Atto terzo

 

Scena prima

Campagna deliziosa.
Agrippina. Livia.

 Q 

Agrippina, Livia

 

AGRIPPINA

Vengo a voi  

piagge beate,

imperlate

di rugiade,

e abbandono i tetti d'or.

Con le piante, con i fior,

l'alma afflitta ristorate.

Vengo a voi

piagge beate.

LIVIA

Verdi prati

ombre liete,

di quiete

veri asili

ristorate questo sen

ed in placido seren

aure dolci a me spirate.

Vengo a voi

piagge beate.

 

AGRIPPINA

Livia? ove vai?  

LIVIA

Remota

solitaria piangendo.

AGRIPPINA

A me lascia i singulti:

io Germanico adoro, ed ei mi sprezza.

LIVIA

E me Cesare adora;

ma 'l fratello m'uccise.

AGRIPPINA

Ami Cesare?

LIVIA

Sì: perché?

AGRIPPINA

Germano

egli a me s'è scoperto.

LIVIA

Ami tu dunque

il mio fratello, ed io

son amante del tuo.

AGRIPPINA E LIVIA

Siamo eguali nel male.

LIVIA

Il tuo Claudio m'uccise.

AGRIPPINA

E 'l tuo m'offende

con indecenti sprezzi.

O ne' fratelli, e ne' gl'amanti insieme

egualmente infelici!

LIVIA

Cesare cerca il mio per dargli morte.

AGRIPPINA

E Germanico il mio per ugual sorte.

 

AGRIPPINA E LIVIA

Che dunque sarà!  

Aita o numi!

Giove pietà!

LIVIA

Il ciel di macigno

par fatto per me.

AGRIPPINA

Un raggio benigno

mostrar non mi sa.

AGRIPPINA E LIVIA

Che dunque sarà!

Aita o numi!

Giove pietà!

Livia ->

 

Scena seconda

Germanico. Agrippina.

<- Germanico

 

GERMANICO

Son nocchiero fra due scogli:  

furibonde

batton l'onde

del martir con doppi orgogli.

Se l'obligo mi placa,

mi stimola l'offesa.

Cesare è un'alma illustre:

di cortesia m'ha vinto;

Claudio è un fratello estinto.

Da la ragion son mosso,

da due venti son percosso.

Furibonde

batton l'onde

del martir con doppi orgogli.

 

AGRIPPINA

Che miro! il mio ribelle!  

GERMANICO

Ecco Agrippina: o stelle

per crescermi 'l tormento

fate sì, ch'io lo miri ogni momento?

AGRIPPINA

Senza parlarmi parti?

crudel; in che t'offesi?

GERMANICO

(Ahi che martiri!)

AGRIPPINA

M'odii?

GERMANICO

Potessi farlo.

AGRIPPINA

E se non puoi, perché mi fuggi?

GERMANICO

Lascia

di molestarmi.

AGRIPPINA

Ingrato,

meco tanti rigori?

GERMANICO

Io medito vendette, e non amori.

 

AGRIPPINA

Se i pianti  

non giovano,

se vani si trovano

affetti costanti,

che mai gioverà?

O vendetta, o crudeltà!

Se l'ire

non cedono,

s'i preghi si vedono

col vento fuggire,

che mai gioverà?

O vendetta, o crudeltà!

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Germanico, Agrippina ->

 

Scena terza

Plancina. Eudemo.

<- Plancina, Eudemo

 

PLANCINA

Agrippina! Agrippina!  

EUDEMO

Livia! Livia! Va', va' cercale tu.

PLANCINA

Qui fur vedute.

EUDEMO

Il credo.

Ma costume sempre fu

de le donne il far così.

Non è quest'usanza nova,

chi le cerca non le trova,

chi le fugge, notte e giorno

se le trova sempr'intorno.

PLANCINA

Trovarle che t'importa?

EUDEMO

Cesare d'una amante,

e de l'altra fratello,

per indizi, e sospetti

de la morte di Claudio è prigioniero.

PLANCINA

Bella nuova da vero!

Sì sì, la mancia avrai.

 

Prigioniera son anch'io.  

De l'alato

e bendato

cieco dio,

né si trova

chi si mova per pietà

a cercar mia libertà.

 

EUDEMO

O vecchia maledetta!  

Amori hai nel pensiero

e un cadavere sei da cimitero.

 

Plancina, Eudemo ->

 

Scena quarta

Prigione.
Seiano.

 Q 

Seiano

 

 

Io! Io schernito dal romano volgo!  

Io, tra ceppi, e catene!

Strascinate, e derise

le mie statue! Insegnasti

tu co' fulmini tuoi

questi disprezzi, ingiusto ciel. Godete,

saziatevi, ridete,

de' vilipendi miei

iniquissimi dèi! Voi mi toglieste

le grandezze: toglietemi la vita;

sì sì: ch'io non la voglio,

per non esservi forse

obligato di questi

odiosi respiri

che spietati donate a i giorni miei;

iniquissimi dèi.

 

Scena quinta

Livia. Seiano.

<- Livia

 

LIVIA

Ora paghi le pene empio Seiano  

de' venefici indegni.

SEIANO

A che vieni tiranna?

A inasprirmi la morte?

Furia de' miei estremi

esci da queste porte.

Maledetti que' rai,

che risplendean nel cielo

all'or ch'io te mirai.

(si nasconde)

LIVIA

A fé di maledir poch'ore avrai.

Ma Cesare 'l cor mio

lassa qui non vegg'io.

 

Deh Cesare mi guardi  

chi regge 'l ciel, l'intelligenze move,

quel dio ch'a tutti è buono, a tutti è Giove.

Deh l'amor mio mi serbi

chi dal seno immortal le grazie piove,

quel dio ch'a tutti è buono, a tutti è Giove.

 

Scena sesta

G. Cesare. Livia. Eudemo.

<- Cesare

 

CESARE

S'al mortale  

questa fra le

debil vita il ciel prestò,

se ritorsela poi vuole,

chi di lui doler si può!

LIVIA

Egli viene.

CESARE

S'il destino

peregrino

il mortal nel mondo fé,

lo sperar di starvi sempre

ragionevole non è.

 

LIVIA

Cesare?  

CESARE

Livia? In questi angoli oscuri

se ne viene il mio sole?

LIVIA

Da ciò comprendi, quanto

il tuo bel m'innamora.

Un fratel mi svenasti, e t'amo ancora.

CESARE

Mi difesi assalito: e la sua morte

non fu voler, ma sorte.

LIVIA

Meco di ricche gioie

queste masse portai.

Fanne dono a i custodi

così la libertà comprar potrai.

(gli dà varie gemme)

CESARE

Per la mia libertà, tanto s'impiega!

E per la servitù di questo core

un solo de' tuoi crini ha speso amore!

 

<- Eudemo

EUDEMO

Ahimè, signora, ahimè!  

LIVIA

Che cos'è?

EUDEMO

Via via.

CESARE

Parla.

EUDEMO

Non posso,

viene.

CESARE

Chi viene?

LIVIA

Oh dio,

è Germanico forse?

EUDEMO

Io non mi vidi

in intrico peggiore a questo mondo.

LIVIA

Io qui mi celo.

CESARE

Oh dèi.

EUDEMO

Quivi m'ascondo.

 

Scena settima

Germanico. G. Cesare.

<- Germanico

 

GERMANICO

Addio Cesare.  

CESARE

Addio

Germanico: nel carcere mi cerchi?

Che vuoi?

GERMANICO

Ciò, ch'io ti devo,

renderti voglio pria:

poscia avrà loco la vendetta mia.

CESARE

Che pensi far?

GERMANICO

Al giudice narrai

che tu di Claudio l'uccisor non fosti,

e costante giurai

ch'eri meco in quel punto: e 'l san gli dèi.

Così per mio favor libero sei.

CESARE

(Cieli ch'ascolto, e come

potrò svenarlo poi!)

O Germanico, quanto

obbligato mi trovo;

tant'offeso non fossi!

GERMANICO

A ciò solo mi mossi

per pareggiar i tuoi favori: or sciolto,

col tuo l'obbligo mio,

senza nota di vile

a le vendette ritornar poss'io.

CESARE

Dunque i mutui favori

che l'uno a l'altro rese

hanno gl'obblighi estinti,

e restano sol l'offese.

GERMANICO

Libero che farai?

CESARE

Ciò che richiede

il mio tradito onore.

GERMANICO

Ed io quanto ricerca

d'un ucciso german giusto furore.

CESARE

Quando mai si trovò di sorte umana

fatalità più strana!

Deh dimmi, in questo punto

ch'amico pur mi sei,

non mi lice abbracciarti?

GERMANICO

Sì: come resti? di'?

CESARE

Tu come parti?

GERMANICO

Come vuol strano fato:

CESARE

Com'il destin m'ha reso:

(s'abbracciano)

GERMANICO

Offeso, ed obbligato.

(parte)

Germanico ->

 

CESARE

Obbligato, ed offeso.

 

Scena ottava

Vipsanio. G. Cesare. Eudemo. Poi Livia.

<- Vipsanio

 

VIPSANIO

Ah figlio vil, codardo.  

Queste son l'ire ultrici?

S'abbracciano i nemici?

Ah potess'io privarti

del sangue, che ti diedi.

Più non sia, che mi vedi.

CESARE

Ei libero mi rende.

VIPSANIO

De gl'inimici anco 'l favor offende.

CESARE

Padre?

VIPSANIO

Non mi chiamar con questo nome.

CESARE

Ferma.

VIPSANIO

Lasciami pur: de le vendette

l'occasion perdesti.

E una parola data

ch'era tua, più stimasti

che l'onor, ch'è di molti. A le parole

dunque l'opre posponi? Era pur meglio

che lingua non avesse

chi non seppe aver mani.

CESARE

Odi.

VIPSANIO

Non mi parlar.

CESARE

Ove vai?

VIPSANIO

Già che tu sì cortese

accarezzi 'l nemico,

io, io, qual mi sono, ad assalirlo

vado col ferro, e con le debil ire.

O a punirlo, o a morire.

 

Vipsanio ->

CESARE

Io prometto a gli dèi...

LIVIA

Partì 'l fratello, e il genitor?  

EUDEMO

Partiro.

CESARE

...di redimer l'onor...

LIVIA

Cesare?

CESARE

...o pure,

lasciar la vita.

LIVIA

Non rispondi?

CESARE

Posso

partirmi.

EUDEMO

A tuo piacer: libero sei.

LIVIA

Così te n' vai?

CESARE

Che chiedi?

LIVIA

Ormai posto in oblio

forse hai tu l'amor mio?

CESARE

Penso a l'onore.

LIVIA

E tanto ingrato!

CESARE

A la vendetta aspiro.

LIVIA

E l'amor?

CESARE

È sospeso.

LIVIA

Dunque mi sprezzi.

CESARE

T'amo.

LIVIA

E cerchi di svenarmi

anco l'altro germano?

CESARE

Inonorato

viver non deggio.

LIVIA

Al fin perder mi vuoi.

CESARE

Pazienza.

LIVIA

Così parti?

Che cerchi?

CESARE

Vendicarmi.

LIVIA

E poi?

CESARE

Amarti.

LIVIA

Dovrò all'ora aborrirti.

CESARE

Ch'importa: in nobil core

l'ultimo degli affetti è quel d'amore.

 

LIVIA

È questa la mercé  

bendato arciero

che merta la mia fé

da un cor severo!

Ah che m'hai fatto amante

sol per farmi penar cieco volante!

A che ferirmi 'l sen

amor ti piacque,

se l'amato mio ben

per me non nacque!

Ah che tu m'hai piagato

sol per farmi languir bambino alato!

Cesare, Livia, Eudemo ->

 

Scena nona

Seiano. Ministri. Ombra di Druso.

<- ministri

 

SEIANO

Udii l'empia sentenza;  

non più: partite. Cielo

se ti spiacqui, non sai

vendicarti co' fulmini? impotente,

scure, ceppi, flagelli

adoprano gli dèi

per punir i lor rei?

Picciolo ferro ad uso

domestico qui serbo: ei fia ch'adempia

sì grave affar; ché tanto

faticoso apparato?

Che più è 'l morir che lo spirar d'un fiato?

 

Socchiusi pugnino    

austri terribili

frangano, abissino

nel centro il suol,

e nel chiuso profondo

deh precipiti meco e Roma e 'l mondo.

Crollino i cardini

ch'il ciel sostengono,

le stelle cadano,

finisca il sol,

e nel chiuso profondo

deh precipiti meco e Roma e 'l mondo.

S

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Sorge l'Ombra di Druso.
 

SEIANO

Ma che miro, infelice!  

Ah Druso ti conosco.

A rider di mia morte

esci tu, spettro rio, dal nero chiostro?

Ecco mi sveno: ahimè. Saziati mostro.

 
Sparisce l'Ombra.
 
 

Scena decima

Sala reale.
Plancina. Eudemo.

 Q 

Plancina, Eudemo

 

PLANCINA

Vezzosetto  

a tuo dispetto

ti bacerò.

EUDEMO

Ohibò, ohibò.

PLANCINA

Altro non voglio,

che baci no.

EUDEMO

Perché da porgerti

in età tenera

altro non ho.

PLANCINA

A tuo dispetto

ti bacerò.

EUDEMO

Ohibò, ohibò.

 

PLANCINA

La tua fortuna, folle,  

aggradir tu non vuoi?

EUDEMO

Vecchiarella tu non puoi

esser già la sorte mia;

se 'l crin miro a fé non mento,

la fortuna l'ha d'oro, e tu d'argento.

PLANCINA

Ah tristo! tristo!

EUDEMO

Cerca

il tuo Ligdo gradito.

PLANCINA

Io l'ho posto in oblio,

poiché 'l bendato dio

m'ha 'l cor per te ferito.

EUDEMO

Se vuoi, ch'io te la dica,

amor ha fatto male,

a valersi del mio, ch'è un picciol strale.

 

PLANCINA

Oh che pessima fortuna!  

Io m'accorgo, che digiuna

languirò,

caderò

senza trovar per me vivanda alcuna.

Oh che pessima fortuna!

O pur nacqui sventurata!

Vilipesa, disprezzata

così va

mia beltà,

che seppe gelosia dar a più d'una.

Oh che pessima fortuna!

Plancina, Eudemo ->

 

Scena undicesima

Tiberio. Ligdo.

<- Tiberio, Ligdo

 

TIBERIO

Dunque Seian prevenne,  

con volontaria morte,

il suo pubblico fine?

LIGDO

Aperto il seno

entro 'l carcere giace.

TIBERIO

A te concedo

perdono, e libertà.

LIGDO

Sanno gli dèi,

che sforzato cadei.

 

TIBERIO

Ben è folle chi si fida,  

di fortuna lusinghiera.

Par che scherzi, par che rida,

e tradisce iniqua, e fiera.

Arbitro dell'impero,

regea Seian lo scettro: i cenni suoi

eran leggi; felice

chi gradirli potea.

Ei su l'alto sedea

de la sorte più lieta:

ma volubile, e leggera,

si girò la rota infida,

di fortuna lusinghiera,

ben è folle chi si fida.

 

LIGDO

Vetro frale  

del mortale

son le pompe:

e l'umano piacer, splende, e si rompe.

I contenti

de' viventi

son un'onda,

un sol vento l'innalza, e la sprofonda.

Tiberio, Ligdo ->

 

Scena dodicesima

Agrippina. Poi Vipsanio.

<- Agrippina

 

AGRIPPINA

Tradita, schernita  

dar loco a foco

di sdegno non so.

Misera, che farò!

Germanico mi sprezza,

il lagrimar non giova,

il supplicar non vale,

il minacciarlo è vano,

a niente s'è commosso

e aborrirlo non posso.

Amore dal core

fuggire, a l'ire

cedendo, non può.

Misera, che farò!

Peno, infelice, peno

in martire infinito.

È tormento d'inferno amor tradito?

 
(Vipsanio viene senza vederla, e passa in altre stanze)

<- Vipsanio

 

VIPSANIO

Lasso vivendo provo  

le pene di Cocito;

è un tormento d'inferno onor tradito.

Insieme

AGRIPPINA

Lassa vivendo provo

le pene di Cocito;

è un tormento d'inferno amor tradito.

Agrippina, Vipsanio ->

 

Scena tredicesima

Germanico. Vipsanio torna.

<- Germanico

 

GERMANICO

Tra sdegno, e cortesia  

son qual indica selce

posta in mezzo a duo ferri:

ciascuno a sé mi trae,

e perché l'uno, e l'altro ha pari forza,

combattuto, e sospeso a star mi sforza.

Se non è voler del fato

io non so

chi raffreni 'l cor sdegnato.

Forse vogliono le stelle,

ch'il furor

del mio cor si renda imbelle.

 

<- Vipsanio

VIPSANIO

(Ecco l'iniquo.) Impugna il brando! adesso  

il tuo ferro dal mio

qui non è chi divida.

Chi ne l'onor mi fere, anco m'uccida.

GERMANICO

Contro annoso tremante armi non movo.

VIPSANIO

Fermati.

GERMANICO

Eh vanne.

VIPSANIO

Una scintilla ancora

di valor io mi trovo.

GERMANICO

Tosto s'estingue una scintilla.

VIPSANIO

Basta

a grand'incendio: voglio

morte, o vendetta.

GERMANICO

Trova

chi per te pugni.

VIPSANIO

Traditor te n' vai?

No, che non partirai,

se di guerrier ti pregi.

GERMANICO

A ciò mi sforzi,

ch'io pur fuggivo, leggi.

(gli dà i fogli trovati nelle vesti di Agrippina)

Queste son l'armi; ond'io

da te mi guardo; mira: qui, se tanto

duolti l'onor offeso,

vedrai ch'il calpestò, chi vil l'ha reso.

VIPSANIO

Che son questi?

GERMANICO

Son fogli,

ch'io d'Agrippina impura,

ritrovai tra le spoglie.

VIPSANIO

Chiami impura Agrippina?

GERMANICO

A queste carte

lo crederai.

VIPSANIO

Che sento!

(Vipsanio legge, si turba, e si sdegna)

GERMANICO

(M'è grave 'l suo tormento.)

VIPSANIO

E li trovasti

ne le sue vesti?

GERMANICO

Sì.

VIPSANIO

Me sventurato!

Il cinto virginale adunque sciolto,

sozzo amator ha fra le braccia accolto?

GERMANICO

Quinci Seian ne fé rifiuto: e quinci

anch'io la ricusai.

VIPSANIO

Vipsanio che farai? Che val che sia

più per giusti costumi,

che per anni maturi,

candido 'l crin? che giova

la nobiltà de gl'avi,

l'innocenza de l'opre?

S'una figlia immodesta il tutto copre?

S'una figlia impudica il tutto oscura?

GERMANICO

(Duolmi di sua sventura.)

VIPSANIO

In età già cadente

di miseria sì fiera

pondo sì grave? Oh dio: regger no 'l posso.

GERMANICO

(A pietà son commosso.)

 

VIPSANIO

Ma i singulti son vani, e qui rimango  

inonorato, e vile infin, che piango.

Vengo impudica, vengo

ovunque tu ti sia, nel seno impuro

immergerò l'acciaro; e 'l sangue fatto

dal mio degenerante

estirperò, calpesterò, inonesta.

Ma che più mi trattengo?

Vengo, impudica, vengo.

 

GERMANICO

Ove vai?  

VIPSANIO

A svenarla.

GERMANICO

Odimi, ferma:

se l'uccidi ella more inonorata.

Via non è questa, che l'onor ti renda,

né sana il duol, né la tua fama emenda.

VIPSANIO

Che deggio far?

GERMANICO

Ne le tue forze il reo

tenta d'aver, e sposo

fa' che pria le diventi: indi se vuoi

succedano le morti; e così sia.

Con atto di te degno

soddisfatto l'onore, e poi lo sdegno.

VIPSANIO

Come ciò fia?

GERMANICO

Commessa

a me resta in tuo loco oggi l'Armenia;

io, colà giunto, il reo

t'invierò.

VIPSANIO

Me n'assicuri?

GERMANICO

Quanto

le mie forze potranno.

VIPSANIO

Oh ciel! ma come,

offeso, e d'un fratello impoverito

dal ferro d'un mio figlio,

mi prometti favor?

GERMANICO

Per un'offesa,

che vendicar saprò, perder non deggio

quegl'incontri di gloria,

che fortuna mi dà. Tranne ciò solo

in che offeso tu sei, nel resto è pregio

beneficar il suo nemico. Intende

quest'opre di virtude,

chi magnanimo cor nel sen racchiude.

VIPSANIO

Così ti guardi 'l ciel: e questo adunque

sperar poss'io?

GERMANICO

Non sia ch'io manchi.

VIPSANIO

Lascia

ch'io t'abbracci, e ti stringa.

(s'abbracciano)
 

GERMANICO

Facciami 'l ciel qual tu mi chiami ormai  

rimedio di tue pene.

Respiro de' tuoi guai.

Insieme

VIPSANIO

Facciati 'l ciel qual io ti chiamo ormai

rimedio di mie pene.

Respiro de' miei guai.

 

Scena quattordicesima

G. Cesare. Vipsanio. Germanico.

<- Cesare

 

CESARE

Che miro! come genitor? che fai?  

Queste son l'ire ultrici?

S'abbracciano i nemici?

Così gli svelli il core?

VIPSANIO

Figlio, del nostro onore

ei non è reo: l'offese

vengono da Agrippina; in questi fogli

ch'eran tra le sue spoglie, a lei diretti

vedrai del mio destin gl'amari effetti.

CESARE

(legge le lettere)

Misero me! che leggo!

GERMANICO

Cesare assai fatico,

a frenar l'ira, a intepidir lo sdegno,

per l'ucciso german.

CESARE

Cieli, ove sono!

GERMANICO

Ma son concedo, e dono

queste dimore ad un desire onesto,

che tu conosca e veggia,

che l'immodestia altrui,

le mie mancanze d'ogni colpa affranca.

Manco di fede a chi d'onor mi manca.

CESARE

A qual sorte son giunto?

Dov'è, dov'è l'iniqua? Eccola appunto.

 

Scena quindicesima

Agrippina. Germanico. G. Cesare. Germanico.

<- Agrippina

 

AGRIPPINA

Con il mio genitor, con il germano  

unito il mio ribel?

CESARE

Lascia quell'alma,

che deturpasti empia impudica.

GERMANICO

Ferma.

VIPSANIO

Spargi quel sangue, che macchiasti, indegna.

GERMANICO

Arresta il brando.

AGRIPPINA

Cieli!

GERMANICO

Intempestiva è la vendetta.

AGRIPPINA

Aita!

GERMANICO

Trovisi 'l reo: di sposo

destra le porga, indi succedan l'ire.

Adesso è inonorato il suo morire.

AGRIPPINA

Di qual colpa son rea?

Padre?

VIPSANIO

Ancora favelli?

CESARE

Al rio misfatto

qual demone t'ha mosso?

VIPSANIO

Mori impudica.

GERMANICO

Ferma.

VIPSANIO

Oh dio non posso.

AGRIPPINA

Signor sono innocente.

CESARE

Scellerata impudente,

non finger innocenza.

(le dà le lettere)

Conosci questi fogli?

AGRIPPINA

Io son tradita.

VIPSANIO

Con questi colpi, indegna,

m'hai ne l'alma percosso.

Mori perfida.

GERMANICO

Ferma.

VIPSANIO

Oh dio non posso.

 

Scena ultima

Ligdo. G. Cesare. Germanico. Vipsanio. Livia. Plancina. Eudemo. Agrippina.

<- Ligdo, Plancina, Eudemo

 

LIGDO

Giunsi opportun. L'udito a me volgete:  

ingannati voi sete

da reità apparente.

Son bugiardi quei fogli, ella è innocente.

AGRIPPINA

O giusto cielo!

CESARE

Come?

LIGDO

Per tradir Agrippina,

e Germanico insieme

Seian li finse: ed io (chiedo perdono)

a forza di rigori aspri, e sdegnosi

ne le spoglie di lei fui che le posi.

AGRIPPINA

Le mie strida innocenti i cieli udiro.

GERMANICO

Io gioisco.

CESARE

I' son lieto.

VIPSANIO

Ed io respiro.

GERMANICO

Or Cesare 'l tu' onore

intier tu trovi: impugna dunque l'armi,

de l'ucciso german vuò vendicarmi.

 

<- Livia

LIVIA

A tempo giungo di morir.  

LIGDO

Cessate,

felice fin prescrive

a l'ire volti 'l ciel, ché Claudio vive.

LIVIA E GERMANICO

Vive?

LIGDO

Ne' tetti miei; creduto estinto,

era tenuto per lo sparso sangue:

rivenne al fin di non poch'ore; ed io,

che, pubblicate di Seian le colpe,

fin che del ver constasse

tra le guardie restai,

gl'avvisi di sua vita,

pria recar non potei. Sai, che l'assalito

Cesare si difese, e no 'l conobbe,

e se così repente,

contro Cesare Claudio armò la mano,

opra fu di Seiano.

LIVIA

Al fin la sorte a la mia speme arrise.

CESARE

Ah ben sapeva il ciel, ch'in varie guise

l'ire nostre sospese,

ch'apparenti, e non vere eran l'offese.

GERMANICO

E con ragion dal core

ostinato fuggir non volle amore.

AGRIPPINA

Germanico? Sei mio?

GERMANICO

Dop'aspri guai.

CESARE

Ed io di Livia sperar posso i rai?

GERMANICO

È Cesare tua prole?

VIPSANIO

Sì: l'oracol del sole

celarlo consigliò, fin che sia giunto

al terzo lustro: ed è ben oggi appunto.

GERMANICO

Dunque con doppie gioie

abbiano fin gli sdegni.

CESARE

Ed oggi sia

Agrippina tua sposa, e Livia mia.

LIVIA

O come dolci al fine

amor i dardi scocchi!

VIPSANIO

Lagrime di piacer stillano gl'occhi.

EUDEMO

Allegrezza, allegrezza.

PLANCINA

E la misera vecchia ognun disprezza.

 

AGRIPPINA E GERMANICO

Bei lumi, che farò?  

AGRIPPINA

Arderò.

GERMANICO

V'amerò.

AGRIPPINA E GERMANICO

Fin all'ultimo dì.

AGRIPPINA

Ed è pur vero?

GERMANICO

Sì.

AGRIPPINA

E già non fingi?

GERMANICO

No.

AGRIPPINA E GERMANICO

Bei lumi, che farò?

AGRIPPINA

Arderò.

GERMANICO

V'amerò.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Campagna deliziosa.

Agrippina, Livia
 
Agrippina e Livia
Vengo a voi piagge beate

Livia? ove vai?

Agrippina e Livia
Che dunque sarà!
Agrippina
Livia ->
Agrippina
<- Germanico

Che miro! il mio ribelle!

Germanico, Agrippina ->
<- Plancina, Eudemo

Agrippina! Agrippina!

O vecchia maledetta!

Plancina, Eudemo ->

Prigione.

Seiano
 

Io! Io schernito dal romano volgo!

Seiano
<- Livia

Ora paghi le pene empio Seiano

(Seiano si nasconde)

Seiano, Livia
<- Cesare
Cesare e Livia
S'al mortale

Cesare? / Livia?

Seiano, Livia, Cesare
<- Eudemo

Ahimè, signora, ahimè!

(Livia ed Eudemo si nascondono)

Seiano, Livia, Cesare, Eudemo
<- Germanico

Addio Cesare / Addio Germanico

Seiano, Livia, Cesare, Eudemo
Germanico ->

Seiano, Livia, Cesare, Eudemo
<- Vipsanio

Ah figlio vil, codardo

Seiano, Livia, Cesare, Eudemo
Vipsanio ->

(Livia ed Eudemo escono dal nascondiglio)

Partì 'l fratello

Seiano
Cesare, Livia, Eudemo ->

(Seiano esce dal nascondiglio)

Seiano
<- ministri

Udii l'empia sentenza

(sorge l'Ombra di Druso)

Ma che miro, infelice!

(Seiano si uccide)

(sparisce l'Ombra)

Sala reale.

Plancina, Eudemo
 
Plancina ed Eudemo
Vezzosetto a tuo dispetto

La tua fortuna, folle

Plancina, Eudemo ->
<- Tiberio, Ligdo

Dunque Seian prevenne

Tiberio, Ligdo ->
<- Agrippina
Agrippina
<- Vipsanio
Vipsanio e Agrippina
Lasso vivendo provo
Agrippina, Vipsanio ->
<- Germanico
Germanico
<- Vipsanio

Ecco l'iniquo. Impugna il brando!

Ove vai? / A svenarla

Germanico, Vipsanio
<- Cesare

Che miro! come genitor? che fai?

Germanico, Vipsanio, Cesare
<- Agrippina

Con il mio genitor, con il germano

Germanico, Vipsanio, Cesare, Agrippina
<- Ligdo, Plancina, Eudemo

Giunsi opportun. L'udito a me volgete

Germanico, Vipsanio, Cesare, Agrippina, Ligdo, Plancina, Eudemo
<- Livia

A tempo giungo di morir

Agrippina e Germanico
Bei lumi, che farò?
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena ultima
Sala regia. Cortile. Luogo delizioso. Giardino. Luogo delizioso con stanze. Appartamenti; notte. Sala con trono. Campagna deliziosa. Prigione. Sala reale.
Atto primo Atto secondo

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