Atto primo

 

Immagine d'epoca ()

Nel fondo un lato del portico annesso al tempio di Venere, a sinistra la facciata del pronao. La scena è a cielo scoperto. Mirti, cipressi, platani, oleandri verdeggiano davanti alle colonne e da tutti i punti della scena. Nel mezzo la statua di Venere, a destra la statua di Apollo. La porta del pronao è aperta, vi sarà un'ara ardente sulla soglia. Nel fondo attraverso un intercolonnio del portico e dove le fronde si diradano si vedrà un lembo di mare tranquillo e d'orizzonte; la stella Venere brillerà sul mare. Ricorrono le afrodisie, festa della dea. All'alzarsi della tela il Coro è in parte chino, in parte prostrato verso la porta del tempio adorando. Sulla soglia del tempio sono disposte delle ghirlande, delle offerte votive, dei calici d'oro, delle conchiglie, dei rami di mirto; tre Tempieri ed un Neòcoro staranno sulla porta del pronao ad alimentare il fumo dell'incenso. Luce d'alba.

 Q 

 

Scena prima

Coro.
Sacerdotesse, Marinai.

sacerdotesse, tre tempieri, neòcoro, marinai

 

SACERDOTESSE

Venere Urania.  

MARINAI

Venere marina.

SACERDOTESSE

Ciprigna.

MARINAI

Citerea.

SACERDOTESSE

Afrodite!

MARINAI

Astartea.

SACERDOTESSE

Stella!

MARINAI

Regina!

TUTTI

Dèa!

L'inno s'innalzi per le vie dell'etra

col fumo della mirra e dell'incenso,

col suon che vibra dall'eterna cetra

dell'orbe immenso,

e colle visioni

dell'estasi e col vol

de' fatidici alcioni,

e coll'aurora fulgida del sol.

SACERDOTESSE

Te beata! cantiam, trionfatrice

de' numi e de' mortali, a noi tu guata

dalla tua sfera ridente e felice,

o dèa beata!

MARINAI

Le labbra d'amorosa aura cocenti

ai baci arguti e alle blandizie incita,

ingentilisci i giorni oscuri e lenti

di nostra vita.

 

TUTTI

Scendi, Venere, scendi infin che lude

la moribonda voluttà del canto.

Delle tu forme sfolgoranti e nude

svela l'incanto

e per le azzurre linfe

e per l'azzurro ciel

vengan teco le ninfe,

l'Amor, le Grazie dal fluente vel.

 
La scena si sarà rischiarata.
 

Scena seconda

Ariofarne, Ero, Leandro, Marinai, Sacerdotesse.

<- Ariofarne, Ero, Leandro, pugili, altre sacerdotesse

 
Fanfara sacra. Entra Ariofarne; lo seguono Ero con alcune Sacerdotesse, Leandro coi Pugili, vestito all'asiatica. Tutto il Coro si prostra ad Ariofarne che s'arresta davanti alla statua della dèa, imponendo silenzio alla fanfara.
 

ARIOFARNE

Cessin gli squilli ed alle sacre trombe  

sacro segua il silenzio. Si ridesta

già l'alba in ciel, e l'ultim'alba è questa

che l'annuo rito celebrar c'incombe.

A un sacerdote.

Porgi il calice d'oro e fino al margo

lo colma di Lièo.

(ad Ero)

Tu il mirto appronta

(alzando il calice e il mirto)

la regina di Gnido e d'Amatonta

propizia sia mentre l'offerta spargo.

Sparge il vino sull'ara.

 

Spargo, o dèa, d'eletto vino  

l'ara e i marmi

e il cratere augusto inclino

sull'altar.

Fra i libami, i fiori, i carmi

col divino

riso, Venere, a bearmi

vien dal mar.

Fa' che s'orni del tuo raggio

la mia fronte;

fa' che splenda in me il miraggio

dell'amor.

Così in vetta all'aspro monte

fra il selvaggio

Dumo, nasce il fonte,

sbuccia il fior.

 

 

Or s'inneggi ai mortali. Il tempio e l'urbe  

odan la voce mia. V'alzate, o turbe.

 
(il coro si alza)
 

 

All'eroe della cetera e del gladio

(accennando a Leandro)

al vincitor delle afrodisie, al prode

trionfator del combattuto stadio

ergete un'ode;

a Leandro d'Abido.

Ben ei nell'aspra lotta ebbe vaghezza

d'ornar le tempie e d'esaltare al grido

di fama il patrio lido.

Egli vinse Corebo alla carezza

della dorica cetra e vinse al morso

del pugilato il feroce Lacone.

(al coro)

Cantate, o turbe amiche io v'ho precorso.

(a Ero)

Tu, la più bella del leggiadro coro

colla più bella delle tue corone

cingi il crine al garzon, e sia d'alloro.

 
(Ero depone gentilmente una corona d'alloro sulla testa di Leandro mentre risuona il seguente coro)
 

MARINAI

A Leandro d'Abido alloro e palme.  

Ei coll'ira del par che coll'amor

rapisce l'alme.

A Leandro d'Abido e palme e allor.

 

ERO

Coronato di gloria eccoti o forte!

Alteramente il capo tuo si posa

sotto il serto Peneio e le ritorte

fronde di quercia e la vermiglia rosa.

Triste colui che l'ora della morte

vede appressar sulla terrena landa

e che non ha, siccome te, per sorte

di portare sul crine una ghirlanda.

 

LEANDRO

Coronatrice mia più eletto vanto  

giammai quaggiù trionfator non ebbe.

E tanta possa la tua man mi crebbe

che al tuo parlar risponderò col canto.

Piglia la cetra.

M'arde talor disio di cantar l'ira

del divino Pelide

ma la cetra sospira:

Amore! - Allor dello scettrato Atride

prendo a cantar lo scudo e la faretra,

ma ognor la cetra

sospira: Amore! E invano io muto il plettro

e le vocali corde e il canto e il metro insidiatore,

sempre la cetra mia sospira: Amore!

 

SACERDOTESSE E ERO

E tu canta l'amor, mentre d'intorno  

ti pingerem sorrisi

d'intenti visi

e mentre schiara la sua luce il giorno.

 

LEANDRO

(anacreontica)  

Era la notte; ombravano

le nubi erranti e brune,

sui talami e le cune

pioveano i sogni d'or.

Ed ecco al mio tugurio

batte gemendo Amor.

Apri la porta, è torbida

la luna e l'aer crudo;

son fanciulletto e nudo

così non mi lasciar,

fa' ch'io m'avvisi al tiepido

raggio del focolar.

Pietà mi spinse, al pargolo

trassi, ei ver me movendo

né lo vedea, piangendo,

scarmigliato il crin.

Io lo conforto e suscito

la vita al fanciullin.

Ma come appena ei vedesi

del suo dolor discarco,

ecco, ei s'avventa all'arco,

teso ver me lo tien,

scocca la freccia... e il perfido

già mi ha trafitto il sen.

 

CORO

A Leandro d'Abido alloro e palme!

Ei coll'ira del par che coll'amor

rapisce l'alme.

A Leandro d'Abido e palme e allor!

 

ARIOFARNE

Ite sacerdotesse a rinnovare  

l'offerta della mirra e dell'incenso,

alimenti dell'are,

affinché denso

salga il fumo all'altare.

Correte ad esplorar tutte le zolle

di Rodope, almo colle.

E col bruno amaranto,

colle conchiglie che ci porta il mare,

col molle acanto,

fiorite il tempio; e le argentee colombe

sien olocausto.

Ma finché non s'udran le sacre trombe

vieto il ritornar, sarebbe infausto

qui addurre il piè pria di quel segno.

 
(le sacerdotesse escono)

sacerdotesse, altre sacerdotesse ->

 

 

~ Io sento

un'aura dolce prenunzia del nume

quasi aliar di ventilate piume.

Questo il momento

è degli uffici arcani.

(a Ero)

Ero, qui resta tu. ~

(ai marinai, al popolo)

Ite profani.

 

marinai, Leandro, pugili ->

 

Scena terza

Ero, Ariofarne.

 

ARIOFARNE

Donna, hai scelto? manifeste  

son tue mire? il cor ti mena

alla Venere celeste?

o alla Venere terrena?

Parla.

ERO

Ho scelto. Aspiro all'ombra

del sidereo e casto vel

che il pudico grembo adombra

della Venere del ciel.

ARIOFARNE

Bada o folle! E non paventi

d'Ariofarne il genio fiero?

Tu non sai che fiel diventi

un amor deriso e altero.

(ironicamente)

Tortorella! dal tuo nido

scacci l'avido sparvier?...

Ho gli artigli e ti conquido,

su di te saprò cader.

ERO

(serenamente)

Quella fulgida fiammella

vedi là sul mar che danza?

È di Venere la stella,

è una stella di speranza.

Del suo lume circonfusa

un'aurora al cor mi vien,

una pace ampia e diffusa

in un fulgido seren.

ARIOFARNE

(con ira)

Pensa, pensa, la folgore romba!

Pensa pria che s'arresti la sorte.

ERO

(sdegnosa)

Del tuo bacio men tetra è la tomba,

del tuo riso men buia è la morte.

ARIOFARNE

Son l'arconte possente e selvaggio,

fu più volte il mio sdegno fatal.

ERO

(fa per uscire)

Nulla io temo. M'illumina un raggio

che non spegne possanza mortal.

ARIOFARNE

(la trattiene con forza e con passione)

Ferma! Un ultimo istante. Deh! Aspetta!

Mi sorridi, sembiante divin!

Vuoi vendetta od amore?

Con cupa solennità.

ERO

Vendetta!

ARIOFARNE

(con accento fatale)

È segnato il tuo buio destin.

 

Ariofarne ->

 

Scena quarta

Ero sola.

 

 

(assorta ne' suoi pensieri s'avvia verso l'altare)  

Segnato è il mio destin! Ei lo ha segnato,

quell'uom malvagio?

Io folle sono. Il Fato

non è cosa dell'uom. ~ Cerco un presagio.

(vede una conchiglia sacra fra le offerte dell'altare, la coglie, la scruta religiosamente, poi l'avvicina all'orecchio)

 

Conchiglia rosea  

del patrio lido,

piccolo nido

del vasto mar.

Dell'alma Venere

culla e flottiglia

rosea conchiglia.

In te ricircolano

mille volute

che fan che mormorino

fin l'aure mute.

Tu canti e sfolgori

coro fra i cori,

oro fra gli ori

del sacro altar.

L'api che ronzano

fra gli oleandri,

ne' tuoi meandri

odonsi ancor.

Un trillo eolio

in te bisbiglia,

rosea conchiglia.

Entro ti palpitano

le nettunine

ninfe, che avvincolansi

d'aliga il crine,

e tutti i zeffiri

pe 'l cielo erranti

e tutti i canti

del pescator.

Dimmi l'oracolo

di mia fortuna,

tu della duna

eco e splendor.

Parla, la vergine

cupida origlia,

rosea conchiglia.

(avvicina l'orecchio alla conchiglia e rimane come colta da orrore, da visione profonda)

Parla... E che? Turbinano

sconvolte l'onde!

Crollan... Rigurgitano...

Alte e profonde

e sull'equorea

terribil ira

piomba la dira

furia del tuon.

Orror profetico!

Rombo bieco

terribil eco

ria vision!

Fuggi! Ho una lagrima

sulle mie ciglia,

tetra conchiglia.

(getta la conchiglia inorridendo)

 

Scena quinta

Ero, Leandro, Ariofarne.

<- Leandro, Ariofarne

 
Leandro penetra occultamente dal fondo della scena e contempla Ero. Ariofarne che ritorna dalla parte opposta lo scorge. Il seguente dialogo fra Leandro e Ariofarne avrà luogo tutto nel fondo a voce bassa. Ero si sarà seduta in un canto della scena preoccupata ne' suoi presentimenti e non vede i due che parlano.
 

ARIOFARNE

(a Leandro con ironia)  

Riconosco i numidici corsieri

al volo gagliardo, ed al turbante

i siriaci guerrieri,

e riconosco il giovinetto amante

a un segno maliardo

che il miserello porta nello sguardo.

LEANDRO

(Perduto io son.)

ARIOFARNE

Nel varcar queste porte

in ora vietata

sai che affronti la morte?

LEANDRO

(fiero)

Il so, né temo.

ARIOFARNE

(con ipocrisia)

Adolescente eroe

tu merti il mio perdono, all'adorata

fanciulla io t'abbandono.

LEANDRO

(Ahimè! Vacillo.)

ARIOFARNE

Sì audace per la morte e sì pusillo

per l'amore! fa' cor. Di Dafni e Cloe

rinnovellisi il caso e quello stesso

fuoco vorace la vergine accenda

che in te balena adesso.

(si allontana)

(Soltanto allor vendetta avrò, tremenda.)

(esce)

Ariofarne ->

 

Scena sesta

Ero e Leandro.

 
Idillio.
 

LEANDRO

(accostandosi a Ero)  

Ero soave dal volto celeste

sulle tue guance una stilla, perché?

S

ERO

Leandro pio dalle pupille meste,

tu perché vieni amabilmente a me?

LEANDRO

Vengo a te, perché al fior d'una giunchiglia

chiesi se m'ami... e mi rispose: no.

ERO

Piansi perché un'eburnea conchiglia

voce mi diede onde il mio cor tremò.

LEANDRO

La conchiglia mentì... ma non il fiore.

ERO

Sugli oracoli incombe alto mister.

LEANDRO

Se parla Amor non ha misteri il core.

ERO

Se parla il core ha misteri il pensier.

Vedi, misteriosa è la viola

sott'all'erbe e nell'arnia è ascoso il miel.

LEANDRO

(con effusione)

Dolce pensiero vuol dolce parola,

scopri il tuo cor poich'è scoverto il ciel.

Ben tu sveli la pompa delle chiome

mostrando i bei biondeggiamenti al sol.

ERO

O come guati... O come parli... O come

stringi la man che pietà non suol!

LEANDRO

Il daino morde al fiorente citiso,

l'alpe vola alla rosa e l'onda al piano,

e il mio viso s'affigge nel tuo viso

e la mia mano ricorre alla tua mano.

ERO

Dalle tue labbra sgorga la favella

più d'un'anfora dolce e più vital.

LEANDRO

Per mille aspetti mille volte bella

virginalmente candida e fatal.

Ahi! perché nacqui sull'opposto lido

d'Asia cui rode eterno mareggiar!

ERO

Odio il mare che sta fra Tracia e Abido

ahi! mare crudele! ahi! spaventoso mar!

LEANDRO

E per quest'odio io t'amo e dei profondi

flutti disfido l'invido furor.

Nel nostro bacio s'uniran due mondi

due mondi s'ameran nel nostro amor.

 

ERO

Leandro! splende l'etere  

al par d'un'orifiamma!

E mi trasporta l'estasi

nel raggio d'una fiamma.

Spira su me l'ambrosia

del nume ed un novel

vibra sonoro palpito

nel sol, nel mar, nel ciel.

Sfondo schermo () ()

 

LEANDRO

Ero! il sembiante magico

figgi alla mia pupilla,

è là che la tua immagine

più vagamente brilla.

Dal tuo bel viso piovemi

una serena al cor

soavità di balsami,

melanconia d'amor.

Sfondo schermo () ()

 
Si ode la fanfara di Ariofarne. Ma Ariofarne sarà già entrato in scena e si sarà nascosto dietro la statua d'Apollo.

<- Ariofarne

 

ERO

Scende dal colle la fanfara sacra  

che il popolo raduna. Ah! fuggi, fuggi...

È Ariofarne con essa.

LEANDRO

(svelle un fiore di leandro da un arbusto)

Anco un istante

questo fiore ch'io svelgo ti rammenti

il mio nome e l'amor.

ERO

(prende il fiore)

Leandro ascolta

e quando fia ch'io ti rivegga?

LEANDRO

Quando?

Tal forza è in noi divina che se il mondo

tutto s'armasse a separarci, uniti

ne accoglierebbe il cielo.

(esce)

Leandro ->

 

Scena settima

Ero, Ariofarne.

 

ERO

Un dolce sogno  

sognai... Che fu?

 
(la fanfara s'avvicina)
 

 

Pur la fanfara ascolto

che s'avvicina. ~ Nel mio seno o fiore!

Nume fatale... al mio spirto sconvolto

(accorre alla statua d'Apollo)

splenda la tua parola, e dell'Amore

che in cor mi nacque, svelami la sorte;

qual è l'oracol tuo? Favella.

ARIOFARNE

(con voce cavernosa dietro il simulacro, senz'essere visto da Ero)

Morte.

 
Ero fugge inorridita, Ariofarne la guarda fuggire con atteggiamento feroce. - La fanfara squilla fragorosamente.

Ero ->

 
Cala la tela.
 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Nel fondo un lato del portico annesso al tempio di Venere, a sinistra la facciata del pronao; la scena è a cielo scoperto; mirti, cipressi, platani, oleandri verdeggiano davanti alle colonne e da tutti i punti della scena; nel mezzo la statua di Venere, a destra la statua di Apollo; la porta del pronao è aperta, vi sarà un'ara ardente sulla soglia; nel fondo attraverso un intercolonnio del portico e dove le fronde si diradano si vedrà un lembo di mare tranquillo e d'orizzonte; la stella Venere brillerà sul mare; sulla soglia del tempio sono disposte delle ghirlande, delle offerte votive, dei calici d'oro, delle conchiglie, dei rami di mirto; luce d'alba.

sacerdotesse, tre tempieri, neòcoro, marinai
 
sacerdotesse, tre tempieri, neòcoro, marinai
<- Ariofarne, Ero, Leandro, pugili, altre sacerdotesse

Cessin gli squilli ed alle sacre trombe

Or s'inneggi ai mortali. Il tempio e l'urbe

Coronatrice mia più eletto vanto

Ite sacerdotesse a rinnovare

tre tempieri, neòcoro, marinai, Ariofarne, Ero, Leandro, pugili
sacerdotesse, altre sacerdotesse ->

tre tempieri, neòcoro, Ariofarne, Ero
marinai, Leandro, pugili ->
tre tempieri, neòcoro, Ero
Ariofarne ->

Segnato è il mio destin?! Ei lo ha segnato

tre tempieri, neòcoro, Ero
<- Leandro, Ariofarne

Riconosco i numidici corsieri

tre tempieri, neòcoro, Ero, Leandro
Ariofarne ->

Ero soave dal volto celeste

tre tempieri, neòcoro, Ero, Leandro
<- Ariofarne

(si ode la fanfara)

Scende dal colle la fanfara sacra

tre tempieri, neòcoro, Ero, Ariofarne
Leandro ->

Un dolce sogno sognai

tre tempieri, neòcoro, Ariofarne
Ero ->

(la fanfara squilla fragorosamente)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima
Nel fondo un lato del portico annesso al tempio di Venere, a sinistra la facciata del pronao; la scena è a... L'Afrodisio (parte del tempio di Venere consacrata ai misteri) splendidamente illuminato da candelabri e... Interno della torre della vergine; ottagono; nel lato obliquo a sinistra un alto e vasto verone spalancato...
Atto secondo Atto terzo

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