Atto quarto

 

Scena prima

Sala.
Altisidora, e Don Alvaro.

 Q 

Altisidora, Don Alvaro

 

DON ALVARO

Scorgo ben, che mentisce.  

ALTISIDORA

Perché no 'l sai mirar cogl'occhi miei,

ch'egli è un tiranno, e il mentitor tu sei.

DON ALVARO

Io mentitor, che vedo,

che amor forza non vuol, che già m'è noto,

ch'egli t'adora, ch'egli è tuo, che tieni

la sua giurata fede, e che lo debbo

smentir se nega amore,

io sono il falso, io sono il mentitore?

ALTISIDORA

Per vincer quel crudel tutto t'infinsi;

ed egli a tanto affetto

con superbo rifiuto alfin rispose

per tuo consiglio, traditor.

DON ALVARO

Se il dice,

col ferro il sosterrà.

 

Scena seconda

Laurindo, e detti.

<- Laurindo

 

LAURINDO

Questa mia vita  

è disposta per te. Chi mai t'offende?

DON ALVARO

Il nemico sei tu.

LAURINDO

Come?

DON ALVARO

Un'ingiuria

vantar per mio consiglio?

LAURINDO

Io non t'intendo?

DON ALVARO

Conto ne vo' da te.

ALTISIDORA

Laurindo, parti.

LAURINDO

Ch'io parta colla taccia

d'aver mancato al mio dover? Non soffro

onta sì vergognosa.

DON ALVARO

Ah mentitore.

LAURINDO

Caro mi fai costar ciò, che ti devo.

ALTISIDORA

Don Alvaro m'ascolta...

DON ALVARO

Come? Indegno

del nome sei di cavalier, se pensi,

che per quel poco, che mi devi, or voglia

sopra di te vantaggio.

LAURINDO

E tale ancora

sei tu, se credi, che Laurindo possa

macchiare il proprio onore.

ALTISIDORA

E tanto ardisci

contro d'un, che divise

teco sostanze, e cor? Laurindo, parti.

LAURINDO

E reo mi debbo far, se reo non sono?

Posso soffrir, che ingrato

esser non gli vogl'io; ma...

DON ALVARO

La viltade

non coprir con virtù.

LAURINDO

Senza delitto...

DON ALVARO

Codardo, non hai cor.

ALTISIDORA

Laurindo, parti.

DON ALVARO

Sei vile, e mentitore.

LAURINDO

Già che lo vuoi, decida

la tua, la spada mia

il vile, e il mentitor fra noi qual sia.

ALTISIDORA

Fermi, folli che siete.

Tal per vano puntiglio

per me s'usa rispetto?

DON ALVARO

Dunque dovrò soffrire,

che il superbo rifiuto

del tuo perduto amore

lo spacci effetto reo del mio consiglio?

LAURINDO

Io ciò non dissi, e questo braccio ancora

in altro luogo a sostenerlo è pronto.

Generoso ti fui, né ciò che feci,

benché costi al mio cor penoso affanno,

pentimento mi sveglia. Assai maggiore

del tuo si chiude in questo petto il core.

DON ALVARO

Che dici Altisidora?

ALTISIDORA

Amor pietoso

volle per non mi tor d'ogni speranza

con tal sospetto mitigar l'offesa.

DON ALVARO

Scusa, amico fedele:

prender mi fe' costei

la tua virtù per colpa, e ingiurioso

ti fui per sua cagione. Essa corregga

con altrettanto ardor pe 'l tuo bel core

questo mio fallo. Io lieto

ti cedo all'amor suo. Rimanti avvinto

in così dolce nodo, e ver non sia,

che il mio dover da tua virtù sia vinto.

LAURINDO

L'opra degna è di te. Ceder bisogna

infine al tuo gran cor. Per me non sono

atto a trovar compenso a tanto dono.

 

DON ALVARO

In pace alfin restate  

anime innamorate,

e in più tenace nodo

amor vi allacci.

Sarebbe crudeltà

negarvi libertà,

or che del van rispetto,

al vostro dolce affetto

infransi i lacci.

In pace alfin restate

anime innamorate,

e in più tenace nodo

amor vi allacci.

(parte)

Don Alvaro ->

 

Scena terza

Altisidora, e Laurindo.

 

ALTISIDORA

Quanto è mai ver, Laurindo,  

che spesso anco da i mali,

come lampi da nubi, escono i beni.

Chi mai creduta avria

in sì feroce cor tanta pietade?

Ora non più saranno

gli sguardi, e i sospir tronchi

interpreti dell'alma.

Per via di chiari accenti

sfogar potrà la lingua i suoi tormenti.

LAURINDO

T'inganni, Altisidora. Il caro amico

a troppo costo suo cede a quel bene,

che sospirar lo fa. Men generoso

esser non debbo ad onta

ancor del mio cordoglio;

ti ritorno al suo amore, e non ti voglio.

(parte)

Laurindo ->

 

Scena quarta

Altisidora.

 

 

Oh dio! Questo crudel non ebbe mai  

per me punto d'amor. Crudo inumano

per tormentarmi con più forza, veste

la fierezza a virtù. L'avessi udito

nel rinnovare il barbaro rifiuto

mandar dal petto un misero sospiro

per deridermi ancor; fiero tiranno

perché tanto rigore?

Perché barbaro ingrato? almen per poco

senti pietà, se tu non senti amore.

 

O non hai core in seno,  

o l'hai di forte scoglio,

se a tanto mio cordoglio

non hai pietà di me.

Crudel, potessi almeno

lasciarti, ma non posso,

che sento a mio dispetto

occulta forza in petto,

che mi trattien con te.

O non hai core in seno,

o l'hai di forte scoglio,

se a tanto mio cordoglio

non hai pietà di me.

(parte)

Altisidora ->

 

Scena quinta

Il duca, e La duchessa.

<- Il duca, La duchessa

 

LA DUCHESSA

Don Alvaro deriso  

io lo vidi partir tinto di rabbia,

e ben potea Laurindo

lo scherzo moderar.

IL DUCA

Giovane amante

raro frenar si può. Ben sai, che amore

vuol solo dominar.

LA DUCHESSA

Ma può virtude

tenerlo in più riguardo.

IL DUCA

Agevol cosa

anco a virtù non è, che due begl'occhi

fan violenza, e la virtù si perde.

LA DUCHESSA

Se questo fosse, invano

data c'avrian gli dèi

libertà di voler.

IL DUCA

Gli dèi la diero,

ma congiunta col ben. Poi il mal, che forge

per nostra colpa, certa forza accoglie

in noi, che quasi libertà ci lega,

ciechi ci rende, e al buon cammin ci toglie.

 

Il pellegrino  

per la foresta,

finché sta desta

l'amica luce,

che lo conduce,

dal buon cammino

non toglie il piè.

Ma quando notte

suo vel distende

perduto il raggio,

se al viaggio attende,

senza consiglio

dietro al periglio

corre da sé.

Il pellegrino

per la foresta,

finché sta desta

l'amica luce,

che lo conduce,

dal buon cammino

non toglie il piè.

 

Scena sesta

Donna Rodrigues, e detti.

<- Rodrigues

 

RODRIGUES

Signora, se ti pare,  

questo sarebbe il tempo

di dire al signor Duca la faccenda.

LA DUCHESSA

Di' pur con libertà.

IL DUCA

Parla; che chiedi?

RODRIGUES

Già sa la vossignoria

l'affar di mia figliuola.

IL DUCA

Sotto promessa di future nozze

so, che un suddito mio

tolse a tua figlia assai miglior partito.

LA DUCHESSA

E la stolta ingannata

da più fiorita guancia

sedur lasciossi, e pose in abbandono

un ben sicuro per un mal più certo.

RODRIGUES

L'hanno detta a capello

come un libro stampato.

Or questo scellerato,

il qual non ha coscienza,

adesso si ritira;

dice, che non ha data la parola,

e dice, ch'è contento

di pigliar sopra questo, se bisogna

al tribunal qualunque giuramento.

IL DUCA

T'assiston prove della fé giurata?

RODRIGUES

Signor, se quella matta spiritata

non ha avuto cervello.

Ancora a me successe una tal cosa

col mio primo marito,

che in ciel riposi in pace;

ma io la feci dritta,

perché quest'uominacci son demoni,

onde quando mi fece la promessa

volli presenti sette testimoni.

IL DUCA

Or perciò che domandi?

RODRIGUES

Altro non chiedo,

se non che quest'indegno la mariti.

LA DUCHESSA

Ma se l'è un uom cattivo, e perché vuoi

dar tua figlia ad un tal uom.

RODRIGUES

Dice benissimo.

Ma la Giulia n'è tanto incapricciata,

che s'ella con costui non si marita,

io la vedo in due giorni seppellita.

IL DUCA

Ma forzar no 'l poss'io.

RODRIGUES

Colla promessa

mi è stato detto, che si può forzare.

IL DUCA

E di questa promessa, che supponi,

chi ne può far la fede?

RODRIGUES

La figliuola,

che non direbbe una bugia giocosa

se si pensasse diventar duchessa.

Oh in quanto a poi, non fo per dir, che sia

parto di questo seno, è una ragazza

che val proprio un Perù; savia, modesta,

colle sue mani poi

sa far la cruna all'ago:

del viso non ne parlo: ognun mi dice,

che quella faccia sua così pienotta,

che par di latte e sangue,

l'aveva io, quand'era giovanotta.

LA DUCHESSA

Che si potrebbe far, per consolarla?

IL DUCA

Un solo scampo vi ritrovo; e questo

d'affanno la torrà. Corri veloce

dal signor don Chisciotte. Ad esso esponi

questa disgrazia tua; poscia lo prega,

che siccome ei professa

d'esser lo scudo della gente oppressa,

così per via dell'armi

in singolar tenzone

forzi quest'uomo indegno

a mantenere il coniugale impegno.

RODRIGUES

Ma adesso dormirà questo signore.

LA DUCHESSA

Non può dormir, che appunto il suo scudiero,

che questa notte parte pe 'l governo,

tolse da noi congedo,

e da lui si portò. Corri, che in tempo

senza dubbio sarai.

IL DUCA

Gli aggiungi ancora,

che s'egli a mio riflesso

toglie sopra di me cotanto affare,

gran favor mi farà. L'iniquo intanto

che si arresti farò, perché non tenti

la fuga. Al chiaro giorno

fra lor combatteranno,

e campo aperto nel castello avranno.

RODRIGUES

Per non perder più tempo adesso vado.

Il ciel vi renda il bene, che mi fate.

(parte)

Rodrigues ->

 

Scena settima

Il duca, e La duchessa.

 

IL DUCA

Materia è questa di novel piacere.  

LA DUCHESSA

Quel, che nel bosco oggi godemmo, ancora

riso mi desta, e maraviglia insieme.

IL DUCA

S'uniron tanti don Chisciotti a un punto,

che fra copie sì belle

distinguer non sapea l'originale.

LA DUCHESSA

Misera Altisidora,

v'ebbe sua parte anch'essa.

IL DUCA

Molto fu combattuta, e molto grato

mi fu vederla in quell'impegno.

LA DUCHESSA

Amore

allor, ch'ha posta la servil catena

pone l'amante in disperato affanno;

il dritto lume di ragion gli vela,

e di mite signor divien tiranno.

 

Che non fece quel crudele,  

quando col tuo dolce sguardo,

pe 'l mio core il primo dardo

dalla mano uscir lasciò?

So ben io, qual fier tormento

mi costar le tue pupille:

so ben io, quante faville

quel tuo sguardo in me portò.

Che non fece quel crudele,

quando col tuo dolce sguardo,

pe 'l mio core il primo dardo

dalla mano uscir lasciò?

 
 

Scena ottava

Camera interna di don Chisciotte.
Don Chisciotte, e Sancio in abito di governatore, che siedono.

 Q 

Don Chisciotte, Sancio

 

DON CHISCIOTTE

Sancio amico, e figliol, varia è la sorte,  

volubile, e leggera.

Quel che veste il mattin, spoglia la sera,

chi re si addormentò, servo si desta.

SANCIO

Signor, dice benissimo.

DON CHISCIOTTE

Or s'ella a suo piacer dona, e ritoglie,

ti dia sempre timor questo suo dono,

che l'è men tuo, quanto più tuo lo pensi.

SANCIO

Io non ci penso niente.

DON CHISCIOTTE

Quel niente poi l'è troppo;

c'hai da pensar, ma non perché ti debba

tal cosa insuperbir, ch'ella ti venne

senza merito alcuno.

SANCIO

Lo conosco.

DON CHISCIOTTE

Un buon principio abbiam, se lo conosci,

Sancio governatore.

A questa conoscenza unisci il senno,

che il senno sol rende fortuna stabile.

SANCIO

Signore, a chi ha ventura

poco senno gli basta;

la nave, che ha buon vento, arriva al porto;

assai ben balla a chi fortuna suona;

e a chi la va seconda, sembra savio

DON CHISCIOTTE

I soliti proverbi. In tua buon'ora

lascia star quest'inezie, e attento ascolta

ciò, che ti dice il tuo novel Catone,

per trarti a salvamento

dal procelloso mar, dove t'ingolfi.

SANCIO

L'udirò senza manco rifiatare.

DON CHISCIOTTE

Primieramente, Sancio, abbi timore

del ciel, di poi conosci ben te stesso.

Non ti recare ad onta, e disonore,

se nascer grande non ti fu concesso.

Virtù fa nobiltade, e lo splendore

degl'avi senza questa è un van riflesso;

così risplender fe' il roman bifolco

il consolare aratro in mezzo al solco.

SANCIO

(Non l'intendo: ma so, che dice bene.)

DON CHISCIOTTE

In fra i lamenti del mendico, e i doni

del ricco, cerca di scoprire il vero;

i rei castiga, e ricompensa i buoni;

ascolta tutti, e taci il tuo pensiero.

Bilancia delle parti le ragioni,

né giudice indulgente, né severo.

A sollevar gli oppressi alza la mano,

né ti far legge il tuo capriccio invano.

SANCIO

Quest'altra è più farina pe 'l mio sacco.

DON CHISCIOTTE

Se bella donna ad informar ti viene

con flebil voce, e lagrimoso ciglio,

governatore amico, ti conviene

subito di pensare al tuo periglio.

Le donne belle son tante sirene,

che allettano per trar dal bon consiglio,

onde con qualsisia vaga donzella

gli occhi ai piedi, e gl'orecchi alla favella.

SANCIO

Queste son tutte cose belle, e buone;

ma il punto, signor mio,

sta nel tenerle a mente.

DON CHISCIOTTE

A tale oggetto

te le ho scritte in un foglio.

SANCIO

Imbroglio sopra imbroglio.

DON CHISCIOTTE

Perché?

SANCIO

Perché legger non so, siccome

ella sa molto ben.

DON CHISCIOTTE

Che gran difetto

l'è quel dell'ignoranza

in un, che deve giudicar!

SANCIO

Signore,

quanti governatori ci saranno

che a dirla fra di noi con confidenza,

di me ancor meno forse ne sapranno!

DON CHISCIOTTE

Quando parli del mal, pensa a te stesso!

Quando parli del ben, pensa al compagno.

SANCIO

Chi ben pensa, ben opra, dice il vero;

ma il grano non si dà senza la paglia,

e Giove è solo in ciel senza difetto.

Basta con tutto questo,

tanto nel mio governo

procurerò di fare il mio dovere.

DON CHISCIOTTE

Giustizia è il tuo dover.

SANCIO

Questo è sicuro.

Per me gli stracci non andranno all'aria,

che le borse, e le some andran del pari.

DON CHISCIOTTE

Segui, segui.

SANCIO

Suol dirsi

danari, ed amicizia,

non curan la giustizia.

Ma si suol dire ancora

caro mi vendi, e giusto mi misura.

Non giudicar per legge, né per carte,

se non ascolti l'una, e l'altra parte.

DON CHISCIOTTE

Qualche altro proverbio, che son pochi.

SANCIO

Signor, se non mi posso trattenere;

ma non ne vo' più dir da galantuomo.

Sebbene in casa piena

presto si fa da cena,

facciamo patti chiari,

e siamo amici chiari.

Per dare, e per avere

cervello è di mestiere.

DON CHISCIOTTE

Uh, che affogar ti possa

con questi maledetti tuoi strambotti,

sciocco importuno. Or via prendi, e t'accheta.

Questi sono i ricordi.

Legger te li farai sera, e mattina;

e sappi, ch'oltre a quelli, che t'ho detto,

spettanti al tuo mestiero,

in più dimesso stile

te n'ho segnato molti, acciò che impari

il necessario pe 'l trattar civile.

SANCIO

Obbligato gli son signor padrone.

Ma sarà tempo ormai, che la finisca,

e che la lasci riposare in pace.

Se mi vuol dar la mano

a baciare uh-uh-uh scoppiar mi sento.

DON CHISCIOTTE

Animo, amico Sancio. Il molle pianto

(tenerezza mi fa) tosto rasciuga.

Eccoti un bacio in fronte.

SANCIO

Non piango, non Signore: m'è venuto

per accidente un poco di singhiozzo.

Gli domando perdono uh-uh- di quanto

l'ho fatto tribolar.

DON CHISCIOTTE

Sorgi figliuolo.

(Muover mi sento anch'io.) Pe 'l nuovo grado

umiliar tanto non ti devi. Sorgi.

Amadis non permise a Candalino

suo famoso scudiero

quando all'Isola ferma il mandò Conte

un atto così abbietto; e fe' lo stesso

con il suo Casaballo Galaorre.

Sorgi, ti dico, non intendi ancora,

che il conte Candalino non lo fece?

SANCIO

Il conte Candalino mi perdoni;

o non avea creanza,

o non avea l'amor di Sancio Panza.

 

Addio signor padrone.    

Uh-uh- che gran dolore:

scoppiar mi sento il core,

crepo non posso più.

In questa valigetta

c'avete una calzetta,

quattro camicie rotte,

un berrettin da notte,

un ago, e tre bottoni,

le staffe, e gli speroni,

un ferro da cavallo,

e quel butirro giallo,

che voi chiamar solete

balsamo del Perù.

Addio signor padrone.

Uh-uh- che gran dolore:

scoppiar mi sento il core,

crepo non posso più.

(parte)

S

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Sancio ->

 

Scena nona

Don Chisciotte, e poi Donna Rodrigues.

 

DON CHISCIOTTE

Se più si tratteneva,  

il troppo affetto m'averia tradito.

Ho caro il ben di Sancio,

ma perdo un gran scudiero.

Già s'è percosso trentacinque volte

a onor di Dulcinea. Che bella prova

d'intiera fedeltà! Me ne stupisco.

 

<- Rodrigues

RODRIGUES

Mio Signore, e padron, la riverisco.

DON CHISCIOTTE

Questa è qualche fantasma, o qualche fata.

Dimmi, chi sei?

RODRIGUES

Non tema.

DON CHISCIOTTE

Affetto ignoto

è il timore per me.

RODRIGUES

Son la matrona

di corte.

DON CHISCIOTTE

Indietro, indietro.

Tempo notturno, un'ora stravagante...

Solo con sola... vo' dir io son cose...

In dietro, mi perdoni.

RODRIGUES

Si compiaccia

d'ascoltarmi di grazia. Il signor Duca

è quello, che mi manda.

DON CHISCIOTTE

Il signor Duca?

Non ho che replicar; dica, l'ascolto;

ma tre passi lontana.

RODRIGUES

Io sto in sospetto

se sappia, ch'io son dama.

DON CHISCIOTTE

È dama?

RODRIGUES

Certo.

DON CHISCIOTTE

Dunque s'accosti un passo. Colle dame

sta sempre la virtù. Parli.

RODRIGUES

Mi trovo

una figliuola, ch'è piuttosto bella.

DON CHISCIOTTE

Ne godo: ma per me sono impegnato.

RODRIGUES

No, signor, non si metta in apprensione,

ch'è impegnata ancor essa.

DON CHISCIOTTE

Andiam del pari.

RODRIGUES

Ma non è altro, che quell'uomo indegno,

che le ha promesso di sposarla, adesso

non vuol più mantener la sua parola;

e io vedo disperar la mia figliuola.

DON CHISCIOTTE

Il signor Duca forse mi comanda,

ch'io costringa costui?

RODRIGUES

Di questa grazia

la prega a mio favore,

e la battaglia doverà seguire

qui nel castello adesso al nuovo giorno.

DON CHISCIOTTE

Or ben, senz'altro accetto

per la donzella offesa

l'impegno di difesa.

RODRIGUES

E come potrò mai

corrispondere a tanta gentilezza?

DON CHISCIOTTE

Signora, i complimenti

son superflui, e vani tutti quanti.

Questo è il dover de' cavalieri erranti.

 

Venga pure in campo armato  

quest'amante rinnegato:

don Chisciotte il punirà.

Vado a torre in questo punto

l'elmo forte di Mambrino,

lancia, spada, e Ronzinante.

Venga, venga il falso amante,

che l'ingiuria pagherà.

Venga pure in campo armato

quest'amante rinnegato:

don Chisciotte il punirà.

(parte)

Don Chisciotte ->

 

Scena decima

Grullo, e detta.

<- Grullo

 

GRULLO

Signora, mi rallegro.  

RODRIGUES

Di che cosa?

GRULLO

Che la vostra figliuola sarà sposa.

Ho già sentito questo cavaliero

pronto alla sua difesa.

RODRIGUES

Co' suoi favori proprio m'ha sorpresa.

GRULLO

Non si è fatto pregare?

RODRIGUES

Niente affatto.

GRULLO

(Adesso è il tempo, che bel bel qualcosa

cavi a costei di mano.)

RODRIGUES

Cosa pensi?

GRULLO

Per dirvela signora,

questa promessa sua mi dà sospetto.

RODRIGUES

Come sarebbe a dire?

GRULLO

Io so di certo,

che senza sentir prima il suo scudiero

cos'alcuna non fa.

RODRIGUES

Se m'ha promesso.

GRULLO

Bene, l'averà fatto

così per cerimonia,

ma sarà andato intanto

a ritrovarlo per sentir, che dice.

RODRIGUES

Ma lo scudier partì già pe 'l governo.

GRULLO

Non è partito ancor.

RODRIGUES

Se questo è vero,

Grullo mio, son perduta.

GRULLO

Come?

RODRIGUES

Ingiuria

gli feci dopo il pranzo, e in questo caso

ei si vorrà scontar.

GRULLO

Questo è probabile.

RODRIGUES

Ma credi tu, che non ci sia rimedio?

GRULLO

(Adesso te la ficco.) Col danaro,

signora, si fa tutto.

RODRIGUES

Una doppietta

la spendo volentieri.

GRULLO

Addio rimedio.

Signora, non c'è verso:

una misera doppia è tempo perso.

 

GRULLO

Ce ne vorranno almeno  

secondo i conti miei...

RODRIGUES

Da quattro, cinque, o sei?

GRULLO

Ma che non si vergogna?

RODRIGUES

Oh quante ne bisogna?

Presto figliuol, che peno.

GRULLO

Ce ne vorranno almeno...

RODRIGUES

Così una dozzinetta

per torlo pe 'l suo verso?

GRULLO

Signora, è tempo perso.

Ce ne vorranno almen trenta, o quaranta.

RODRIGUES

Oh poveretta me! costui mi spianta.

GRULLO

Si tratta d'un affare,

ch'è quasi disperato.

RODRIGUES

Lo credo, ma compare,

costa però salato.

GRULLO

Se non ne vuol far niente,

non sono il suo trastullo;

faccia a suo modo,

e canti pur chi canta.

RODRIGUES

Dicevo solamente...

Vieni, il mio caro Grullo:

eccoti qui la borsa

tutta quanta.

 

Fine (Atto quarto)

Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto Atto quinto

Sala.

Altisidora, Don Alvaro
 

Scorgo ben, che mentisce

Altisidora, Don Alvaro
<- Laurindo

Questa mia vita

Altisidora, Laurindo
Don Alvaro ->

Quanto è mai ver, Laurindo

Altisidora
Laurindo ->

Oh dio! Questo crudel non ebbe mai

Altisidora ->
<- Il duca, La duchessa

Don Alvaro deriso

Il duca, La duchessa
<- Rodrigues

Signora, se ti pare

Il duca, La duchessa
Rodrigues ->

Materia è questa di novel piacere

Camera interna di don Chisciotte

Don Chisciotte, Sancio
 

Sancio amico, e figliuol, varia è la sorte

Don Chisciotte
Sancio ->

Se più si tratteneva

Don Chisciotte
<- Rodrigues

Rodrigues
Don Chisciotte ->
Rodrigues
<- Grullo

Signora, mi rallegro / Di che cosa?

Grullo, Rodrigues
Ce ne vorranno almeno
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima
Campagna aperta con casino da una parte, e dall'altra una collina Cortile con colonnato all'intorno, ed una scalinata a due braccia nel mezzo, sotto alla quale un... Sala con tavola apparecchiata. Bosco Sala. Camera interna di don Chisciotte Campagna aperta con veduta del castello da una parte, e dall'altra un fosso, che corrisponde in una grotta. Cortile ad uso di steccato per la pugna e ringhiere all'intorno magnificamente adornate.
Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quinto

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