanza gradita!

È tua l'anima mia, mia la tua vita.

Insieme

GERMANICO

Il mio core,

che meco più non è.

O mutanza gradita!

È mia l'anima tua, tua la mia vita.

Agrippina, Plancina ->

 

Scena sesta

Seiano. Germanico.

<- Seiano

 

SEIANO

Germanico, sei lieto?  

GERMANICO

Più che l'alme felici

ne gl'Elisi beati.

SEIANO

Ed io vorrei più tosto

aver il cielo avverso,

la natura nemica,

ch'in nodo marital donna impudica.

GERMANICO

Impudica? Seiano

troppo libero parli!

SEIANO

Uso del vero

che sempre spiace.

GERMANICO

Dimmi

come?

SEIANO

Le sue bellezze

anch'io, qual Nisa, amai,

ma, scoperta Agrippina,

l'aborrii, la sdegnai.

GERMANICO

Dunque de le mie lodi

gelosia non ti mosse?

SEIANO

Eh tu m'avresti

per facile, e leggero.

GERMANICO

Seian dici da vero?

SEIANO

Se vuoi disingannarti

cerca tra le sue spoglie,

o tra quelle ch'or cinge, o ch'ha deposte;

ritroverai di possessor osceno

fogli lascivi.

GERMANICO

O cieli!

SEIANO

Questi leggea già poco,

e colta d'improvviso

s'impallidì, gelò, si fé di foco.

GERMANICO

Chi mai è l'empio? il reo?

SEIANO

Un abietto plebeo.

GERMANICO

Ahi che ascolto!

SEIANO

A te solo

ciò, ch'è pubblico altrui, tace la fiamma?

GERMANICO

Che farò mai?

SEIANO

Adempi

ciò che desio d'onor nel cor ti reca,

s'amor non t'avvilisce, e non t'accieca.

GERMANICO

Ucciderò l'iniqua,

svenerò l'empia.

SEIANO

Gl'impeti improvvisi

cauti non son: del fatto

renditi certo pria,

indi -se non lo sprezzi-

consiglio avrai da l'amicizia mia.

GERMANICO

Seiano i sensi tuoi

l'opre mie reggeranno.

SEIANO

(Cadé l'incauto nell'ordito inganno.)

 

Seiano ->

GERMANICO

Io credea,  

sorte rea,

mitigato 'l tuo rigor!

Ma lo trovo assai peggior,

e quando pur pensai

di poter un dì gioire,

trovo ne la mia vita il mio morire.

Stelle ingrate

meno irate

vi credei contro di me,

ma ingannato son a fé:

che sempre più crudele

io discopro la mia sorte;

ne la felicità trovo la morte.

Germanico ->

 

Scena settima

Plancina. Eudemo.

<- Plancina, Eudemo

 

PLANCINA

S'il picciolo dio  

amante mi fa

di vaga beltà,

che far ci poss'io?

Il tempo incrudelito

il cibo mi può tor, non l'appetito.

S'ancora 'l desio

col fior, che cadé,

estinto non è,

che far ci poss'io?

Il senso d'anni onusto

è privo di vivande, e non di gusto.

Sfondo schermo () ()

 

 

Caro Eudemo deh trova  

Ligdo quel disperato

e digli, che non lasci,

ch'io disperata mora.

EUDEMO

Quest'è un mestier, che non l'appresi ancora.

PLANCINA

Ti porgerò, se 'l fai

quanti baci vorrai.

EUDEMO

Ne son sicuro,

ma i baci tuoi non curo.

PLANCINA

Te ne prego.

EUDEMO

Ma invano,

ch'a dirtela a la schietta,

non voglio d'una vecchia esser mezzano.

PLANCINA

Superbaccio.

EUDEMO

Indiscreta.

PLANCINA

Un dì mi pregherai.

EUDEMO

E s'io ti prego non risponder mai.

 

La donna incanutita  

è una nave sdruscita:

ma se nocchier si trova,

che scorga col timon l'antica prora,

a tempeste di mar resiste ancora.

Plancina, Eudemo ->

 

Scena ottava

Germanico. Seiano.

<- Germanico, Seiano

 

GERMANICO

(ha in mano i fogli trovati nelle vesti d'Agrippina)

Così vero non fosse.  

SEIANO

Ove li ritrovasti?

GERMANICO

Entro le spoglie

di peregrina, c'ha deposte. Vedi.

(dà i fogli a Seiano)

Mio core, che fai?

(intanto Seiano mostra di leggere)

GERMANICO

S'ormai

non scacci da te

ardori sì rei,

un empio tu sei.

SEIANO

(Io vedo trionfar gl'inganni miei.)

GERMANICO

Leggesti?

SEIANO

Lessi: e questa

esser dovea mia sposa?

(legge)

«Pur lusinga il marito,

e ne' piaceri stessi

fa' paragon de' suoi co' miei amplessi.»

GERMANICO

(ripiglia i fogli)

Non rilegger, Seiano,

l'indegne note oscene.

SEIANO

(A fé 'l gioco va bene.)

GERMANICO

Seian, che far degg'io.

SEIANO

Segui l'esempio mio

all'ora che d'Armenia

a me la conducesti;

de le lascivie sue nulla parlai

e solo i miei sponsali,

senza render ragion, a lei negai.

GERMANICO

Sprezzo senza motivi

desterà nuove guerre.

SEIANO

Ella non ha più genti: il genitore

ha già deposte l'armi.

GERMANICO

Roma che ne dirà?

SEIANO

Di me che disse?

Saggio ti chiameranno

quei, che de l'impudica sanno i costumi rei;

de gl'altri poi nulla curar ti déi.

GERMANICO

Vanne: così farò. (Trista Agrippina.)

SEIANO

(Aggiustata è la mina.)

 

Seiano ->

GERMANICO

Par a me che non t'adiri,  

come pur dovresti, o core,

e che lento 'l piè ritiri

per uscir da quest'ardore:

ma se meco tu vuoi star

fuggi, fuggi, non l'amar.

Spargi pur le fiamme accese

d'un eterno, e pronto oblio,

che se tolleri l'offese

uscirai dal petto mio:

ma se meco tu vuoi star

fuggi, fuggi, non l'amar.

 

 

Eccola appunto.

 

Scena nona

Agrippina. Germanico.

<- Agrippina

 

AGRIPPINA

Amato sposo?  

GERMANICO

Taci.

AGRIPPINA

Mio cor.

GERMANICO

Con altri adopra

queste lusinghe.

AGRIPPINA

A me ripulse?

GERMANICO

Ascolta

Agrippina (Ahi che pena!)

T'amai; per quelle faci,

che ti splendon ne' lumi,

mancato avrei di fede infin a i numi.

Or costretto son io

a negarti 'l cor mio.

AGRIPPINA

Che sento mai? Germanico adorato,

dimmi, son io, che sogno?

O sei tu, che vaneggi?

GERMANICO

Io non vaneggio, e tu non sogni: cerca

altre nozze, altro sposo.

AGRIPPINA

Perché?

GERMANICO

Chiedi a te stessa.

AGRIPPINA

In che t'offesi?

GERMANICO

Nel core.

AGRIPPINA

Ah disleale,

da Seiano apprendesti

a rifiutar le spose!

GERMANICO

Addio.

AGRIPPINA

Ferma: ove vai?

GERMANICO

Da te lontano.

AGRIPPINA

Ti sovvenga, inumano,

che già sposo mi sei.

GERMANICO

Lo tolgano gli dèi.

AGRIPPINA

Così m'offendi!

GERMANICO

Offesa lieve!

AGRIPPINA

Amato traditore,

come or tutto disprezzo?

Poco pria tutto amore?

GERMANICO

Non so.

AGRIPPINA

Negar non puoi

ch'io tua non sia.

GERMANICO

Vaneggi.

AGRIPPINA

Empio! dunque l'amor, la data fede,

tutto in sprezzi è rivolto!

 

Scena decima

Vipsanio. Agrippina. Germanico.

<- Vipsanio

 

VIPSANIO

(a parte)

(Quai rimproveri ascolto!)  

AGRIPPINA

Schernita, vilipesa

mi lascerai?

GERMANICO

Non è mia colpa.

AGRIPPINA

(Ingrato.)

Sposa più non mi vuoi?

GERMANICO

No.

VIPSANIO

(Ciel che sento!)

AGRIPPINA

Così tratti 'l mi' onore.

GERMANICO

Altri ci pensi.

 

VIPSANIO

Questi indecenti sensi

sono d'anima vile.

AGRIPPINA

(Ahi che rimiro.)

GERMANICO

Col ferro a questi accenti

risponderei, s'al fianco

tu lo cingessi.

VIPSANIO

Or ora

farò che mi si rechi.

AGRIPPINA

Il primo incontro

dunque così noioso

esser si deve o genitor?

VIPSANIO

Di sposo

non si diè fede?

AGRIPPINA

È vero.

VIPSANIO

Ed or la neghi.

GERMANICO

Sì.

VIPSANIO

Perché?

GERMANICO

Ragione

render non voglio.

VIPSANIO

Mi si porga il brando;

la destra ancor che sia da gl'anni grave

saprà ben fomentata

giustamente da l'ire

reggerlo quanto basti

o a punirti, o a morire.

(gli vien porta una spada)

GERMANICO

Scuso gl'anni cadenti.

VIPSANIO

Or or tu déi

dar con sicura, ed immutabil sorte

la fede ad Agrippina, o a me la morte.

GERMANICO

Ciò che per te, ciò che per lei richiedi

egualmente ti nego.

Né osservar la promessa a lei mi piace,

né te privar di vita.

Non a lei, perché in ciò son risoluto,

non a te, ch'il mio ferro

si sdegna di svenar debil canuto.

AGRIPPINA

Io vestita d'acciaio

ti punirò, ribelle.

GERMANICO

Né meno uso ferir femmina imbelle.

VIPSANIO

Non mancherà chi da l'indegne vene

tragga il sangue. Agrippina

infelici mi furo i tuoi natali.

AGRIPPINA

Innocente son io, numi immortali!

 

Che sorte infelice,

che fiero destin!

Mi veggio schernita,

mi trovo tradita,

né meno mi lice

saper a qual fin.

Che sorte infelice,

che fiero destin!

Che influssi maligni

si movon per me!

Sol ombre produce

la vaga mia luce,

e d'astri benigni

speranza non v'è.

Che influssi maligni

si movon per me!

 

Agrippina, Germanico, Vipsanio ->

 

Scena undicesima

Luogo delizioso.
G. Cesare. Livia. Claudio fratello di Livia. Soldati con lui. Ligdo.

 Q 

Cesare, Livia

 
(Livia è sopra una loggia)

CESARE

Caro tetto adorato  

dov'il mio foco sta,

de l'amata beltà

centro beato;

caro tetto adorato.

Dolce albergo felice

del mio vezzoso ardor,

sfera del vago amor,

che m'ha piagato;

caro tetto adorato.

LIVIA E CESARE

Mia vita, mio respiro

son felice

i tuoi lumi all'or, che miro.

 

<- Claudio, soldati, Ligdo

CLAUDIO

Eccolo a fé; Seiano  

non m'ingannò: cada l'iniquo, cada.

CESARE

Traditori così? Di questa spada

proverete la forza.

LIVIA

O me infelice!

CLAUDIO

Lascia l'amor impuro

ignoto di natali, e d'opre oscuro.

LIVIA

Di Claudio a me german la voce è questa,

se non erra l'udito.

CLAUDIO

Misero son ferito: e manco, e spiro.

(cade ferito)

LIGDO

(A fé, per quant'udii,

de l'iniquo Seiano

un tradimento è questo.)

CESARE

(cade, e tutti gli vanno addosso per ferirlo)

Iniqui, rei,

tutti sopra di me, perch'io cadei.

Livia ->

 

Scena dodicesima

Germanico. G. Cesare. Claudio. Soldati. Ligdo.

<- Germanico

 

GERMANICO

Empi fermate: o là così vilmente  

un caduto s'opprime?

Contra di me venite!

(fuggono)

 

Scelerati fuggite?

 

soldati ->

CESARE

A te deggio la vita: uno de gl'empi

ucciso qui riman, tronchiam signore

quest'incaute dimore.

GERMANICO

Andiam.

CESARE

Per te de l'aure

signor vivo a i respiri: e pria che l'alma

ne' suoi dover si stanchi,

esser potria ch'il tempo al tempo manchi.

LIGDO

Spira il misero; e non invano forse

quivi mi trasse il cielo.

Su queste braccia condurrò l'esangue

al mio tetto vicin: de le mie colpe

in principio d'emenda

questa poca pietade al ciel si renda.

Germanico, Cesare, Ligdo, Claudio ->

 

Scena tredicesima

Livia.

<- Livia

 

Chi mai cedé? l'amante?  

O 'l germano? Infelice

è la miseria mia,

l'uno, o l'altro che sia: ma qui non veggio,

sol che pochi vestigi

di tepid'ostro; cieli

qual di voi mi conforta?

Se Cesare non vive anch'io son morta.

Ah scelerato core!

Ah mente affascinata!

Piangi per l'amatore

più che per Claudio? adunque

ribelle a la natura

da un affetto fallace

vincer ti lasci. Io pecco, è ver, io pecco,

ma se i bei lumi oh dio,

chiuse forse il mio sol, ditemi o cieli,

chi di voi mi conforta?

Se Cesare non vive anch'io son morta.

Sempr'aspersi

di martire

saran dunque i giorni miei,

s'il mio ben, oh ciel, perdei.

Ben avversi

al mio gioire

son fatti i sommi dèi,

s'il mio ben, oh ciel, perdei.

 

Livia ->

 

Scena quattordicesima

Giardino.
G. Cesare. Germanico.

 Q 

Cesare, Germanico

 

CESARE

È una luce di baleno  

il sereno

di fortuna,

tosto fugge, e poco dura;

in un momento sol splende, e s'oscura.

È la vita un ampio mare,

sempr'appare

pien di scogli.

La sua calma non ha fede,

resta ingannato più chi più gli crede.

Di Livia la mia vita

godo appena un sorriso,

che son da sorte rea da lei diviso.

Sfondo schermo () ()

 

GERMANICO

Cesare?  

CESARE

Amico?

GERMANICO

Vivi

celato ne' miei tetti,

ch'io de le tue sventure

sarò scudo fedel.

CESARE

Dunque sicure

a l'ombra del tu' affetto

saran le sorti mie?

GERMANICO

Così prometto.

Offro 'l sangue, e la vita in tua difesa,

il tuo valor lo merta,

la tua bontà lo chiede.

CESARE

Resto dunque sicuro?

GERMANICO

Sopra la fé di quest'acciar lo giuro.

 

Scena quindicesima

Eudemo. Germanico. G. Cesare. Littori.

<- Eudemo

 

EUDEMO

I littori, signore,  

d'entrar chiedon licenza.

CESARE

Ahimè? i littori?

GERMANICO

Non temer; di' che ponno

venir. Tu qui t'ascondi.

(fa nascondere Cesare)

Eudemo ->

CESARE

In te confido.

GERMANICO

Se già teco divido

l'affetto del mio cor, non m'è permesso

mancar a te, senza tradir me stesso.

 

<- littori

GERMANICO

Che chiedete?  

UN LITTORE

Di Claudio a te germano

qui celato, signore,

noi cerchiam l'uccisore.

GERMANICO

Claudio estinto? Che sento?

È qui nascosto l'omicida? (O cieli,

che deggio far?) Uscite,

io cui tocca l'offesa

ogni asilo più chiuso,

cercherò.

UN LITTORE

Se l'affare

a più gelosa man non può venire,

ben possiamo ubbidire.

(si ritirano)

littori ->

 

GERMANICO

Che farò? qui la fede,  

qui lo sdegno combatte.

Inciampo in un errore,

per dovunque mi movo.

In che angustia mi trovo!

Cesare?

(Cesare esce da dove era nascosto)

CESARE

Son sicuro?

GERMANICO

Sì: vieni; de l'estinto

non hai contezza?

CESARE

Nulla.

GERMANICO

Né indizio alcun?

CESARE

Né meno.

GERMANICO

(Ahi caso strano!)

È Claudio a me germano.

CESARE

Misero me!

GERMANICO

Cadé la data fede.

Punirò l'empio eccesso:

ché non val cortesia contro sé stesso.

CESARE

(Io son perduto.) Che farai?

GERMANICO

Nel seno

vibrerò questo ferro.

CESARE

Dunque s'armi la destra.

GERMANICO

A miglior loco

ciò mi riserbo: deggio,

per adempir miei patti

prima porgerti aita, e poi svenarti.

CESARE

Come questi contrari?

GERMANICO

Qui fedel ti difendo; altrove irato

ti darò morte. Eudemo,

a i littori dirai, che ne' miei tetti

cercano invano l'omicida. Piglia:

di quell'uscio reposto,

quest'è la chiave: fuggi.

(gli dà una chiave)

Io poi ti seguirò, con giusta fretta,

inimico spietato alla vendetta.

CESARE

Mi salvi dunque?

GERMANICO

Lo promisi.

CESARE

Ed io

ricevo in don la vita,

quando son reo di morte?

GERMANICO

Ah ben lo sai.

CESARE

Odimi: grato esser ti voglio.

GERMANICO

Come,

che farai?

CESARE

Fuggirò lontano, ignoto

sì che mai d'incontrarti

possibile non sia,

ché contro la tua destra

sarebbe ingrata la difesa mia.

GERMANICO

(Che strana cortesia!)

In van placar mi tenti,

ti cercherò.

CESARE

Perché?

GERMANICO

Per vendicarmi.

CESARE

Ed io saprò fuggirti,

per non venir contr'un amico a l'armi.

 

GERMANICO

Chi di me più sventurato  

l'aure spira,

il sol mira?

Tant'in odio son del fato,

de la sorte,

che mi manca infin la morte.

Qual esempio tra i viventi

ebber mai

i miei guai?

Sono tanti i miei tormenti,

le mie pene,

che son men del mar l'arene.

Germanico, Cesare ->

 

Scena sedicesima

Plancina. Eudemo. Paggi.

<- Plancina

 

PLANCINA

Consigliami tu  

cristallo verace

quel che più

diletta, e piace;

mentre che la bellezza il tempo stanca,

arte supplisca ove natura manca.

Insegnami almen

colore, ch'alletti,

e nel sen

mova gl'affetti;

che mentre la bellezza han vinto gl'anni

non mi ponno giovar, se non gl'inganni!

 
Plancina si belletta.
 

<- Eudemo

EUDEMO

Compagni correte,  

la vecchia vedete,

che finge colori.

S'adorna di fiori

credendo a gl'amanti

di tesser la rete,

compagni correte.

 
Quattro Paggi fanno scherzi alla vecchia.

<- quattro paggi

 

PLANCINA

Misera me son colta,  

lasciatemi indiscreti.

Finitela una volta,

non mi toccate: via.

(Il ciel guardò la pudicizia mia.)

 

<- giardinieri

 
Giardinieri, e Paggi fanno un ballo.
 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Sala regia.

Germanico, Livia, Agrippina, Seiano, genti, cavalieri
 
Germanico, Livia, Agrippina, Seiano, genti, cavalieri
<- Ombra di Druso
Germanico, Livia, Agrippina, Seiano, genti, cavalieri
Ombra di Druso ->
Livia, Seiano, Agrippina e Germanico
Che prodigi! / Che portenti!
Germanico, Livia, Agrippina, Seiano, genti, cavalieri ->

Cortile.

Vipsanio, Cesare
 

Quand'il crin si fa d'argento

Cesare e Vipsanio
A l'aure vitali
Vipsanio, Cesare ->
<- Seiano, Ligdo

Non soffrirò giammai

Ligdo
Seiano ->

Ligdo ->
<- Livia, Cesare

Dunque le nozze tue

Livia, Cesare ->
<- Agrippina, Plancina
Agrippina e Plancina
Danzatemi 'n seno

Agrippina, Plancina
<- Germanico

Agrippina. Così lieto son io

Agrippina e Germanico
Il mio core
Germanico
Agrippina, Plancina ->
Germanico
<- Seiano

Germanico, sei lieto?

Germanico
Seiano ->
Germanico ->
<- Plancina, Eudemo

Caro Eudemo deh trova

Plancina, Eudemo ->
<- Germanico, Seiano

Così vero non fosse

 

Germanico
Seiano ->

Germanico
<- Agrippina

Amato sposo? / Taci

Germanico, Agrippina
<- Vipsanio

(Vipsanio a parte)

Quai rimproveri ascolto!

(Vipsanio si rivela)

Agrippina, Germanico, Vipsanio ->

Luogo delizioso.

Cesare, Livia
 
Cesare e Livia
Caro tetto adorato
Cesare, Livia
<- Claudio, soldati, Ligdo

Eccolo a fé; Seiano

Cesare, Claudio, soldati, Ligdo
Livia ->
Cesare, Claudio, soldati, Ligdo
<- Germanico

Empi fermate: o là così vilmente

Cesare, Claudio, Ligdo, Germanico
soldati ->

Germanico, Cesare, Ligdo, Claudio ->
<- Livia
Livia ->

Giardino.

Cesare, Germanico
 

Cesare? / Amico?

Cesare, Germanico
<- Eudemo

I littori, signore

Cesare, Germanico
Eudemo ->

(Cesare si nasconde)

Cesare, Germanico
<- littori

Che chiedete?

Cesare, Germanico
littori ->

Che farò? qui la fede

(Cesare esce da dove era nascosto)

Germanico, Cesare ->
<- Plancina
Plancina
<- Eudemo
Plancina, Eudemo
<- quattro paggi
Plancina, Eudemo, quattro paggi
<- giardinieri

(giardinieri, e paggi fanno un ballo)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima
Sala regia. Cortile. Luogo delizioso. Giardino. Luogo delizioso con stanze. Appartamenti; notte. Sala con trono. Campagna deliziosa. Prigione. Sala reale.
Atto secondo Atto terzo

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