Atto primo

 

Scena unica

A destra, un interno d'osteria: stanza bassa, dalle pareti di legno, rossastro, con un gran focolare a cappa, una porta a destra ed una a sinistra. Dal soffitto pende una lampada. Sul focolare rosseggia un fuoco moribondo. Uscendo dalla porta di sinistra, si scende nello spiazzo, ampio e nevoso, che forma la seconda parte della scena. Spicca un gruppo di abeti, carichi di neve, sotto ai quali si vede il sentiero largo, che scende gradatamente verso la vallata. Oltre lo spiazzo, il sentiero riprende, salendo invece verso le officine ed il massiccio Castello di Ekebù, che dominano, lontani, la piccola altura.
È l'ultima ora del crepuscolo.
L'osteria è deserta. Soltanto, al focolare, sta seduta una donna. La lampada arde, velata. Fuori, l'ultimo melanconico sole illumina gli abeti e i comignoli di Ekebù fumanti contro un cielo grigio. Dal sentiero sale cantarellando un giovine che si appoggia agli abeti per reggersi; si avvicina ad un tavolo, che è appena fuori dall'osteria e si lascia cadere sopra una sedia, chiamando verso 1'interno. Alla prima voce, la donna si alza dal focolare e si affaccia sulla porta, guardando con diffidenza lo strano vagabondo.

Immagine d'epoca ()

 Q 

Ostessa

<- Giosta

 

GIOSTA

Ohè! Dell'acquavite! Ostessa! Oste! Megere!  

Dell'acquavite! Presto. Voglio morire e bere.

OSTESSA

Chi sei? Che vuoi?

GIOSTA

Chi sono?... Un lupo vagabondo.

Che cosa voglio? Ridere col diavoletto biondo

che guizza in ogni gocciola, nel fondo d'un bicchiere.

Megera! Ostessa! Diavola! Voglio morire e bere.

OSTESSA

Vattene! È tardi. Chiudo.

GIOSTA

Non chiudere.

(battendo sul taschino e facendo suonare delle monete)

Le senti?

Da quattro dì cammino sotto la neve e i venti.

(ripicchiando sulle monete)

Sentite come ridono! Son l'ultime ciarliere.

Dicono: «Giosta Berling! Bevi. Godere è bere».

OSTESSA

O Giosta, o Giosta! Scende la notte di Natale.

I cherubini e l'anime batton pei cieli l'ale...

GIOSTA

(interrompendo sguaiato)

...ed io cammino in cerca del diavolo ribaldo

che l'anima mi sgeli col suo respiro caldo.

 
(sonagliere lontane)
 

GIOSTA

Odi le sonagliere? Odi le sonagliere?

Eccolo è lui. Lo senti? Viene per me. Da bere!

 
L'Ostessa entra, poi ritorna portando un boccaletto e raccogliendo le monete. Il crepuscolo s'inazzurra. Le sonagliere si avvicinano garrule e diaboliche. Poi tacciono d'improvviso. Giosta beve avidamente. Un uomo, magro, adunco, sale allora per il sentiero, si guarda intorno inquieto e si avvicina a Giosta, chiamandolo.

Ostessa ->

<- Ostessa

<- Sintram

 

Ostessa ->

SINTRAM

Giosta!  

GIOSTA

(senza guardarlo)

Altezza!

SINTRAM

(correggendo)

No. Son Sintram.

GIOSTA

(fissandolo)

Ti credevo Belzebù.

SINTRAM

Veramente tutti credono ch'io sia il diavolo. Anche tu.

GIOSTA

Vuoi comprare la mia anima?

SINTRAM

Non val nulla.

GIOSTA

Non val nulla?

Prova, prova, a domandarlo, padre d'Anna, a una fanciulla...

Ah! Ah! Ah!

SINTRAM

Sei maledetto!...

GIOSTA

Maledetto? Ebbene? E tu?...

SINTRAM

(sviando il discorso e guardando verso il castello)

Gran baldoria, pe 'l Natale, questa notte ad Ekebù!

Cerco invano le fanciulle che vi andran coi cavalieri...

GIOSTA

(alzandosi, barcollando)

No. Tu corri per le selve; no, tu vaghi pei sentieri

e mi segui da tre giorni con le rauche sonagliere.

Vuoi comprare la mia anima? Te la do per un bicchiere.

SINTRAM

(andandosene lentamente)

Non val nulla. Addio!

GIOSTA

Stanotte morirò. La vuoi comprare?

SINTRAM

È già mia!

GIOSTA

T'inganni. È d'Anna!

SINTRAM

(volgendosi d'impeto)

D'Anna?

GIOSTA

D'Anna!...

(ricadendo e sghignazzando)

Osi negare?

SINTRAM

(tornando d'impeto verso lui)

Ah!... Se nomini mia figlia, tristo lupo dell'inferno...

(si vince, ride e butta sul tavolo delle monete)

...compro l'anima all'istante. Bevi e dànnati in eterno.

(allontanandosi)

Torno a prenderti domani...

GIOSTA

Mi vedrai qui sulle nevi...

SINTRAM

Morto?...

GIOSTA

Morto...

SINTRAM

Addio! È già tardi.

GIOSTA

Son tuo...

SINTRAM

Rimani bevi...

 
Esce. Giosta batte un pugno sul tavolo. L'ostessa reca un altro boccale. La slitta e il cavallo di Sintram passano rapidi.

Sintram ->

<- Ostessa

 

GIOSTA

(quasi vaneggiando)  

Bevo! Bevo!

(alzando il boccale)

Ave, pia notte di Natale... Angeli! Stelle!

Feste, musiche... Fanciulle... tutte liete, tutte belle!...

OSTESSA

Giosta Berling! Chiudo. È tardi.

GIOSTA

Chiudi e vattene. Rimango.

...Là le danze allegre e garrule... Ed io qui che ghigno e piango.

 
Getta il capo sulle braccia. Il crepuscolo s'infosca. Silenzio. Ma dal sentiero, allora, sale un fresco cinguettio di voci femminili che si avvicina a poco a poco. Giosta alza il capo faticosamente e ascolta.

Ostessa ->

 

VOCI

O «limu», o «limu», o «lime»!...  

Iddio d'azzurro veste

le tremule betulle

e le petrose cime.

Ma guarda alle fanciulle...

...o «limu», o «limu», o «lime»!...

che van per le foreste

sole, gaiette e grulle.

 

GIOSTA

O mormorio giocondo

di garrula zampogna!

Nel cuore moribondo

forse la vita sogna.

Sogna e si rinnovella

nell'ultimo bagliore

come una villanella

che canta al sol che muore.

 
Si alza, barcolla e cade bocconi sulla neve, pesantemente. In quella, sciami di Fanciulle giungono di corsa pe 'l sentiero, ridendo. Entrano a gruppi come se si inseguissero per gioco e si volgono poi a spiare l'altro gruppo che arriva.

<- fanciulle, Anna

 

FANCIULLE E ANNA

Prime! - Seconde!

ANNA

Ultima!

FANCIULLE

Osanna!

(intorno ad Anna)

- Osanna!

- O fiocco fresco d'argento!

- Sembri un balocco gaio del vento.

- Affretta! Affretta!

- Chi tarda irride!

- Su bamboletta!

- Chi ride inganna!

GIOSTA

(quasi in delirio)

La neve uccide!

Anna! Mia Anna!

 
Lo sciame garrulo si muove confusamente per il sentiero che sale a Ekebù. Ma Anna dà in un piccolo grido e zoppica, improvvisamente. Tutte allora si fermano e le cadono ai piedi con grazia giocosa.
 

FANCIULLE

Ahi! Che ti cruccia?

ANNA

(indicando la scarpetta)

Qui, qui!... Si slaccia!

FANCIULLE

Oh! La babbuccia!...

ANNA

(col piede sollevato)

La neve agghiaccia.

FANCIULLE

...Ai suoi ginocchi! Così fa il vento

che ammucchia i fiocchi sulla capanna...

GIOSTA

(alzando il volto e la voce, ricadendo subito)

Scherno! Tormento!

Anna! Mia Anna!

 
Le Fanciulle -alla voce di Giosta- si levano e si stringono intorno ad Anna che trasale e guarda verso l'ombra e la neve dove giace l'Uomo. Silenzio un attimo.
 

FANCIULLE
(sommessamente)

- Chi è là?  

- Dove?

- Là in fondo!

- Dove?

- Laggiù! Laggiù!

ANNA

(si muove lenta verso l'uomo)

FANCIULLE

No. Non avvicinarti...

ANNA

(è già vicina: si curva: lo riconosce)

Tu, Giosta Berling, tu!

FANCIULLE

(allontanandola dolcemente)

Anna!

ANNA

(vicino all'uomo, tetra)

Ti sei perduto. Pace al tuo cuore e al mio.

Il cielo ti perdoni.

FANCIULLE

Lascialo. Vieni...

ANNA

(lasciandosi condurre)

Addio!...

 
Esce con le Compagne che riprendono il canto e scompare per il sentiero che sale a Ekebù. Giosta si trascina ancora sulle ginocchia fino a metà dello spiazzo, poi d'un tratto ride e ricade col viso sulla neve.

fanciulle, Anna ->

 
 

<- un ragazzo, Comandante, Samzelius

L'ombra scende più folta. Le finestre del castello e delle officine lontane tremolano di lumi. Rintoccano le melanconiche campane della sera. Sempre silenzio. D'un tratto pe 'l sentiero che sale dalla vallata, scoppia una voce irosa di donna. Poi appare un ragazzo con la lanterna. Dietro lui vengono la Comandante e Samzelius.
La Comandante ha una pipa di terra in bocca, indossa una corta pelliccia di montone col vello in fuori ed una gonna rigata di bigello. Calza dei grossi stivali; il manico di un coltello le spunta fuori dal corpetto; i capelli bianchi coronano il suo volto di bella vecchia. Impugna un frustino. Samzelius, suo marito, le cammina al fianco, mutolo, tetro, indifferente.
 

COMANDANTE

(al ragazzo)  

Mille diavoli! Marmotta! Su, la lampada...

 
(il ragazzo inciampa quasi su Giosta)
 

COMANDANTE

Che fu?

SAMZELIUS

(guardando l'uomo, indifferente)

È un briaco che borbotta...

COMANDANTE

(curvandosi)

Lui!... Pe 'l diavolo... Su! Su!

(scuotendolo)

Uomo insensato. Tizzo di carbone!

(al ragazzo che obbedisce)

Batti all'albergo e sali ad Ekebù

(indicando ironica Samzelius)

...col mio signore che non muove un dito

com'è suo vezzo...

(a Samzelius imperiosa)

Annunzierai lassù

che per la festa io giungerò tra poco.

SAMZELIUS

(indifferente)

Io?

COMANDANTE

Pe 'l demonio! E chi?... Tu! Mio marito!

 
Il Ragazzo ha già picchiato alla porta dell'osteria.

<- Ostessa, ragazze

L'Ostessa è sull'uscio. La Comandante afferra Giosta e lo trae in piedi, rudemente, trascinandolo nell'interno, reggendolo, facendolo poi sedere sulla panchina del focolare.
 

COMANDANTE

(alle ragazze e a Samzelius)  

Andate!...

 
(coloro escono)

ragazze, Samzelius, un ragazzo ->

 

 

(a Giosta)  

Giosta! Ohè! Prete d'inferno!

(all'Ostessa)

Accendi il fuoco e lasciaci...

(accomodando Giosta sulla panchina)

Suvvia!...

GIOSTA

(vaneggiando)

Ave, Natale!... O mio tormento! O scherno...

COMANDANTE

Cianci di chiesa e puzzi d'osteria...

 
L'Ostessa è uscita. La fiammata del focolare balena alta. La lampada riattizzata brilla viva. Giosta si rianima. La Comandante lo guarda.

Ostessa ->

 

COMANDANTE

Poeta del Vermland, come sei qui?  

GIOSTA

(fissandola, smarrito)

Voglio morire.

COMANDANTE

Ah, sì? Proprio? E tu credi

che Giosta Berling non sia già ben morto?

Guardati un poco, sciagurato. Vedi?

Soltanto gli occhi hai vivi ancora. E belli.

Vuoi morir?... Vuoi morir?...

GIOSTA

Voglio morire.

COMANDANTE

Ragazzo, ascolta. Son la Comandante

delle ferriere d'Ekebù. Se levo

un dito solo, il buon governatore

diventa una marmotta.

Se n'alzo due, il capitolo s'affaccia

sulla piazzetta e trotta.

Se n'alzo tre, a minaccia,

il tribunale, il vescovo e i più forti

uomini del Vermland ballan la polca.

Eppur, ragazzo, il diavolo mi porti

s'io non sono un cadavere...

GIOSTA
(balbettando)

No, no...

Tutto è finito. Lasciami morire!

 
(la Comandante sbatte il frustino sul tavolo, poi s'avvicina a Giosta, siede vicino a lui e gli parla con voce improvvisamente commossa e materna)
 

COMANDANTE

Come fu, come fu, che t'han cacciato

dalla chiesa di Bro?

GIOSTA

(levando il capo smarrito)

Non lo so più.

(rievocando a stento nella memoria)

 

Bro: la chiesetta triste. Bro, la mia triste vita.  

Neve, silenzio, gelo, malinconia infinita.

Vivevo là, sperduto… là... tra un garrir di spole,

pastor di dio ignorato... Là...

...Ma non ride il sole?

Ma sulla terra tepida che odora

non fioriscono dunque, le viole?

L'estate, calda di frumenti d'oro,

lieta di vento, ebbra di stridi e d'ale,

non canta più coi miei vent'anni in coro,

non danza più per le sonanti sale

delle campagne, allegre di lavoro?...

Così gridavo a dio,

così chiedevo a dio tutte le sere.

E bevevo... bevevo...

La primavera era nel mio bicchiere.

E ad ogni stilla... ecco una rosa: ad ogni

sorso... ecco... un trillo e un cinguettio di nidi;

ecco... un fiorir di tepidi cotogni

e gridi e stridi,

e voli e sogni,

e dalla terra tutta quanta in fiore

e dall'anima mia tutta fiorita

un grido, un grido, un grido: «Ave al signore,

ave, alla vita!...»

...Non ricordo più.

Fui sconsacrato, fui cacciato. «Via

l'ubriacone! Dio gli neghi il pane!»

Cerco la morte da tre dì. Che dire?

Che fare ancora?

È giunta l'ora. Lasciami morire.

(singhiozza col volto tra le mani, come un fanciullo)

 
(la Comandante è commossa; gli pone una mano sul capo, maternamente; dopo un poco, gli parla con amarezza e con pietà)
 

COMANDANTE

No. Sei un fanciullo. Nel tuo triste pianto  

forse io ricordo un dolce pianto mio.

Ascoltami. Ritorno

la vaga e bionda Margareta Celsig

ch'ero una volta... non so più in qual giorno.

Amavo, allora, e come lo sa dio,

in umiltà,

sognando l'uomo e il focolare mio

semplici e santi nella povertà.

Ma l'uomo un dì partì: «voglio tornare

ricco», mi disse, «prega sempre e aspetta...»

E aspetta e aspetta senza disperare

e aspetta e aspetta...

(e commossa s'interrompe)

Ascolti?...

 

GIOSTA

(senza levare il viso)

Sì.

COMANDANTE

Ma la mia gente, allora,

posò gli sguardi su Samzelio, il tetro

Samzelius. «To'! Ecco il tuo sposo!...» No!

«Prendilo!» - No! «Prendilo!» - No!... A nerbate

e a calci mi forzarono...

(fra i denti)

Gesù!

(con tristezza)

Ma da quel giorno, Margareta Celsig

non visse più.

(a Giosta, dopo un istante)

Mi ascolti ancora?...

GIOSTA

(guardandola)

Sì!...

COMANDANTE

Guardami. Allora

-non so più quando- ritornò colui

ch'era partito. Ritornò e fu mio.

Sì. Fu il mio amante. Mi donò Ekebù,

oro ed amore

ed io bevvi, ed io bevvi -arsa- al peccato

e fui la Comandante

dal pugno forte e dal selvaggio cuore.

 
(Giosta è in piedi percosso dal racconto)
 

COMANDANTE

E quando un giorno la mia vecchia madre,  

che vive ancora, venne di lontano

per domandarmi in qual vergogna fosse

la sua figliola... io scatenai le braccia...

e questa mano... sì! sì!... la percosse

così!... così!... così!... sopra la faccia.

 
(ansa e tace; Giosta, pallido e smarrito, la fissa; la donna si calma)
 

 

Non m'ha più perdonato, ella, mai più.

E vive ancora.

Colui che amavo è morto. Io col marito

che tutto ignora

trascino il mio cadavere in peccato.

Tutto è passato

e vivo sempre. E spero in dio. Ho finito!

(ora è calma. Sorride; imbocca la pipa, e cammina verso Giosta)

Vivi anche tu, ragazzo. Raccolgo da quel giorno

i deboli e i perduti che iddio mi manda intorno.

Do loro la letizia, la fede ed i piaceri,

li chiamo i Cavalieri. Sono i miei Cavalieri.

Vuoi vivere?... Vuoi vivere?... Redimerti?

GIOSTA

No.

COMANDANTE

No?

Ebbene! Allora ammazzati...

(guardandolo negli occhi e alzando il dito)

Ma un'altra cosa so...

 
(una voce ancora lontana, suona allora dal sentiero; un lieve chiarore di fiaccole fumiga tra gli abeti)
 

CRISTIANO

Vecchia terra di Ekebù,  

chi fa crescere le rose

sulle squallide miniere

dalla bocca sgangherata?

CAVALIERI

La canzon del Cavaliere

sempre gaia e disperata.

Heissan!

Heissan!

 

COMANDANTE

(dopo aver ascoltato un istante, fissando sempre negli occhi Giosta)  

Anna!

GIOSTA

(trasalendo)

Che dici?... Anna?...

COMANDANTE

Vuoi vivere?... Al castello

si danza questa notte ed Anna è là. Sei bello

ed ella t'ama. Accetti?...

(alle voci più vicine)

...Ascolta la canzone

dei Cavalieri...

 
Giosta rimane immobile e dubbioso. Ma pe 'l sentiero brillano allegramente le fiaccole e la frotta dei Cavalieri guidata da Cristiano, seguita dalla folla, irrompe cantando, suonando nei violini e soffiando nei corni. La canzone prorompe alta.

<- Cristiano, cavalieri, folla

 

CAVALIERI

Vecchia terra d'Ekebù,  

chi seduce le tue spose,

rubiconde primavere

dalla bocca imporporata?

La canzon del Cavaliere

sempre gaia e disperata.

Heissan!

Heissan!

 
(Giosta d'improvviso si scuote e tende la mano alla Comandante che gliela serra rudemente)
 

GIOSTA

Accetto!

COMANDANTE

Vieni. È la redenzione.

 
Spalanca la porta, tenendo sempre per mano Giosta. Sullo spiazzo la folla agita le fiaccole, i Cavalieri cantano e ballano allegramente.
 

COMANDANTE

Cavalieri!

CAVALIERI

(volgendosi, festosamente)

Comandante!...

COMANDANTE

(presentando)

Giosta Berling, cavaliere!

CAVALIERI

(sventolando i cappelli, agitando le braccia festosamente)

- O fratello!...

Heissan! Heissan!

- Gloria!

- Gloria!

 
D'improvviso, strepito di sonagli. I Cavalieri e la folla s'interrompono, si volgono e ascoltano. Sintram appare tra gli abeti.

<- Sintram

 

CAVALIERI

Sonagliere?

(segnando a dito)

- Sintram! Guardalo!...

- Ci segue!...

FOLLA

(volgendosi)

Sintram! Sintram!...

CRISTIANO

(tendendogli le pugna minaccioso)

Ohè, là!... Ritorna!

CAVALIERI

O ti scoppia una gragnuola di motteggi sulle corna.

CRISTIANO

Non salire ad Ekebù...

CAVALIERI

Tu sei un tristo. Noi gli eletti...

COMANDANTE

(imperiosa, ai Cavalieri e alla folla)

Via!... Lasciatelo!... Al castello!

TUTTI

Sia! Al castello...

SINTRAM
(sommessamente)

Maledetti!

 
Sintram spinge la slitta verso Ekebù precedendo i Cavalieri. I Cavalieri e la folla circondano allegramente Giosta e la Comandante. Imboccano i corni, impugnano i violini. E la baraonda allegra si avvia rapida e confusa verso il castello, al chiarore delle fiaccole e al canto della canzone.
 

TUTTI

Vecchia terra d'Ekebù,  

chi ti dà la giovinezza,

chi ti dà le sonagliere

dalla garrula risata?...

La canzon del Cavaliere

sempre gaia e disperata.

Heissan!

Heissan!

Sfondo schermo () ()

 
Si muovono confusamente. Fumi di fiaccole, tumulto allegro, voci festose.
 

Sintram, Cristiano, cavalieri, folla, Giosta, Comandante ->

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto

A destra, un interno d'osteria: stanza bassa, dalle pareti di legno, rossastro, con un gran focolare a cappa, una porta a destra ed una a sinistra; dal soffitto pende una lampada; sul focolare rosseggia un fuoco moribondo; uscendo dalla porta di sinistra, si scende nello spiazzo, ampio e nevoso, che forma la seconda parte della scena; spicca un gruppo di abeti, carichi di neve, sotto ai quali si vede il sentiero largo, che scende gradatamente verso la vallata; oltre lo spiazzo, il sentiero riprende, salendo invece verso le officine ed il massiccio Castello di Ekebù, che dominano, lontani, la piccola altura; è l'ultima ora del crepuscolo.

Ostessa
 
Ostessa
<- Giosta

Ohè! Dell'acquavite! Ostessa! Oste! Megere!

Giosta
Ostessa ->

(il crepuscolo s'inazzurra; suono di sonagliere)

Giosta
<- Ostessa
Giosta, Ostessa
<- Sintram
Giosta, Sintram
Ostessa ->

Giosta! / Altezza! / No. Son Sintram / Ti credevo Belzebù

Giosta
Sintram ->
Giosta
<- Ostessa

Bevo! Bevo! / Ave, pia notte di Natale... Angeli! Stelle!

Giosta
Ostessa ->

(il crepuscolo s'infosca; silenzio)

Coro, Giosta, Anna
O limu, o limu, o lime!...
Giosta
<- fanciulle, Anna
 

(silenzio)

Chi è là? / Dove?

Giosta
fanciulle, Anna ->

(l'ombra scende più folta; le finestre del castello e delle officine tremolano di lumi; rintoccano le campane della sera)

Giosta
<- un ragazzo, Comandante, Samzelius

Mille diavoli! Marmotta! Su, la lampada...

Giosta, un ragazzo, Comandante, Samzelius
<- Ostessa, ragazze

Andate! / Giosta! Ohè! Prete d'inferno!

Giosta, Comandante, Ostessa
ragazze, Samzelius, un ragazzo ->

Giosta! Ohè! Prete d'inferno!

Giosta, Comandante
Ostessa ->

Poeta del Vermland, come sei qui?

E quando un giorno la mia vecchia madre

(lieve chiarore di fiaccole)

Cristiano, Cavalieri
Vecchia terra di Ekebù

Anna! / Che dici? Anna? / Vuoi vivere? Al castello

Giosta, Comandante
<- Cristiano, cavalieri, folla
Cavalieri, Comandante, Giosta, Cristiano
Vecchia terra d'Ekebù

(strepito di sonagli)

Giosta, Comandante, Cristiano, cavalieri, folla
<- Sintram
 
Sintram, Cristiano, cavalieri, folla, Giosta, Comandante ->
 
Scena unica
A destra, un interno d'osteria: stanza bassa, dalle pareti di legno, rossastro, con un gran focolare a... Un'ampia sala nel Castello di Ekebù; a destra quasi vicino al proscenio un'arcata, chiusa da una tenda... La fucina a volte basse ed ampie nel Castello di Ekebù; sui pilastri d'una vecchia... Notte limpida; una luna pallidissima tramonta sul lago lontano; si vede, a sinistra, la facciata... Un cortile nell'interno del castello di Ekebù; a sinistra, un porticato di legno annerito dal fumo, che si...
Atto secondo Atto terzo Atto quarto

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