Atto terzo

 

Scena prima

Bosco.
Altisidora, e Doralba.

 Q 

Altisidora, Doralba

 

ALTISIDORA

Ed ebbe tanto cor di profferire  

sì risoluti accenti?

DORALBA

Purtroppo Altisidora.

ALTISIDORA

E poté dire,

ch'io di lui mi scordassi, e che a quest'occhi

dovessi impor la legge

di non vederlo più?

DORALBA

Tanto mi disse.

ALTISIDORA

Disumanato cor, Laurindo ingrato.

Dimmi, Doralba, quando

sciolse il perfido labbro, udisti il suono

della barbara voce, uscir tremante?

DORALBA

Avvertir non vi seppi.

ALTISIDORA

Almeno in volto

si cambiò, si confuse, o trasse almeno

represso per metà qualche sospiro

contro sua voglia ancor? Dimmi, che fece?

DORALBA

Ei nominò don Alvaro più volte...

ALTISIDORA

Ah don Alvaro iniquo.

DORALBA

In un istante,

poi sciolse il crudo accento e in sulla faccia

gli vidi il disperato, e non l'amante.

ALTISIDORA

Ei nominò don Alvaro più volte?

Dunque sol per don Alvaro mi sdegna.

DORALBA

Ma infin questo non toglie

l'ingiuria del rifiuto...

ALTISIDORA

E in volto ad esso

vedesti il disperato, e non l'amante.

DORALBA

Che pensi Altisidora? E tu vorrai

cercar chi ti disprezza,

chi ti fugge, seguir?

ALTISIDORA

Doralba, oh dio,

e che non puote amor? Con quest'oltraggio

sua forza in me raddoppia.

DORALBA

E tal viltade

nasconde il cor d'Altisidora in seno?

Ti sdegna, ti rifiuta, e tu sì folle

lo scusi, lo difendi, e ancor l'adori?

ALTISIDORA

Dimmi, che far poss'io?

DORALBA

L'ingiusto affetto...

ALTISIDORA

Ma se di poi... Chissà... forse potria,

se don Alvaro è quel... no, che l'ingrato

non merita pietà. Troppo son folle.

Torna, Doralba, a quel crudel, nascondi

la smania del cor mio. Digli... ma forse

a costo del suo duol… saria viltade.

Digli, ch'io l'odio pur, digli, che sai,

che il derisi fin'or, ma non l'amai.

DORALBA

Or sì, che nel tuo seno

ben ci vedo il tuo cor, se quel crudele

per te sentisse amore,

posto nel duro impegno

renduto si saria di te più degno.

 

No, che non ha per te  

l'iniquo traditor,

del sospirato amor

lieve scintilla;

che almen dovea con me,

in prova di dolor

bagnar di caldo umor

la rea pupilla.

No, che non ha per te

l'iniquo traditor,

del sospirato amor

lieve scintilla.

(parte)

Doralba ->

 

Scena seconda

Altisidora.

 

 

E che facesti, Altisidora? Come  

frenar saprai l'innamorato sguardo

a fronte del crudel, che ti tormenta?

Chi sa, ch'ei non si penta,

che in questo punto istesso

non sospiri per te, ch'ei non condanni

la sconsigliata sua vana follia

ripieno di dolor? Barbare stelle!

Don Alvaro tiranno,

iniquo, empio, crudel, tu solo, oh dio,

sei rapitor della mia pace, e sei

la barbara cagion del dolor mio.

 

Scena terza

Don Alvaro, e detta.

<- Don Alvaro

 

DON ALVARO

Signora, non temer; perché m'ascolti,  

già parlo di Laurindo.

Ma tu non mi rispondi? In sul mio labro

forse un nome sì bello

perde i suoi pregi, e non ti par più quello?

ALTISIDORA

(Ancor vanta il trionfo.)

DON ALVARO

Ti rammenta

con quanta forza adori

d'amor Laurindo tuo,

che se di lui favello

ti par, che in me risplenda

un certo non so che, per cui fa d'uopo,

che a Laurindo tuo grazie ne renda.

ALTISIDORA

Malnato cavalier, togliti adesso

dalla presenza mia.

DON ALVARO

Come?

ALTISIDORA

Al tuo core

chiedi la colpa tua; ma intanto aspetta

dall'odio mio la più crudel vendetta.

 

Senti: col rio veleno  

di fiera gelosia

togliesti all'alma mia

quel ben, che sospirò;

ma non andar fastoso

del superato impegno,

ch'odio, vendetta, e sdegno

sempre a tuo danno avrò.

Senti: col rio veleno

di fiera gelosia

togliesti all'alma mia

quel ben che sospirò.

 

Scena quarta

Don Alvaro in atto, che Altisidora vuol partire la ferma.

 

DON ALVARO

Altisidora, ascolta:  

se reo son io del tuo dolor, discenda

la fiamma ultrice del gran Giove irato,

e in faccia agli occhi tuoi venga percosso...

ma giugne il Duca; dispietate stelle!

Partir conviene, e favellar non posso.

(parte)

Don Alvaro ->

 

Scena quinta

Il duca, La duchessa, Altisidora, Don Chisciotte, e Sancio con seguito di Cacciatori, che portano in trionfo una testa di cinghiale ucciso da Don Chisciotte.

<- Il duca, La duchessa, Don Chisciotte, Sancio, cacciatori, Grullo

 

IL DUCA

Prova del braccio tuo, tolto dal busto  

ecco l'orrido teschio

del rabbioso cinghial.

LA DUCHESSA

Stupido il ciglio

restami ancor, nel rammentar la forza

del formidabil colpo.

DON CHISCIOTTE

Opra sì lieve

non merita stupore. Ah se quell'orso...

IL DUCA

Tuo smisurato ardir pose in spavento

l'incantator malvagio,

onde l'orso sparì.

SANCIO

Vada a buon viaggio.

DON CHISCIOTTE

Io dispiacer ne sento,

che questa mano avvezza

a combatter leoni,

non hai veduta ancor. Sancio, tu sai...

SANCIO

È vero, sì signor.

LA DUCHESSA

Livida rabbia

di chi mal vede entro di te raccolta

tanta virtù, vorrebbe

nascoso il tuo valor.

IL DUCA

Ma già la fama,

gl' Amadis, gli Splandiani, e i Florismarti

col suo gran nome oscura;

e la bella virtù, più che l'invidia

pensa a tenerla ascosa, e che l'offende

più si palesa, e tanto più risplende.

 

Denso fumo, più che tenta  

di velar la fiamma pura,

più l'accende, e men l'oscura,

sparso al vento poi se n' va.

Cieca invidia più che spenta

di mirar virtù pretende,

men l'oscura, e più l'accende,

sé distrugge, e altro non fa.

Denso fumo, più che tenta

di velar la fiamma pura,

più l'accende, e men l'oscura,

sparso al vento poi se n' va.

 

Scena sesta

S'ode strepito di strumenti militari, i quali costituiscono una marcia tetra, e nel tempo stesso si vede il bosco acceso per ogni parte; Grillo in abito di satiro, e detti.

<- Grillo

 

LA DUCHESSA

Che mai sarà!  

SANCIO

Signor...

IL DUCA
(a parte alla Duchessa)

Laurindo ha presa femminile spoglia.

Incantator Don Laurindo si finge,

Doralba Dulcinea,

ma questi no 'l ravviso. (Olà favella:

chi sei tu? d'onde vieni? e chi ti manda?

GRILLO

Merlin, di cui son servo,

dal regno della notte

qui mi manda a cercar Don Chisciotte.

LA DUCHESSA
(a parte al Duca)

È Grillo, e ben si adatta

la faccia satirina al grave suono

di sua terribil voce.

SANCIO

Ahimè padrone;

ah! maledetti incanti.

DON CHISCIOTTE

Non temere.

GRILLO

Dov'è questo guerrier?

IL DUCA

Come, tu vieni

dai tenebrosi abissi,

e da te stesso ravvisar no 'l sai?

GRILLO

Scusa, signore, ho tante cose in testa

ch'una ne dissi, e cento ne pensai.

DON CHISCIOTTE

Ministro tenebroso

parla, t'ascolto con sicuro ciglio.

GRILLO

Quel che mi sforza co' suoi tanti circoli

a pigliar corpo a un tempo, e voce aerea

a te mi manda cavalier terribile,

con ordine preciso impreteribile,

che in questo luogo tu l'attenda immobile,

qual se tu fossi appunto una piramide.

Or or qui lo vedrai venir sollecito

con Dulcinea, ch'è la tua stella Fosforo,

perché a riguardo de' tuoi tanti meriti

render la vuole d'ogni incanto libera,

e vuol che torni nello stato pristino,

nel qual si trova già per privilegio,

con che l'esempio non trapassi ai posteri.

Questo è quel tanto, che dovea concludere;

tu poi non ti confondere,

e dimmi presto quel ch'ho da rispondere.

DON CHISCIOTTE

Demone tutelar della mia bella

torna a lui, che ti manda,

l'inchina per mia parte, e digli ch'io

a piè fermo l'attendo già disposto

a far quanto comanda;

se l'opra mia sia d'uopo al disincanto,

venga: accenni il nemico,

e questi poi s'elegga o spada, o lancia,

son sempre don Chisciotte della Mancia.

GRULLO

Or or sarai servito.

(parte)

Grullo ->

 

SANCIO

(Perdiana la Duchessa ha detto il vero.)  

LA DUCHESSA
(a parte al Duca)

Sancio è molto confuso.

IL DUCA
(a parte alla Duchessa)

E Don Chisciotte

ha che pensare anch'esso.

LA DUCHESSA
(anche a parte fra loro)

Altisidora

con sì turbato ciglio

incontri un tal piacer?

ALTISIDORA

Signora, il volto

raro scompagna il cor.

DON CHISCIOTTE

Stava pensando,

che simili avventure

recan sempre con sé danno, o periglio:

fia ben, che tutti mi venghiate a tergo,

ch'io di tutti sarò scudo, e difesa,

non perché in voi possa cader timore,

ma perché basto solo a tanta impresa.

 

Scena settima

Doralba, e Don Alvaro in carro trionfale rappresentante l'una Dulcinea, e l'altro Merlino Incantatore. Grillo con seguito di Satiri, e detti.
Nel tempo che viene il carro, segue una soave armonia di pifferi, flauti, oboe, etc.

<- Doralba, Don Alvaro, satiri

 

DON ALVARO

Dalle caverne affumicate, e nere  

dell'Erebo profondo,

a te stupor del mondo

famoso cavaliero de' Leoni

mi porta la pietà, ch'ho per costei,

quantunque odiar dovessi

questo sesso protervo,

che ad onta ancor de' miei temuti incanti

l'ebbi sempre nemico, ed or m'ha posto

fra i più infelici, e disperati amanti.

ALTISIDORA

Un falso incantatore

sa meritarsi l'odio, e non l'amore.

DON CHISCIOTTE

Taci, non sai qual possa abbia Merlino:

tu no 'l conosci ancora.

ALTISIDORA

Anzi per questo

ch'or lo conosco ben, così favello.

DON CHISCIOTTE

Signora, ti capisco,

ma l'è tempo perduto, parlo chiaro.

Mia Dulcinea son fido. Don Merlino

già tu sai tutto, intendi tutto: avanti.

DON ALVARO

Perché si disincanti

qui ti condussi il sospirato bene,

ma i fati, ch'han di lui cura, e pensiero

ne destinar l'impresa al tuo scudiero.

SANCIO

Questa sarebbe bella: come a dire?

DON CHISCIOTTE

Sancio, felice te. Sentiamo il modo.

DON ALVARO

Lo dica il caposatiro Astarotte;

Sancio eseguisca, e ascolti don Chisciotte.

 

GRILLO

Quando Sancio s'avrà date  

tremila cinquecento bastonate

la bella delle belle

alla primiera pelle

per sempre tornerà.

Tenga ben l'orecchio attento:

il numero è tremila cinquecento,

numero già segnato

nel volume del fato,

e in questo libro eterno

defalco non si fa.

Quando Sancio s'avrà date

tremila cinquecento bastonate

la bella delle belle

alla primiera pelle

per sempre tornerà.

 

Scena ottava

S'ode una sinfonia flebile di pifferi, flauti, oboe, e un tamburo scordato. Laurindo figurante la contessa Dolorida, con seguito di Matrone, e detti.

<- Laurindo, Matrone

 

SANCIO

Signore, questa pillola...  

DON ALVARO

Sta' quieto.

LAURINDO

(s'inginocchia)

Potentissimo Duca, un'infelice

posta ai tuoi piè, dolente

colle compagne sue chiede soccorso.

IL DUCA

Sorgi.

DON CHISCIOTTE

E taci, che giugni inopportuna.

LA DUCHESSA

Lascia, che spieghi, il doloroso accento.

SANCIO

Il numero è tremila cinquecento.

DON CHISCIOTTE

Ma la gran Dulcinea

non ha parlato ancor.

DON ALVARO

Fu per mia colpa,

che l'incantata lingua

non le snodai. Favella.

DORALBA

Caro mio sol, mia stella,

mio conforto, mio lume, e mio riposo,

mia speranza, mio cor, dolce mia vita

don Chisciotte adorato...

DON CHISCIOTTE

Basta, basta: mi sento venir meno,

melliflua Dulcinea.

DORALBA

La dura impresa

del disincanto mio

voglio sperar, che il tuo gentil scudiero

sul dorso la torrà.

DON CHISCIOTTE

Non se ne dubita.

SANCIO

Ne dubito ben io.

DON CHISCIOTTE

Taci, animal, se replicar ti sento...

SANCIO

Signore, son tremila cinquecento.

DON CHISCIOTTE

Ebben? Se fosser centomila, tanto

l'hai da pigliar, son bagatelle, amico.

Le torrà, le torrà. Segui mio nume.

DORALBA

Poi, che pietoso le torrà, già vedi

ch'io per me son sicura.

SANCIO

O tu stai fresca.

DORALBA

Ma se le mie pupille

hanno l'antica forza in sé raccolta,

per poterti obbligar, pronto ad ogn'opra

per mio voler quell'infelice ascolta.

 

Per tutt'altri inesorabile  

sentirai, che Malambruno

al tuo braccio formidabile

certa impresa riserbò.

Tanto è ver, che a tale oggetto,

per varcar l'accese sfere,

già quel magico architetto

un caval ti fabbricò.

Per tutt'altri inesorabile

sentirai, che Malambruno

al tuo braccio formidabile

certa impresa riserbò.

 

DON CHISCIOTTE

Parla signora incognita.  

LAURINDO

Dolorida è il mio nome. Io son contessa

nel regno di Candaia.

SANCIO

Son giusto trentacinque centinaia.

LAURINDO

Il terzo lustro avea compiuto appena,

che nella corte il mio destin mi trasse.

DON CHISCIOTTE

La corte è una gran scuola. Andiamo avanti

LAURINDO

Donna Magunzia, celebre regina

di quel sì vasto impero,

tutto il favor mi diè.

DON CHISCIOTTE

Bene.

LAURINDO

Per questo

in ultimo commise

alla mia cura Antonomasia bella

unica figlia sua.

DON CHISCIOTTE

Bella, e regina

son due gran cose.

LAURINDO

Or di costei s'accese

uom di matura età, gran siniscalco

di corte.

DON CHISCIOTTE

È naturale.

LAURINDO

Ma la real donzella

senz'amarlo il soffriva. Indi a non poco

giunse d'Italia un cavalier privato...

DON CHISCIOTTE

Domando, il cavaliero

era di corte, o cavaliero errante?

LAURINDO

Errante.

DON CHISCIOTTE

Bravo. Io già lo stimo.

LAURINDO

Or questi

in nodo d'amistà forte si strinse

col real siniscalco.

SANCIO

E in quel libraccio non si fa defalco.

LAURINDO

Agli occhi dell'Infanta non dispiacque

l'italo cavalier.

ALTISIDORA

(Sotto allo scherzo

già si parla di me.)

LAURINDO

Su quei bei lumi

nascoso amor già l'attendeva al varco.

ALTISIDORA

Per derider, cred'io, quel folle amante,

non per ferir.

DON ALVARO

Deriso

fu il vecchio siniscalco.

DON CHISCIOTTE

Se lo dice Merlino sarà vero.

ALTISIDORA

Ma questo fu deriso

fin d'allor, che all'Infanta

mostrò il suo folle ardor la prima volta.

LAURINDO

Tu l'istoria non sai: taci, ed ascolta.

IL DUCA
(a parte alla Duchessa)

Questo è nuovo piacer; la lor favella

doppio senso nasconde.

DON CHISCIOTTE

Presto, che Sancio

si deve flagellar.

SANCIO

Sulle mie spalle

i conti non si fan tanto sicuri.

DON CHISCIOTTE

Come? Vigliacco.

DORALBA

Don Chisciotte, e questo

è l'orecchio, che porgi a mio riguardo

all'afflitta matrona? Attendi ad essa,

né mi guardare.

DON CHISCIOTTE

Oh dio... Dica, Contessa.

LAURINDO

Il cavalier vide il cimento appena,

che a difesa si armò.

ALTISIDORA

La storia è falsa,

che donzella real raro si pone

a combattere un cor vile ed abbietto,

se luce di dovere ha in sé raccolta.

LAURINDO

Tu l'istoria non sai: taci ed ascolta.

Valoroso pugnò, vinse, e il trionfo

al misero costò pianto, e sospiri.

ALTISIDORA

Io so, che la donzella

in questo lo tenea per mentitore.

DON ALVARO

Glie 'l disse è ver, ma in quel medesmo istante

l'error del labbro lo corresse il core.

DON CHISCIOTTE

Se lo dice Merlino sarà vero.

IL DUCA

Sollecita il racconto.

LAURINDO

Infin l'amico,

che lo credea rival, d'ira s'accese,

e con prudenza la coprì da saggio.

DON ALVARO

Ma sin da quel momento si dispose

all'amico rival d'esser cortese.

ALTISIDORA

Ambo siete mendaci.

DON CHISCIOTTE

Ma tu non sai l'istoria: ascolta, e taci.

LA DUCHESSA

Il contrasto è gentil.

LAURINDO

Da Malambruno

incantator cugino di Magunzia

portossi il cavalier. Nota gli fece

questa dolente istoria, e perché volle

al siniscalco amico

dar prova di sua fé, d'esser mutato,

chiese in duro macigno.

DON CHISCIOTTE

Oh grand'eroe!

LAURINDO

L'incantator lo consolò, ma insieme

la donzella converse in fiero drago,

in coccodrillo il siniscalco, e a noi

senza saper perché, le molli guance

di quest'ispido pel ci ricoperse.

IL DUCA

Or perciò, che domandi?

LAURINDO

Alla primiera

forma tornar ci puote

quel celebre campion; solo a quel forte

(accenna don Chisciotte)

riserba Malambrun l'audace impresa;

la tenti ogni altra mano,

ch'alla grand'opra si cimenta invano.

IL DUCA

Or quest'impegno è tuo.

DON CHISCIOTTE

Dulcinea lo comanda; e tanto basta.

SANCIO

Signor, facciam baratto:

io servirò Dolorida barbuta,

e tu sarai contento

di quella bagatella

del numero tremila cinquecento.

DORALBA

Sancio gentil, tal cambio

far non si può.

SANCIO

Se non si può, ti accerto

che torni una villana come prima.

DORALBA

Ed avrai tanto cor?

SANCIO

L'avrò benissimo.

DORALBA

E spargerò le mie preghiere al vento?

SANCIO

Che non si fa defalco, ti rammento.

IL DUCA

Or si tronchi il garrir. Sancio t'eleggi:

o tu perdi il governo, o ti percuoti!

SANCIO

Signore, andiam bel bello.

DON CHISCIOTTE

Io non ne posso più. Nume adorato,

ti svenerò l'iniquo.

(pone furiosamente la lancia in resta contro di Sancio)

SANCIO
(spaventato)

Ah poveretto!

Signor me ne darò settanta mila.

DORALBA

Ma ti convien giurar.

DON CHISCIOTTE

Su questa lancia

metti le mani, e giura.

LA DUCHESSA

Poi non temer, che l'isola è sicura.

 

SANCIO

Già che deve andar così:  

giuro, che me le darò.

Ma da me stesso

lo voglio fare

quando mi pare,

e un libriccino

tenga Merlino,

dove le segni

di mano in mano

che me le do.

Già che deve andar così:

giuro, che me le darò.

 

Scena nona

Si trasforma il carro in un cavallo.
Il duca, La duchessa, Altisidora, Laurindo, Don Chisciotte, Sancio, e Grullo.

Doralba, Don Alvaro ->

 

DON CHISCIOTTE

Viene con questo bacio... Dulci... Oh dio,  

che strana metamorfosi è mai questa?

Sancio spergiuro. Ah cara Dulcinea...

(corre furioso verso Sancio)

LAURINDO

Ferma.

DON CHISCIOTTE

Che ferma? L'empio scellerato

giurò con labbro pieno di menzogna.

SANCIO

Signore, non è vero.

DON CHISCIOTTE
(a Sancio)

Che non è ver? Merlino

pe 'l falso giuramento

ha cambiato in cavallo il mio tesoro;

l'hai da pagar. Bucefalo adorato

farò le tue vendette.

 
(vuol correr nuovamente; e Laurindo lo trattiene)
 

LAURINDO

Ascolta...

DON CHISCIOTTE

Astolfo

almeno almeno fu cambiato in mirto;

ma la mia cara in un caval di legno

è cosa troppo dura. Ah Sancio infame

spergiuro traditor...

LAURINDO

Condanni a torto

il fido tuo scudier. Questo è il cavallo

che mandò Malambrun, come ti disse

la stessa Dulcinea.

DON CHISCIOTTE

Ma come a un tratto

dagli occhi miei sparì?

IL DUCA

La bella diva

t'ebbe pietà; non avea Sancio appena

dato fine al solenne giuramento,

ch'ella a volo n'andò per far men grave

col foco de' suoi sguardi

nell'atto del partire il tuo tormento.

DON CHISCIOTTE

Questa pietà richiede

un sospiro ardentissimo, e poi subito

un bacio rispettoso all'aer vano,

che qui la circondò.

SANCIO

Chiede un malanno.

DON CHISCIOTTE

Sancio, mi scusa: amore

trasporta tutti quanti,

ma più degli altri i cavalieri erranti.

LAURINDO

Or Clavilegno ascendi,

che tale è il nome del destrier; per aria

ei porteratti al regno di Candaia.

DON CHISCIOTTE

Ma dimmi, come regolar lo debbo?

LAURINDO

Girando il ferro, che si trova in fronte.

In groppa teco il tuo scudier ti prendi;

che senza lui non puoi tentar impresa.

SANCIO

Io gli darò il buon viaggio.

DON CHISCIOTTE

Vieni Sancio fedel: senno, e coraggio.

SANCIO

Ah! maledetti incanti!

E pur ci vuol pazienza.

LAURINDO

Convien bendarsi avanti,

che l'occhio fral nella region del foco

perduto resteria.

DON CHISCIOTTE

Come ti piace.

SANCIO

Ancor questo di più.

GRILLO

Sono a servirli.

 
(Grullo li benda ambedue)
 

ALTISIDORA
(a Laurindo)

Vedi quegl'infelici?

Più cieco, e folle ancor di lor tu sei.

LAURINDO

Se tal non fossi, un traditor sarei.

 

Laurindo, Matrone ->

(parte)
 

IL DUCA

(in tempo che salgono a cavallo)  

Giove vi regga in cielo, anime grandi.

SANCIO

Mia signora Duchessa, schiavo, schiavo.

LA DUCHESSA

Addio governatore.

SANCIO

Signor Duca, garbato servitore.

 

DON CHISCIOTTE

Sancio amico forte forte,    

che potresti di Fetonte

far la morte.

Sancio amico, reddo reddo.

S

 
(Grullo in compagnia d'altri servi fanno loro del vento con dei soffietti)
 

SANCIO

Uh che freddo, uh che freddo.

DON CHISCIOTTE

La region dell'aria è questa.

Qui si forma ogni tempesta

pioggia, neve, gelo, e vento.

SANCIO

Già lo sento, già lo sento.

DON CHISCIOTTE

Ed il come ciò succeda

scesi a terra te 'l dirò.

Sancio amico, saldo, saldo.

SANCIO

Uh che caldo, uh che caldo.

 
(cambiano i soffietti in facelle accese)
 

DON CHISCIOTTE

Noi varchiam l'accese sfere

son quassù le parti assunte

più sottili, e più leggere

di quell'aria crassa, e grave,

che poc'anzi si varcò.

 

Scena decima

Il duca, La duchessa, Altisidora, Don Chisciotte, e Sancio. Sparisce il cavallo.

 

DON CHISCIOTTE

Arrivati già siam. Grazie agli dèi.  

SANCIO

Quel che vuol dir volare!

S'è fatto questo viaggio in un baleno.

 
(si sbendano)
 

DON CHISCIOTTE

Ma sparì Clavilegno, e inoltre parmi,

che siam nel luogo stesso.

SANCIO

Ah! maledetti incanti.

CORO

Evviva il fior de' cavalieri erranti.

IL DUCA

Leggi il cartello, o valoroso, e mira,

come ti prezzi Malambruno il saggio.

LA DUCHESSA

Leggi, o guerrier, tue lodi:

«per vincer ogni impresa

basta di don Chisciotte il sol coraggio».

DON CHISCIOTTE

Don Malambruno mi fa troppo onore.

La contessa dov'è?

LA DUCHESSA

Allor, che a volo

gisti pe 'l ciel, tornata al primo aspetto

da' nostri occhi si tolse.

IL DUCA

E le compagne

seco n'andar lodando

tuo ardire incomparabile,

che supera sin quel del conte Orlando.

 

CORO

Viva viva don Chisciotte  

grand'onor di nostra età.

IL DUCA

Viva viva il gran guerriero.

LA DUCHESSA

Quel sì prode.

ALTISIDORA

Quel valente

DON CHISCIOTTE

Non è niente, non è niente.

TUTTI

Viva insieme il suo scudiero,

che poggiò sino alle stelle.

SANCIO

Bagatelle, bagatelle.

TUTTI

Ogni più remota gente

di loro opre eccelse, e belle

stupefatta parlerà.

DON CHISCIOTTE

Non è niente, non è niente.

Insieme

SANCIO

Bagatelle, bagatelle.

 

DON CHISCIOTTE

Qualche cosa di più degno.

SANCIO

Qualche cosa al mio governo.

Forse forse accaderà.

 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto Atto quinto

Bosco

Altisidora, Doralba
 

Ed ebbe tanto cor di profferire

Altisidora
Doralba ->

E che facesti, Altisidora? Come

Altisidora
<- Don Alvaro

Signora, non temer; perché m'ascolti

Altisidora, ascolta

Altisidora
Don Alvaro ->
Altisidora
<- Il duca, La duchessa, Don Chisciotte, Sancio, cacciatori, Grullo

Prova del braccio tuo, tolto dal busto

Altisidora, Il duca, La duchessa, Don Chisciotte, Sancio, cacciatori, Grullo
<- Grillo

(s'ode strepito di strumenti militari, si vede il bosco acceso per ogni parte; Grillo in abito di satiro)

Che mai sarà! / Signor...

Altisidora, Il duca, La duchessa, Don Chisciotte, Sancio, cacciatori, Grillo
Grullo ->

Perdiana la duchessa ha detto il vero.

Altisidora, Il duca, La duchessa, Don Chisciotte, Sancio, cacciatori, Grillo
<- Doralba, Don Alvaro, satiri

(Doralba, e Don Alvaro in carro trionfale rappresentante l'una Dulcinea, e l'altro Merlino)

Dalle caverne affumicate, e nere

Altisidora, Il duca, La duchessa, Don Chisciotte, Sancio, cacciatori, Grillo, Doralba, Don Alvaro, satiri
<- Laurindo, Matrone

(Laurindo figurante la contessa Dolorida)

Signore, questa pillola...

Parla signora incognita

(si trasforma il carro in un cavallo)

Altisidora, Il duca, La duchessa, Don Chisciotte, Sancio, cacciatori, Grillo, satiri, Laurindo, Matrone
Doralba, Don Alvaro ->

Viene con questo bacio... Dulci... Oh dio

Altisidora, Il duca, La duchessa, Don Chisciotte, Sancio, cacciatori, Grillo, satiri
Laurindo, Matrone ->

Giove vi regga in cielo, anime grandi

Don Chisciotte, Sancio
Sancio amico forte forte

(Sparisce il cavallo)

Arrivati già siam. Grazie agli dèi.

Coro, Il duca, La duchessa, Altisidora, Don Chisciotte, Sancio, Grillo
Viva viva Don Chisciotte
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima
Campagna aperta con casino da una parte, e dall'altra una collina Cortile con colonnato all'intorno, ed una scalinata a due braccia nel mezzo, sotto alla quale un... Sala con tavola apparecchiata. Bosco Sala. Camera interna di don Chisciotte Campagna aperta con veduta del castello da una parte, e dall'altra un fosso, che corrisponde in una grotta. Cortile ad uso di steccato per la pugna e ringhiere all'intorno magnificamente adornate.
Atto primo Atto secondo Atto quarto Atto quinto

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