Atto primo

 

Scena prima

Stanza di Rosimonda con letto.
Rosimonda che assisa sul letto sostiene Sveno moribondo.

 Q 

Rosimonda, Sveno

 

ROSIMONDA

Sveno, germano, o dio!  

SVENO

Moro, e ti chiede

l'ultima sorte mia sangue, e non pianto.

Sì, quel di Faramondo,

de l'iniquo uccisor...

ROSIMONDA

L'avrai, te 'l giuro.

Uditemi, o del cielo, o de l'Averno

numi temuti; odimi, o Stige, a Giove

nome ancor sacro; e tu bell'alma, ancora

nel proprio sangue avvolta

esci più tarda, e 'l giuramento ascolta.

Orribile vendetta

farò di chi t'uccise.

Placherò la grand'ombra

col sangue suo.

Lo seguirò spietata.

Sino al duro, a l'estremo

de' suoi giorni, o de' miei fatal momento.

SVENO

Rosimonda, già udii: moro contento.

ROSIMONDA

Sveno, Sveno! Ei spirò.  

Già tutto passa

dal cadavere esangue

nel mio seno il furor.

L'infausto oggetto

mi si tolga dagli occhi.

(si chiudono le cortine del letto)

Sveno ->

 

Abbastanza son piena

de l'ira mia... Ma che mi giova un giusto

impotente furor? Già Sveno ucciso,

la città presa, il genitor lontano,

che far poss'io?

 

Scena seconda

Childerico esce da una porta difendendosi da' Soldati di Faramondo, poi dall'altra vien Faramondo con Séguito, e Rosimonda in disparte.

<- Childerico, soldati, Faramondo, seguito

 

CHILDERICO

Sinché abbia spirto e vita,  

del mio sen farò scudo a Rosimonda.

ROSIMONDA

(Che sia?)

FARAMONDO

Tanto ne l'ira? Olà, soldati,

gettinsi l'armi; e tu, guerrier, se a sdegno

per man d'un tuo nemico

non hai la vita, ei te la lascia in dono.

Un re ti salva, e Faramondo io sono.

 

soldati, seguito ->

ROSIMONDA

(Che udii?)  

CHILDERICO

Gran re de' Franchi...

ROSIMONDA

(avanzandosi)

A me quel serto,

che del sangue real sol reso ingordo

il vassallo rifiuta,

barbaro Faramondo, a me rivolgi.

Vive ancora in quest'alma

una parte di Sveno. In Rosimonda

ciò che resta, trafiggi...

FARAMONDO

Tu Rosimonda?

CHILDERICO

(Impallidisce.)

ROSIMONDA

E quando,

in che, dimmi, ti offesi?

Quando mossero i Cimbri

guerra a' tuoi regni? E quando,

ne le vene de' Franchi

andarsi a dissetar l'aste boemme?

Dillo, spietato. Alma a le stragi avvezza,

de la tua crudeltà non ha rossore.

FARAMONDO

(A fronte di quegli occhi io perdo il core.)

ROSIMONDA

Parla: che dir potrai? Che t'ha costretto

di Rosimonda, e di Gustavo a' danni

l'amistà di Gernando?

Su, compisci i suoi voti;

compisci i tuoi. Fa' pur ch'io cada esangue.

Servi a l'empio Gernando.

Non puoi dargli il mio cor: dagli il mio sangue.

FARAMONDO

Principessa, son reo. Ma reo pentito.

Non è l'averti offesa,

non è fallo cui debba

cercar discolpa; e se l'avessi ancora,

la tacerei, per non lasciarti ingiusta.

O potesse il mio sangue

risarcire i tuoi danni!

Pur se non posso i mali,

soddisferò la tua vendetta almeno;

e placherò morendo

forse con l'odio tuo l'ombra di Sveno.

CHILDERICO

(Desta pietà.)

ROSIMONDA

Sì, la tua morte i' chiedo;

ma la chiedo al mio cor, non al tuo braccio.

Va', misero, e l'attendi

dall'odio mio. Quel volto

senza pena mirar più non mi lice.

Va', né turbar più almeno

quel riposo che resta a un'infelice.

 

Più crudel negli occhi tuoi  

mi si rende il mio dolor.

Sento già, che 'l fier tiranno

tu farai del mio riposo;

e in mirarti un novo affanno

turba i sensi, e passa al cor.

Rosimonda ->

 

Scena terza

Faramondo, e Childerico.

 

FARAMONDO

Faramondo infelice!  

CHILDERICO

Signor, traggi ne' mali

virtù dal tuo gran cor.

FARAMONDO

Deh se ti prende

pietà delle mie pene, a Rosimonda

vanne, e in dirle il mio duol servi al suo sdegno.

Chi sa, ch'io non le renda

la libertade e 'l regno? A questa sola

speranza vivo; e nel martir che sento,

Rosimonda a lei deve un gran contento.

 

CHILDERICO

Spera sì, ma di placar  

quel destin che t'è spietato.

Cor non uso a paventar,

spesso a forza di costanza

cangia i numi, e vince il fato.

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Childerico ->

 

Scena quarta

Faramondo.

 

 

Siamo soli, o cor. Dimmi, che affetto è il tuo?  

D'una beltà nemica.

Che giurò la tua morte, a che t'invogli?

Ti spaventi, infelice,

l'odio di Rosimonda;

l'amistà di Gernando.

Ahimè! che 'l non amarla

non è più 'n tuo poter, misero core,

dolce amico, perdona.

 

Amo chi mi vuol morto:  

l'amico mi è rivale.

Speranza di conforto

in me sei colpa.

Pietà non chiedo al duolo:

l'esser misero, solo

è mia discolpa.

 

Scena quinta

Gernando, e Faramondo.

<- Gernando

 

GERNANDO

Faramondo, al tuo braccio  

prima dovea la libertade, e 'l regno.

Oggi devo assai più. Devo l'acquisto

di Rosimonda.

FARAMONDO

In tuo poter, Gernando,

l'armi, e 'l fato l'han posta. Il più ti resta

ora a compir. Devi espugnarne il core.

GERNANDO

Lo faran mio necessitade, e amore.

FARAMONDO

In cor plebeo sveglia la tema affetti;

odi in alma real. Gernando, amico,

se ti è caro il riposo

del tuo core, e del mio; se amor tu cerchi

da quel di Rosimonda.

GERNANDO

Che far degg'io?

FARAMONDO

Tenta placarne il duolo,

mitigarne lo sdegno.

GERNANDO

Come?

FARAMONDO

La libertà rendile e 'l regno.

GERNANDO

Ah crudel! Qual consiglio?

FARAMONDO

Il so, Gernando;

crudel sembro, e son giusto. O qual poc'anzi

qui la vidi ancor sparsa

de la morte fraterna!

D'un sì funesto oggetto

non t'invogli il desio: ripara a tempo

generoso i tuoi mali; e men che puoi,

colpevol ti presenta agli occhi suoi.

GERNANDO

Per acquisto sì caro

che non tentai? che non soffersi? Il regno

torni de' Cimbri al suo signor: gliel rendo;

ma ch'io lasci il possesso

di Rosimonda? Amico, o tu ti penti

de l'antica amistade, o tu mi tenti.

FARAMONDO

Tolga il ciel, che a le sacre

leggi manchi quest'alma. Aver mi duole

offesa Rosimonda,

non servito a Gernando.

GERNANDO

Ah Faramondo,

dubito de' tuoi casi, e intendo i miei.

O tu nemico, o tu rival mi sei.

FARAMONDO

(Ahimè!)

GERNANDO

Ti turbi?

FARAMONDO

Io l'amo: a che negarlo?

Ma l'amo d'un amor che non t'offende.

Rendila al padre; ed io

più non vedrolla: il giuro a' numi, e 'l giuro...

GERNANDO

Non dà fede quest'alma a cor spergiuro.

Saprà il ferro e la vita

serbarmi Rosimonda.

FARAMONDO

Tua la renda l'amor.

GERNANDO

Leggi non prendo

da un mio rival. Già da quell'ora oblio

un'amistà che hai tu primiero infranta.

E perché a te risparmi

più rossori il pensier, più pene il core,

ti lascio in libertà di non amarmi.

FARAMONDO

Qual fu, sarà quest'alma

anche in onta d'amor. Nulla ti chiedo,

che l'amistade offenda.

Chiedo sol che tu renda

la libertade a Rosimonda.

GERNANDO

Il prezzo

ne sarà il nostro sangue.

FARAMONDO

Addio, Gernando.

Vo' doverla al tuo cor, non al mio brando.

 

Son rival, non infedele:  

e sol chiedo, al caro bene

che tu renda libertà.

Con lasciarlo in tante pene

tu gl'insegni crudeltà.

Faramondo ->

 

Scena sesta

Gernando.

 

 

Va' pur: prevenirò gli empi disegni.  

Col tuo morir mi si assicuri un dono

che m'han fatto gli dèi.

Questa vittima forse

piacerà a Rosimonda; e una vendetta

saprà forse ragion farmi in quel core.

Si affretti: e un colpo solo

non men che a l'odio suo, serva al mio amore.

 

Alma tradita,  

col vendicarti

vo' consolarti.

L'esempio imita

d'un infedele;

e col rimorso

d'esser crudele

non spaventarti.

 

Gernando ->

 

Scena settima

Recinto d'alti cipressi dedicato alla Vendetta, tutto illuminato da notte, con apparato, ed ara nel mezzo.
Gustavo, Adolfo e Séguito.

 Q 

Gustavo, Adolfo, seguito

 

GUSTAVO

Del tasso infausto, e del feral cipresso  

si alimenti la fiamma; ecco da l'urna

questo latte vi spargo

misto col sangue: indi la destra, e 'l ferro

de le vittime uccise

nel seno immergo, e 'l cor ne getto al foco.

Popoli, figlio, in basse note, e meste

accompagnate intanto

d'un re, d'un padre il sacrifizio e i voti.

ADOLFO

(L'infelice amor mio vi versa il pianto.)

GUSTAVO

Ascolta, o da gli Elisi, ove passeggi,

ombra ancor sanguinosa, ancora inulta,

ciò che a quest'ara, a questo nume io giuro,

padre, re, sacerdote, ascolta, o figlio.

E tu, dèa, che d'Averno

l'ombre flagelli, e se' di pianto e d'ira

severa, inesorabile ministra;

la face irrita, il ferro scuoti, e attento

porgi l'alto tuo nume al giuramento.

Al crudel Faramondo, a chi m'uccide

ne la vita d'un figlio,

perpetua guerra, orrida morte io giuro.

Cada l'empia cervice, e penda il capo

da fatal asta, orrido oggetto a gli occhi

de la plebe minor: l'ossa insepolte

calchi rustico piede,

e a le ceneri sue l'urna si neghi.

Già da quest'ora l'uccisor felice,

che l'esecrabil testa

tronchi dal busto, e a me la rechi in dono

avrà di Rosimonda

le nozze, il giuro, e avrà de' Cimbri il trono.

ADOLFO

Crudel promessa, e ria!

Tu giuri l'altrui morte, e vuoi la mia.

 

Scena ottava

Teobaldo, e li suddetti.

<- Teobaldo

 

TEOBALDO

Mio re, pronta qui veggo  

l'orrida pompa; e solo

manca la degna vittima: io la reco.

GUSTAVO

Teobaldo, il sangue solo

chiedon Sveno e Gustavo,

di Faramondo.

TEOBALDO

E del suo sangue ha questa

non poca parte. Ella è Clotilde.

ADOLFO

(O dio!)

TEOBALDO

Sorella a Faramondo.

ADOLFO

(E l'idol mio.)

TEOBALDO

Prigioniera poc'anzi entro al suo campo

la feci: al furto arrise

la densa notte, e 'l franco

da la vittoria sua reso men cauto.

GUSTAVO

Qui la guida, Teobaldo: il sacrifizio.

(Teobaldo parte)

Teobaldo ->

 

Piacque a la dèa. L'ombra di Sveno attende

più vittime da un padre.

ADOLFO

Ed è vero, o signor? Che di crudele

volgi ne l'ira tua? Sangue innocente

ne le vene ha Clotilde.

GUSTAVO

Sorella a Faramondo ha una gran colpa.

La purghi col morir.

ADOLFO

Nel minor sesso

infierir è viltà.

GUSTAVO

Quand'ella è giusta,

no 'l distingue vendetta.

ADOLFO

Ah, del nemico

Rosimonda è in poter. Potrà su lei

Faramondo punirti.

GUSTAVO

Le faranno di scudo

con l'amor di Gernando uomini, e dèi.

ADOLFO

Padre, re, se il mio pianto...

GUSTAVO

Invan tu cerchi

salvar Clotilde: il so, che l'ami, Adolfo,

e 'l tuo amor la fa rea d'un'altra, e forse

non minor colpa. Olà, ministri; il fuoco

si purghi, e l'ara: assai più degna è questa

vittima per la dèa.

ADOLFO

S'ami, ch'io viva,

sire, sospendi ancora

un sì colpo fatal.

GUSTAVO

Clotilde mora.

 

Scena nona

Clotilde con Teobaldo, e li suddetti.

<- Clotilde, Teobaldo, guardie

 

CLOTILDE

Mora Clotilde pur. Nulla mi arriva  

improvviso il morir. Dal primo istante

che cadei ne' tuoi ceppi,

tutto il previdi, e men feroce il resi

con mirarlo da lungi: ecco, Gustavo,

con intrepida fronte

ti presento il mio sen, ti faccio core.

Non m'aspettar men forte;

che il piacer non avrai del mio timore.

ADOLFO

(Preservatela, o numi.)

TEOBALDO

Questa virtù, di Sveno

giovi l'ombra a placar. Se gli anni, e 'l sesso

ti fan pietade, io stesso

sarò il ministro, io darò il colpo.

ADOLFO

Iniquo.

CLOTILDE

Morì Sveno, o Gustavo,

per man di Faramondo.

Per tua mora Clotilde, e 'l regal ferro

vendichi il regio sangue.

TEOBALDO

Che più badi, Gustavo?

Cotesta tua pietade è intempestiva.

GUSTAVO

O mia sorte crudel! Clotilde viva.

TEOBALDO

Ah se in petto a Gustavo ira vien meno,

a me si serba il vendicarti, o Sveno.

Gustavo, seguito, Teobaldo ->

 

Scena decima

Adolfo, e Clotilde con Guardie.

 

ADOLFO

Siam pur fuori, o Clotilde,  

tu di rischio, io di tema; e appena il credo.

CLOTILDE

Adolfo, in così strano

giro di casi esser può mai, che 'l core

per me serbi innocente? Avrai tu stesso

sparsi per la mia morte i voti al cielo?

ADOLFO

Può ben rabbia di stelle

turbare i regni, e por sossopra il mondo,

non mai cangiarmi il cor, far ch'io non t'ami.

CLOTILDE

Di quell'amor, che mi giurasti un tempo

ne la mia reggia, un testimon più caro

rendimi in Faramondo. A tante spade,

che vorran la sua morte,

non aggiunger la tua.

ADOLFO

Con questo petto

gli farò scudo anche del padre ad onta.

CLOTILDE

Di quest'orrido loco

fuggo la fatal vista. Adolfo, addio.

Serba a te in Faramondo anche il cor mio.

 

Conoscerò, se brami,  

che t'ami

questo cor.

In man de la tua fede

egli ti giura amor.

Clotilde ->

 

Scena undicesima

Adolfo.

 

 

Perdoni a l'amor mio Sveno trafitto,  

la vendetta ch'ei chiede

in ogni altro è giustizia, in me delitto.

 

Chi ben ama, ogni altro affetto  

vuol che ceda, e 'l fa tacer.

Nel disio del caro oggetto

trova solo il suo piacer.

 

Adolfo ->

 

Scena dodicesima

Cortile interno che porta alle stanze di Rosimonda.
Giorno.
Rosimonda.

 Q 

Rosimonda

 

Cor mio, non intendo.  

Vien meno il furore,

il duol va crescendo.

Giurasti vendetta,

né forte ti sento.

Crudel ti pavento,

e vil non ti attendo.

 

 

Pur giusto è l'odio mio. Chi lo disarma?  

Qual non inteso affetto

turba l'idea? si oppone a' voti? e parla

a pro di Faramondo?

Che sarà mai? S'egli è pietade, è ingiusto;

vil s'è timor. Qualunque ei sia, da l'alma,

Rosimonda, il rigetta. O dio! Resisto:

tutta l'alma v'impiego; ed ei non tace.

Faramondo crudel, lasciami in pace.

 

Scena tredicesima

Gernando, e Rosimonda.

<- Gernando

 

GERNANDO

Principessa, in vedermi  

l'ire sospendi: io l'ho temute, e volli

prevenirle più giusto.

ROSIMONDA

Da la man, che li fece, i mali miei

non attendon conforto,

e 'l rifiutano ancor. Per te, Gernando,

Rosimonda è cattiva, e Sveno è morto.

GERNANDO

Ben sai, qual ne sia 'l reo.

ROSIMONDA

Quel, cui giova il delitto, autor n'è ancora.

GERNANDO

Faramondo l'uccise.

ROSIMONDA

E Faramondo

si punirà.

GERNANDO

Già da quest'ora ei cadde

da più colpi trafitto.

ROSIMONDA

Che? Faramondo estinto?

GERNANDO

Da l'or ch'ei Sveno uccise, a te nemico

meritò l'odio tuo.

E da l'or che te vide, a me rivale

anche il mio meritò. Col farsi ingiusto

poté farmi crudel.

Ma nel suo sangue

cercai, più che la mia, la tua vendetta.

De l'amor di Gernando è degno il colpo.

Rosimonda, io te l'offro, e tu l'accetta.

ROSIMONDA

Che i tuoi delitti approvi?

Che li gradisca? Anima ingiusta, e vile,

avea sete del sangue

di Faramondo, e ne attendea la morte,

ma non da te. L'onor tu mi togliesti

de la vendetta, e tu m'accresci i mali

col vendicarli. Ah iniquo,

più d'ogni offesa un tuo favor m'irrita.

L'hai tolta ad un amico;

a chi t'aborre ancor, togli la vita.

GERNANDO

De l'ira tua... Ma qual rumore? O sorte!

ROSIMONDA

Faramondo ancor vive?

GERNANDO

Qual mia stella maligna il tolse a morte?

 

Scena quattordicesima

Faramondo con Séguito, e detti.

<- Faramondo, seguito

 

FARAMONDO

Sino ad ora, Gernando,  

tu mi credesti o prigioniero, o estinto.

Altrimenti il destino

di noi dispone. Illeso

trassi il piè da l'insidie; han vinto i miei;

Rosimonda, la reggia,

tutto è in mia mano, e prigionier tu sei.

ROSIMONDA

Che potrà far?

GERNANDO

Fuggan gli Svevi: ancora

resta a vincer Gernando.

FARAMONDO

Solo a che impugni inutilmente il brando?

Ma vedi: assai diverso

è 'l mio core dal tuo.

Tu mi volesti esangue, ed io ti salvo.

Vanne, libero sei: per te non cesso

d'esser, qual fui; tu m'odia; io son lo stesso.

ROSIMONDA

Generoso nemico.

GERNANDO

Addio, core infedele. Accetto il dono,

sol per farti pentir del tuo perdono.

 

Verrò, crudel, verrò:  

di quel cor punirò

l'infedeltà;

e a l'or farò, sleal,

che 'l gran dolor tu senta

d'aver data a un rival

la libertà.

Gernando ->

 

Scena quindicesima

Rosimonda, e Faramondo.

 

FARAMONDO

Rosimonda, ecco il primo  

testimon del mio duol. Libera sei.

Con la tua libertà quella ti rendo

di questa reggia. Al genitor Gustavo

fia reso il tolto; e quando

che oprar per te, più non mi resti, il mio

sangue verrò ad offrirti. Al tuo riposo

forse inutil non fia.

ROSIMONDA

(Ah, che più non lo speri, anima mia!)

Faramondo, il destino

tua nemica mi rese. Il giuramento

mi confermò. Voglio il tuo sangue. A Sveno

lo devo, e i doni tuoi

non bastano a cangiarmi. O dio! Più tosto

stringi le mie ritorte.

Se mi fai più infelice, io son più giusta.

Se mi se' più nemico, io son più forte.

FARAMONDO

Serba pur l'odio tuo.

Col darti libertà placar no 'l tento,

né ti chiedo pietà. Bastami solo,

che tu vegga il mio duolo.

Maggior te 'l mostrerei; ma temo in dirlo

farmi più reo. M'impone

un sì giusto timore,

ch'io t'asconda il piacer d'un mio tormento.

ROSIMONDA

(O Sveno! o Faramondo! o giuramento!)

FARAMONDO

Rosimonda, io ti lascio.

A gli occhi tuoi troppo funesto io sono.

Addio. L'ultimo istante

questo forse sarà, che tu mi vedi.

O tornerò, ma per morirti a' piedi.

 

Verrò a prender, volto amoroso,  

le tue leggi, sol per placarti.

Sarai fiero, sarai sdegnoso;

e pur solo sia 'l mio conforto

spirar l'alma nel rimirarti.

Faramondo, seguito ->

 

Scena sedicesima

Rosimonda.

 

 

Qual nemico m'han dato in Faramondo  

Sveno e gli dèi? Promessa

questa vittima è a Dite.

La sua virtù può meritar che 'l pianga;

non che 'l risparmi. Il giuramento è dato.

Si può vincer un cor, ma non il fato.

 

Ho da versar quel sangue,  

e poi da sospirar.

Che fato avverso è 'l mio?

Far voti al ciel degg'io

per più penar.

 

Rosimonda ->

 

Scena diciassettesima

Bosco situato fra 'l campo, e la città.
Gustavo, e Clotilde con Guardie.

 Q 

Gustavo, Clotilde, guardie

 

GUSTAVO

Sì, Clotilde; il mio seno  

han preso a lacerar due vari affetti:

d'odio per Faramondo;

d'amor per te. Quello il vuol morto; e questo

te salva e mia. Non sono

più per te quel Gustavo. Assai diverso

m'ha reso il tuo coraggio, e 'l tuo sembiante.

Mi temi re? Non disprezzarmi amante.

CLOTILDE

Se lusinga d'amor rattenne il colpo,

la vittima involata

ritorni all'ara. Amor, che d'odio è figlio,

si conformi al natal, segua il suo istinto.

Gustavo, in me ti addito

la metà di quel cor, che brami estinto.

GUSTAVO

Non t'abusar, Clotilde,

de l'amor mio; ti sia più caro il dono

de la tua vita, e temi

di tornarmi a irritar dopo un perdono.

CLOTILDE

Serba l'amore, o torna a l'odio; hai preso

un'alma ad espugnar troppo costante.

GUSTAVO

Clotilde, il so: disprezza

il genitor chi è già del figlio amante.

CLOTILDE

E chi non sa, Gustavo,

le scambievoli fiamme?

GUSTAVO

Adolfo t'ami.

Egli è suddito, e figlio;

io padre, e re. Mi cederà il tuo core;

e a l'ora...

CLOTILDE

E a l'ora a sdegno

avrò il figlio egualmente, e 'l genitore.

 

Scena diciottesima

Teobaldo, poi Adolfo, e li suddetti.

<- Teobaldo

 

TEOBALDO

O suo disegno, o suo destin qui 'l tragga,  

da la città poc'anzi uscito, i suoi

Faramondo precede;

né troppo è lunge.

GUSTAVO

Il mio crudel nemico?

Su, d'intorno, o guerrieri,

chiudete il varco. Al teso agguato ei cada.

Pietoso il cielo e giusto

qui me l'invia. Teobaldo

guidi al campo Clotilde. E tu m'attendi

col fatal teschio. Intanto

nemico, e amante, a più temermi apprendi.

(entra nel bosco co' suoi)

Gustavo, guardie ->

 

<- Adolfo

CLOTILDE

O dèi!  

ADOLFO

Clotilde.

CLOTILDE

Adolfo, ah tu mi salva

Faramondo il germano.

ADOLFO

So che far deggio.

TEOBALDO

In lui tu speri invano.

 

Teobaldo ->

CLOTILDE

Parto lieta su la tua fede,  

e 'l tuo amore mi fa costanza:

se mi amate,

non ingannate,

care labbra, la mia speranza.

 

ADOLFO

Cor mio, tutto si tenti.  

E chi serve in amor, nulla paventi.

(entra nel bosco)

Adolfo ->

 

Scena diciannovesima

Faramondo, poi Gustavo, e Adolfo.

<- Faramondo, soldati

 

FARAMONDO

Fra quest'ombre selvagge  

sol mi lasciate alquanto. I foschi orrori

par che facciano invito a' miei dolori.

(lasciati i suoi soldati va a sedere a' piedi d'un albero)

 

Augelletti, che volate  

di fronda in fronda,

chi è di voi che mi risponda?

Ah! 'l piacer voi mi negate

del vostro canto,

perché 'l mio non è che pianto:

pianto è sol, che 'l cor m'inonda.

 
Esce Gustavo dal bosco, e con ferro ignudo si avventa improvviso alla vita di Faramondo; Adolfo lo trattiene ponendosi innanzi di lui. Ed intanto accorrono alla difesa di Faramondo i di lui Soldati ch'erano in lontano.

<- Gustavo, Adolfo

 

GUSTAVO

Questo acciaro...  

ADOLFO

Ti arresta.

GUSTAVO

Chi me trattiene?

FARAMONDO

E chi me insulta?

ADOLFO

Brami immergergli in sen? La strada è questa.

GUSTAVO

Tu Adolfo?

ADOLFO

In lui difendo

la tua gloria, signor. Un tradimento

vendicarti non dée del suo valore.

FARAMONDO

Amico Adolfo.

GUSTAVO

Figlio traditore,

ahimè già d'ogn'intorno

lo circondano i suoi. Fatto è periglio

ciò che sperai trionfo. Iniquo figlio.

ADOLFO

(gettandosi allato del padre)

Faramondo, abbastanza

scudo ti fui. Più non se' solo. Or l'armi

volgo in altr'uso; e se feroce insulti

il regal padre, io lo difendo.

FARAMONDO

Adolfo,

né ingrato a te, né a lui nemico io sono.

Il fui pur troppo. A te, Gustavo, ho tolta

una corona, e a te la rendo. Feci

Rosimonda cattiva; ella è già sciolta.

GUSTAVO

Tu mi rendi, crudel, ciò che ben tosto

tormi i' potea. Se 'l fai costretto, è 'l dono

necessità; se volontario, è tema.

De' mali miei col sangue

risarcir tu mi devi. Eterna guerra

ti giura l'odio mio.

Struggerò il nome franco,

desolerò i tuoi regni,

vedrò tronco il tuo capo: e Rosimonda

ne sarà il prezzo. E tu, infedel, più padre,

non mi sperar. Da gli occhi miei per sempre

ti allontani il tuo fallo.

Temi il divieto; e se dal duro esiglio

vuoi far ritorno a un padre,

con quel capo a lui torna; e sarai figlio.

Gustavo ->

 

Scena ventesima

Faramondo, e Adolfo.

 

ADOLFO

Barbara legge!  

FARAMONDO

Il mio crudel destino

tutto in me non si stanca.

Si sparge anco ne' miei. Tu del suo sdegno

non farti reo. Lascia d'amarmi: è giusto

l'odio che chiedo. Io l'uccisor di Sveno,

il distruttor de le tue terre io sono,

dammi Adolfo, la morte,

o nemico in vendetta, o amico in dono.

ADOLFO

Signor, da la tua vita

pende la mia. Clotilde

ne ha in ostaggio il mio cor.

FARAMONDO

Misera o quanto

le toglie ne' suoi ceppi iniqua sorte,

se te le toglie. Io per lei temo il cieco

impero di Gustavo.

ADOLFO

Io più 'l suo amor. Ma le farò di scudo.

Tornerò, Faramondo.

FARAMONDO

E 'l divieto?

ADOLFO

No 'l temo.

FARAMONDO

Il re?

ADOLFO

M'è padre.

FARAMONDO

Ira è crudel.

ADOLFO

Natura

può disarmarla.

FARAMONDO

Il rischio...

ADOLFO

A Clotilde si torni, e amor no 'l cura.

 

Mor la vita senza il core;  

more il cor senza il suo bene.

Ho la vita, ove ho l'amore;

senza amor non ho che pene.

Sfondo schermo () ()

Adolfo ->

 

Scena ventunesima

Faramondo con Guardie.

 

FARAMONDO

Da l'esempio del tuo l'amor che ho 'n seno,  

ad esser forte impara.

Ite, o guerrieri. Altrove

mi chiama il fato. Entro a le tende in breve

ne attendete il ritorno.

Pace si renda, e libertade a' Cimbri.

Solo io parto ad ogn'uno

vieto il seguirmi. E se nemica stella

mi vorrà morto, a l'amor vostro i' chiedo,

che a l'autor si perdoni, e a l'alma esangue

diate omaggio di pianto, e non di sangue.

(partono le guardie)

soldati ->

 

Piacer, che l'affanno  

mi tempri nel sen,

sei speme? od inganno?

sei raggio? o balen?

va' pur: non t'ascolto

bugiardo, o fedel.

Se speri, se' stolto:

se inganni, crudel.

 
Ballo di Schiavi cimbri, che con catene alla mano festeggiano alla lor libertà.
 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Stanza di Rosimonda con letto.

Rosimonda, Sveno
 

(Sveno moribondo)

Sveno, germano, o dio!

(Sveno muore)

Sveno, Sveno! Ei spirò

Rosimonda
Sveno ->

Rosimonda
<- Childerico, soldati, Faramondo, seguito

(Childerico esce da una porta difendendosi da' soldati di Faramondo)

Sinché abbia spirto e vita

Rosimonda, Childerico, Faramondo
soldati, seguito ->

Che udii? / Gran re de' Franchi

Childerico, Faramondo
Rosimonda ->

Faramondo infelice!

Faramondo
Childerico ->

Siamo soli, o cor. Dimmi, che affetto è il tuo?

Faramondo
<- Gernando

Faramondo, al tuo braccio

Gernando
Faramondo ->

Va' pur: prevenirò gli empi disegni

Gernando ->

Recinto d'alti cipressi dedicato alla Vendetta, tutto illuminato da notte, con ara nel mezzo.

Gustavo, Adolfo, seguito
 

Del tasso infausto, e del feral cipresso

Gustavo, Adolfo, seguito
<- Teobaldo

Mio re, pronta qui veggo

Gustavo, Adolfo, seguito
Teobaldo ->

Gustavo, Adolfo, seguito
<- Clotilde, Teobaldo, guardie

Mora Clotilde pur. Nulla mi arriva

Adolfo, Clotilde, guardie
Gustavo, seguito, Teobaldo ->

Siam pur fuori, o Clotilde

Adolfo, guardie
Clotilde ->

Perdoni a l'amor mio Sveno trafitto

guardie
Adolfo ->

Cortile interno che porta alle stanze di Rosimonda; giorno.

Rosimonda
 

Pur giusto è l'odio mio. Chi lo disarma?

Rosimonda
<- Gernando

Principessa, in vedermi

Rosimonda, Gernando
<- Faramondo, seguito

Sino ad ora, Gernando

Rosimonda, Faramondo, seguito
Gernando ->

Rosimonda, ecco il primo

Rosimonda
Faramondo, seguito ->

Qual nemico m'han dato in Faramondo

Rosimonda ->

Bosco fra 'l campo, e la città.

Gustavo, Clotilde, guardie
 

Sì, Clotilde; il mio seno

Gustavo, Clotilde, guardie
<- Teobaldo

O suo disegno, o suo destin qui 'l tragga

Clotilde, Teobaldo
Gustavo, guardie ->
Clotilde, Teobaldo
<- Adolfo

O dèi! / Clotilde / Adolfo, ah tu mi salva

Clotilde, Adolfo
Teobaldo ->

Cor mio, tutto si tenti

Clotilde
Adolfo ->
Clotilde
<- Faramondo, soldati

Fra quest'ombre selvagge

Clotilde, Faramondo, soldati
<- Gustavo, Adolfo

(Gustavo con ferro ignudo si avventa alla vita di Faramondo; Adolfo lo trattiene ponendosi innanzi di lui; ed intanto accorrono alla difesa di Faramondo i di lui soldati)

Questo acciaro... / Ti arresta

Clotilde, Faramondo, soldati, Adolfo
Gustavo ->

Barbara legge! / Il mio crudel destino

Clotilde, Faramondo, soldati
Adolfo ->

Da l'esempio del tuo l'amor che ho 'n seno

Clotilde, Faramondo
soldati ->

(ballo di schiavi cimbri che festeggiano alla lor libertà)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Scena ventunesima
Stanza di Rosimonda con letto. Recinto d'alti cipressi dedicato alla Vendetta, tutto illuminato da notte, con ara nel mezzo. Cortile interno che porta alle stanze di Rosimonda; giorno. Bosco fra 'l campo, e la città. Vasta pianura con veduta di città in lontano. Parte di giardino reale con gabinetto di verdura, contiguo alle stanze di Rosimonda. Quartieri di soldati. Palagio delizioso contiguo alle tende di Gustavo, che serve di stanza a Rosimonda, e di prigione a Faramondo. Stanza nel palagio di villa di Rosimonda. Collinetta con grotteschi. Padiglione reale. Recinto nel campo di Gustavo a foggia di anfiteatro.
Atto secondo Atto terzo

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